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L'annata agricola 1994 nel Veneto : prime valutazioni

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Academic year: 2021

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ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA

OSSERVATORIO DI ECONOMIA AGRARIA PER IL VENETO

LUCA CESARO

L'ANNATA AGRICOLA 1994 NEL VENETO

Prime valutazioni

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PRESENTAZIONE

Seguendo una consuetudine ormai consolidata da sette anni di esperienza, l'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto presenta le prime valutazioni sui risultati produttivi e di mercato conseguiti dall'agricoltura veneta nel 1994. Si tratta di un anno in cui si sono manifestati in maniera pesante gli effetti della riforma della PAC sui cereali e le oleaginose, mentre le produzioni zootecniche, arboree e orticole hanno potuto compensare il risultato complessivo.

La pubblicazione si rivolge in particolar modo agli operatori agricoli e a quanti operano a diretto contatto con il mondo rurale.

Si coglie l'occasione per ringraziare quanti con le loro informazioni hanno contribuito ad ampliare e verificare le nostre rilevazioni. In particolare si ringrazia l'Ufficio Statistica del Dipartimento per i Servizi Speciali dell'Agricoltura della Regione Veneto, il Dipartimento per Agrometeorologia, l'Osservatorio Regionale per le malattie delle piante e il p.a. Otello Mezzalira dell'Ufficio INEA di Contabilità Agraria per il Veneto. La pubblicazione, sponsorizzata dalla Banca Popolare Veneta, alla quale va rivolto il nostro più vivo ringraziamento, è dovuta al dott. Luca Cesaro, borsista presso questo Osservatorio.

Prof. Ottone Ferro

direttore dell'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto

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INDICE

Introduzione pag.

Andamento climatico pag.

Cereali pag.

Piante industriali pag.

Patate e colture orticole pag.

Colture frutticole pag.

Vite pag.

Latte pag.

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INTRODUZIONE

Il bilancio dell’annata agraria appena conclusa, secondo le prime stime, si preannuncia con un lieve incremento della Produzione Lorda Vendibile in termini monetari. L’andamento dei prodotti e dei mercati ha fatto registrare una variazione del 2% circa, dopo la sostanziale stazionarietà che ha caratterizzato i due anni precedenti. L'incremento è dovuto essenzialmente all'andamento positivo dei prezzi, dato che in termini di quantità la PLV si mantiene invariata rispetto al 1993, anche a seguito di un’estate piuttosto calda e siccitosa e di alcune intense precipitazioni.

Analizzando le produzioni e gli andamenti di mercato dei singoli prodotti emerge peraltro una divaricazione piuttosto marcata tra i diversi comparti produttivi. Le coltivazioni erbacee hanno registrato una diminuzione della PLV dell'ordine del 5% in termini monetari, dovuta soprattutto ad una marcata riduzione dei prezzi, mentre la quantità prodotta non differisce di molto dall'anno precedente. Va però ricordato che il comparto delle coltivazioni erbacee, ed in particolare i cereali ed i semi oleosi, a fronte di prezzi calanti beneficieranno anche dell'aumento delle compensazioni previste dalla nuova PAC. L'annata si è invece chiusa nel complesso bene per le coltivazioni legnose che hanno aumentato la PLV del 12% circa (1,5% in termini reali), soprattutto grazie alla buona produzione di pesche, che dopo un anno di scarica sono ritornate a livelli produttivi superiori al 1992, e alla produzione di uva da vino, che pur essendo quantitativamente inferiore allo scorso anno, ha spuntato, prezzi di tutto riguardo. Anche per il comparto zootecnico l'anno si chiude con un, seppure modesto, aumento della PLV, frutto soprattutto dell'aumento del prezzo della carne bovina e del latte.

Volendo tentare un confronto in termini di valore aggiunto va ricordato l'aumento piuttosto rilevante dei prezzi di alcuni mezzi di produzione, in particolare i prodotti energetici e gli animali da allevamento. Secondo l'ISMEA l'indice medio dei prezzi dei mezzi tecnici acquistati dagli agricoltori è aumentato nella prima parte dell'anno all'incirca del 2-3% rispetto al 1993. L'andamento in termini di valore aggiunto regionale apparirebbe, quindi, sostanzialmente stazionario. Dato che l'aumento dei costi è peraltro il frutto di due andamenti di segno opposto, un aumento nel caso dei prodotti vegetali ed una diminuzione nel caso dei prodotti animali, può darsi che si riscontri una diminuzione del reddito soprattutto per le produzioni erbacee, mentre i redditi della zootecnia dovrebbero evidenziare una sostanziale tenuta.

A queste considerazioni va comunque aggiunto il capitolo delle compensazioni. Malgrado il valore aggiunto sia pressoché

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stazionario, il 1994 farà probabilmente registrare un aumento dei redditi degli agricoltori grazie agli aiuti diretti previsti dalla riforma della PAC. La riforma dell'organizzazione di mercato dei cereali e dei semi oleosi prevede infatti, come noto, una progressiva diminuzione dei prezzi dei prodotti ed un parallelo aumento delle compensazioni, fino ad entrare a regime con il quarto anno. Se nel primo anno (1993) la diminuzione dei prezzi è stata almeno in parte compensata dalla svalutazione della lira, non altrettanto si può dire per il secondo anno, che ha visto i prezzi di tutti i cereali diminuire mediamente del 5-6%. Peraltro le compensazioni ettariali hanno raggiunto un livello tale da compensare le perdite dovute alla diminuzione dei prezzi.

Per quest'anno in Veneto, secondo dati AIMA non definitivi, sono stati complessivamente ammessi a contributo 446.000 ettari di seminativi, pari al 12% circa del totale nazionale. La nostra regione conserva il primato per quanto riguarda il mais (ben 255.000 ettari ammessi a contributo) e le oleaginose (75.000 ettari). Rispetto all'anno scorso pare vi sia stata, sia a livello nazionale che a livello regionale, una tendenza all'aumento del regime generale, che risulta evidentemente più conveniente di quello semplificato, specie nel caso di aziende con una notevole diversificazione produttiva. La messa a riposo obbligatoria ha raggiunto i 30 mila ettari.

