• Non ci sono risultati.

L'animazione socio-culturale finalizzata alla promozione della cultura di Pace, un'esperienza pilota a Livorno.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'animazione socio-culturale finalizzata alla promozione della cultura di Pace, un'esperienza pilota a Livorno."

Copied!
38
0
0

Testo completo

(1)

PREFAZIONE

In questa tesina approfondirò il tema dell’animazione socio-culturale in quanto è l’argomento principale della mia esperienza di tirocinio presso l’associazione Eco-Mondo. Nel mio percorso abbiamo usato l’animazione socio-culturale per sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie superiori di Livorno su temi riguardanti la cultura di pace, abbiamo trattato tematiche ambientali e sociali.

Ho cercato di sottolineare l’importanza che hanno la comunicazione, la partecipazione e il rispetto reciproco nell’animazione per poter costruire delle “buone “relazione interpersonali. L’equipe di animazione ha tentato di rendere responsabili gli alunni per quanto riguarda l’utilizzo delle risosre, in particolar modo acqua e energia, che sono oggetto di problemi odierni. La mia tesina redatta in formato elettronico è un esempio di come è possibile ridurre l’uso della carta grazie alla tecnologia che abbiamo a disposizione.

Il progetto che ho seguito, “Sviluppo sostenibile per un’economia di pace”, ha cercato di quantificare l’azione della stimolazione attraverso dei dati raccolti sulla base di questionari sottoposti ai ragazzi. I dati sono esposti nella parte finale della tesina e possono essere uno spunto per delle riflessioni o per altri percorsi simili.

Sommario

1. L’ANIMATORE SOCIO-CULTURALE

1. 1. FORMAZIONE DELL’ANIMATORE SECONDO E.LIMBOS

2. L’ ANIMAZIONE SOCIOCULTURALE NEGLI ADOLESCENTI

2. 1. DIFFICOLTA’ CLASSICHE 2. 2. PARTECIPAZIONE 2. 3. LE TECNICHE DI ANIMAZIONE 2. 4. LA COMUNICAZIONE 2. 4. 1 LA COMUNICAZIONE ASSERTIVA

3. LA CULTURA DI PACE

3. 1. MODELLO LINEARE COMPLESSO/INDIRETTO

3. 2. L’ANIMAZIONE COME STRUMENTO PER UN’EDUCAZIONE DI PACE

(2)

4. IL MIO STAGE

4. 1. LA FORMAZIONE NEL MIO STAGE 4. 2. LE TECNICHE E I SUSSIDI USATI 4. 3. GLI ARGOMENTI

4. 4. DATI DEI QUESTIONARI

5. CONCLUSIONI

6. ALLEGATI

1. L’ANIMATORE SOCIO-CULTURALE

L’animatore socio-culturale è una figura che è nata negli anni 70 e negli ultimi decenni sta riscuotendo sempre maggior successo nell’ambito dei servizi socio-culturali. L’animatore è un operatore che svolge la sua attività con lo scopo di sviluppare le capacità e di aumentare la partecipazione alla vita sociale di alcuni soggetti, spesso anziani, adolescenti, portatori di handicap o stranieri. Per fare questo l’animatore gestisce attività di tipo educativo o culturali, mantenendo un contatto con le figure professionali presenti nel territorio. Questa figura progetta percorsi partecipativi, attraverso dibattiti, giochi di ruolo ecc.

E.Limbos, che ha avuto una formazione in psicologia sociale a Oxford, è il fondatore dell’attività di animazione a livello europeo, ed adesso è il coordinatore del Centre de Jeunesse, de Rencontre et de Sports (CJRS), e formatore presso il Servizio Formazione Quadri del Ministero della Comunità Francese a Bruxelles. L’animatore “favorisce l’autogestione del gruppo da parte dei membri stessi. Egli facilita le attitudini, i comportamenti, l’ attività, le relazioni che permettono una partecipazione attiva alla vita di gruppo, al potere della leadership, alle fasi decisionali”(Limbos, 1974). Secondo la Società Italiana di Animazione “ Il ruolo dell’animatore può essere definito dall’intreccio di due assi complementari: quello operativo-cognitivo , per il quale l’animatore si pone come organizzatore, regolatore, metodologo; e quello affettivo-psicologico , per il quale l’animatore diventa un motivatore ed uno stimolatore”.

(3)

1.

1.Formazione dell’animatore secondo E.Limbos

Il percorso formativo di un animatore è abbastanza lungo e fornirà al soggetto strumenti teorici e pratici. Gli obbiettivi che questo percorso si prefigge sono:

- far acquisire padronanza nelle tecniche educative;

-far capire, attraverso la pratica, l’importanza del ruolo della relazione nell’animazione dei gruppi,;

-creare un percorso di formazione che dura nel tempo, un perfezionamento attraverso aggiornamenti e scambi di idee con altri formatori.

La formazione, quindi, non è solo tecnica ma formazione umana, che si riferisce ai rapporti e alle relazioni, e formazione lavorativa, cioè il modo in cui dobbiamo svolgere i nostri compiti. Questi tre aspetti sono fondamentali e complementari per il percorso di un futuro animatore, il quale deve riuscire a creare un equilibrio tra di essi.

Le fasi della formazione sono quattro, queste non devono essere svolte forzatamente in ordine e possono essere alternate:

1. Sensibilizzazione – In questa fase il soggetto scopre la realtà dell’animazione culturale, con l’aiuto di osservatori o del gruppo di formazione e con un contatto diretto con l’ambiente. In questo modo il soggetto deciderà se vuole intraprendere questo percorso o meno.

2. Formazione – Come abbiamo precedentemente affermato questo si riparte in apprendimento tecnico, relazioni e realizzazione personale.

3. Perfezionamento – La realtà non è statica quindi anche la formazione dell’animatore è in continua espansione. Un animatore deve tenersi continuamente aggiornato sulle nuove tecniche educative e sulle tematiche per le quali deciderà di specializzarsi.

4. Specializzazione – La scelta di un’azione in un determinato ambiente non deve essere vista come una cosa statica in quanto nascono sempre più spesso nuovi settori e quindi nuovi bisogni che un educatore dovrà soddisfare.

(4)

La figura dell’animatore-istruttore, che accompagna il futuro animatore in questo percorso, è molto importante. Il rapporto che si instaura non è il tipico rapporto tra insegnante e alunno in quanto il futuro animatore non è l’oggetto dell’insegnamento ma è il soggetto attivo della sua formazione, l’animatore-istruttore è una persona che, grazie alle sue esperienze e conoscenze, suggerisce metodi e mezzi di apprendimento e di ricerca dei quale servirsi. Questa figura accompagna i candidati nel loro percorso senza giudicarli in quanto la loro formazione dipende da se stessi.

L’ambiente nel quale il futuro-animatore avrà la sua prima esperienza sarà molto incisivo e determinante nella sua formazione, ma non si deve pensare che gli ambienti siano statici così gli animatori devono sempre essere pronti ad adattarsi e a cambiare. Infatti una caratteristica essenziale che il futuro animatore deve avere o acquisire è la malleabilità, cioè la capacità di rimettere in discussione le sue azioni di fronte a un avvenimento imprevisto. L’animatore deve sapersi adattare ad ogni situazione e sapersi evolvere attraverso il desiderio di voler apprendere sempre di più.

La leadership costituisce un altro elemento basilare nella formazione dei tirocinanti, questa è stata soggetto di molti studi. Secondo Turner (1991) è un leader chi ha una maggiore influenza sul gruppo rispetto ai ruoli ricoperti da altre persone. Hollander (1985) afferma che la leadership è un processo di influenza fra il leader e gli altri membri per raggiungere gli obbiettivi del gruppo. Il concetto di leadership quindi implica accettazione e persuasione dei soggetti verso il leader che è colui che influenza maggiormente gli altri.

