ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA
OSSERVATORIO DI ECONOMIA AGRARIA PER IL VENETODavide Bortolozzo - Stefano Schiavon
in collaborazione con
L ‘ A N N ATA AGRICOLA 1998 NEL VENETO
PRIME VA L U TA Z I O N IINDICE
Presentazione ... pag. 5 Introduzione ... a” 7 Andamento climatico ... a” 10 Cereali ... a” 12 Colture industriali ... a” 16 Patate e colture orticole ... a” 21 Colture frutticole ... a” 25 Vite ... a” 29 Latte ... a” 31 Carni ... a” 32PRESENTAZIONE
Seguendo una consuetudine ormai consolidata negli anni, l’Osservato rio di Economia Agraria per il Veneto pubblica per primo e con forte an -ticipo i risultati, sia pure non definitivi, dell’annata appena terminata.
Ringrazio pertanto i dottori agronomi Davide Bortolozzo e Stefano Schiavon cui è stata affidata la stesura della presente pubblicazione ed il ricercatore dott. Andrea Povellato che ha coordinato l'indagine.
Come sarà più dettagliatamente esposto nelle pagine successive, nel 1998 la produzione lorda vendibile dell'agricoltura veneta è rimasta nel complesso pressoché invariata rispetto all'anno precedente. Tuttavia il ri sultato medio appare poco significativo essendo derivato da comporta -menti assai differenziati tra i diversi comparti produttivi. Ad una flessione del 10% della produzione delle coltura erbacee ha fatto riscontro un au -mento mediamente del 17% della produzione dei principali prodotti delle colture arboree ed una stasi delle produzioni zootecniche. Va peraltro te nuto presente che il 1998 faceva seguito ad una annata per certi versi ec -cezionale: in senso positivo per le colture erbacee e in senso negativo per le colture arboree.
Nel corso del 1998 la Regione Veneto ha proseguito l'applicazione dei n u m e rosi regolamenti che promuovono il miglioramento delle stru t t u re agricole e la conservazione dell'ambiente rurale, mediante specifici aiuti finanziari da destinarsi agli investimenti aziendali, all'insediamento dei giovani agricoltori, all'organizzazione di servizi di assistenza tecnica per le aziende agricole e alla trasformazione e commercializzazione dei pro -dotti agricoli. È tuttavia doveroso segnalare che l'applicazione di questi regolamenti come del resto la messa in atto di altri interventi pubblici non ha rimosso il clima di incertezza e di preoccupazione che attualmente per -vade l'ambiente degli imprenditori agricoli. Si teme di essere alle soglie di un processo di inarrestabile e radicale trasformazione della politica agri -cola comunitaria e quindi di riflesso anche nazionale e regionale a causa dell'aumento di competitività determinato dalla globalizzazione dei mer -cati; del certo, anche se non imminente, ingresso nell'Unione Europea dei paesi dell'Europa Centro Orientale, della progressiva perdita di impor
-tanza dell'agricoltura nell'economia dei paesi sviluppati. Si tratta peraltro di tematiche importanti, ma che trascendono le finalità della presente pub -blicazione.
Per aumentare la diffusione delle informazioni, contenute nel presente opuscolo e che interessano quanti operano a diretto contatto con il mon -do rurale, il resoconto dell’annata agraria, come già altre pubblicazioni edite da questo Osservatorio, sono disponibili su INTERNET (http://www.inea.it/oea/oea_veneto/oea_ve.html).
Si coglie l'occasione per ringraziare quanti con le loro informazioni hanno contribuito ad ampliare e verificare le nostre rivelazioni. In parti -colare si ringrazia l'Ufficio Statistica della Regione Veneto, la Direzione per le Politiche agricole, strutturali e di mercato, la Direzione per i Servi zi di sviluppo agricolo, l'Ufficio Agrometeorologia, l'Osservatorio Regio -nale per le malattie delle piante e l'Ufficio INEA di Contabilità Agraria per il Veneto nella persona del p.a. Otello Mezzalira.
Le più vive espressioni della nostra riconoscenza vanno alla Banca An toniana Popolare Veneta, che si è assunta l’onere della stampa e della dif -fusione della presente pubblicazione.
Prof. Ottone Ferro
Direttore dell'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto
INTRODUZIONE
Secondo le prime stime, l'andamento produttivo dell’annata agraria ap-pena conclusasi non presenta significative variazioni rispetto al 1997. La produzione lorda vendibile, che rappresenta il fatturato del settore, è au-mentata infatti appena dello 0,2% in lire correnti e dello 0,5% in termini di volume produttivo. Complessivamente il valore delle produzioni vegetali e animali ha raggiunto i 7.000 miliardi di lire.
Il risultato complessivo maschera andamenti differenziati all’interno dei vari comparti produttivi, condizionati dall’incidenza delle condizioni climatiche sulle rese e dagli esiti della commercializzazione. Le colture maggiormente penalizzate sembrano essere le erbacee, il cui andamento negativo è stato controbilanciato dal recupero registrato dalle colture ar-boree, mentre stabile appare il settore zootecnico.
Variazioni percentuali delle produzioni agricole del Veneto nel 1998 ri-spetto al 1997
in lire correnti in lire costanti Coltivazioni erbacee – 10,0% – 6,3% Coltivazioni arboree + 17,5% + 16,9% Prodotti degli allevamenti + 0,8% 0,0% Produzione Lorda Vendibile + 0,2% + 0,5% Fonte: stime INEA
Il comparto delle colture erbacee segna una netta inversione di tenden-za rispetto agli anni scorsi evidenziando una pesante flessione della pro-duzione lorda vendibile, diminuita di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. Bisogna risalire al 1994 quasi all'inizio della riforma MacSharry -per trovare una contrazione così marcata del fatturato, che attualmente su-pera di poco i 2.000 miliardi di lire. In termini produttivi si sono avuti au-menti soltanto per i cereali autunno-vernini, tra cui va ricordato il nuovo record delle rese per il frumento tenero pari mediamente a 67 q.li per
etta-ro. Tuttavia le ottime performance produttive non sono state pienamente valorizzate dal punto di vista commerciale. Per il mais e la soia l’annata 1998 va considerata in modo totalmente negativo: le avverse condizioni climatiche del periodo estivo hanno infatti determinato diminuzioni quan-titative e qualitative della produzione. Per la soia inoltre si è aggiunta una d i fficile campagna di commercializzazione con quotazioni lontane da quelle raggiunte negli anni precedenti. I produttori di oleaginose si ve-dranno inoltre pesantemente ridotte le compensazioni comunitarie in con-seguenza dell’ormai cronico superamento della superficie massima garan-tita. Nemmeno la bietola è riuscita ad eguagliare gli ottimi risultati ottenu-ti negli anni precedenottenu-ti a causa di una consistente diminuzione del prezzo. Il risultato finale del comparto orticolo è stato invece condizionato dalla non esaltante campagna di commercializzazione del radicchio, una tra le colture tipiche della regione. Nel complesso la produzione orticola ha su-bito una diminuzione di poco inferiore al 2%.
Continua l’andamento altalenante della produzione lorda vendibile nel comparto delle colture arboree, che si situa ora sui 1.500 miliardi di lire. Dopo la pesante flessione registrata nel 1997 il settore ha presentato que-st’anno un deciso recupero dovuto all’ottima annata produttiva della vite e del pero. La vite ha ottenuto rese produttive che non venivano più rag-giunte dalla fine degli anni ottanta. Al sostanziale aumento della produ-zione di vino è corrisposta anche una qualità più che soddisfacente. Per il pero la produzione è ritornata su livelli normali, dopo un disastroso 1997, ma le maggiori quantità prodotte, unitamente alla concorrenza del prodot-to estero, hanno tuttavia determinaprodot-to un calo delle quotazioni di tutte le po-macee. Per le pesche, e in generale per la frutta estiva, il mercato ha riser-vato maggiori soddisfazioni agli agricoltori rispetto agli anni passati, no-nostante le produzioni di alcune colture siano diminuite.
La produzione lorda vendibile del comparto zootecnico è rimasta pres-soché invariata rispetto al 1997, attestandosi sui 3.450 miliardi di lire, se-gno che nonostante si stiano lentamente recuperando le posizioni perse do-po il fenomeno ‘mucca pazza’ la situazione non si è ancora normalizzata. Il modesto risultato deriva dalla sostanziale stabilità nei consumi di carni rosse e bianche e dalla situazione commerciale altalenante. Una brusca fre-nata ha caratterizzato il comparto suinicolo la cui produzione lorda
vendi-bile dovrebbe essere diminuita del 7% a causa dell’eccedentaria offerta na-zionale e comunitaria, delle importazioni da parte dei paesi extracomuni-tari e della contestuale diminuzione della domanda interna. In flessione so-no risultati anche i prezzi delle produzioni avicole e delle uova, mentre l’annata per le carni di coniglio è stata complessivamente positiva. Pur-troppo nel settore lattiero-caseario il bilancio finale dell’azienda dipende sempre meno dalla gestione tecnico-produttiva del patrimonio zootecnico ed appare sempre più legato alle decisioni normative e giuridiche prese in sede nazionale e comunitaria. La produzione lorda vendibile aziendale è ormai compressa da un lato dalla progressiva riduzione dei prezzi e dall’al-tro dalla concorrenza del prodotto estero.
