• Non ci sono risultati.

L’importanza della cultura nell’internazionalizzazione delle imprese: traduzione enogastronomica dall’italiano all’inglese

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L’importanza della cultura nell’internazionalizzazione delle imprese: traduzione enogastronomica dall’italiano all’inglese"

Copied!
108
0
0

Testo completo

(1)

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

DIPARTIMENTO DI INTERPRETAZIONE E TRADUZIONE

Corso di Laurea magistrale Specialized Translation (classe LM - 94)

TESI DI LAUREA

in Traduzione Dall’Italiano In Inglese I (Seconda Lingua)

L’importanza della cultura nell’internazionalizzazione delle imprese:

traduzione enogastronomica dall’italiano all’inglese

CANDIDATO:

Starline Anna Labonte

RELATORE:

Christopher Rundle

CORRELATORE

Francesca Pezzoli

Anno Accademico 2017/2018 Terzo Appello

(2)

La traduzione non è solo una questione di parole: il punto è rendere comprensibile un’intera cultura.

(3)

3

Abstract

La cultura riveste un ruolo molto significativo sia in ambito linguistico che traduttivo. Nella presente tesi viene evidenziata l’importanza dell’aspetto culturale nel processo traduttivo, specialmente per quanto riguarda la traduzione della tipologia del testo che si andrà ad analizzare. Inoltre, viene messa in risalto la figura del traduttore dal punto di vista della mediazione culturale, poiché l’atto del tradurre implica anche una parte di mediazione, al fine di facilitare la comunicazione e la comprensione di un determinato testo. Questa tesi è stata realizzata grazie al Progetto Language Toolkit e alla partecipazione dell’azienda Itermar. L’obiettivo prefissato è produrre un testo di arrivo efficace, descrivendo le diverse fasi preliminari che racchiude la traduzione del testo enogastronomico affidato, nonché di illustrare e classificare le problematiche incontrate nel corso dell’atto traduttivo. Altro passo fondamentale riguarda l’illustrazione delle strategie e delle tecniche adottate per arrivare a una soluzione valida e appropriata per ogni tipo di problema riscontrato nel testo di partenza. Dimostrando in tale modo l’integrazione della teoria del processo traduttivo con la pratica vera e propria.

Culture has a very important role, both in language and in translation. This dissertation aims to highlight the importance of the cultural aspect in the translation process, especially regarding the typology of the text that will be analysed. Furthermore, specific attention will be devoted to the role of translator from the point of view of the cultural mediation —since the translation process involves a level of mediation— in order to facilitate the communication and the comprehension of a given text. The present dissertation has been carried out thanks to the Language Toolkit Project and the collaboration of the company Itermar. The aim of this work is to provide a target text, by describing the various preliminary phases of the translation process of this enogastronomic text, as well as to illustrate and classify the different problems encountered during the translation process. Another fundamental aspect concerns the illustration of the strategies and procedures adopted to find an appropriate and valid solution for each translation problem identified in the original text. Thus, this work aims to demonstrate the importance of applying translation process to real world practice.

(4)

Indice

Introduzione ... 5 1. Contesto ...7 1.1 Language Toolkit ...7 1.2 L’azienda ...8 1.3 Tour Operator ...9 1.4 Commessa traduttiva ... 10

1.4.1 Mezzo informativo adottato ... 11

1.4.2 Analisi dépliant ... 17

2. L’importanza della cultura nel processo traduttivo ... 20

2.1 L’importanza della cultura nella traduzione ... 20

2.2 Traduzione come mediazione ... 21

2.2.1 Tipi di cultura e traduzione ... 22

2.2.2 Relazione tra cultura e traduzione ... 25

2.2.3 Traduzione vista come forma di riscrittura... 31

3. Analisi del testo ... 35

3.1 L’enogastronomia ... 35

3.2 L’enogastronomia in Italia ... 38

3.2.1 L’identikit del turista enogastronomico italiano ... 38

3.2.2 L’offerta enogastronomica italiana ... 39

3.2.3 La gastronomia italiana: un fattore culturale ... 40

3.3 Analisi del testo di partenza ... 42

3.3.1 Tipo e sottotipo testuale... 43

3.3.2 Analisi testuale e le problematiche affrontate ... 45

4. Commento alla traduzione ... 53

4.1 Strategia traduttiva adottata ... 53

4.1.1 Procedimenti adottati... 56

4.1.2 Illustrazione delle procedure adottate ... 59

4.2 Revisione ... 73 Conclusione ... 76 Bibliografia ... 78 Sitografia ... 81 Ringraziamenti ... 83 Appendici ... 84

(5)

5

Introduzione

Oggigiorno, l’internazionalizzazione e la globalizzazione costituiscono due grandi risorse e presentano ottime opportunità di crescita e di sviluppo per le aziende che intendono investire nei mercati esteri. Tuttavia, l’approccio ai mercati internazionali racchiude delle sfide legate alla creazione e al consolidamento dei rapporti commerciali con i partner stranieri. Difatti, per avviare il processo di internazionalizzazione le aziende necessitano di figure con specifiche competenze e professionalità, in particolar modo nell’ambito linguistico. Poiché un’adeguata conoscenza delle lingue straniere e delle rispettive culture permette loro di accrescere la propria presenza sul mercato estero, in modo tale da essere più competitivi. Al fine di colmare il divario in termini di competenze linguistiche aziendali, nasce il progetto Language Toolkit: le lingue straniere al servizio

dell’internazionalizzazione d’impresa. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra la Camera di

Commercio di Forlì-Cesena e il Polo didattico di Forlì che si pone come obiettivo di favorire l’internazionalizzazione delle imprese e inoltre di avviare una corretta formazione professionale degli studenti, inserendo questi ultimi in un reale contesto lavorativo. La partecipazione a questo progetto consente ai laureandi di mettere in pratica le competenze acquisite nel corso degli anni accademici, nonché di dare avvio al proprio percorso di crescita professionale.

Il presente elaborato infatti rappresenta, nel vero senso del termine, la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità e inoltre, l’oggetto tesi vuole essere l’officina in cui si applica tutta la preparazione appresa alla pratica. Grazie al progetto Language Toolkit è stato possibile realizzare una collaborazione con il tour operator Itermar, dando origine a questa tesi. L’obbiettivo di quest’ultima è di illustrare principalmente il processo traduttivo in tutte le sue fasi, analizzando le diverse problematiche relative al tipo di traduzione assegnato. Inoltre, si potrà osservare nel corso del presente lavoro, come viene integrato costantemente la teoria del processo traduttivo con la pratica, giustificando altrettanto le decisioni prese in merito al testo da tradurre. Lo scopo prefissato di questo studio è di dimostrare quanto sia importante considerare la cultura nell’ambito traduttivo, in particolar modo per quanto concerne la tipologia del testo affidato dall’azienda in questione.

L’elaborato si struttura in quattro capitoli: il primo descrive l’importanza del progetto Language Toolkit nell’internazionalizzazione delle aziende, illustrando i vantaggi per queste ultime nel decidere di affidarsi a figure con competenze linguistiche nonché culturali. Inoltre, viene fornita una breve presentazione dell’azienda in questione, la cui collaborazione è stata fondamentale per la stesura della presente tesi. Infine, si descrivono le ragioni per le quali il tour operator necessitava della traduzione del testo enogastronomico, oggetto di questa dissertazione.

(6)

Il secondo capitolo, invece, affronta in maniera teorica l’importanza della cultura nella traduzione, non solo mettendo in risalto la figura del traduttore in quanto tale, ma anche come mediatore culturale. Si potrà inoltre constatare il ruolo che gioca il fattore culturale nel processo traduttivo, illustrando esempi rappresentativi e metodi che permettono di affinare il proprio lavoro.

Nel terzo capitolo si inizia ad addentrare nel fulcro del lavoro, dove viene inquadrato l’argomento dell’oggetto traduttivo. Successivamente, si procede all’analisi testuale approfondita del testo di partenza, individuando il tipo testuale e le sue funzioni che permettono di comprendere lo scopo comunicativo. Infine, si illustrano i problemi traduttivi riscontrati ed eventuali problematiche che dovranno essere risolte in seguito.