L’animatore-istruttore è spesso un leader o la leadership si può ripartire tra un gruppo di animatori in una équipe ma è basilare che questa passi progressivamente, e sempre sotto il controllo del animatore-supervisore, ai candidati in modo che abbiano un rapporto reale con la realtà e che si responsabilizzino. Questo passaggio è molto delicato perché se viene applicato in modo erroneo rischia di mandare allo sbaraglio il tirocinante spaventandolo e il risultato potrebbe essere anche l’abbandono del percorso formativo. Perché il passaggio di leadership abbia i risultati positivi sopra esposti si devono tener presente delle modalità: la progressione del passaggio, il giusto dosaggio che può variare a secondo dei tirocinanti, proporre dei servizi che poi saranno oggetto di una decisione comune. E’ molto importante incentivare attività di tipo cooperativo tra i futuri-animatori, non competitive, in modo da potersi aiutare reciprocamente favorendo così anche la responsabilità di ognuno, controllare le decisione prese e compensare nel momento in cui i candidati non hanno i mezzi sia teorici che pratici

(5)

per prendere decisioni. Per permettere che il passaggio avvenga, inoltre, ci deve essere una vera partecipazione degli i soggetti dello stage in ogni fase della ricerca o dell’azione, determinazione degli obbiettivi, incontri e valutazione finale.

Nella formazione di animatori sono determinate anche valutazioni occasionali o stabilite per vedere se gli obbiettivi precedentemente stabiliti sono stati raggiunti.

Vorrei soffermarmi sul contenuto del percorso di formazione che racchiude in se come già detto una parte teorica ed una pratica.

Il primo passo è legato all’assimilazione delle conoscenze tramite lo studio di nozioni di psicologia, pedagogia e scienze umane, cioè degli studi che studiano il gruppo visto nella sua complessità di relazioni. Lo scopo del supervisore è che i futuri animatori facciano loro il bagaglio nozionistico in modo da farne buon uso al momento giusto.

In secondo luogo l’apprendista dovrà attraverso la pratica e l’osservazione impadronirsi di alcune tecniche di animazione di gruppo, educative, di svago, di osservazione e di valutazione. Familiarizzerà anche con tecniche di ricerca basilari, ad esempio con le inchieste sociali, delle quali l’equipe potrà usufruire per attuare una sorta di ricerca su quelli che saranno i soggetti che andranno a incontrare tramite strumenti come questionari o inchieste, in questo modo saranno conosciute le caratteristiche del gruppo e potranno essere utilizzati strumenti educativi più mirati.

Oltre a formare il candidato sull’aspetto più prettamente teorico abbiamo affermato che la formazione deve aiutare a formarsi alle relazioni come aspetto principale del gruppo. Per fare questo dobbiamo comprendere l’aspetto basilare di alcune caratteristiche che costruiscono un rapporto positivo tra i membri di un gruppo, l’accettazione e la comprensione. Questi aspetti fanno si che si instauri un clima sereno tra l’animatore e il gruppo e di rispetto, se aggiungiamo la giusta tecnica di comunicazione riusciremo ad attuare la giusta partecipazione dei soggetti.

Perché il percorso formativo raggiunga i suoi scopi gli animatori responsabili devono rispettare delle condizioni:

- i supervisori prendono lo spunto da cosa accade nella realtà per diffondere la loro esperienza e per suggerire riflessioni;

- gli scambi di informazione non devono essere verticali, deve essere possibile il dibattito e la contraddizione;

(6)

- i supervisori devono assicurarsi che gli argomenti trattati siano stati assimilati dai futuri animatori attraverso valutazioni predeterminate. (E.Limbos 1971, pag 19-56)

2.

L’ ANIMAZIONE SOCIOCULTURALE NEGLI ADOLESCENTI

Chi ha avuto esperienze dirette con i giovani sa bene che si possono riscontrare in loro delle caratteristiche infantili e altre che appartengono al mondo degli adulti e questo aspetto può lasciare sbalorditi. I ragazzi spesso sono immaturi e reagiscono in maniera aggressiva in quanto si sentono vittime di ingiustizie ma nello stesso tempo sono molto vulnerabili. I giovani dipendono quasi sempre dagli adulti che ricoprono la maggior parte dei posti di comando della vita sociale alla quale i giovani partecipano poco, spesso perché sentono di non essere considerati seriamente. Una caratteristica che possiamo riscontrare spesso in questi gruppi, inoltre, è il desiderio di apportare modifiche che si basano su un grandi ideali nel mondo. (Limbos, 1974, pag.15-20)

Tutti gli aspetti che ho appena elencato fanno si che si frappongano degli ostacoli al buon andamento dell’animazione. Per facilitare la stimolazione, di seguito, ci occuperemo di alcune caratteristiche basilari per instaurare un’efficace animazione socio-culturale, come la conoscenza delle classiche difficoltà, la partecipazione, la comunicazione e le tecniche di animazione.

(7)

Le caratteristiche che possono formare un ostacolo alla formazione di una “buona” relazione funzionale per l’animazione sono determinate da Limbos come:

o Il numero troppo alto dei partecipanti fa si che la discussione non sia profonda, le persone che riescono a parlare sono poche e le altre tendono a distrarsi o creano sotto gruppi nei quali potersi esprimere creando così quel brusio di sottofondo.

o L’eta è spesso indice della maturità della riflessione, più i componenti sono di età inferiore meno sarà profonda la rielaborazione.

o Il tempo che abbiamo a disposizione spesso determina l’andamento degli incontri. Per riuscire a creare un clima basato sulla fiducia e sulla conoscenza reciproca ci vorrebbe un bel po’ di tempo a disposizione.

o I compiti che vengono assegnati ai ragazzi influiscono sul tipo di relazione che si instaura e sul livello di partecipazione, ad esempio l’assolvimento di compiti tecnici fanno si che i soggetti si impegnino in maniera maggiore.

Purtroppo l’animatore socio-culturale, nella realtà, troppo spesso ha a disposizione pochi fondi e questo si traduce in un numero ampio di ragazzi, pochi strumenti e poco tempo a disposizione. In questo caso l’animatore deve comunque riuscire nel suo intento sia usando delle tecniche sia attuando delle tattiche; come suddividere un gruppo numeroso in sottogruppi di lavoro o farsi aiutare da un altro soggetto nella stimolazione dei ragazzi.

2. 2. PARTECIPAZIONE

E.Limbos ,nella sua opera “Animazione socio-culturale, pratica e strumenti” del 1974, afferma che “partecipazione significa nello stesso tempo “prender parte” e “far parte”, e cioè tanto ricevere che dare. Fondamentalmente c’è l’idea dello scambio.” Questo concetto era già

(8)

stato trattato esponendo il rapporto che si crea tra l’animatore-supervisore e gli aspiranti animatori nel percorso della formazione. Compito dell’animatore è far si che i soggetti partecipino in modo da maturare e potersi autogestire nei rapporti e nei confronti dei compiti che si sono presi a carico.

Ci sono anche in questo caso degli ostacoli che l’animatore può incontrare trovandosi davanti un gruppo di giovani. Non raramente si possono incontrare elementi silenziosi, che non intervengono o elementi che hanno la funzione di leader e che intervengono, che s’impegnano nella discussione, portandosi dietro i gregari. Spesso si possono trovare elementi che contestano tutto quello che viene detto, questo non sarebbe un problema ma lo diventa se la contestazione è solo un modo per fuggire dall’essere responsabilizzati o da impegni personali. Perché l’animatore riesca a far partecipare i ragazzi devono sempre essere tenuti ben presenti dei punti basilari:

1. La partecipazione è provocata da un interesse per gli obbiettivi che sono vissuti dal gruppo come entusiasmanti. Gli obbiettivi per essere entusiasmanti si devono basare sui valori appartenenti al gruppo e devono creare attese.

2. Le reti comunicative che vengono costruite nell’incontro devono far si che tutti i componenti del gruppo siano a conoscenza delle stesse informazioni, che solitamente detiene l’animatore.

3. Le discussioni sono vitali per la partecipazione del gruppo, si deve stare attenti a attuare le giuste tecniche, prima esposte, in modo da rispondere alle necessità del gruppo, numero dei componenti, età, ecc.