Nel bilancio complessivo dell'annata è opportuno dare uno sguardo an-che ai costi sostenuti dalle imprese. Le prime valutazioni a livello nazio-nale sembrano confortanti, dato che si registrano aumenti piuttosto conte-nuti dei costi delle materie prime nel corso del 1998 rispetto all’anno pre-cedente. Tuttavia mentre le aziende zootecniche hanno potuto beneficiare di una sostanziale diminuzione dei prezzi dei mangimi, le aziende dedite prevalentemente alle coltivazioni hanno invece subito mediamente un au-mento dei prezzi per i mezzi tecnici. In sintesi, se questi dati verranno con-fermati a livello regionale, è probabile che il valore aggiunto dell'agricol-tura nel Veneto evidenzi una modesta espansione, dopo la contrazione su-bita lo scorso anno, attestandosi sui 4.900 miliardi di lire. Un risultato in linea con l'evoluzione del settore agricolo a livello nazionale e comunque positivo se confrontato con le prime stime provenienti dagli altri paesi eu-ropei che evidenziano una netta flessione del valore aggiunto agricolo.
Notevole importanza hanno assunto anche quest’anno le integrazioni della PAC che garantiscono a buona parte dei produttori una discreta sta-bilità del reddito, soprattutto per quelle colture con prezzi molto vicini a quelli di intervento. Le 103.000 domande presentate dagli agricoltori han-no riguardato una superficie di quasi 500.000 ettari compresi i terreni mes-si a riposo obbligatoriamente dai grandi produttori nella misura del 5%. Complessivamente gli agricoltori del Veneto dovrebbero ricevere un volu-me di compensazioni pari a circa 500 miliardi di lire. A questi contributi si aggiungono 200 miliardi per il sostegno di altre org a n izzazioni comuni di mercato (tra cui oltre 100 miliardi per i tabacchicoltori) e gli aiuti
fi-nanziari per le strutture agricole e la commercializzazione (70 miliardi) e la conservazione delle risorse naturali nelle aree rurali (66 miliardi).
Novità di un certo rilievo per l'anno prossimo riguardano il raddoppio del set aside obbligatorio che è stato fissato al 10% per contenere la pro-duzione cerealicola e l'arrivo dell'euro. Il 1998 è stato l’ultimo anno nel quale i pagamenti sono stati effettuati con il tasso di conversione della ’li-ra verde’. Con il rientro della li’li-ra nello SME, avvenuto nel novembre del 1996, tale tasso era stato fissato a 2030,40 lire per i cereali, i semi oleosi e le proteaginose ed a 1973,93 lire per tutte gli altri prodotti e le misure di accompagnamento della PAC. Dal 1 gennaio 1999, con l’entrata in vigore dell’euro, la parità della lira rispetto alla moneta comunitaria è stata fissa-ta al valore di 1936,27. Questo determinerà una riduzione degli aiuti del 4,6% per i seminativi e dell'1,9% per le misure di accompagnamento (regg. 2078, 2079 e 2080/92) e di miglioramento delle strutture agricole. Tutta-via per rendere meno drastica la rivoluzione monetaria sono state predi-sposte delle misure compensative, sulla cui entità peraltro non ci sono an-cora notizie precise.
ANDAMENTO CLIMATICO
Gli eventi meteorologici che si sono verificati nell’annata agraria ap-pena conclusa hanno influenzato diversi settori produttivi. Determinanti sono risultati sia l’andamento termico registrato in alcuni periodi sia la for-te attività for-temporalesca estiva, caratfor-terizzata da frequenti e violenfor-te gran-dinate.
La stagione invernale ha presentato temperature superiori alla media per il secondo anno consecutivo, con valori che hanno raggiunto livelli tan-to elevati da superare i 20 °C come massima durante il mese di febbraio, anche in alcune zone del bellunese. Tale andamento ha indotto un anticipo stagionale di 10-15 giorni nelle colture orticole di pieno campo oltre a pro-vocare una riduzione della scalarità di maturazione. Il clima caldo-asciut-to di febbraio ha inoltre favoricaldo-asciut-to un precoce ingrossamencaldo-asciut-to delle gemme su alcune specie frutticole come l’albicocco ed il susino. Forti
abbassa-menti termici sono stati segnalati soltanto nei giorni compresi tra fine gen-naio ed inizio febbraio.
Lo sviluppo vegetativo, e conseguentemente la resa, di diverse coltiva-zioni è stato pesantemente influenzato dall’ondata di freddo che ha colpito la nostra regione all’inizio della primavera. Danni di una certa entità sono stati provocati dalle gelate sopravvenute puntualmente a fine marzo - inizio aprile, con diminuzione della temperatura sino a -7 °C e con una durata che ha superato, nei casi più gravi, le 10 ore consecutive. La primavera antici-pata dei mesi precedenti ha reso molte colture particolarmente suscettibili agli abbassamenti termici, in considerazione della fase vegetativa avanzata in cui esse si trovavano. Tale fenomeno si è manifestato in maniera più ri-levante sui pescheti del veronese e parzialmente sull’albicocco, anche se l’abbondante fioritura ha compensato, in parte, le perdite registrate. Mino-ri problemi si sono veMino-rificati sull’actinidia e sul pero mentre il melo, a fio-ritura più ritardata, e le specie orticole non sono stati praticamente colpiti. Di maggiore entità sono risultate invece le perdite in bieticoltura: le prime semine anticipate sono andate quasi completamente perdute e gli agricolto-ri sono stati costretti a agricolto-riseminare. Le perdite hanno interessato successiva-mente anche le superfici colpite ma non riseminate a causa della ridotta den-sità di piante e dell’arresto vegetativo da esse subìto.
Tra i fattori che hanno caratterizzato il periodo estivo particolare im-portanza hanno avuto le alte temperature sia per i valori massimi raggiun-ti che per il numero elevato di giornate nelle quali le stesse hanno sensi-bilmente superato le medie stagionali. Tra la prima e la seconda decade di agosto nelle zone di pianura sono stati infatti superati i 35 °C con condi-zioni termiche che non si verificavano da quasi quarant’anni. La siccità ve-rificatasi nello stesso mese ha inoltre creato problemi in un’ampia fascia di territorio del Veneto orientale, del Polesine e di vaste aree fra l’alta pa-dovana, il trevigiano e il vicentino. Le colture maggiormente penalizzate sono state soprattutto mais e soia, in particolare nelle aree con scarsa di-sponibilità di acqua irrigua. Ad aggravare la situazione si erano manife-stati, nel periodo successivo al 30 giugno, problemi di carenza idrica nei territori dei cinque consorzi di bonifica elementari raggruppati nel Leb (il consorzio di 2° grado Lessinio-Euganeo-Berico che comprende ben 140.000 ettari ricadenti nelle province di Verona, Vicenza, Venezia e
Pa-dova). Il cedimento di un tratto delle sponde del canale Sava, che accoglie le acque dell’Adige alimentando in modo cospicuo il Leb, ha comportato la sospensione dell’erogazione idrica in 101 comuni della regione ed il ri-pristino parziale del sistema irriguo è stato possibile solo a partire dalla fi-ne del mese di luglio.
Nel periodo estivo precipitazioni temporalesche di forte intensità sono state spesso associate alla grandine che è caduta abbondantemente sia in giugno che in luglio. Tale fenomeno ha provocato danni in diverse aree del-la regione: nelle zone del Soave del-la coltura maggiormente colpita è stata del-la vite, mentre nell’alto e medio Polesine, nella bassa padovana ed in alcuni comuni del veronese sono risultati penalizzati i fruttiferi, gli ortaggi ma an-che seminativi come mais, frumento e barbabietola. L’eccezionalità delle precipitazioni in alcuni casi ha provocato danni alle strutture, con diverse rotture alle coperture di serre e fabbricati.
Il mese di ottobre è stato caratterizzato da condizioni di forte instabilità e dalle abbondanti piogge che hanno determinato numerose esondazioni e alcuni cedimenti di argini dei fiumi minori dell’area centrale e orientale del Veneto. Oltre 20.000 ettari, dei quali 5.000 nell’alta padovana e trevigiana e ben 15.000 nella Venezia orientale, sono andati sott’acqua. Le colture maggiormente colpite sono state quelle ancora presenti in campo come mais, barbabietola, soia, ortaggi e l’uva dei vigneti a raccolta tardiva.
L’ultima parte dell’anno si è infine contraddistinta per le scarse preci-pitazioni piovose e per un’ondata di freddo che ha provocato diffuse gela-te in novembre, con gela-temperature minime che hanno raggiunto i valori più bassi tra quelli degli ultimi quarant’anni.
