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Indagine sul mercato degli affitti in Italia : rapporti regionali. 2009

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Indagine sul mercato degli affitti in Italia

Rapporto regionale 2009

a cura di

Andrea Povellato, Davide Bortolozzo, Davide Longhitano

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Introduzione ... 1

L'indagine sul mercato fondiario ... 1

Una sintesi dell'andamento del mercato degli affitti nel 2009 ... 1

Appendice statistica ... 3

Piemonte ... 5

Valle d’Aosta ... 8

Lombardia ... 10

Trentino - Alto Adige ... 13

Veneto ... 16

Friuli Venezia - Giulia ... 20

Liguria ... 23 Emilia Romagna ... 25 Toscana ... 27 Umbria ... 30 Marche ... 32 Lazio ... 34 Abruzzo ... 37 Molise ... 39 Campania ... 42 Puglia ... 44 Basilicata ... 46 Calabria ... 48 Sicilia ... 50 Sardegna ... 53 Bibliografia ... 56

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Introduzione

L'indagine sul mercato fondiario

L’INEA cura l'indagine sul mercato fondiario e degli affitti i cui risultati vengono pubblicati in un apposito capitolo dell’Annuario dell’agricoltura italiana. Dal 1947, il capitolo dedicato al mercato fondiario costituisce una delle più importanti fonti statistiche, se non l’unica in ambito nazionale, in questa materia. Da una decina d'anni i risultati dell'indagine vengono ripresi annualmente in forma estesa dalle principali testate agricole italiane.

L'Indagine è curata a livello regionale dalle Sedi regionali dell'INEA. I referenti regionali dell’indagine analizzano l’evoluzione in atto nel mercato degli affitti nella regione di propria competenza1. Le fonti d’informazione possono risultare diverse da regione a regione a seconda della disponibilità dei dati. La base informativa più importante è costituita dalle interviste con "testimoni privilegiati", che generalmente comprendono mediatori, liberi professionisti, tecnici delle organizzazioni professionali e di enti pubblici. I referenti regionali aggiornano ogni anno una relazione che prende in esame le caratteristiche regionali del mercato degli affitti sulla base delle risultanze delle interviste e delle elaborazioni dei dati ISTAT relativi alle forme di possesso delle aziende agricole. A partire dall'Indagine 2008 si è deciso di pubblicare le relazioni regionali nel presente Rapporto regionale. Le analisi sull'andamento del mercato sono disponibili sul sito Internet dell'INEA alla pagina dedicata all'Indagine sul mercato fondiario (http://www.inea.it/prog/bdfond/it/index.php).

La struttura del testo delle relazioni regionali è simile a quella dell'anno precedente. Sono state modificate soltanto le parti che richiedevano un aggiornamento o un'integrazione a seguito dell'evoluzione del mercato fondiario e di nuovi elementi informativi che si sono aggiunti di recente.

Una sintesi dell'andamento del mercato degli affitti nel 2009

Come già evidenziato lo scorso anno, rispetto ai dati del 5° Censimento dell’Agricoltura del 2000, secondo l’indagine ISTAT sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole, nel 2007 si assiste a un incremento della superficie affittata del 17%, arrivando al 28% della SAU nazionale. Complessivamente in Italia la superficie affittata ammonta a 3,6 milioni di ettari di cui quasi l’1% sono concessi in uso gratuito, fenomeno molto diffuso tra membri dello stesso nucleo familiare (tab. 1).

Le aziende che ricorrono alla locazione di terra sono circa 270.000, il 16% delle aziende totali, la cui distribuzione varia in funzione degli orientamenti produttivi (tab. 2). Ricorrono maggiormente all’affitto le aziende specializzate nelle attività di allevamento (con il 36% della SAU totale, per quelle con singoli allevamenti e 34% con attività miste), fenomeno spiegabile dalla necessità di avere a disposizione una superficie foraggera adeguata alle dimensioni dell’allevamento e dagli obblighi imposti per lo smaltimento degli effluenti zootecnici. Nel caso di aziende attività mista di allevamento e coltivazione, l’incidenza percentuale sulla SAU si attesta al 33%, per arrivare al 30% nel caso di aziende con prevalente attività di conduzione di seminativi. Infine, per quanto riguarda quelle specializzate nelle coltivazioni arboree, ricorrono a terreni in affitto soltanto l’8% delle aziende, con il 14% della SAU totale.

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Sono i giovani imprenditori ad influenzare maggiormente la domanda di terra, al fine di ottimizzare le proprie dimensioni aziendali, sfruttando anche le opportunità offerte dalle risorse finanziarie messe a disposizione dai PSR per il primo insediamento. Infatti, la distribuzione della superficie affittata per classi di età (tab. 3) è spostata a favore di titolari con meno di 40 anni, per i quali la SAU condotta in affitto incide sul 47% di quella totale, ed a cui corrispondono il 37% delle aziende. Molto più contenuto il contributo di conduttori con più di 60 anni (appena il 15% sulla SAU totale), mentre si attestano su valori intermedi le quote di imprenditori tra i 40 ed i 60 anni.

Tra gli elementi chiave che hanno condizionato il mercato degli affitti nel 2009, è sicuramente da annoverare la sfavorevole congiuntura economica e la conseguente mancanza di liquidità, fattori che hanno spinto le scelte degli imprenditori verso il mantenimento della disponibilità di capitale per la normale gestione aziendale, ampliando le superfici aziendali tramite l'affitto piuttosto che con l’acquisto diretto. Il mercato è più dinamico nelle zone settentrionali, dove in genere la domanda prevale sull’offerta, mentre si attenua nelle regioni centro-meridionali in cui la domanda resta in equilibrio con l’offerta.

L’incertezza determinata dall’attesa del varo della nuova riforma PAC dopo il 2013, ha influenzato la durata media dei contratti, spesso limitata a periodi inferiori ad un lustro, in quanto gli imprenditori preferiscono attendere le nuove prospettive comunitarie, prima di impegnarsi con investimenti più consistenti. Per quanto riguarda l’andamento dei canoni, la tendenza generale al Nord è al ribasso, in particolare per i terreni investiti a vigneti e frutteti, mentre nelle regioni del Centro Sud si mantengono perlopiù stabili, con cali registrati per i seminativi, in conseguenza anche alla riduzione dei prezzi che ha interessato i cereali. Nel 2009 è proseguita la tendenza dei canoni ad incorporare l’entità degli aiuti previsti, definendo una sorta di mercato parallelo tra terreni dotati o meno di titoli.

Nelle regioni del Centro Nord è molto attiva l’attività dei contoterzisti che, oltre ad offrire i consueti servizi, cercano di ottimizzare la propria struttura di impresa ricorrendo a terreni in affitto su cui impiegare i mezzi meccanici, usufruendo anche della fiscalità agraria agevolata.