4. L’organigramma, cioè la struttura che indica chi ha gli incarichi, deve decentrare la leadership su la maggior parte dei soggetti del gruppo. Nessuno deve rimanere senza niente da fare, si deve sentire utile.(E.Limbos, 1974 pag 45-50)

(9)

2. 3. LE TECNICHE DI ANIMAZIONE

Per far si che l’animazione produca dei buoni risultati l’animatore deve avere una conoscenza delle problematiche che si possono verificare nel corso dell’animazione (che sono state sopra elencate) e deve aver appreso le tecniche di animazioni e per poter agevolare lo svolgimento dell’incontro. Le tecniche sono mezzi, strumenti, per poter raggiungere gli obbiettivi che sono stati decisi dal gruppo. Ma l’animatore non ricopre un ruolo solamente tecnico, la caratteristica che lo caratterizza è l’importanza che esso da alle relazioni che si creano nel gruppo in quanto queste determinano l’andamento della discussione. Esperienze negative relative alla discussione, che si possono creare per delle insufficienze degli strumenti usati, provocano sentimenti negativi, scoraggiamento e smarrimento sia nei giovani (che reagiscono con aggressività, ascolto relativo e minore partecipazione) sia nell’animatore stesso che si può sentire responsabile e colpevole della situazione che si è venuta a creare. Le tecniche relazionali che possono essere usate nell’animazione sono svariate e determinano diversi tipi di riunioni:

- Riunione-discussione: l’argomento è inserito dall’animatore senza una preparazione del gruppo, che cerca di chiarire e favorire l’espressione facendo delle sintesi e sottolineando le conclusioni.

- Riunione-ricerca: in questo caso l’argomento è prefissato e ragazzi hanno la possibilità di documentarsi. L’animatore espone anche il suo punto di vista.

- Riunione-esercizio: l’animatore organizza un esercizio-esperimento, assume un ruolo più tecnico e rigido.

- Riunione di incarico: l’animatore coordina cooperando e intervenendo per compensare, lavora insieme al gruppo.

- Riunione-distensione: anche in questo caso l’animatore partecipa con il gruppo ma lo scopo è creare un ambiente gradevole.

- Riunione-informazione: l’animatore è fonte di informazione, deve verificare che l’informazione non sia ricevuta passivamente. Facilita gli interventi dei singoli membri. - Riunione-decisione: l’animatore informa che il gruppo dovrà prendere una decisione,

facilita la comprensione e la formazione di un accordo tra i membri.

(10)

fare chiarezza sugli aspetti che tendono a restare nascosti.

L’animatore deve riuscire a capire le caratteristiche del gruppo che ha davanti in modo da individuare le tecniche di animazione che li stimolino di più. Queste vengono chiamate da E.Limbos “metodi attivi” (E.Limbis 1971), in quanto “favoriscono la partecipazione e la comunicazione dei membri del gruppo”:

o Studio dei casi. Questa tecnica prende spunto da situazioni di vita reale che saranno l’oggetto dello studio dei soggetti, il problema da risolvere.

o “Brainstorming”. Il gruppo viene inserito in una situazione piacevole in modo da liberare la mente dai pensieri e ogni membro dovrà dire una soluzione per un determinato problema o un idea per la creazione di qualcosa. Con la mente sgombra le idee che escono sono molto creative.

o “Panel”. Nel caso che il gruppo sia molto numeroso questa tecnica fa si che ogni membro si esprima tramite messaggi scritti. Il gruppo viene diviso in due, uno piccolo e uno grande e l’animatore ha il compito di coordinare e porre le domande e le opinioni che saranno scritte su appositi fogli.

o Incroci. E’ un metodo attivo che ha il vantaggio di far esprimere tutti. Il gruppo viene diviso in più sottogruppi, gli incroci che dovranno discutere su un certo argomento, in seguito il relatore di quell’incrocio farà una sintesi.

o Riunione discussione a turno o Tavola rotonda. Metodo applicato ai gruppi ridotti e consiste nel far parlare, secondo un certo ordine, ogni componente del gruppo che intanto si è disposto a sedere in modo circolare. L’animatore gestisce i tempi e si assicura che venga osservata la regola del non interrompere, non parlare finché non arriverà il proprio turno.

o Testimonianza. L’animatore decide di far intervenire una persona estranea che ha vissuto una certa situazione, che è oggetto di riflessione o di soluzione del gruppo. Questo suscita sempre grande attenzione.

(11)

o Gioco delle parti a 2. L’animatore descrive a due volontari la parte che dovranno recitare , i soggetti dovranno parlare e pensare come il personaggio che devono interpretare.I due si troveranno in situazioni opposte, proprio perché l’animatore vuole che si crei un dibattito. Il resto del gruppo osserva e in seguito discuteranno insieme di cosa è stato detto. Favorisce la partecipazione di tutti.

o Gioco delle parti in gruppo. Prendono parte al gioco tutti i componenti del gruppo, ai quali viene data la parte che dovranno recitare, la situazione viene descritta dall’animatore. In seguito si passa alla rielaborazione attuata, anche, grazie a un registratore.(Limbos,1971)

o Discussione basata su un sussidio (forums). Il punto di partenza per la discussione può essere un film, un articolo, delle diapositive, cioè una qualunque opera. Utile per attirare l’attenzione del gruppo soprattutto se è qualcosa che li possa incuriosire.

o “Phillips 6.6”. Il gruppo viene suddiviso in sei sottogruppi che si scambiano le loro opinioni sull’argomento lanciato dall’animatore, per circa sei minuti. In seguito si riferiscono le idee venute fuori davanti a tutti. E’adatta nelle situazioni che si ha poco tempo a disposizione in quanto da risultati rapidi.

o Discussione libera. L’argomento della discussione può essere sottoposto dall’animatore ma può anche essere libero, l’animatore alla fine sintetizzerà e trarrà le riflessioni della discussione. Questa tecnica necessità di un certo grado di maturità dei ragazzi e di un numero basso dei componenti del gruppo ma porta a buonissimi risultati.

o “Delegati”. Il gruppo viene diviso in sottogruppi che eleggono un delegato, il quale avrà il compito di rappresentarli. Tutti i delegati si riuniscono al centro e discutono sull’argomento mentre i membri del sottogruppo fanno arrivare i loro messaggi al delegato in forma scritta attraverso dei biglietti. Fa si che i

(12)

sottogruppi debbano creare delle relazioni che si basano sulla fiducia e sull’ascolto per farsi rappresentare da una persona.

o Discussione per gradi. Ogni sottogruppo dopo aver affrontato un argomento deve relazionare davanti al gruppo scrivendo i punti più importanti su un tabellone, in seguito l’animatore estrae le tesi che sono state esposte da più gruppi. I sottogruppi si riuniscono di nuovo, prendendo però solo in esame un punto della rielaborazione comune. Questa tecnica porta a un certo approfondimento dell’argomento ma necessità di molto tempo. (Limbos 1974, pag 76-84)

1. 4. LA COMUNICAZIONE

Limbos afferma che “la comunicazione è il “cemento”del gruppo, poiché il gruppo può vivere e sopravvivere nella misura in cui i membri corrispondono tra loro in maniera autentica e profonda”(E.Limbos 1974). Per poter eliminare ostacoli, distorsioni, incompletezze che si frappongono alla creazione di una comunicazione positiva si possono seguire delle semplici regole:

5. Far si che a tutti arrivino le stesse informazioni in quanto altrimenti si creerebbero situazioni di vantaggio e svantaggio alle quali corrispondono diversi livelli di responsabilità.

6. Favorire la comunicazione usando un linguaggio semplice in modo che sia compreso da tutti.

7. Non usare toni competitivi, che ostacola la buona comunicazione, ma creare una situazione di cooperazione in modo che nessuno voglia superare, vincere gli altri componenti del gruppo. Si dovrà usare una comunicazione assertiva.

8. Facilitare l’ascolto evitando le interruzioni e mostrando interesse.(E:Limbos, 1974, pag.69)

(13)

2. 4. 1 LA COMUNICAZIONE ASSERTIVA

Per riuscire a instaurare una “buona”relazione, basata sul rispetto e sull’ascolto il tipo di comunicazione che viene usato gioca un ruolo basilare.

Nell’ambiente scolastico, come in tutta la nostra società si usa un tipo di comunicazione che è legata al passato anche se negli anni si è attuato un processo di mutazione sociale molto veloce. I rapporti interpersonali nel passato erano gestiti verticalmente, cioè le informazioni fluivano dall’alto verso il basso (il patriarca crea le regole e i familiari le rispettano) in una società democratica e moderna e con la nascita di nuovi ruoli abbiamo bisogno di un tipo di comunicazione che sia bidirezionale e orizzontale in modo da poter superare le relazioni di potere. Tutto sembrerebbe molto semplice, la società cambia e quindi cambia anche la comunicazione, ma non lo è. E’ presente una tendenza a continuare a applicare i vecchi modelli comunicativi alle nuove relazioni e situazioni, e questo non porta ai risultati sperati ma a frustrazione e irritazione. Molte persone hanno ricevuto una formazione professionale senza nessuna formazione nel campo delle relazioni interpersonali, tra colleghi o con i dirigenti, questo è la riprova che la società si è, e si sta evolvendo senza dare quasi mai importanza al come gestire le relazioni.