CEREALI
Il 1998, dopo la difficile annata agraria 1997, è stato un anno di sicura ripresa, in termini produttivi, per quasi tutti i cereali autunno-vernini. La superficie investita a frumento tenero è leggermente aumentata rispetto al-lo scorso anno, attestandosi su 42.000 ettari, dopo che nel biennio prece-dente si era verificata una sua sostanziale diminuzione. Ma l’evento più
si-gnificativo riguarda l’aumento delle rese, che hanno raggiunto in media i 67 q.li per ettaro con punte massime di 85 q.li per ettaro nella provincia di Rovigo. I valori delle rese ottenute negli ultimi quindici anni non avevano mai superato la soglia dei 60 q.li per ettaro, con la sola eccezione del 1992, pertanto le produzioni unitarie del 1998 possono considerarsi davvero ec-cezionali. In generale sono stati raggiunti buoni risultati anche sul piano qualitativo sia dal punto di vista del contenuto proteico che del peso spe-cifico. Questi risultati produttivi non sono stati tuttavia premiati in modo soddisfacente dall’andamento del mercato. All’apertura della nuova cam-pagna di commercializzazione si è verificato un eccesso di offerta, gene-rato dalle giacenze di riporto della precedente annata e dalla nuova abbon-dante produzione che è aumentata del 20% rispetto all’anno precedente. L’attività di scambio è apparsa da subito molto limitata influenzando il li-vello dei prezzi che, a seconda della tipologia, si sono localizzati tra 25.000 e 32.000 lire/q.le, inferiori di oltre il 10% rispetto alle quotazioni raggiun-te nello sraggiun-tesso periodo dell’anno precedenraggiun-te. Il periodo di stagnazione del mercato si è protratto anche nei mesi successivi e solo all’inizio di no-vembre è stato riscontrato un aumento della domanda per le varietà di qua-lità elevata, esercitata soprattutto dai comparti biscottiero e panificatorio. Tale andamento dei prezzi, nonostante il notevole esito produttivo, ha con-tribuito a confermare la riduzione della produzione lorda vendibile già in atto da alcuni anni e potrebbe aver influito sulle scelte degli agricoltori nel-le semine della futura campagna.
Per il frumento duro si è interrotta nel 1998 la progressiva diminuzio-ne della superficie coltivata iniziata quattro anni prima. Nonostante l’au-mento di tale parametro abbia sfiorato il 50% rispetto al 1997 questa col-tura rimane ancora marginale se confrontata con gli altri cereali, estenden-dosi su appena 600 ettari, localizzati per il 70% nella provincia di Rovigo. La produzione complessiva ha raggiunto i 33.000 q.li con un aumento più che proporzionale rispetto all’incremento della superficie coltivata. Le re-se hanno manifestato incrementi di circa il 10%, attestandosi a 54 q.li per ettaro. Anche per il frumento duro dal punto di vista della commercializ-zazione l’annata non può considerarsi positiva. L’inizio dell’anno aveva vi-sto succedersi un andamento altalenante delle quotazioni con diminuzione dei prezzi in febbraio a cui era seguita una parziale ripresa in marzo ed
apri-le, sostenuta da una minore pressione dell'offerta. In questo stesso periodo la produzione nazionale ha subìto la concorrenza da parte del prodotto di provenienza estera, spesso caratterizzato da una più bassa qualità. L’ a p e r-tura della nuova campagna di commercializzazione è stata condizionata sia dagli abbondanti raccolti ottenuti in ambito nazionale e comunitario sia dal-lo scarso interesse delle industrie molitorie. Nel mese di luglio le quotazio-ni si sono attestate ad un livello di poco superiore alle 29.000 lire/q.le con una marcata flessione rispetto al 1997 (-10%). La bassa remuneratività del-la coltura, che ha presentato negli ultimi anni una progressiva diminuzione della produzione lorda vendibile per unità di superficie, contribuisce a spie-gare lo scarso interesse, da parte degli agricoltori veneti, nei confronti del grano duro che ha ricevuto finora, nelle regioni settentrionali, un contributo PAC nettamente inferiore a quello previsto per le regioni del sud. Per le se-mine 1998/99 l’UE ha esteso l’aiuto supplementare anche ad alcune zone di coltivazione del Nord tra le quali le provincie di Padova, Rovigo, Ve n e z i a , Verona e Vicenza. Per queste aree il premio ammonterà a circa 270.000 lire per ettaro che sommate all’aiuto ordinario assicureranno una compensazio-ne complessiva di quasi 900.000 lire per ettaro.
Continua ormai inesorabile la riduzione della superficie regionale di coltivazione dell’orzo: nell’ultima annata, questa si è ridotta di circa il 6% attestandosi su quasi 17.000 ettari. Le provincie nelle quali tale coltura ri-sulta maggiormente diffusa sono Treviso e Verona che assorbono com-plessivamente il 75% della superficie totale. In diminuzione sono risulta-te pure le rese che sono scese ad un valore medio di 55 q.li per ettaro (-3% rispetto al 1997). Anche per questo cereale la fase di commercializzazio-ne non è stata sufficientemente remucommercializzazio-nerativa per gli agricoltori. Già commercializzazio-nella prima metà dell’anno le quotazioni avevano mostrato flessioni del 5-10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e nemmeno con l’apertu-ra della nuova campagna la situazione è migliol’apertu-rata (-15%). I prezzi hanno infatti raggiunto livelli di 22-24.000 lire/q.le e nei mesi successivi, pur con un leggero aumento, la situazione è rimasta pesante.
Non del tutto positiva è risultata l’annata agraria per il mais in termini di produzione. Nel 1998 la superficie coltivata è scesa a 257.000 ettari con un calo del 7% rispetto all’anno precedente: erano ormai quattro anni che la superficie investita da questo cereale non subiva una contrazione. È
pro-babile che sulle scelte di investimento abbiano pesato in misura determi-nante i risultati commerciali degli ultimi anni, che hanno indotto molti agricoltori a preferire la soia. Anche la produzione di granella ha subito un calo (-17% rispetto al 1997) attestandosi a 25 milioni di q.li. Su tale situa-zione hanno influito in misura rilevante sia l’andamento climatico che le avversità fitopatologiche. In particolare la siccità estiva ha causato dimi-nuzioni della dimensione e del peso specifico della granella e nei casi più gravi il collassamento delle piante. Le rese hanno pertanto subito drastiche diminuzioni, tanto più marcate quanto minori sono stati gli interventi irri-gui. Dopo che per due anni consecutivi la produzione unitaria media re-gionale aveva superato i 100 q.li per ettaro nel 1998 tale parametro è sce-so a circa 98 q.li per ettaro con punte massime nella provincia di Trevisce-so dove ha raggiunto i 130 q.li. Tra gli aspetti positivi vanno ricordati la bas-sa umidità del prodotto raccolto, che ha permesso di ridurre i costi di es-siccazione, e l’alta percentuale di piante in piedi, che consente una mag-gior velocità nelle operazioni di trebbiatura.
Per quanto riguarda gli attacchi parassitari una certa importanza assu-me la prima segnalazione nell’Unione Europea della presenza, nell’entro-terra veneziano, di un coleottero crisomelide originario del continente americano, il Western corn rootworm. Tale specie è considerata uno dei più importanti fitofagi del mais nei territori d’origine in quanto le larve terri-cole e gli adulti danneggiano rispettivamente l’apparato radicale e la parte aerea delle piante. In primavera sono stati inoltre segnalati consistenti at-tacchi di diverse specie di altica e nottue, favoriti dal particolare anda-mento stagionale.
Nei primi mesi dell’anno si sono registrate quotazioni inferiori allo stes-so periodo del 1997 (-5/10%) legate ad una fase di pesantezza del merca-to generata da un’offerta eccedentaria, tanmerca-to che solo nei mesi di maggio e giugno è stato possibile riscontrare una domanda più attiva esercitata dall’industria mangimistica. La nuova campagna di commercializzazione si è aperta invece in condizioni di mercato differenti: le minori produzioni ottenute sia a livello nazionale che europeo hanno contribuito ad aumenta-re il livello delle quotazioni nonostante la domanda sia rimasta comunque d e b o l e. Nel mese di ottobre i prezzi registrati per partite di granella con ca-ratteristiche standard hanno superato le 25.000 lire/q.le con punte
massi-me di 28.000 lire/q.le, segnando un aumassi-mento del 10-15% rispetto allo scor-so anno. Siamo comunque ancora lontani dai livelli raggiunti negli anni precedenti che tuttavia erano il risultato di situazioni congiunturali e di mercato straordinarie, difficilmente ripetibili nel futuro. Questa situazione ha determinato per il secondo anno consecutivo un’altra consistente ridu-zione della produridu-zione lorda vendibile del comparto, scesa a circa 530 mi-liardi di lire (-20% circa rispetto al 1997). Per la prossima campagna di se-mina si prevede tuttavia un aumento della superficie investita a mais a sca-pito, soprattutto, della soia.
Prosegue la situazione di crisi che affligge ormai da alcuni anni il set-tore risicolo, con conseguenti penalizzazioni per il reddito degli agricolto-ri. Il raccolto del 1998 non è stato eccezionale come quello dell’anno pre-cedente, influenzato da un caldo periodo estivo e dal rallentamento delle operazioni di mietitura. Anche la resa alla lavorazione e la qualità sono ri-sultate inferiori rispetto alla precedente campagna. Segnali negativi sul mercato erano giunti in primavera quando le prime stime sulla superficie seminata a riso lasciavano supporre uno splafonamento rispetto alla quota assegnata dall’UE all’Italia, con la possibile conseguenza di una riduzione degli aiuti comunitari. Nonostante queste previsioni si fossero in seguito rilevate sovrastimate il mercato ha continuato a risultare stagnante, pres-sato dal prodotto di provenienza estera e con quotazioni dei risoni che, ad eccezione delle varietà per il mercato interno, si sono collocate sotto il prezzo di intervento. Per le produzioni destinate al mercato interno come il Vialone Nano e l’Arborio i prezzi all’ingrosso sono risultati compresi tra 70.000 e 80.000 lire/q.le.