L’ultimo capitolo riguarda il commento inerente alla traduzione affrontata e alla risoluzione dei problemi traduttivi incontrati nel corso del testo di partenza. Questa parte del lavoro si concentra specificamente sul processo traduttivo, in particolar modo, si descrivono le strategie e le procedure adottate per produrre un testo di arrivo efficace, rispettando le funzioni comunicative e l’intento del testo di partenza. Inoltre, in questa sezione si può intravedere come vengono applicate le competenze acquisite, facendo emergere le capacità riflessive e decisionali dell’autrice del presente elaborato. Per concludere il capitolo, è necessario tenere in considerazione l’ultima fase del processo traduttivo, vale a dire la revisione, la quale rappresenta uno strumento significativo per affinare maggiormente il lavoro del traduttore.

(7)

7

1. Contesto

In primo luogo, questo capitolo illustrerà l’importanza del progetto Language Toolkit, grazie al quale è stato possibile realizzare questo lavoro. In secondo luogo, si presenterà l’azienda, la cui collaborazione si è rivelata fondamentale per la stesura della presente tesi e si spiegherà in quale settore essa opera. In aggiunta, si indicheranno le ragioni per le quali l’azienda necessitava della traduzione del testo enogastronomico dall’italiano all’inglese oggetto del presente elaborato.

1.1 Language Toolkit

Oggigiorno, sotto l’influenza della globalizzazione, le aziende guardano con crescente interesse all’idea di collaborare coi mercati esteri. Di conseguenza, devono stabilire quali strategie intraprendere per avviare il processo di internazionalizzazione, rivolgendosi a una o più figure professionali. A tale scopo, le figure dell’interprete e del traduttore assumono un’importanza fondamentale. Le lingue straniere e la conoscenza delle rispettive culture rappresentano infatti non solo una necessità, ma un plus per le imprese: ciò consente loro di aumentare la propria competitività e adottare delle strategie adeguate nei confronti dei partner internazionali.

Il progetto Language Toolkit è giunto alla quinta edizione e nasce per mettere in contatto la realtà aziendale con quella universitaria. L’iniziativa è stata realizzata per favorire l’internazionalizzazione delle aziende e per facilitarne l’accesso ai mercati internazionali, mettendo dunque a disposizione le competenze linguistiche dei laureandi1. L’aspetto linguistico viene talvolta sottovalutato nei contesti aziendali; esso rappresenta tuttavia un elemento essenziale, in particolar modo per le imprese che vogliono consolidare rapporti professionali coi mercati esteri. Inoltre, è un grande vantaggio per queste ultime avere l’opportunità di collaborare con delle figure professionali qualificate, perché esse possono facilitare la mediazione tra due realtà diverse, sia dal punto di vista linguistico che culturale. Da un lato, questa iniziativa aiuta gli studenti a inserirsi in un contesto lavorativo, permettendo di arricchire le proprie esperienze professionali e personali; dall’altro, facilita l’apertura delle imprese ai mercati esteri.

Il processo di internazionalizzazione implica delle difficoltà che non racchiudono solo la lingua, bensì la cultura delle due nazioni coinvolte e la mediazione, la quale consente di creare un ponte tra le diverse culture. Il termine “cultura” racchiude le usanze, le regole di comportamento che differenziano un paese dall’altro. In tal modo, si può dedurre l’importanza del ruolo che rivestono gli

1http://www.fc.camcom.it/download/internazionalizzazione/documento/testo-completo-del-progetto.pdf?DWN=14786 [consultato il 05/11/2018]

(8)

interpreti e i traduttori nel processo di internalizzazione delle imprese, notando l’interesse del progetto “Language Toolkit: le lingue straniere al servizio dell’internazionalizzazione d’impresa”.

Le tesi realizzate con questo progetto sono di varia natura e rispondono alle esigenze delle aziende. Gli elaborati sono principalmente legati a servizi di traduzione o localizzazione di siti web. Il presente lavoro è stato reso possibile grazie alla collaborazione di Itermar Tour Operator.

1.2 L’azienda

Figura 1- Logo dell’azienda Itermar

L’azienda ha aderito al progetto in quanto necessita spesso di rinnovare l’offerta dei propri prodotti, rivolti non solo alla clientela italiana ma anche a quella estera. Inoltre, essa è costantemente alla ricerca di nuove figure, quali agenti di viaggio o traduttori, da inserire in questo settore.

Itermar Tour Operator nasce nel 1971 ed è frutto di anni di esperienza della famiglia Salvadori nel settore turistico. È uno dei principali tour operator italiani, con un’ampia gamma di offerte che copre fasce di clientela con le più diverse esigenze. Itermar offre viaggi sia di gruppo che individuali. Inoltre, si occupa della prenotazione di servizi turistici per agenzie di viaggio. Infatti, è specializzata nei viaggi di gruppo in Italia e in Europa, settore nel quale è leader nazionale. Nel 2017, oltre 237.000 clienti hanno scelto di viaggiare con Itermar.2

Le proposte dell’azienda soddisfano ogni tipo di richiesta, essa infatti vanta un’ampia programmazione che comprende:

1. Vacanze studio, organizzate nei minimi particolari, dalla partenza all’arrivo e comprensive di corsi di lingua svolti da professionisti madrelingua.

2. Vacanze di gruppo, sia a livello nazionale che internazionale, quali tour nei vari mercatini di Natale sia in Italia che all’estero.

3. Vacanze per CRAL (Circoli Ricreativi Aziendali dei Lavoratori) e associazioni, caratterizzate da tariffe vantaggiose per lavoratori, in particolare per soggiorni al mare sulla Riviera Adriatica, al mare in Croazia o in Italia, nelle città d’arte.

(9)

9

4. Soggiorni benessere INPS e IPA, rivolti agli over 60. L’azienda sceglie accuratamente tra mare e terme le strutture più adeguate per accogliere e soddisfare le esigenze dei propri clienti. (ibidem).

L’azienda propone inoltre dei viaggi incoming, ovvero tour organizzati alla scoperta dell’Italia e dei paesi europei, rivolti specialmente ai visitatori stranieri, offrendo così servizi turistici ai clienti europei in tutto il territorio italiano e isole. Per quanto riguarda invece i clienti extra-europei, la proposta non include unicamente l’Italia, ma anche alcune città europee. In questo modo, Itermar realizza anche viaggi incoming in Europa, dato che l’azienda ha stipulato diversi contratti con alberghi, ristoranti, vettori e guide in tutte le principali città del territorio. Il tour operator da sempre si occupa del settore incoming in Italia, ma da 7 anni ha creato un reparto che si interessa espressamente alla clientela straniera.

1.3 Tour Operator

Per capire meglio in quale settore opera l’azienda Itermar e quali prodotti offre, è necessario definire cos’è un tour operator. Il glossario dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) fornisce la seguente definizione del tour operator:

Tour operators are businesses that combine two or more travel services (e.g., transport, accommodation, meals, entertainment, sightseeing) and sell them through travel agencies or directly to final consumers as a single product (called a package tour) for a global price [..].3

Quindi, un tour operator offre pacchetti di viaggio assemblati. Il pacchetto generalmente comprende: alloggio, vitto, trasporto verso la destinazione, trasporto in loco e attività ricreative. Solitamente, questi pacchetti vengono venduti tramite agenzie di viaggio o direttamente al consumatore come un prodotto unico a un prezzo forfettario.4 I Tour Operator possono essere classificati in base a tre tipologie:

1. Tipologia di attività. Essi possono essere specializzati in viaggi outgoing, incoming o domestici.

2. Tipologia di organizzazione. Si diversificano tra viaggi individuali o di gruppo.

3. Tipologia business e comparti turistici. Questa tipologia comprende i viaggi leisure che possono essere di tipo artistico-culturale ed enogastronomico; i viaggi per affari, invece, sono congressuali e fieristici.

Un altro genere di classificazione riguarda il tipo di prodotto che il tour operator offre, ovvero

3https://stats.oecd.org/glossary/detail.asp?ID=2733 [consultato il 06/11/2018]

(10)

package e viaggi ad hoc. Il package comprende i viaggi individuali senza una data fissa di partenza

e i viaggi di gruppo con una data fissa di partenza. Il viaggio ad hoc, invece, è un pacchetto le cui componenti sono già acquistate e coordinate dall’operatore, dopo aver proposto e venduto il prodotto a gruppi precostituiti o a singoli. Inoltre, i Tour Operator possono distinguersi sulla base del tipo di mercato nel quale essi scelgono di lanciarsi. I tipi di mercato sono: mercato di massa, holiday maker e mercato di nicchia.

