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—C A P . I.
La Somalia nella storia e nella leggenda.
L ’ O ceano Indiano — E sa g era zio n i sto rich e — I geografi d e ll’ a n t ic h ità — L a co n q u ista araba, i p o r to g h esi e g li arabi d i M ascate — Il s u lta n a to d i Z anzibar — L a diplom azia eu ro p ea — L a S o m a lia ita lia n a — L a leg g en d a so m a la — Il su o valore a lla d isa m in a c r itic a — S u a in terp reta zio n e.
e l l a sto ria d e ll’ um anità, l ’Oceano Ind ian o e b b e b en
poca im portanza. L a civiltà passò attra v erso l’E geo e il mare N o stru m ; e quando, più tard i, n ella G re cia e a R om a , s’ in dirizzava verso nuovi ideali e verso nuovi destini, torn ò in questi m ari, p e r lo tta re contro q uegl’ istessi popoli, dai quali p u r dianzi era venuta.
Il sofisma e la m anìa in d ag atric e p o tran n o a r zigogolare le più audaci ipotesi, su rem oti ed a rd iti v iaggi di circum navigazione ; re ste rà sem pre il p rov arli con ele m enti positivi, e, quando anche tale p ro v a si ragg iun gesse, non potrebbesi, poi, asso lu ta m e n te m ettere in dubbio essere tali imprese rim aste dei fa tti s p o ra d ic i, isolati , senza per n u lla ripercuotersi sul cam m ino d ell’ um anità.
Quella breve striscia di te rra , sep aran te l ’ A frica dal- 1’ A sia, determ inò 1’ abisso tra il m ondo antico e 1’ Oceano In d ian o . E scavarono m aggiorm ente questo abisso le d if
ficoltà della navigazione; dovute allo sp irare continuo dei m onsoni, alla infelice disposizione delle coste basse, uniform i e prive affatto, p e r cen tinaia e cen tin aia di m iglia, di u n qualsiasi rifugio. E se, a tu tto questo, si accoppia il triste sipario , che al nav ig an te offre la in in te r r o t t a , d esolata e b ru lla linea di dune, elevantesi quasi a nascondere una te rr a m aled etta, si tro v e rà facilm ente u n com plesso di cause effi cienti , che ostacolarono 1’ ingresso di q uell’ Oceano e delle sue co ntrade nel corso d ella storia.
L a regione s o m a la , p e r la sua situazione geografica , doveva assolutam en te ris e n tire di questo stato di cose , ed ecco perchè ancora oggi tro v asi in uno stadio sociale p rim i tivo, ecco perchè non ebbe u n passato, nè in buona fede si può p re te n d e re di scriverglielo.
P u rtu tta v ia recen tem en te si è ten tato , da p a rte di s t u diosi e di v iag g iato ri di fare u n a sto ria alla Som alia.
Se il ten tativ o è giustificabile p er il fine che si r i p r o m ette, d ’ in teressare 1’ opinione pubblica a q u esta regione, non è certam en te esatto nei crite ri della scienza e della verità. Se esso si fosse lim itato agli ev en ti svoltisi sulle poche città costiere e avesse preso le m osse da u n ’ epoca p iu tto sto re c e n te , forse, sareb be stato più esatto ; m a c o in volgere tu tta la Som alia , non esclusa la zona in te rn a , in uno studio storico, significa non av er capito l ’essenza so ciologica di quella società, la quale anche oggi form erebbe m eglio og g etto di studio d ella preisto ria, che non d ella s to ria p ro p ria m e n te d etta.
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P e r d a r corpo alle -ombre , noi abbiam o assistito alle esum azioni di docum enti storici, i quali si connettono p ro p rio p e r n ien te col paese in esame, e li abbiam o visti rico p iati nei vari libri, che della Som alia parlarono, quasi come fa tti oram ai divenuti d ’ in co n trastab ile verità. E ci fu docum en ta ta la partecipazione di questo paese alle vicende d ell’ a n
tichità con le fam ose p ittu re egiziane e qualche spunto biblico del L ib ro dei R e.
Si è p reteso vedere, nelle prim e, delle figure som ale recanti offerte e trib u ti ad H atusa, vedova del F ara o n e Ra- m ses II. ; e ciò, perchè quelle im m agini palesano u n m odo di vestire e di p e ttin a rsi identico a quello oggi in uso in Somalia.
Basterebbe n o tare, però, che q u eg l’istessi costum i erano e sono tu tto ra in uso presso m olti a ltri popoli neri e sp e cialmente fra g li E tio p i e i Galla, p e r ded u rn e quale in certo valore quelle afferm azioni m eritino.
Numerose lo tte sostenne 1’ E g itto , d ’a ltra p arte , con tro 1’ Etiopia ; perciò è più facile che quelle figure abbiano vo luto alludere a g en te etiopica che non a quella somala.
Nel cap. I X del libro I I I dei R e parlasi di un v iaggio compiuto sulle coste d e ll’ A frica O rientale da p a rte di una armata di Salom one assiem e ai F en ici, v iaggio dal quale si trasportarono oro e profum i.
Tenendo conto della s tru ttu ra geologica della penisola somala e delle condizioni della sua flora, non può un solo istante d u b itarsi che in qualunque a ltro paese, m eno che in esso, quei p ro d o tti trovaron si.
La fam osa Costa degli A rom i, nom e col quale si è vo lu to designare la Som alia n ell’an tich ità, è q uin d i u n erro re geografico, e noi pensiam o avesse quel profum ato ap p ella tivo voluto significare che da quelle coste si veleggiava verso i paesi del sud, ove profum o ed oro erano.
E tale ipotesi sarebb e co nferm ata d alle u lte rio ri ric e r che storiche, le quali hanno d im o strato co rrisp o n d ere il fa moso golfo di O phir, di cui nella descrizione di quel viaggio si parla, a ll’ attu ale golfo di Sofala, ed in o ltre dalla p re senza dei g iacim enti au riferi d e ll’ A frica M eridionale (1).
(1) L iv in g sto n e nel territorio di Sofala trovò: oro, n o tizie di argento e deposito di carbon fossile.
Carlo Manch, n el 1871, tra il Lim popo e lo Zam besi trovò ruderi di costruzione fenicia.
Sono queste tu tte le cognizioni sto riche che noi posse diam o in to rn o ai tem p i an tich i d ella Som alia. T ro p p o vaghe, tro p p o incerte, tro p p o confuse p e r au to rizzarci a cred ere che qu esta regione sia s ta ta conosciuta nello svolgersi della civiltà orientale. P o tè , forse, n ella p a rte setten trio n ale r i sen tire delle espansioni egiziane ed etiopiche, av v e n im e n ti che d 'a ltr o n d e ancora oggi sono poco cono sciu ti; noi, però, crediam o ferm am ente d i non an d a re e rra ti, afferm ando che nella sto ria an tica la peniso la som ala n essu na p a rte c ip a zione ebbe.
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Ma noi possiam o fo rn ire la p ro v a irre fu tab ile di q uesta n o stra afferm azione con una ra p id a analisi delle cognizioni possedute dai p iù g ra n d i geografi d e ll’ an tic h ità sulla re gione in esame. E cateo di M ileto, geografo della scuola Io nica (500 av. C.) ig n o rav a 1’ esistenza della penisola so m ala; egli faceva term in are il m ondo presso a poco ove oggi è Assab, credendo che il N ilo nascesse n e ll’ Oceano, il quale, secondo lui, a tto rn ia v a il m ondo.
P u re egli fu g ra n v iag g iato re g reco ; v isitò fra g li a ltri paesi 1’ E g itto e 1’ A frica, raccogliendo i suoi stu d i in un libro di geografia ed in uno di storia.
Nè E ro d o to , ( 440 a. C. ) che è con sid erato il p ad re della S to ria e della G eografia, e che viaggiò a lu ng o e stu diò i suoi predecessori, fa m enzione delle te rre som ale; nè u n secolo e mezzo dopo D icearco da M essina, n el com pilare u n a ca rta gen erale del m ondo, allo ra conosciuto, alla So m alia accenna.
E la scuola alessandrina, che p e r p rim a ci tram a n d a qualche no tizia in proposito; in fatti E ra to ste n e (2 0 0 av. G.), bibliotecario di A lessandria, chiam a l ’attu ale C apo G u a rd a fili N o ti Com u e tu tta la C osta d ella p re sen te Som alia s e t ten trio n ale C osta C innam om ifera.
m andarono i geografi rom ani, arriv an d o così al l i secolo dopo Cristo.
