• Non ci sono risultati.

Politiche pubbliche per la riduzione della contaminazione del sottosuolo. Il caso dell'arsenico in Bangladesh.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Politiche pubbliche per la riduzione della contaminazione del sottosuolo. Il caso dell'arsenico in Bangladesh."

Copied!
78
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Scienze Politiche

Corso di Laurea Magistrale in Studi Internazionali

Geopolitica degli interessi europei nell’era della globalizzazione

Politiche pubbliche per la riduzione della

contaminazione del sottosuolo.

Il caso dell’arsenico in Bangladesh.

La Candidata

Il Relatore

Laura PERINI

Mauro SYLOS LABINI

A.A. 2016/ 2017

(2)
(3)

2

Riassunto

Il sottosuolo della regione del Bengala è composto da rocce ricche di arsenico, erose dall’Himalaya. Il metallo avvelena i terreni poiché dai sedimenti si discioglie nelle falde acquifere. L’arsenico disciolto in acqua è stato assunto cronicamente dalla popolazione rurale per oltre vent’anni e i suoi effetti sulla salute umana si manifestano nel breve periodo con eruzioni cutanee e nel lungo periodo con malattie tumorali. Il governo nazionale, coadiuvato da un ampio numero di organizzazioni internazionali, ha messo in atto, a partire dal 1998, il Bangladesh Arsenic Mitigation and Water Supply Project (BAMWSP) il quale tra le altre cose ha segnalato alla popolazione tutte le condutture idriche contaminate e informato i cittadini sugli effetti del metallo.

La tesi si concentra sugli effetti della politica di attenuazione dell’arsenico sulla salute umana e in particolar modo su quella dei bambini. Viene fatto riferimento a sei ricerche che studiano la salute dei minori dopo l’implementazione della politica nazionale. Nei sei casi studio sono presentati la domanda di ricerca, la strategia empirica, i risultati ottenuti e la validità interna dell’indagine.

La politica di debellamento ha portato a cambiamenti comportamentali nella popolazione rurale, producendo effetti benefici sulla salute individuale. La campagna governativa ha sortito anche effetti indesiderati come l’aumento della mortalità infantile per diarrea e non ha sempre ottemperato alla costruzione di nuove condutture idriche sicure in tutte le regioni a rischio. La tesi si conclude con una valutazione dell’affidabilità degli studi passati in rassegna.

(4)
(5)

4

Sommario

Riassunto ... 2 Introduzione ... 9 I. Capitolo ... 11 A. Problema ... 11 1. Contesto ... 11 2. Diritto Internazionale ... 13 a) Diritto all’acqua ... 13

b) Diritto alla salute ... 14

c) Diritto all’informazione ... 14

3. Implicazioni per la salute ... 14

a) Conseguenze sulla salute ... 14

b) Gli impatti sulla salute ... 15

c) Gli effetti dell’arsenico sul corpo e i suoi organi ... 16

B. Politiche ... 17

C. Interferenze politiche nelle allocazioni pubbliche ... 24

1. Pozzetti governativi privati ... 26

D. La comunità internazionale degli investitori ... 28

1. UNICEF ... 28

2. Banca Mondiale ... 29

E. Mancanza di controlli e di sensibilizzazione ... 31

F. Gli effetti sulla salute ... 32

1. Effetti sulla salute: politiche di mitigazione ... 32

2. Responso negativo delle condizioni di salute ... 33

3. L'ospedale come ultima risorsa ... 34

4. Esperienze personali dell’inadeguatezza medico-sanitaria ... 35

II. Capitolo ... 37

A. Introduzione ... 37

B. La domanda di ricerca ... 37

C. Le strategie empiriche ... 37

1. Evidenze empiriche ... 37

2. Studi controllati randomizzati ... 37

3. Confronto prima-dopo... 38

4. Differenza-nelle-differenze ... 38

(6)

5

E. I sei casi studio ... 39

1. Gli effetti della campagna governativa di informazione sulla scelta della fonte di estrazione dell’acqua ... 39

a) La domanda di ricerca ... 39

b) La strategia empirica ... 39

2. Il variare del rapporto tra altezza ed età nei bambini dopo la politica governativa di mitigazione dell’arsenico ... 40

a) La domanda di ricerca ... 40

b) La strategia empirica ... 40

3. Lo sviluppo durante la prima infanzia e gli effetti dell’arsenico sulla crescita ... 41

a) La domanda di ricerca ... 41

b) La strategia empirica ... 41

4. La crescita intellettiva dei bambini al ridursi dell’arsenico nell’acqua potabile ... 42

a) La domanda di ricerca ... 42

b) La strategia empirica ... 42

5. Il prolungamento dell’allattamento al seno materno come conseguenza della campagna governativa di sensibilizzazione ... 43

a) Premessa... 43

b) La domanda di ricerca ... 43

c) La strategia empirica ... 44

6. L’impatto delle malattie diarroiche sui bambini dopo l’implementazione della politica nazionale di sensibilizzazione ... 45

a) La domanda di ricerca ... 45

b) La strategia empirica ... 45

III. Capitolo ... 46

A. Introduzione ... 46

B. I sei casi studio ... 46

1. Gli effetti della campagna governativa di informazione sulla scelta della fonte di estrazione dell’acqua ... 46

a) I risultati ... 46

2. Il variare del rapporto tra altezza ed età nei bambini dopo la politica governativa di mitigazione dell’arsenico ... 47

a) I risultati ... 47

3. Lo sviluppo durante la prima infanzia e gli effetti dell’arsenico sulla crescita ... 48

a) I risultati ... 48

4. La crescita intellettiva dei bambini al ridursi dell’arsenico nell’acqua potabile ... 50

a) I risultati ... 50

5. Il prolungamento dell’allattamento al seno materno come conseguenza della campagna governativa di sensibilizzazione ... 52

(7)

6 6. L’impatto delle malattie diarroiche sui bambini dopo l’implementazione della politica

nazionale di sensibilizzazione ... 54

a) I risultati ... 54

IV. Capitolo ... 55

A. Validità interna ... 55

B. I sei casi studio ... 55

1. Gli effetti della campagna governativa di informazione sulla scelta della fonte di estrazione dell’acqua ... 55

a) Validità interna ... 55

2. Il variare del rapporto tra altezza ed età nei bambini dopo la politica governativa di mitigazione dell’arsenico ... 56

a) Validità interna ... 56

3. Lo sviluppo durante la prima infanzia e gli effetti dell’arsenico sulla crescita ... 57

a) Validità interna ... 57

4. La crescita intellettiva dei bambini al ridursi dell’arsenico nell’acqua potabile ... 58

a) Validità interna ... 58

5. Il prolungamento dell’allattamento al seno materno come conseguenza della campagna governativa di sensibilizzazione ... 59

a) Validità interna ... 59

6. L’impatto delle malattie diarroiche sui bambini dopo l’implementazione della politica nazionale di sensibilizzazione ... 61

a) Validità interna ... 61

V. Capitolo ... 62

A. Affidabilità dei casi studio ... 62

1. Studi controllati randomizzati ... 62

a) L’attrito non random ... 62

b) Gli spillover... 62

2. Differenza-nelle-differenze ... 63

a) Variabili omesse ... 63

B. Validità esterna ... 63

1. Aree urbane del Bangladesh ... 63

2. Stati della regione del Bengala... 63

C. I sei casi studio ... 64

1. Gli effetti della campagna governativa di informazione sulla scelta della fonte di estrazione dell’acqua ... 64

a) Lo spillover ... 64

2. Il variare del rapporto tra altezza ed età nei bambini dopo la politica governativa di mitigazione dell’arsenico ... 65

(8)

7

a) Le variabili omesse ... 65

3. Lo sviluppo durante la prima infanzia e gli effetti dell’arsenico sulla crescita ... 66

a) L’attrito non random ... 66

4. La crescita intellettiva dei bambini al ridursi dell’arsenico nell’acqua potabile ... 66

a) Il follow-up ... 66

5. Il prolungamento dell’allattamento al seno materno come conseguenza della campagna governativa di sensibilizzazione ... 67

a) Le variabili omesse ... 67

6. L’impatto delle malattie diarroiche sui bambini dopo l’implementazione della politica nazionale di sensibilizzazione ... 68

a) La variabile omessa ... 68

Conclusioni ... 69

A. I successi del Bangladesh Arsenic Mitigation and Water Supply Project (BAMWSP) ... 69

1. La campagna di mitigazione ... 69

2. La campagna di sensibilizzazione ... 70

B. I fallimenti del Bangladesh Arsenic Mitigation and Water Supply Project (BAMWSP) ... 70

C. Suggerimenti per migliorare le politiche ... 71

(9)
(10)

9

Introduzione

I maggiori fiumi asiatici, come il Gange-Brahmaputra, si alimentano dai ghiacciai dell’Himalaya (Rocco, 2009). Le rocce di quelle montagne contengono in modo naturale piccole quantità di arsenico. Quest’ultimo è un semimetallo, uno degli elementi più diffusi in natura. Inoltre l’arsenico in quanto agente cancerogeno è considerato un contaminante ambientale sia per processo naturale sia come risultato dell’attività produttiva dell’uomo (Martensini, 2017). Nei primi anni 2000, gli scienziati hanno scoperto che l'arsenico, mescolato ai sedimenti himalayani, viene trasportato a valle dall’acqua (Rocco, 2009). Il semimetallo, invece di restare intrappolato nei sedimenti del fiume in forma solida, si infiltra nel sottosuolo a oltre 30 metri di profondità, inquinando anche le falde acquifere (Rocco, 2009). I dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rivelano che più di 140 milioni di persone del sub-continente asiatico bevono ogni giorno acqua proveniente da falde acquifere contaminate.