I tour operator possono scegliere se specializzarsi in un mono business, ossia offrire soltanto una tipologia di servizi, oppure in multi-business, fornendo più servizi. I vantaggi che trae un turista scegliendo di affidarsi a un Tour Operator sono, ad esempio, il risparmio dei costi di ricerca, la diminuzione del costo complessivo e la varietà di proposta di una destinazione. (ibidem).

1.4 Commessa traduttiva

Itermar è un’azienda multi-business, dinamica e innovativa, sempre alla ricerca di nuovi e potenziali clienti. Per ampliare i propri contatti e far conoscere i servizi che offre, l’azienda ha partecipato alla quarta edizione del Good Italy Workshop, appuntamento internazionale dedicato al turismo enogastronomico italiano. Il Good Italy Workshop è un evento organizzato per gli operatori italiani e le agenzie incoming specializzati nella programmazione di viaggi a tema enogastronomico, che nelle loro proposte, oltre alla gastronomia locale, offrono una full immersion nella vita rurale. La quarta edizione del Workshop è stata ospitata dal 27 al 29 ottobre in una delle capitali del Food Valley Emiliano-Romagnolo, Modena. L’evento è organizzato per promuovere la gastronomia del territorio italiano e per far incontrare gli operatori italiani con i buyer internazionali. Il numero dei buyer partecipanti all’evento è stato 60, provenienti da ogni parte del mondo; essi hanno incontrato i 105 seller da ogni regione d’Italia. Nella giornata del 27 e del 28, i buyer hanno partecipato a sei educational tour che racchiudevano i territori di Piacenza, Reggio Emilia e Parma, Ferrara e Ravenna, dell’Appennino Emiliano, di Bologna e Cesena e Rimini. I tour comprendevano degustazioni di vini, formaggi e salumi, piatti tipici e lezioni di cucina5.

In occasione del Workshop, Itermar aveva necessità di produrre dei pieghevoli a scopo pubblicitario in lingua inglese e di far conoscere i propri servizi anche alla clientela straniera, a cui da sempre rivolge particolare attenzione. Il turismo enogastronomico diventa infatti sempre più una tendenza in forte ascesa, dato che le richieste di itinerari enogastronomici sono sempre più frequenti, soprattutto da parte dei turisti stranieri. Secondo il rapporto della Coldiretti, 7 turisti su 10, ossia il

5 https://www.gooditalyworkshop.it/stampa/a-modena-tour-operator-specializzati-in-food-tourism-da-3-continenti-quarta-edizione-per-good-italy-workshop/ [consultato il 10/11/2018]

(11)

11

71%, hanno scelto di visitare in vacanza “frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero […]”6. Il turismo enogastronomico unisce viaggio e cibo, per cui il turista attraverso le degustazioni dei prodotti scopre le eccellenze del territorio. A questo proposito, l’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (ISNART) e l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) affermano che l’acquisto e il consumo dei prodotti sono i moventi del turismo enogastronomico in Italia. Difatti, il 23,8% dei turisti ricerca informazioni sui ristoranti che servono piatti tipici prima della partenza.7 Per questo motivo, il tour operator punta sul settore enogastronomico per ampliare la propria clientela, e inoltre, l’enogastronomia per l’azienda rappresenta un’ottima opportunità di crescita e sviluppo. Il materiale da tradurre era pertanto un testo enogastronomico costituito da 4290 parole, realizzato per essere inserito in un pieghevole in occasione dell’evento Good Italy Workshop.

1.4.1 Mezzo informativo adottato

Prima di addentrarsi nel fulcro di questo elaborato, è necessario analizzare quale mezzo di pubblicità l’azienda ha adottato per l’evento e in che modo esso abbia influenzato l’approccio traduttivo e soprattutto la resa del testo dall’italiano all’inglese. Il nome utilizzato dall’azienda per indicare il mezzo informativo adottato per l’evento Good Italy Workshop è flyer. Si è ritenuto dunque opportuno cercare la definizione del termine, che è la seguente: “a flyer is usually a single, unfolded printed sheet that is used to draw attention to an event, service, product or idea. A flyer usually contains a very simple message that can be conveyed quickly” […].8 Quindi, un flyer è un foglio stampato su una o entrambe le facciate, il cui scopo è di informare il fruitore che ne viene in possesso di un determinato tipo di evento, idea o progetto in maniera veloce e incisiva.9

Molto spesso i termini flyer, dépliant e brochure vengono scambiati tra di loro erroneamente, allo stesso modo le loro caratteristiche e utilità. Come già menzionato, il flyer è un mezzo di comunicazione e informazione, veloce ed efficace. Un dépliant o pieghevole, invece, è una pagina stampata e ripiegata utilizzata a scopo pubblicitario. Spesso viene confuso con la brochure, in quanto presentano caratteristiche simili: possono essere formati da alcune pagine, ma la principale differenza è che le pagine della brochure sono rilegate.

6https://www.coldiretti.it/economia/vacanza-al-via-prime-partenze-74-mln-giugno [consultato il 12/11/2018] 7 https://winenews.it/it/litalia-del-gusto-per-1-turista-4-lenogastronomia-e-la-prima-motivazione-di-viaggio-nel-belpaese_374665/ [consultato il 12/11/2018] 8https://www.formaxprinting.com/blog/2010/02/business-printing-the-difference-between-a-flyer-and-a-brochure/ [consultato il 13/11/2018] 9 https://www.etichettificiopugliese.com/brochures-cataloghi-pieghevoli-depliant-volantini-scegliere-le-caratteristiche-giuste-la-tua-pubblicita/ [consultato il 13/11/2018]

(12)

Figura 2-flyer, dépliant e brochure- spiegazione inserita dall’autore della tesi

Ciascuno di questi strumenti pubblicitari ha il proprio rispettivo formato. Il formato utilizzato per la stampa del flyer è A3 o A6. Invece, la brochure può avere i seguenti formati: A3, A4, A5 o A6. I dépliant possono avere diverse ante, ma normalmente hanno tra le due e le quattro ante. Il formato si sceglie in base alla quantità di informazioni da inserire. I formati dei dépliant possono essere A3, utilizzato per le presentazioni o riassuntive brochure da fiera; invece, il formato A4 viene impiegato per i libretti di istruzioni, listini prezzi e per gli opuscoli fiera. Mentre il formato A5 viene adoperato per biglietti da visita piegati, biglietti d’auguri e inviti. (ibidem)

Dopo un’accurata ricerca sul termine, constatiamo dalle immagini sottostanti (fig.3 e 4) che le caratteristiche del flyer non corrispondono al mezzo impiegato dall’azienda. Infatti, come mostrato dalla figura 2 soprastante, possiamo osservare che lo strumento di comunicazione utilizzato dall’azienda per illustrare la gastronomia delle varie regioni italiane è, in realtà, riconducibile a un dépliant piuttosto che a un flyer.

(13)

13

Figura 3-Dépliant centro Italia p.1

Figura 4.Dépliant centro Italia p.2

Dopo aver appurato il materiale pubblicitario adottato dal tour operator, è altrettanto opportuno analizzare brevemente il dépliant da un punto di vista estetico. Per pubblicizzare un evento, un’idea o un prodotto, è fondamentale prendere in considerazione diversi fattori per catturare l’attenzione del fruitore. Uno degli elementi che gioca un ruolo importante nelle strategie marketing sono i colori: essi, infatti, non solo incidono sul consumatore, sulle sue emozioni e sul comportamento, ma anche sull’impatto visivo. I colori possono avere un’influenza negativa o positiva sul potenziale cliente e vengono classificati in colori caldi e freddi. Sulla base di questa premessa, i brand scelgono come attirare l’attenzione nella promozione di un prodotto o un servizio.

