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Spunti di riflessione

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Academic year: 2021

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2006, VOL 2, N. 4 ISSN 2279-9001

CONTRIBUTO TEORICO

Spunti di riflessione

Lucio Saltini,

Spi Cgil

1) Nel campo del lifelong learning esiste una specificità dell’educazione degli adulti?

L’assenza di percorsi vincolanti a sostegno dell’apprendimento (in particolare per quanto concer-ne la formazioconcer-ne non imposta dall’attività lavorativa) porta gli adulti ad essere maggiormente responsabili della propria crescita e dell’aggiornamento culturale. Ciò li espone maggiormente al rischio di un impoverimento culturale progressivo, tanto più accentuato quanto minore è il livelli di istruzione già acquisita.

In secondo luogo gli adulti hanno bisogno di percorsi di apprendimento coerenti con l’esperienza di vita già acquisita. Ciò sollecita una offerta formativa capace di dialogare con le competenze e le conoscenze possedute, una offerta formativa dunque assai poco “scolastica”, nella quale è decisi-va la partecipazione ed il protagonismo dei partecipanti.

2) Quali sono le emergenze sociali e culturali alle quali l’EdA deve rispondere?

Accanto al dramma sociale prodotto dalla presenza nel nostro paese di una grande quantità di persone senza titolo di studio, che con l’innalzarsi dell’età rientrano spesso in una condizione di sostanziale analfabetismo, diventa sempre più evidente il divario tra le competenze presenti nella popolazione e potenzialità/linguaggi resi disponibili dalle nuove tecnologie della comunicazione. Si accentuano dunque rischi di emarginazione e di isolamento culturale, gravi per le persone inte-ressate e per la capacità dell’intero Paese di sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. L’impoverimento culturale che coinvolge tanta parte della popolazione rende inoltre più difficile anche il compito delle Istituzioni scolastiche, che rischiano di risentire di uno scarso sostegno da parte delle famiglie degli studenti.

3) Quali sono gli obiettivi che l’EdA deve perseguire? Come questi obiettivi possono integrarsi con quelli definiti a Lisbona?

L’EdA deve assicurare l’aggiornamento e l’implementazione delle conoscenze e delle competenze non solo funzionali alle attività lavorative, ma anche per la migliore integrazione sociale delle persone, la loro capacità di partecipare con consapevolezza alla vita democratica e sostenere con la cittadinanza attiva uno sviluppo di qualità per il Paese.

Non mi sembra che si tratti di obiettivi che “integrano” quelli definiti a Lisbona, ma della condi-zione stessa affinché quegli obiettivi possano essere realizzati. Un’EdA limitata all’ambito delle attività produttive è incapace di favorire uno sviluppo fondato sulla qualità perché questo pre-suppone l’esistenza di diritti soggettivi e collettivi diffusi. Tra questi primeggia il diritto alla cono-scenza; un diritto decisivo anche per l’utilizzo dei prodotti e dei servizi resi disponibili dal proces-so di sviluppo.

4) Attraverso quali politiche si possono perseguire questi obiettivi? Attraverso quali strumenti normativi, articolazioni organizzative, risorse professionali e materiali?

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diversi soggetti, non solo istituzionali) può modificare questa realtà.

Si tratta inoltre di evitare un ulteriore impoverimento del ruolo della scuola e dell’Università, in-vestendo di più nelle qualità del loro contributo e nelle relazioni tra queste Istituzioni ed il territo-rio.Si pone quindi l’esigenza di una legislazione nazionale che definisca obiettivi, sedi di concer-tazione nazionale, regionale e locale, modalità di relazione e responsabilità delle Istituzioni e dell’Associazionismo. A sostegno degli obiettivi definiti nelle sedi di concertazione vanno indivi-duate le risorse disponibili (non solo economiche ma anche professionali, funzionali ed associati-ve) per l’attivazione dell’offerta formativa e per la verifica dell’esito delle attività svolte. Vanno poi definiti specifici riconoscimenti (culturali e materiali) per i partecipanti ai percorsi di appren-dimento.

5) Quali le possibili proposte operative?

E’ innanzitutto necessario suscitare nel paese una forte pressione, affinché questo tema sia assun-to tra le priorità della nuova legislatura e l’opinione pubblica condivida il necessario allarme sugli effetti dell’impoverimento culturale.

I soggetti già ora impegnati nell’Eda (Centri Territoriali Permanenti, Università popolari, Associa-zioni di volontariato e di promozione sociale, organizzaAssocia-zioni sindacali) devono condividere que-sto sforzo, non solo per “pesare” politicamente ma anche per accrescere la collaborazione nello sforzo di emersione della domanda culturale più debole o silente, quella più bisognosa di contri-buti in quanto culturalmente più deprivata e quindi più esposta.

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