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Il parametro intensità nell'allenamento (n° 3/2008)

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L’angolo del fitness

IL PARAMETRO “INTENSITÀ”

NELL’ALLENAMENTO

di Vittorio Baldini

I

In diverse occasioni, nei numeri pre-cedenti della rubrica “l’angolo del fitness”, si è fatto riferimento al parametro “intensità”. L’importanza ed il ruolo assolutamente centrale che riveste in ogni forma di allenamento, ne auspicano indubbiamente un’ ap-profondita conoscenza e comprensio-ne. Per questo motivo è utile cercare di puntualizzarne ulteriormente la na-tura, le caratteristiche e le implicazio-ni metodologiche. Il termine “intensi-tà”, nell’attuale accezione adottata nel-l’ambito della scienza dell’allenamen-to, fa riferimento all’entità delle tra-sformazioni energetiche necessarie al-la realizzazione di un determinato eser-cizio. Più ampie sono le variazioni dei valori associati a tali trasformazioni, e maggiore è l’intensità. Così, nel caso di una trasformazione aerobica, più al-to è il consumo di ossigeno (valore strettamente associato alle trasforma-zioni aerobiche), più alta è l’intensità dell’esercizio che lo ha richiesto. Allo stesso modo, a maggiori variazioni dei valori associati ad una trasformazione anaerobica -per esempio il grado del-la tensione muscodel-lare prodotta o del-la concentrazione di acido lattico -corri-spondono più alti valori dell’intensità dell’esercizio. Esistono svariati valori che possono essere usati nel valutare l’intensità di un esercizio o dell’allena-mento nel suo insieme. Alcuni di que-sti sono estremamente accurati e pre-cisi e richiedono indagini di laborato-rio, altri, invece, sono meno precisi ma più adatti ad essere usati “sul campo”. In ogni caso, ed indipendentemente dal modo di misurarla, l’intensità cre-sce man mano che un determinato esercizio diventa fisiologicamente più impegnativo. Di ciò, il nostro organi-smo ci trasmette una grande varietà

di segnali e, infatti, è ben possibile -con un minimo di esperienza -valuta-re l’intensità di un determinato eser-cizio in base alle proprie percezioni. In poche parole, più si fa fatica e più l’e-sercizio è intenso e si può associare a ciò una scala che, per esempio, vada da “molto molto leggero” a “molto molto pesante” (scala di Borg). Tutte le misure di intensità, nell’ambito del-l’allenamento, possono essere

concet-tualmente suddivise in due fondamen-tali categorie: misure relative ed asso-lute. Nelle prime rientrano quelle che considerano il grado di intensità di un determinato esercizio esclusivamente in funzione delle particolari potenzia-lità di un determinato esecutore. Le seconde, invece, fanno riferimento ai valori espressi secondo la loro misura assoluta. Per chiarire meglio, conside-riamo l’esercizio del camminare.

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cizio la cui intensità possiamo espri-mere facilmente in termini di veloci-tà, a parità di pendenza della superfi-cie di appoggio. Prendiamo ora due persone diverse, diciamo un giovane sportivo ed un anziano sedentario, e mettiamoli su due tapis roulant rego-lati alla velocità di 6 Km/h. È imme-diatamente evidente che la stessa ve-locità assoluta (intensità assoluta) rap-presenta per i due soggetti un’inten-sità di esercizio completamente diver-sa. Per questo motivo, soprattutto quando si deve “dosare” l’allenamen-to in funzione degli adattamenti che si desidera indurre -e ciò è semplice-mente l’essenza stessa dell’allenamen-to - occorre sempre far riferimendell’allenamen-to alle misure relative di intensità. Nel nostro caso, quindi, invece che la velocità espressa in Km/h, la velo-cità espressa come percentuale del-la velocità massima sostenibile nel tempo da quel particolare individuo. Oppure, la percentuale del massimo consumo d’ossigeno, o della massi-ma frequenza cardiaca o, per altri

esempi, la percentuale del massimo peso sollevabile o il numero di identi-che ripetizioni consecutive eseguibili. Per quel particolare soggetto e in quel-le particolari condizioni. Dal punto di vista metodologico, nessun parame-tro dell’allenamento è importante quanto l’intensità. Dall’intensità dipen-dono infatti tutti gli altri parametri, quali la durata, la frequenza settima-nale, la modalità esecutiva, il volume, l’ordine degli esercizi ecc.. Proporzio-nare l’intensità degli stimoli allenanti alle caratteristiche di ciascun individuo in ogni determinato momento della sua esistenza è la chiave stessa dell’al-lenamento razionale e condotto su basi scientifiche, ovvero con-dotto sulla base della relazio-ne misurabile di causa ed ef-fetto. Quindi, in linea gene-rale e prioritariamente, l’inten-sità dell’allenamento deve te-nere in debita considerazione la fase evolutiva

-sia biologica che tecnica -dei sogget-ti interessasogget-ti. Pertanto, per un bambi-no o un anziabambi-no, sobambi-no raccomandate intensità (relative) minori rispetto a quelle adatte ad un adulto. E così per un soggetto poco specializzato rispet-to ad uno altamente specializzarispet-to, per un soggetto malato rispetto ad un soggetto sano e così via. È indubbia-mente vero, infatti, che i migliori ef-fetti allenanti, soprattutto in termini di prestazione, si ottengono con le maggiori intensità. Ma bisogna pur sempre sapere e ricordare che ciò è vero solo fino ad una determinata so-glia. Che tale soglia, comunque, de-ve essere raggiunta con gradua-lità. Che non è stabile nel tempo e che sempre, oltre quella soglia, si apre il cam-po -drammatico e ancora non sufficientemente stu-diato -delle patologie, dei danni e delle lesioni da

sport.

Diego Novello - P

anaro Modena

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