Contemporaneamente durante il 1994 ha preso il via l'applicazione delle cosiddette misure di accompagnamento (forestali ed agroambientali). In particolare per le prime (Regolamento 2080/92) sono state presentate le domande di finanziamento per l'imboschimento dei terreni agricoli, da effettuarsi entro la primavera del prossimo anno. Per quanto riguarda il Veneto sono stati assegnati contributi alla forestazione per un totale di 10,8 miliardi, a fronte di una previsione di spesa (calcolata sulla base delle domande pervenute in Regione entro i termini e giudicate tecnicamente ammissibili) leggermente superiore, pari a 12,2 miliardi di lire. Per quanto riguarda le misure agroambientali sono state presentate le domande ed è stata effettuata una prima selezione con l'ammissione a contributo di quasi 8.000 ettari. La maggior parte delle domande ha riguardato l'introduzione o mantenimento di pratiche estensive con impiego ridotto di concimi, diserbanti e fitofarmaci.

Per quanto riguarda le prospettive future, sempre più legate alle decisioni prese in sede comunitaria, il giudizio va distinto per settori produttivi. Nel comparto cerealicolo-proteoleoaginose non è prevista alcuna diminuzione delle compensazioni, dato che a livello nazionale le superfici per le quali sono state chieste le indennità compensative non superano la superficie di base assegnata all'Italia. I valori si dovrebbero quindi attestare attorno alle 860.000 Lire/ha per il regime semplificato e attorno alle 940.000 per il mais in regime generale (con lievi variazioni in più o in meno a seconda della Provincia). Una buona notizia

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riguarda i produttori in regime generale che vedono scendere la percentuale di set-aside obbligatorio dal 15 al 12%. Le prospettive dell'agricoltura veneta per il 1995 sembrano peraltro ancora piuttosto incerte, specie per i comparti produttivi per i quali la riforma della PAC non si è ancora concretizzata. Il comparto vitivinicolo, ortofrutticolo e bieticolo-saccarifero attendono una decisione definitiva da parte del Consiglio Europeo, dopo una serie di proposte non sempre positive per l'agricoltura Veneta.

ANDAMENTO CLIMATICO

Dal punto di vista climatico l'anno che si è appena concluso non ha causato particolari problemi all'agricoltura, malgrado non si possa parlare certamente di un andamento regolare.

Ad un autunno 1993 estremamente piovoso è seguito un inverno piuttosto mite, con temperature superiori alla media. Fa eccezione la prima decade di febbraio, quando il termometro è sceso a -10 in quasi tutto il territorio regionale. La stagione invernale è risultata molto secca, al punto che la mancanza di acqua nei terreni ha reso inefficaci i trattamenti diserbanti post-emergenza nella barbabietola

La primavera è iniziata in anticipo, ma nel periodo pasquale si è verificato un peggioramento delle condizioni atmosferiche accompagnato da un deciso abbassamento delle temperature, che sono scese nei primi giorni di Aprile anche sotto lo zero. Danni da gelo, seppure lievi, si sono registrati su actinidia, pesco ed albicocco, in alcuni casi anche sul melo e sul pero. Alcuni danni da gelo si sono verificati anche su semine di mais troppo anticipate. All'inizio di giugno un brusco abbassamento della temperatura accompagnato da temporali e forte vento ha provocato in alcune zone l'allettamento del frumento.

L'estate, come già ricordato, è stata caratterizzata da temperature molto elevate, con medie giornaliere che nei mesi di luglio ed agosto si sono attestate sui 25-27°C, e con massime anche di 35-37°C., e dalla quasi completa assenza di precipitazioni. Questa situazione ha provocato forti disagi, ma tutto sommato pochi danni. Peraltro, almeno nel caso del mais e delle altre colture erbacee primaverili-estive, l'aumento del numero di interventi irrigui ha considerevolmente aumentato i costi di produzione. Anche la vite ha risentito negativamente del caldo, con una riduzione delle produzioni, ma le stesse condizioni climatiche hanno limitato molto lo sviluppo della peronospora della vite.

Verso la fine di agosto due violenti temporali hanno colpito parte del Veneto. Secondo le stime dell'Assessorato regionale all'agricoltura sono stati colpiti da violente grandinate circa 15.000 ettari con danni quantificabili tra il 20 ed il 40% per i seminativi e tra il 50 ed il 100% su piante da frutto. Molto colpita anche la coltura del tabacco, con danni tra l'80 ed il 100% su circa 1.500 ettari. Le provincie più colpite sono risultate quelle di Padova (41 comuni colpiti dalla grandine) e Verona (17 comuni). Le piogge abbondanti di metà settembre hanno

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creato disagi alla vendemmia favorendo lo sviluppo della muffa grigia sulle varietà più tardive.

Infine l'autunno 1994 è stato caratterizzato da temperature superiori alla media e precipitazioni scarse, condizioni climatiche che hanno favorito la lavorazione dei terreni.

Sempre per quanto riguarda l'andamento climatico è infine da ricordare che la piena che ha gravemente colpito il Piemonte e la Liguria il 5 e 6 novembre ha risparmiato il Polesine ed il Delta. Gli argini del Po hanno tenuto bene e, se si escludono alcuni fontanazzi che hanno lesionato diversi edifici, non si sono rilevati altri danni alle infrastrutture. Anche per l'agricoltura non ci sono stati problemi, sia per la relativa clemenza del tempo, sia per il fatto che la maggior parte dei terreni non era seminata.

CEREALI

I risultati conseguiti dal frumento tenero nella campagna 93/94, possono considerarsi discreti. Se da un lato infatti, ad una prima valutazione, si rilevano rese produttive più o meno in linea con quelle dell'anno scorso e prezzi in calo, dall'altro va ricordato che tali diminuzioni di prezzo dovrebbero essere coperte dalle compensazioni.

La PLV al netto delle compensazioni sembra essere rimasta più o meno costante rispetto all'anno scorso. Questo per effetto di un considerevole aumento delle superfici investite compensato in buona parte appunto dalla diminuzione dei prezzi (-7% circa). L'aumento delle superfici investite ha interessato soprattutto le di Padova, Rovigo e Treviso, mentre Verona e Vicenza sembrano essere piuttosto caratterizzate da una diminuzione degli investimenti.

Le rese produttive sono leggermente diminuite rispetto allo scorso anno, anche se l'annata è stata, dal punto di vista meteorologico, tutto sommato nella norma. I problemi più rilevanti sono venuti dalle piogge che, una settimana prima del raccolto, hanno provocato fenomeni di pre-germinazione del prodotto, abbassandone notevolmente le caratteristiche qualitative. I riflessi negativi sulle quotazioni nelle principali piazze del nord-est sono stati particolarmente sensibili soprattutto per i grani di forza.

Per quanto riguarda la qualità del prodotto sono da rilevare problemi di Fusarium solamente nel caso di grano in successione a grano. Nel caso in cui vengano attuati normali avvicendamenti colturali tali problemi risultano di limitata entità.