Secondo l ’A lm agesto di Tolom eo, la Som alia e già co nosciuta: essa vien chiam ata A z a n ia , se ne disegnano le c o ste, ma m olto erro n eam en te; d ifa tti si tracciano due golfi
L ittu s Pannivi e L ift un M agnum , sep a rati d all’A u stri Comi,
collocando nel prim o una c ittà Opone, nel secondo una Tonice.
A mezzogiorno 1’ A zania la si faceva confinare con la Agisimba e con i M onti della L una.
Secondo gli storici m oderni l ’ A gisim ba co rrisp o n d e reb be colla g ra n d e Oasi di A sben a sud del Sahara; ivi era pervenuta una spedizione rom ana g u id a ta da G iulio M aterno insiem e col re dei G aram an ti contro gli E tio p i ; e più ta rd i vi era giunta p u re una spedizione o rd in a ta da N ero n e e ricordata da Seneca e da P linio. M alam ente, quindi, T olo meo collocava 1' A gisim ba a Sud della Som alia ; ciò fa c re dere, dunque, che nem m eno in q u ell’ epoca di q u esta re gione si sapeva alcun che di preciso.
Completano queste cognizioni geografiche il « P erip lo E ritre o » (1) scritto, forse, da A rriano di N icom edia sullo scorcio del sec. I I d. C.
Questo docum ento è stato m ale in te rp re ta to , giacche esso ben poco parla della Som alia, rig u ard an d o invece la costa che si specchia nel M ar Rosso e quella a sud di Z an z ib a r sino al Capo P u n o (prom. P rasum ) al 7° di la titu d in e meridionale.
Ora se 1’ esame di questo com plesso di cognizioni geo grafiche, possedute dagli antichi in to rn o alla penisola so mala, assoda senz’ altro che solo due secoli dopo C risto la conoscenza delle coste di quella te rra en tra v a, con non p o che inesattezze, nel dom inio geografico, noi ci sentiam o au torizzati ad afferm are che tu tto ciò che su basi m olto
eia-(1) I Peripli con sistevan o in descrizioni di coste m arittim e, con le distanze dei luoghi uno d a ll’ altro.
1 0 G IA C IN T O V IC IN A N Z A
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stiche si è scritto , in to rn o a tale a rg o m e n to , non deve r i tenersi esatto e non ha p er conseguenza, alcun valore scien
tifico. v
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Scorrono an cora nel buio, p e r la Som alia, g li ultim i se coli del basso im pero rom ano, nè luce si p ro ie tta su q uesta te rra n e ll’ alto m e d io -e v o ; biso g n erà rip o rta rsi ad otto se coli dopo C risto, perch è solo la p a rte costiera di questa regione, cioè quella zona che oggi chiam iam o B enad ir, e n tri definitivam ente n ella storia.
N on poteva la Som alia, p e r la vicinanza della penisola araba, non rise n tire di quel m oto po litico - religioso, che frag o ro sam en te erom peva colla nu ov a fede d e ll’ Islam ; e noi ne troviam o lo prim e tracce all’ epoca di quegli scon vo lgim enti, che seguirono la m orte del P ro fe ta .
Gli storici arab i scrivono che d u ra n te quelle lo tte Zeid, d iscendente di M aom etto passò con tu t ta la sua g e n te dal golfo di Om an su ll’ A frica O rientale, stab ilen d o si lungo la costa. Q uesto avvenim ento si com piva nel 122 d e ll’ E g ira ( 754 d. C. ). P iù ta rd i la sua g en te fondava le città di M ogadiscio, M erca e B ra v a ; dandosi ai com m erci ed alla navigazione.
L a sto ria della conquista arab a non h a un c a ra tte re unico, essa si scinde dopo le im m igrazioni nelle singole v i cende, che si svolsero in ognu na delle località d ag li arab i occupate. Q uesta dom inazione, d ’altro n d e, si lim itò solam ente alla costa, senza p e r n ien te sp in g ersi n e ll’ in tern o .
P e r spiegare, però, 1’ esistenza d e ll’ Islam ism o in tu tta la regione som ala, biso g n erà am m ettere che g li A rab i p as sarono il m are a N ord dello s tre tto di B ab-el-M andeb, oc cupando i paesi lungo il M ar Rosso, e che da questi paesi discesero lungo la costa sino alla foce del G iuba. C ontem p o ran eam en te spedizioni m ussulm ane doverono p e r l ’ alto U ebi Scebeli a rriv a re sin presso a "poco ove og gi è L u g h . F u in queste m arcie di fede e di g u e rra che l ’ Islam p re
dicato dagli sceik (sacerdoti) e sostenuto da fanatici e v a lorosi guerrieri attecch iv asi al suolo somalo, facendolo così, in parte d irig ere sul corso della storia.
La dom inazione araba, p er quanto afferm atasi co ll’ im posizione della nuova religione, non riv estì il c a ra tte re di completa conquista, nè fece risen tire n ell’ in tern o i fru tti della sua tu m u ltu aria civiltà.
Gli arab i si trasform aro no in com m ercianti e, pad ron i indisturbati, pensarono solo alle ricchezze ed agli affari. Crii autoctoni seg u itaro n o la loro v ita nom ade, non av v a n ta g g ian dosi affatto di quella luce, che p u r avrebb e po tu to ap p o rtare la nuova civiltà.
Ecco perchè oggi noi troviam o tracce profonde di quella v ita lungo la costa e nessuna vestig ia di essa nei paesi del l ’interno.
Non m ancano studiosi, contem poranei di questi avveni menti, i quali p arlino dello sviluppo dei nuovi paesi.
E1 E d ris, geografo arabo del sec. X I, vissuto alla corte di Ruggiero il N orm anno scrive di M erca e di B rav a ; nel sec. X III, nel D izionario dei luoghi di Iacondi, altro g eo grafo arabo, si p a rla di M ogadiscio ; Ib u S ayd, n e ll’istessa epoca, dà p ure notizie su questa c ittà e su ll’Uebi Scebeli, che vien chiam ato il N ilo di M ogadiscio ed infine il m arocchino Ib u B attouta descrive tu tta la costa som ala, da lui percorsa nel medesimo secolo.
Queste notizie, fornite da scritto ri, i quali p er loro ten denze sono m illan ta to ri ed esageratori, p e r tu tto ciò che con la loro razza o re lig io n e abbia attin en za, sono state non poco m alam ente in te rp re ta te ed esag erate. Si è p arla to di vestigia di m onum enti, di scavi eseguiti, tal quale un a nuova Ninive o una nuova B abilonia potesse esum arsi dalle sabbie delle dune ; tu tto questo non è esatto e non è nei lim iti della verità. Solo dobbiam o dire, che gli avanzi delle co struzioni m urarie, p u r p re sen tan d o pro po rzion i m odeste, ri velano due fa tti, prim o: che u n certo progresso ed una certa v ita civile vi si svolse; secondo : che lo stile di quelle
costru zioni, esclusivam ente arabo, non deve lasciar dubbio che esse furono inn alzate in u n ’epoca m olto recen te , giac ché la civiltà arab a è u n a di quelle che più ta rd i si è m a n ifestata nel corso della storia.
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L a dom inazione arab a seguì in d istu rb a ta sino al 1499. In questo anno Vasco di G a m a , come nel suo bel libro scrive il g enerale 011. L u ch ino dal V erm e, com piendo il p ro digioso viaggio di circum navigazione p re sen tav asi annanzi a M ogadiscio, intim ando il riconoscim ento di su d d itan za alla Sua M aestà F ed elissim a di don G iov ann i II re di P o rto g allo . Al rifiuto avutone seguì il bom bardam en to d ella città. O tto anni dopo, nel 1507, u n ’a ltra flotta p orto g h ese, co n d o tta da T ristano de C unha, ra d ev a al suolo B ra v a e occupava Mo gadiscio. In ta l m odo il B en adir, come tu tta la costa o rien tale d e ll’A frica, passava sotto la denom inazione portogh ese. I l ricordo di qu esta dom inazione no n è v eram en te m olto lusin g h iero : fra g l’ ind ig en i parlasi che una volta , in un tem po lontano lontano, m olti b ian ch i an daron o in quei luo g h i e bruciaro n o i p a e s i , com m ettendo violenze ed im po n endo trib u ti.
I p o rto g h esi stabilirono la loro sede a M om basa e te n ta rono delle esplorazioni sin anche n ell’in tern o d ella Som alia.
D ifa tti nel 1525 D on R o d rig o d a L im a, scendendo d al l'E tio p ia rag g iu n se il lago Zuai: nel 1615 A ntonio F ern a n - dez pensò di p o ter a rriv a re d a ll’A bissinia a ll’Oceano, m a an che egli si arrestò al lago Z u ai; e finalm ente nel 1624 p a d re L obo in trap re n d ev a la p rim a esplorazione del G iuba risalendolo d alla foce : però ap p e n a in tern a to si fu co stretto a to rn are indietro.