Nonostante anche al Sud e nelle Isole le superfici in affitto nell’ultimo decennio siano aumentate, gli operatori segnalano ancora un atteggiamento di sfiducia da parte dei proprietari a concedere terra in affitto, non sentendosi abbastanza tutelati sul diritto di proprietà. Tuttavia si conferma l'accelerazione nel processo di regolarizzazione dei contratti stipulati, anche se restano diffuse in molte aree interne del Paese forme contrattuali atipiche (accordi verbali, compartecipazione, pagamenti in natura).

Aumenta la domanda di seminativi per la coltivazione di colture energetiche (maggiore nelle regioni del Nord), e sono sempre più frequenti contrattazioni di lungo periodo, tra aziende agricole e grandi società private per l’istallazione di impianti fotovoltaici ed eolici, con canoni annui molto elevati (sino a 4.000 euro/ha), assolutamente indipendenti dalle caratteristiche agronomiche dei terreni.

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Appendice statistica

Tabella 1 - Evoluzione della SAU in affitto a livello regionale (superficie in ettari) - 2007

Superficie in affitto 2007

di cui in uso gratuito Var % 2000/2007 % su totale % sulla SAU totale

Piemonte 561.654 45.466 38,6 15,7 54,0

Valle d'Aosta 49.167 2.379 4,3 1,4 72,4

Lombardia 525.566 20.191 13,1 14,7 52,8

Trentino - Alto Adige 49.806 5.822 7,5 1,4 12,5

Veneto 258.320 13.315 22,2 7,2 31,5

Friuli Venezia Giulia 79.979 16.568 8,6 2,2 35,1

Liguria 7.642 1.685 -43,3 0,2 15,5 Emilia Romagna 396.792 19.221 13,0 11,1 37,7 Toscana 203.406 33.619 9,3 5,7 25,2 Umbria 94.361 1.808 21,5 2,6 27,8 Marche 171.859 5.150 31,4 4,8 34,6 Lazio 106.690 11.979 2,0 3,0 15,8 Abruzzo 83.547 9.092 22,5 2,3 19,2 Molise 44.985 8.420 -6,7 1,3 22,5 Campania 119.409 16.809 15,5 3,3 21,2 Puglia 144.301 36.356 -2,9 4,0 12,1 Basilicata 103.079 22.768 23,3 2,9 19,0 Calabria 56.844 8.014 -7,1 1,6 11,1 Sicilia 232.125 50.667 36,0 6,5 18,5 Sardegna 280.720 54.680 10,6 7,9 26,2 Italia 3.570.251 384.009 17,0 100,0 28,0

Fonte: ISTAT, Censimento dell'agricoltura 2000, Universo CE e Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007.

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Tabella 2 – Aziende e superficie agricola utilizzata in affitto per orientamento tecnico economico – 2007

Aziende (n.) Superficie (ha)

In % su aziende totali In % su SAU totale Seminativi 79295 1.084.650 19,6 29,5 Ortofloricoltura 5240 30.120 18,2 28,2 Coltivazioni permanenti 66807 355.406 8,3 13,5 Allevamenti 62.799 1.477.899 33,5 35,9 Policoltura 30.829 276.771 19,3 24,3 Poliallevamento 6.563 100.123 39,4 34,5 Coltivazioni e Allevamenti 17.340 243.704 29,4 32,6 Totale1 269.738 3.570.251 16,1 28,0 1

Il totale della somma dei rispettivi OTE è inferiore al totale delle diverse forme di SAU a causa della presenza di aziende non classificabili.

Fonte: ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007.

Tabella 3 - Aziende e superficie agricola utilizzata in affitto per classi di età del conduttore – 2007

Aziende (n.) Superficie (ha)

In % su aziende

totali in % su SAU totale

Meno di 40 anni 50.987 1.007.773 36,9 46,7

40 - 60 anni 134.745 1.894.100 19,9 30,3

Oltre i 60 anni 84.006 668.379 9,7 15,4

Totale 269.738 3.570.251 16,1 28,0

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Piemonte

Ilaria Borri

1. Quadro generale

Secondo l’indagine ISTAT sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole nel 2007 il Piemonte risultava la prima regione per diffusione dell’affitto con una superficie di circa 562.000 ettari (16% del totale nazionale), comprensiva anche dei terreni concessi in uso gratuito (circa 45.500 ettari). L’incidenza rispetto alla SAU regionale era pari al 54%, un valore nettamente superiore alla media nazionale (28%). Rispetto al 2000 è stato inoltre registrato un incremento di circa il 39% della superficie in locazione.

Il mercato dell'affitto ha mostrato una generale prevalenza della domanda rispetto all'offerta. Il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli ha spinto al ribasso quelli degli affitti, mentre il contrario è avvenuto nelle aree in cui l’interesse per i terreni è legato all’installazione di impianti per le energie rinnovabili (biomassa, fotovoltaico, ecc.)

Il mercato è influenzato dalla riforma della PAC. È infatti diffusa la tendenza ad adeguare il canone dei contratti di nuova stipula al premio unico aziendale (PUA) o all'incremento di valore delle produzioni. Viceversa, sono in ribasso i canoni dei terreni privi di titoli e di quelli per i quali l'accesso alla riserva nazionale è problematico.

2. Tendenze a livello territoriale

La domanda è rimasta trascurabile nelle aree montane e in quelle marginali pur a fronte di un'offerta assai elevata. L'unica eccezione è rappresentata dalle superfici pascolive d'alpe, per le quali esiste una certa richiesta da parte dei conduttori degli allevamenti bovini e ovini (i cosiddetti "margari" che monticano il bestiame durante la stagione estiva. A questo proposito, i testimoni privilegiati contattati nell’indagine segnalano il particolare fenomeno della "caccia agli alpeggi" a fini speculativi da parte di società immobiliari, aventi sede anche fuori regione. Tali società presentano offerte notevolmente superiori al prezzo stabilito come base d'asta pur di acquisire gli alpeggi di proprietà dei Comuni. I comuni montani piemontesi, infatti, sono soliti indire delle aste per la concessione in affitto dei pascoli d'alpe a ridosso del periodo di monticazione del bestiame (vale a dire nei mesi di maggio e giugno). Secondo le organizzazioni professionali agricole queste attività speculative sono rese possibili dalla normativa vigente, che non impone l’effettiva monticazione negli alpeggi. È infatti sufficiente che le aziende zootecniche dichiarino la disponibilità dei terreni. A fronte delle proteste crescenti degli allevatori locali al perdurare di questo fenomeno, alcuni Comuni hanno iniziato a mettere in campo particolari strategie come la concessione dell’alpeggio solo a chi è residente negli stessi. In questo modo, nonostante il minore introito a livello economico, si dovrebbe ottenere una maggior tutela delle popolazioni locali, oltre che una più razionale gestione del territorio.