La campagna di commercializzazione è stata caratterizzata da un andamento dei prezzi non molto diverso rispetto allo scorso anno. I prezzi, in diminuzione nei primi sei mesi dell'anno sono scesi fino alle 30.000 lire nel periodo della raccolta. Da quel momento è iniziata una graduale risalita delle quotazioni, che nelle ultime settimane dell'anno hanno superato le 32.000 lire al q.le.

Le previsioni per l'anno futuro sono di un leggero aumento degli investimenti, che consentirebbero di tornare ai livelli del 1992.

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La produzione di frumento duro, pur limitata nel contesto della nostra regione al solo Polesine, ha probabilmente risentito in misura maggiore gli effetti della riforma della PAC. Se rese ed investimenti sono rimaste più o meno costanti, i prezzi sono invece diminuiti molto: dalle 38-40 mila lire per quintale dell'anno scorso si è scesi, nei periodi di massima produzione, anche a 30-32 mila lire. Soltanto a partire da novembre le quotazioni sono risalite senza però mai raggiungere i valori dell'anno scorso. Dopo i progressivi aumenti di superficie dal 1988 al 1993 la coltura sembra destinata a ridursi ulteriormente nella nostra regione a causa della modifica del sistema di aiuti integrativi.

La coltura dell'orzo non ha risentito, contrariamente a quanto è successo per molti anni consecutivi, dell'andamento degli investimenti della soia. Se nella logica degli avvicendamenti aziendali la maggiore estensione a orzo è stata sempre collegata alla scelta della coltura di secondo raccolto, nell'anno che si è appena conclusi si ha però l'impressione che l'orzo abbia raggiunto il livello minimo di investimenti. E' probabile che i 25.000 ettari complessivamente investiti ad orzo nel Veneto siano giustificati da esigenze di organizzazione aziendale (reimpiego nell'allevamento bovino e produzione di paglia) più che dal legame con la coltura di secondo raccolto. Va ricordato come la soia in secondo raccolto sia fortemente penalizzata dalla mancanza dei contributi comunitari.

Per quanto riguarda le produzioni si sono registrate rese leggermente inferiori a quelle dello scorso anno, anche a causa dell'andamento stagionale molto piovoso. Le quotazioni dei principali mercati presentano la consueta caduta dei valori in corrispondenza della campagna di raccolta. A quell'epoca i prezzi erano intorno alle 29.000 lire al quintale, e sono quindi saliti fino a toccare nelle ultime settimane le 32.000 lire/q.le.

Per gli operatori del comparto le prospettive rimangono incerte. La scelta della coltura, malgrado la redditività piuttosto limitata aveva una valida motivazione nella possibilità di eseguire secondi raccolti, ma le recenti modifiche del sostegno dei prezzi hanno quasi completamente esaurito questa opportunità, quindi non si prevedono ulteriori sviluppi produttivi. Va tra l'altro ricordato che l'orzo in granella sta progressivamente diminuendo in termini di quantità prodotte, lasciando posto all'orzo raccolto allo stato ceroso, che viene reimpiegato nell'allevamento bovino.

Il mais ha presentato, quest'anno, risultati produttivi piuttosto deludenti. Le prime stime parlano di una riduzione della PLV regionale dell'ordine del 16% pur in presenza di investimenti non molto inferiori agli anni scorsi (-5%). La causa è probabilmente da ricercare nell'andamento stagionale ed in particolare nella siccità estiva che ha quasi compromesso il raccolto. In mancanza di irrigazioni sono state provvidenziali le uniche due piogge del mese di luglio. La siccità si è fatta sentire in tutto il nord Italia (a livello nazionale le stime dell'ISMEA parlano di una riduzione della produzione del 5%), ma non solo. La produzione spagnola, ad esempio, sembra sia diminuita del 40% e problemi simili, anche se di minore entità, si sono verificati anche in altri paesi europei.

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Che il mais sia ancora una coltura da reddito lo dimostra il livello degli investimenti: dai 185.000 ettari del 1990 si è arrivati ai 268.000 ettari dell'anno scorso, per diminuire leggermente (255.000 ettari) nel 1994. La provincia maidicola per eccellenza rimane Padova, con ben 61.500 ettari coltivati a mais, seguono le provincie di Rovigo, Venezia e Treviso. Le rese più elevate si sono realizzate nella provincia di Treviso, dove si sono mediamente raggiunti i 94 q.li/ha.

Alla minore produzione si sono spesso aggiunte parecchie difficoltà legate alle continue interruzioni delle operazioni di trebbiatura, per cui l'offerta è stata spesso centellinata, sostenendo quindi i corsi dei mercati. Le quotazioni delle principali borse merci all'ingrosso hanno raggiunto le 31.000-31.500 lire per quintale di prodotto con caratteristiche standard, e si tratta di prezzi che già superano quelli dello scorso anno. Va sottolineato che i prezzi attuali sono l'effetto di una certa tensione tra domanda ed offerta che è probabilmente destinata a rafforzarsi. Infatti pur valutando sostanzialmente equilibrato il bilancio nazionale del mais, la debolezza della nostra moneta accentua la possibilità di esportazioni, sia della granella tal quale, che dei derivati. Basti pensare che negli ultimi due anni i flussi commerciali verso l'estero si sono addirittura triplicati. Per i produttori di mais le prospettive della campagna sono quindi positive anche con le basse rese ottenute quest'anno. Se poi si aggiungono le entrate derivanti dalle indennità compensative si può senz'altro prevedere che i ricavi realizzati saranno ottimi.

Le previsioni per la prossima annata sono di una tenuta e forse anche di un leggero aumento degli investimenti, sia in ragione della buona redditività della coltura, sia per il fatto che gode del livello di compensazione più elevato in regime generale.

Infine il riso, unico escluso dalla riforma del mercato dei cereali e dei semi oleosi, continua ad aumentare in termini di superfici investite. Da poco più di 1.000 ettari della metà degli anni '80 si è passati a 3.350 ettari investiti, con rese attorno ai 55 quintali per ettaro. I prezzi spuntati sono buoni ed in continua ascesa da ormai 4 anni. Peraltro la stagione non è stata delle migliori, prima il caldo eccessivo ha favorito la comparsa di malattie, poi le piogge violente e le grandinate hanno provocato, in alcuni casi, danni ingenti.

Tra l'altro lo scorso 7 settembre il "diritto di contratto" che è un prelievo sul prezzo pagato dalle riserie ai produttori, che assicura il funzionamento dell'Ente Nazionale Risi, è stato ridotto di 200 lire. A rigor di cronaca questo ritocco verso il basso è stato preceduto da una vivace discussione sulla validità istituzionale dell'ente, che è stata confermata sia da parte della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che da un'ampia consultazione tra le categorie della filiera risicola.

