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L'autobiografia nel Novecento. L'esempio di Mishima

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Facoltà di Lingue e Letterature Straniere

Tesi di laurea specialistica:

L’autobiografia nel Novecento.

L’esempio di Mishima

Relatore:

Chiar.mo Prof. SERGIO ZATTI

Candidata:

RUBINA BECONCINI Anno accademico 2007/2008

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Scrivere la propria autobiografia è un po’ come essere innamorati per la prima volta PH. LEJEUNE

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Indice

Premessa………..………..VII

1. L’autobiografia:

caratteri e problemi di un genere letterario

1.1 Introduzione: caratteri dell’autobiografia………..1

1.2 Genesi storica dell’autobiografia………….………..…3

1.3 Pensiero autobiografico e autobiografia………4

1.4 Per una definizione di autobiografia: prima di Lejeune………6

1.5 Che cos’è l’autobiografia: Lejeune………8

1.6 Disaccordi di definizione……….10

1.7 Sdoppiamento e riscoperta di sé………...11

1.8 L’autobiografia come genere letterario………13

1.9 A chi si rivolge l’autobiografia………16

1.10 Verità e mistificazione nel genere autobiografico………..18

1.11 La scrittura dell’io: uno specchio ed un labirinto……….. 23

1.12 L’autobiografia come “sfiguramento”………....24

1.13 La struttura di un testo autobiografico………...25

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2. Panoramica storica e letteraria sull’autobiografia: dalle origini al Novecento

2.1 Nascita e sviluppo dell’autobiografia: dalle origini al Settecento…...34

2.2 Percorsi autobiografici tra Ottocento e Novecento………..43

2.3 L’autobiografia contemporanea: decostruzione del soggetto………...48

2.4 L’autobiografia contemporanea: il romanzo autobiografico…………50

2.5 L’autobiografia contemporanea come racconto della memoria……...55

2.6 L’autobiografia contemporanea: voci di donne………57

3. Un esempio di autobiografia novecentesca: analisi di Confessioni di una maschera di Yukio Mishima 3.1 L’autore: la vita, gli ideali e la formazione letteraria………...65

3.2 Mishima: il D’Annunzio giapponese………...70

3.3 Confessioni di una maschera: l’autobiografia……….72

3.4 Mishima autobiografo: protagonista e narratore...………...78

3.5 Il titolo………..80

3.6 La parabola della maschera………..82

3.7 Destinatario della scrittura e professione di verità………...88

3.8 Malattia: diversità come eccezionalità……….92

3.9 I ricordi d’infanzia………...94

3.10 La formazione o “deformazione” dell’identità: Omi e Sonoko……….104

3.11 Conclusioni: proemio e “conversioni” autobiografiche………...111

4. Le funzioni dell’autobiografia: teoria e pratica 4.1 Trasversalità dell’autobiografia………..114

4.2 Autobiografia “come cura di sé”………115

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5. Il blog: agli estremi dell’autobiografia

5.1 Introduzione: Internet e blog….………126

5.2 Il blog come diario……….128

5.3 Il blog secondo la critica………130

5.4 Autoreferenzialità e mascheramento………..134

5.5 Narcisismo autobiografico: ragioni e limiti………138

5.6 Gli attori: adulti e ragazzi………...140

5.7 Dimensione autobiografica……….141

5.8 Conclusioni……….144

Bibliografia………147

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Premessa

Dopo gli studi pioneristici di George Gusdorf con Conditions et limites de l’autobiographie (1956) e Roy Pascal con Design and Truth in Autobiography (1960), l’approccio all’autobiografia si è intensificato negli anni Settanta, trovando spunti di riflessione sempre nuovi. Philippe Lejeune, prima con L’autobiographie en France (1971) e poi con Le pacte autobiographique (1975), è, infatti, l’artefice di una svolta in materia perché per la prima volta conferisce uno statuto privilegiatamente letterario all’autobiografia e ne dà una definizione scientifica. Profonda influenza sulle ricerche successive ha esercitato la sua teoria del “patto autobiografico”, secondo cui l’autore di un’autobiografia sottoscrive con il lettore una sorta di contratto, fondato sulla “identité du nom” (autore, narratore, personaggio)” e sull’impegno, che l’autore si assume, di raccontare la verità. Le teorie di Lejeune, punto di riferimento imprescindibile per ogni riflessione sul tema, sono state più volte messe sotto accusa da altri studiosi che hanno fatto leva soprattutto sull’eccessiva rigidezza della definizione di autobiografia, contribuendo a fare del genere autobiografico un terreno ricco di riflessioni e aperto a nuove idee.