COLTURE INDUSTRIALI
Il risultato della campagna della barbabietola da zucchero appena con-clusa non ha raggiunto gli ottimi livelli del 1997. La superficie investita è stata di 42.500 ettari, con una diminuzione di circa il 5% rispetto all’anno precedente, dovuta in particolare ai minori investimenti effettuati nelle pro-vincie di Treviso e Ve n e z i a. Nei comprensori bieticoli colpiti dalle basse
temperature di marzo gli agricoltori sono stati costretti a ripetere le opera-zioni di semina ed il danno economico è stato evitato solo nei casi in cui si era provveduto a stipulare specifiche assicurazioni contro il gelo, che han-no consentito il rimborso delle spese di acquisto del seme. Successiva-mente, fino alla fine di giugno, il clima è stato molto favorevole alla col-tura, tanto da far sperare il conseguimento dei medesimi risultati produtti-vi dell’annata precedente. Ma per effetto sia della siccità e delle alte tem-perature estive (che hanno provocato una riduzione dell’apparato fogliare) che delle piogge cadute in prossimità della raccolta il titolo zuccherino si è abbassato e la campagna di consegna è risultata notevolmente allungata, essendosi chiusa tra il 20 ottobre e il 6 novembre.
Per quanto riguarda gli attacchi parassitari, molto consistenti sono sta-ti quelli di cercospora. Questo fungo ha trovato condizioni otsta-timali di svi-luppo nella seconda metà di luglio, a causa dell’elevata umidità atmosfe-rica e dello stato di stress in cui si trovavano le piante di bietola in conse-guenza della siccità e delle alte temperature. Tutto ciò ha determinato una diminuzione dei principali parametri quanti-qualitativi: a seconda della zo-na la resa in radici è risultata compresa tra 535 e 620 q.li per ettaro mentre quella in saccarosio si è attestata su valori compresi tra 77 e 86 q.li per et-taro. Il titolo polarimetrico è oscillato fra 13,2 e 14,8° e quindi ad un livello più basso di quello ottenuto l’anno scorso (14,9-15,7°). Complessivamen-te i risultati migliori si sono avuti in provincia di Venezia dove la bietola ha permesso di ottenere 584 q.li di radici ad un titolo medio di 14,8° e 86,2 q.li di saccarosio per ettaro.
I prezzi delle bietole per la campagna 1998-99 sono stati fissati solo al-la fine di novembre al livello di 9.400 lire/q.le per una poal-larizzazione di 16° per le regioni settentrionali, con una diminuzione di poco superiore al 10% rispetto alla precedente campagna. La variazione del prezzo deriva sia dalla riduzione del massimale autorizzato per gli aiuti dall’UE che dall’eli-minazione della regionalizzazione. Una parziale compensazione deriva dall’impegno delle società saccarifere di corrispondere ai produttori entro dicembre l’intero prezzo di pertinenza industriale. I bieticoltori veneti han-no ottenuto dalle società saccarifere dalle 6.800 alle 8.700 lire/q.le in fun-zione del titolo polarimetrico della produfun-zione. La redditività di questa col-tura si è comunque mantenuta in diversi comprensori su buoni livelli,
so-prattutto per la minor convenienza alla coltivazione di altre specie come la soia, caratterizzata da rese più basse rispetto agli anni precedenti e da una diminuzione del contributo per unità di superficie, ed il mais, i cui prezzi non raggiungono più i livelli del passato. Non deve comunque essere tra-scurata la forte diminuzione subita dalla produzione lorda vendibile del settore bieticolo rispetto al 1997 (-20%) scesa sotto i 200 miliardi. Per la prossima annata agraria è previsto un sostanziale mantenimento delle su-perfici investite, nonostante siano in aumento le richieste di sottoscrizione di contratti di coltivazione.
Contrariamente a quanto accaduto nella scorsa annata l’andamento sta-gionale non ha penalizzato i risultati produttivi del tabacco e gli stessi at-tacchi virali sono risultati di modesta entità. La resa è così aumentata an-che del 50-60% rispetto al 1997 collocandosi su livelli superiori del 20% se confrontata con annate normali. Il prodotto raccolto è generalmente di buona qualità ed ha spuntato prezzi uguali o leggermente inferiori a quel-li del 1997. Per la prossima annata agraria si prevedono nuovi investimen-ti anche se la coltura è legata al regime di quote. Nel corso del 1998 la Commissione UE ha approvato la nuova regolamentazione comunitaria del settore per il triennio 1999-2001. La riforma ha ottenuto l’approvazio-ne finale da parte del Consiglio dei ministri ed il nuovo documento si arti-cola su sei punti principali: incentivazione per una produzione di qualità, maggiore impegno per la tutela della salute pubblica in rapporto alla lotta al tabagismo, possibilità di riconvertire le produzioni, maggiore flessibi-lità nella gestione delle quote produttive, aumento dell’efficacia del siste-ma dei controlli e forte semplificazione della gestione amministrativa.
Sull’onda dei buoni risultati ottenuti nel corso del 1997 gli agricoltori veneti hanno continuato ad orientare le loro scelte colturali verso la soia. Tuttavia sia l’andamento climatico che quello mercantile hanno contribui-to a far ricordare l’annata agraria 1998 come una delle meno felici. La su-perficie investita ha raggiunto i 118.000 ettari con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente: è questo il valore più elevato da quando è en-trata in vigore la riforma della PAC del 1992, tanto che tra le colture an-nuali la soia è seconda solo al mais in termini di superficie investita e, in molte aree, viene considerata l’unica alternativa al cereale estivo. La pro-vincia dove tale coltura ha trovato maggiore spazio nelle rotazioni è
quel-la di Venezia, con oltre 36.000 ettari, seguita da Treviso. Il periodo di sic-cità verificatosi in luglio ed agosto ha influito pesantemente sulle rese fi-nali che si sono attestate mediamente a 38 q.li per ettaro, lontane quindi dai livelli del 1997. Danni gravi si sono avuti nel periodo di allegagione quan-do la mancanza di precipitazioni, non sufficientemente coperta dagli in-terventi irrigui, ha causato l’aborto dei baccelli e la formazione di semi di ridotte dimensioni. Nei casi più gravi le diminuzioni delle rese sono state anche del 15-20%. La grandine ha influenzato solo marginalmente i risul-tati produttivi, arrecando danni in alcune zone comprese tra la bassa pado-vana ed il rodigino.
Anche quest’anno non è stato raggiunto l’accordo interprofessionale tra le parti agricola ed industriale che hanno riconosciuto come mercato di ri-ferimento quello di Chicago. Tuttavia gli operatori interessati si sono im-pegnati ad iniziare una serie di trattative per fissare le condizioni generali e normative per la vendita del seme nella prossima campagna 1999-2000. Le quotazioni di mercato all’apertura della nuova campagna hanno mo-strato flessioni del 10-15% con prezzi oscillanti tra 35.000 e 37.000 li-re/q.le. Ad influenzare tale andamento hanno contribuito in parte le ab-bondanti produzioni ottenute nei paesi sudamericani. Solo i produttori che avevano stipulato un pre-contratto hanno ottenuto un prezzo tendenzial-mente compreso tra 42.000 e 44.000 lire/q.le, mantenendo la redditività della coltura sui livelli della precedente campagna. Nel complesso, co-munque, la produzione lorda vendibile è diminuita a 182 miliardi, quasi 5 punti percentuali in meno rispetto a quella del 1997.
La progressiva riduzione della superficie coltivata a g i r a s o l e iniziata nel 1995 è continuata anche nel corso dell’ultima annata, dal momento che so-no stati investiti quasi 2.700 ettari (-19% rispetto al 1997), concentrati per il 37% in provincia di Verona. La riduzione delle superfici a set aside e la maggiore redditività di altre colture sono le cause principali di questo de-clino e non è improbabile prevedere che nei prossimi anni il girasole ritor-ni ad essere una coltura marginale così com’era prima della riforma della PAC. Le rese sono rimaste praticamente invariate rispetto al 1997 attestan-dosi a circa 30 q.li per ettaro. Importanti novità derivano dal raggiungi-mento dell’accordo interprofessionale che detta le regole per la fissazione del prezzo di vendita dei semi di girasole per la campagna 1998-99. Il
prez-zo viene ottenuto dalla media di due valori: il 42% della quotazione dell’olio greggio alla Borsa merci di Milano, ridotto di 7.750 lire/q.le; il 42% della quotazione dello stesso prodotto sul mercato di Rotterdam per contratti effettivamente eseguiti, ridotto del 2,5%. Il valore medio sarà a sua volta decurtato di 2.650 lire/q.le relative alle spese di trasporto nonché alle trattenute per fondo interprofessionale e contributo contrattuale. Sulla base di tale meccanismo è iniziata da metà settembre la determinazione del prezzo medio di campagna che è risultato compreso tra 38.000 e 40.000 li-re/q.le con un incremento di circa il 10% rispetto allo stesso periodo del 1997. Anche per il colza è stato raggiunto l’accordo interprofessionale che ha fissato un prezzo minimo garantito pari al 38% di quello dell’olio greg-gio rilevato sul mercato di Rotterdam. Questo valore viene diminuito di 2.500 lire/q.le per i costi di trasporto e contrattuali. Modifiche sono state apportate anche agli accordi relativi a girasole e colza ad uso non alimen-tare. I prezzi di base sono stati aumentati del 9% rispetto al 1997 e portati rispettivamente a 28.885 per i semi di girasole ed a 31.610 lire/q.le per quelli di colza. Il prezzo definitivo rimane legato alle oscillazioni del prez-zo di riferimento del gasolio (1.020 lire/l); è comunque stabilito che non scenda sotto un valore minimo di 27.585 lire/q.le per il girasole e di 30.188 lire/q.le per il colza.