P e r quanto an cora oggi in qualche città d ella costa si conservino tracce di m onum enti p o rto g h esi , q u esta dom i nazione non riuscì ad im porsi v alidam en te , n è può assicu ra rsi che si sia m ai stabilm ente insediata.
Consistè in un sem plice atto di vassallaggio che le
capitane p ortoghesi ricevevano p resentandosi innanzi ai p o rti
della Somalia.
L'elemento arabo che era stato scacciato da quello cri stiano non rim ase inoperoso e, d ifatti, poco dopo, quando il Portogallo è d istra tto dai nuovi possessi am ericani, e specialmente dal B rasile, gli arab i di M ascate pigliano il sopravvento sui deboli presid i porto g h esi, tan to che, nel 1631, Mombasa vien p erd u ta e la dom inazione cristiana re- stringesi a Mozambico.
In tal modo tu tta la costa o rien tale d ell’A frica passava sotto il dom inio degli Im an di M ascate. Q uesti la gov erna rono m antenendo un ra p p re se n ta n te del sultano , che, quasi sempre, era suo fratello o p aren te e ten ev a la sua sede a Zanzibar.
Nel 1856, in seguito a trag e d ie dom estiche e ad in trig h i di palazzo, il ra p p resen ta n te del sultano in Z an zibar si proclamò indipen d en te. E questa in d ip en d en za g li veniva riconosciuta nel 1860 d all’ In g h ilte rra in te rv e n u ta con p o te re arbitrale.
Il sultanato di Z anzibar fu un m onum ento di nequizia e d ’ infamia, m arcio nella sua com pagine, co rro tto da fun zionari rapaci ed im belli si a b b ru tiv a nel triste ed infam e mercato della schiavitù. In ogni località vi era u n vali con funzioni di g o v ern ato re, un cadi, che am m inistrava la giu
stizia ed un aghida, com andante delle m ilizie.
Ma questa schiera di fun zionarli esplicò la sua azione solo nel più esoso sfru ttam en to e n ella m alversazione; e protesse, quando non esercitò, l ’in fam ; m ercato della schiavitù.
Sulle coste del B en ad ir la sig n o ria zan zib arita fu sem p re invisa, n ell’ in tern o non si azzardò giam m ai di p en e trare e non poche volte le sue tru p p e furono sterm in ate da in surrezioni locali.
Ttaccie di odio profondo conservansi ancora n ell’ ele mento indigeno contro gli arab i ad o n ta del com une sen ti mento religioso.
Ma 1' ora della fine p e r il sultan ato di Z an z ib ar stava p e r scoccare ; su ll’A frica O rientale si ap p u n tav a n o gli sguardi delle nazioni europee riboccanti di v ita lità e di bisogno, ed esso p o tè vivere sinché la diplom azia europea non trovò un m odo p e r in ten d ersi pacificam ente sulla spartizione.
G ià sin d a ll’o tto b re del 1875 il K ed ivé d ’E g itto Ism ail, aspirando ad estendere le sue conquiste sulla Som alia, oc cupò B rav a e K isim aio; m a no n era lui che poteva sov rap porsi alla vecchia dom inazione; l ’In g h ilte rra vegliava, e, po chi m esi dopo, le tru p p e egiziane furono co stre tte a ritirarsi.
S arà in quel m oto di espansione c a ratteriz zan te la gran d e p olitica europea dello scorcio del secolo X I X che tu tta l ’A- frica O rientale v e rrà assorbita dalle a ttiv ità e dai bisogni d ella civ iltà europea.
L a storia della Somalia, nello scorcio del secolo passato s ’ in treccia con le aspirazioni im p erialiste dei vari S tati d ’ E u ro p a e con quel fervido ed alacre lavorio diplom atico, che ne scatu riv a p e r la p ratica attuazione.
G li sta ti in tere ssa ti furono q u attro . L ’ In g h ilte rra , per la sua posizione p redom inante n e ll’ Oceano Ind ian o , g ià sili d al 1824 era ap p arsa con la sua flotta inn anzi a M ogadiscio, m a, im p eg n ata seriam ente nelle In d ie, non aveva rite n u to o ppo rtu n o il m om ento di agire. Nel 18(>1 col lodo arb itra le del suo G overn atore C anning fra i due su ltani di Z an zib ar e di M ascate, e con i posterio ri tra tta ti p er la repressione della schiavitù, veniva ad assum ere una specie di curatela sui possessi del sultano di Z anzibar.
L a G erm ania piena di energia a di attiv ità , sp in ta dai com m ercianti di A m burgo e di B rem a, su p erav a gli stessi in ten d im en ti del C ancelliere di ferro, che 11011 aveva voluto, sin allora, se n tir p arla re di politica coloniale, e s’ in d iriz zava ra p id a m en te e con larghe v ed u te ovunque p resen tav asi uno sbocco alla sua v ita lità traboccante.
La F ra n c ia v an tav a dei d iritti m orali p e r le splend id e ed esatte esplorazioni del suo G uillain e del R évoil.
su quei paesi, ma era tro p p o piccolo p er lo tta re con tro sì possenti rivali.
Il lavorio d ella diplom azia incom incia. L a F ra n c ia ot tien e mano lib era sul M adagascar ed abbandona il cam po della lotta. 11 P o rto g allo tace, cullandosi nel sogno di p o te r collegare i p ossedim enti di A ngola, n e ll’A tlantico , con quelli di Mozambico, n ell’ Oceano Indian o . L a lo tta si lim ita tra la Germania e l ’ In g h ilte rra ; m a questa, che p u r di o staco lare la sua rivale, p ag h ereb b e chissà che cosa, chiam a l ’I talia nella contesa, la quale vi si spinge pien a di desiderio € di speranze.
E forse questo il più bel m om ento della g ra n d e po litica italiana. P assava in quegli anni sull' anim o dei n o stri go vernanti un soffio di forte v ita lità , e un m iraggio lontano di grandezza e di g lo ria ci fè riv iv ere di quelle concezioni espansionistiche, che dai no stri g ra n d i p ro g e n ito ri i m oderni impararono.
L’A frica era av v in ta da ricordi sto rici a ll’ Ita lia p iù intensamente di qualunque altro paese ; il p iù bel sangue latino era sceso in lo tta e s’ era sparso su ta n ti cam pi di battaglia, da Zam a ai cam pi della M auritania, da A lessandria a ll’ Etiopia.
E noi, rifiorenti di nuova gioventù, con un av venire radioso, riboccanti di vite e di energ ie sognam m o un vasto impero, che d a ll’ Oceano Ind ian o p e r il M ar Rosso, forse, giungesse attrav erso la T rip o litan ia a d a r la m auo alla Sicilia.
E si sognava il bel sogno su quelle terre, che avevano viste vittoriose, a p p o rta tric i di civ iltà e di grandezza, le aquile rom ane, quando Inglesi e T ed esch i erano poco meno barbari di quello che oggi siano i negri d e ll’ Africa.
A ^
Il 9 giugno 1886 dai delegati dell" In g h ilte rra , G erm a nia e F ran c ia si p ro cedeva a ll’ in v en tario dei possedim enti del sultano di Z anzibar. I d iritti di possesso, p er altro, di
questo su ltan ato su ll’ A lrica O rientale non erano s ta ti m ai definiti ed occorreva ch iaram en te elencarli, ta n to p iù che gli arab i di Z an zibar li riassum evano nella v aga fòrm ula :
K abir e K a tir ( g r a n d i e m o lti).
N ella Som alia non g li si assegn ava che i p o rti del Be- n a d ir, e p recisam ente B rava, M erca e M ogadiscio con un ra g g io a ll’ ing iro di dieci m iglia e quello di U arsceik con un raggio di cinque m iglia. T u tto 1’ hinterland era con sid e ra to in d ip en d en te. V olente o no len te quel su ltano dovè an n u ire a qu esta specie di bilancio, al quale non doveva ta r dare di seguire la fine della sua g estio n e; e d ifatti, il 24 m aggio 1887 1’ In g h ilte rra o tten ev a p e r u n a sua fo rte so cietà com m erciale 1’« Im periai B ritis h E a s t A frica C om pany» la concessione dei te rrito ri del M sima e di W a n g a sino a K ip in i, p e r una d u ra ta di 50 anni e con p o te ri sovrani. Q uesta società, conosciuta col nom e di lbea, form ato con le iniziali delle v arie parole della sua lu n g a ragione, ebbe il m erito di p re p a ra re la com pleta occupazione inglese.
U n anno dopo, il 28 ap rile 1888, seguì la G e rm an ia con u n ’a ltra società: la «G ennari E ast A frica A ssociatim i», la quale acquistava a sua volta i possessi della costa, dalla foce d e ll’ U m ba a quella del R ow um a.