(14)

According to studies conducted by Colour Marketing Group (CMG), an international association of designers, colour increases brand recognition by up to 80%, colour ads are read up to 42% more than similar ads in black and white, and it can be up to 85% of reason people decided to buy a particular product. 10

A questo punto, si può dedurre, dagli studi svolti dal Colour Marketing Group (CMG), che la scelta dei colori da impiegare nella pubblicità e nella grafica ha una grande importanza, poiché essi spingono a interessarsi maggiormente a un annuncio o addirittura all’acquisto di un prodotto. L’impiego di un colore in una pubblicità non è quindi casuale, viene scelto con particolare attenzione: questo perché ad ogni colore corrisponde un’emozione. I colori implicano significati precisi e trasmettono informazioni al di là dell’aspetto estetico. Essi suscitano diverse sensazioni e inducono anche a compiere delle azioni, ad esempio l’acquisto di un prodotto. (Caivano, José Luis, & López, Mabel Amanda, 2007). A tal proposito, Philip Kotler, il padre moderno del Marketing, afferma: “atmospherics such as noises, sizes, shapes, scents and colors could help create attention, convey messages, and create feelings that might increase purchase probability” (1973). Difatti, come sostiene Philip Kotler, gli effetti di questi fattori messi assieme possono influenzare un potenziale cliente e aumentare le intenzioni di acquisto di un possibile prodotto. (Alpert and Alpert, 1986). Le campagne pubblicitarie o le aziende giocano appunto su colori, profumi e rumori per attirare il maggior numero di clienti. Jack Braden Foerder, il presidente del Colour Marketing Group, infatti sostiene che “smart companies are realising the need to customise by using colour. They have reached a point where the car is merely shell, and accessories act as extended wardrobe”.11

Tuttavia, è importante precisare che le emozioni possono variare da un individuo a un altro. Inoltre, è utile sottolineare che la percezione del colore non è omogenea, ovvero è strettamente correlata alla cultura, alle tradizioni e agli usi e costumi di ogni popolo. A titolo d’esempio, gli autori Wiegersma e Van der Elst (1988) hanno scoperto che in generale il blu è il colore più apprezzato tra le culture. Nella religione indù in India, l’arancione è considerato il colore più sacro, mentre per gli ndembu della Zambia l’arancione non è nemmeno ritenuto un colore. Tra le popolazioni Inuit, invece, il colore bianco è talmente importante che esistono 17 parole per descriverlo, ognuna col proprio significato. (Tektronix, 1988).12

L’argomento sul colore è stato molto contestato, poiché l’assenza di risultati scientifici conclusivi in merito ha generato diverse polemiche. Molti progressi sono stati effettuati nella ricerca,

10https://www.researchgate.net/publication/300050408_IMPACT_OF_COLOURS_IN_MARKETING [consultato il 15/11/18]

11http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.476.2928&rep=rep1&type=pdf [consultato il 16/11/18] 12 Traduzione dell’autrice di questo elaborato.

(15)

15

ma questi studi sono stati realizzati da aziende del settore. Sebbene la natura degli esperimenti non sia scientifica, i risultati ottenuti sembrano essere approvati tra gli esperti del marketing. 13

I colori nel Marketing sono divisi in caldi e freddi, come nella natura. Di seguito, si elencheranno i colori usati nel marketing, dividendoli in due categorie: freddo e caldo. Inoltre, si indicheranno le sensazioni evocate da essi e i settori in cui vengono applicati:

Tabella 1- Tabella dei colori freddi

Colore Sensazioni positive Sensazioni negative Settori/applicazioni Blu Tranquillità, lealtà, fiducia, sicurezza Freddezza, paura, mascolinità Banche, tecnologia, finanza, salute Verde Ricchezza, benessere, freschezza, relax, armonia Invidia, gelosia, colpa Spese economiche, tecnologia, cibo, immobiliare. Verde scuro: finanza, soldi

Azzurro Spiritualità,

guarigione, fiducia lealtà, riservatezza

Invidia, femminilità

Igiene, aria e acqua, tecnologia

Tabella 2 - Tabella dei colori caldi

Colore Sensazioni

positive

Sensazioni negative

Settori/applicazioni

Rosso Amore, passione,

urgenza, calore

Rabbia, pericolo Alimentare, agricoltura, saldi,

vendite di liquidazione

13http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.476.2928&rep=rep1&type=pdf [consultato il 16/11/18] Traduzione dell’autrice di questo elaborato.

(16)

Giallo Solarità, positività, felicità, ottimismo Instabilità, insicurezza Energia, alimentare, svago, commercio on line Arancione Coraggio, confidenza, successo, vitalità Ignoranza, pigrizia Fast-food, alimenti, giocattoli Oro Ricchezza, abbondanza, valore, tradizione Avidità, bramosità Lusso

Oggigiorno, sono presenti diverse modalità di comunicazione e informazione, per cui è importante che le aziende si differenzino dalla concorrenza. Di conseguenza, devono essere efficienti nel realizzare strumenti di comunicazione avvincenti, chiari e incisivi, così da attirare i potenziali clienti. Questo richiede creatività, flessibilità e innovazione, sfruttando le potenzialità dei diversi mezzi di comunicazione. Si è ritenuto importante, per il presente elaborato, non soltanto spiegare quale mezzo di informazione è stato adottato dal tour operator Itermar, ma anche procedere a un’analisi completa ed esaustiva dello strumento impiegato e, inoltre, descrivere come realizzare un dépliant efficace.

Il dépliant è un importante mezzo di comunicazione promozionale e di vendita. Tuttavia, per risultare efficace, deve seguire una precisa strategia di marketing e corrispondere al prodotto o servizio che si intende promuovere. Il dépliant può risultare inefficace, se non si ha un’idea precisa di vendita che catturi l’attenzione del potenziale cliente. Per questo motivo, è fondamentale distinguersi dalla concorrenza, puntando sull’originalità e la creatività. Affinché un dépliant risulti persuasivo e incisivo, è necessario considerare il target, ossia il cliente potenziale a cui si intende vendere l’idea, il prodotto o il servizio, tenendo conto delle sue necessità, emozioni o percezioni.14 Per realizzare un dépliant efficace è utile tenere a mente questi seguenti punti:

1. individuare l’obiettivo e l’idea centrale della vendita;

2. trovare uno slogan ed evidenziarlo in copertina, unitamente a marchio, nome e località;

14https://www.teamwork-rimini.com/wp-content/uploads/2014/04/Antologia-di-marketing-turistico.pdf [consultato il 18/11/18]

(17)

17 3. focalizzare il target di clientela a cui si rivolge;

4. realizzare una soluzione grafica e di testo che rispecchi l’idea del servizio o prodotto offerto; 5. evitare immagini e frasi scontate;

6. inserire fotografie attuali, animate da soggetti, che stimolino l’immaginazione e l’identificazione del cliente;

7. elaborare didascalie chiare e suggestive;

8. realizzare testi sintetici e descrittivi, usando un linguaggio comprensibile per il cliente; 9. individuare ed evidenziare i vantaggi offerti;

10. realizzare dépliant diversi per target (affari, leisure, sportivi, etc.) e per lingua d’origine (almeno italiano e inglese). (ibidem).

Indubbiamente, altri elementi possono influire sull’efficacia del dépliant, ad esempio la scelta del tipo di carta, il formato, i colori e il carattere. Pertanto, per realizzare un dépliant incisivo è necessario prendere in considerazione tutti fattori appena elencati.

1.4.2 Analisi dépliant

Dopo aver accertato come realizzare un dépliant efficace, si reputa altrettanto utile procedere all’analisi del pieghevole impiegato dall’azienda Itermar per l’evento Good Italy Workshop, basando le osservazioni sull’uso dei colori illustrato precedentemente nelle tabelle 1 e 2.

L’azienda ha realizzato tre dépliant, suddividendo l’enogastronomia delle regioni italiane in nord, centro e sud. Ogni pieghevole è diverso, le differenze sono date dalle immagini scelte per il testo principale e quelle per le rispettive copertine. L’analisi sottostante sarà eseguita sul dépliant del Nord Italia.

(18)

Figura 5-Flyer nord Italia (Analisi)

Copertina

La copertina racchiude un’immagine, il titolo e i contatti relativi all’azienda. L’immagine di copertina usata nel dépliant per l’Italia del nord è incisiva poiché riassume le principali specialità che caratterizzano le regioni del Nord Italia, ossia il vino e il formaggio. I colori dell’immagine sono principalmente caldi. Il verde delle foglie che va sfumando verso un giallino, trasmette un senso di profondo benessere, tranquillità e pace. Inoltre, questo colore dà la sensazione di essere all’aperto e di respirare l’aria pura della campagna. Il colore giallo oro dei bicchieri di vino non solo suscita positività, energia e calore, ma anche un senso di ricchezza, valore e tradizione. Quest’ultima è messa in risalto dal grappolo d’uva e il formaggio. Questi due elementi finali ispirano affidabilità e semplicità, evidenziata anche dal colore marrone della botte e del tappo di sughero.

Sfondo

Il colore scelto per lo sfondo del dépliant è il bianco, il quale mette in risalto l’immagine e il testo nel titolo. Questo colore trasmette semplicità, qualità e fedeltà. Tuttavia, potrebbe risultare impersonale e creare una certa distanza. L’azienda avrebbe potuto optare, ad esempio, per il colore giallino pallido, abbinando quest’ultimo al proprio logo. (vedere fig.1). In questo modo, il tour operator avrebbe suscitato vicinanza e calore.