Le prime segnalazioni di contaminazione delle acque bangladesi risalgono agli anni ‘80, quando gli epidemiologi trovarono consistenti tracce di arsenico nel delta del Gange, in Bangladesh. Il problema dell’inquinamento da arsenico è diventato di pubblico dominio solo a metà degli anni ‘90 ed è stato definito come "il più grande avvelenamento di massa della storia".

La presente tesi cerca di valutare la politica bangladese di debellamento dell’arsenico sulla salute umana, in specifico di quella dei bambini.

Nel 1998 il governo di Dacca ha ideato il Bangladesh Arsenic Mitigation and Water Supply

Project (BAMWSP). Con l’aiuto di un ampio numero di organizzazioni ed enti

internazionali il governo del Bangladesh ha avviato una campagna di test su larga scala, analizzando oltre 5 milioni di pozzi in tutto il Paese. Le analisi chimiche dei condotti idrici sono state completate con una segnalazione visiva che evidenzia i livelli di contaminazione delle acque: il colore rosso per i pozzi altamente a rischio e il colore verde per quelli sicuri per la salute. Il massiccio test di verifica è stato coadiuvato da una campagna di sensibilizzazione e di informazione diretta a tutta la popolazione, svoltasi nel periodo 1999/2003. Nello stesso periodo, il governo ha anche costruito in tutto lo Stato, più di 9.000 pozzi profondi, meno soggetti all’avvelenamento (Cas, 2016).

(11)

10 Per valutare gli effetti del progetto BAMWSP la presente tesi fa riferimento a sei ricerche che studiano la salute dei minori dopo l’implementazione della politica nazionale. Le sei ricerche vengono esaminate presentandone rispettivamente:

La domanda di ricerca. La domanda è una sintetica ma esauriente presentazione del problema indagato e dello scopo perseguito dai casi studio.

La strategia empirica. I ricercatori determinano le tecniche di analisi e la strategia di raccolta dei dati. Le sei indagini utilizzeranno come strategie lo studio controllato randomizzato, il confronto prima-dopo e la differenza-nelle-differenze.

I risultati. Gli studiosi, tramite i dati raccolti, presentano la stima e la valutazione dell’effetto della politica di debellamento dell’arsenico.

Affidabilità della ricerca. L’affidabilità del caso studio dipende dalla sua validità interna ed esterna. Il controllo della validità interna consiste nell’indagare riguardo la presenza di distorsioni che possano influire sui risultati ottenuti, il tipo di distorsione dipende dalla strategia empirica adottata nel caso studio. La validità esterna stabilisce l'ambito nel quale possono essere generalizzati i risultati dello studio. Gli studiosi discutono se i progressi registrati possano essere estesi ad altri soggetti e contesti.

La tesi si compone di cinque capitoli. Il primo capitolo di background presenta il contesto di ideazione e implementazione della politica di debellamento dell’arsenico in Bangladesh. I capitoli dal secondo al quinto indagano i sei casi studio presentandone rispettivamente: la domanda di ricerca, la strategia empirica, i risultati principali, i problemi di validità interna e infine una valutazione dell’affidabilità delle ricerche passate in rassegna. La presente produzione si conclude con una valutazione dei successi e dei fallimenti della campagna politica in oggetto.

(12)

11

I.

Capitolo

A.

Problema

1.

Contesto

Il Bangladesh è uno Stato di recente indipendenza alle prese con una serie di sfide politiche interne. Il percorso per un pieno raggiungimento della democrazia e dello Stato di diritto è stato intrapreso da questo Paese nel 1971 non senza difficoltà. A oscurare il processo di democratizzazione è emerso a metà degli anni ’90 uno scandalo di portata internazionale per la denuncia della contaminazione delle falde acquifere con una quantità elevatissima di arsenico. Questa sostanza ha causato l’avvelenamento della popolazione provocando una serie di patologie fisiche identificabili come arsenicosi. Uno studio approfondito e progressivo nel corso del tempo è stato fatto, e più volte rinnovato, dalla ONG Human

Rights Watch. Questa organizzazione sulla base di più ricerche sul campo ha stimato una

cifra di 43 milioni di morti l’anno in Bangladesh per le cause legate a questa contaminazione. A sconvolgere è che a essere accomunati da questo destino saranno, molto probabilmente, anche i bambini delle future generazioni, per questo parte della presente ricerca sarà dedicata agli effetti dell’arsenico sulle madri e sui bambini.

L’arsenico è, chimicamente parlando, un semi metallo che risulta essere tossico allo stato inorganico. L’assorbimento di questa sostanza avviene tramite l’apparato gastrointestinale o quello polmonare e colpisce il sistema circolatorio, i reni, la cute, il sistema nervoso tutto, il fegato e quello gastroenterico causando diarrea. Nella sua forma inorganica questa sostanza può passare anche la placenta, compromettendo la salute del bambino (Wikipedia, 2017). L’arsenico si trova in modo naturale nelle acque del Bangladesh a causa della contaminazione dei terreni stratificati di quello Stato. L’ inquinamento delle acque potabili di tutto il Paese ha causato l’intossicazione di milioni di persone con una condizione che perdura da 3 generazioni ed è frutto di una persistente negligenza pubblica. L’assorbimento di questo prodotto nocivo avviene purtroppo in modo molto semplice essendo una sostanza inodore e insapore, impercettibile durante la sua assunzione. Vi sono solo alcune zone non inquinate dal semimetallo e tutte in aree urbane di grandi città come la capitale Dacca; questo perché l’approvvigionamento idrico utilizza o risorse acquifere pompate da una

(13)

12 grande profondità sotterranea o acqua superficiale filtrata e poi distribuita con una rete di tubature. Il resto del Paese vive quotidianamente utilizzando le acque dei pozzi dislocati sul territorio.

La tossicità delle falde acquifere dipende dalla loro profondità, infatti, più i pozzi di estrazione dell’acqua sono interrati tanto minore sarà la concentrazione del semimetallo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito degli standard internazionali delle quantità di determinate sostanze nell’acqua (World Health Organization WHO, 2011). Affinché questa sia pura e sicura per l’assunzione quotidiana, l’OMS ha fissato un massimo di arsenico di 10 microgrammi per litro. Purtroppo in Bangladesh i liquidi, assunti da milioni di persone ormai da decenni, sono molto lontani da questo livello; basti pensare che lo standard bangladese è di 50 microgrammi per litro (World Health Organization WHO, 2011).

A partire da metà degli anni ‘90, dopo la scoperta e la denuncia a livello internazionale delle reali condizioni di contaminazione e avvelenamento cronico da arsenico, il governo e una nutrita comunità internazionale di finanziatori (WB, ONU, UNICEF) hanno avviato delle politiche di monitoraggio dei pozzi contaminati, d’informazione per la sensibilizzazione della popolazione al problema e la costruzione d’impianti di pompaggio dell’acqua a profondità che garantissero bassi contenuti del metallo suddetto. Un atteggiamento questo che è andato scemando negli anni successivi al 2007, nonostante l’obbiettivo della mitigazione non fosse stato raggiunto. Sono, altresì, entrati in questo settore una serie d’interessi politici tali da inficiare gli sforzi di raggiungimento degli obbiettivi prefissati sia dallo Stato che dai collaboratori internazionali. Da questo è scaturita l’attuale situazione nella quale il governo e le organizzazioni internazionali stanno spendendo tempo, impegno e finanziamenti nel risanamento di zone meno esposte alla contaminazione, senza però fare passi avanti nel debellare il problema principale.