COLTURE INDUSTRIALI

Per il secondo anno consecutivo la barbabietola da zucchero sembra aver ottenuto risultati piuttosto deludenti. A livello regionale le prime stime parlano di una diminuzione delle rese del

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10% circa. Infatti, pur essendoci state semine generalmente regolari, alcuni problemi si sono verificati in primo luogo a causa di una stagione primaverile molto umida, ma soprattutto per la siccità estiva. Le temperature elevate del mese di agosto hanno causato "l'allessamento" di parecchi bietolai con l'indebolimento delle piante che sono state successivamente attaccate dalla cercospora indistintamente dalla varietà e dai trattamenti anticercosporici eseguiti. Dalla seconda decade alla fine di agosto la cercospora ha distrutto una buona parte dell'apparato fogliare. Infine le piogge di settembre hanno favorito il ricaccio vegetativo e conseguentemente abbassato la produzione.

Le rese in saccarosio sono quindi piuttosto basse, comprese tra il 14 ed il 15%, mentre la produzione di radici risulta compresa tra i 450 ed i 500 q.li/ha. In media la produzione di saccarosio si aggira sui 70 q.li/ha. A livello regionale le prime stime parlano di una riduzione di 10.000 q.li della produzione di saccarosio. Va peraltro ricordato come le stime fatte a livello nazionale sulla base dei contratti di coltivazione facessero presumere una produzione nazionale di zucchero superiore al contingente assegnato all'Italia (15,68 milioni di quintali). Peraltro a causa dell'andamento climatico e della produzione di radici inferiore alla media pare che tale quantità non sia stata raggiunta, ragione per cui le società saccarifere hanno garantito la raccolta di tutto il prodotto a prezzo pieno.

Sul fronte del prezzo l'anno che si è appena concluso è stato caratterizzato da forte tensione. L'accordo interprofessionale bieticolo-saccarifero, che è stato firmato soltanto all'inizio di dicembre, prevede per le bietole del nord Italia un prezzo di 100.000 lire/ton , 105.000 per il centro e 110.000 per il sud. Il pagamento dei suddetti importi potrà avvenire secondo le scadenze consuete, cioè 31/21/94 (saldo da parte industriale) e fine gennaio-inizio febbraio (integrazione prezzo a saldo finale). uno dei motivi di ritardo della firma dell'accordo è stata la decisione di cancellare dal disegno di legge Finanziaria 1995 l'intervento a favore del settore bieticolo-saccarifero. Gli aiuti nazionali sono, come noto, una componente determinante del sistema, e contribuiscono per il 20% alla formazione dell'attuale prezzo della barbabietola. L'opposizione sollevata dalle organizzazioni professionali e dall'industria ha permesso di finanziare il fondo Bieticolo nazionale per il 1994, e di stanziare i finanziamenti a copertura del 1995.

Per i produttori quella dei prezzi non è però l'unica preoccupazione. Infatti, dopo due anni di rinvii si sono create le condizioni per l'emanazione di un regolamento comunitario sullo zucchero. La commissione delle Comunità europee ha fatto propria la proposta Steichen che è così diventata la proposta ufficiale. Tale proposta di riforma costituisce un documento di partenza, che potrà essere rivisto e corretto solo grazie ad iniziative coordinate e decise. In breve si prevede il taglio degli aiuti ai bieticoltori che partirebbe con il 25% in meno il primo anno e arriverebbe all'annullamento completo delle sovvenzioni entro 4 anni (per il sud è, per il momento, previsto soltanto un dimezzamento degli aiuti). Gli aiuti all'industria italiana verrebbero viceversa immediatamente annullati. Nei sei anni di vita del regolamento il settore verrebbe a perdere 590 milioni di ECU di stanziamenti su un totale di 850 milioni di ECU. La

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Commissione motiva questa proposta con il fatto che i rendimenti del Nord Italia sarebbero superiori a quelli del Centro Europa, e ciò cancellerebbe ogni ragione di sostegno differenziato per le nostre realtà produttive.

Peraltro nella proposta di regolamento vi sono anche aspetti positivi. Vengono infatti riconfermati i meccanismi di base della regolamentazione del mercato dello zucchero (quote A e B, regime di autofinanziamento dei produttori) e viene quindi completamente abbandonata l'ipotesi di passare ad un regime simile a quello dei cereali e semi oleosi.

Per la coltura della soia le rese di quest'anno sono state leggermente inferiori a quelle dello scorso anno. Alla siccità estiva che, se si escludono alcune zone della provincia di Rovigo, ha avuto effetti piuttosto contenuti, sono seguite le precipitazioni dei mesi di settembre e ottobre accompagnate da rapidi abbassamenti della temperatura che hanno creato difficoltà al momento della raccolta.

Il livello degli investimenti ha subito negli ultimi anni una diminuzione molto consistente. Dai 200.000 ettari del 1990 oggi si è scesi a 85.000 ettari. La contrazione delle superfici ha riguardato in primo luogo la coltura intercalare che non può beneficiare degli aiuti comunitari, attualmente pari a circa 1,5 milioni di lire per ettaro.

Per quanto riguarda i prezzi l'accordo interprofessionale firmato poco prima della semina prevedeva il riferimento alla piazza di Chicago con una maggiorazione di 1.500 lire/q.le per i costi di essiccazione, trasporto e per le competenze dei centri raccolta. Stando a tali accordi il prezzo attuale dovrebbe essere attorno alle 34.000 Lire/q.le, detratti i costi di trasporto. Si tratta di valori decisamente inferiori a quanto concordato nei contratti ante semina, che avevano fissato prezzi attorno alle 41.000 lire/q.le.

Le previsioni per il prossimo anno sono di una probabile ripresa degli investimenti, vuoi grazie alla diminuzione del set aside obbligatorio, che dovrebbe passare dal 15% al 12%, vuoi grazie alla remuneratività della coltura che, se si tiene conto delle compensazioni ettariali, risulta discreta.

Per quanto riguarda le altre proteoleaginose, continua l'aumento delle superfici a girasole, che dai 6.000 ettari dell'anno scorso sono aumentate fino a superare i 10.000 ettari. Nella maggior parte dei casi si tratta di girasole ad uso energetico coltivato sul set aside obbligatorio di aziende in regime generale. La provincia con il maggiore livello di investimenti è Rovigo (4.000 ettari) mentre le provincie di Venezia e Verona sono entrambe sui 2.000 ettari. Le rese sono mediamente tra i 30 ed i 32 q.li per ettaro. Il prodotto è stato pagato, sulla base dei contratti stipulati, a 29.000 lire/q.le.

