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La Chiesa Madre di Palma di Montechiaro, “le tozze colonne di marmo rosso” del Gattopardo... che marmo non è

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Academic year: 2021

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SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI AGRIGENTO

a cura di Domenica Gulli

Il patrimonio ritrovato.

Percorsi di legalità nella Terra del Gattopardo

Palma di Montechiaro, Palazzo Ducale.

Mostra reperti archeologici sequestrati dalle Forze dell’Ordine e restituiti

al demanio regionale

Regione Siciliana

Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

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Il patrimonio ritrovato: percorsi di legalità nella terra del Gattopardo / a cura di Domenica Gullì. - Palermo : Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana, 2016.

ISBN 978-88-6164-439-7

1. Oggetti di scavo – Sicilia – Cataloghi di esposizioni. I. Gullì, Domenica <1961->.

937.8 CDD-23 SBN Pal0294059

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Coordinamento generale:

Gabriella Costantino

Soprintendente BB.CC.AA. di Agrigento

Coordinamento tecnico:

Francesco Vecchio

Dirigente U.O. per i Beni Archeologici

Progetto e direzione scientifica:

Domenica Gullì

Allestimento espositivo:

Francesco Vecchio Emanuele Canzonieri

Ordinamento scientifico dei materiali:

Domenica Gullì Maria Bellavia Grafica: Giuseppe Baldanza Emanuele Canzonieri Logo: Emanuele Canzonieri

Apparati didattici e testi:

Maria Bellavia Domenica Brancato Domenica Gullì Giacomo Lipari Stefano Lugli Carola Salvaggio Disegni: Manola Cotroneo Fotografie: Manlio Nocito Angelo Pitrone

Elaborazione carta archeologica:

Serena Sanzo Giuseppe Vaccaro

Interventi conservativi:

Marilanda Rizzo Pinna

Video:

Eikon, Servizi per i Beni Culturali S.A.S. di C. Salvaggio, Marsala

Sceneggiatura: Domenica Gullì

Iniziativa direttamente promossa dall’Assessore Beni Culturali e Identità Siciliana, Servizio VI Fruizione, Valorizzazione e Promozione del Patrimonio culturale pubblico e privato.

Sergio Alessandro

Dirigente responsabile

U. O. S 6.2 – Valorizzazione dei Beni

Culturali, Fondi Regionali

Maria Maddalena De Luca

Dirigente responsabile

IL PATRIMONIO RITROVATO

PERCORSI DI LEGALITA’

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41

E

ntrando nella chiesa Madre di Palma di Montechiaro la nostra attenzione viene immediatamente catturata dalle colonne in un sol pezzo di sfavillante marmo rosso. Le venature bianche e verdi permettono di identificare il marmo come una delle pietre ornamentali più pregiate di Sicilia: il “diaspro tenero rosso e verde” di Custonaci (Trapani). L’effetto scenografico del marmo rosso aveva sicuramente colpito l’immaginazione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, tanto che egli descrisse le colonne della chiesa nel suo capolavoro “Il Gattopardo”. I membri della famiglia del Principe di Salina in arrivo da Palermo, “come voleva un antichissimo uso … prima di mettere il piede in casa dovevano assistere a un Te

Deum alla Chiesa Madre”, che era stipata

di gente curiosa, fra le sue tozze colonne di marmo rosso”. Un esame ravvicinato rivela

però un fatto inaspettato: le colonne non sono di marmo, ma sono state realizzate in gesso. Si tratta di un pregevole esempio di imitazione della pietra naturale utilizzando la tecnica della scagliola colorata. La scagliola si produceva cuocendo il gesso naturale che affiora proprio nei pressi di Palma di Montechiaro.

La pietra di gesso, che è costituita di grandi cristalli semitrasparenti (selenite), Stefano Lugli

Università di Modena

La Chiesa Madre di Palma di Montechiaro

“Le tozze colonne di marmo rosso”

del Gattopardo... che marmo non è

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veniva cavata e cotta in fornaci preparate in loco. La cottura dei

cristalli produceva una polvere bianca, la scagliola appunto, che impastata con acqua formava una pasta che induriva in poche decine di minuti. La scagliola si usava come legante più economico della calce per costruire le case e per produrre i candidi stucchi che decorano molte chiese siciliane.

Per realizzare le imitazioni delle pietre ornamentali la tecnica era più complessa. Si aggiungevano pigmenti colorati all’impastato di scagliola e acqua e si preparavano panetti di diversa forma e colore che venivano accostati sapientemente per ricreare la struttura e le venature della roccia da imitare. L’agglomerato policromo di gesso veniva quindi tagliato in fette sottili che erano applicate sulle colonne costruite con mattoni sagomati. La superficie era quindi velocemente lavorata prima che l’impasto indurisse e poi lucidata con maestria per fare apparire le colonne dei monoliti di pietra naturale. Nella Chiesa Madre l’effetto finale dell’illusione artistica sulle “colonne di marmo rosso” riuscì talmente bene da ingannare persino Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Fig. 3. Particolare della superficie della colonna

Fig. 2. Colonne della navata laterale sinistra

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2016 Arti Grafiche Il Quadrifoglio, Marsala

© 2016 Regione Siciliana

Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Divieto di riproduzione

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