Ancora oggi 43 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie legate all’assunzione cronica di arsenico attraverso l’acqua (Human Rights Watch, 2016). Una condizione questa che coinvolgerà anche i bambini che nasceranno nei prossimi anni almeno fino al 2030; a meno che l’approccio delle autorità pubbliche al problema non cambi nell’immediato futuro. Una prospettiva poco probabile, visto che l’esposizione al semimetallo sta aumentando nelle quantità tra i 10 e i 50 microgrammi per litro. Emerge dunque un quadro poco consolatorio; il governo del Bangladesh negli ultimi anni sta collezionando soltanto fallimenti sotto i più vari punti di vista e la corruzione clientelare che si cela dietro a queste problematiche risulta di difficile estirpazione.

(14)

13

2.

Diritto Internazionale

Lo Stato del Bangladesh ha aderito a diverse convenzioni internazionali che riconoscono i diritti umani e in particolare, per la rilevanza di questa ricerca, i diritti all’acqua, alla salute e all’informazione come preludio alla conservazione del diritto alla vita dignitosa dell’individuo in quanto tale. Tra gli obblighi che il Paese si attiene a onorare nei confronti dei suoi cittadini e della dignità dell’essere umano in generale, ci sono quelli interni ricordati dalla stessa Costituzione che impone al governo di garantire la salute pubblica e il diritto alla vita. I seguenti diritti riportati vengono affrontati nel loro specifico per l’importanza rivestita in un contesto in cui è forte il disimpegno pubblico nazionale nei confronti di un problema ormai intrinseco nella realtà di quel Paese.

a) Diritto all’acqua

Nel 2013 il Bangladesh ha adottato il Water Act che statuisce come “diritto di massima priorità” quello all’acqua come bene primario per bere e per l’igiene personale. Viene così riconosciuto dalla Stato il diritto umano all’acqua potabile e alla sanificazione. La Risoluzione numero 64/292 dell’Assemblea dell’ONU del Luglio 2010 riconosce il diritto alla sicurezza e alla pulizia dell’acqua potabile come diritto che prelude al pieno godimento di una vita dignitosa. Questo non è un caso isolato; infatti lo Stato bengalese si è vincolato con diverse risoluzioni alla tutela dell’acqua potabile essendo questa legata in modo imprescindibile all’obbligo di fornire alla popolazione un adeguato tenore di vita. Questo dovere è riportato da una serie di accordi internazionali ai quali il Bangladesh è convenzionato: International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (ICESCR),

Convention on the Rights of the Child (CRC), Convention on the Rights of Person with Disabilities (CRPD). Di fondamentale importanza, per questi accordi, è il contenuto che

viene dato al diritto all’acqua, essendo ritenuta vitale la garanzia di liquidi per uso personale e domestico, come sancito anche dal Committee on Economic, Social and Cultural Rights. La sua sicurezza dipende dalla purezza da parassiti, sostanze chimiche o radiologiche. Lo stesso Comitato ha affermato che il mancato adempimento al diritto all’acqua sicura è legato a insufficienti investimenti pubblici e all’errata assegnazione e ridistribuzione di questa risorsa tra i cittadini e gli individui. Nel caso specifico a occuparsi dell’equa ripartizione idrica a livello nazionale è l’agenzia DPHE in concomitanza con il Ministry of Local

Government, Rural Development and Cooperatives; mentre a livello locale sono i Consigli a

essere responsabili della gestione e della manutenzione delle falde acquifere, come sancito dall’Union Parishad Act del 2009.

(15)

14 b) Diritto alla salute

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce all’art. 25 il diritto alla salute al più alto livello garantibile. Il Bangladesh è membro contraente di questa dichiarazione e di altri Patti internazionali. L’obbligo di assicurare un’adeguata fornitura idrica sicura e potabile all’individuo comprende, secondo quanto sancito dall’ ICESCR, la prevenzione e la riduzione dell’esposizione della popolazione all’intossicazione con sostanze nocive che ne influenzino la salute. Il diritto a quest’ultima prevede che la vita del cittadino si svolga in ambienti salubri; questo implica di evitare l’esposizione dell’individuo a minacce legate all’assunzione di acque non sicure o tossiche. La violazione, anche in questo caso, del diritto viene attribuita all’insufficiente investimento o a una scorretta redistribuzione delle risorse da parte del governo e degli organi pubblici delegati.

c) Diritto all’informazione

L’ICESCR, nel suo Commento Generale, ha ricondotto al diritto all’acqua anche il diritto degli individui di poter ricevere, cercare e scambiare informazioni riguardanti questa risorsa essenziale per la vita. Dovere dello Stato è, quindi, quello di garantire accesso completo e paritario alle informazioni riguardanti le materie dell’acqua, dei servizi idrici e della salute. L’informazione si completa con l’istruzione e la diffusione accessibili alla popolazione tutta riguardo i metodi di prevenzione e controllo. La legge del Bangladesh si è conformata a questi dettami internazionali riconoscendo il diritto pubblico di accedere alle informazioni come preludio al diritto alla protezione dell’ambiente e alla salute. L’obbligo del governo non si esaurisce nel garantire la libertà d’informazione, ma ricomprende anche il dovere a raccogliere e aggiornare su nuove informazioni che man mano emergeranno. Va citata a riguardo la Legge sull’acqua del 2013 che quantifica le sanzioni, che vanno da multe di circa 40 dollari alla detenzione carceraria per un anno, per la diffusione intenzionale di informazioni false o distorte.

3.

Implicazioni per la salute

a) Conseguenze sulla salute

Come si evince dallo scenario fin qua rappresentato, l’avvelenamento causato dall’assunzione cronica dell’arsenico viene passato sottovoce dal sistema sanitario nazionale del Bangladesh. La ricerca scientifica e gli studi dei medici in merito sono poco approfonditi e spesso la situazione si presenta critica, questo impedisce a livello sanitario d’intervenire per porre fine ai sintomi e alle cause conseguite dall’intossicazione. I farmaci utilizzati di

(16)

15 solito per ricevere e dare sollievo a chi si presenta in ospedale sono multivitaminici e unguenti; spesso, però i medici delle grandi città dichiarano di non avere a disposizione né l’uno né l’altro trattamento. Il governo da parte sua detiene un elenco aggiornato dei pazienti e li identifica attraverso la natura e la gravità delle lesioni cutanee, i sintomi più evidenti e immediati della malattia. Anche se le lesioni ed eruzioni cutanee sono i sintomi più comuni derivati dall’intossicazione non è detto che l’arsenico abbia effetti solo a livello dermatologico. La maggior parte di coloro che assumono il semimetallo in modo cronico e quotidiano muoiono per questa causa, contraendo malattie molto più gravi, per esempio: tumori alla pelle, al fegato, ai reni, alla vescica, ai polmoni, malattie cardiovascolari e polmonari. Naturalmente la gravità delle malattie e delle conseguenze dipendono dall’esposizione dell’individuo all’arsenico; ci sono elementi che incidono fortemente come i tempi e i periodi di assunzione determinando l’intensità della malattia. Nonostante l’incertezza e la specificità dei casi rimane il fatto che le stime sugli effetti nel breve periodo legati alle fonti acquifere inquinate provocherà ancora molti morti nei prossimi decenni, escludendo la possibilità di tempestivi e incisivi interventi in merito. Anche nei casi in cui la malattia non sia fatale per coloro che risultano intossicati, gli effetti e le conseguenze di patologie come i tumori, dolori polmonari e cardiovascolari, diabete, ipertensione e tubercolosi rendono la sopravvivenza e la vita quotidiana insostenibile specialmente per quelle persone provenienti da nuclei familiari e comunità indigenti. I bambini, data la peculiarità delle condizioni psico-fisiche dell’età della crescita, risultano essere doppiamente esposti già a partire dalla realtà fetale nel grembo materno; di solito i minorenni vedono compromesse le loro funzioni cognitive. In merito gli interventi pubblici specialmente del DPHE nel fornire fonti acquifere pure ha potuto migliorare le condizioni di molte famiglie nelle aree rurali.

