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Per libri e per scritture. Contributi alla storia del libro e delle biblioteche nell’Italia meridionale tra XVI e XVIII secolo, a cura di Simona Inserra, Milano, Ledizioni, 2018

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Bibliothecae.it, 7 (2018), 2, 476-479 DOI <10.6092/issn.2283-9364/9007>

Per libri e per scritture. Contributi alla storia del libro e delle biblioteche nell’Italia meridionale tra XVI e XVIII secolo, a cura di Simona Inserra, Milano, Ledizioni, 2018, 199 p. (Editoria. Passato, presente e futuro; 4), isbn 978-88-6705-744-3, isbn ePub 978-88-6705-745-0, € 24,00.

Biblioteche meridionali di antico regime – pubbliche locali private ecclesiastiche – finora poco indagate, considerate marginali e di scarsa rilevanza, costituiscono il fil rouge che lega i sette contributi di questo volume. Le ricerche condotte e qui rese note rappresentano in realtà tasselli preziosi ai fini della ricostruzione di un mosaico di storia del libro e della lettura dalle dimensioni tuttora indefinite. Un edificio labirintico, fatto di saloni, stanze, corridoi, gallerie, sotterranei, la cui pianta è ancora oggi non è che un abbozzo.

Per progredire in questo arduo percorso, la parola va data alle testimonianze archivistiche da un lato e al singolo esemplare dall’altro, nel tentativo di incrociarne i destini in un sapiente gioco di specchi. È quanto sottolinea la curatrice, Simona Inserra, a sua volta autrice del saggio conclusivo, significativamente intitolato Per libri e scritture: note di spesa dall’archivio del monastero benedettino di Catania negli anni 1734-36 (p. 151-165), sulle vicende settecentesche dell’ordine monastico i cui rapporti col libro sono i più antichi e consolidati che la storia ricordi. Fedele alla tradizione di ben lunga durata di «laboratorio-cantiere di letture e scritture» (p. 11), rivela la documentazione relativa alla biblioteca catanese di san Nicolò l’Arena, in pieno secolo dei lumi ancora autentica officina di testi liturgici, legature, restauri, oltre che

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snodo nevralgico del commercio librario locale e non solo, fabrica nuova che, come la mitica fenice, rinasce dalle sue ceneri dopo eruzioni e terremoti. Spese notevoli, dettagliatamente descritte dai documenti coevi, anche alla luce di una committenza oculata e consapevole.

Della Biblioteca diocesana di Salerno, si occupa Rosa Parlavecchia (Per una storia della biblioteca del Seminario Arcivescovile di Salerno e del suo patrimonio librario, p. 11-30), contestuale alla fondazione del seminario, in modo pienamente conforme alla severa normativa postridentina, tenuta ad attenersi ai dettemi della celebre Bibliotheca selecta del Possevino. Gli inventari dei libri qui riportati ne costituiscono prova più che eloquente, restituendone la stratificazione degli incrementi, titolo per titolo, predisponendo così una base di lavoro di certo degna di ulteriori approfondimenti.

Produzione e circolazione libraria a Catania nella seconda metà del Settecento: la stamperia del Vescovil Seminario, il saggio di Giuseppe Baldacci (p. 41-60), ci introduce nel vivo della renovatio catanese, fortemente voluta dal vescovo Ventimiglia nella seconda metà del XVIII secolo. Sulla base delle esigenze del seminario locale viene istituita una apposita stamperia, in funzione di un piano editoriale espressamente finalizzato al percorso formativo previsto, che si avvale della più consolidata esperienza di maestranze napoletane. E la produzione conosce anche una notevole diffusione commerciale, intra ed extra moenia.

Ancora a Catania, ma più indietro nel tempo, ci conduce l’intervento di Francesca Aiello e Silvia Tripodi su Segni d’uso nei libri del XVI secolo della Biblioteca della Società di Storia patria per la Sicilia orientale (p. 61-77). Il fondo antico, finora catalogato soltanto in maniera sommaria e approssimativa, riceve ora la dovuta attenzione, in particolare quanto alle quattordici cinquecentine, qui descritte in ogni dettaglio, non solo quanto ai dati editoriali, ma soprattutto – pregio fondamentale – alle note di esemplare; indicazione dei possessori e delle provenienze, legature, stato di conservazione e quant’altro: inequivocabili signa che coniugano la storia dell’editoria alla storia della lettura. Lo stesso fondo viene inoltre indagato da Francesca Aiello e Debora Maria di

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Pietro (“Ad uso di Maria Innocenza”: produzione devozionale nella Sicilia del XVIII secolo, dal fondo antico della Società di storia patria per la Sicilia orientale, p. 79-104), a proposito di volumetti di piccolo formato, libri di preghiere, testi devozionali, agiografia: letteratura religiosa troppo spesso definita a torto ‘minore’, a dispetto dei best- e longseller che accoglie al suo interno. Libricini che riscuotono un successo di longue durée dentro e fuori le mura dei conventi, in gran parte ancora inesplorato, nelle mani di generazioni e generazioni di donne che legano la loro identità alla lettura intensiva di quelle pagine.

A seguire il saggio di Irene Marullo intitolato I libri di canto liturgico del Fondo Benedettino delle Biblioteche Riunite “Civica A. Ursino Recupero” di Catania (p. 105-126), che, dopo aver delineato in modo essenziale le vicende storiche dell’istituzione, analizza i ventidue corali (manoscritti e a stampa, ovviamente di grande formato) di origine benedettina lì conservati, soffermandosi su caratteristiche interne ed esterne, supporti, legature, decorazioni.

Trinacria in giubilo. Entrate regali e cerimonie solenni in relazioni e avvisi a stampa siciliani tra Cinque e Seicento a firma di Domenico Ciccarello (p. 127-150) affronta il complesso e dibattuto argomento dell’effimero barocco in tipografia. Eternizzare eventi festivi (rappresentazioni teatrali, cuccagne, tornei, cavalcate, naumachie), avvenimenti brevi per loro natura, è compito delle officine tipografiche e del virtuosismo della calcografia (frontespizi incisi, antiporte, illustrazioni, tavole spesso ripiegate), affinché il potere che le promuove possa aggiudicarsene il merito e gloriarsene in patria e all’estero. Sovrano, nobiltà e popolo gioiscono insieme di simili spettacoli, esibendo enfaticamente unanimità d’intenti e di sentimenti, poi destinata a spegnersi nel corso di pochi giorni. Dall’ingresso solenne a Messina del grande Carlo V nel 1535 a una nutrita sequenza di incoronazioni, vittorie militari, epitalami, auguste nascite, nulla sfugge alle stampe che esercitano con diligenza e acume il loro compito, in Sicilia e altrove.

Competenze di vario tipo, catalografiche, bibliografiche e storico-critiche, convergono, nei capitoli di questo volume, nel fare luce

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su numerose tessere dell’editoria meridionale che – come è noto – sicuramente necessita di ulteriori scandagli. Competenze che ‘dietro le quinte’ e ‘sul campo’ dimostrano la loro palese efficacia.

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