Il prim o passo era fa tto ; ma non b astav a, occorreva che queste concessioni si trasform assero in pieno d iritto di possesso. E il 14 giugno 1890 tu tti i territori]' del sultano di Z an zib ar p assavan o definitiv am ente sotto il p ro te tto ra to d ell’ In g h ilte rra . L a G erm ania riconosceva il nuovo stato di cose e p e r com penso otten ev a so v ran ità assoluta nei paesi concessi alla sua com pagnia, ed in o ltre, l'iso la di H eligo lan d nel B altico, sin allora possed u ta d a ll’ In g h ilte rra .
L ’ Ita lia giu n g e p e r ultim a, quando poco m ancò che la G erm ania non s ’ insediasse p e r p rim a sulla reg io n e da essa v ag h e g g ia ta. In fa tti sin dal 1886 un ag e n te tedesco, certo P e te rs, funzionario della S ocietà d e ll’E s t A frica, alla quale l ’ Im p e ra to re aveva co n ferita un a ca rta di sov ranità, concludeva dei tra tta ti con i su ltan ati di O bbia e dei
Mi-giurtim, in base ai quali tu tta la costa oggi so tto p o sta al nostro p ro tetto ra to fu p e r parecchi m esi tedesca.
Le vicende diplom atiche che h an p o rtato tu tta la S o m alia sotto la dom inazione italiana, rim ontano sin dal 1885. In quest’anno i ra p p re s e n ta n ti del R e d ’ Italia, cap itan o di fregata F e c a ro tta e cav. A n tonio Cecchi stabilivano col sultano di Z anzibar, S aid B a rg h a sh b in Said, u n tra tta to di commercio, pel quale l ’ Ita lia g o d ev a d ella clausola della nazione più favorita.
Ma u n a v era azione di possesso te irito ria le non si esplicò che sul com inciare del 1889 e nella Som alia S etten trio n ale.
Nella cuspide della penisola som ala stend evasi lu n g o la costa sino al confine zan zib arita, il su ltan ato dei M igiur- tini, a capo del quale sin dal 1876 era il sultano Osm an Mahamud.
Nel 1878 certo Iu so u f Alì, g o v ern ato re di questo sul tan o in A lula, si ribellav a e m uoveva g u e rra al suo signore; nel 1884, c o n tra tta la pace, il ribelle an dav a a stab ilirsi ad Obbia con la sua g en te, fondando il su ltanato di Obbia.
Il m odo, col quale Iu so u f Alì fece riconoscere la p ro p ria sovranità al paese e a ll’ in fo in o , è ab b astanza curioso, il Pestalozza nella sua relazione (1) n a rra :
« Ai pozzi H a ra D era, ben fo rn iti di acqua peren ne, con vergevano e convergono tu tti gli arm e n ti di quella regione. « Occupando con pochi suoi a rm a ti di fucili quella po sizione, costrinse le trib ù c irc o sta n ti a riconoscere la sua autorità, acquistando il d iritto di farsi p ag are decim e, quando ne giudichi il caso. C osì fece, usando l ’istesso sistem a, s trin gendosi più n ell’ in te rn o , a ovest di O bbia sino a E ra n ia le e verso nord-ovest sino a C alcaiar nella regio ne di M udug».
Questo fa tto spiega quanto sia im p o rtan te il possesso delle acque nella v ita di qu esti paesi. Nel 1889 il sultanato di Obbia si estendeva in tal modo da R as A uad a E1 M arek sul mare.
L e m ire dell' Italia si rivolsero su questi due su ltan ati, ed i n f a t t i , 1’ 8 febbraio 1889 quello di O bbia chiedeva ed o tten ev a la n ostra p rotezio ne - sim ilm ente, e n e jl’ istesso anno, il sultanato dei M igiurtini ad d iv en iv a alla convenzione di B en d er A lida, p e r la quale passavano sotto la n o stra p ro tezio n e tu tti i paesi da R as A uad a R as el K yle.
Ad en tra m b i questi su ltan ati l ’ Ita lia assegnava una pensione an n u a di m illeottocento talleri.
N el novem bre dello stesso anno C rispi notificava alle potenze europee di avere l ’Ita lia assunto il p ro te tto ra to di t u t ta la costa o rientale d ’A frica, da K isim aio sino al 2"30’ lat. N ord, eccezione fa tta p er i p o rti di p ro p rie tà zanzibarita.
O ram ai l ’ Ita lia si era afferm ata, m a occorreva m eglio c h ia rire la posizione nei ra p p o rti diplom atici e di fu tu re co ntro v ersie. F u decisa perciò, due an ni dopo, 1’ occupazione di u n p u n to della costa e questo fu scelto nel villaggio di A tei, che il 14 m arzo il cav. Y inc. F ilo n a rd i battezzava col nuovo nom e di Itala, im p ian tan d o v i un presidio. P oco dopo, il 24 m arzo 1891, con protocollo italo - inglese, a R om a si d eterm in av a la zona d ’ influenza fra i due s t a t i , p iglian do p e r lim ite m eridionale il corso del G iuba.
F u in questo tra tta to che noi rinunziam m o d efin itiv a m en te a K isim aio, com m ettendo u n g ra v e e rro re, delle cui conseguenze parlerem o in a ltra p arte del nostro lavoro.
Il 24 agosto 1892 con una n uova convenzione ita lo -in glese il sultano di Z anzibar concedeva in affitto a ll’ Italia, p e r la d u ra ta di ven ticin q u e a c in q u an ta anni, tu tti i suoi possessi del B enadir, vale a dire i q u attro accennati porti, m ed ian te 1’ annuo canone di ru p ie 160.000. (1)
T redici anni dopo, e, p recisam en te il 2 luglio 1905, il P arlam e n to Italian o votava la som m a di lire sterlin e 144.000 da p ag arsi al sultano di Z an zib ar a tito lo di riscossione com pleta e di acquisto definitivo del possesso di tu tti quei porti.
In tal modo ogni diritto di sovranità su tutta la costa, dal G iuba a Bender Ziada, passava all Italia.
Contemporaneamente a questo lavorio diplom atico, no stri agenti, fra i quali Filonardi e Cecclii e nostri esplora tori come B ottego, Ruspoli e Ferrandi, stabilivano con i rappresentanti delle tribù interne, una serie di trattati, in om aggio ai quali il governo d Italia veniva riconosciuto in tutta la Somalia.
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L a dominazione italiana basata su trattati ed atti
aventi valore giuridico nel diritto internazionale , giustifi cata da esuberanze di braccia e di energia del suo popolo maturo e orgoglioso, dal lim itato spirito d iniziativa e di previdenza somalo , che non riesce a svolgersi spontanea mente, consacrata dal sangue dei suoi esploratori, che per
i primi 1! hanno fatta veramente conoscere al mondo c i
vile ha fondamento pieno e giuridico.
Nella storia della Som alia essa è il primo atto di alta importanza; nelle modeste pagine che precedono noi abbia mo visto come ogni altro avvenimento si lim iti alla costa ; viceversa l Italia opera da Bender Ziada al paese dei Galla, da L u gli alle foci del Giuba.
L e dominazioni araba e portoghese 11011 ebbero mai consistenza e vitalità, nell interno non furono affatto sentite, esse hanno avuto una parte secondaria nella vita somala ; l azione italiana , al contrario, è, e resterà il più impor tante avvenimento storico svoltosi su tu tta la Som alia; anzi possiamo ben dire che per gran parte di tutta questa vasta regione la vita civile e lo svolgersi storico cominciano pre cisamente a ll ombra della bandiera Italiana.
Narrano i Somali che, in un epoca antichissima, la re gione loro era abitata da uomini col naso schiacciato, bassi
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e b ru tti, i quali praticav an o 1’ an tro p o fag ia e vivevano ad o ran d o le p ie tre e il sole.
Q uesti an tich i a b ita to ri furono scacciati da g en te .Galla, v en u ta d a ll’ alta E tio p ia ; e si rifug iaron o nei paesi d ell’in- terno, andando ad a b ita re la regio ne dei lagh i eq uatoriali.
I G alla si stabilirono a lungo nelle nuove te rre e p o polarono tu tto il p a e s e , scendendo, p e rò , poco sulle coste.
In q u ell’ epoca i Somali abitavano l ’A rabia e p recisa m ente S abbah nello Jem en . N elle g u erre, che successero dopo la m orte del P ro fe ta , essi venn ero scacciati da un certo Said Omar.
U n loro sceik, chiam ato H ill, in u n a no tte, m en tre d o r m iva, ebbe una visione ; nella quale g li p arv e v ed ere e u dire M aom etto, che g li o rd in av a di passare con la sua g en te sulla opposta sponda p e r p re d ic are il C orano e dare una nuova p a tria alla sua g ente.