b) Gli impatti sulla salute

Gli impatti che l’arsenico può avere sul nostro corpo sono moltissimi e possono coinvolgere gran parte di esso e dei suoi organi principali. I sintomi possono metterci molti anni a rendersi palesi, essendo necessaria un’esposizione cronica a questo elemento affinché si presentino le malattie più gravi. Alcuni sintomi sono comunque ben visibili a occhio nudo anche senza una visita esperta. La melanosi è uno di quei sintomi cutanei facilmente riconoscibile, che può alternarsi a macchiette più chiare presenti sia sul corpo che sugli arti. Le manifestazioni e le lesioni cutanee sono le più comuni conseguenze di questa assunzione scorretta; si tratta d’indurimenti delle palme e delle suole, verruche, ecc; mentre le lesioni sono esposte a facile infezione creando dolori di difficile sopportazione. I pazienti

(17)

16 presentano anche spossatezza, bruciori e tossi croniche. I sintomi come la melanosi spesso si sviluppano nel corso di 5/10 anni dopo la prima esposizione, con considerazione anche delle modalità, quantità, tempistiche e cronicità dell’assunzione. Anche se le dermatiti sono le più manifeste, rimane che ci sono altre malattie, come sopra ricordato, più gravi che necessitano di periodi di latenza ben maggiori rispetto ai melanomi; questo implica che molti di coloro che sono intossicati potrebbero non presentare sintomi per molti anni, forse decenni. Anche le malattie respiratorie sono legate all’arsenico nell’acqua, causando tubercolosi e bronchiti che pongono le basi per un’infezione polmonare. L’intossicazione legata a questo semimetallo è causa anche della mortalità infantile, ma anche fetale; l’arsenico può provocare anche aborti spontanei, il parto di feto morto o peso ridotto alla nascita. L’esposizione durante la gravidanza e primi anni d’infanzia conduce alla presenza o alla maggiore acutezza di malattie polmonari, cardiocircolatorie o tumorali sia da bambini che successivamente negli anni da adulti, specie se l’assunzione del materiale tossico dovesse proseguire.

c) Gli effetti dell’arsenico sul corpo e i suoi organi

Gli studi effettuati sia sulla popolazione del Bangladesh, che su quella della penisola del Bengala occidentale in generale, hanno dimostrato che gli effetti dell'arsenico, ingerito tramite l'acqua, tendono a essere peggiori tra le persone con uno status sociale basso. Alla base di questo indice possono esserci le più svariate cause. Per esempio una cattiva alimentazione e un basso indice di massa corporea, che associata all'elemento tossico, può causare lesioni cutanee; un elevato consumo di acqua dovuto alla pratica di lavori manuali pesanti che richiedono una maggiore idratazione; le capacità pecuniarie delle famiglie benestanti di procurarsi accessi alle risorse più sicure. Chiaramente degli effetti superiori dell'intossicazione da arsenico su di un individuo o su un nucleo familiare più povero, può creare una situazione ancora maggiormente disagiata. La malattia può facilmente pregiudicare la capacità di una persona di potersi guadagnare da vivere per sé e per la sua famiglia, creando condizioni di disagio che alimentano una situazione già critica per chi è malato e per le persone a carico che non avranno mezzi di sussistenza adeguati per una vita dignitosa e sana. Come già accennato precedentemente, non esistono cure per l'avvelenamento da arsenico. Le sostanze normalmente possono essere somministrate dai medici o assunte dai pazienti in autonomia e sono gli antidolorifici, i multivitaminici o gli antibiotici nel caso in cui si sia soggetti a infezioni conseguenti alle lesioni cutanee. L'unica cura reale e alternativa a questi medicinali di conforto è l'astensione dal bere ulteriormente e in modo cronico acqua avvelenata dal semimetallo. Una volta che sia stata ridotta, o meglio

(18)

17 ancora eliminata, l'assunzione dell'arsenico, è necessario portare avanti anche un processo di depurazione del corpo dalla sostanza; questo è possibile aumentando la nutrizione con l'assunzione di proteine e vitamine che può essere d'aiuto all'organismo per depurarsi. Anche le cure mediche di circostanza e l'assunzione di antidolorifici può alleviare i dolori legati alle lesioni cutanee e affaticamento generale della persona nello svolgere le attività quotidiane. Questi semplici gesti, seguiti da un'attenta diagnosi dell'intossicazione, potrebbero garantire alla persona infetta di poter migliorare le sue condizioni di vita e allungarne le prospettive. Potrebbe però non essere sufficiente l'interruzione netta per garantire che finisca definitivamente sia la malattia sia la possibilità dell'emergere di future complicazioni. Come è stato precedentemente accennato, infatti, è possibile che malattie tumorali, cardiovascolari o polmonari possano emergere nel corso di decenni. Sicuramente, però, già una corretta diagnosi dei sintomi potrebbe alleviare il trauma della scoperta di essere infetti.

B.

Politiche

Lo Stato del Bangladesh nasce il 26 Marzo 1971 con l’indipendenza dal Pakistan (Wikipedia, 2017). L’acqua è sempre stato un elemento al centro delle politiche statali. Disastrose sono state le alluvioni dei tre anni tra il 1956 e il 1959, come l’inondazione che colpì il Golfo del Bangladesh il 13 Novembre 1970 (Wikipedia, 2017). Ma la priorità nell’immediato periodo successivo all’indipendenza è stata quella della creazione di un sistema idrico che conducesse l’acqua sotterranea in superficie. Infatti nei primi anni settanta la popolazione bangladese utilizzava a fini sia domestici che personali l’acqua superficiale con tutte le conseguenze del caso; le acque, specialmente quelle degli stagni, portano con sé diversi disagi come le malattie e le infezioni parassitarie come per esempio diarrea, dissenteria e colera. Al fine di porre rimedio a questi disagi il governo bengalese in concomitanza con la Nazioni Unite e la Banca mondiale, e altri donatori internazionali come l’UNICEF, avviano una politica di gestione di tubi superficiali per il trasporto delle acque sotterranee. Si tratta di pozzi dotati di un motore che possa pompare l’acqua in superficie attraverso delle apposite condutture. Queste fonti alternative erano al tempo considerate sicure, prive di complicazioni per la salute umana perché non inquinate da feci o altre patologie associate. Con un investimento di circa 11 milioni di dollari, negli anni ‘80 si è giunti alla costruzione di un imponente sistema di condutture per il trasporto dell’acqua con un grande successo dell’iniziativa politica, dovuto anche al sensibile declino delle morti per

(19)

18 diarrea negli anni seguenti. Al momento dell’installazione dei pozzi il governo non ha provveduto alla necessaria analisi dei terreni e questo ha condotto poi ai problemi emersi nel corso dei decenni successivi, che ancora oggi e nel prossimo futuro continueranno a influenzare la vita di migliaia di persone in Bangladesh. Infatti il terreno bengalese risulta essere naturalmente ricco di arsenico; rocce arseniche di derivazione himalaiana si sono depositate sia nel territorio indiano che in quello bengalese nel corso di migliaia di anni. Questa sostanza combinata con l’acqua, attraverso un complicato processo chimico diviene inorganica e dunque tossica per l’essere umano. Il problema dell’eccessiva presenza di arsenico è legato alla profondità del pozzo; la poca profondità della ricerca dell’acqua ha provocato per decenni un approvvigionamento ad alto inquinamento delle acque. Una grave mancanza da parte del governo ha condotto all’intossicazione gran parte della sua popolazione, specialmente quella rurale e indigente, e allo scandalo internazionale al momento della rivelazione delle reali condizioni nel Paese. Dai dati riportati Human Rights

Watch, risulta che negli anni ‘90 l’acqua emersa grazie al sistema idraulico dei pozzi

costituiva la risorsa principale per il 90% della popolazione e in particolare per il 95% della popolazione rurale grazie alla presenza di circa 2,5 milioni di pozzi-serbatoio (Human

Rights Watch, 2016). A oggi di solito per cucinare i bangladesi utilizzano l’acqua corrente che arriva loro direttamente in casa, mentre per bere si affidano a quella pompata dagli appositi pozzi (intervista personale fatta a un cittadino del Bangladesh). Il diffondersi di questi pozzi poco profondi è dovuto al loro prezzo facilmente accessibile anche ai nuclei familiari più indigenti; questo ha condotto alla costruzione di serbatoi poco interrati, dai 20 ai 50 metri sottoterra circa. A costituire un’eccezione sono stati, per fortuna, quelli della zona costiera, che a causa dell’alto tasso di salinità dell’acqua, venivano costruiti con una profondità maggiore, dai 150 ai 200 metri. Come già accennato in precedenza, l’intossicazione cronica risulta essere dovuta proprio alla profondità dei pozzi. È quindi giusto affermare che più il serbatoio è profondo e meno vi è la concentrazione del semimetallo.

