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La valutazione deve essere oggettiva?

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28 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

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La valutazione deve essere oggettiva?

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SCATOLA DI S/MONTAGGIO - Contro i luoghi comuni del nuovo corso valutativo

LA VALUTAZIONE DEVE ESSERE OGGETTIVA

Uno spettro di aggira per la scuola, lo spettro dell’oggettività. Il nuovo corso valutativo - attraverso l’uso dei voti, l’abuso della media, il sopruso dei pesi da assegnare a crediti, prove d’esame, giudizi sospesi, etc. - rinforza il mito dell’oggettività della valutazione scolastica: l’aspirazione è quella verso un giudizio insindacabile, inappellabile, inoppugnabile in quanto avvolto nel manto della corrispondenza con la realtà, del controllo assoluto sulla soggettività. La fragilità professionale degli insegnanti e la perdita di credibilità sociale della scuola ritrovano nel supremo momento della valutazione un approdo contro un sicuro naufragio: l’oggettività della valutazione, dietro cui nascondere tutte le proprie ansie, le proprie incertezze, i propri interrogativi e attraverso cui ri-conquistare il prestigio (sociale) perduto.

Si tratta di un mito falso e pericoloso. Falso in quanto il processo valutativo non può che fondarsi su una rappresentazione della realtà da parte di chi valuta, riconoscibile sia nel momento rilevativo, quando l’insegnante osserva l’allievo che ha di fronte e il suo apprendimento attraverso i suoi occhi e le sue categorie di lettura, sia nel momento del giudizio, quando il docente apprezza l’esperienza scolastica del suo studente sulla base del suo sistema di valori. La mediazione del soggetto che valuta nel giudicare l’evento o il soggetto che sta valutando è inevitabile, non può essere eliminata; è curioso che un postulato, da ottant’anni acquisito anche nelle scienze sperimentali in rapporto all’osservazione dei fenomeni naturali (Heisenberg insegna), sia messo in dubbio nelle scienze umane riguardo all’apprezzamento di un fenomeno così complesso e articolato come l’apprendimento. Solo la debolezza epistemologica delle scienze dell’uomo e, in particolare, dell’educazione e la quasi totale assenza di una cultura valutativa nel nostro paese possono spiegare il persistere di questo mito, diffuso anche nel linguaggio comune (prove oggettive, obiettività del giudizio, valutazione oggettiva, etc.).

Pericoloso in quanto tende a negare il valore della soggettività proprio su un terreno, quello

valutativo, nel quale essa acquista il suo significato più profondo: la valutazione scolastica, infatti, si innesta nella relazione educativa e ne rappresenta una sua dimensione costitutiva e inseparabile. Sotto questa luce la soggettività del valutare è un riflesso della libertà di insegnamento, nel suo significato più autentico di discrezionalità professionale dell’insegnante nello svolgere la sua azione formativa. Parlare di oggettività in materia valutativa sottintende una considerazione della soggettività come disvalore, una cosa brutta da eliminare o neutralizzare; e, di converso, non riconoscere la discrezionalità insita nel mestiere dell’insegnante, ridurlo a impiegato o a funzionario tecnocratico. Una prospettiva accolta con favore da coloro che non vedono l’ora di ridimensionare la propria responsabilità professionale e di attenuare e proprie ansie e insicurezze nel gestire un compito così complesso, ma assolutamente letale per coloro che leggono il lavoro del docente attraverso codici professionali.

Che fare? Bandire “senza se e senza ma” l’attributo “oggettiva” e similari in rapporto alla valutazione scolastica e sostituirlo con alcuni requisiti che qualificano un processo valutativo di tipo professionale.: trasparente, condiviso, rigoroso, utile. In particolare l’individuazione di alcuni “paletti” a livello di gruppo docente entro cui gestire la propria soggettività diviene la condizione indispensabile per rendere il momento della valutazione più condiviso, per evitare i rischi dell’arbitrio. Quali “paletti” per gestire la soggettività a livello di Istituto? Ecco un elenco di aspetti del valutare su ci puntare a soluzioni condivise:

 Definizione di standard di accettabilità comuni;

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 Condivisione di codici valutativi e modalità di attribuzione del giudizio;

 Elaborazione di un codice deontologico comune nella gestione dei processi valutativi. Ribaltiamo, quindi, il titolo del contributo: la valutazione non può che essere soggettiva, ma agita entro un sistema di regole comuni.

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