Gli strumenti comunicativi dei quali siamo in possesso molto spesso fanno si che le relazioni sfocino o in comportamenti aggressivi o in comportamenti rinunciatari. Nasce quindi l’esigenza di tipi di comunicazioni diversi che facciano instaurare comportamenti più collaborativi. Quando alla persona sembra che qualcuno violi i suoi diritti di libertà e di rispetto, questa si sente attaccata e, o contrattacca, o fugge. Molto spesso queste dinamiche vengono riscontrate anche nell’ambito scolastico e il risultato è un clima negativo, autoritario, che non crea relazioni destrutturanti. La comunicazione assertiva nasce per soddisfare l’esigenza di dar vita a relazioni collaborative e costruttive, si basa sui valori che predominano nel “gioco a somma positiva”, nonviolenza, lavoro insieme, fiducia reciproca.

Il comportamento assertivo si inserisce nella società come alternativa al comportamento aggressivo, nel quale le persone cercano di comandare imponendo la proprie decisioni, e ai comportamenti passivi, permissivi dove si tenta di evitare il conflitto e per paura non vengono affrontati i problemi.

(14)

E’ il tipo di comunicazione che deve essere usata nell’animazione di gruppi, per arrivare a creare quel clima di fiducia e rispetto al quale punta l’animatore.

La comunicazione assertiva si basa su tre livelli che influiscono entrambi sugli effetti della comunicazione:

3. Nel livello verbale devono essere usate parole che creano fiducia tra gli interlocutori, quindi non devono essere imposti ordini o giudizi negativi.

4. Il livello cognitivo si riferiisce ai pensieri che influenzano i comportamenti altrui, soprattutto quelli relativi all’autostima. Sono quindi da evitare frasi come “Tanto nessuno ti ascolta” o “E’ inutile che ci provi tanto no ci riuscirò mai”.

5. L’ultimo livello si riferisce ai componenti non verbali della comunicazione, che spesso sono indice dell’emotività dell’interlocutore, ad esempio il tono della voce e la velocità della comunicazione.

La comunicazione assertiva deve inoltre rispettare delle regole: o Ascoltare e rispettare l’altro,

o esprimere sempre con chiarezza e con forza ma senza aggressività, quello che vogliamo, quello che pensiamo e quello che sentiamo.

Una tecnica considerata basilare nell’ambito dell’animazione e dell’educazione, è quella di esprimere le critiche in modo costruttivo senza ferire gli altri. Per riuscire a far questo possiamo tener di conto di alcune semplici procedure:

1. La situazione o il comportamento soggetto a critiche deve essere descritto chiaramente. Dobbiamo descrivere specificamente i comportamenti oggettivi, senza basarsi sui giudizi negativi che abbiamo dell’altro. Se le parti vedono le cose in modo diverso è opportuno cercare di trovare una versione condivisa dei fatti.

2. A questo punto devono essere descritti i sentimenti e le valutazioni prodotti dalla situazione già discussa.

(15)

quel comportamento criticato, chiedendo all’altro se è d’accordo.

4. Determinare i comportamenti che la persona è disposta a cambiare e descrivere cosa succederà se l’altra persona non soddisfa le tue richieste, la chiarezza e la semplicità sono importantissime.

Riassumendo la critica distruttiva: tende a “etichettare” focalizzandosi sulla persona, tende a generalizzare usando spesso termini come “sempre” e “mai”, si riferisce al passato e ha uno scopo punitivo provocando nell’altro la difesa.

La critica costruttiva, al contrario, cerca di puntare l’attenzione al problema oggettivo, quindi si riferisce ad una situazione specifica, si prospetta nel futuro offrendo spunti e ha uno scopo formativo, educativo.(E.Cheli 2004)

3. LA CULTURA DI PACE

Sempre più spesso sentiamo parlare di cultura di pace, ma cosa sia in concreto e da dove nasca non sempre ben chiaro. La cultura della pace si basa su dei principi che sono definiti dall’educazione alla Pace. Il movimento di Educazione alla Pace nasce negli anni ’70, infatti nel 1975 fu istituito un comitato dell’Ipra (Internacional Peace Research Newsletter) chiamato Peace Education Commission. Sul significato di educazione alla pace sono nate molte discussioni ma ci sono degli elementi in comune definiti da Cobalti, sociologo dell’educazione, nella sua opera “Pace, ricerca sociale, educazione”:

o Deve essere presente un’identità tra la forma e i contenuti dell’insegnamento, non possiamo insegnare il rispetto se l’educatore stesso non lo porta ai ragazzi, per Novara “processi metodologici non violenti educano alla non violenza”(1993), questo viene definito da questo psico-pedagogo come insegnamento implicito. Inoltre deve valorizzare la

(16)

creatività e la libertà di pensiero. Danilo Dolci persecutore dei valori di pace e non violenza definisce la scuola come “trasmissivo-ripetitiva” e afferma che"L'insegnante è una locomotiva: trascina gli altri su un binario fisso, obbligatorio", e ancora "Altro è ridursi a ripetere (come i virus); e altro è l'ampliarsi di funzioni organiche, che valorizza possibilità evolutive”. (Dolci 1996, pag 242-243)

o L’educazione è un’attività politica in quanto ha lo scopo di rendere consapevoli i soggetti in modo che possano risolvere i problemi che sono presenti.

o I problemi riguardanti devono essere guardati da un punto di vista “olistico”.

o Esiste un legame molto stretto tra Peace education e Peace Research, movimento nato negli anni ’50 per poter studiare la pace e la guerra da un punto di vista sociale.(Colbati 1985,pag 48-51)

3. 1. MODELLO LINEARE COMPLESSO/INDIRETTO

Vorrei soffermarmi sull’importanza dell’”insegnamento implicito” di Novara, cercando di esprimere le dissonanze tra il modello educativo lineare/diretto, che purtroppo troppo spesso viene applicato nel campo dell’educazione e il modello complesso/indiretto, ideale per educare alla pace.

Il modello lineare/diretto è fondata su degli assunti di base che sono:

o La conoscenza si può insegnare e una persona è più culturalmente potente tanto più ha fatto sua la conoscenza insegnata.

o Il risultato di un’azione educativa è verificabile. o L’insegnamento è un processo verticale.

(17)

microconoscenze che si allineano consequalmente, quanto attraverso connessioni significative all’interno di un sistema personale di riferimento”. Infatti il modello complesso/indiretto è fondato su assiomi totalmente diversi dai primi:

o La conoscenza non si può insegnare ma è possibile favorire l’autoapprendimento dei soggetti.

o Il risultato di un’azione educativa è imprevedibile.

o L’insegnamento è un processo che si basa sulla mutualità, la reciprocità.

Questo tipo di modello educativo dovrebbe essere sfruttato non solo per cercare di insegnare una cultura di pace ma anche per insegnare tutte le materie scolastiche, per perseguie tutti i percorsi educativi non solo dagli insegnanti ma da tutti gli educatori, operatori e animatori sociali.

a. 2. L’ANIMAZIONE COME STRUMENTO PER UN’EDUCAZIONE DI PACE

L’animazione socio-culturale può essere ed è uno strumento dell’educazione alla pace in quanto rispecchia molti valori e caratteristiche che caratterizzano questo modello educativo. L’animazione, come la PE, si basa su un rapporto di mutualità, di reciproco aiuto e insegnamento tra animatore e gruppo, inoltre la comunicazione gioca un ruolo basilare, non è possibile educare alla pace attivando una comunicazione aggressiva. Le relazioni che si instaurano tra i soggetti del gruppo sono basilari, anche A.Nannini la pensa così “ con il conseguimento di obbiettivi soltanto cognitivi non è possibile educare alla pace poiché la pace non si colloca sull’asse cognitivo ma sull’asse relazionale, psico-affettivo, comportamentale”, continua “la pace non è una “conoscenza” in più, ma una “relazione”diversa con l’altro.”(A.Nannini, 1993) La relazione tra alunno e insegnante, tra ragazzo e animatore, tra compagni diventa il punto focale dell’educazione alla pace che quindi non può essere imparata ma “sperimentata” attraverso le relazioni. Secondo questo filosofo e pedagogo la valutazione non può avvenire attraverso delle prove oggettive ma attraverso “performans di

(18)

gruppo”questo crea un’altra identità tra animazione e educazione alla pace. L’animazione socio-culturale potrebbe quindi essere finalizzata alla diffusione della cultura della pace? La risposta la fornisce A.Nannini nel momento in cui nel suo saggio “Itinerari, strumenti e metodologie di educazione alla pace” descrive le tecniche di animazione, definite da questo come pedagogiche dinamiche, creatrici e non-violente. L’animazione socio-culturale racchiude in se queste tre caratteristiche metodologiche e molte altre, sopra descritte, che caratterizzano l’educazione alla pace quindi è un ottimo strumento per educare alla non violenza, al rispetto e alla cooperazione.