L'andamento produttivo del tabacco per questa campagna non può considerarsi dei migliori. La coltura ha risentito della siccità estiva e delle grandinate. Peraltro dal punto di vista fitopatologico non si sono registrati problemi particolari.

La produzione prevista si dovrebbe collocare ad un livello leggermente inferiore a quello dell'anno scorso, a causa dei gravi danni provocati dalle avverse condizioni climatiche. Infatti le forti grandinate occorse tra la fine di agosto e la metà di

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settembre hanno distrutto più di un terzo della produzione di Virginia Bright del veronese e hanno danneggiato in varia misura un ulteriore 20% di prodotto. Danni di minore entità sono stati avvertiti anche in provincia di Vicenza, soprattutto nelle coltivazioni della varietà B. Burley.

In termini quantitativi la perdita per il Bright nella sola provincia di Verona dovrebbe ammontare a 3.500-4.000 q.li, ed è quindi probabile che la produzione finale non superi gli 8.000 q.li. Anche la produzione di B. Burley si dovrebbe attestare al di sotto della quota.

Il livello degli investimenti è risultato di poco superiore all'anno scorso, annata che peraltro aveva fatto registrare il minimo degli ultimi 10 anni. La qualità del prodotto, specialmente per quanto riguarda la varietà Bright, che è la più coltivata in Veneto, sembra essere particolarmente buona.

I prezzi di quest'anno risultano buoni, in deciso aumento rispetto all'anno scorso. Va peraltro ricordato come la redditività della coltura sia assicurata quasi esclusivamente dai contributi comunitari, con un premio di 505.000 Lire per ogni quintale prodotto entro le quote stabilite.

Il tabacco, pur essendo caratterizzata da un elevato fabbisogno di manodopera rimane, stante l'attuale regolamentazione del mercato, una coltura abbastanza remunerativa, quanto meno nei casi in cui venga adottata le raccolta meccanizzata. Le previsioni per il 1995 sono di stazionarietà delle attuali superfici.

PATATE E COLTURE ORTICOLE

Annata discreta per i produttori di patate. Le condizioni meteorologiche sono infatti state buone, con una primavera asciutta, che non ha creato problemi alla coltura. Gli unici problemi si sono verificati a causa delle abbondanti piogge nel periodo della raccolta, che hanno, in alcuni casi, portato al fenomeno della vetrificazione, che rende il prodotto poco conservabile e poco adatto alla trasformazione.

L'andamento fitosanitario è stato nel complesso buono, da sottolineare solo la comparsa della peronospora all'incirca 15 giorni prima rispetto alla norma negli appezzamenti in cui si è ecceduto nella concimazione con pollina. La fitopatia è stata tuttavia contenuta in focolai isolati, mentre le altre fitopatie fungine non hanno avuto un decorso di rilievo. Per quanto riguarda la tignola l'Osservatorio per le malattie delle piante ha proseguito per il terzo anno consecutivo il monitoraggio con trappole sessuali, diffondendo indicazioni sui trattamenti da effettuare. Le misure messe in atto hanno ridotto notevolmente la popolazione del lepidottero, al punto che si può ritenere che ci si stia avviando verso una soglia di popolazione tale da non comportare danni economici alle colture.

Gli investimenti sono rimasti pressoché allo stesso livello del 1993, pari a circa 3.800 ettari, concentrati soprattutto nelle provincie di Verona (1.580 ettari), Padova (760 ettari) e Vicenza (515 ettari). Questo a fronte di una riduzione degli investimenti sia a livello nazionale, dove le superfici investite a patata dovrebbero, secondo le stime dell'ISMEA, essere diminuite del 9%, che a livello comunitario.

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Le rese sono state nel complesso paragonabili a quelle dell'anno scorso ma la qualità del prodotto è probabilmente leggermente inferiore. La scalarità della produzione è stata comunque buona, con la "Sicilia" come prima varietà prodotta, che ha spuntato prezzi attorno alle 1000 Lire/Kg, quindi con l'immissione sul mercato delle varietà "Puglia" e "Napoli", che hanno fatto registrare prezzi leggermente inferiori ma pur sempre molto remunerativi. La buona scalarità ha permesso un assorbimento di tutta la produzione di patate a prezzi decisamente buoni. I prezzi sono rimasti elevati anche grazie alla minore disponibilità di prodotto dall'estero.

Attualmente si registra una forte domanda di patate da seme, motivata dal buon andamento del mercato nel corso dell'anno 1994. Il materiale disponibile sembra essere insufficiente a soddisfare la domanda, e i prezzi sono dal 20 al 50% più alti rispetto agli scorsi anni. Le previsioni per il 1995 sono quindi di un aumento delle superfici investite.

Secondo quanto evidenziato dagli operatori del settore le

colture orticole hanno subito una ulteriore diminuzione della PLV.

Dopo un calo, peraltro di lieve entità, nel 1993, quest'anno ha fatto registrare una diminuzione della PLV dell'ordine del 3%, che pare sia dovuta più a difficoltà produttive che a flessioni del mercato.

In particolare si è avuto un calo della PLV sia per il fagiolo che per il pisello fresco, pur in presenza di prezzi sostenuti. Nel caso del fagiolo la produzione è diminuita di un buon 30% rispetto all'anno scorso, anche a causa di un andamento stagionale piuttosto avverso. In consistente calo anche le produzioni di

pomodoro che hanno visto diminuire leggermente le superfici. Per

il pomodoro da industria l'andamento stagionale non è stato dei migliori, una gelata all'inizio di aprile ha causato danni alle piantine, costringendo in molti casi alla risemina. L'andamento meteorologico è rimasto sfavorevole nel proseguo della stagione, condizionando il diserbo post-emergenza, che non è riuscito a controllare tutte le infestanti. Peraltro le quotazioni sono state nel complesso discrete, sia per il pomodoro da mensa che per quello destinato alla trasformazione. Incrementi consistenti della produzione vengono segnalati per l'aglio (+20%) che tra l'altro è anche riuscito a spuntare prezzi discreti, che arrivano anche a 240.000 lire per il prodotto lavorato.

Brutta annata invece per la fragola in piena aria che ha risentito delle temperature molto elevate di febbraio, determinando un anticipo della maturazione, e una deformazione di parte dei frutti. Nemmeno la coltura autunnale è andata molto bene, in particolare per i danni provocati, da metà agosto a metà ottobre, da nottue, ricamatori e piralide a carico dei mazzetti fiorali.