Nelle aree collinari della regione (almeno per quanto riguarda le superfici a seminativo e a prato) la domanda è superiore all'offerta, soprattutto dove la direttiva nitrati, riguardante lo smaltimento delle deiezioni animali, è già in vigore.

La richiesta di vigneti nelle aree vocate delle province di Asti e di Cuneo è moderata, soprattutto per le produzioni di pregio e per gli impianti facilmente meccanizzabili. I canoni d'affitto dei vigneti sono in stallo a causa dell'andamento poco favorevole del mercato del vino, anche di pregio. Secondo alcuni testimoni la crisi economica ha aumentato il numero dei

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contratti d'affitto, poiché la minore liquidità a disposizione degli imprenditori impedisce loro di ricorrere al mercato delle compravendite.

Nell'astigiano il calcolo del canone come percentuale del valore della produzione (da un minimo del 12% a un massimo del 20%) comincia a diventare una prassi. Segnatamente, nel caso del Moscato (Canelli e comuni limitrofi) il canone è stabilito nella misura del 20% del prezzo delle uve (quelle certificate dal rilascio dell'apposito bollino, corrispondenti a una produzione di 100 q per ettaro) il cui prezzo viene fissato ogni anno dal Consorzio dei produttori di Moscato. Si tratta di una consuetudine che viene da tempo rispettata, a maggior ragione oggi che è obbligatorio registrare annualmente il contratto d'affitto.

Un'altra interessante notazione riguarda il problema dello smaltimento dei reflui zootecnici, in particolare di quelli derivanti dagli allevamenti suinicoli e avicoli, che influenza notevolmente il mercato degli affitti. La normativa vigente impone ai suinicoltori di disporre di un'adeguata superficie agraria, sia essa in proprietà o in affitto, per lo spandimento dei liquami prodotti dall'allevamento. Per questo motivo gli allevatori sono disposti a pagare canoni talmente elevati (pari anche al doppio delle tariffe normali) da falsare il mercato delle affittanze. Nel 2009, in diverse aree della pianura cuneese e torinese dove più elevata è la concentrazione di allevamenti intensivi bovini e suini, la necessità di rispettare la normativa sui nitrati è stata praticamente l'unica motivazione alla base di canoni elevati.

Da segnalare inoltre come il crescente interesse per le energie rinnovabili influenzi la domanda di terreni in affitto per le installazioni di impianti fotovoltaici ed alimentati a biomassa, in particolare nelle province di Asti, Alessandria (notevole ricorso all’affitto) e Cuneo (affitto e acquisto).

Nelle zone risicole (basso novarese e vercellese) c'è stata ancora una leggera prevalenza della domanda grazie alle ancora discrete quotazioni di mercato mantenute dal risone. Però i prezzi non più così elevati spuntati dal riso hanno comportato una flessione dei canoni di affitto legati anche ad un generale clima di incertezza che ha portato a stipulare contratti quasi tutti in scadenza all’11/11/2012, quando terminerà cioè l’attuale PAC e che dovrà essere sostituita dalla prossima riforma in corso di discussione a seguito della quale molto probabilmente verranno riviste le future condizioni di acquisto.

3. Tipi di contratto

Nonostante gli accordi verbali siano ancora presenti nelle zone marginali, nella grande maggioranza dei casi i contratti vengono regolarmente registrati. La durata della maggioranza dei contratti è di tre anni, mentre sono pochi gli accordi annuali.

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

Le Organizzazioni professionali agricole forniscono assistenza agli agricoltori nella stipula dei contratti d'affitto. Il costo del servizio è contenuto, pur variando a livello provinciale e di Organizzazioni professionali. Si segnala l'esistenza di un accordo collettivo tra le organizzazioni professionali agricole solamente in provincia di Alessandria.

In provincia di Novara le organizzazioni professionali rispettano l'accordo verbale di non sottoscrivere contratti d'affitto qualora gli stessi non rispettino determinate condizioni, relative, ad esempio, al canone massimo (espresso in quintali di risone/ettaro) che può essere richiesto a seconda del tipo di azienda.

5. Aspettative future del mercato

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imposti dalla direttiva nitrati, soprattutto nelle zone interessate dagli allevamenti intensivi e dove la disponibilità di superfici da dedicare agli impianti per le energie rinnovabili sono maggiori. Per contro, nelle zone che non presentano particolari interessi il perdurare della crisi e del basso valore spuntato dai prodotti agricoli, potrebbe comportare una conseguente diminuzione dei canoni d’affitto

Per il settore vitivinicolo non si prevedono grandi sconvolgimenti, anche se conseguentemente alla crisi finanziaria e alla relativa mancanza di liquidità, il ricorso all'affitto piuttosto che all'acquisto potrebbe diventare una pratica ancora più diffusa di quella attuale.

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Valle d’Aosta

Stefano Trione

1. Quadro generale

In Valle d’Aosta si osserva la più elevata incidenza della superficie in affitto rispetto alla SAU (72%). Secondo l’indagine sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole dell’ISTAT nel 2007 questa forma di possesso ha interessato circa 49.200 ettari, che includono anche i terreni concessi in uso gratuito2. Rispetto al 2000 è stato registrato un modesto incremento della superficie concessa in affitto (+4%), spiegabile con la già elevata diffusione di questa forma di possesso dei terreni nelle aziende agricole valdostane.

Il mercato delle affittanze dei fondi rustici in Valle d'Aosta è fortemente influenzato, al pari del mercato dei terreni, dalla commistione dell'attività agricola con le attività produttive non agricole che rende i canoni estremamente variabili anche per terreni aventi caratteristiche similari.

La grande diffusione degli accordi non scritti continua a creare numerosi problemi all'Amministrazione Regionale per quanto riguarda l'allocazione dei contributi comunitari, nazionali e regionali spettanti agli agricoltori valdostani. Gli aiuti vengono concessi a chi effettivamente coltiva i terreni (proprietario o affittuario) sempre che possa dimostrare di aver titolo a coltivarli in modo legalmente riconosciuto, cosa impossibile in caso di semplici accordi verbali. Non di rado, infatti, sono gli stessi proprietari a beneficiare dei contributi, i quali vanno ad aggiungersi al canone d'affitto percepito in via informale. Per tali motivi l'Amministrazione Regionale ha inteso sensibilizzare i proprietari e i conduttori di terreni agricoli allo scopo di favorire la stipula di contratti d'affitto regolari. L'attività di sensibilizzazione della Regione, insieme con la minaccia di sanzioni a quei proprietari che cercano di intascare i contributi pubblici senza coltivare in prima persona i terreni, sembrano essersi rivelati efficaci; tuttavia, gli accordi verbali sono ancora diffusi per le piccole e piccolissime particelle di terreno agricolo e per gli alpeggi.