Descriviamo ora gli strumenti di animazione suggeriti da A.Nanni, come vi renderete conto saranno descritte tecniche vere e proprie di animazione socio-culturale(gioco delle parti, discussione con sussidio) finalizzate all’educazione di alcune tematiche riguardanti la pace, paesi del Nord del mondo e del Sud, difesa non violenta, difesa dell’ambiente:

o Giochi cooperativi: il gioco si prefigge lo scopo di ribaltare le relazioni interpersonali che considerano l’Altro come un nemico da combattere e instaurare relazioni che al contrario lo valorizzino. In questi giochi non esistono dei vinti, in quanto i concorrenti devono mettere insieme la forze per raggiungere uno scopo comune. Questi giochi oltre che nell’ambiente scolastico possono essere usati in ogni gruppo per favorire la comunicazione.

o Giochi di simulazione: le caratteristiche di questi giochi, che vengono usati sia nel percorso di formazione lavorativa sia nei percorsi della non violenza, sono di mettere in evidenza situazioni che caratterizzano problemi reali (sviluppo, sottosviluppo) e prendere coscienza di questi attraverso le situazioni vissute nel gioco (lotta di popoli del Terzo Mondo contro la dominazione delle multinazionali”

o Socio-dramma: ha la funzione di risolvere attraverso il dramma e in modo non violento i conflitti di gruppo o di ruolo. I principi che devono essere rispettati sono, di favorire la ricerca e la verifica di possibilità alternative di realtà, di capire che ciò che per noi è la realtà non è dato ma dipende dal significato che attribuiamo alle comunicazioni e far recuperare la

(19)

sensibilità personale e originale e creare empatia.

o Teatro dell’Oppresso: nato in Brasile nel ’60 da Augusto Boal. Gli scopi del TdO sono quelli di individuare e trasformare le varie forme di oppressione attraverso la finzione teatrale per liberarsene. Esempi pratici sono: i giochi esercizi che puntano a rompere i movimenti stereotipti del nostro corpo sperimentandone altri, il teatro immagine che utilizzando il corpo stimola il processo analogico del cervello per creare un confronto tra due visioni di un problema.

o Scrittura collettiva: è una tecnica di educazione partecipativa alla non violenza, indicata per i bambini. E’stata sperimentata da Lev Tolstoj, da Don Dilani e ultimamente da Corzo Toral. In questa esperienza arriviamo alla scrittura di un testo in modo collettivo, è un’esperienza di autoeducazione collettiva.

o I colori della razza: appoggiandosi a sussidi audiovisivi, che trattano il tema delle “razze” lo scopo è quello di abbattere i pregiudizi razziali e trasmettere l’idea che tutti abbiano eguali diritti. E’ uno strumento appropriato ed efficace per un pubblico vasto.

4. IL MIO STAGE

La mia esperienza di tirocinio è stata svolta presso l’associazione Eco-Mondo di Livorno la quale gestisce la Bottega del Mondo dove viene svolta l’attività del commercio equo-solidale: Inoltre grazie ai suoi esperti organizza escursioni sostenibili per la terza età, è un luogo di informazione, in quanto in bottega è possibile trovare molte informazioni su questioni ambientali, sul consumo critico e la solidarietà e propone progetti per le scuole elementari medie e superiori e incontri con i cittadini. Quindi Eco-Mondo vuole essere strumento di sensibilizzazione ed informazione presso il cittadino, persona, di un “modo alternativo di relazione”, dove a prevalere non è la logica del profitto, ma dell’equità, del rispetto dell’altro

(20)

e del nostro pianeta terra.

Nel corso del mio percorso, oltre ad aver conosciuto il commercio equo e solidale e i principi sui quali si basa, ho avuto seguito il progetto “Sviluppo sostenibile per una economia di pace”, finanziato dalla Cassa di Risparmio di Livorno, il quale aveva lo scopo fornire spunti di riflessione e strumenti adeguati per affrontare lo sviluppo sostenibile, sociale ed etico a livello globale e locale.

Il progetto è stato svolto nell’anno scolastico 2005/06 e si sta svolgendo anche in questo anno scolastico 2006/07. L’esperienza di animazione del primo anno oltre ad stimolare i ragazzi per renderli consapevoli e attivi, ha avuto la funzione di “rodaggio”, grazie a questa infatti quest’anno abbiamo elaborato un vero e proprio percorso di animazione socio-culturale. Nel primo percorso anche se erano stati sottoposti agli alunni dei questionari per capire che percezione avessero di questo argomento, non avevano un’idea chiara dei bisogni e delle necessità di questi e delle insegnanti. Alla fine degli incontri per renderci conto dell’impatto che questa azione aveva avuto sui ragazzi e per capire come l’animazione sarebbe dovuta essere impostata l’anno seguente, è stata sottoposta ai giovani una scheda di valutazione del progetto. (Allegato 1)

Grazie a questa e ai suggerimenti delle insegnanti abbiamo potuto apportare dei cambiamenti in modo da creare un percorso educativo di Pace basato sulla tecnica dell’animazione socio-culturale.

b. 1. LA FORMAZIONE NEL MIO STAGE

La mia esperienza formativa è durata un anno, nel corso di questo periodo ho raggiunto molti obbiettivi. Comincio col dire che il mio stage ha alternato e mescolato molto le fasi della formazione che vengono descritte da E.Limbos. Nel corso di questo percorso non sono stati trattati gli aspetti teorici, le nozioni delle scienze sociali, in quanto erano date come già conosciute e trattete nel corso di laurea. In pratica l’azione aveva lo scopo di stimolare gli alunni delle scuole medie superiori sui temi dello sviluppo sostenibile. Il

(21)

formatore-supervisore ci ha fatto avvicinare in modo graduale a questa figura, facendoci capire cosa vuol dire saper essere un animatore e l’importanza delle relazioni del gruppo che si basano sul rispetto e l’accettazione. Il gruppo di formazione era costituito solamente da due aspiranti formatrici in questo modo abbiamo avuto più possibilità di essere molto seguite.

Nella fase di sensibilizzazione abbiamo osservato due animatori al lavoro con il gruppo, così ci siamo subito rese conto in che cosa consiste l’opera di moderatore, stimolatore e sintetizzatore di questa figura professionale, così abbiamo avuto il modo da valutare bene se questo fosse stato quello che veramente volevamo fare.

La formazione in questo tirocinio è stata puntata su un apprendimento delle relazioni e della realizzazione personale. Attraverso l’osservazione dell’animatore all’opera siamo riuscite a cogliere le caratteristiche che contraddistinguono una relazione di gruppo “positiva”. Cioè : saper ascoltre, saper comprendere e sintetizzare, non giudicare l’altro. Il compito dell’animatore è proprio far si che questa “buona”relazione si instauri tra lui e i membri del gruppo. Per cercare di raggiungere la realizzazione personale il supervisore ci ha gradatamente responsabilizzato, prima facendoci elaborare e dopo facendoci scegliere i materiali di ausilio che sarebbero stati usati negli incontri e in seguito facendoci provare ad animare dei gruppi, naturalmente sempre con la sua complementare e basilare presenza.

Dopo ogni esperienza veniva svolta un’analisi dell’esperienza per individuare cosa non era andato come doveva o per sottolineare l’importanza di un comportamento attuato, come la creazione e mediazione di un dibattito. Il supervisore cercava di tramandarci tutte le sue conocsenze attraverso le esperienze pratiche, in modo da poterci rendere più autonome, capaci di amministrarci da sole, riducendo così la nostra dipendenza nei suoi confronti.