(19)

19

Carattere

Il carattere impiegato nel titolo è nero, leggibile e chiaro; i titoletti in arancione impiegati nel testo principale sono comprensibili. L’arancione è un colore utilizzato per gli alimenti e per attirare l’attenzione: difatti, comunica successo e sicurezza. Tuttavia, il font size del testo risulta leggermente piccolo. Alcune parole sono state evidenziate in grassetto per attirare maggiormente l’attenzione dei fruitori e mettere in risalto le specialità principali di ogni regione. Inoltre, nel testo del dépliant sono presenti alcune immagini, le quali facilitano la lettura. Le immagini richiamano i prodotti tipici, che sono nominati nel testo.

Dalle informazioni ricevute dall’azienda, è emerso che quest’ultima cerca, solitamente, di abbinare i colori al logo, ma per questioni di tempo, il grafico non ha potuto lavorare minuziosamente sui dettagli. Ad esempio, per la stampa il tipo di carta impiegato è quello per le fotocopie.

(20)

2. L’importanza della cultura nel processo

traduttivo

In questo capitolo sarà affrontata l’importanza dell’aspetto culturale nel processo di traduzione, ambito di ricerca e studio del linguista David Katan15.

2.1 L’importanza della cultura nella traduzione

Il processo traduttivo implica numerosi dettagli, per cui il traduttore deve adottare una strategia comunicativa efficace e, di conseguenza, valutare diversi aspetti. A tal proposito, Gideon Toury (1995) afferma che la traduzione è un’attività che “inevitably involves at least two languages and two cultural traditions, i.e. at least two sets of norm-systems on each level”.

Quindi, secondo l’affermazione del linguista, la traduzione non racchiude soltanto le lingue, ma anche le rispettive culture: si può così constatare che la cultura ha un’importanza significativa in essa. Inoltre, la cultura influenza il traduttore nella scelta delle parole e delle strategie da adottare; in questo modo, egli sarà più portato a rendere un testo chiaro e comprensibile, traducendo anche le espressioni culturali.

Secondo quanto appena accennato, il fattore culturale assume un ruolo decisivo nel processo traduttivo. Molti esperti riconoscono quanto sia difficile definire in modo preciso l’atto del tradurre: si tratta infatti di un procedimento profondamente complesso. A tal proposito, Jean René Ladmiral (1994 : 18) afferma che:

Si l’on synthétise la plupart des définitions qui entreprennent de saisir ce qui fait la nature de la traduction, on viendra à un énoncé de base du type : la traduction produit un texte-cible sémantiquement, stylistiquement, poétiquement, rythmiquement, culturellement, pragmatiquement équivalent au texte-source.

Stando a quanto sostiene il filososo Ladmiral, la traduzione mira a portare il testo dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo, operando tutte le forme di mediazione interlinguistica e interculturale. Secondo il traduttore Meschonnic (1999), la traduzione è annessione quando viene adattata alla cultura di arrivo. Da queste due definizioni si può dedurre che il ruolo del traduttore non implica soltanto la padronanza delle lingue coinvolte e la capacità di passare da una lingua all’altra,

(21)

21

bensì presuppone un lavoro di mediazione interlinguistica e interculturale. Tradurre implica, quindi, la conoscenza di due culture: quella della lingua di partenza e quella della lingua di arrivo.

2.2 Traduzione come mediazione

Si può già constatare che il ruolo del traduttore è complesso, perché la sua attività non comporta solo l’atto del tradurre linguisticamente, ma egli deve essere in grado di trasmettere anche i significati culturali. A tal riguardo, Mary Snell-Hornby (1988) sostiene che un traduttore non solo dovrebbe essere bilingue, ma anche bi-culturale. Difatti, le differenze culturali possono creare maggiori complicazioni rispetto alle differenze linguistiche. Per tal ragione, la traduzione è vista come una forma di comunicazione interculturale e, pertanto, il traduttore è percepito come mediatore culturale. Prima di analizzare la mediazione culturale come una componente del lavoro comunicativo del traduttore, è importante definire cosa si intende per mediatore culturale. La definizione data dallo psicologo R. Taft (1981: 53) è la seguente:

[A] mediator is the person who facilitates communication, understanding, and action between persons or groups who differ with respect to language and culture. The role of the mediator is performed by interpreting the expressions, intentions, perceptions, and expectations of each cultural group to the other, that is by establishing and balancing the communication between them. In order to serve as a link in this sense, the mediator must be able to participate to some extent in both cultures. Thus, a mediator must be to a certain extent bicultural.

Quindi, secondo l’affermazione di Taft, il mediatore culturale è in grado di risolvere i problemi interculturali, ad esempio le intenzioni e le aspettative, causati appunto dalle differenze esistenti tra culture diverse. Inoltre, egli possiede le competenze per stabilire e bilanciare la comunicazione tra le due parti coinvolte. Basil Hatim e Ian Mason (1990) sostengono che il traduttore operi come un mediatore secondo i due seguenti modi: il primo riguarda la visione bi-culturale, secondo la quale il traduttore identifica e risolve i problemi che potrebbero esser causati dalle differenze culturali. Il secondo invece, è la visione del lettore critico, in quanto il traduttore ha il compito di leggere il testo di partenza prima di tradurlo e, di conseguenza, è nella posizione di scrivere un testo comprensibile, quanto avrebbe garantito il contesto per il lettore nella lingua di arrivo. Affinché il testo sia chiaro nella lingua di arrivo, in primo luogo, il traduttore deve esser in grado di riconoscere e interpretare gli elementi culturali della lingua di partenza. Questo rappresenta il primo passo per entrare nell’ottica della visione bi-culturale e produrre un testo nella lingua di arrivo richiesta, nonché nella rispettiva cultura, identificando le discrepanze dall’una all’altra. Infatti, da

(22)

questi due modi di operare appena accennati, si può accertare la complessità che racchiude il processo traduttivo, perché il traduttore si trova tra il lettore e lo scrittore: il suo ruolo è quindi riscrivere il testo di partenza per un pubblico che originariamente non era quello immaginato dallo scrittore e considerando che, in particolar modo, l’autore e il lettore della lingua di arrivo non condividono la stessa lingua.

2.2.1 Tipi di cultura e traduzione

È stato affermato, nel paragrafo 2.2, che un traduttore deve esser bi-culturale, quindi è importante che egli sia cosciente di quanto il passaggio da una cultura all’altra implichi un notevole impatto sul testo da tradurre; per questo, la figura del traduttore deve saper riconoscere quali siano le possibili e più opportune modifiche da apportare al testo in questione. Di seguito, si spiegherà il concetto di cultura e quanto essa incida sulla traduzione.

Esistono tre livelli di cultura: la cultura tecnica, formale e informale:

La cultura tecnica è definita scientifica e racchiude ad esempio procedure, liste, prezzi e manuali. Quindi, le informazioni contenute in queste tipologie di testi sono esplicite. A questo livello, la traduzione non presenta particolari problemi, poiché, sia per il traduttore che per il lettore, il messaggio contenuto è esplicito. Tuttavia, se un traduttore non è specializzato nel linguaggio tecnico, non sarà in grado di produrre un testo efficace e, di conseguenza, un lettore più attento potrà notare eventuali errori. Per questa ragione, un traduttore tecnico non solo dovrà avere una buona padronanza delle due lingue di lavoro, ma dovrà anche sapere dove ricercare le informazioni per poter tradurre in modo adeguato un testo di questo tipo.

La cultura formale, invece, riguarda regole non trascritte; in ogni società, infatti, sono presenti modi corretti di dire o scrivere le cose. La cultura formale racchiude diversi aspetti, quali il registro, il genere e le regole della conversazione. Un esempio dei problemi traduttivi a livello formale può riguardare la composizione dei prodotti alimentari, perché ogni paese ha il suo modo di definire gli ingredienti. Sebbene tutti i paesi europei rispettino le leggi dell’Unione Europea in materia di etichette alimentari e requisiti, ogni cultura tratta e fornisce le informazioni tecniche in modo diverso. A tal proposito, Peter Newmark (1988) afferma che si possono riscontrare differenze culturali tra il pubblico della lingua di partenza e quello della lingua di arrivo. Da questa affermazione, si può accertare che un traduttore deve conoscere le usanze e le abitudini delle due culture coinvolte nella traduzione. Di seguito, l’esempio sottostante illustrerà e metterà in evidenza che la presentazione di un prodotto alimentare può variare a seconda della cultura del paese, o in base al pubblico di destinazione:

(23)

23

Tabella 3-Tabella degli ingredienti Activia USA

ACTIVIA® STRAWBERRY PROBIOTIC YOGURT

Enrich your day with a delicious, creamy Activia lowfat yogurt, now with non-GMO ingredients. * Infused with the fresh taste of strawberry and with billions of probiotics in every cup a great way to start every day.