2. Tendenze a livello territoriale

Nel 2009 è avvenuto un cospicuo incremento delle registrazioni dei contratti d'affitto allo scopo di evitare l'insorgere di "anomalie" nell'attribuzione dei premi ai sensi degli interventi legati al Programma di Sviluppo Rurale 2007-13 della Valle d'Aosta3 (in particolare, quelli connessi alle misure agro-ambientali e alle indennità compensative a favore delle zone montane). Infatti, l'organismo pagatore nazionale (AGEA) e l'omologo regionale (AREA) non consentono l'effettiva erogazione dei premi in mancanza di documentazione attestante la legale disponibilità delle superfici a premio.

Nell'anno oggetto d'indagine la domanda di terreni in affitto è rimasta molto sostenuta e non è stato rilevato alcun segnale che tale situazione possa cambiare nel prossimo futuro. Il livello dei canoni è rimasto pressoché invariato per quanto attiene le superfici foraggere di fondovalle (prati permanenti), mentre è stato segnalato un leggero aumento per le superfici d'alpeggio (pascoli).

2 L’uso gratuito interessa una superficie di poco inferiore ai 2.400 ettari.

3 Nei primi mesi del 2009 sono stati oggetto di registrazione oltre il 60% dei contratti di affitto inerenti alle

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L'elevata domanda di superfici foraggere è dovuta alla crescente esigenza delle aziende agro-zootecniche di comprovare la conduzione delle superfici al fine di documentare il rispetto dei limiti di carico di bestiame fissati dalla normativa regionale, nonché alla necessità di disporre di foraggi locali per l’alimentazione delle lattifere il cui latte è destinato alla produzione della Fontina DOP.

3. Tipi di contratto

Sono ancora molto diffusi gli accordi verbali, i cui canoni non si discostano da quelli dei contratti d'affitto regolarmente registrati. Permangono specifici usi in relazione alle modalità di pagamento del canone (superfici foraggere e ricoveri): spesso il compenso viene corrisposto a forfait con un conguaglio in natura (Fontina, Toma di Gressoney o burro proporzionato al numero di capi di bestiame monticabile). Per questo motivo, risulta assai difficile ottenere indicazioni circa l'entità di un canone di affitto "medio" per le diverse qualità di coltura.

4. Aspettative future del mercato

Nel corso del 2010 i canoni d'affitto si manterranno elevati. Per le preziosissime superfici foraggere d'alpe (i cosiddetti "pascoli fertili" e "pascoli magri") continuerà la consuetudine secondo la quale il proprietario chiede all'affittuario un canone almeno pari all'indennità compensativa che la Regione eroga per l'esercizio di attività agricole in zone montane.

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Lombardia

Maurizio Castelli

1. Quadro generale

In Lombardia l’affitto è ancora largamente presente, specie in alcune province ove sussistono proprietà storiche di Enti, fra i quali l’Ospedale Maggiore di Milano, il Comune di Milano, gli Spedali Civili di Brescia, ecc. In particolare l’indagine sulla Struttura e produzioni

delle aziende agricole dell’ISTAT ha evidenziato che nel 2007 la superficie in affitto

ammontava a circa 526.000 ettari, compresivi di 20.200 ettari concessi a titolo gratuito. La superficie in affitto presentava un’incidenza del 53% sulla SAU regionale e ha mostrato un significativo incremento rispetto alla situazione rilevata nel 2000 (+13%). Le aziende che possiedono terreni in affitto sono quasi la metà (48% del totale), mentre quelle che hanno utilizzato solo l’affitto come forma di possesso rappresentano 1/3 del totale delle imprese agricole lombarde con terreni in locazione.

Il 2009 prosegue con le incertezze dell’anno precedente. Si sono mantenute le attese per le produzioni energetiche da fonti rinnovabili sostenute dalle convenienze proprie della tariffa onnicomprensiva, con canoni in ulteriore aumento all’inizio dell’annata agraria 2009/2010. I canoni d’affitto aumentano soprattutto nel caso dei rinnovi contrattuali, in presenza di colture di pregio o in alcune aree ove gli allevatori vogliono aumentare le superfici aziendali per rispettare la direttiva "nitrati". I rinnovi contrattuali negli ordinamenti di seminativi da commodities avvengono invece in condizioni di riduzione dei canoni. In ogni caso gli aumenti sono a volte dettati dalla tendenza a includere i "premi" PAC nel canone.

Nel 2009 l'agricoltura regionale è caratterizzata da redditi modesti per gli operatori delle filiere tradizionali (latte vaccino e seminativi, in particolare), che ha indotto gli imprenditori agricoli (soprattutto i giovani) a preferire l'affitto rispetto all'acquisto dei fondi, anche in considerazione delle elevate quotazioni dei terreni.

I contoterzisti hanno tenuto un atteggiamento più prudente rispetto al recente passato, anche se in alcune zone sono stati molto attivi (spesso su incarico di investitori extragricoli) nell'acquisizione di superfici da destinare a colture no food per la produzione di energia da biomasse, causando un anomalo incremento dei canoni.

2. Tendenze a livello territoriale

In tutte le zone di pianura la richiesta di terreni in affitto è in equilibrio rispetto all’offerta, con canoni soggetti a qualche riduzione in occasione dei rinnovi contrattuali, ad eccezione dei comprensori ad agricoltura ricca o nelle aree circostanti i nuovi insediamenti energetici.

Nella provincia di Bergamo i canoni più elevati sono in leggera diminuzione, quanto meno per i rinnovi negli ordinamenti cerealicoli. La domanda di suolo è ancora alimentata dagli allevatori che devono rispettare la direttiva nitrati, con qualche occasionale aumento di canone in pianura e il nuovo interesse per l’affitto nella montagna bergamasca. Il modesto rendimento dell’affitto rispetto al valore dei terreni, largamente inferiore al 1%, conferma la funzione di bene rifugio della terra. E’ atteso l’aumento dei canoni nelle zone ove si prevedono impianti energetici (produzione di biomasse per biogas).

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diminuzione, specie per i rinnovi contrattuali negli ordinamenti cerealicoli, pur permanendo la prevalenza della domanda.

In provincia di Cremona i canoni sono stabili per i contratti stipulati in deroga e per un massimo di tre anni ma si prevede una consistente rivalutazione nell’anno 2010 per la numerosità e la presenza, diffusa nel territorio, di richieste relative a nuovi insediamenti energetici. Già nel 2009 alcuni di questi contratti sono stipulati con canoni maggiorati di circa il 50% rispetto a quelli correnti.

