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Santa Maria in Trivio

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Academic year: 2021

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Santa Maria in Trivio Rione Trevi

Altre denominazioni: nelle fonti più antiche la chiesa è ricordata come Santa Maria in Xenodochio (o Sinodochio o Sinodo) in ricordo di un antico ricovero per pellegrini, identificato con lo «xenodochium in via Lata» che, secondo il Liber Pontificalis, fu voluto da Flavio Belisario al tempo di papa Vigilio (537-555); a partire dal XV secolo iniziò ad essere chiamata con l’attuale denominazione “in Trivio” (nelle sue varianti “inter Tregio”, “inter Treio”, “inter Trivio”, ecc.); la chiesa è talvolta ricordata anche come S. Maria in Fornica, dai fornici dell'acquedotto dell’acqua Vergine che alimenta la vicina fontana di Trevi. Dapprima alle dipendenze della chiesa di San Marcello, ebbe il titolo di chiesa parrocchiale dal 1535 fino al 1824; attualmente è sotto la giurisdizione di Santa Maria in Via. Dal 1862 si conserva nella terza cappella di sinistra il sepolcro di Gaspare del Bufalo meta di un pellegrinaggio devoto. Si celebrano solennemente le feste di san Gaspare (21 ottobre) e del Preziosissimo Sangue (1° luglio).

Una Vergine con bambino dipinta a olio su una tavola cuspidale di piccole dimensioni (cm. 85x65) ha rappresentato fino alla seconda metà del XIX secolo il principale oggetto di culto della chiesa, nonostante nulla sappiamo delle circostanze che ne decretarono il successo devozionale e i motivi della sua fama di icona taumaturgica. L’immagine mariana datata alla prima metà del XV secolo e attribuita a un pittore di scuola umbro-marchigiana, fu collocata nella prima cappella di sinistra della chiesa ricostruita dalle fondamenta in occasione del giubileo del 1575 dall’architetto Jacopo Del Duca grazie ai finanziamenti del cardinale veneziano Luigi Cornaro. Difficile dire se la tavola si trovasse già nella chiesa medioevale o se invece fosse stata portata all’interno in occasione della inaugurazione della «bella fabrica alla moderna» (Panciroli, 596). Certamente la sua presenza risultò funzionale al rilancio del complesso cultuale intrapreso dai Crociferi, presenti in Santa Maria in Trivio almeno dal 1566, i quali non solo resero più accogliente la chiesa ampliando l’area dell’aula dalla quale si aprivano l’abside e quattro arcate per ciascun lato, ma promossero la costruzione di un convento e di un giardino, in seguito assorbito dai palazzi circostanti.

Furono soprattutto i Chierici Regolari Ministri degli Infermi di Camillo de Lellis, subentrati nella cura della chiesa dopo la soppressione dell’Ordine dei Crociferi decretata nel 1656 da Alessandro VII, a dare all’icona una fama a livello cittadino, favoriti anche dal clima di rinascita della devozione mariana della Roma del XVII secolo. La solenne incoronazione della Vergine e del Bambino celebrata il 29 maggio del 1677 è l’attestazione di una venerazione pubblica e probabilmente anche di una fama taumaturgica di cui però non ci resta traccia neanche nei documenti che accompagnano la richiesta al Capitolo Vaticano di San Pietro, che si dimostrano in questo caso particolarmente avari di notizie. È il cronista dell’Ordine, Domenico Regi a tramandarci una scarna leggenda di fondazione che prende spunto da una iscrizione su lastra marmorea, datata tra l’XI e il XII secolo e collocata sul lato esterno della chiesa che affaccia su via Poli, in cui si attribuisce l’erezione della chiesa a un voto di riparazione di Belisario. Secondo il Regi lo stesso generale portò l’immagine mariana dall’Oriente per collocarla all’interno della chiesa dove fu da subito tenuta in grande considerazione come attesterebbero le «molte Corone, Voti, & altri riverenti ricoprimenti» (Regi, p. 451). L’evento giunge al termine di un più ampio progetto di promozione del santuario in cui la chiesa, grazie al conferimento del titolo di parrocchia da parte di Clemente IX nel 1669, ha riacquistato la propria autonomia, perduta nel 1601 quando passò alle dipendenze della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, e in cui si trovarono nuovi fondi per lavori di restauro intrapresi nel 1657: a quest’epoca risalgono molti dei lavori ornamentali, primi fra tutti gli affreschi che decorano la volta, realizzati nel biennio 1669-1670 da Antonio Gherardi (1644-1702) che ritraggono scene della vita di Maria tratte dai Vangeli, e la decorazione in stucco, su disegno dello stesso pittore reatino, raffigurante il trionfo della croce. I Camilliani non mancarono di dare impulso al culto per il loro fondatore commissionando allo stesso Gherardi la tela San Camillo de Lellis