Lo scenario cambia a partire dagli anni ‘90 con il catalizzarsi dell’attenzione internazionale sul caso. La rilevazione di casi d’intossicazione da arsenico risale già agli anni ‘80 e nel 1992 si facevano studi in merito nella Scuola per gli Studi Ambientali di Kolkata (SOES). Sarà proprio dalla sensibilizzazione al caso lanciata dalla SOES nel 1995, che partiranno una serie di ricerche per tutta la seconda metà degli anni ‘90 intenti a misurare le quantità di arsenico per i pozzi di approvvigionamento idrico. Per ridurre le malattie macrobiotiche della popolazione e la conseguente mortalità da avvelenamento da arsenico il governo e una

(20)

19 comunità di donatori internazionali, tra i quali la Banca Mondiale, UNICEF, Nazioni Unite, hanno promosso la costruzione di pozzi e tubi superficiali per il pompaggio di acque sotterranee sane. I test condotti su ogni singola cisterna d’acqua sono stati promossi dal

World Bank’s Bangladesh Water Supply Arsenic Mitigation Project; i territori vagliati

hanno coperto un’area comprendente 65 milioni di persone bangladesi. Quest’analisi è stata condotta per molti anni dal 2000 al 2003, con ulteriori test perduranti anche nel 2006. Sulla base dei risultati ottenuti la scelta politica è stata quella di dipingere di colori diversi i vari pozzi: rossi quei serbatoi la cui portata di arsenico superava i 50 microgrammi per litro, verdi quelli risultanti sicuri per la salute umana visto il basso quantitativo della sostanza nociva (l’Organizzazione Mondiale per la Salute stima questo valore a 10 microgrammi per litro). Dai dati pervenuti nel 2005 i pozzi colorati di rosso, e quindi fortemente sconsigliati alla popolazione, sono 1,4 milioni, mentre quelli verdi risultano essere 3,5 milioni. Gli strumenti scelti dal governo bangladese per ridurre e marginalizzare il problema sono stati quelli dell’informazione e della sensibilizzazione; questo ha portato alla creazione di diversi organi per mitigare la contaminazione e gli effetti dell’arsenico: National Arsenic Mitigation

Information Centre per la diffusione delle informazioni e Arsenic Policy Support Unit per il

coordinamento delle attività di ricerca sulla diffusione e gli effetti del semimetallo. Dunque è possibile sostenere che nel periodo che va dal 1999 al 2006 gli sforzi del governo bangladese, dei donatori internazionali e delle organizzazioni non governative sono stati positivamente mirati a contenere il problema del consumo cronico del metallo. Ad avere un notevole successo sarà proprio la politica nazionale per la mitigazione dell’arsenico lanciata nel 2004: sono stati effettuati test su 5 milioni di pozzi per tutto il Paese comunicando il risultato a ogni proprietario, con la conseguenza che molti cittadini hanno cambiato fonti di riferimento affidandosi unicamente a quelle di colore verde (Human Rights Watch, 2016). Inoltre nel 2005 il governo attraverso la “pro-poor strategy” ha deciso di dare priorità alle zone rurali più indigenti nella costruzione di nuove strutture di pompaggio dell’acqua sicure. Le campagne appena ricordate hanno avuto dunque un grande successo tra la popolazione bangladese rurale creando grande consenso verso il governo e conducendo all’installazione di nuovi impianti da parte della comunità dei donatori.

Nell’anno 2006 purtroppo l’impegno in merito alla campagna di mitigazione dell’arsenico va progressivamente scemando. La disattenzione parte dalla percezione che la politica interna del 2004 avesse risolto in modo sufficiente il problema; questo ha portato a un disimpegno del governo anche in termini di controllo dei pozzi adibiti. Il controllo delle strutture installate negli anni precedenti veniva calcolato moltiplicando il numero totale dei

(21)

20 pozzi per il numero ipotetico di utenti ottimali per ogni impianto; si è venuta a creare la sicurezza che ormai tutta la popolazione fosse coperta da un approvvigionamento sicuro delle acque; invece dall’esame trasversale nazionale negli anni tra il 2000 e il 2006 sono stati raccolti dei risultati secondo cui il 20% delle cisterne di tutto il Paese, quindi strutture di riferimento per il prelievo dell’acqua per circa il 14% della popolazione, pompavano acqua con un tasso di arsenico superiore ai 50 micro grammi per litro (Human Rights Watch, 2016). Da uno studio simile ripetuto nel 2013 i risultati non sono stati migliori. Un segno questo di un forte rallentamento delle vincenti politiche portate avanti precedentemente; con un’analisi basata su campioni di acqua potabile per abitazione si è registrato che il 12,4% dei campioni ha superato lo standard internazionale (Human Rights Watch, 2016). Anche in questa seconda misurazione la popolazione di riferimento era di 20 milioni di persone. Il territorio del Bangladesh non vede solo impianti di approvvigionamento idrico pubblici finanziati dallo Stato o dai vari soggetti internazionali, ma sono molto diffusi anche gli impianti privati. Il costo dell’installazione di pozzi per abitazioni private è molto economico, tanto da essere alla portata di molte famiglie anche rurali o più povere. Il prezzo più che accessibile è dovuto alla poca profondità delle cisterne; questo unito al venir meno della politica informativa e di sensibilizzazione del governo ha condotto al protrarsi dei casi di avvelenamento da arsenico. Il governo bangladese viene per questo criticato e accusato di aver notevolmente ridotto l’impegno preso per la risoluzione della questione; per di più sembrerebbe che gli sforzi maggiori siano abilmente concentrati in quelle zone del Paese dove il rischio alla contaminazione si presenta più basso e la copertura idrica migliore, mentre si pone poco impegno per il superamento di sfide geologiche o idrologiche di altre zone più impervie. Ad esempio, le aree costiere richiederebbero politiche migliori a causa di spessi strati di ghiaia che impedisco la costruzione di serbatoi più profondi e quindi non a rischio di contaminazione. Permane dunque la consapevolezza che per alcune regioni del Paese sarebbe stato possibile fare molto di più.

Il DPHE, Department of Public Health Engineering, è un’agenzia pubblica governativa che ha il compito di provvedere alla fornitura e approvvigionamento idrico nel Paese. Creata nel 1993 in conseguenza della scoperta della contaminazione da arsenico delle acque, questo organo statale cerca di supplire al rifornimento di acqua sicura e di alleviare le conseguenze causate dalle diffuse intossicazioni (Department of Public Health Engineering, 2017). Ufficialmente il suo lavoro dovrebbe concentrarsi nelle aree che versano in condizioni peggiori per quanto riguarda la presenza del semimetallo nel terreno. La DGHS, Directorate

(22)

21 principali funzioni ricoperte dalla DGHS sono quelle di: attuazione dei programmi sanitari, gestione della salute, pianificazione ed esecuzione di politiche (Directorate General of

Health Services, 2017). Già precedentemente creata sotto l’amministrazione pakistana nel

1958, è stata rinnovata e rinominata nel 1980 mantenendo i suoi compiti originali (Directorate General of Health Services, 2017). Il DPHE (Dipartimento d’Ingegneria Sanitaria Pubblica) è un organo nazionale alle dipendenze del Ministry of Local

Government, Rural Development and Cooperatives; i suoi compiti principali sono: la

progettazione, la strutturazione idrica per il trasporto dell’acqua, la gestione dei servizi igienico-sanitari. Alcune delle strutture di approvvigionamento idrico sono state costruite tramite finanziamenti di ONG, anche se il governo bangladese rimane comunque il principale ente responsabile della costruzione di strutture idriche pubbliche. Il compito ufficiale del DPHE è quello di garantire all’intera popolazione del Paese l’accesso all’acqua potabile, in particolare per le zone rurali. Questo dovere principale a cui l’agenzia deve ottemperare è però ben lontano da quello che risulta essere necessario fare alla luce dell’intossicazione da arsenico emersa a metà degli anni ‘90. Il Dipartimento infatti non si occupa della mitigazione dell’arsenico nelle zone dove questa sostanza è più concentrata. Sussiste una grande differenza fra quello che il DPHE fa, ovvero creare accessi all’acqua potabile, e quello che andrebbe fatto per debellare la contaminazione e quindi mitigare la quantità di arsenico nelle zone più esposte. A confermarlo sono anche i dati collezionati nel corso degli anni 2000. Nel 2005 dalla revisione delle zone di prelievo dell’acqua create dal DPHE è emerso che la maggior parte delle forniture era stata installata in aree con una percentuale di pozzi contaminati da arsenico minore del 40% (Human Rights Watch, 2016); i programmi generali di approvvigionamento messi in atto dall’agenzia pubblica erano quindi concentrati in zone assai poco problematiche in termini di mitigazione dell’intossicazione. I dati quindi confermano che il semimetallo intossicava zone che non hanno avuto priorità sufficiente in termini di approvvigionamento idrico sicuro. Una successiva revisione nel 2010 ha confermato la situazione riscontrando risultati simili. Il problema principale della divergenza, l’incompatibilità tra il numero d’impianti fornitori di acque sicure e le aree con alta percentuale di inquinamento ha suscitato molti dubbi sulla continuazione dell’impegno governativo nell’impresa della mitigazione. L’analisi si è concentrata poi sui 700 punti di prelievo installati dal governo nel corso dell’anno precedente al riesame (2009); è quindi stato appurato che 420 di questi pozzi erano stati installati su di una superficie il cui concentramento del semimetallo era inferiore al 20% (Human Rights Watch, 2016). Perciò, anche se quest’interventi vanno a garantire l’acqua a

