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Nel segno di Aldo. Le edizioni di Aldo Manuzio nella biblioteca Universitaria di Bologna, a cura di Loredana Chines, Piero Scapecchi, Paolo Tinti, Paola Vecchi Galli, Bologna, Pàtron, 2015

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Bibliothecae.it, V (2016) 1, 258-259 DOI <10.6092/Issn.2283-9364/6116> Nel segno di Aldo. Le edizioni di Aldo Manuzio nella biblioteca Univer-sitaria di Bologna, a cura di Loredana Chines, Piero Scapecchi, Paolo

Tinti, Paola Vecchi Galli, Bologna, Pàtron, 2015, 219 p., ISBN 978-88-555-3328-7, € 28.

Si tratta del catalogo della omonima mostra che include due brevi interventi d’inquadramento, perspicui e chiarificatori (P. Tinti, Nel

segno di Aldo e P. Vecchi Galli, Aldo e il libro italiano: l’invenzione del lettore) seguiti da scritti di vari a corredo delle omonime sezioni

concettuali ed espositive: Una identità culturale: grammatica, maestri

e umanesimo latino, a cura di Piero Scapecchi; Aldo e il mondo greco,

a cura di Francesco Citti e David Speranzi; Una identità culturale: i

libri in volgare, a cura di Paola Vecchi Galli; Una identità tipografica: invenzione e rivoluzione nelle arti del libro, a cura di Paolo Tinti; Il successo di un segno. Aldo inventore della novità: editiones principes e riscoperte dei classici nell’officina editoriale, a cura di Francesco Citti

e Stefano Martinelli Tempesta; Il successo commerciale: dal marchio al

catalogo editoriale, a cura di Paolo Tinti; Il prezzo e il prestigio di un segno: clienti e collezionisti di aldine, a cura di Giuseppe Olmi e Ilaria

Bortolotti; Aldo e Bologna: l’editore all’ombra dell’alma mater e altre

intraprese, a cura di Loredana Chines.

Il volume si chiude con l’elenco (a cura di Paolo Tinti) delle edi-zioni aldine possedute dall’Ente di conservazione ove si è svolto il percorso bibliografico (sono riportate le provenienze), gli indici e una utile nota bibliografica. La scelta dei volumi esposti – a Bologna si conserva la metà della produzione manuziana –, si è strutturata, con lodevoli intenti anche didattici pienamente e originalmente compiuti, nella selezione di quegli esemplari che avessero connotati unici,

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pletamente diversi da qualunque altra copia della tiratura conservata in qualunque altra sede di conservazione nota. Sono esposti o ripro-dotti testi poco noti, rari, spesso accantonati in favore di edizione o contenuti aldini più prestigiosi, a volte presenti in unica copia (come ad esempio il catalogo di bottega del 1526 ca., fuori arco temporale rispetto ad Aldo, ma importante per l’azienda aldina e estremamente raro. (Tra le numerosissime bellissime foto del catalogo della mostra si rimpiange che non appaia anche la riproduzione di quello strumento di studio così utile...).

Emerge anche, dalla mostra e dal catalogo che la duplica, una produzione manuziana filtrata pure dalla vicenda culturale generale della società bolognese, dalla storia dei territori che quegli esemplari ospitarono. Le schede di descrizione bibliografica riportano note di possesso, provenienze nuove e vecchie collocazioni, misure del corpo del libro e natura della legature, offrendo uno spaccato completo del posseduto.

Si apprezza, in particolar modo, la confezione materiale del libro, l’impaginazione e l’impostazione grafica del manufatto tipografico, realizzata dallo studio Dina & Salomon Graphich Design Duet che la-vora anche per il mondo dell’architettura e della moda. Una sovraco-perta trasparente con titolo in rosso protegge una copertina cartonata leggera e flessibile, bianca ove campeggia l’àncora aldina inquadrata da due ben spazieggiati filetti, a ricordo delle aeree e leggere impagi-nazioni aldine, dai grandi margini. Il testo è su unica breve colonna e occupa solo i due terzi della pagina, lasciando un considerevole mar-gine ai lati. È interessante la soluzione adottata per la cartolazione, non tanto perche essa sia collocata al centro del taglio laterale esterno di ciascuna pagina, quanto perché esso ingloba appena sotto anche il titolo corrente.

Nel sito dell’editore (<http://www.patroneditore.com/volu-mi/1795/nel_segno_di_aldo_manuzio.html> gennaio 2016) il volume è curiosamente presentato come afferente alla “materia archivistica” il che non ne aiuta probabilmente la diffusione come meriterebbe.

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