INGREDIENTS

Cultured Grade A Reduced Fat Milk, Cane Sugar, Strawberries, Modified Food Starch, Contains Less Than 1% Of Milk Protein Concentrate, Kosher Gelatin, Fruit Juice and Vegetable Juice (For Color), Natural Flavors, Agar Agar, Carrageenan, Calcium Lactate, Lactic Acid, Milk Calcium,Vitamin D3.

(24)

Tabella 4-Tabella degli ingredienti Activia Italia

ACTIVIA VELLUTATO ALLA FRAGOLA Gusta Activia vellutato alla fragola, disponibile nel formato 4 vasetti

INGREDIENTI

Latte fermentato con Lactobacillus bulgaricus, Streptococcus thermophilus e Bifidobacterium, preparato di fragole 11% (zucchero, sciroppo di glucosio-fruttosio, purea di fragole 10%, addensanti: amido modificato, farina di semi di guar; concentrato di carota e ribes nero, aromi, correttore di acidità: acido citrico), zucchero 4,2%.

Può contenere tracce di frutta a guscio e cereali contenenti glutine.

Senza conservanti e coloranti artificiali.

Gli ingredienti che contengono allergeni sono indicati in grassetto.

La tabella no. 3 fa riferimento al sito Activia degli Stati Uniti, mentre la successiva, no. 4, al sito italiano. Mettendo a confronto i due esempi soprastanti, si può osservare che gli ingredienti sono presentati in maniera diversa: ad esempio, il sito americano elenca gli ingredienti in maniera più sintetizzata, mentre il sito italiano tende ad esplicitare di più. Infatti, le informazioni aggiuntive riguardo agli allergeni sono presenti solo nella versione italiana. Da questi due esempi si può appurare quanto sia importante per un traduttore conoscere la cultura del paese per cui andrà a tradurre, perché ogni cultura ha il proprio modo di comportarsi e di definire le cose.

Il terzo livello di cultura, infine, è chiamato informale o inconscio e può rappresentare l’aspetto più problematico nella traduzione, ragion per cui è proprio a questo livello che il traduttore deve possedere le competenze appropriate per poter intervenire e mediare. Questo livello è formato dai modelli subconsci nei quali i messaggi vengono recepiti, perché il significato di ogni messaggio si trova in questo punto. I modelli subconsci, chiamati anche modi di percezione, sono formati dal modo in cui si percepisce il mondo, il quale genera dei filtri. Uno dei filtri più importanti è l’orientamento culturale ed è grazie a quest’ultimo che si può interpretare e comprendere un testo.

(25)

25

Secondo Edward Sapir (1929), tradurre significa percepire la realtà, quindi due lingue che apparentemente potranno sembrare simili non saranno mai l’espressione della stessa realtà e, pertanto, il linguaggio va interpretato nell’ambito della cultura. Quindi, secondo quanto affermato da Sapir, si può intuire che tradurre implica un’alterazione, una trasformazione del messaggio di partenza per poter mantenere il significato invariato nella lingua di destinazione. Di conseguenza, tradurre è trasformare, trasmutare e adattare alla cultura di arrivo. Poiché il termine trasformazione è stato impiegato per descrivere il processo traduttivo, si è ritenuto allora opportuno ricercare la definizione del termine, che è la seguente:

s. f. [dal lat. transformatio -onis, der. di transformare «trasformare»]. – 1. L’atto, l’azione o l’operazione di trasformare, il fatto di trasformarsi o di venire trasformato, che comporta un cambiamento, per lo più profondo e definitivo, di forma, aspetto, strutture o di altre qualità e caratteristiche […]16

Col termine trasformazione o trasmutare, non si intende un cambiamento netto, ma un mutamento nella forma: nella trasformazione, la sostanza non cambia, può essere soggetta a variazioni, aggiunte, perdite, ma ci saranno elementi che pur cambiando rimangono sempre gli stessi. Ne rappresenta un chiaro esempio l’acqua che si trasforma in ghiaccio. Per la traduzione si può affermare che la regola è la stessa. A titolo esemplificativo, come osserva Susan Bassnett (1991), i testi degli spot pubblicitari vengono raramente tradotti letteralmente, poiché il pubblico per cui è stato pensato un certo tipo di prodotto non ha gli stessi valori e principi di un altro pubblico: di conseguenza, il messaggio viene adattato secondo la cultura o la realtà, perché, come sostiene Sapir (1929: 214), “[...]no two languages are ever sufficiently similar to be considered as representing the same reality [...]”.

2.2.2 Relazione tra cultura e traduzione

Per capire la relazione tra traduzione e cultura, è necessario spiegare attraverso quali canali è recepito il messaggio nell’orientamento della comunicazione di una cultura: questa parte risulta essere la più utile e significativa per un traduttore. Edward Hall (1976) conia il termine contesto, riferendosi all’orientamento della comunicazione di una cultura, concetto sviluppato dallo stesso autore successivamente nel 1983. È desumibile che ogni cultura o gruppo attribuisca una determinata importanza alla quantità di informazione che viene esplicitata, necessaria per una comunicazione

(26)

efficace. Ritornando al concetto, appena accennato, dell’orientamento della comunicazione di una cultura, si illustreranno i termini quali contesto e testo, che assumono un particolare significato in questo ambito. Il primo si riferisce alla quantità di informazioni implicita che può essere dedotta, o l’informazione che una persona possiede su un determinato argomento. Invece, il secondo rimanda all’informazione trasmessa o meglio esplicitata (Hall, 1983: 61). Il contesto e il testo costituiscono elementi rilevanti per comporre un messaggio comunicativo. Difatti, Hall sottolinea questo fatto, affermando che “[…]as context is lost, information must be added if meaning is to remain constant” (1983: 61).

Sempre secondo l’autore, il contesto rappresenta una parte fondamentale della cultura perché ogni gruppo appartenente a una cultura avrà un’inclinazione verso la comunicazione attraverso il

contesto o il testo. Sulla base di quanto appena affermato, un traduttore potrà far riferimento al

concetto dell’orientamento della comunicazione di una cultura per prendere determinate decisioni quando andrà a tradurre.

Nelle lingue che hanno un orientamento verso una cultura più legata al contesto, spesso le informazioni vengono trasmesse in maniera meno immediata ed esplicita. Al contrario, quelle che tendono più verso una cultura orientata verso il testo favoriscono una comunicazione più chiara e immediata. A tal proposito, Mildred Larson sostiene (1984: 438) che:

The information load is related to the speed at which new information is introduced, and to the amount of new information which the language normally incorporates in particular constructions. Some languages introduce information slowly. Others use complicated noun phrases which allow for information to be introduced more rapidly.

Pertanto, il ruolo di un traduttore è apportare modifiche nel carico di informazione laddove è necessario, a seconda della cultura, tenendo sempre conto del livello di informazione nella cultura di partenza. Tuttavia, possono sorgere dei problemi nella traduzione, quando si tratta di tradurre da un tipo di cultura immediata a una meno immediata e viceversa.

Le culture possono inoltre tendere verso una comunicazione emotiva o non emotiva, la quale è strettamente correlata al concetto di contesto e testo. Solitamente, le culture emotive, come quella italiana e giapponese, tendono a sottolineare meno i fatti, mettendo in risalto le emozioni e le relazioni, anche attraverso la comunicazione non verbale. Invece, le culture non emotive, come quelle di Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, evidenziano più i fatti nella comunicazione. L’esempio che segue riguarda gli avvisi medici sui pacchetti di sigarette italiani e britannici, sottolineando le differenze tra una cultura emotiva e quella non emotiva.