Nelle province di Como e Lecco l'affitto è praticato solo per singoli appezzamenti e non per aziende intere, tanto che le imprese hanno mediamente 10/15 contratti d’affitto ciascuna, tutti stipulati in deroga. I proprietari sono più interessati ai termini di scadenza dei contratti piuttosto che all'entità dei canoni, questi sono comunque lievitati (più 5/10%). A Mantova si rileva qualche aumento dei canoni a causa della domanda degli allevatori, peraltro più modesta rispetto allo scorso anno. I rinnovi contrattuali si stipulano a canoni in diminuzione, specie per i seminativi da commodities.

Nella provincia di Milano i canoni sono in aumento per le produzioni di biomasse. Le ditte costruttrici di impianti offrono agli Enti, proprietari dei grandi patrimoni fondiari, canoni in aumento e contratti di lunga durata. Tali offerte determinano la lievitazione dei canoni nelle zone circostanti i progetti impiantistici.

A Lodi i canoni sono complessivamente stabili, a parte la lievitazione legata alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche qui, analogamente a quanto accade nel milanese, la dinamica dei canoni si accompagna alle scelte degli Enti, grandi proprietari terrieri.

A Pavia i canoni si sono mantenuti sui livelli dello scorso anno, nell’Oltrepo, invece, si constatano riduzioni. Qui, infatti, i proprietari privilegiano la gestione dei suoli piuttosto che i canoni elevati. La provincia di Sondrio si è contraddistinta per la stabilità dei canoni. Di contro è attivo, con canoni in forte aumento, il mercato degli affitti degli alpeggi. Questi, di proprietà comunale, sono oggetto d'interesse da parte degli allevatori di pianura, disposti a pagare anche canoni onerosi, la domanda dei quali entra in competizione con quella degli allevatori locali.

In provincia di Varese l'affitto è poco diffuso e, in genere, risulta orientato all'aumento delle superfici aziendali da parte di aziende concentrate esclusivamente nella produzione alimentare. Ha assunto interesse la gestione in affitto dei boschi e dei rimboschimenti, su terreni di proprietà di Enti.

3. Tipi di contratto

In pianura i nuovi contratti sono quasi tutti in deroga, mentre nelle aree montane e marginali persiste un mercato ove sono diffusi gli accordi verbali, anche con pagamento del canone in natura. Nelle aree di montagna, per piccoli appezzamenti, non c'è mai contenzioso e l'accordo è vissuto dai contraenti come la scelta ottimale, meno onerosa per entrambe le parti.

I contratti sono annuali per le colture specializzate (orticole, floricole, vivai). Nel caso degli accordi con i contoterzisti, il canone, qualora sia previsto, è in genere superiore a quello stipulato negli accordi in deroga, anche se in flessione rispetto agli anni precedenti. I canoni sono in media più alti per le superfici da destinare allo spandimento dei liquami zootecnici.

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

Le organizzazioni professionali agricole sono, in linea di principio, tutte favorevoli alla stipula di accordi collettivi, perché questa rappresenta l'unica via realisticamente percorribile per contrastare la tendenza a utilizzare il contoterzismo come forma impropria di affittanza e

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per regolamentare rapporti altrimenti esposti alle pressioni degli investitori extragricoli. Anche la proprietà fondiaria manifesta in genere una buona disponibilità a raggiungere accordi con la controparte. Tuttavia, in molte province, i difficili rapporti tra le varie organizzazioni professionali, accentuati negli ultimi anni, non hanno finora permesso la stipula di accordi collettivi. Inoltre, laddove gli accordi sono presenti, vengono regolarmente disattesi.

5. Aspettative future del mercato

Per il futuro si prevede una rivalutazione generalizzata dei canoni specie per quelli delle proprietà fondiarie degli Enti pubblici. Tale significativa rivalutazione è resa possibile dagli investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nelle zone di pianura gli aumenti dovrebbero riguardare principalmente gli ordinamenti specializzati e più redditizi (colture florovivaistiche, orticole, ecc. ), mentre in collina è la viticoltura ad offrire le migliori opportunità. Per le altre tipologie di coltura, gli intervistati ritengono poco probabili ulteriori aumenti viste le difficoltà di reddito che caratterizzano larga parte delle imprese agricole impegnate nelle produzioni agroalimentari lombarde.

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Trentino - Alto Adige

Luigi Gambarin 1. Quadro generale

La diffusione dell’affitto in Trentino Alto Adige risulta ancora limitata: i dati rilevati dall’ISTAT con l’indagine sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole mostrano, per il 2007, una superficie in affitto di poco inferiore ai 50.000 ettari4. L’incidenza rispetto alla SAU è tra le più contenute a livello nazionale e non supera il 13% nonostante rispetto al 2000 sia stato registrato un incremento del 7% della superficie concessa in affitto. Le aziende che utilizzano questa forma di possesso della terra sono il 13% del totale. Circa il 70% della superficie in affitto è localizzata nella provincia autonoma di Bolzano.

In Trentino la domanda di superficie in affitto è stata, come negli anni passati, elevata per tutte le tipologie colturali. La maggior parte della domanda è costituita da operatori del settore zootecnico in cerca di terreni che consentano loro di rispettare la normativa nitrati e il carico di bestiame per superficie (UBA/ha). In Alto Adige la domanda è invece molto bassa e legata più che altro all'arrotondamento delle superfici aziendali. e ai premi importanti per il reddito finale dell’azienda. I rinnovi dei contratti delle colture di pregio avvengono al ribasso a causa dei redditi in calo e la tendenza, soprattutto da parte delle grandi aziende, è quella di sostituire l'affitto con forme più agili di contratto.

In Trentino, gli affitti in scadenza o i nuovi contratti vengono stipulati con canoni più bassi variabili in funzione delle tipologie colturali e della localizzazione degli appezzamenti.

La durata dei contratti è mediamente di 5-6 anni con la tendenza a mantenere breve, in questo periodo di redditi in calo, l’impegno di spesa futuro. I vigneti e i frutteti hanno durate maggiori (10 anni) soprattutto se il conduttore si assume l’onere del reimpianto a fine ciclo. I prati, considerando che i canoni pagati sono bassi, hanno tempi di 10/15 anni. Alla risoluzione del contratto si assiste sia all'acquisto dell'azienda da parte dell'affittuario, sia alla disdetta con ricorso del proprietario al contoterzismo.

Nelle zone dove i comuni indicono aste per l'aggiudicazione dei terreni sono nati contenziosi sull'equità dei canoni. La contestazione degli agricoltori riguarda il passaggio da un canone equo a uno libero, che spesso viene giudicato troppo elevato. In Alto Adige la durata dei nuovi contratti per frutteti e vigneti è minimo di 6 anni.