(23)

22 villaggi molto poveri, questo crea comunque un problema sui siti nei quali si è investito; l’effetto della politica d’installazione di cisterne poco profonde, permesso dalla poca contaminazione dei terreni, va a limitare le disponibilità finanziarie pubbliche che potrebbero essere più equamente destinate alle zone più a rischio d’intossicazione. Va comunque ricordato che una seppur piccola percentuale dei serbatoi più profondi creati dall’agenzia, vengono destinati anche alle aree più inquinate. Delle 164 mila cisterne installate nel 2009, se 52 mila sono state destinate a zone con una contaminazione del 20% come precedentemente ricordato, le restanti 38 mila sono state situate nei distretti dove l’intossicazione era superiore all’80% (Human Rights Watch, 2016).

È necessario inoltre far presente che la maggior parte delle strutture amministrative create negli anni in cui è emerso il problema, non esistono più. Quest’ultime furono istituite dal governo e dai donatori internazionali. L’esperienza del NAMIC National Arsenic Mitigation

Information Centre nata nel 1998 proprio per affrontare la questione della contaminazione

da arsenico delle acque è stata condotta a termine nel 2005. Stessa sorte è toccata, l’anno successivo (2006), anche all’APSU, Agricultural Policy Support Unit, progetto della Banca Mondiale con lo scopo di migliorare la produzione agricola, il reddito e garantire la sicurezza alimentare (Agricultural Policy Support Unit, 2017). Anche i test destinati a misurare l’efficacia delle installazioni private hanno perso di significato; se infatti gli impianti pubblici creati da governo sono soggetti generalmente a un controllo dopo l’installazione, quelli privati non vengono esaminati, da più di 10 anni, attraverso i test dal BAMWSP, Bangladesh Arsenic Mitigation Water Supply Project. Gli sforzi del BAMWSP sono terminati nel 2007; è stato appurato che nel corso dei primi anni 2000 (2000, 2001 e 2003) il kit utilizzato dal progetto di mitigazione per il controllo dei pozzi fosse inappropriato e che dunque, facendo una stima, circa il 14% della popolazione assumesse liquidi con livelli di arsenico abbondantemente al di sopra degli standard OMS (Human

Rights Watch, 2016). Anche le campagne di sensibilizzazione sono andate incontro a una

netta flessione nel mettere in guardia le popolazioni, rurali e non, sulla possibilità di assumere acqua avvelenata. Inoltre anche se i cittadini fossero interessati a testare i liquidi pompati dal loro pozzo privato di riferimento, verrebbero bloccati dalle difficoltà di accedere ai servizi di controllo dell’arsenico. Va infatti aggiunto che il servizio di riabilitazione risulta essere mortificato dalla mancanza di un chiaro piano di riferimento per le persone che dovessero riscontrare un inquinamento delle cisterne pubbliche o private. Infine per dare un quadro complessivo di come si sia evoluta la situazione dopo lo scemare del serio impegno governativo a debellare i quantitativi di arsenico, riportiamo i risultati

(24)

23 degli ultimi controlli. Nel 2013 è emerso che su una popolazione bangladese di 157 milioni di persone, 20 milioni assumono acque con una concentrazione del semimetallo superiore al limite standard del Paese, mentre i restanti 38,9 milioni bevono liquidi contaminati con valori superiori ai limiti OMS (Human Rights Watch, 2016). Come è stato già spiegato, la mitigazione dell’arsenico può avvenire grazie a pozzi di profondità maggiore dove i terreni risultino essere meno inquinati. Le acque che si trovano a profondità più elevate sono migliori dal punto di vista chimico essendo più sane e pure; i serbatoi maggiormente interrati richiedono inoltre una minore manutenzione rispetto ad altri metodi di purificazione per ottenere liquidi sicuri, come i filtri a sabbia stagna. Purtroppo però il prezzo di quest’ultime strutture è molto elevato e va da 850 a 950 dollari, rendendoli fuori dalla portata della maggior parte della popolazione (o alle classi sociali più indigenti), specialmente quella rurale. Se queste famiglie delle aree agricole volessero pompare acqua da fonti sicure dovrebbero affidarsi unicamente ai pozzi (verdi) installati dal governo, essendo questi posti a una giusta profondità. Dalle stime effettuate sembrerebbe che dei 90 milioni di bambini che sono nati e nasceranno nel periodo tra il 2000 e il 2030, circa il 6% moriranno a causa di un’elevata e cronica esposizione; questo a causa della media mantenuta dal Bangladesh e che supera i 50 microgrammi per litro (Human Rights Watch, 2016). Il risultato che emerge è che il governo dovrebbe rinnovare l’impegno dei primi anni ‘90, potenziando ulteriormente la campagna di debellamento dell’arsenico dalle acque sicure. In realtà le politiche più attuali stanno palesemente fallendo a causa d’investimenti finanziari sbagliati che si concentrano in aree dove la contaminazione risulta bassa e la copertura idrica buona. La relazione sviluppata da Human Rights Watch sostiene che alla base della localizzazione di quest’investimenti ci siano interessi politici; il governo viene accusato, infatti, di favoritismi nell’assegnazione dei pozzi per ottenere il consenso politico dai propri sostenitori. In un progetto governativo degli ultimi anni la collocazione del 50% dei nuovi punti d’acqua è stata lasciata, per legge, alla libera influenza dei parlamentari. Si denota quindi una mancanza nel monitoraggio dei progetti di mitigazione e delle aree a cui questi vengono assegnati non rispettando il grado della loro contaminazione. Questa politicizzazione del processo di mitigazione ne inibisce o addirittura ne inficia gli effetti positivi per la popolazione andando dunque a ledere quelli che sono i diritti umani come il diritto all’acqua, alla salute e alla vita per tutti i cittadini. Il governo e la comunità internazionale hanno promosso una campagna per diffondere accessi sicuri all’acqua in tutto il Paese; purtroppo questa campagna non è stata sufficiente e per essere incisiva dovrebbe essere rinnovata e protratta fino al completo debellamento del problema. In linea con quanto

(25)

24 affermato dall’ultimo rapporto della ONG Human Rights Watch, “Nepotism and Neglect:

The Failing Response to Arsenic in the Drinking Water of Bangladesh’s Rural Poor”

pubblicato il 6 Aprile 2016, affrontiamo il tema delle interferenze politiche nell’allocazione degli impianti governativi, per completare il quadro nel quale i papers sono stati sviluppati.

C.