Il genere autobiografico è, infatti, tutt’oggi un genere letterario inafferrabile ed affascinante. Inafferrabile perché tale è il tentativo di inscriverlo entro limiti fissi; affascinante perché proprio in virtù di questo la sua analisi è ricca e stimolante.

La bibliografia delle scritture autobiografiche è enorme, anche perché sembra che in ogni opera ed in ogni tempo l’autore trasferisca qualcosa di sé. Inoltre la critica definisce questo un genere non-genere che può declinarsi nelle forme più

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diverse: dalle autobiografie classiche, a opere di scrittori non-scrittori, fino a forme che possono compenetrare ed evolversi continuamente. Il diario, le memorie, il romanzo autobiografico, la lirica: le casistiche sono possibili, ma oggi sempre meno sfuggenti. Altrettanto aleatoria sarebbe una distinzione in base agli intenti sottostanti la stesura di un’opera autoreferenziale: dalla testimonianza di sé, al manifesto ideologico e/o politico, alla semplice proposta commerciale, fino al tentativo di autoanalisi. Proprio per questi motivi, spesso il genere autobiografico ha subito delle ostilità, a lungo etichettato come genere minore. Philippe Lejeune in un articolo ha espresso le resistenze che scattano nei confronti di questo tipo di scrittura: l’autobiografia “dà fastidio intellettualmente, emotivamente ed esteticamente e questo è il suo bello”1, scrive.

Oggi le librerie mondiali dilagano di scritture autobiografiche, soprattutto in Inghilterra la produzione non fiction supera quella narrativa. In ogni caso, al di là di scrittori “laureati”, i classici, dominano il settore anche opere firmate dai cosiddetti “personaggi” che hanno raggiunto una notorietà mediatica e che possono attrarre l’interesse dei lettori. In questo caso, si tratta di operazioni commerciali e scritture non autentiche, nel senso che prevedono di norma la presenza di un complice (il ghostwriter) che si incarica della stesura, e in certi casi anche dell’ideazione, dei contenuti dell’opera. L’unico elemento di forte coesione all’interno di un genere variegato è l’organizzazione della materia: la sequenzialità logica e cronologica è d’obbligo poiché l’autobiografia è una propaggine del romanzo di formazione del XIX secolo, dove resta centrale, al di là di flashback o anticipazioni, l’idea della costruzione della coscienza attraverso esperienze formative in ogni campo.

L’obiettivo di questa tesi è fare un viaggio in cinque capitoli all’interno di questo controverso genere letterario, adottando tanto la prospettiva critica, quanto quella storica, puntando l’attenzione sulle forme e caratteristiche che esso assume nel Novecento.

1 P. Lejeune, « Un siècle de résistence à l’autobiographie », in Pour l’autobiographie, Seuil,

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Il primo capitolo ambisce a dare un quadro critico in materia. È molto ambizioso dare un resoconto completo degli studi che hanno per oggetto la scrittura autobiografica, e sarebbe ingenuo ritenere di averlo fatto; per tali motivi mi sono avvalsa degli interventi più accreditati, in particolare di quello di Lejeune, per indagare i fondamenti, le strutture ed i meccanismi narrativi di questo genere letterario.

Il secondo capitolo si propone di fare una panoramica letteraria quanto più precisa e coerente, chiamando in causa le più autorevoli autobiografie dalle origini al Novecento, per poi soffermarsi proprio su quest’ultimo secolo e analizzare le caratteristiche assunte dal genere autobiografico. Dalla comune autobiografia si passa infatti al romanzo autobiografico: che cosa è e come si articola è argomento del suddetto capitolo.

L’analisi dettagliata di Le confessioni di una maschera di Yukio Mishima, come esempio di romanzo autobiografico del XX secolo, è materia del terzo capitolo. Oltre ad essere fortemente indicativo nell’ambito degli obiettivi della mia tesi, questo non è l’unico motivo che mi ha portato alla scelta di questo testo. Con esso, infatti, ho cercato di dare voce e spazio ad un autore estremamente prolifico ed affascinante della letteratura contemporanea. Come conferma lo sguardo sul suo microcosmo ideologico, atto dovuto per comprenderlo oltre l’analisi formale dei meccanismi autobiografici, Mishima è un autore profondo e complesso, figlio della sensibilità novecentesca, ma forse non meritatamente riconosciuto nel panorama occidentale, se non in una cerchia ristretta di amatori. La tendenza diffusa è, infatti, quella di limitare l’autore all’interno della letteratura omosessuale e questo non rende giustizia alla complessità del suo universo trasferito nelle sue opere. Infine, il tema. Con l’autobiografia Mishima confessa in maniera molto sofferta la sua omosessualità. Quale tema potrebbe essere più attuale?