In molte zone della Regione - soprattutto in Trentino - l'affitto è visto come uno strumento per aumentare le dimensioni aziendali e quindi la capacità reddituale sfruttando le economie di scala. Negli ultimi anni i frutticoltori trentini hanno preferito acquistare i terreni invece che affittarli a causa della diffusa fitopatia che colpisce le mele: in caso di contagio e, quindi, di mancati redditi, il canone rappresenterebbe un peso aggiuntivo. Anche sul fronte dell'offerta si colgono delle novità: i proprietari trentini sono divenuti meno diffidenti nei confronti di questa forma di possesso dei terreni.

2. Tendenze a livello territoriale

In Trentino la diffusione dell'affitto varia in funzione delle diverse zone agricole. La Valle dell'Adige (tra le più avanzate dal punto di vista agricolo), la Valle di Sole, la Val di Non, Primiero e la bassa Val Sugana presentano una percentuale inferiore alla media

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provinciale, mentre Vallagarina, alta Val Sugana e Fassa presentano un livello d'affitto superiore. Nella maggioranza dei casi i contratti vengono stipulati sulla base dell'art. 45 della legge 203/82. La domanda di prati da parte delle grandi aziende zootecniche è elevata a causa dell'introduzione del limite di 3 UBA/ettaro per l'indennità compensativa e di 2,5 UBA/ha per le misure agroambientali. Per queste aziende l'incremento della maglia poderale è fondamentale, poiché i loro redditi dipendono soprattutto dai premi comunitari e, quindi, dalla superficie in loro possesso. Le malghe attive con più di un pascolo a disposizione sono circa 300. Se il loro utilizzo è ad uso zootecnico il canone d'affitto medio si aggira tra i 40–50 euro per capo bovino. La provincia di Trento concede ai gestori di malga il premio di alpeggio che ammonta tra i 72 e i 90 €/ha in funzione del tipo e della composizione della mandria. I beneficiari devono rispettare alcune condizioni come il pascolo programmato, il controllo delle infestanti e la durata dell’alpeggio non deve essere inferiore ai 70 giorni.

La domanda ha prevalso per tutte le colture con canoni in calo per alcune tipologie. Le quotazioni per i frutteti di fondovalle oscillano tra .1500 e 2000 euro/ha (0/-18%), mentre per i vigneti la media oscilla tra i 3200 e i 4000 euro/ha5 (-15/-20%). Nelle zone collinari i canoni dei vigneti sono inferiori e vanno dai 2800 ai 3.800 euro/ha (-13%). Nel del 2009 i canoni per prati e seminativi, sono rimasti invariati e vengono affittati a cifre comprese tra 200 e 500 euro/ha.

Anche in Alto Adige ha prevalso la domanda sospinta soprattutto dalla volontà di sfruttare al meglio la dotazione di macchine già presenti in azienda. La normativa nitrati non ha avuto effetti sulla domanda di terra ne di affitto. In questa zona, infatti, il liquame in quantità eccedente alla normale concimazione viene conferito alle numerose centrali di biogas presenti nel territorio che lo convertono in metano e poi in energia.

Sono presenti in provincia, sia contratti stipulati in base all'art. 45 della legge 203/82, che contratti verbali, diffusi per tutti i tipi di colture. Gli operatori usufruiscono della consulenza da parte delle organizzazioni sindacali per la stipula. I canoni per frutteti e vigneti irrigui e in ottimo stato possono arrivare a 2.500 euro/ha con punte fino a 4.000 euro/ha. Per i seminativi vengono richiesti dai 500 ai 600 euro/ha (-10% rispetto al 2008) in funzione della posizione. In generale i proprietari preferiscono evitare gli affitti di lunga durata e quindi cercano spesso di rinegoziare i contratti per tempi meno lunghi oppure di riscattarli per orientarsi verso la conduzione diretta o la vendita. È necessario precisare come sia molto difficile trovare terreni in affitto di ampiezza superiore all'ettaro: la maggior parte dei contratti interessa, infatti, superfici inferiori ai 3.000 mq.

3. Tipi di contratto

Rispetto agli anni precedenti è aumentata la diffusione dei patti in deroga che oramai sono la forma preponderante di contratto. Tuttavia, le due province presentano delle differenze: gli ultimi dati ISTAT evidenziano un'incidenza dell'uso gratuito (che spesso cela altre tipologie contrattuali) del 5,6% a Bolzano e del 48% a Trento.

La sentenza d'illegittimità costituzionale riguardante gli articoli 9 e 62 della legge 203/82, non ha provocato conseguenze di rilievo data la prassi consolidata di ricorrere all'articolo 45. Tuttavia, in provincia di Trento il "vuoto legislativo" si è tradotto in canoni troppo elevati e poco rispondenti ai parametri economici legati all'azienda. A questo proposito sono nati dei contenziosi tra gli affittuari dei terreni di proprietà comunale e i comuni stessi: dopo l'asta per l'aggiudicazione del terreno e la firma del contratto d'affitto, il vincitore sollevava il problema del canone eccessivamente alto e muoveva causa al comune.

5 In provincia di Trento vige anche l'obbligo allo spianto dei meleti con età superiore ai 25 anni poiché

particolarmente colpiti dal fitoplasma Apple Proliferation (AP) e fonte di contagio per le altre piante. Per questa operazione la Provincia ha stanziato un premio di circa 4.000 euro/ha.

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Le richieste di terra in affitto sono maggiori di quelle per l'acquisto di terra. Questo non solo per rispondere alla necessità di avere aziende più dinamiche e competitive ma anche perché spesso l'affittuario si impegna a effettuare miglioramenti nell'azienda, come il cambiamento delle varietà allevate. Tali accordi prevedono l'azzeramento del canone per i primi 4-5 anni, l'applicazione dell'equo canone per i successivi 4-5 anni e, infine, un canone libero da stabilire per la rimanente durata dell'affitto. Negli ultimi anni si è assistito anche a uno sviluppo del mercato degli affitti per i prati, soprattutto grazie all'interesse da parte delle aziende zootecniche.

In Alto Adige gli accordi verbali e quelli di comodato d'uso sono più frequenti per il taglio dei prati e l'utilizzo dei pascoli. L'art. 45 della legge 203/82 è maggiormente utilizzato per colture a più alto reddito (frutteti e vigneti).