Interferenze politiche nelle allocazioni pubbliche

Come precedentemente affermato, il sistema governativo pubblico viene accusato di influenzare notevolmente il sistema di allocazione delle strutture di pompaggio di acque sicure con lo scopo di ottenere sostegno elettorale. Una situazione riconosciuta dallo stesso DPHE, che nel 2015 rilasciava le seguenti dichiarazioni: “This [political interference]

happens all over Bangladesh” “If the member of parliament gets 50 percent [of all allocations] and the upazila chairman gets 50 percent, there’s nothing left to be installed in the areas of acute need” (DPHE, 2015). Lo scopo principale del Sector Development Plan for Water Supply and Sanitation (2011/2025) è quello di garantire, nel breve periodo, servizi

igienici per tutti, in particolare per i poveri. La strategia “Pro Poor” for Water and

Sanitation Sector lanciata nell’anno 2005 dal Ministero per il governo locale, presenta come

obbiettivo quello di garantire minimo 20 litri di acqua al giorno per persona, per svolgere attività quotidiane come bere, cucinare e curare l’igiene personale; l’acqua inoltre deve soddisfare gli standard nazionali e la fonte idrica deve essere nelle vicinanze con un raggio massimo di 50 metri. In aggiunta, nella stessa strategia il governo prevede per quelle famiglie più disagiate nei villaggi in cui il servizio minimo non viene soddisfatto che vengano presi provvedimenti a riguardo creando punti di rifornimento d’acqua sicura da parte del Dipartimento di Sanità Pubblica. Una politica quindi di azione mirata a migliorare le condizioni di zone precarie con garantiti rifornimenti di acque sicure; ma come viene eseguita questa politica nella pratica? E come vengono decise le aree di assegnazione di nuove strutture ai fini dell’approvvigionamento giornaliero? Purtroppo questo non è chiaro. Anche per quanto riguarda l’Implementation Plan for Arsenic Mitigation del 2004 le fonti idriche dovrebbero essere distribuite nei vari villaggi, quartieri o distretti, a seconda della necessità di mitigazione, una condizione determinata dall’apposito Arsenic Mitigation

Committee. Secondo il Piano ufficiale sarebbero i vari Comitati, distribuiti su più livelli

territoriali a decidere dove i nuovi impianti di pompaggio debbano essere costruiti sulla base di una esigenza sanitaria. Il Comitato del villaggio dovrebbe decidere l’esatto punto di collocazione dei pozzi previa consultazione con il Comitato dal sub-distretto. Anche un

(26)

25 recente intervento del DPHE ha delegato il compito di individuazione del luogo di dislocamento di nuove risorse di acqua pura al livello dei comitati dei villaggi. In pratica, questo sistema di decentramento decisionale non funziona, surclassato da altri interessi di natura diversa da quelli della campagna per il debellamento dell’arsenico. Infatti di solito l’assegnazione dei nuovi punti per le strutture idriche per i gruppi sociali più poveri viene deviata da motivi di nepotismo dei rappresentanti politici. Nel 2010 il DPHE pubblica una relazione in merito, denunciando questa tendenza; l’influenza dovuta a questo meccanismo è denunciata dalla grande differenza che intercorre tra il numero dei pozzi sicuri per il rifornimento di acqua pura e le zone con terreni più contaminati dall’arsenico. Il DPHE non si limita a denunciare questo enorme divario che depaupera i finanziamenti destinati a debellamento del problema, ma elenca anche le difficoltà tecnico-istituzionali che lo causano. L’agenzia pubblica riconosce che alla base di questo disfunzionamento ci siano personalità elitarie e influenti a determinare la procedura di selezione del sito, dando spesso priorità a zone meno emergenziali. Secondo le testimonianze, i funzionari DPHE sostengono che siano i parlamentari nazionali e locali a interferire con le scelte di allocazione dei punti di prelievo dell’acqua. L’interferenza politica si manifesta in più modalità e con le estensioni territoriali più disparate, ma comunque sempre in modo costante e pervasivo. Una pratica quest’ultima purtroppo diffusa in tutto lo Stato. Nei progetti di approvvigionamento più recenti pare che l’influenza dei funzionari parlamentari sia stata riconosciuta formalmente come politica consolidata e consuetudinaria. Nel Novembre 2011 è stato lanciato il Special

Rural Water Supply Project (SRWSP) progetto che avrebbe dovuto svilupparsi nei cinque

anni tra il 2010 e il 2015; questo progetto prevede che le installazioni vengano effettuate con priorità secondo il criterio della povertà delle comunità. Il SRWSP afferma allo stesso tempo che il 50% dei nuovi siti d’installazione dovrebbe essere preceduto da una discussione con il parlamentare locale assegnato a quella zona. Il Progetto Speciale per l’Approvvigionamento Idrico Rurale è presieduto da un direttore funzionario DPHE, il quale ha inviato istruzioni scritte sull’assegnazione dei vari punti di locazione, sottolineando, rinnovando come promemoria il ruolo dei parlamentari ai fini del posizionamento dei dispositivi idrici sicuri. La nota del presidente responsabile afferma che le fonti dell’acqua vadano installate come servizio alla comunità e non ai fini individuali, dando in aggiunta priorità, in termini di accesso alle risorse, alle aree più povere. Nei luoghi ove si dovesse riscontrare un accesso inadeguato all’acqua sicura quest’impianti dovrebbero essere costruiti nei modi idonei al caso particolare in modo da rispettare quanto deciso nell’ambito del Piano di sviluppo annuale. Tutto questo naturalmente accompagnato da previo colloquio con l’autorità

(27)

26 pubblica locale. Sono molti i funzionari che denunciano, anche se in modo anonimo, quest’eccessiva interferenza politica nelle questioni di allocazione, spesso inficiando o sminuendo gli effetti della campagna di debellamento dell’arsenico da sempre pubblicamente perseguita. Spesso infatti i parlamentari, grazie al potere di collocamento di un’alta percentuale d’installazioni, privilegiano i siti nelle loro aree elettorali. Sempre grazie alle segnalazioni dei funzionari DPHE si è a conoscenza del fatto che anche i presidenti delle dislocazioni territoriali, oltre che i parlamentari, hanno una notevole influenza nell’assegnazione dei punti di pompaggio. Sembrerebbe che entrambi i funzionari abbiano grande potere nell’assegnazione dei pozzi; dalle annotazioni annuali delle allocazioni è emerso che le percentuali gestite dai presidenti locali siano aumentate nel corso del tempo. Nei tempi più recenti (2013) tra il 50% dei pozzi affidati al potere decisionale dei parlamentari e la percentuale affidata ai presidenti locali è stato coperto al 100% il numero delle installazioni delle quali veniva decisa la sorte di locazione dai funzionari pubblici. Da questo si deduce che gli specifici Comitati ai quali era assegnata la discussione per decidere i luoghi più idonei sulla base dei dati di contaminazione, siano stati completamente esautorati dai loro poteri decisionali. Dalle segnalazioni emerge senza ombra di dubbio la tendenza ad assegnare cisterne di acqua sicura sulla base di motivazioni clientelari; quando si lasciano nelle mani di figure politiche strumenti decisionali così importanti per la salute della popolazione, diventa estremamente rischioso cadere in interessi politici e personali che vanno ben oltre le esigenze del Paese, questo a scapito dello sviluppo nazionale e nel caso specifico della salute dei cittadini. È possibile in conclusione affermare che le scelte dei nuovi siti sono esclusivamente politiche e mirate ad accontentare, in un sistema di favori personali, alleati politici, sostenitori, persone vicine personalmente ai politici. Non vengono prese in considerazione le esigenze del Paese e dei suoi cittadini investendo e decidendo sulla salute delle persone; tutto questo a scapito dei più poveri i quali presentano reali, ed emergenti, necessità.

1.

Pozzetti governativi privati

A pagare le conseguenze dell’interferenza politica nel processo di allocazione delle nuove strutture sono i cittadini delle aree più esposte alla contaminazione e di coloro che già convivono con un’intossicazione cronica da arsenico. Queste persone che soffrono di malattie legate all’inquinamento dell’acqua non sanno come poter sensibilizzare le autorità pubbliche competenti affinché la distribuzione degli impianti sia effettuata sulla base delle esigenze dei cittadini. Molti di essi si trovano senza alternative valide per estrarre i liquidi

(28)