(27)

27

Figura 6-pacchetto sigarette (IT)

Figura 7-pachetto sigarette (ING)

Si può osservare che l’avviso sui pacchetti di sigarette italiani è caratterizzato dall’emotività, perché esso è rivolto direttamente ai lettori, caratteristica che si può ritrovare nei testi informativi e

(28)

vocativi, ad esempio i titoli dei giornali che, in Italia, tendono a essere più drammatici. In effetti, la lingua italiana è più orientata verso l’emotività rispetto a quella inglese, la quale risulta più neutra. A tal proposito, Anna Wierzbicka (1986b: 288) afferma che “[i]n Italian, it is very common to reduplicate adjectives, adverbs, and adverbial expression - roughly speaking, for expressive purposes”. La lingua italiana usa molte reiterazioni, le quali evidenziano l’orientamento verso l’emotività. Ad esempio, è molto comune esprimersi ripetendo gli aggettivi: bella bella, adagio

adagio. Solitamente, quando si traduce verso l’inglese, le reiterazioni non vengono impiegate, bensì

queste espressioni vengono rese con l’avverbio very. Inoltre, un altro elemento che caratterizza l’italiano è il pleonasmo e lo si usa anche per sottolineare l’orientamento emotivo. David Snelling (1992: 45, 46) osserva il seguente aspetto, che riguarda in particolar modo le lingue romanze, le quali hanno uno “stile retorico cumulativo e tendono a ripetere gli aggettivi di significato analogo o addirittura identico per potenziare l’effetto retorico”. Per questo motivo, un traduttore deve essere bi-culturale, in modo da rendere un testo efficace da una cultura all’altra, perché come sostiene David Snelling la lingua inglese preferisce uno o al massimo due aggettivi intensivi. Ciononostante, il traduttore deve appurare se lo stile cumulativo svolga una funzione poetica o meno; inoltre, è importante precisare che a volte la reiterazione e il pleonasmo non sono caratteristiche che riguardano solo l’orientamento verso l’emotività, ma sono impiegati anche per ottenere effetti retorici.

Come menzionato precedentemente, la traduzione da un tipo di cultura ad un’altra può creare diversi problemi. Un esempio interessante è dato dalla traduzione dall’italiano all’inglese, due culture con aspetti diversi. Per questo motivo, prima che un traduttore proceda alla traduzione di un testo, è necessario che consideri quest’ultimo aspetto, ossia l’orientamento del testo che può essere verso l’autore o il lettore. Questo tipo di orientamento aiuta a capire la ragione per cui alcune culture sono propense a produrre testi chiari e privilegiano la semplicità, essendo così più vicini al lettore, mentre i testi più elaborati prediligono maggiormente l’espressione dell’autore. Inoltre, questo concetto spiega perché, in termini di linguaggio, certe culture hanno una preferenza verso la formalità o l’informalità, elemento che può evidenziare la distanza tra l’autore e il lettore.

Una delle caratteristiche dell’informalità è la semplicità. Infatti, sono molte le guide anglo-americane che sottolineano il principio keep it short and simple (KISS). A tal proposito, lo scrittore Jonathan Swift afferma che la vera definizione di stile è saper usare le parole appropriate in contesti appropriati. Inoltre, questa idea è stata accentuata dall’autore di The Complete Plain Words (1976), Ernest Gowers, affermando: “siate concisi, semplici, umani”. Per tale ragione, il traduttore che dovrà operare su un testo che implica il passaggio dall’emotività alla non emotività, dovrebbe tener a mente queste regole che saranno illustrate di seguito, in particolar modo per quanto riguarda la traduzione

(29)

29

dall’italiano all’inglese. Come osserva il giornalista Giuseppe Severgnini, nel suo libro L’inglese:

Lezioni semiserie, la lingua italiana tende a utilizzare costruzioni barocche per esprimere i concetti.

Si può appunto desumere che se le espressioni venissero tradotte letteralmente e non riadattate verso la cultura di arrivo, queste potrebbero creare seri problemi.

Queste seguenti regole di George Orwell, tratte da Politics and the English Language (1946), aiutano a redigere un testo chiaro e semplice, specialmente per la resa delle traduzioni verso l’inglese.

1. Never use a metaphor, simile, or other figure of speech which you are used to seeing in print. 2. Never use a long word where a short one will do.

3. If it is possible to cut a word out, always cut it out. 4. Never use the passive where you can use the active.

5. Never use a foreign phrase, a scientific word, or a jargon word if you can think of an everyday English equivalent.

6. Break any of these rules sooner than say anything outright barbarous.17

Da queste sei regole, si può dedurre che la lingua inglese è immediata perché preferisce delle costruzioni brevi e chiare. A tal riguardo, Mildred Larson sostiene che “[l]ong sentences and complicated grammatical constructions make it harder for the Anglo-American reader to follow what is being said.” (1984: 438).

Con il termine semplice non si vuole indicare qualcosa di banale; si vuole piuttosto indicare che il testo deve essere di immediata comprensione. Quando si traduce un testo verso l’inglese, è opportuno ricercare l’informazione testuale e fare in modo che essa emerga, così da produrre un testo comprensibile: questa è la strategia da adottare nelle traduzioni da una cultura orientata verso il

contesto a una cultura testo.

Per capire cosa si intende col concetto keep it short and simple, accennato precedentemente, si prenderanno in esempio alcune frasi che sono state tradotte in inglese da traduttrici dell’agenzia di viaggio di Claudia Calistri18. Queste traduzioni sono state successivamente revisionate e “semplificate” da una madrelingua. Le operazioni fatte riguardano l’eliminazione e la

denominalizzazione. Inoltre, si noterà nella tabella sottostante che in una delle frasi è stata eseguita

un’aggiunta di informazione, cosicché il testo fosse più immediato. Queste variazioni individuano appunto l’orientamento verso il lettore e gli esempi seguenti riguardano modifiche di stile apportate a un libretto di istruzioni e alla garanzia di una macchina da caffè espresso:

17http://www.orwell.ru/library/essays/politics/english/e_polit [consultato il 12/12/18] 18 Questi esempi sono tratti da Katan (1997).

(30)

Tabella 5-Tabella esemplificativo sul concetto keep it short and simple

TRADUZIONE REVISIONE

top quality espresso coffee machine top-quality espresso machine

...has been devised for domestic use and is not indicated for continuous professional use

thank you for choosing Saeco

In case an extension cord is used, check that it is adequate

In case an extension cord is used. be certain that it meets or exceeds all safety standards

Remove the filter holder and empty it of grounds Remove and empty the filter holder

Never immerse the machine into water and do not introduce it into a dish washer

Never immerse the machine into water

These instructions cannot include

every possible and thinkable use of the machine

These instructions cannot anticipate every possible use of the machine

Da queste traduzioni e le rispettive revisioni, si può dedurre che è importante tener a mente la cultura del paese o del pubblico di arrivo per cui si andrà a tradurre: in questo modo si potrà produrre un testo efficace e adattato alla cultura di arrivo, perché la lingua inglese richiede delle costruzioni chiare e semplici, essendo infatti una lingua con una cultura orientata più verso il lettore.

Dal momento che, per l’inglese, è stato dimostrato l’orientamento verso il lettore con gli esempi soprastanti, è altrettanto importante capire e vedere come certe strutture impiegate aumentino la distanza tra l’autore e il lettore. David Snelling prende ad esempio la formula portoghese è essential

que... e sostiene che il ricorso a strutture impersonali di questo genere è molto meno frequente in

inglese. Tali forme di distanziamento sono più diffuse nella lingua italiana. A titolo d’esempio, si potranno osservare le differenze strutturali nelle seguenti frasi, adoperate dalla famosa piattaforma musicale Spotify, notando le differenze tra inglese e italiano. Di seguito, gli esempi:

People don’t just listen to Spotify, they live it.

Spotify non è solo un modo per ascoltare musica, è un’esperienza tutta da vivere.

Si può appunto intuire che gli approcci sono diversi, infatti, come si è potuto osservare, la frase in inglese si rivolge direttamente al lettore, mentre in italiano è stata impiegata la struttura

(31)

31

impersonale. Tuttavia, è opportuno ricordare che in italiano queste strutture sono considerate la forma più adatta nella scrittura formale, ad esempio sono adoperate nelle riviste scientifiche. Al contrario, in inglese si preferisce la forma personale. A titolo esemplificativo, si riportano le seguenti frasi per evidenziare quanto appena affermato:

In questo articolo saranno illustrate le due diverse teorie. In this article we would like to illustratre two differents theories.

Ciononostante, lo stile impersonale può cambiare a seconda dell’argomento, del tipo di rivista, o di pubblico. Ad esempio, una cultura orientata più verso l’emotività, in un contesto dove si può esprimere l’emozione, tende a usare appunto un linguaggio più emotivo, il che può rendere più informale il testo, come si può notare dal seguente esempio:

È venuta a mancare la nostra adorata zia.

