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Guarda Silvia Cuevas, <em>Pienso, luego estorbo...</em>, Paris, ABC, 2014, 124 pp.

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Pienso, luego estorbo... Silvia Cuevas Morales Paris, ABC éditions, 2014, 124 pp.

recensione di Sara Chiodaroli

Tintas.Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 4 (2014), pp. 279-281. issn: 2240-5437.

http://riviste.unimi.it/index.php/tintas

S

ilvia Cuevas Morales nasce a Santiago de Chile. Dopo il golpe di Pinochet, nel 1975, insieme alla famiglia rag-giunge l

Australia, una delle mete scelte da molti rifugiati politici in fuga dal regime cileno. Melbourne diventa una seconda pa-tria, ma alla fine degli anni Novanta decide di trasferirsi a Madrid dove attualmente ri-siede e da dove prosegue la sua attività di scrittrice come poetessa, giornalista indi-pendente e attivista per i diritti civili.

Pienso, luego estorbo..., pubblicato nel

corrente anno dalla casa editrice ABC étions di Parigi, è una raccolta di poesie di-rettamente selezionate dall

autrice a partire da una produzione poetica che inizia alla fine degli anni Settanta. I testi, presentati con traduzione a fronte in francese, offrono un assaggio completo dei fili tematici par-ticolarmente cari a Cuevas Morales: il Cile sotto l’assedio golpista, l’esperienza dell

esi-lio e del desarraigo in terra straniera, i diritti civili e le politiche antimigratorie europee.

La traiettoria geografica della vita dell

autrice si traduce in questi variegati fili tematici, dove la parola poetica si colloca in un qui e ora sempre in comunicazione con altri riferimenti spazio-temporali autobio-grafici. Il passato ancorato alla terra cile-na si articola in versi carichi di rabbia, di tristezza e di una malinconia che i ricordi infantili amplificano ulteriormente, come

in 11 de septiembre de 1973 (pp. 11-13), che apre l

antologia:

Yo vi

Buitres lanzando bombas sobre la Mone-da [...]

Yo vi

A mi padre pedaleando en una bicicleta rota [...]

Yo vi

A mi madre en lágrimas cosiendo a es-condidas

para seguir manteniéndonos [...] Yo vi

Mi hogar desaparecer en cuatro maletas desvencijadas

mis amigas mis libros

mi infancia

Todo se esfumaba mientras mi país se desangraba [...]

Yo vi

Aquella enorme nave que surcaría los cielos

los ojos llorosos los pañuelos

y jamás volví a pisar lo que fue de mi pueblo [...]

L

infanzia svanisce insieme agli oggetti, ai luoghi e ai volti conosciuti nel paese che l’ha vista nascere e che ora, in altrettanto

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Tintas.Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 4 (2014), pp. 279-281. issn: 2240-5437.

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Recensioni

Silvia Cuevas Morales, Pienso, luego estorbo... [Sara Chiodaroli] ——— 280 ———

modo, svanisce, polverizzato, sotto i fuochi del colpo di stato. Il golpe non si traduce solo in un atto politico, ma in un atto di vio-lenza civile che ha invaso gli spazi privati generando ferite inguaribili: tra queste, i

de-saparecidos politici, lo sradicamento forzato

e la fuga migratoria verso altri paesi, come l’Australia nel caso dell

autrice.

In Melbourne gota a gota (Rodaré

maldi-ciendo, Cambalache Ed., Oviedo, 2008) l’Au-stralia, durante un breve viaggio di ritorno in Australia da Madrid, acquisisce il volto di una seconda patria, «tierra prometida», «un cálido sitio de benvenida» (p. 28). Al suo ar-rivo, la vista dei luoghi della sua adolescenza attiva un processo di riconoscimento. Non è il Cile, paese che l’ha vista nascere, a essere descritto, eppure è un ritorno a casa quello di cui leggiamo: «Me deslizo por calles co-nocidas, la radio vocifera canciones de mi tímida adolescencia» (p. 28). La vista di quei luoghi attiva la rimembranza di un passato in cui ritrova se stessa, l

adolescente cilena che ha ricominciato una nuova e piena esi-stenza in un paese che è poi diventato parte del suo passato e presente.

L

essere straniera in terra straniera co-mincia a tramutarsi in un complesso sociale dopo il suo secondo sradicamento, questa volta intenzionale, dall’Australia all’Euro-pa. Una volta giunta a Madrid, la sua col-locazione all’interno del contesto europeo è molto differente: se in Australia poteva sentirsi accolta in una seconda casa, con diritto di cittadinanza, nella Spagna degli anni Novanta s’imbatte per la prima volta nella cultura anti-migratoria politica e civi-le. Le battaglie quotidiane per il permesso di soggiorno e le umiliazioni vissute fanno da protagonista nei versi di ¿Cómo resistir? (pp. 17-19):

¿como no ahogarme con la ira y las lágrimas

ante este monstruo burocrático,

justa injusta, madre patria racista que me niega la entrada? [...]

¿Cómo sobrevivir cuando ya ganas no quedan,

cuando la esperanza es nula y las verdades son falsas y el camino se aletarga en la infinita espera?

Tre componimenti particolarmente si-gnificativi da un punto di vista stilistico e tematico, poichè sintetizzano quelle com-plesse traiettorie spazio-temporali che ca-ratterizzano l

autobiografia dell

autrice, sono Desarraigo (pp. 24-25), Dislocada (pp.

32-33) e Volver volver (pp. 68-71). Scritti e pubblicati già durante la sua permanenza a Madrid, raccontano di ricordi confusi, lette-re ricoperte dalla polvelette-re, voci di un passa-to lontano, luoghi e rumori e odori mai più ritovati. Desarraigo è il tentativo di ripor-tare al presente gli affetti perduti che tutta-via permangono in forma di oggetti, la cui fisicità è però altrettanto vittima del tempo e della distanza. In Dislocada la fisicità del corpo porta i segni visibili degli abbandoni:

Mi cuerpo – un mapa Diseccionado en Latitudes

Altitudes [...] (p. 33)

Nell’esilio della vita i versi di Volver

vol-ver descrivono lo smarrimento del sé, il

sen-timento di smarrimento nei luoghi estranei, quei luoghi – di pavesiana memoria – a quali non potremo mai appartenere, la struggente malinconia della lingua madre che ci riporta alla vera essenza e la continua ricerca di un surrogato del calore perduto (p. 69):

Volver a caminar por esas calles De mi infancia

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Tintas.Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 4 (2014), pp. 279-281. issn: 2240-5437.

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Recensioni

Silvia Cuevas Morales, Pienso, luego estorbo... [Sara Chiodaroli] ——— 281 ———

Sonreirle a los rostros conocidos Las penuria y alegrías compartidas El reconocimiento de siempre El guiño del ojo cómplice El sentir que pertenezco

Oír la canción de un lenguaje compartido El diálogo sin necesidad de palabras Compartir un presente pleno de recuerdos SER alguien, un nombre, un rostro

que-rido,

Volver, volver a esa vida abandonada Dejar atrás estra ciudad nueva Estas calles que no son ni seran mías.

Il senso di appartenenza in questi ver-si non riporta nomi di luoghi fiver-sici, (Cile o Australia?) poichè ciò che importa sono i luoghi dell

anima, quelli di cui la parola racconta: sono gli spazi che permangono nel ricordo generando amore e sofferenza.

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