H ill raccolse i suoi seguaci e rim o ntò l ’A rabia, p o rta n dosi sul m are, ma non possedendo im barcazioni p e r passarlo, si ferm arono sulla spiaggia.
U na sera, m entre elevavano la p re g h ie ra a Dio, videro sulle acque u n a pelle di bue distesa, sulla quale u n a pecora navigava. H ill, in tuendo in quella visione un su g gerim en to divino, distese sulle acque la pelle di bue, che p o rta v a p e r poggiarvi le ginocchia allorquand o p reg av a, come il C orano prescrive p e r ogni fedele che m arcia, e su di essa passò con tu tta la sua g en te alla opposta sponda.
G iunti nella nuova te rra predicaro n o l ’ Islam ; in d i scesero a sud lungo il m are ; passarono p e r 1’ A russia, p ie gando, poi verso la P en iso la Som ala, ove si stab iliro n o d e finitivam ente.
In questo paese im posero la loro fede e g u e rre g g ia rono contro i G alla, che furono re sp in ti nelle loro an tich e terre.
H ill m orì lasciando due figli : Som ali e Sap. Som ali si stab ilì lungo il m are , e da lui pigliò nom e tu tta la g en te co n d o tta da suo p adre ; S ap prese stanza nell' in tern o . D a
questi due figli di H ill discesero tu tti i p ro g e n ito ri di m ol tissime cabile (tribù), che attu a lm e n te ab itan o la Somalia.
Circa cento anni, dopo questi avvenim enti, vi fu una nuova im m igrazione araba, n a rra sem pre la legg end a, con d o tta da u n certo D arot. Q uesti g iu n to nella Som alia sposò u n a Dliir, discendente di Som ali ; da tale m atrim onio nac quero cinque figli, fra i quali Sidek e K ablalla, i quali , a loro volta, diedero o rigine a ven ti a ltre delle a ttu a li cabile e fra esse im po rtan tissim a quella degli O gaden, che discese d a Kablalla.
Le trib ù stab ilite sulla costa ram ing aro no a lungo. U n giorno a uno dei p iù v e n e ra ti capi ap p a rv e in visione u na pecora circondata da u n ’ aureola lum inosa ; pochi g io rni dopo egli venne a m orte. I suoi seguaci lo seppellirono nel posto ove egli aveva visto la so p ran n atu rale pecora e in quel luogo edificarono u n a m oschea. In to rn o a questa, a poco a poco, vi fu co stru ita tu tta u n a città, la quale venne chiamata luogo della pecora, in parole arab e M ekad ech Chdta donde Mokacheda, e quindi Mogadiscio.
Su questa nuova c ittà si stab ilì la sig n o ria dei discen denti del santone v en erato : i Duffer.
C ontem poraneam ente uno sceik U a r fon dav a un altro paese U arsceik ; Ali B rav a dava orig in e a B rav a e Saik Abbale, sb attu to da una tem p esta sulla sp iag gia colla g en te del suo sam buco, fondava M erca.
M entre sulla costa i discen d en ti di H ill fabbricavano paesi e più ta rd i si davano ai c o m m e rc i, n ell’ in tern o i loro fratelli seguitarono la v ita nom ade, che n ell’ antica p a tria arab a avevano trascorsa.
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Into rn o a questa leg g en d a principale , a ltre se ne in trecciano di c a ra tte re locale ; essa non è solo tram a n d ata oralmente, m a anche p e r iscritto . A B ard era, ove ci fu possibile avere im p o rta n ti ed esatte notizie sulla Som alia ,
ed ove esiste u n a specie di b ib lio te c a , in quella m oschea, essa ci fu con ferm ata dal capo del paese e d a due dei p iù autorevoli sceik. Ci fu im possibile, però , p e r la innata, d if fidenza di quella g ente, ad o n ta di tu tte le prom esse e di di tu tti gli adescam enti, p o te r ved ere quei lib ri ; forse m olte notizie vi saran no e m olti p u n ti di q uesta n arrazio n e assu m eranno un aspetto, che a ll’analisi c ritic a d irad e rà, alm eno in p arte , le te n e b re che avvolgono il p assato della Som alia.
L a le g g en d a som ala non re g g e alla c ritica storica. A p rescin d ere dalla p a rte so p ran n atu rale, essa non può com b aciare con u n com plesso di d a ti positivi, etnici, fisiologici, storici, i quali tu tti sono in a p e rta con trad d izio n e con essa.
Il popolo som alo non è un a g g reg ato arabo e ta n to m eno u n a trasform azione di esso; costituisce v iceversa u n a un ità etn ica con c a ra tte ri spiccati, partico larissim i, i quali lo dif ferenziano sostanzialm ente d a qualunque a ltro popolo nero. I c a ra tte ri fisiologici e p recisam en te quelli osteologici sono la p ro v a più eloquente che n ie n te di com une vi è fra queste due popolazioni.
L ’ arabo g en eralm en te è di m ed ia sta tu ra , con cranio brachiocefalo, a rti di sviluppo m edio, conform azione sche letrica te n d e n te a curvarsi, tib ie in cavate, capelli lisci, b arb a abbondante.
II som alo è quasi sem pre alto, h a cranio dolicocefelo, sviluppo degli a r ti p ro nunziato , conform azione scheletrica d iritta , con ro b u sta colonna v erte b rale, p e r cui a n c h e quando é vecchio non incurva, tib ie p e rfe tta m e n te a piom bo , ca pelli neri e ricciu ti, peli poco ab bo ndan ti.
Il c a ra tte re m orale è assolutam ente diverso.
L ’ arabo è venale, fanatico, geloso, socievole, m illan ta tore, audace, pieno d ’ im peto e di coraggio, poco p reo ccu pato del dom ani, sporco e trasc u rato n ella persona.
I l som alo cu ra m eno il danaro, è re la tiv a m e n te fanatico, p e r n iente geloso, m odesto, d ’ indole tim ida, sobrio, senza preten zio n i e con tendenze alla v ita nom ade, p ulito e tien e m olto alla p ro p ria persona.
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L’ arabo am a la m usica ed è sen tim entalista; il somalo n o n ha te n d e n z a p e r le a rti ed è in com plesso m olto po si tivista.
Un’ a ltra constatazione im portan tissim a noi dobbiam o fare per av v alo rare la tesi che la legg end a som ala non regga.
La scienza del lin g u ag g io ha g e tta to uno sprazzo di vivida luce su epoche rem ote, che sfuggivano ai ricord i della storia , ed ha risoluto quistioni che sem bravano d o vessero rim anere nel m istero. E ssa è il mezzo più sicuro p e r determ inare 1’ affinità fra i vari popoli.
Benché la g lo tto lo g ia m oderna, però, non abbia ancora risoluto il problem a d ella classificazione delle lin gu e a fri cane, ciò non stan te, secondo i più recen ti ed ac cre d ita ti studi, la lin g u a som ala è lingua cam itica, nel m en tre quella araba è riconosciuta a p p a rten en te al g ru p p o delle lingue semitiche.
Queste due lin g u e non hanno n ien te di com une nella loro stru ttu ra organica, tu tto le sep ara ; la scelta delle ra- radicali, che serv iro n o a form are le paro le ed il sistem a grammaticale, ed è perciò im possibile su pp o rre che una derivi d a ll’ altra.
A p a re r nostro questa constatazione d ’ alto valore scien tifico non lascia dubbio sulla quistione.
Ma se ta tto questo non bastasse, potrem m o ric o rd a re , che 1’ odio profondo che sep ara arab i e s o m a li, i costum i, gli usi, le feste, il culto , le credenze tu tti d iversi e tu tti alterati costituireb bero u n ’ altro com plesso di fa tti conco m itanti a far rite n e re che la trad izio n e som ala non ha, nè può m eritare, alcun valo re scientifico.
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Noi riten iam o invece , che 1’ elem ento aborigeno della regione in esam e sia costituito precisam ente d all’ attu ale popolazione som ala, e che in essa s’infiltrarono co rren ti m i
g ra to rie di g en te etiopica, soltanto n ella p a rte n o rd - occi dentale.
G li arab i v en u ti verso il secolo V i l i stab iliro n si Ju n g o le coste e , poco a ttr a tti dai paesi i n t e r n i , che non offri vano alcuna seduzione , si acco n ten taro n o di p ro p a g are il solo Islam .
C irca la form azione di quella leg g en d a pensiam o : che essa debba risc o n tra rsi in quel fa tto com une a tu tti i m u sulm ani , i quali si v an tano p ro v e n ire in d istin ta m e n te d al l ’A rabia.