Il quarto capitolo è destinato a dare spazio alle teorie più recenti sull’argomento che vedono nell’autobiografia la sede delle inquietudini e dei bisogni dell’essere umano. Ecco che si parla di autobiografia come cura di sé, ma anche come mezzo di radicamento e rivendicazione della propria identità.

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L’autobiografia sarebbe così un esercizio autoterapeutico di accettazione di sé e rinascita spirituale, e un mezzo per affermare la propria identità dispersa dalle contingenze storiche e personali.

Il blog come forma estrema della scrittura autobiografica è l’argomento del quinto capitolo. Il blog, ultima frontiera di Internet e spazio privato in un universo pubblico come la rete, può prendere diverse inclinazioni, tra cui la scrittura autoreferenziale. Certamente è una forma inusuale e radicalmente nuova che non può competere con la nobile letterarietà delle forme tradizionali anche perché ha un pubblico di utenti, sia autori che lettori, estremamente differenziato. Tuttavia, è un fenomeno curioso che dà prova del dilagare del bisogno autobiografico oggi e delle potenzialità di un mezzo così rivoluzionario ed alla portata di tutti, come Internet. A conferma di ciò c’è anche una collezione di interventi qualificati da parte di famosi “addetti ai lavori”; il più importante è lo stesso Lejeune che nel 2000 dedica al tema il volume Cher écran.

Bisogna dire che la genesi del fenomeno blog come autobiografia è viziata da una fruizione, spesso esasperata e scriteriata, di questo tipo di scrittura che raggiunge gli esiti estremi più bizzarri. C’è addirittura chi parla a tal proposito di “sindrome di Rousseau”2 come la tendenza all’abuso indifferenziato. Da interi libri scritti da non scrittori come business, di cui abbiamo già parlato, alla creazione in ambito internazionale di centri dedicati a questo tema. In Italia (con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari e l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano3) e in Francia (con l’APA, Association pour l’autobiographie, fondata nel 1992 proprio da Lejeune)4, i casi più significavi. Al di là di questi

2 Crf. L. Scarlini, Equivoci e miraggi. Pratiche d’autobiografia oggi, BUR, Milano, 2003, p.

83. Rousseau ha “democratizzato” l’autobiografia: non più genere riservato alle persone illustri, ma a tutti (Cfr. cap. 2). Lui stesso si definiva semplice figlio di un orologiaio di Ginevra, anche se consapevole della sua eccezionalità: narcisismo e umiltà è la topica contraddizione del genere (Cfr. cap. 1).

3 Sull’argomento vedi cap. 4 4

L’APA ha al suo attivo una rivista (dal titolo La faute à Rousseau, ovvero la “colpa di Rousseau”) ed un sito web molto ricco di spunti e bibliografia dal titolo “Autopacte”, preso in prestito dal nome del personaggio fanatico di cataloghi di La Bruyère.

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esempi che hanno anche una loro logica qualitativa, ci sono poi casi di esasperazioni autobiografiche. Non si può tacere il progetto del giapponese Jibushi Kurabu che ha portato recentemente addirittura alla realizzazione di un software per la creazione di memorie: basta inserire negli appositi spazi gli opportuni contenuti autobiografici per ottenere delle opere “liofilizzate” immediatamente spendibili. La punta di un iceberg che sembra davvero dare ragione alla famosa frase di Andy Warhol del 1965 secondo cui tutti hanno diritto a quindici minuti di celebrità. Questo concetto sembra essere molto di moda oggi tanto che non solo il mondo della scrittura, ma anche quello della televisione (addirittura il reality show) si piega agli istinti autoreferenziali narcisistici e alla sua controparte voyeuristica. In un mondo tardo novecentesco dove, osserva Alberto Arbasino, “l’io è insignificante e noioso” e “le vicende di tutti si ripetono uguali e senza varianti, in una omogeneizzazione quasi spietata”5.

Insomma, anche il blog è una forma estrema in questo senso, ma meno svilente di tante altre se non altro per l’autenticità che ne guida la realizzazione.

Non ho voluto addentrarmi troppo profondamente in un argomento che, pur prestandosi ad analisi molteplici (poco letterarie, ma soprattutto sociologiche), va ben oltre la letterarietà su cui è impostata la mia tesi. È stato curioso ed interessante analizzarne le caratteristiche, le funzioni e scoprire l’applicabilità degli stessi principi costitutivi delle autobiografie letterarie anche a quelle virtuali.

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