Il perfezionamento è stata una caratteristica costante nel progetto che abbiamo seguito nel corso dello stage. Ogni volta che un membro veniva a conoscenza di altre notizie che erano pertinenti con i temi trattati queste diventavano oggetto di confronto per decidere se potevano essere inserite nel progetto. Per prendere queste decisioni o altre che hanno portato al perfezionamento degli incontri, anche basandoci su suggerimenti degli alunni stessi o degli insegnanti più presenti, spesso veniva usata la pratica del brainstorming.

Grazie a questo stage abbiamo avuto la possibilità di conoscere e in parte specializzarsi nel settore scolastico, e prettamente nelle scuole medie superiori. Il settore scolastico non deve essere visto come statico in quanto ci siamo resi conto che ogni anno nascono nuovi bisogni e necessità. Nel corso della nostra esperienza formativa abbiamo imparato che la specializzazione in un determinato settore è molto importante in quanto da molta sicurezza di

(22)

azione all’animatore, ma questo deve saper essere malleabile se come detto prima nascono nuovi bisogni e anche se si formassero nuovi settori che richiedono l’intervento di uno stimolatore relazionale.

4. 2. LE TECNICHE E I SUSSIDI USATI

Le tecniche usate nell’animazione in questo anno sono state decise sulla base dei bisogni e delle richieste espresse dai ragazzi nel test di valutazione finale del progetto dello scorso anno scolastico. Grazie allo scorso percorso abbiamo potuto progettare un’ animazione molto mirata. I soggetti del percorso sono stati i ragazzi delle scuole medie superiori del territorio Livornese, il tempo che abbiamo a disposizione è di quattro ore, due il primo incontro, che focalizza l’attenzione sui problemi riguardanti lo sviluppo sostenibile a livello mondiale, e altre due nel secondo, che si sofferma sulle azioni sostenibili che ogni ragazzo può attuare in casa . Purtroppo il tempo è poco per poter instaurare un clima di fiducia, per poter portare il gruppo a una coscienza chiara e per renderlo totalmente autonomo, soprattutto se la media dei ragazzi per classe è di 20 soggetti. Quindi, per poter raggiungere questi obbiettivi, la decisione delle tecniche di animazione gioca un ruolo primario.

Sia il primo che il secondo incontro sono state strutturate per rispecchiare la struttura definita E.Limbos come riunione-informazione, l’animatore quindi fornisce delle informazioni sulle quali poi il gruppo fa delle riflessioni che vengono sintetizzate dall’animatore cercando di sottolineare le conclusioni. La tecnica di animazione, usata nel primo incontro, è stata quella del forums, cioè della discussione basata su dei sussidi. I sussidi usati sono due, il primo è un test creato da noi, che ha la funzione di sottoporre delle informazioni riguardanti, lo sviluppo sostenibile, lo zaino ecologico e sociale sulle quali si creano le riflessioni e le discussioni (allegato 2). Il test viene svolto da dei sottogruppi che formano delle squadre, ognuna con un suo nome, le squadre devono cooperare tra di loro per poter fare più punti in modo raggiungere lo scopo di “salvare il pianeta”. Il test è scritto con un linguaggio semplice in modo che le informazioni possano essere assimilate dai ragazzi velocemente, e ogni domanda è letta dall’animatore che da le delucidazioni necessarie, in modo che le informazioni arrivino a tutti. Il secondo sussidio sono cinque schede informative (allegato 3) che vengono date una

(23)

a squadra e che i ragazzi dovranno leggere a casa e all’inizio del secondo incontro dovranno esporle alla classe. Questo ha lo scopo di rendere i ragazzi più attivi e responsabili e anche di creare un continuo tra i due incontri.

La tecnica di animazione usata nel secondo incontro è il gioco delle parti in gruppo o gioco di ruolo. Il gruppo viene ridiviso in squadre, le stesse del primo incontro, questa volta però i sottogruppi dovranno calarsi nei panni di comitati cittadini che dovranno partecipare a un bando comunale per la “Casa dell’ecorisparmio dell’acqua e dell’energia” (allegato 4). I temi trattati in questo incontro sono: il risparmio casalingo di acqua e energia e agenda 21. I fondi che il comune ha stanziato verranno dati ai comitati solo se tutti e cinque riusciranno ad arrivare ad un punteggio minimo, quindi anche in questo caso dovranno cooperare insieme. Per svolgere il primo punto della gara ai comitati sono consegnati una piantina di una casa a colori in formato A2, immagine presa da un gioco del computer molto usato dagli adolescenti in modo da attirare ancora di più la loro attenzione, e delle cartine che raffigurano delle possibilità di azione diverse riguardanti l’uso dell’acqua o dell’energia. I comitati dovranno discutere e decidere un’opzione per ogni azione basandosi su quello che pensano cha comporti un maggior risparmio dell’acqua o dell’energia, ad ogni scelta corrisponderà un punteggio diverso che sarà oggetto di dibattito e riflessione. Ad esempio dovranno decidere se per lavarsi faranno la doccia tenendo l’acqua sempre aperta o chiudendola mentre si insaponano o faranno il bagno in vasca. Il secondo compito per poter partecipare al bando è quello di definire un’azione sostenibile da poter attuare nella scuola, pensando e descrivendo tutti i passaggi pratici perché questa possa essere messa in pratica. Attraverso questo è facile attirare l’attenzione dei ragazzi e farli partecipare attivamente al dibattito e alla riflessione. Il gioco di ruolo fa si che i ragazzi immedesimandosi nei panni dei partecipanti ai comitati cittadini si rendano conto che queste azioni quotidiane possono essere svolte da tutti e quindi si sentono più responsabili nei confronti dell’ambiente. Purtroppo per il troppo poco tempo che abbiamo non abbiamo la possibilità di seguire in modo partecipativo gli alunni in questo secondo compito, ma il prossimo anno scolastico 2007/08 gli incontri saranno tre e così potremo accompagnarli anche in questa esperienza.

Per valutare se l’animazione socio-culturale ha raggiunto l’obbiettivo di rendere autonomi e responsabili ragazzi è stato sottoposto ad essi, prima del percorso, un questionario anonimo (allegato 5) che scritto in modo chiaro e amichevole chiede cosa sia lo sviluppo sostenibile e le delle azioni che quotidianamente svolgono in casa. Lo stesso viene sottoposto nuovamente ai ragazzi alla fine del percorso e i ragazzi dovranno rispondere alle stesse domande. Questo

(24)

strumento conoscitivo ha due scopi, il primo di incuriosire gli alunni su queste tematiche in modo che siano più invogliati all’inizio del percorso e il secondo di far vedere se effettivamente se alla fine del percorso essi hanno attuato dei cambiamenti nelle azioni giornaliere per avvicinarsi ad uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente e più sostenibile.

4. 3. GLI ARGOMENTI

“I nuclei conflittuali sui quali si è maggiormente concentrata l’attenzione dei percorsi di educazione alla pace sono: il razzismo, cioè il conflitto con il diverso, la divisione Nord/Sud che comprende il conflitto con il Terzo mondo e la questione ecologica”, questo lo afferma A.Nannini nel momento che espone i contenuti dell’educazione alla Pace (A.Nannini, 1993). Nel nostro percorso vengono affrontati gli ultimi due argomenti.

Il tema principale del progetto è lo Sviluppo sostenibile definito nel Our Commun Future (1987 a Bruntland) come la “capacità soddisfare le necessità del presente senza compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare le proprie”. Altri tentativi i definirlo hanno evidenziato delle caratteristiche comuni:

-Ambiente salubre e produttivo per una migliore qualità della vita; -Bisogni dei poveri soddisfatti in tutto il mondo;

-Stesse opportunità di approvvigionamento di risorse per le future generazioni.

Sulla base di queste definizioni abbiamo pensato che, nel primo incontro “Pensare globale..”, fosse giusto inserire negli argomenti lo zaino ecologico, cioè l’impatto che ogni prodotto ha sull’ambiente espresso in peso, e lo zaino sociale, cioè l’impatto che alcuni prodotti più di altri hanno sulla società (sfruttamento minorile, orari di lavoro estenuanti, la possibilità negata di iscriversi ai sindacati). I temi trattati hanno lo scopo di far aumentare la sensibilità dei ragazzi sui problemi ambientali ma anche su quelli sociali e di incrementare il loro senso critico.