Tuttavia, è altrettanto utile e importante ricordare che la traduzione verso l’inglese non richiede sempre un passaggio dallo stile formale a quello informale. Difatti, il coautore di Discourse

and the Translator, Ian Mason, sostiene che le traduzioni dei trattati di Sigmund Freud sono resi da

un tedesco standard a un inglese “più clinico, più scientifico e meno soggettivo” (1994: 24). Secondo Mason, questa resa è data dal fatto che:

“The translator strove to render the target text more abstract, more learned, and more scientific in order that it would appeal to the Anglo/American medical/scientific community and thus win acceptance for a set of ideas which, in the original, stemmed from a different humanist tradition”

2.2.3 Traduzione vista come forma di riscrittura

Nel paragrafo 2.2, è stato affermato che la traduzione è vista come una forma di riscrittura, quindi è opportuno spiegare il concetto di riscrittura ed esporre quali sono le strategie impiegate.

Il famoso linguista belga André Lefevere, nella raccolta dei suoi saggi Translation, Rewriting,

and the Manipulation of Literary Fame (1992), sviluppò il concetto di “translation as rewriting”, ossia

definendo l’atto traduttivo come una forma di riscrittura. Questo concetto spiega il processo traduttivo come una sorta di manipolazione. Lefevere (1992) percepisce la traduzione nella sua contingenza storica, in cui il testo viene reinterpretato, alterato o manipolato. Egli considera la traduzione dal punto di vista culturale in cui è inserita, perciò, a suo giudizio, il testo originale viene ad ogni modo

(32)

manipolato, non solo perché dettato dall’ideologia del traduttore o dal cambiamento di codice linguistico, ma anche perché il testo viene prodotto in uno scenario socioculturale diverso e il pubblico di destinazione è altrettanto differente. Quindi, l’autore conferma quanto è stato affermato nel corso di questo capitolo, ovvero che è sempre importante tenere in considerazione l’orientamento culturale del testo di arrivo, dove esso gioca un ruolo significativo.

Nel processo di riscrittura, il traduttore nell’atto traduttivo facilita la comprensione e questo tipo di mediazione può avvenire in diversi modi. Di seguito, si illustreranno tre strategie attraverso le quali si può svolgere una traduzione come forma di riscrittura19 e, inoltre, saranno forniti degli esempi a titolo dimostrativo tratti dalla traduzione del testo enogastronomico sul quale si basa il presente elaborato.

La prima strategia viene chiamata expansion o explanation, che è un tipo di intervento attraverso il quale si possono aggiungere delle informazioni. Solitamente, le informazioni date nel testo di partenza sono in forma implicita, per cui nel testo di arrivo esse vengono esplicitate. L’esempio che segue dimostra appunto la funzione del metodo expansion o explanation: le informazioni esplicitate sono evidenziate in grassetto nella tabella seguente nella seconda colonna.

Tabella 6-Expansion

TESTO ORIGINALE TESTO TRADOTTO Commento

La pasta tipica sono i bigoli: vengono preparati in salsa con cipolle e acciughe, oppure con rigaglie e fegatini di pollo soffritti con la salvia o con l’anatra.

Bigoli is the typical local pasta and is traditionally served with three main sauces: onion and anchovies, chicken giblets and livers browned with sage, and duck.

Da questi due esempi, si può desumere che è stato necessario esplicitare e aggiungere le informazioni, in modo da rendere il testo chiaro e comprensibile per il pubblico di

19http://wrap.warwick.ac.uk/85605/1/WRAP_1572585-cal-300117-liddicoat_perspectives.pdf [consultato il 03/12/18]

(33)

33 La peculiare complessità

identitaria del Friuli-Venezia Giulia è, ovviamente, espressa a tavola da una tradizione composita dove è possibili individuare da una parte un filone giuliano, formato dal patrimonio di Gorizia, Trieste, Istria, Dalmazia e mondo asburgico, a loro volta riecheggianti tradizioni ebraiche, greche, ungheresi, boeme.

Friuli has a mixed cultural heritage determined by a complex history and the confluence of two different traditions, which is expressed in the local cuisine. Julian heritage is composed by Gorizia, Trieste, Istria, Dalmatia and Austrian culture which includes Jewish, Greek, Hungarian and Bohemian traditions.

destinazione.

Il Replacement è la seconda strategia usata nel processo di riscrittura: in questo tipo di mediazione, si sostituisce un elemento culturale del testo di partenza con un elemento del testo di arrivo. Questo tipo di intervento si usa per cercare di risolvere le referenze culturali. Difatti, l’esempio che segue è particolarmente illustrativo per comprendere il concetto di replacement.

Tabella 7-Replacement

TESTO ORIGINALE TESTO TRADOTTO Commento

La Campania è una terra d’elezione per il turismo gastronomico; la sua cucina, infatti, si caratterizza per piatti ed ingredienti simboli del made in Italy: pizza, mozzarella, pasta al pomodoro e basilico!

Campania is a destination of choice for food and wine tourism. Indeed, it offers dishes and ingredients which have become Italian national symbols such as pizza, mozzarella and pasta with tomato and basil sauce.

In questa frase, è stato necessario sostituire e come ha affermato il linguista Lefevere, manipolare il concetto del made

in Italy, cosicché il messaggio

finale possa essere immediato per il lettore di arrivo. Questa sostituzione è stata fondamentale, perché l’idea del made in Italy è conosciuta solo dal pubblico italiano.

(34)

Infine, l’ultima strategia riguarda il reframing, il quale viene descritto da Katan (1999, 2002), prendendo come esempio una frase del libro di Italo Calvino, L’avventura di una moglie. La citazione analizzata è la seguente: Un ristretto, doppio, caldissimo – disse al cameriere. Secondo l’autore, se la traduzione in inglese di questa frase fosse letterale, potrebbe porre dei problemi, in quanto risulterebbe rude agli occhi del pubblico inglese. Mentre nel contesto italiano, una richiesta di questo genere non sarebbe interpretato in malo modo. Ragion per cui, il professore propone la seguente soluzione per risolvere il problema di interpretazione che potrebbe sorgere: she asked the barman for

an expresso, ‘thick, double and really hot’. Questa riformulazione adatta il messaggio alla cultura di

arrivo, rimuovendo il problema di interpretazione delle norme di gentilezza.

Queste tre strategie illustrate non hanno lo scopo di fornire degli strumenti esaustivi per risolvere i problemi traduttivi che si potrebbero riscontrare, ma rappresentano dei metodi che potrebbero rivelarsi utili per bilanciare le differenze culturali da una lingua all’altra, facilitando la mediazione e il processo traduttivo.

Si è potuta dunque constatare, nel corso di questo capitolo, l’importanza della cultura nella traduzione, prendendo consapevolezza del fattore culturale non solo in termini di traduzione ma anche di mediazione. Inoltre, è stato appurato che il traduttore dovrebbe essere anche bi-culturale, oltre a possedere delle buone capacità linguistiche nelle due lingue di lavoro. Infine, le strategie di riscrittura intraviste possono rappresentare dei metodi efficaci per raffinare il proprio lavoro traduttivo.

Riferimenti

Documenti correlati

di Marco Sa/a II Ce ntro ABITA di Marco Sa/a 5AGG I Tecnologie Bioclimatich e di Marco Sala. La riqualificazione delle aree degradat e di

Pictures: Elisa Bertolotti, Federica D’Urzo, Chiara Francione, Ilaria Mariani and Virginia Tassinari Copyright © 2016 DESIS Network Association - Dipartimento di Design, Politecnico

Figure 1 shows that conditioned rats (CFC) exhibited long-lasting freezing time when placed in the conditioning apparatus again at 2 days post-acquisition delays, while control

Da ist zum einen die Bozner Marienpfarrkirche selbst, für die zumindest im Spätmittelalter der übliche Handschriftenbesitz nachgewiesen werden kann und deren

139 sedad eldem e istanbul: l’architettura della città In maniera analoga, il nucleo del lavoro di Sedad Eldem, è stato lo studio della casa turco-ottomana.. Nessun altro architetto

Using these results we develop conditions which may be used for parametric modelling of risk neutral best predictors and which indicate that this is a generalisation of the problem

The intuition that both parameters are necessary to explain the observed responses is con- firmed through Bayesian model comparison: the right panel shows the results of Bayesian