In quanto poi alla origine del popolo som alo , essa si collega con i g ra n d i m ovim enti di traslazio n e p ro v en ien ti d all’altipiano etiopico, coordinandosi col com plesso p roblem a delle o rig in i della razza M ed iterranea, sulla quale la scienza doserà ancora dire 1’ ultim a parola.
C A P . II.
La società somala e le cabile.
I fattori co stitu tiv i - 1’ a m b ien te tìsico esterno - le co rren ti str a n ie re e il c o n c e tto religioso - 1’ o rganizzazion e so cia le: rer, fa k id e e kabile - am or di p a tria e s e n timento di razza. Le v a rie kabile e i B im a l - Quadro g e n e a o lo g ic o .
e il M editerraneo fosse stato u na v asta steppa, invece
di essere u n m are, oggi in E u ro p a non si p arle reb b e di aviazione e di radio-telegrafìa, m a la v ita degli europei si differenzierebbe b en poco d alla v ita dei popoli africani.
N essuna razza è superiore ad u n ’altra , e se p u r razze e s is to n o , la differenza consiste in u n altro ordine d ’idee che v ariando d eterm in a u n differente livello di progresso.
La scienza sp erim entale ha assodato in u n a m an iera ir refutabile l ’im po rtan za d ell’influenza che le condizioni fìsiche d ell’ am biente esterno esercitano nello sviluppo dei popoli ( se non fossero state le A lpi, noi non avrem m o in v en tate quelle g ran d io si p erfo ratric i, che squarciarono i fianchi al Sempione ed al G o tta rd o ) ; 1’ econom ia po litica ha poi di mostrato che il bisogno, nella sua legge di successione, è il movente, il m otore di tu tti gli sforzi verso i quali l ’uomo è spinto.
Q uesti b iso g n i vengono d eterm in a ti in u n prim o m o m ento solo d a ll’ am b iente fisico esterno ; 0 in u n secondo
da un am biente artificiale, che sorge p re p o te n te n e ll’uomo, e che è il cam po m orale. Ciò prem esso se noi volessim o darci la spiegazione d e ll’ a ttu a le form azione sociologica e s i sten te in Som alia, le ra g io n i delle ta n te co n trad dizio ni, con i n o stri m odi e sistem i di v ita , noi dovrem m o fare uno studio analitico di questi v ari fa tto ri che d eterm in aro n o e co stituirono quella società.
I n a ltri term in i bisogn ereb b e stu d iare la n a tu ra del te rre n o fo rm an te la regione in esam e, v ag liarn e le sue con dizioni clim atiche, m eteorologich e e v ed ere com e essa siasi ripercossa su ll’ anim a co llettiv a dei suoi ab itato ri, nel fare loro assum ere il p artic o la re e c a ratteristico indirizzo.
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Il com plesso della te rr a som ala n o n è favorevole a uno sviluppo d e g l’ in d iv id u i, che 1’ abitano.
U na g ra n d e p ia n u ra m onotona, uniform e, p erd en tesi lontano lon tan o fra il m are e 1’ orizzonte, ove n ien te si de- lm ea a ll’ occhio d ell’ ab itato re. L a boscaglia, in tric a ta di sterpi, di roveti, di p ian te selvatiche, p o p o lata da fiere, la copre p erfettam en te, in te rc e tta n d o lo sguardo.
D ella v ita in essa non si sen te che 1’ arresto , la cri stallizzazione ; solo il v ento che passa e il sole che scotta sem brano scuoterla da u n lung o sogno di m orte, in cui pare distesa.
E la v ista d ell’ uomo non sente u n cen tro di attra zio n e, ove fa r rip ro d u rre la p rim a cellula sociale, v ag a in certa, indecisa in quella desolante uguag lianza, in quella tris te uniform ità.
U n sito vale 1’ altro ; e 1’ uom o non è av vin to a nes suno di essi, affinchè possa ivi co stru ire la sua capanna, crescere i suoi figli, rico v erare le sue m and re ; affinchè vi
intensifichi i suoi sforzi, lo m igliori, lo abbellisca, vi si affezioni.
Nè i due fiumi som ali, il G iuba, e lo Scebeli, tale forza di attrazione sanno e s e rc ita re , sono due lung he striscio tortuose, m onotone, senza v arietà, senza in teresse; sem brano non volere in v ita re 1’ uom o a go dere di quei benefizi, che p u r essi saran capaci di arrecare.
Solo in qualche pun to si m ostrano più ad a tti a circoscri vere e ad in q u ad ra re lo svolgersi della v ita sociale, e questa vi si ferma e nascono così: L ugh, B ard era, il G heledi.
La costa rosseggia sotto il soffio etern o del m onsone ; essa è uguale, bassa, senza frastag li e sem bra che la n a tu ra abbia in questo luogo p e rd u ta la concezione artistica. E il navigante la fugge. In qualche lo c a lità , che si p re sen ta migliore, 1’ uomo accorre, lo stran iero a rriv a con i suoi mezzi e le sue m ire; e in questi siti la v ita g erm og lia e sorgono: Mogadiscio, M erca e B rava.
Ma l ’ in tern o è vuoto ; sulla v asta distesa m ancano dei p unti ove la vegetazione sia ricca, ove l ’ a b ita to re possa trovare m odo di ap p ag are i suoi bisogni; tu tto è eguale e tu tto è tris te ; ed egli non si sofferm a in n essuno di essi : 1’ anima p rim itiv a non è spinta, non è stim o lata al lim ite, che la faccia a g g ra p p a re alla boscaglia e lì faccia b u tta re le radici della sua vita.
Il clim a è costante, eguale, m ite; le stagioni non v a riano le condizioni clim atich e; le pioggie sono poco noiose. E d allora, perch è rico p rirsi di panno, se non ce n ’ è il bi sogno ? perch è costruire delle solide case, se a ll’ ap e rto egli dorme, re sp ira m eglio, la sua salute no n n e soffre p e r n ien te?
E sì, vivrà così: ram ing ando; non si atta c c h e rà a n es sun punto di questa te rra , che non lo sa nè allettare, nè sedurre; trasp o rte rà le sue m an d re, perch è gli dànno il latte e la carne, a nuovi pascoli e a n uove acque; quivi so sterà poco, perchè pascoli e acqua scom paiono subito ovunque in questa te rra ed e rre rà solo colla sua g en te in u n a g rig ia monotonia, ove la v ita è ugu ale come il giorno in questo
paese, in lunghezza, è uguale alla n o tte. Ecco il m ovente d ella v ita beduina, 1’ essenza dello stato nom ade, la form a
sociale som ala p ro p ria m e n te d e tta . ^
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A
Se l’ am biente fisico estern o non sp in ge il som alo a sen tire quei bisogni p e r cui egli sia co stre tto a o p erare quegli sforzi, che fanno d e ll’ uomo u n D io; donde, p e r evol versi, doveva ricevere il soffio della v ita ?
E ra dalle co rren ti estern e dei popoli finitim i, dal m are, da cui atten d e v asi il fuoco vivificatore. C he sarebb e oggi deg li a b ita n ti degli S ta ti U n iti, se C risto fo ro Colom bo non avesse sco p erta l’A m erica ; e che S id n ey e M elbourne, oggi c ittà di m eraviglie, ed ieri luoghi ove g l’in d ig en i si cibavano di carogne, se no n fosse colà p e rv e n u ta la v ita eu rop ea?
Ma i popoli con i quali confina il som alo sono b a rb a ri quanto lui e le coste del suo m are sono n on poco difficili.
d i a ra b i a rriv an o ; essi, però, non h ann o ta n to p o tere da a ttra rre gli autoctoni, non ne sanno vincere le diffidenze e tro v an o più com odo re sta rsen e sulla costa, m en tre 1’ in d i geno li g u ard a con sospetto e vede quasi un nem ico nei nuovi venuti.
Ma dalla conquista arab a si h a un re ta g g io , u n a nuova re lig io n e; potrà, forse, q u esta ap rire la via al p ro g re sso ?
È sperare invano : quella religione è fa tta d ’ im m obi lism o e di predestin azio n e ; a ttr iti p e r 1’ arresto dello svi luppo della volontà. A nzi la nuova fede ginatifica il sistem a di vita, ne spiega l ’ in a z io n e , e la volontà si p aralizza e la filosofia d ell’esistenza si com pendia nel fam oso Allah fìt !
A ^
P e r com pletare qu esta specie di prog no si della società som ala occorre fare u n ’ a ltra considerazione, ma d ’ indole
Il concetto della m orale in un popolo prim itivo , v iv en te n ella barbaria, non può certam ente inform arsi a quelle crea zioni etiche, che si riv erb eran o in un vantag g io collettivo e in una sp in ta al progresso.