Anche nel 1998 per i produttori di semi oleosi arriveranno forti pena-lizzazioni in conseguenza del superamento della superficie nazionale di ri-ferimento. Già ad inizio anno erano giunti segnali che lasciavano prevede-re uno splafonamento per la corprevede-rente campagna, conseguente alla continua riduzione delle superfici a cereali a favore delle oleaginose. Nel 1997 il su-peramento del 48% della superficie massima garantita aveva determinato una riduzione delle compensazioni ad ettaro di circa il 10%, al netto dei conguagli comunitari. Gli accordi comunitari prevedono, in caso di supe-ramento della superficie massima garantita per due anni consecutivi, il ri-porto della penalità della precedente campagna. Se le attuali previsioni fos-sero confermate la penalità sulla compensazione pagata dai produttori ita-liani potrebbe essere quindi superiore al 40%. Secondo le più ottimistiche previsioni il premio passerebbe da un importo medio di circa 1,7 milioni lire ad un valore non superiore ad 1 milione di lire ad ettaro, provocando una drastica riduzione della redditività di queste colture. Questa
situazio-ne è gesituazio-nerata sia dalla mancanza di una politica nazionale per la program-mazione colturale sia dal fatto che per alcune oleaginose (colza in partico-lare) la superficie coltivata esiste solo sulla carta. Sembra aumentare infatti quella schiera di agricoltori che presenta domande per le compensazioni comunitarie senza effettuare nessun intervento sulla coltura. Per il colza non è raro che venga acquistata la semente solo per poter disporre del car-tellino da allegare alle domande PAC. Risulta evidente che una tale situa-zione finisce per danneggiare chi effettivamente produce semi oleosi, so-stenendo i relativi costi di produzione. Appare pertanto necessaria una se-ria azione di controllo che subordini, ad esempio, il pagamento degli aiuti alla presentazione di un documento dimostrante la cessione del prodotto al fine evitare il ripetersi del fenomeno anche nella prossima annata con ri-percussioni ancora più pesanti sul reddito degli agricoltori.
PATATA E COLTURE ORTICOLE
Per la patata destinata al consumo fresco la produzione ottenuta nel 1998 non sempre ha trovato un idoneo riconoscimento commerciale e l’an-nata non può certo essere considerata soddisfacente. La superficie è mentata del 4% rispetto al 1997 raggiungendo i 4.100 ettari. In lieve au-mento (+2%) sono segnalate anche le rese che hanno superato in media i 340 q.li per ettaro con punte massime di quasi 400 q.li per ettaro nelle zo-ne vocate del verozo-nese. La qualità del prodotto era inizialmente buona e solo in seguito è stata ridotta dalle alte temperature dei mesi estivi, che pe-raltro avrebbero contribuito a bloccare lo sviluppo della Peronospora, ri-ducendone in modo sensibile i danni. Tuttavia il protrarsi delle operazioni di raccolta ha provocato due gravi conseguenze. Da un lato il surriscalda-mento dei tuberi e le eccessive concimazioni hanno favorito il diffondersi di fenomeni di marcescenza in magazzino, con notevoli perdite di prodot-to, dall’altro lato è stata segnalata la ricomparsa della tignola.
Per le principali varietà coltivate in regione il prezzo del prodotto in bins durante il periodo di raccolta è risultato quasi sempre inferiore alle 200 li-re/kg e spesso non in grado di coprire i costi di produzione. Questo
anda-mento mercantile deriva da un insieme di fattori: le previsioni di un’ab-bondante raccolto a livello nazionale, la sovrapposizione del prodotto pro-veniente dalle regioni meridionali e da quelle settentrionali, la qualità non sempre alta della merce. Sono stati favoriti soprattutto quegli agricoltori che non hanno venduto subito ma hanno conservato il prodotto nell’attesa di un incremento di prezzo. Questo aumento si è puntualmente verificato sia per la maggiore richiesta da parte dell’industria di trasformazione che per la diminuzione di produzione nei paesi del centro-nord Europa. Ad ot-tobre il prodotto in bins veniva quotato sulle 350 lire/kg mentre già alla fi-ne di novembre il prezzo era salito a circa 550 lire/kg. Per il prodotto de-stinato all’industria di trasformazione è stato raggiunto anche quest’anno un accordo tra produttori e trasformatori. Rispetto all’intesa relativa alla precedente campagna sono state definite quattro fasce di qualità della mer-ce, ciascuna delle quali è caratterizzata da uno specifico prezzo (da 60 li-re/kg per la fascia più bassa sino a 225 lili-re/kg per quella più alta). Il prez-zo fissato nel contratto può essere quello stabilito per ogni fascia oppure, a partire da questo, essere legato all’andamento di mercato. In quest’ulti-mo caso in presenza di aumenti o riduzioni delle quotazioni di mercato il prezzo stabilito nel contratto subirà incrementi o diminuzioni, con un am-mortizzatore del 50%. Vengono comunque stabilite delle soglie minime al di sotto delle quali il prezzo non può scendere, in modo da garantire quan-tomeno la copertura dei costi di produzione.
L’annata produttiva e commerciale della fragola è stata condizionata da problemi diversi, spesso di natura meteorologica e commerciale che han-no delineato un quadro sicuramente han-non in linea con le aspettative dei pro-duttori. Le temperature particolarmente miti dell’inverno e dell’inizio del-la primavera hanno infatti accelerato del-la maturazione delle fragole in modo alquanto generalizzato, creando accavallamenti nel calendario di commer-cializzazione tra le produzioni regionali e quelle provenienti da altre zone della penisola. Tutto ciò ha provocato anche un’anticipata contrazione del-la domanda. Un mercato più vivace con quotazioni in rialzo, sostenuto so-prattutto dalla domanda estera, ha caratterizzato invece le prime due deca-di deca-di maggio. In questo periodo le quotazioni registrate sui mercati sono oscillate tra 3.000 e 4.000 lire/kg.
negati-va con quotazioni in rapida discesa e nettamente inferiori a quelle dello stesso periodo del 1997. A determinare questo andamento hanno contri-buito le alte, ed anomale, temperature che hanno causato il precoce inizio della ripresa vegetativa, con rinverdimenti e apertura dei cespi (sfioritura) delle coltivazioni tardive non ancora raccolte. La domanda è scesa deter-minando un rallentamento delle operazioni di raccolta e di lavorazione e un abbassamento del livello qualitativo del prodotto. L’inverno mite non ha influito negativamente solo sulla produzione ma ha orientato il consu-matore all’acquisto di prodotti tipicamente primaverili (asparagi, zucchi-ne, lattughino) già a partire da metà febbraio. Particolarmente penalizzato il Rosso di Chioggia che alla fine di febbraio è sceso a prezzi di mercato inferiori alle 1.000 lire/kg. In un quadro di pesantezza del mercato i mi-gliori risultati sono stati ottenuti dai radicchi con marchio IGP che hanno sempre realizzato prezzi superiori rispetto al prodotto non tutelato. Una de-bole ripresa delle quotazioni dei radicchi si è avuta dalla seconda metà del mese di marzo, in cui si è registrato un significativo ritorno di freddo ma in aprile il mercato è apparso ancora stagnante. La nuova campagna pro-duttiva, che ha preso avvio a settembre con le varietà precoci, è stata sin dalle prime battute abbastanza incerta, vista la preferenza del consumato-re per le lattughe. Successivamente solo il rosso di Chioggia ha permesso di ottenere ragguardevoli produzioni lorde vendibili (nell’ordine di 15-20 milioni per ha), in virtù non tanto del prezzo, in diminuzione rispetto a quello del 1997, quanto delle produzioni unitarie, comprese fra 250 e 300 q.li per ettaro. Le altre varietà non hanno invece attraversato un inizio in-verno positivo, soprattutto per la bassa quotazione di mercato. Ciò evi-denzia la necessità per queste produzioni di continuare ad investire sulla promozione della IGP ed adeguare il prodotto alle norme del disciplinare di produzione. Per quanto riguarda le avversità nelle zone di Chioggia e Rosolina sono stati segnalati attacchi di nottue e piralide in concomitanza con la fase di chiusura del cespo. Un aumento degli attacchi di tripidi, du-rante i mesi estivi, e di miridi è segnalato invece per le lattughe. Dudu-rante l’autunno numerosi appezzamenti sono stati inoltre colpiti da batteriosi che hanno compromesso la commercializzazione del prodotto.