Nel secondo incontro il tema principale è Agenda 21. Viene sottolineata la possibilità che i cittadini costituiscano dei forum per determinare insieme agli organi politici i bisogni, i problemi che vengono riscontrati sul territorio e decidere che soluzioni apportare.

(25)

4. 4. DATI DEI QUESTIONARI

Dai questionari che sono stati sottoposti ai ragazzi è emerso che il di loro dopo il nostro intervento sa cosa sia lo sviluppo sostenibile e sono stati apportati anche dei cambiamenti nelle azioni che vengono svolte da loro quotidianamente in casa. Questi dati ci rendono molto entusiasti perché siamo riusciti nell’intento di rendere un po’ più coscienti nelle loro azioni e responsabili i ragazzi che hanno partecipato a questo percorso di animazione.

QUESTIONARIO DI INGRESSO-USCITA

(1) - Sai cosa significa “sviluppo sostenibile”?

2

9 Sì, significa che… (dai una breve definizione) 63 5

7 No, non lo so 23

(2) - Nella tua famiglia vengono acquistati i prodotti del commercio equo e solidale? 8 Sì, molto spesso 14 3 2 Sì, ma di rado 42 2 1 No, mai 25 2

5 Non so cosa sia il commercio equo e solidale… 4

(3) - Nella tua abitazione ci sono lampadine a basso consumo?

7 Sì, sono tutte così 1

0

(26)

1 8

1 4

No, nemmeno una 7

4 Non so cosa siano le lampadine a basso consumo… 1

(4) - A casa tua gli apparecchi audio-video (stereo, televisore, ecc.) vengono lasciati in stand-by?

9 Sì, sempre 1 3 4 3 A volte sì, a volte no 3 1 3 2

No, vengono sempre spenti 4

2

2 Non so cosa significhi stand-by… 0

(5) - Usate, negli apparecchi elettrici che lo richiedono, pile ricaricabili? 1 6 Sì, in tutti 1 7 4 2 A volte sì, a volte no 5 3 2 4

No, neanche uno 1

6

4 Non sapevo che le pile si potevano ricaricare… 0

(6) - Sai dirci come vengono usate la lavastoviglie e la lavatrice a casa tua?

3 3

Solo a pieno carico 5

8

2 0

A volte a pieno carico, a volte no, come capita capita… 1 5

5 A casa mia si lava a mano 4

2 8

(27)

(7) - A casa tua bevete l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?

2 Beviamo l’acqua del rubinetto 2

6 A volte beviamo l’acqua del rubinetto, a volte compriamo l’acqua in bottiglia 9

7 5

Compriamo l’acqua in bottiglia 7

5

3 Ah, esiste qualcuno che beve l’acqua del rubinetto…?!? 0

(8) - Quando (e se…) ti lavi, come ti lavi?

5 0 Faccio la doccia 5 5 7 Faccio il bagno 7 2 6

A volte faccio la doccia, a volte faccio il bagno 2 2

3 Faccio l’idromassaggio 2

(9) - Quando tiri lo scarico del WC in casa?

8 4

Dé, ogni volta che faccio la pipì! 8

3

2 Ci coordiniamo in famiglia (ad esempio la mattina o la sera) e lo tira solo l’ultimo

3

0 Mai… 0

(10) - Parliamo un po’ dell’acqua del cassone di scarico del WC…

3 Abbiamo piegato l’asta del galleggiante per ridurre il consumo di acqua 1 1

1 Abbiamo piegato l’asta del galleggiante per aumentare il consumo di acqua 1

7 0

Non ho mai guardato dentro al cassone… 5

2

1 2

Ho la pulsantiera di scarico differenziata 2 2

(28)

5. CONCLUSIONI

Cercare di far conoscere alle persone che esiste un mondo “alternativo”, che non si basa sulla competizione, l’individualismo e lo sfruttamento ambientale, oggi è veramente basilare. Non possiamo credere di poter andare avanti con il nostro modello di sviluppo pensando che, come ricordava Serge Latouche nella sua opera “Il pensiero creativo contro l’economia dell’assurdo”citando le parole di Jean Baptiste “le ricchezze naturali sono nesauribili perché, in caso contrario, non potremo ottenerle gratis. Poiché non possono essere moltiplicate né esaurite, non sono oggetto della scienza economica” .

Nei percorsi scolastici è ancora più importante che i bambini, gli adolescenti vengano a conoscenza delle tematiche che sono oggetto dell’educazione di pace in quanto solo così i futuri politici, economisti, dottori, ecc. potranno conoscere la cultura di pace, non solo attraverso la cultura dello sfruttamento. Come ho evidenziato nel mio lavoro l’animazione socio-culturale è uno strumento che si presta molto bene per sensibilizzare, far conoscere queste tematiche. Inoltre l’animazione socio-culturale è centrata sulle “buone” relazioni che si instaurano con l’animatore e tra i soggetti del gruppo, sulla comunicazione, sulla cooperazione, sulla partecipazione e sul rispetto dell’altro tutte caratteristiche che definiscono la cultura di pace.

(11) - A casa tua quali abitudini avete rispetto al riscaldamento?

5 2

Abbassiamo la temperatura la notte, con un timer 6 3

1 2

Ci piace un clima tropicale, e quando è troppo caldo apriamo un po’ le finestre

9

2 2

Non ne ho idea, non mi sono mai posto il problema… 1 4

(29)

6. ALLEGATI

Allegato n.1

SCHEDA DI VERIFICA

… COSATI HAMAGGIORMENTECOLPITOEPERCHÉ? C’ERANOASPETTIPERTENUOVI?

… CREDICHEQUESTITEMIPOSSANOESSERTIUTILINELLAVITA? SESÌQUALI?

... QUALITEMIVORRESTIAPPROFONDIRE?

… COMETI SEISENTITO/A?

mi è piaciuto/mi ha interessato l’ho trovato strano

mi ha deluso/mi ha annoiato

altro (specificare) ____________________________________________

… HAISUGGERIMENTI DAPROPORCI?

Allegato n.2

(30)

Pensare globale…

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

1. In tutto il mondo si producono circa 30 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che divise per 6 miliardi di persone che popolano il mondo, danno una produzione media di 5 tonnellate a testa. La biosfera tuttavia può assorbire solo 14 miliardi di anidride carbonica, ossia 2,3 tonnellate a testa. In Germania la produzione pro capite è di 12 milioni di tonnellate e cioè cinque volte di più. Se la Germania vuole garantire alle generazioni future un pianeta in cui vivere, senza per questo impedire ai paesi del Sud di produrre anch’essa la sua quota di anidride carbonica, di quanto (in percentuale) deve essere tagliata la produzione pro capite di CO2?

Prova… Invece…

2. Arreca più “danno” al pianeta, (danno inteso come consumo di energia, metalli, legname e cibo), un aumento annuo di 2,5 milioni di statunitensi o di 17 milioni di indiani?

Prova… Invece…

3. Che fare, secondo voi, per rendere il nostro sviluppo più sostenibile?

ZAINO ECOLOGICO: I CONSUMI E LE RISORSE

4. Qual è il consumo di risorse naturali come i metalli, il legname, l’energia, il cibo, da parte dei paesi definiti del “Nord” (USA, Canada, Europa Occidentale, Giappone, Australia, Nuova Zelanda), sapendo che questi rappresentano il 20% della popolazione planetaria?

Prova… Invece…

5. L’impronta ecologica di un paese è un valore espresso in ettari di terreno che servono per produrre i beni e servizi che la nazione consuma.

Il deficit ecologico è un valore che viene calcolato rapportando l’impronta ecologica di ogni paese con l’area che servirebbe per mantenere una sostenibilità futura. Quindi se è negativo vuol dire che la nazione usa più risorse di quelle che si potrebbe permettere, se è positivo viene chiamato “Avanzo ecologico”. Collega le nazioni con i diversi valori dati (del 1995):

(31)

paese impronta ecologica deficit ecologico

Nuova Zelanda 0,7 -0,2

Etiopia 9,6 -4,1

Stati Uniti 6,5 9,4

6. Secondo voi come è possibile che tutti i paesi del mondo raggiungano i nostri livelli di consumo?

ZAINO ECOLOGICO: I RIFIUTI

7. Secondo voi, se tutti gli abitanti del pianeta avessero il nostro tenore di vita cioè un guardaroba pieno di indumenti, la nostra quantità di scarpe, il motorino, lo stereo, la TV, dei libri, dei CD e cibo in abbondanza, di quanti pianeti-discarica avremmo bisogno per sbarazzarci dei nostri rifiuti?