Per quanto riguarda lattuga e indivia l'anno si è invece concluso abbastanza bene, con rese buone e prezzi in aumento rispetto all'anno scorso. L'anno si è chiuso bene anche per il

radicchio, con prezzi in aumento rispetto allo scorso anno. Il

radicchio primaverile ha raggiunto infatti le 1.500 Lire/Kg, mentre quello invernale viene pagato attorno alle 500-550 Lire/Kg. Dal punto di vista fitopatologico la coltura del radicchio è stata in molti casi caratterizzata da marciumi del fittone che sono

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spesso provocati, oltre che dall'andamento meteorologico particolarmente umido, da un eccesso di concimazioni.

COLTURE FRUTTICOLE

La produzione di mele, quest'anno, ha risentito di un andamento stagionale particolarmente avverso. Le provincie di Verona, Padova e Rovigo sono infatti state investite da grandinate, nubifragi ed anche trombe d'aria che hanno provocato cospicui danni a tutte le colture frutticole. In alcune aree frutticole del veronese un'ingente quantità di frutta è stata distrutta e sono state addirittura sradicate diverse piante e divelte alcune reti antigrandine. La grandine con intensità più o meno forte ha danneggiato una parte consistente della produzione di mele: dal 10% fino anche al 90% a seconda delle zone. Dal punto di vista delle fitopatologie l'annata si può invece definire nella norma, dato che la ridotta piovosità primaverile ed estiva non ha favorito le infezioni di ticchiolatura, rendendo facile la difesa anche con fungicidi di copertura. I danni da ticchiolatura sono quindi stati piuttosto sporadici, non superiori al 2-3% della produzione complessiva. Anche la ruggine ha inciso poco sulla produzione, con danni che sembrano essere limitati ad un 3-4% della produzione.

La qualità della produzione, che era giudicata ottima prima delle grandinate, è sensibilmente peggiorata nelle aree colpite da grandine, ma è rimasta buona in tutte le altre zone. Ne consegue che i prezzi praticati sui mercati alla produzione sono nel complesso più che soddisfacenti, ed hanno consentito al comparto di guadagnare un 3% in termini di PLV. Questo è il secondo, leggero, aumento dopo il crollo dei prezzi del 1992. Peraltro il mercato è ancora piuttosto instabile, fortemente influenzato dal livello dell'offerta (interna ed estera), dal livello degli stock comunitari (che negli ultimi due anni è stato superiore a quello che è ritenuto un livello medio) e dall'offerta di frutta "concorrente". Sta di fatto che la produzione europea di mele continua, anno dopo anno, ad aumentare e con gli attuali livelli produttivi l'Unione Europea risulta essere eccedentaria di circa 1 milione di tonnellate. L'attuale politica dell'UE, che come noto prevede aiuti agli agricoltori che si impegnano ad estirpare i meleti, non sembra avere effetti rilevanti sulle quantità prodotte. Peraltro in Veneto le domande di contributo per l'estirpazione, dopo un anno di pausa, sono riprese ad un ritmo piuttosto deciso, per l'anno 94-95 sono infatti state presentate circa 200 domande, per una superficie complessiva di 500 ettari di meleti, pari ad un buon 5% della superficie attualmente in produzione.

Le decisioni di politica comunitaria per il futuro sembrano comunque in linea con la politica adottata sino ad oggi. Infatti le proposte della commissione in merito all'organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta giudicano inadatte le politiche che si basano sui diritti di produzione, e indicano come inapplicabile la messa in atto di aiuti alla superficie e/o un sistema di quote di produzione. In particolare per quanto riguarda le mele, il Consiglio, con il Reg. n. 1890/94, ha prorogato alla campagna 1994/95 il risanamento della produzione comunitaria e modificato

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le condizioni imposte all'espianto di meleti. Si prevede infatti la possibilità estirpi parziali, per una superficie minima di un ettaro (con un aiuto di circa 7.000.000 Lire/ha) o totali (nel qual caso l'aiuto sarebbe di 12.000.000 Lire/ha). Vige ovviamente l'obbligo di non reimpiantare melo per un periodo minimo di 15 anni.

Produzione in calo per le pere. Dopo due annate di forte produzione si è infatti scesi a rese leggermente inferiori alla norma. Dal punto di vista climatico il pero ha avuto problemi simili al melo, con danni da grandine e da maltempo piuttosto ragguardevoli e con una consistente quota della produzione danneggiata. Le pere Kaiser hanno risentito delle gelate primaverili. Dal punto di vista fitosanitario è da ricordare come il fenomeno del deperimento e moria del pero, che viene attribuito a micoplasmi ed altre cause, sia ancora piuttosto diffuso. Il fenomeno colpisce soprattutto i giovani impianti e finora tutti gli accorgimenti adottati (tecnica colturale, sovrainnesti, lotta alla psilla) non hanno dato risultati soddisfacenti.

Al contrario della coltura del melo, la superficie investita a pero continua a crescere per il settimo anno consecutivo con aumenti dell'ordine del 3% rispetto al 1993. Accanto alle zone del Veronese e del Polesine una discreta diffusione si riscontra in provincia di Venezia.

Anche per questa pomacea la campagna di commercializzazione è stata abbastanza buona. Il buon livello di prezzi ha compensato le diminuzioni di resa e la PLV del comparto è di conseguenza aumentata di un buon 7%.

Annata positiva per le pesche. Dopo un anno di scarica si è tornati a livelli produttivi nella norma, se non leggermente superiori. La campagna di commercializzazione si è conclusa con un considerevole aumento della PLV grazie ad una produzione particolarmente abbondante.

Il forte anticipo della fioritura lasciava prevedere un notevole rischio di danni per gelate precoci, ma la primavera particolarmente mite ha favorito non solo la fioritura ma anche l'allegagione, con una conseguente ottima produzione (anche se di pezzatura inferiore alla norma).

La scarsa piovosità ha quindi ridotto la maggior parte delle infezioni fungine, non altrettanto si può dire per i fitofagi, in particolare l'anarsia, che ha avuto una pullulazione molto forte, in molti casi superiore a quella della cidia. La cicalina ha provocato danni limitati agli impianti giovani, mentre le cocciniglie, favorite dall'andamento climatico particolarmente asciutto, hanno provocato danni rilevanti.

Rispetto allo scorso anno si è ovviamente registrato un calo dei prezzi in conseguenza dell'elevata quantità di merce immessa nel mercato. I prezzi delle pesche sono diminuiti dalle 800 lire/kg dell'anno scorso fino a 450-500 Lire/kg di quest'anno, mentre quelli delle nettarine sono passati dalle 900-1.000 Lire alle attuali 600 Lire/Kg.