Nel corso dell’annata agraria appena conclusasi le produzioni di po
praticamente stabili. Nei mesi di luglio e agosto le quotazioni sul mercato sono state abbastanza positive ma la domanda interna non è stata soddi-sfatta completamente da un’offerta condizionata dall’andamento climati-co. Sui mercati si sono presentate pertanto partite di prodotto importato (da Olanda e Belgio) in una stagione che avrebbe invece dovuto essere carat-terizzata dal prodotto locale. Per il pomodoro da industria si segnala il rag-giungimento dell’accordo interprofessionale valevole per le regioni del Nord Italia. Sostanzialmente il documento prevede una serie di azioni fi-nalizzate al rafforzamento dei rapporti di filiera con l’incentivazione di pratiche colturali, di raccolta e conferimento del prodotto con l’obiettivo di ottenere una produzione di qualità, rispettosa dell’ambiente e con la pos-sibilità per le industrie di trasformazione di certificare i propri sistemi di qualità.
Gli agricoltori hanno ottenuto soddisfacenti risultati dalla campagna di commercializzazione dell’asparago. In aprile il prodotto "bianco" veneto ha ottenuto, nei mercati regionali, prezzi oscillanti tra 7.500 e 8.000 lire/kg, con punte superiori a 9.000 lire/kg. Successivamente il prezzo ha subito una flessione che non ha comunque interessato la produzione contraddi-stinta da elevati e costanti standard qualitativi. Sembra questa la principa-le strada da seguire per superare la concorrenza esercitata dal prodotto spa-gnolo e per garantire futuro ad un’attività che si estende ormai su 1.700 et-tari.
Positivo l’andamento sul mercato nella prima metà dall’anno per il ca
-volfiore che ha registrato una stagione favorevole, contraddistinta da
quo-tazioni diametralmente opposte a quelle del 1997. Secondo gli operatori questa situazione è spiegabile solo con il mutevole apprezzamento del con-sumatore per questo ortaggio. Le quotazioni all’ingrosso hanno raggiunto almeno 1.500 lire/kg che, se rapportate alla resa media per ettaro (circa 250 q.li), hanno permesso di realizzare produzioni lorde vendibili non trascu-rabili. Sull’onda del buon andamento mercantile che aveva caratterizzato la fine del 1997 la cipolla ha visto aumentare la propria superficie coltiva-ta, avendo raggiunto i 2.100 ettari (+25% rispetto alla precedente annata).
COLTURE FRUTTICOLE
Nel corso del 1998 il melo ha visto ridursi lievemente la superficie in produzione (-3% rispetto al 1997) che si estende su quasi 8.900 ettari, lo-calizzati per il 70% in provincia di Verona. La produzione si è mantenuta sostanzialmente costante con rese medie di poco inferiori ai 350 q.li per et-taro e punte massime di 393 q.li per etet-taro in provincia di Padova. Nono-stante il succedersi di numerose gelate, che avevano creato notevole ap-prensione nei produttori, i danni da freddo sono stati contenuti. Le grandi-nate di luglio hanno invece arrecato danni soprattutto in diverse zone del veronese. Le elevate temperature estive e la ridotta piovosità hanno conte-nuto lo sviluppo delle principali malattie crittogamiche come la ticchiola-tura. L’unico fungo che ha provocato infestazioni superiori alla norma è stato l’oidio, le cui infezioni hanno interessato anche varietà solitamente poco colpite come Golden Delicious e Gala. Tra i fitofagi, i problemi mag-giori sono stati arrecati da Carpocapsa pomonella e Cydia molesta. In par-ticolare la mancanza di specifici interventi contro questi insetti ha deter-minato danni alla raccolta nei frutteti insufficientemente difesi. È stata in-fine segnalata l’insolita virulenza dell’afide lanigero il cui contenimento ha richiesto, rispetto al passato, specifici interventi in campo. In alcuni ca-si la qualità del prodotto è stata ridotta dalla presenza di fica-siopatie quali la butteratura amara e la maculatura lenticellare.
Nel 1998 ha operato per l'ultimo anno la regolamentazione comunitaria (reg. CE n. 2467/97) che prevede l’erogazione di finanziamenti per gli agricoltori che si impegnano ad estirpare il proprio frutteto: i premi am-montano a 5.000 e 4.000 ECU ad ettaro (pari rispettivamente a circa 9,9 e 7,9 milioni di lire ad ettaro) a seconda che l’estirpazione sia totale o par-ziale. Tali premi risultano appetiti soprattutto dai conduttori più anziani, da produttori decisi ad abbandonare varietà colturali non più richieste dai mercati e dagli agricoltori operanti in zone colpite dal fuoco batterico o da altre patologie vegetali che impongono l’espianto dei frutteti. Per il melo la superficie ammessa a beneficiare del premio è stata pari a 113 ettari e le cv. più interessate sono state Golden Delicious e Imperatore.
Sul mercato, all’apertura delle nuova campagna di commercializzazio-ne le prime quotazioni sono risultate molto basse ed in media inferiori del
10-15% rispetto alla precedente campagna. Tale andamento risulta in par-te inaspettato in considerazione delle minori produzioni otpar-tenupar-te in altri paesi europei. Secondo gli operatori le cause potrebbero essere ricercate nella maggiore prudenza dei commercianti e nel timore che i mercati dell’Est europeo riducano la domanda di prodotto. Per quanto riguarda i prezzi, le Golden Delicious sono state pagate alla produzione 250-300 li-re/kg, le Red Chief 480-550 lire, le Granny Smith 400 lire mentre le Gala e le Stayman Red si sono confermate su valori dello scorso anno (600-650 lire/kg). Nel complesso la produzione lorda vendibile è leggermente au-mentata rispetto a quella del 1997, risultando pari a 168 miliardi di lire.
Per il pero vi è stato il ritorno sui normali standard produttivi dopo la pesante flessione della produzione che aveva caratterizzato il 1997, dovu-ta a problemi climatici e fitosanidovu-tari. La resa media è sdovu-tadovu-ta di 226 q.li per ettaro (+ 25-30% rispetto all’anno precedente) con punte massime di 267 q.li per ettaro nel padovano. La coltura si estende in Veneto su oltre 6.000 ettari dei quali 5.200 sono in produzione ed è concentrata in tre areali co-stituiti dalle provincie di Padova, Verona e Venezia. Anche per questa col-tura i frutticoltori veneti hanno potuto usufruire dei finanziamenti comu-nitari per l’estirpazione dei frutteti. Nel complesso è stata coinvolta una su-perficie complessiva pari 171 ettari che ha interessato soprattutto le cv. Conference e William.
La qualità del prodotto finale non sempre è risultata elevata per la pre-senza di pezzature non omogenee e di frutti colpiti dalla grandine, vi è inol-tre il timore che le alte temperature estive possano ridurre la conservabilità della frutta. Il particolare andamento climatico ha ridotto gli attacchi della maculatura bruna i cui danni sono risultati significativi solo sulla Abate Fe-tel. Sono state segnalate infestazioni in post-raccolta dovute alla psilla men-tre tutti gli altri fitofagi sono risultati sufficientemente contenuti. Sono pro-seguiti anche durante il 1998 i controlli per la rilevazione di eventuali foco-lai di fuoco batterico (Erwinia amylovora) nel territorio regionale, dopo la segnalazione dei primi casi avvenuta lo scorso anno. Il monitoraggio eff e t-tuato dal Servizio Fitosanitario Regionale su circa 2.500 ettari di pero e su tutti i vivai ha messo in evidenza uno spostamento della batteriosi verso nord-ovest con focolai che hanno interessato zone limitrofe al fiume Adige, in pro-vincia di Rovigo, e la Bassa Padovana e Ve r o n e s e. Grazie alla costante
ope-ra di sensibilizzazione ed assistenza alle aziende il danno subito dai frutti-coltori è stato contenuto ma si teme un’ulteriore diffusione della malattia.
Questo prodotto non ha trovato una favorevole situazione commercia-le: all’inizio della nuova campagna si sono presentate difficoltà di collo-camento della merce dovute ad una domanda poco attiva, tanto che il prez-zo medio alla produzione ha mostrato flessioni anche del 20% rispetto al-lo stesso periodo del 1997. Tale andamento non può certo essere imputato all’incremento produttivo visto che comunque la quantità complessiva-mente prodotta è in linea con gli anni precedenti il 1997. Per quanto ri-guarda i prezzi la varietà che ha mostrato le maggiori flessioni è stata la Kaiser pagata inizialmente al produttore 450-550 lire/kg. Tra le altre, la Abate Fetel è stata pagata 700-800 lire/kg, la Decana del Comizio 750-850 lire, la Conference 700-750 lire mentre la Passacrassana non ha superato le 400 lire/kg. Le quotazioni maggiori si ottengono per le pezzature eleva-te la cui presenza tuttavia è stata limitata dalla carenza idrica estiva.