Prova… Invece…

8. Indicate, per gli oggetti seguenti, lo zaino ecologico, ovvero il peso dei materiali prelevati dalla natura per realizzarli, più il peso del terreno che servirà ad assimilarlo quando sarà ritornerà alla natura sotto forma di rifiuto:

automobile (1 tonn) Prova… Invece…

computer da tavolo (15 Kg) Prova… Invece…

anello d’oro (fede 5 g) Prova… Invece…

9. Quali buoni motivi ci sono per ridurre la produzione di rifiuti?

ZAINO SOCIALE: LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO E LE MULTINAZIONALI 10. Chi tra questi gruppi secondo te ha ricevuto, tra il 1997 e il 2002, 47.000 $ di multe per 89 violazioni in materia di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro in stabilimenti statunitensi?

Nestlè Danone Ferrero

11. Nel 2003, la ricchezza di un uomo, Phil Knight, amministratore delegato di Nike, è cresciuta di 2 miliardi e mezzo di euro, il che è sette volte di più di quanto guadagnano tutti i lavoratori impiegati nelle fabbriche della Nike dei paesi del Sud. Considerando che gli operai

(32)

sono 525 mila, e che lavorano 290 giorni all’anno, in media quanto guadagnano al giorno?

Prova… Invece…

12. Perché l’Adidas, per pubblicizzare il proprio prodotto, è disposta a pagare Beckham con una somma spropositata, mentre non è disposta a garantire un salario dignitoso ai propri operai?

Allegati n.3

Allegato n.4

GARA PER LA “CASA DELL’ECORISPARMIO DELL’ACQUA E DELL’ENERGIA”

OBIETTIVI DELLA GARA

La gara ha la finalità di premiare il comitato di cittadini che individuerà azioni quotidiane sostenibili volte al risparmio di elettricità ed acqua e che proporrà migliori iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza.

OGGETTO DELLA GARA

I comitati devono:

• individuare i piccoli gesti quotidiani sostenibili che tutti possono compiere nella propria abitazione;

• elaborare uno “strumento” grazie al quale le famiglie ed ogni individuo possano venire a conoscenza della possibilità costruire la propria Agenda 21.

• creare un volantino con slogan per invogliare le famiglie ad adottare questi comportamenti;

(33)

Formulario presentazione iniziative per patrocinio

1.1. Comitato proponente

Nome o denominazione ed eventuale sigla

1.2. Denominazione dello strumento(specificare il nome dato al progetto):

1.4. Breve descrizione dell’iniziativa (non più di 20 righe):

1.5. Ambito territoriale di realizzazione:

Zonale Comunale Intercomunale Provinciale Interprovinciale Regionale 2. Finalità e obiettivi

2.1. Individuazione delle finalità e degli obiettivi ultimi dell0 “strumento”

Allegato n. 5

(34)

(1) - Sai cosa significa “sviluppo sostenibile”?

Sì, significa che… (dai una breve definizione)

(lascia queste ultime due righe per rispondere dopo gli incontri)

No, non lo so

(2) - Nella tua famiglia vengono acquistati i prodotti del commercio equo e solidale?

Sì, molto spesso Sì, ma di rado No, mai

Non so cosa sia il commercio equo e solidale…

(3) - Nella tua abitazione ci sono lampadine a basso consumo?

Sì, sono tutte così Alcune sì, alcune no No, nemmeno una

Non so cosa siano le lampadine a basso consumo…

(4) - A casa tua gli apparecchi audio-video (stereo, televisore, ecc.) vengono lasciati in stand-by?

Sì, sempre

A volte sì, a volte no

No, vengono sempre spenti Non so cosa significhi stand-by…

(35)

(5) - Usate, negli apparecchi elettrici che lo richiedono, pile ricaricabili?

Sì, in tutti

A volte sì, a volte no No, neanche uno

Non sapevo che le pile si potevano ricaricare…

(6) - Sai dirci come vengono usate la lavastoviglie e la lavatrice a casa tua?

Solo a pieno carico

A volte a pieno carico, a volte no, come capita capita… A casa mia si lava a mano

Non lo so, ci pensa mamma…

(7) - A casa tua bevete l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?

Beviamo l’acqua del rubinetto

A volte beviamo l’acqua del rubinetto, a volte compriamo l’acqua in bottiglia Compriamo l’acqua in bottiglia

Ah, esiste qualcuno che beve l’acqua del rubinetto…?!?

(8) - Quando (e se…) ti lavi, come ti lavi?

Faccio la doccia Faccio il bagno

A volte faccio la doccia, a volte faccio il bagno Faccio l’idromassaggio

(9) - Quando tiri lo scarico del WC in casa?

Dé, ogni volta che faccio la pipì!

Ci coordiniamo in famiglia (ad esempio la mattina o la sera) e lo tira solo l’ultimo

Mai…

(10) - Parliamo un po’ dell’acqua del cassone di scarico del WC…

Abbiamo piegato l’asta del galleggiante per ridurre il consumo di acqua Abbiamo piegato l’asta del galleggiante per aumentare il consumo di acqua

(36)

Non ho mai guardato dentro al cassone… Ho la pulsantiera di scarico differenziata

(11) - A casa tua quali abitudini avete rispetto al riscaldamento?

Abbassiamo la temperatura la notte, con un timer

Ci piace un clima tropicale, e quando è troppo caldo apriamo un po’ le finestre Non ne ho idea, non mi sono mai posto il problema…

BIBLIOGRAFIA

-E.Limbos, Animazione socio-culturale, pratica e strumenti, 1974, Armando Editore.

-E.P.Hollander, Leadreship and power, in The hand-book of social psychology,1985, a cura di G. Lindzey e E.Aronson, New York, Random House.

-J.C.Turner, Social influence, 1991, Pacif Grove.

-E.Limbos, L’animatore socioculturale, formazione e autoformazione metodi e tecniche,1971, a cura di Marisa Corsaro, Armando Editore.

- E.Cheli, Teorie e tecniche dalla comunicazione interpersonale, Una introduzione

interdisciplinare, 2004, FrancoAngeli.

-A.Colbatti, Pace, ricercasociale, educazione, 1985, La Nuova Italia.

-D.Novara, saggio “Ecologia” e sistemi di apprendimento in Per una pedagogia di pace, 1993, a cura di Matteo Mascia, ECP.

-A.Nanni, saggio Itinerari, strumenti e metodologie di educazione alla pace in Per una

(37)

-S.Latouche, Il pensiero creativo contro l’economia dell’assurdo, 2002, a cura di Roberto Bosio, EMI.

(38)

Riferimenti

Documenti correlati

‒ Casi in cui si ha un interesse a fornire dettaglio sui nominativi di coloro che hanno alimentato il conto estero. ‒ Efficacia probatoria delle

Il marker della tipologia sarà visualizzato nella legenda; quello dei siti sarà invece utilizzato nella mappa; la scelta di non utilizzare lo stesso marker è dovuta

Questa volta, però, fatte salve le esitazioni e le minimizzazioni dei leader coerentemente sempre dalla parte del manganello, la reazione della politica nelle sue più alte

b. che, per quanto a sua diretta conoscenza, nessuno dei Soggetti di cui all’articolo 80, comma 3, del D.Lgs.18 aprile 2016, n.50, è risultato destinatario di una condanna definitiva

Salvo casi particolari, le cooperative sociali e le associazioni sportive dilettantistiche sono quindi soggetti ammissibili per l’Avviso, sempre che siano localizzate o

12, intende promuovere, in nome e per conto della Regione Lazio, una procedura finalizzata alla concessione dei contributi a fondo perduto in favore delle

La gente di Hong Kong non si considera particolarmente legata al governo della Repubblica popolare cinese, e, anzi, sono molti gli elementi che portano la popolazione a prendere

Proprio sulla base di queste considerazioni nasce la volontà tra le Aziende Sanitarie del territorio della provincia di Udine, l INAIL, l Ispettorato del Lavoro di