A livello regionale la superficie in produzione si è mantenuta sui livelli riscontrati nello scorso biennio (circa 7000 ettari tra pesche e nettarine). In prospettiva vi dovrebbe essere un aumento della superficie in produzione e secondo gli operatori nei nuovi impianti sarebbero privilegiate le nettarine e le varietà

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precoci. Un certo interessamento si nota anche per le percoche destinate alla trasformazione.

VITE

L'annata si è chiusa nel complesso bene per la viticoltura che ha conseguito risultati produttivi superiori all'anno precedente con un aumento della PLV di circa il 10%.

Dal punto di vista climatico l'annata è cominciata bene, ma è finita piuttosto male, con temperature molto alte, siccità e successivamente abbondanti piogge durante la vendemmia. Nel complesso però le piogge di fine estate hanno scarsamente influenzato la qualità del prodotto, che è rimasta buona, forse tra le migliori dell'ultimo decennio.

Per quanto riguarda le fitopatologie c'è da segnalare la pressoché totale assenza della peronospora e, per contro, i consistenti attacchi di oidio, che si sono protratti fino alla fine di agosto. Per quanto riguarda i patogeni bisogna inoltre sottolineare la presenza di malattie da deperimento (mal dell'esca ed eutipiosi) la cui recrudescenza è probabilmente spiegabile con lo stress idrico a cui sono state sottoposte le viti durante il periodo estivo. Passando ai fitofagi è da ricordare l'anomala proliferazione di tignole e di cicaline. Queste ultime hanno destato particolari preoccupazioni soprattutto in aree dove si è avuta un esplosione di Flavescenza Dorata che si sta diffondendo in alcune zone delle provincie di Verona, Vicenza e Treviso.

In termini quantitativi la produzione complessiva ha continuato a diminuire, raggiungendo il livello minimo degli ultimi 10 anni, al di sotto dei 10 milioni di quintali. Il contenimento delle produzioni degli ultimi anni è dovuto in larga parte alla progressiva riduzione della superficie vitata, che va concentrandosi nelle zone più vocate con riflessi positivi in termini di qualità del prodotto. Un certo contributo alla riduzione della superficie vitata sembra provenire anche dagli incentivi comunitari all'estirpazione dei vigneti. Per la campagna 94/95 sono state complessivamente presentate 1.150 domande di estirpazione, per una superficie complessiva di 1.247 ettari, pari all'1,6% della superficie vitata. La maggior parte delle domande riguarda le provincie di Venezia e Padova (complessivamente circa 600 ettari) segue Verona con domande per 221 ettari e Vicenza (138 ettari).

Inoltre le rese per ettaro sono diminuite mediamente del 6% rispetto al 1993. La riduzione ha interessato un po' tutte le provincie venete. In particolare a Verona si è stimata una riduzione della produzione del 10-15% per le uve rosse, mentre le bianche sono su produzioni normali. Anche nel trevisano la produzione è diminuita rispetto allo scorso anno, ma il prodotto risulta particolarmente buono quanto a qualità e gradazione alcoolica. Si prevedono per la campagna 1994 una produzione di vino che dovrebbe attestarsi sui 7 milioni di ettolitri, con caratteristiche qualitative buone se non ottime con grado zuccherino che si è mantenuto costante rispetto all'anno scorso. Nel frattempo il mercato del vino continua ad andare bene, negli ultimi mesi le quotazioni dei mercati vinicoli nazionali hanno continuato a crescere, con un buon andamento delle vendite sia

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all'interno che, soprattutto, all'estero. Va peraltro detto che questa crescita delle quotazioni si sta ripercotendo solo ora sui mercati al consumo, con degli aumenti sui listini di vendita che vengono stimati tra in 15 ed il 20%. Ci si potrebbe pertanto aspettare nel breve-medio periodo una certa contrazione dei consumi di vino.

LATTE

Il comparto latte, dopo un 1993 pressoché stazionario, ha fatto segnare un considerevole aumento della PLV (+8%). Si tratta di un risultato dovuto esclusivamente all'aumento dei prezzi, dato che la produzione si mantiene costante per effetto delle quote di produzione.

L'accordo interprofessionale sul prezzo è stato firmato quest'anno senza ricorrere all'intermediazione del Ministro dell'Agricoltura. Si è trattato di un accordo piuttosto vantaggioso, che ha previsto incrementi consistenti di prezzo. Il latte è stato mediamente pagato 680 Lire/litro nel periodo gennaio-aprile, 696 nel periodo maggio-settembre e 716 nel periodo ottobre-dicembre. Confrontando con i prezzi dello scorso anno si possono calcolare aumenti su base annua del 12%, che tra l'altro permettono di invertire il cattivo andamento dei prezzi verificatosi lo scorso anno.

Il problema delle quote non si è ancora normalizzato e restano ancora molte questioni da chiarire a livello istituzionale. Verso la metà di dicembre è stato infatti pubblicato, con molto ritardo, il secondo bollettino del latte valido per la campagna 1994-95, che fissa la produzione nazionale di latte in 102 milioni di quintali tra vendite dirette e consegne. Per il Veneto non sono stati riconosciuti i diritti di produzione di circa 3.000 produttori, il che comporterebbe un taglio di un milione di quintali sui 12 complessivamente prodotti in regione.

Rimangono inoltre ancora dubbi su quando e come l'Italia dovrà adeguarsi al tetto di 99 milioni di quintali imposto dalla Commissione dell'Unione Europea, e soprattutto che destino si prevede per la quota B. Proprio alla fine dell'anno (20 dicembre) il Consiglio dei ministri ha gettato le basi per risolvere la delicata questione, approvando una modifica del paragrafo 8 dell'articolo 2 della legge 468/92. Secondo il nuovo testo di legge il piano di rientro dovrà essere definito dal ministero senza la necessità di consultare le regioni e le organizzazioni agricole. Sono stati inoltre definiti gli orientamenti sulla base dei quali definire il piano di rientro, in particolare si prevede che la corrispondenza tra il quantitativo garantito dalla UE e le quote assegnate agli aventi diritto avverrà a partire dalla campagna 1995-96. L'abbattimento dovrebbe interessare solamente le quote B con un procedimento che prevede il calcolo della percentuale di riduzione e l'applicazione di tale percentuale a tutti i produttori indipendentemente dall'entità assoluta e relativa della stessa quota B. I produttori di montagna dovrebbero essere esentati dalle riduzioni della quota.