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

Le organizzazioni di categoria sono favorevoli ai patti in deroga, ma mentre in Trentino si è arrivati alla sigla, quasi unanime, di un accordo interprofessionale, in Alto Adige tutti i contratti sono stipulati in deroga secondo un modello tipo redatto dall'organizzazione professionale degli agricoltori di lingua tedesca. L'accordo collettivo trentino in materia di contratti agrari, siglato il 03/04/1995, è in gran parte basato sulla legge 203/82 e si sviluppa in 13 articoli. La durata del contratto è "commisurata all'orientamento produttivo del fondo, alle strutture aziendali e alle effettive condizioni dell'azienda". In sostanza la durata può andare da un minimo di 5 a un massimo di 15 anni. Recentemente è emersa l'esigenza di rivedere e rinnovare l'accordo vista la forte discrepanza con la realtà.

5. Aspettative future del mercato

In provincia di Trento la domanda di terreni in affitto è diffusa , anche se le motivazioni degli operatori dipendono dal tipo di attività svolte. Per le colture arboree ad alto reddito (vigneti e frutteti) l'aumento di superficie è uno strumento per aumentare la capacità reddituale e contenere i costi di produzione. I seminativi e i prati sono oggetto di richiesta da parte delle aziende zootecniche per rispettare i vincoli agro-ambientali e per riscuotere l'indennità compensativa, fondamentale per un settore sempre in difficoltà. A questo proposito il nuovo PSR 2007-2013 destina molte risorse alla zootecnia, riconoscendo al settore un ruolo centrale nella manutenzione e conservazione del territorio. L'evoluzione del mercato e la sempre maggiore concorrenza estera fa emergere la necessità di strutture agricole più ampie e più efficienti in grado di contenere i costi di produzione.

Nonostante la crescente popolarità dell'affitto, i forti aumenti dei canoni avvenuti nel 2007 e nel 2008 hanno generato preoccupazione tra gli operatori, che temono un più difficoltoso accesso alla terra, inopportuno in un momento di crisi economica generale.

In Alto Adige gli operatori continuano, come negli anni scorsi, a puntare sulla qualità del prodotto e a migliorare e razionalizzare l'organizzazione commerciale. Per il 2010 si prevede una stabilità del numero dei contratti, un abbassamento dei livelli dei canoni e un più alto numero di domande per utilizzare i premi messi a disposizione dal PSR. L’andamento economico generale, ma soprattutto la crisi prolungata dei settori trainanti l’economia agricola della regione, hanno agito su un calo dei canoni e sulla loro durata. Sebbene gli operatori credono ancora in questo strumento, i livelli dei canoni devono ancora scendere per raggiungere un migliore equilibrio con i redditi in calo degli ultimi anni.

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Veneto

Luigi Gambarin

1. Quadro generale

La relativamente scarsa diffusione dell'affitto in Veneto rappresenta un retaggio del passato, quando non esistevano i contratti in deroga e la libera trattativa tra le parti. Nel 2007 la superficie in affitto si è attestata su 258.300 ettari, secondo quanto rilevato dall’indagine sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole dell’ISTAT6. Rispetto al 2000 è stato osservato un significativo incremento della diffusione di questa forma di possesso dei terreni (+22%), tanto che l’incidenza della superficie in affitto rispetto alla SAU totale è salita al 31%. Tale incidenza risulta peraltro ancora inferiore rispetto a quella di gran parte delle regioni settentrionali. L’istituto dell’affitto è presente in quasi 27.000 aziende agricole regionali (19% del totale) e quelle che possiedono solo terreni in affitto sono 8.400.

Il rapporto tra domanda e offerta non è omogeneo a livello regionale. La domanda prevale spiccatamente a Treviso, Venezia, Rovigo e Padova mentre, nelle altre province, è meno diffusa ed il mercato più in equilibrio. Non sempre però il motivo della richiesta è univoco: a volte sono gli zootecnici per rientrare nella normativa nitrati, altre volte sono società che acquisiscono terreni per la produzione di energia verde. I rinnovi contrattuali in genere avvengono a canone invariato, mentre per i nuovi contratti la negativa congiuntura economica, che determina cali nei prezzi dei prodotti agricoli (cereali, latte, uva), influisce al ribasso sul valore degli affitti. Unica eccezione riguarda i contratti stipulati per la produzione di energia da biomasse o da pannelli fotovoltaici.

A seguito della riforma della PAC il mercato dei prodotti è diventato il punto di riferimento per gli agricoltori che, al diminuire degli aiuti, devono aumentare la superficie a loro disposizione tramite l'acquisto o l'affitto di nuovi terreni con l’obiettivo di mantenere un reddito adeguato.

2. Tendenze a livello territoriale

A Verona prevale la domanda nella zona a sud della provincia sia ad opera degli zootecnici sia per l’acquisizione di superfici in grado di fornire materia prima alle centrali per la produzione di energia. I canoni per un seminativo con titoli ruotano intorno ai 700 euro/ha. Nella pianura di Legnago e nelle colline Progno Alpone (centro-est) i canoni dei contratti di nuova stipula per i seminativi risentono della congiuntura negativa e perdono dal 3 al 12%. La durata media contrattuale per le colture erbacee è di 5-6 anni, ma la tendenza è quella di ridurla a 2-3 anni a causa dell’incertezza dei prezzi dei prodotti agricoli. Per quanto riguarda le colture arboree nella zona centro-occidentale della provincia i pescheti vengono affittati a 900-1.000 euro/ha e i vigneti nelle zone più pregiate delle colline Progno-Alpone (Soave e Illasi) a 1.300-1.700 euro/ha, fino ad arrivare ai 3.000 euro/ha nella zona del Valpolicella.

A Vicenza i canoni sono rimasti sostanzialmente invariati con l’eccezione della pianura centrale dove è stato registrato un calo dall’8 al 25% in funzione della coltura . Nell'Altopiano di Asiago l'affitto per le malghe con pascolo è legato ai capi presenti e alla media del prezzo del latte pagato dalle cooperative nell’anno precedente. Nel 2009 il canone è aumentato del 3% circa a causa delle variazioni del prezzo (+2%). Per una malga vengono pagati circa 5.500

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euro/anno per una durata di 6 anni. Più a sud, nella pianura di Vicenza i canoni dei vigneti variano da 750 a 900 euro/ha.

A Belluno la domanda è orientata all'ampliamento della superficie aziendale. La normativa nitrati non ha provocato aumenti dei canoni perché il carico bovino è già dimensionato alla superficie a disposizione. I contratti di comodato sono sempre più frequenti e prevedono l’azzeramento del canone in cambio della sfalcio e della cura del prato.