27 necessari per la vita di tutti i giorni; infatti non mancano casi di persone che non sanno neanche dov’è che siano ubicati i pozzi per il pompaggio di acqua pulita. Estremo è il dissenso verso le autorità politiche: vengono aspramente denunciate e additate le pratiche secondo le quali le connessioni idriche vengono garantite facilmente a individui inseriti nella rete politica e non a quelle persone che hanno seri problemi di salute legati al semimetallo in eccesso. Gli strumenti come la corruzione o lo sfruttamento delle connessioni socio-politiche permettono di vedere installati serbatoi pubblici di acqua sana anche in case private. Queste pratiche vengono spesso celate dai diretti interessati tanta sarebbe la disapprovazione della corruzione. Alcune persone hanno anche spiegato come sono riuscite, seguendo quale procedura, a ottenere una connessione all’acqua da parte del governo. Si tratterebbe di un processo di richiesta che però risulterebbe coerente con quanto stabilito dalle politiche della DPHE: i diretti interessati ad avere un punto di estrazione sicuro nelle vicinanze devono raccogliere le firme dei loro vicini inviando questa richiesta al rappresentante pubblico locale; se la richiesta viene accolta da quest’ultimo è necessario che venga depositato da parte dei cittadini un importo contributivo in denaro su un conto bancario pubblico governativo. Pochi mesi dopo l’operazione si conclude con l’installazione del punto di pompaggio da parte di addetti tecnici inviati direttamente al DPHE. Alcuni hanno dichiarato a Human Rights Watch di aver pagato circa 375 dollari per un serbatoio di una profondità idonea per il pompaggio di acqua salubre. È bene tener conto, ai fini della ricerca, segnalare che il salario minimo percepito in Bangladesh è di 20 dollari al mese (Idealista/news, 2016). I parlamentari dunque hanno dei sostenitori di fiducia ai quali garantiscono degli accessi idrici sicuri. Se però le persone destinatarie del servizio, che hanno dunque espletato la richiesta secondo le modalità precedentemente elencate, non posso pagare i costi di finanziamento extra perdono la possibilità di ottenere gli impianti. I privati cittadini che si occupano di presentare la richiesta degli impianti idrici per conto della comunità vengono di conseguenza investiti del ruolo di custodi della struttura; questo può creare però dei diverbi all’interno della comunità e delle disfunzionalità del servizio. In alcuni casi il pozzo è stato posto in capannoni di latta situati nella proprietà privata del custode dell’impianto pubblico; è capitato quindi che costui si ritenesse l’unico proprietario della cisterna rendendola indisponibile al resto dei cittadini, questa convinzione anche sulla base dei favoritismi creatisi con il parlamentare locale e il prezzo di 390 dollari che il custode paga per la costruzione dell’impianto. Una stima dei lavori messi in atto dal governo risulta difficile da sviluppare e non risulta ben chiaro quale sia la quantità di installazioni fatte in abitazioni private piuttosto che a livello pubblico. Nei sub-distretti però è possibile

(29)

28 affermare che le costruzioni non siano state condotte in modo corretto e trasparente da un punto di vista pubblico. Uno studio condotto da Human Rights Watch ha trovato che i pozzi più costosi e di una profondità maggiore sono frequentemente installati all’interno di proprietà private, dove l’utilizzo di dotazioni ovviamente pubbliche sono limitate all’uso delle famiglie dell’abitazione privata (Human Rights Watch, 2016). Dunque il servizio è garantito a livello elitario solo a un piccolo nucleo familiare invece di essere a sovvenzione della comunità intera come un bene pubblico dovrebbe fare. La ridistribuzione dei pozzi risulta essere invece essenziale; oltre chiaramente all’immorale pratica di destinare un servizio pubblico ad abitazioni private, sarebbe necessario collocare correttamente gli impianti di modo da garantire pozzi profondi e sicuri a copertura di tutte quelle cisterne tinte di rosso inutilizzabili. Il rispetto del principio di un’equa distribuzione dei serbatoi permetterebbe alle famiglie di avere l’alternativa di una fonte sempre sicura nelle vicinanze.

D.

La comunità internazionale degli investitori

La contaminazione da arsenico è diffusa e colpisce maggiormente gli impianti privati finanziati e installati dai cittadini all’interno delle loro proprietà per l’approvvigionamento familiare. Dall’inquinamento del semimetallo non sono esenti neanche i pozzi pubblici installati dal governo anche se in misura nettamente inferiore rispetto a quelli privati. Nonostante questa differenza, il problema, dal punto di vista statale, non è trascurabile. Gran parte dei pozzi sono stati costruiti grazie ai finanziamenti messi a disposizione da una nutrita comunità internazionale quindi, nel delineare il quadro contestuale dello studio è necessario andare a vedere l’excursus più recente di questi investimenti a seconda dell’ente che li ha devoluti alla causa.

1.

UNICEF

Nel 2013 sono stati sottoposti al test del programma nazionale NAMP, Nationwide

Waterpoint Mapping Programme, 125 mila punti di estrazione dell’acqua installati durante

gli anni dal 2006 al 2012 (UNICEF, 2014). Da questo controllo è stato verificato che 5 mila di questi serbatoi erano contaminati dall’arsenico, con un valore che superava lo standard numerico del Bangladesh, ovvero i 50 microgrammi per litro (UNICEF, 2014). Si stima dunque una contaminazione di circa il 5% (UNICEF, 2014). UNICEF è uno dei principali finanziatori internazionali che hanno contribuito a estendere il numero di luoghi di estrazione sicura nel Paese. Per mezzo del progetto SHEWA-B, Sanitation, Hygiene

(30)

29

Education and Water supply in Bangladesh, sono infatti stati creati 20.597 punti di

pompaggio dell’acqua sotterranea negli anni 2006/2012; dalla valutazione di queste nuove installazioni, ne sono state individuate 1.733 intossicate dall’arsenico al di sopra dello standard bangladese (UNICEF, 2014). Il monitoraggio del progetto UNICEF valutava la qualità dell’acqua sulla base della presenza di arsenico e di ferro tra gli indicatori pericolosi per la salute; pare però che in alcuni casi fossero stati forniti campioni, da parte dei funzionari pubblici, presentanti delle irregolarità. A scoraggiare una trasparente collaborazione da parte delle autorità pubbliche è stata a clausola contrattuale concordata con l’organizzazione internazionale. Il contratto stipulato tra UNICEF e il governo del Bangladesh prevedeva la clausola: “no success, no payment”; questo ha portato le autorità a fornire dei campioni di acque non contaminate, ma non corrispondenti a quelle realmente collegate ai pozzi dei finanziamenti internazionali. I test sono quindi da considerarsi non correttamente svolti ai fini del debellamento del problema. Va inoltre segnalato che UNICEF si è comunque impegnata, al di là del disguido legato alla veridicità dei test, a riabilitare i pozzi segnalati come contaminati con un apposito progetto espletato nel Settembre del 2015. Tra il 2006/2012 il governo e l’UNICEF hanno condotto l’indagine NWMP, Nationwide Waterpoint Mapping Programme, programma per la mappatura delle strutture nazionali; l’indagine ha coinvolto circa l’85% delle installazioni governative del periodo indicato (Human Rights Watch, 2016). Dal controllo del Programma sono stati individuati 5 mila punti idrici contaminati (Human Rights Watch, 2016); questi sono stati tinti di rosso, come da prassi, ma non sono state intraprese, da parte del governo, azioni intente a riabilitarli o a sostituirli.

2.

Banca Mondiale

Negli anni tra il 2004 e il 2010 sono stati installati nel Paese, con il sostegno della Banca Mondiale, 13 mila punti di estrazione di acqua in zone rurali attraverso il programma BWSPP, Bangladesh Water Supply Program Project (WB, 2011). Non sembrerebbe che i siti, installati in questo con finanziamento della WB, siano contaminati; in realtà da quanto dichiarato dal Presidente della WB sembrerebbero esserci delle incertezze per quanto riguarda i test di controllo delle fonti. Infatti, dal test effettuato dal DPHE sui pozzi pubblici installati nel periodo 2006/2012, circa il 4% risultava essere contaminato; non è però stato specificato se tra i 5 mila serbatoi con alto tasso di arsenico ci fossero anche pozzi che erano stati finanziati dalla WB (Human Rights Watch, 2016). L’attuale BRWSSP, Bangladesh

Riferimenti

Documenti correlati

Verificare una possibile riduzione dell’ incidenza di chetoacido- si diabetica (DKA) all’ esordio di casi di diabete mellito di tipo 1 (DM1), durante una campagna nazionale

Oggi l’Italia rappresenta un caso particolarmente interessante per almeno tre motivi: - la drastica riduzione dei consumi di alcol pro capite che negli ultimi 40 anni ha portato dai

Un altro fattore che influenza lo stato ponderale di bambini tra gli 8 e i 9 anni, oltre naturalmente alla sedentarietà, sono le ore di sonno, i bambini che dormono meno sono

Dal 28 febbraio al 2 aprile i camper della Regione Lazio saranno presenti nei mercati rionali del Lazio, prestando particolare attenzione alle periferie.. La visita effettuata

Negli anni 2006-2017 si riscontra un miglioramento della qualità dell’aria nelle 14 città esaminate con una lieve riduzione della media delle concentrazioni annuali (ed in alcuni

57 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 81 del 07/04/2014) concernente l‘individuazione delle modalità in base alle quali si tiene conto del rating

I rilievi agronomici, i dati analitici e agrometeorologici acquisiti hanno permesso la costruzione di un data- base che ha fornito informazioni sui vantaggi derivanti

• Per affrontare varie forme/fattori di povertà come quelli esemplificati si attivano oltre intervento generale contro povertà, Rm, altre misure settoriali e più