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CARNI

Secondo gli operatori la produzione di carne bovina è rimasta quest'anno più o meno sugli stessi livelli dello scorso anno. Per contro il mercato è stato, sia nei primi che negli ultimi mesi dell'anno discretamente sostenuto. Ne è risultato un aumento della PLV del comparto che secondo le prime stime dovrebbe assestarsi sull'8%.

Tra gennaio e maggio i prezzi sono rimasti mediamente un 6-8% al di sopra delle quotazioni degli stessi mesi dell'anno scorso, sono quindi scesi, duranti i mesi estivi fino ad allinearsi a quelli del 1993, per risalire poi in ottobre e novembre agli stessi livelli dell'inizio anno.

La commercializzazione ha presentato andamenti differenziati per quanto riguarda i vitelli e i vitelloni. Per i secondi l'ultima parte dell'anno è stata caratterizzata da una ripresa più marcata dei prezzi. Un fenomeno simile ha riguardato anche la carne di bovino adulto. Va peraltro ricordato come il lieve aumento delle quotazioni sia in gran parte compromesso al momento del ristallo, con l'acquisto di vitelloni di provenienza estera.

Per il comparto delle carni bovine questo è il secondo anno di applicazione delle nuove norme sugli aiuti alla zootecnia. A livello nazionale per il 1994 sono state complessivamente presentate circa 42.000 domande, delle quali circa 2.700 in Veneto.

Rimane il problema, da più parti denunciato, dell'evasione dell'IVA nell'importazione di bestiame bovino. In effetti, all'apertura del mercato unico nel 1993 si è rilevato, anche a livello di statistiche ufficiali, una brusca flessione delle importazioni di carne, che non sembra giustificata da considerazioni economiche di natura strutturale, né congiunturale. Di questo fatto pare aver preso atto anche la Guardia di Finanza, che nella prima decade di ottobre ha effettuato circa 240 perquisizioni presso società commerciali ed aziende agricole sospettate di aver importato in Italia animali di razza bovina senza aver adempiuto agli obblighi della dichiarazione dell'IVA. L'operazione della Guardia di Finanza ha ovviamente suscitato un notevole scalpore ed avrà sicuramente un effetto deterrente nel breve e medio periodo. Tuttavia è molto probabile che, a meno di modifiche nel sistema di rilevazione doganale e di imposizione fiscale (c'è una sensibile differenza tra IVA pagata sugli acquisti di animali vivi e IVA incassata dalle vendita degli animali maturi), gli operatori potrebbero riprendere in futuro le importazioni illegali.

Nel comparto dei suini dopo un'apertura decisamente al ribasso, con diminuzioni dei prezzi anche del 15-20% rispetto allo scorso anno, il mercato si è ripreso verso la fine dell'anno, con quotazioni che, in alcuni casi, sono risultate ben superiori a quelle dello scorso anno. La ripresa di ottobre ha anche stimolato il mercato, spingendo al rialzo le quotazioni dei suinetti.

Le produzioni sono leggermente aumentate e la PLV complessiva del comparto ha fatto registrare un aumento valutabile attorno al 3%. Inoltre, secondo l'ISMEA, durante il 1994 i prezzi dei mezzi correnti di produzione dell'allevamento suino sono diminuiti del

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5% grazie al minore costo dei mangimi e di quasi tutti i prodotti destinati all'alimentazione dei suini.

L'aumento di produzione registrato nel comparto avicolo da

carne durante il 1993 non è purtroppo continuato durante l'annata

in esame. Secondo gli operatori si stima che la produzione nel 1994 risulti in leggera diminuzione (-1-3%) per quanto riguarda tutte le specie avicole. In particolare dopo un inizio anno discreto è diminuito, riportandosi ai livelli dello scorso anno, il prezzo dei polli, in leggera diminuzione anche il prezzo delle galline, mentre è nettamente calato, soprattutto verso la fine dell'anno, il prezzo delle faraone. Il prezzo dei tacchini si è invece mantenuto a livelli buoni (5-7% in più rispetto allo scorso anno) fino ad ottobre, per poi perdere considerevolmente verso la fine dell'anno.

Nel comparto produttivo delle uova si segnala una produzione sostanzialmente invariata rispetto all'anno precedente. L'andamento di mercato è stato caratterizzato da un leggero ribasso dei prezzi, specialmente nella seconda metà dell'anno.

Da segnalare, infine, la situazione del comparto cunicolo che, nel Veneto, vanta una produzione di tutto rispetto (circa il 50% della produzione nazionale). Dopo un avvio piuttosto incerto verso la fine dell'estate i prezzi sono decisamente aumentati, arrivando a livelli ben superiori (25-30%) a quelli dell'anno scorso.

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PUBBLICAZIONI A CURA DELL'OSSERVATORIO DAL 1990:

L'annata agricola 1989 nel Veneto (Prime valutazioni) di Luigi Gambarin e Andrea

Povellato, gennaio 1990.

Il mercato fondiario nelle Venezie (1984-1988) di Luigi Galletto e Andrea

Povellato, aprile 1990.

Le prospettive dell'export agro-alimentare della provincia di Venezia di Ottone

Ferro, Vasco Boatto, Edi Defrancesco e Maurizio Balestrieri, luglio 1990.

I vini della provincia di Venezia. Guida alle aziende produttrici a cura di

Vasco Boatto, giugno 1990.

Aggiornamento del mercato fondiario delle Venezia. Anno 1990 di Luigi Gambarin e

Andrea Povellato, settembre 1990.

L'annata agricola 1990 nel Veneto (Prime valutazioni) di Luigi Gambarin e Andrea

Povellato, gennaio 1991.

I vini della provincia di Venezia. Guida alle aziende produttrici a cura di

Vasco Boatto, giugno 1991.

L'annata agricola 1991 nel Veneto. Prime valutazioni, di Andrea Povellato,

gennaio 1992.

L'annata agricola 1992 nel Veneto. Prime valutazioni, di Andrea Povellato,

gennaio 1993.

L'affitto in agricoltura, contributi di Ottone Ferro, Luigi Costato, Giuseppe

Avolio, Andrea Povellato, Luigi Galletto e Gerhard Kuehl, Cetid, Venezia, febbraio 1993.

L'annata agricola 1993 nel Veneto. Prime valutazioni, di Luca Cesaro, gennaio

1994.

Impatto della riforma della P.A.C. sull'agricoltura del Veneto, di Ottone Ferro,

Luca Cesaro e Andrea Povellato, Materiali di Ricerca, 1994.

Valutazione della convenienza economica di sistemi produttivi a basso impatto ambientale. Un'applicazione in un'azienda ad indirizzo cerealicolo-industriale, Materiali di Ricerca, in corso di pubblicazione

Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto Via Gradenigo 6 35131 PADOVA

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