La ricerca del piacere, il dom inio della forza, il d iritto della violenza sono il su b strato di ogni v ita b a rb a ra ; e tale doveva indubbiam ente essere il fondo sociale somalo a llo r quando in esso s’ infiltrava l ’ Islam .
11 concetto sociologico - filosofico della religione m ao m ettana in ta n to poteva e può so rtire effetti salu tari, in quanto lo si intenda da una m assa cosciente e pensante.
Una religione ove, p u r esistendo, è così difficile scru ta re il concetto del vero; ed ove è ancora più difficile tra sportare ed o tten ere nel cam po della p ra tic a tale concetto, m olto facilmente può g en e rare confusione nelle conseguenze dei suoi p rin cip ii stessi.
E quando poi tale religione si sovrappone su d ’un am biente rozzo, ig n o ran te, barbaro, ed è p o rtato da uom ini fanatici sino a ll’ossessione, i quali trovano le jito ogni mezzo, preferendo i più violenti, non può tale relig io ne non riflet te re se non una m inim a p a rte del suo lato b u on o; e v ice versa, s’ infiltrerà con tu tta la p arte più com oda e che m eglio si adatti agli uom ini e alle cose. Q uesta infiltrazione d ’idee in tal guisa dovrà presto o ta rd i d eg e n era re, facendo, così, risentire le conseguenze d eleterie della sua azione.
Ciò ap p u n to è avvenuto nella società som ala. T u tto il lato comodo, che può chiam arsi pure tu tta la p a rte b ru tta della religione m usulm ana, si è im presso su ll’anim a di qu esta società.
La poligam ia e la p redestinazione erano arm i d elica tis sime per un popolo, com e il somalo, viven te n ella b a rb a ria , e non potevano, non g en e rare q u ell’ im m obilism o che tale religione esercitò persino su co llettiv ità m olto più p ro g red ite .
La lo tta contro i cuf'ar (in fe d eli) e specialm ente co ntro i cristiani, lo tta che [Maometto in tra v id e in uno sprazzo di epilessia, quasi come m ania di persecuzione, g e ttò i g erm i,
che rosero qualunque m anifestazione di progresso che collo a n d a r degli anni potè sorgere.
Il pregiudizio, la superstizion e, la streg o n e ria eru p p ero e g u astaro n o m aggiorm ente 1’ ancora id o latra au tocton a fa n tasia, crebbero a ll’ om bra del concetto di A llah, m onopolio di sceik e di santoni, che resero in uno stato di g re tte z z a e di diffidenza u :i’ anim a di un popolo, che forse, a qu esta ora, ben p iù av a n ti sarebbe, se non avesse subito il venefico co n tag io del m icrobo m aom ettano.
E d allora se tale è il su b strato som alo, quale doveva essere 1’ a g g reg ato sociale di questo popolo ?
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L a società som ala è quan to di più em brionale possa im m aginarsi. L a ten d en za statale della concezione an arch ica è, forse, quella che m eglio si p re ste reb b e come term in e di parag o n e, in un confronto da stabilire.
In n essun’ altra società, come in quella som ala, v ’ è m aggiore arm onia tra le tenden ze dei singoli e quelle della co llettiv ità . V ’ è in questi due fa tto ri un equ ilibrio m assim o, che non a ltera p e r u n solo ista n te quella statica necessaria, al m antenim ento sociale.
Ma essa h a un peccato d ’ o rig in e: una s o c ie tà , diceva u n profondo e p ratico scritto re , il R om agnosi, h a il doppio scopo di conservarsi e di sv o lg ersi; ora è ap p u n to q uesto secondo scopo che la società som ala n o n può ra g g iu n g e re, perch è nei suoi card in i non c’ è p ro po rzio ne fra co nserva zione e sviluppo; ma tu tto p re p o n d e ra a beneficio del prim o scopo.
L ’ am ore, l ’ egoism o, la m orale sono concezioni sulle quali le società civili hanno tro p p o ced uto nella stasi di conservazione p e r ra g g iu n g e re quella di sviluppo; viceversa, nella società som ala sono rim a ste in a lte ra te , senza n ien te rin u n ziare di esse, m irando invece esclusiv am ente alla con servazione.
Nella n o stra società la m orale ha creato 1’ am ore. Il punto di p arte n za di questo sen tim en to è un desi derio: lascia che essa p erco rre e risen te di un altro com plesso di fattori artificiali , i quali fanno d eg en erarla in u n ’ onda, ch e chiamasi passione. N ella società som ala, in v e c e , il d e siderio non passa a ttra v e rso la stasi di passione, quindi 1’ amore, q uivi esistente, non è quello che precede, m a quello c h e segue il desiderio.
La civ iltà bianca ha trasfo rm ato il sentim ento d ell’ e- goismo da egoism o in div id u ale in egoism o di specie.
Essa ha troppo preteso e noi abbiam o a m olto rinun- rinuuziato; in quella somala, al contrario, l’ ind iv idu o nulla o ben poco ha ced u to ; sicché, m entre noi ci preoccupiam o m olto degli altri, che g u ard ano, e poco di noi, che giorno p e r giorno sentiam o sem pre più strin g erc i le catene di quel mostro che ci avvince come schiavi e che chiam asi p ro g re s so; il somalo invece pensa m olto a se stesso e quasi n ien te a g li altri.
Su basi così differenti non p otreb be pensarsi ad un con fronto fra la m orale n o stra e quella som ala. F am iglie, au to rità, filantropia, lavoro si orientan o tro p p o differentem ente, rappresentando in una la tend enza d e ll’individuo, n ell’a ltra quella della collettività.
Dopo questa prem essa il biblico regim e p atria rcale sa rebbe ancora una form a di progresso da ra g g iu n g e rsi p er la società som ala.
Il concetto della fam iglia in essa h a u n valore abbas tan za relativo se non equivoco; in fa tti nel m en tre p e r esser consona alla sua tendenza, la società som ala non d o v re b b e aver famiglia , p ro p riam en te d e tta , viceversa come p o rtato della religione m usulm ana, vi esiste. M a p u r esistendo, essa risente delle speciali condizioni di am b ien te, non solo, ma d ell’ ibridism o poligam ico. In tal m odo non assurge a g ra n diosità etica ed è m olto inferiore alla fam iglia di p o p o la zioni ancora più b arb are di quelle somale.
quale ce rtam en te non esistereb be se no n ci fosse stato l ’in flusso del C orano; m a anche esso nulla h a di reale e di co n sisten te; la fedeltà coniugale è u n m ito ; l’unione è fr a gilissim a; il divorzio im perversa, e noi contiam o cosi uom ini che h an n o sposato sino a q u aran ta le g ittim e m oglie, e ben poche sono le donne che hanno av uto m eno di dieci o v en ti leg ittim i m ariti.
L ’a u to rità p a te rn a più che m issione elev ata è, sui m aschi, u n a larv a di p o te s tà , finché non siano g ra n d ic elli; sulle donne una speculazione, in quanto che ci si rip ro m ette un v an tag g io finan ziario, allorqu an do passando a m arito si av rà il d iritto di riscuotere dallo sposo il prezzo della dote.
Il disprezzo del lav o ro , la rip u g n an z a assoluta di col tiv a re con le p ro p rie m ani la te rra , sono la conseguenza della m ancanza di stim olo che la società som ala sen te p e r p o tersi evolvere.
N on p o treb b e ce rtam en te concepirsi in un sim ile a g g re g ato il sentim ento d e ll’ o b bed ien za e 1’ idea d e ll’ au to rità ; in fa tti nessuno com anda, i capi n o n han no alcun po tere, nessuna forza; essi sono u n a specie di a n z ia n i, di ra p p re sen tan ti ai quali non è concesso altro m an dato che di rife rire . Chi com anda è l’ insiem e, è la co llettiv ità.
E questa co llettiv ità si m anifesta come una serie di cerchi c o n c e n tric i, il più piccolo è il rer , e poi in ordine crescen te: la fa k id a e la kabila..
Il rer è ra p p re se n ta to dai vari d iscen denti di uno stesso ind iv id u o ; la fa k id a è l ’ insiem e di più rer, i quali nella loro o rigine hanno dei vincoli di affinità.
L a fd k id a quasi sem pre vive u n ita, costruisce le ca panne assiem e, ed insiem e pascola il bestiam e.
T u tte quelle fakide che hanno una com une o rig in e etn ica form ano la kabila.
Il somalo non ha cencetto di p a tria , sen te vicev ersa m oltissim o quello di razza , se lo tta con tro lo stra n ie ro non
è p er la difesa del suo suolo - come da noi sarebbe con cepibile - egli com batte, invece, p e r u n sentim ento di av v er sione, che sente in d istin ta m e n te p e r tu tti coloro, i quali non appartengono alla sua cabila. C ontro il bianco, poi, è spinto p e r la differenza del colore, d ella religione, della v ita in generale.