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L’incoronazione diede nuovo lustro all’immagine mariana che secondo il Bombelli «i Figliuoli di San Camillo» onoravano «sotto il titolo dell’Immacolata Concezione». È probabile che tale titolazione si riferisca piuttosto al quadro “movibile” di Bartolomeo Merelli (1644-1726) pittore dell’Ordine cui si devono anche gli affreschi della sacrestia, usato per coprire l’immagine miracolosa che secondo l’uso del tempo veniva mostrata ai fedeli solo in occasione delle feste principali, come si legge nell’Inventario della chiesa del 1763: «In mezzo all’altar maggiore vi è la Beatissima Vergine della SS. Concezione movibile, e dipinta sopra il legno. Abbassata questa si scopre la B.ma Vergine miracolosa col Bambino in braccio» (cit. in Crozzi, p. 16). Alla “Madonna di Belisario” dedicò una delle sue celebri prediche mariane il gesuita Concezio Carocci il 23 maggio del 1716 non aggiungendo nulla a quanto aveva potuto leggere nella Memoria historica di Domenico Regi.

Quando i Camilliani il 6 gennaio 1839 si trasferirono nella vicina parrocchia dei Santi Vincenzo e Anastasio subentrarono dapprima i Chierici regolari minori (Caracciolini), quindi nel 1854 Pio IX affidò la cura della chiesa alla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue fondata nel 1815 da Gaspare del Bufalo. Sotto la loro giurisdizione, in concomitanza di un progressivo affievolirsi della devozione alla Vergine, si sviluppò il pellegrinaggio al corpo del fondatore morto il 28 dicembre 1837 e sepolto dal 1862 nella terza cappella a sinistra dopo aver dimorato nella chiesa di San Paolo ad Albano. In occasione della canonizzazione celebrata il 12 giugno del 1954 fu realizzata dallo scultore Aurelio Mistruzzi la realizzazione della nuova cappella e della statua-reliquiario in bronzo dorato sopra la quale fu collocata la pala che rappresenta San Gaspare in gloria del 1939 opera di Guido Francisi. Fino a pochi anni fa all'interno della chiesa era visitabile un museo che custodiva le memorie di san Gaspare, ex-voto ottocenteschi (tavolette dipinte) ed il bozzetto di Piero Gagliardi per lo stendardo del santo. Attualmente il museo è stato trasferito nella Casa dei Missionari del Preziosissimo Sangue in Albano. Una lapide posta nella chiesa ricorda che il 4 gennaio del 1963 Giovanni XXIII «venne a pregare sul sepolcro dell'apostolo del Preziosissimo Sangue S. Gaspare del Bufalo per invocarne la protezione sul Concilio Ecumenico».

Fonti: LP , I, p. 296; BAV, ACSP, Madonne coronate, III, ff. 38-40

Bibliografia: Panciroli 1600, pp. 593-596; D. Regi, Memorie Historiche del Venerabile P. Camillo de Lellis e de’ suoi

Chierici Regolari Ministri degl’Infermi [...], Napoli 1676, pp. 450-452; Carocci 1729, II, pp. 456-472; Bombelli 1792,

III, pp. 87-91; Regole per la Pia Aggregazione delle donne di civile condizione sotto il titolo di Maria SS.ma

Addolorata in sollievo delle povere inferme eretta canonicamente in Roma Nella Ven. Chiesa di Santa Maria in Trivio de’ PP. Ministri degl’Infermi l’anno MDCCCXVI, Roma 1827; M. Armellini, Un monumento di Belisario in Roma o la

chiesa di S. Maria in Sinodo, Roma 1891; E. Josi, A S. Maria in Trivio, in «L’Osservatore Romano», 6 luglio 1941, p.

5; Armellini-Cecchelli 1942, p. 339; A. Crotti, La chiesa di s. Maria in Trivio, estratto da: «Domesticus. Bollettino Storico dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi», 40/2 (1943); M. Mombelli Castracane, Ricerche archivistiche su

S. Maria in Trivio, in «Rassegna degli Archivi di Stato», a. 32, 3 (1972), pp. 534-550; G. Montenero, Aurelio Mistruzzi. 1880-1960, Udine 1974; G. Scarfone, S. Maria in Trivio. Cenni storico-artistici, Roma 1976; Th. Pickrel, Antonio Gherardi’s early Development as a Painter: S. Maria in Trivio and Palazzo Naro, in «Storia dell’arte», 47

(1983), pp. 57-64; A. Negro, Santa Maria in Trivio, in Roma Sacra. Guida alle chiese della Città Eterna. 4° itinerario, Roma-Napoli 1995, pp. 53-56.

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