Per le pesche e le nettarine nel 1998 il livello della produzione ha subì-to un decremensubì-to generalizzasubì-to di circa il 10% con rese medie rispettiva-mente di 137 e 125 q.li per ettaro. La superficie in produzione si è invece mantenuta praticamente costante e concentrata per quasi il 90% in provin-cia di Verona. A determinare l’abbassamento produttivo hanno concorso varie avversità climatiche. Inizialmente le gelate primaverili hanno causa-to gravi danni alle varietà che si trovavano in piena fioritura mentre in se-guito i forti temporali, le grandinate e la siccità del periodo estivo hanno determinato un’ulteriore diminuzione del raccolto. Sulla frutta grandinata ha potuto svilupparsi la monilia che ha portato a perdite di prodotto anche in fase di post-raccolta, in aumento sono risultati anche gli attacchi di Cy-dia, Anarsia e Cocciniglia di S. Josè. Controlli capillari sono stati effettuati dal Servizio Fitosanitario Regionale per frenare la diffusione della vaiola-tura delle drupacee (Sharka) la cui presenza interessa un’area sempre più vasta del veronese. In ottemperanza al decreto di lotta obbligatoria contro tale avversità dovranno essere estirpati circa 350 ettari di frutteto.
L’applicazione del regolamento per l’estirpazione dei frutteti ha coin-volto anche pesche e nettarine. La superficie complessivamente estirpata è risultata pari a 106 ettari ed ha interessato in misura maggiore le cv. Redha-ven ed Hadros per le pesche e la cv. Stark Red Gold per le nettarine.
Per questa frutta, tipicamente estiva, il mercato è risultato particolar-mente attivo e la domanda ha assorbito facilparticolar-mente le produzioni. A condi-zionare questo andamento hanno contribuito sia la minore disponibilità di prodotto che la qualità dello stesso, caratterizzata da un buon grado zuc-cherino e da una perfetta compattezza. Tra giugno ed agosto le quotazioni si sono mantenute sempre su livelli superiori a quelli raggiunti nello stes-so periodo del 1997, con incrementi compresi tra il 20 ed il 35%. Solo nel corso del mese di settembre i prezzi hanno mostrato flessioni rispetto all’anno precedente (-10/20%) dovute alla minore quantità trattata e alla presenza di merce frigoconservata. In generale le pesche a polpa gialla so-no state pagate alla produzione tra 1.200 e 1.500 lire/kg, quelle a polpa bianca tra 900 e 1.470 lire/kg mentre per le nettarine sono stati ottenuti prezzi più alti compresi tra 1.400 e 1.600 lire/kg. Il buon andamento del mercato non ha però compensato la riduzione delle rese e la produzione lorda vendibile ha subito un ulteriore calo, dopo quello dell’anno prece-dente, attestandosi a 75 miliardi di lire.
Positivo anche l’andamento commerciale delle susine: le quotazioni al-la produzione sono risultate sempre superiori a quelle del 1997 e compre-se tra 1.400 e 2.000 lire/kg. Solo in luglio si è verificata una minore do-manda che comunque è ritornata su livelli alti già a partire dal mese suc-cessivo quando la minore offerta e la presenza di prodotto di ottima qua-lità hanno favorito un aumento dei prezzi e degli scambi di mercato. Gli operatori segnalano inoltre che la domanda è stata rivolta soprattutto alla merce di pezzatura più elevata mentre per il prodotto di piccolo e medio calibro gli scambi sono risultati più ridotti. La qualità delle ciliegie è stata compromessa in alcune zone dall’attività temporalesca verificatasi in con-comitanza della fase di maturazione con conseguenti spaccature dei frutti. Le gelate tardive hanno invece danneggiato fiori e germogli dell’actinidia con una riduzione della produzione che secondo le prime stime, dovrebbe arrivare al 20%. La qualità risulta in genere soddisfacente e la pezzatura superiore alla media degli ultimi anni. Anche nel 1997 la produzione era stata condizionata dalle gelate primaverili e la ridotta offerta aveva deter-minato un aumento dei prezzi del prodotto nei primi mesi del 1998. Le pri-me quotazioni della nuova produzione sui pri-mercati all’ingrosso indicano valori compresi tra 1.800 e 2.000 lire/kg.
VITE
Dopo la notevole contrazione produttiva del 1997, la vite ha superato quest’anno gli 11.000 q.li di uva, livello mai riscontrato negli ultimi sei an-ni, con un incremento di poco superiore al 20% rispetto all'anno prece-dente. A favorire questo incremento hanno concorso le alte rese registrate in tutto il territorio regionale, pari in media a 153 q.li per ettaro con punte di quasi 190 q.li per ettaro nel veronese. Risultati paragonabili a quelli ot-tenuti quest’anno, in termini di resa, furono raggiunti solo nel lontano 1987. La progressiva riduzione della superficie vitata veneta - passata da 83.000 ettari dei primi anni novanta agli attuali 73.000 ettari - non sembra sia stata sufficiente a contenere la produzione complessiva.
Nel corso del 1998, oltre ai normali ricambi dovuti alla sostituzione di vecchi vitigni, si è registrato, soprattutto nelle zone collinari, un deciso au-mento degli impianti da parte degli imprenditori che hanno considerato l’investimento decisamente produttivo. Si tratta nella quasi totalità dei ca-si di produttori che trasformano il prodotto in azienda. Per quanto riguar-da le produzioni di qualità vi è stata l’autorizzazione riguar-da parte della Giunta regionale del programma per l’impianto di 280 nuovi ettari di vigneto per la produzione di vini Vqprd (vini di qualità prodotti in regione determina-ta). L’intervento recepisce una misura comunitaria che prevede la deroga al blocco degli impianti imposto da uno specifico regolamento, in attesa della definizione della nuova organizzazione comune di mercato. Nella suddivisione di tale superficie la Regione ha privilegiato le aree caratte-rizzate da particolare pregio ambientale e produttivo oltre a quelle dove la produzione è ottenuta da varietà o biotipi locali. Inoltre segnaliamo che do-po il riconoscimento della prima Docg della nostra regione al Recioto di Soave è stato avviato l’iter per la certificazione anche dell’Amarone della Valpolicella, vino ormai di risonanza mondiale, che da tempo ha intrapre-so la strada della qualità.
Secondo le prime stime il quantitativo di vino prodotto nel 1998 do-vrebbe superare gli 8 milioni di ettolitri con una crescita del 20% rispet-to alla precedente vendemmia. Complessivamente la produzione 1998 ha arrestato la flessione produttiva nella nostra regione iniziata nel 1991: dagli 8,5 milioni di ettolitri prodotti in quell’anno si era passati infatti ai
7 milioni del 1997. La qualità del vino, pur essendo inferiore rispetto a quella della precedente campagna, è su buoni livelli e si caratterizza per un buon contenuto zuccherino a cui però si contrappone una limitata for-za acida.
Le temperature anomale dell’inverno hanno facilitato una regolare ri-presa vegetativa ed un ottimo germogliamento. Rispetto ad altre colture er-bacee ed arboree i danni provocati dai ritorni di freddo sono risultati piut-tosto contenuti. Le successive condizioni climatiche hanno favorito un ot-timo decorso sia della fioritura che dell’allegagione, con un anticipo del ci-clo vegetativo di circa una settimana e facevano sperare in una vendemmia da record. A partire dalla fine di luglio le elevate temperature estive, asso-ciate alla ridotta entità delle precipitazioni, hanno tuttavia condizionato il successivo sviluppo, annullando l’anticipo accumulato sino a quel mo-mento. Danni considerevoli sono stati invece arrecati dalla grandine sia nell’area del Veneto occidentale, ed in particolar modo in provincia di Ve-rona, che in quella centro-orientale, nella zona del Piave. Dal punto di vi-sta fitosanitario lo sviluppo di patogeni quali peronospora e botrite è vi-stato contenuto mentre consistente è risultato quello dell’oidio favorito dal cli-ma caldo secco. I prodotti antioidici sono stati efficaci solo quando distri-buiti per prevenire la comparsa del fungo; difficile è stata, invece, la lotta contro quello già presente in vigneto. La situazione di stress idrico a cui sono state sottoposte le viti in alcune zone ha determinato un aumento dell’incidenza delle malattie da deperimento come il mal dell’esca e l’eu-tipiosi. Una maggiore diffusione è stata segnalata anche per i "giallumi del-la vite" collegati aldel-la fdel-lavescenza dorata ed al legno nero.
Sino all’apertura della nuova campagna di commercializzazione le quo-tazioni si sono mantenute su livelli superiori a quelli del 1997 (+5/10%). A partire da ottobre questo andamento è stato in parte influenzato dalle pre-visioni sulle nuove abbondanti produzioni. A differenza degli altri anni è mancato durante la vendemmia quel dinamismo che caratterizzava invece il mercato in questo particolare periodo. I prezzi hanno pertanto subito un consolidamento rispetto ai mesi estivi, con un lieve aumento dei vini ros-si in generale, spinti da una forte domanda estera. I consumi sui mercati in-ternazionali si vanno, infatti, spostando sempre più verso questi vini, con particolare interesse per i DOC, mentre tende a diminuire l’interesse
ver-so i vini bianchi. La produzione lorda vendibile ha potuto così superare il livello dei 1.000 miliardi di lire (+24% rispetto al 1997), risultato mai rag-giunto in precedenza.
LATTE
La situazione del settore lattiero-caseario si è presentata complessa an-che nel corso del 1998, sia per l’ormai irrisolta questione delle quote latte che per i problemi legati al mercato di questi prodotti.