Il se n tim e n to di ra z z a v iceversa è fortissim O j b e n c h é
an ch e fra cabile e cabile n o n si rie s c a m a i a s ta r d ’ acco rd o .
Il somalo o sten ta la sua o rig in e, ta n to più che la sua prim itiva anim a è assolutam ente p ersu asa della su p erio rità della sua razza.
Questo sentim ento di razza è quello che dom ani ci po trebbe dare forse i più seri g ra tta cap i. L a sto ria insegna che l’amor di p a tria è venuto dopo 1’ am or di razza.
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Nella costituzione della società som ala il solo a g g reg ato , che effettivamente ab b ia consistenza, sia m orale che m ate riale, è la cabila.
Dall’ arabo Tcàbilat questa p arola significa trib ù . N on esageriamo afferm ando che il som alo è m olto p iù attaccato a lla sua cabila che n o n alla stessa sua fam iglia.
Ognuna di esse ha qu alch e cosa di c a ra tte ristic o : tra dizioni, usi, costum i, in teressi.
Se il som alo è affezionatissim o alla sua cabila, questa, d ’ altra p a rte , h a n o n lieve attaccam en to p e r i suoi m em bri, al punto d ’assum ere la re sp o n sab ilità co llettiv a di qualunque azione com m essa dai suoi singoli.
Di cabile in S om alia ne esistono m oltissim e ; forse oltre una sessantina, fra di loro sonvi delle d isp a rità enorm i.
Vi sono cabile g ra n d i e cabile piccole : gli O gaden e i B im a l ascendono a parecchie m igliaia, al contrario ve ne sono» di quelle che non contano che poche centinaia d ’ in d iv id u i, come gli A bdara.
Ti sono cabile ricche di m andre e di te rre e cabile
povere, che vivono nom adi, v ag an ti nella boscaglia con pochi buoi e qualche camello.
Ve ne sono di quelle che passano p e r buona gen te, d ed ita al lavoro, am ica del governo, u n a specie di 'p a rtito conservatore, ed a ltre che si v an tan o di essere san gu in arie, fiere, nem iche etern e del Sercal (1).
G li O gaden am m azzano u n uom o p e r p o rta re la pen n a di struzzo fra i capelli nelle fe ste ; i T u n n i si re p u ta n o i p iù pacifici, i p iù fedeli del governo italiano; i B im al e gli A ggiuram invece non si son fa tti m ai sfu g g ire u n a occasione p e r lev ar g li scudi.
V i sono cabile che s’ odiano a m o rte tra di loro come Olean e M erean, S cekal e B im al.
V e ne sono di quelle che vivono solo di razzie, com e i M erean e di quelle m odeste, pacifiche, disp rezzate dalle al tre, perch è sano d ed ite al lavoro, come i T u nv al (Tumal).
M olte di esse ra p p resen ta n o p e r noi un tris te rico rd o ; gli U adan m assacrarono la spedizione Cecchi, da allora in poi si son dispersi, m olti fanno i d erv isci col M ullah ed altri com battono co n tro gli ascari nel G heledi.
I B im al m an ten n ero sem pre vivo il fuoco d ella rib e l lione contro di noi; gli A rien n i furono ferocissim i nel di stru g g e re i su p erstiti del com b attim en to di B ak allé, ove g lo riosam ente periro n o M olinari e B ong iov ann i.
Ma la cabila che b en può ch iam arsi la p iù im p o rtan te, sia p e r num ero, sia p e r ricchezze, sia p e r le co ntin ue o sti lità contro g l’ita lia n i è quella dei B im al, come p er gli I n glesi è quella degli O gaden.
II fanatism o e l ’ in d o m ab ilità dei B im al h an n o avuto origine da fa tti ed av v e n im e n ti fo rtu n a ti, nei q u ali la loro cabila ebbe in gen erale il soprav v en to , sia nelle lo tte con le a ltre trib ù som ale, sia nelle o stilità opposte alle A m m i nistrazio n i G o vern ativ e, dalla Z a n z ib a rita a q u ella della
So-(lj Cosi chiam asi in Som alia il govern o e per an ton om asia si esten d e questo nom e a tu t ti i suoi fu n zion arii.
cietà per il B enadir. F u solo 1’ azione en erg ica del G overno Italiano che ne fiaccò 1’ alterig ia.
Essi sostennero num erose lo tte coi su ltani del G heledi e riportarono due clam orose v itto rie , nelle quali lasciarono la vita i due su ltan i Iu s u f M oham ed e M oham ed Iusuf.
Riportarono a ltre sì vari successi sulle tru p p e zan zibarite, notevole la distruzion e di una colonna di scorta del V ali
Salem Iu g u li, re can tesi da M erca a M ogadiscio.
D urante 1’ am m inistrazione della S ocietà p e r il B en ad ir la loro traco tan za non ebbe lim iti. Nel 1904, in asp riti p er le ordinanze contro la schiavitù, m ossero riso lu tam en te con tro il G overno ; bloccarono M erca p e r dodici m esi e p e r questo blocco non poco soffrirono la c ittà e il presidio, sin ché» non ne fu possibile la liberazione.
Furono essi che ordinarono ai loro sicarii gli assassini del Tenente di Vascello Talm one e del cav. T revis. B enché puniti gli esecutori m ateriali, nulla fu fa tto co ntro di essi; ed anzi se ne stip en d iaro n o i capi p e r m anten ere una fit tizia e p recaria calm a nella regione.
Il loro vecchio capo A lì Issa, pag ato con 125 talleri, non si degnava n ep p u re di an d a re p erso nalm ente a ritira rli, delegando sue p erso n e, quasi come a riscu o tere il trib u to che il tim ore bim al in cu tev a alla dom inazione italiana.
Questo capo è appena m orto da qualche anno, ed il suo nome è un ricordo vivo, p alp ita n te di v e n d e tta p e r la sua gente. U n altro capo a noi nem ico acerrim o è Ism ail A bdalla.
Oggi i B im al sono sta ti v in ti dai n o stri fu c ili, m olti di essi che vivevano in to rn o a M erca, colle loro belle m andre son venuti sulla costa da G ium bo a Macase.
A ltri, circa settecento, venderono i loro anim ali p e r an dare dal M ullah ad acquistare dei fucili, m a di essi to rn a rono poveri e disillusi ap p en a u n a settan tin a.
I B im al sono v in ti ma non domi. E g en te b ella nel più esteso senso della paro la, le loro donne sono una m in ia tu ra di perfezione m uliebre e gli uom ini dei veri adoni.
num erosi, si v an tan o di p reced ere tu tti in g u e rra ed ab itan o tr a M erca ed E1 B escir; i Sulem an popolano la costa ed i lo ro capi a ttu alm en te sono A li A b d u lla , vecchio cieco , e A b d im u r M ahad; i Saad e gli la sm in , ab itan o nei d in to rn i di M arg h erita e sulla costa d a G ium bo a M acase.
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R ip o rtiam o un albero genealogico, nel quale vedesi, se condo le trad izio n i indigene, il c a ra tte re di affinità esisten te tra le varie cabile.
H IL L S O M A L I IR IR I I G A R D E R A D IG II IL ( B a ll i) D II IR (M a r g h e r it a ) I B IM A L (M e rc a , M a rg .) I G U E R R A O R M A L I G A R G H E N (B a rd e ra ) (s u l (f ra lo S c e b e li M a t-A g o i) e il G iu b a ) A U IA A R A B I A I I A B B A L L A (M o g a d is c io ) I I IT A DA N IN T E R A (M o g a - (s u l b a s s o d is c io ) S c e b e li ) I I A G G IU R A N A B E R G H ID IR (B a rd e ra ) (M a r g h e r it a ) lt A N U IN (L u g h e B a rd e ra ) S IE D I S A G A L IO T ri b ù I | 14 T ri b ù M A L E I MA N L E IS A N A R IE N N I T U N N I G H E L E D I G H E L E L L I (s u l m e d io (B a rd e ra ) (L u g h ) (B ra v a ) (G h e le d i) (B a rd e ra ) G iu b a ) D A R O T K A B L A L L A S ID K E O G A D E N M A K B U L A IT L IA N (L u g h , (s u ri v a (B a rd e ra ) b a s s o G iu b a ) in g le s e d i fr o n te 2 0 T ri b ù IL E R T I A B U T E R A K M E R E A N ( M a r -(B a rd e ra ) (L u g h ) g h e rt ta ) M IG IU R T IN I (S o m a li a N .) B a rd e ra )