L’accordo interprofessionale per la definizione del prezzo del latte non ha pienamente soddisfatto gli allevatori. Dopo lunghe trattative, le parti, Unalat per i produttori e Assolatte per gli industriali, hanno raggiunto un’intesa per le regioni settentrionali che tuttavia non è stata sottoscritta dalle organizzazioni professionali. Il prezzo stabilito risulta variabile, a se-conda del periodo, da 630 a 660 lire per litro di latte intero reso refrigera-to alla stalla a +4 °C, al quale deve essere aggiunta l’aliquota IVA del 10%. Per il Veneto l’accordo prevede che siano stabilite delle commissioni patetiche che valutino l’opportunità di mantenere le differenze di prezzo ri-spetto alle altre regioni settentrionali. Si sono inoltre introdotti un monito-raggio mensile del mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari e l’ef-fettuazione di simulazioni sull’applicazione di modelli tecnico-economici di adeguamento del prezzo. Tali simulazioni rimandano tuttavia l’introdu-zione dell’indicizzal’introdu-zione del prezzo ai prossimi accordi interprofessiona-li. Il malumore suscitato in parte dei produttori deriva dall’ulteriore ridu-zione del prezzo, diminuito negli ultimi due anni di oltre 100 lire/l e che non sembra rispecchiare le attuali condizioni di mercato.
Sempre più intricato risulta il problema delle quote latte. Sono stati in-fatti resi noti dall’Aima i dati parziali relativi alla campagna 1997/98 che mostrano un superamento della quota complessiva assegnata all’Italia. Per il Veneto la quantità di latte prodotta, escluse le vendite dirette, ammonte-rebbe a 9,8 milioni di quintali. Si prospettano pertanto tempi difficili per molte aziende zootecniche che potrebbero trovarsi in difficoltà in quanto da un lato saranno chiamate a pagare il prelievo supplementare
corrispon-dente ad una o più delle tre precedenti campagne di commercializzazione e, dall’altro, dovranno probabilmente risolvere il problema di adeguare per le annate successive il volume della quota complessiva aziendale alla po-tenzialità produttiva acquisita. Sul fronte dei contenziosi tra allevatori ed Aima sono stati presentati agli uffici regionali oltre 6.500 ricorsi in buona parte accolti dalle autorità regionali. In particolare gli allevatori si oppon-gono alle notificazioni ricevute dall’Aima che ritenoppon-gono errate. La com-plessità della situazione nella quale si trova il settore lascia supporre che difficilmente verrà trovata una soluzione in tempi brevi. Questo potrebbe ulteriormente aggravare la situazione visto che, se non interverranno nuo-ve modifiche, le misure proposte da Agenda 2000 prenuo-vedono la prosecu-zione del regime delle quote latte sino al 2006.
Per quanto riguarda la commercializzazione una pesante situazione di mercato ha contraddistinto il settore lattiero-caseario sin dall’inizio dell’anno. Uno dei prodotti maggiormente penalizzati è stato il Grana Pa-dano, gravato da problemi di eccesso di offerta che hanno determinato fles-sioni delle quotazioni superiori anche al 10% rispetto all’anno precedente. Tra gli altri formaggi una maggiore stabilità si è riscontrata nel comparto del pressato a latte intero, mentre l’Asiago fresco è stato caratterizzato da un appesantimento del mercato dovuto ad una eccessiva offerta. Nei primi otto mesi dell’anno la produzione di questo formaggio è infatti aumentata rispetto al 1997 dell’1-3% a seconda della tipologia. Un andamento flessi-vo ha interessato anche il burro che solo nei primi mesi dell’anno ha man-tenuto quotazioni superiori a quelle dello stesso periodo del 1997. Già da marzo le diminuzioni superavano infatti il 6% e tra settembre ed ottobre ri-sultavano comprese tra -5 e -10%.
CARNI
La filiera del settore carni bovine del Veneto ha proseguito nel corso del 1998 la politica di valorizzazione della qualità della propria produzio-ne. Ad inizio anno si sono definite le linee che hanno portato all’unione delle tre principali associazioni (Carni Trivenete, Vercab, Acarve) dalle
quali è nata un’unica struttura denominata ‘UNICARVE - Associazione carni bovine del triveneto’, che diverrà operativa a partire dal 1999. In que-sta associazione confluiranno tutti gli operatori della filiera quali produt-tori, macellaprodut-tori, cooperative oltre all’apporto del sistema veterinario e scientifico. Per favorire la realizzazione di questo progetto la Giunta Re-gionale ha stanziato complessivamente 4 miliardi di lire. L’iniziativa è rientrata nel pacchetto di interventi deciso dalla Regione dopo la crisi del-la BSE, per ridel-lanciare un comparto che produce quasi il 40% deldel-la carne bovina nazionale. Il finanziamento sarà teso a favorire iniziative unitarie strettamente connesse alla realizzazione di un sistema di qualità che ga-rantisca il consumatore e alla creazione di un’immagine rinnovata del set-tore, imperniata sulla sicurezza igienico-sanitaria della carne, sulle moda-lità di controllo della produzione e sulla promozione e l’affermazione di marchi collettivi. Il progetto assume un’importante rilevanza in quanto porterà alla costituzione di uno fra i maggiori poli produttivo-commercia-li del settore, non solo in Itaproduttivo-commercia-lia ma anche in ambito comunitario.
Dal punto di vista commerciale il settore sta recuperando quanto aveva perso con la crisi dovuta alla BSE. Rispetto al 1997 gli incrementi di prez-zo più elevati si sono avuti nel primo trimestre dell’anno. Gli aumenti del-le quotazioni sono infatti risultati superiori al 10% interessando soprattut-to vacche e vitelli da macello, mentre sono stati più contenuti per i vitello-ni. In questo primo periodo dell’anno (marzo-aprile) il mercato è apparso stabile in conseguenza del mantenimento di un notevole equilibrio di scambio tra domanda e offerta. Dopo i recuperi osservati alla fine del 1997, nel mercato degli animali vivi e delle carni le quotazioni si sono infatti mantenute positive. Con il sopraggiungere dell’estate i consumi di carni rosse si sono ridotti, per il cambiamento dell’orientamento alimentare dei consumatori, determinando una minore attività commerciale. In questo pe-riodo le quotazioni dei vitelli da macello hanno subito delle flessioni che a inizio autunno hanno portato i prezzi ad un livello inferiore (-2%) a quel-lo raggiunto nelquel-lo stesso periodo dell’anno precedente. Come conseguen-za di questo andamento commerciale la produzione lorda vendibile del comparto è aumentata di circa 7 punti percentuali rispetto alla scorsa cam-pagna, raggiungendo gli 860 miliardi di lire.
delle proposte di Agenda 2000 sul comparto dei bovini da carne. Gli ope-ratori temono che le misure definite dalla Commissione possano portare ad un aumento delle disparità, in termini concorrenziali, tra il comparto pro-duttivo italiano e quello dei paesi del centro-nord Europa oltre a provoca-re un appesantimento del carico burocratico-amministrativo.
Il settore suinicolo sta attraversando una grave crisi che lo ha investito a livello regionale, nazionale e, soprattutto, comunitario. A determinare la flessione dei listini su tutti i più importanti mercati hanno concorso diver-si fattori. Vi è stato innanzitutto un aumento dell’offerta comunitaria che ha caratterizzato i Paesi non interessati dall’epidemia di peste suina clas-sica del 1997. La stessa Olanda, che era risultata tra i paesi più colpiti, ha ripreso ad inviare sui mercati europei le proprie produzioni. A questo in-cremento dell’offerta non è corrisposto un aumento della domanda: i con-sumi di carni suine sono rimasti stabili e le previsioni sono per una loro di-minuzione, causata anche dal progressivo esaurimento dell’effetto BSE. Ad aggravare la situazione ha contribuito la crisi che ha investito alcuni dei principali importatori della produzione europea come la Russia ed i paesi asiatici e la maggiore competitività del prodotto statunitense. La flessione dei prezzi ha superato, in alcuni casi, le più pessimistiche previsioni: da giugno 1997 allo stesso mese di quest’anno i prezzi dei suini da alleva-mento sono scesi dal 15 ad oltre il 25%, quelli dei suini da macello dal 20 al 30% a seconda dei pesi, quelli delle carni da consumo fresco di oltre il 30% e solo i prezzi dei tagli destinati alla produzione di prosciutti tipici so-no risultati stabili. Anche nella seconda parte dell’anso-no la situazione di mercato è rimasta pesante per il perdurare della scarsa richiesta da parte dei settori industriale e del consumo fresco. Solo il minor costo del dena-ro e la riduzione dei prezzi dei cereali e della soia hanno reso meno grave il bilancio finale della aziende zootecniche. Per evitare il tracollo del set-tore l’UE ha predisposto una serie di misure quali l’aiuto allo stoccaggio per un periodo di 4-6 mesi e l’aumento dei premi di restituzione all’espor-tazione. Di fronte a uno scenario così negativo gli operatori hanno ipotiz-zato una ripresa del settore non prima della fine del 1999.
Per il comparto avicolo da carne il 1998 è stato caratterizzato da un an-damento alterno del mercato. L’annata è iniziata con pochi scambi ed una domanda in calo dopo le festività di fine anno, causando una riduzione dei