In provincia di Treviso la domanda è sostenuta dagli zootecnici, sia per la distribuzione del liquame che per la produzione di insilato come alimento per bovini e suini. I canoni per i seminativi sono privi rimasti stabili o scesi di un 10/15% nella parte est della provincia a causa dei prezzi molto bassi delle produzioni. Attualmente, in questa zona, i canoni arrivano ai 400/450 €/ha. Nella pianura di Treviso i canoni si sono stabilizzati tra i 550-650 euro/ha dei seminativi e i 600-1.200 euro/ha delle orticole. I canoni dei vigneti non sono cambiati e bisognerà aspettare il 2010 per vedere gli effetti della tutela comunitaria sul prosecco. Nel frattempo i vigneti di pianura hanno canoni tra i 500 e gli 870 €/ha mentre in collina la DOCG varia da 1 500 a 3.000 euro/ha. Un dato importante riguarda il prezzo dell’uva che è molto calato nel caso di quelle nere tanto da provocare, in alcune zone, l’estirpazione dei vitigni per lasciare spazio alle uve bianche che al momento sono molto più apprezzate dal mercato.

A Venezia prevale la domanda nella pianura del Brenta con un incremento del numero dei contratti (15/20%) stimolato da richieste per la produzione di energia verde (biomasse) e per superfici da adibire al fotovoltaico.

A Padova prevale la domanda, anche se nella zona sud-occidentale i bassi prezzi dei prodotti agricoli hanno influito negativamente sul numero dei contratti stipulati (-10%). Anche i canoni sono scesi di un 10% per i seminativi e in modo molto più marcato per gli orti, complice il disastroso raccolto di patate e pomodori (1000/1100 euro/ha). Nelle altre zone i canoni sono rimasti invariati con i vigneti compresi tra i 1600 e i 2300 €/ha e i seminativi intorno ai 500 €/ha. Da segnalare, infine, nella bassa padovana ai confini con Rovigo, la domanda di terreni in affitto (con pezzature da 1 fino a 5/6 ha) per installare pannelli fotovoltaici. I contratti sembrano molto favorevoli per i proprietari che per una durata da 15 a 20 anni, si assicurano un canone anticipato di 2500-3000 euro/ha/anno. L’obbligo per loro è quello di tenere bassa l’erba intorno ai pannelli.

A Rovigo prevale la domanda (5/10%). I canoni dei seminativi sono in aumento in alcune aree sostenuti dalle richieste dei contoterzisti (620/750 euro/ha). Nel Basso Polesine i canoni sono un po’ più contenuti tra i 500 e i 600 euro/ha/anno. Le orticole a Rosolina oscillano tra i 700 e i 1.000 euro/ha mentre i terreni per gli asparagi raggiungono i 2000-2500 euro/ha/anno. È elevata la domanda di terra per la realizzazione di impianti per la produzione di energia alimentati da materia prima agricola di produzione locale. Si formano delle società miste tra la ditta che costruisce l'impianto e l'azienda agricola interessata. L'azienda agricola fornisce parte del capitale e garantisce la materia prima sufficiente per il funzionamento dell'impianto. Si stima che per ogni megawatt di potenza occorrano circa 300 ettari di superficie. Per fare fronte agli impegni gli agricoltori e i contoterzisti sono disposti a prendere in affitto la terra anche a 1.000-1.100 euro/ha (+11%).

3. Tipi di contratto

I contratti sono stipulati ovunque in base all'art. 45 della legge 203/82. Da più parti si chiede, tuttavia, una revisione della legge o una nuova normativa, che tenga conto delle mutate esigenze del mondo agricolo. A questo proposito diventa importante la sentenza della Corte Costituzionale che abroga i due articoli della legge 203/82 riguardanti l'equo canone, ritenendo inopportuno mantenere un sistema centrato su calcoli basati sulla rivalutazione dei redditi dominicali fissati nel 1939.

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Nel settore delle proteoleaginose sono i contoterzisti a prendere in affitto terra dai proprietari medio/grandi per trarre vantaggio dalla fiscalità agraria.

Le organizzazioni professionali di categoria invitano i loro assistiti a stipulare contratti in deroga, con una durata media di 3-5 anni. Nel padovano i contratti di lunga durata stipulati in base all'art. 45, riguardano prevalentemente i giovani per l'ottenimento dei contributi regionali. Sempre nel padovano, gli accordi verbali, che sfuggono a ogni controllo, hanno in genere durata annuale.

Nel bellunese il 90% della superficie affittata è vincolata da accordi verbali, più per consuetudine che per interessi economici. Si sta diffondendo anche il comodato. Il proprietario si accolla l’onere della registrazione (imposta di registro) per tutelarsi, in futuro, a richieste di usucapione. Nelle zone più disagiate è addirittura il proprietario che paga per il taglio dei prati. A Rovigo la durata si sta allungando dai 3 anni iniziali ai 5-6 attuali. In provincia di Venezia i contratti verbali hanno una durata da 1 a 2 anni quando sono relativi a contoterzisti o aziende zootecniche in cerca di ampliamenti della superficie.

Per i vigneti invece la durata è superiore ai 10 anni in tutte le province. A Verona si arriva ai 12 anni se il reimpianto è a spese del conduttore, mentre se il vigneto è in piena produzione la scadenza avviene 5-6 anni dopo la stipula. Nelle zone vocate del trevigiano la durata media è di 5-10 anni con il vigneto in atto. Qualora l'impianto venga realizzato dall'affittuario la durata sale a 15-20 anni. Per le orticole e i vivai di frutteti i contratti sono di 2-3 anni poiché, per motivi fitosanitari, il terreno ritorna a seminativo.

Nel veneziano vengono offerte piccole superfici per un periodo di 1-4 anni a operatori professionali, in particolare allevatori di vacche da latte.

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

Tutti i contratti di affitto conclusi sono in deroga. Tale tipologia trova il favore di tutti gli operatori, comprese le organizzazioni di categoria. Per quanto riguarda, invece, l'accordo collettivo diventa sempre più difficile trovare uno schema comune che possa essere applicato ovunque e per tutte le esigenze colturali. Attualmente i contratti sono basati su accordi personali tra i contraenti che mediano le rispettive posizioni. Tali accordi comunque sono vagliati dalle organizzazioni professionali in grado di garantire, per le diverse colture, una certa uniformità territoriale di comportamento.

5. Aspettative future

Sebbene le attese degli operatori differiscano a livello territoriale è possibile delineare alcune aspettative generali. Gli effetti della normativa ambientale sui carichi di nitrati hanno pesato meno sull'affitto di terra rispetto al passato, sia perché molti operatori avevano già provveduto all'adeguamento delle superfici nel 2007 sia per l'intervento della Regione che ha ampliato i parametri nel caso degli avicoli.

Le aspettative degli operatori per il 2010 sono di una stabilità dei canoni dei seminativi per le diffuse difficoltà degli agricoltori medio/piccoli nel raggiungere redditi che permettano loro una sufficiente disponibilità economica. Per quanto riguarda la viticoltura la priorità degli addetti sarà quella di prevedere le richieste dei consumatori e di puntare sulla qualità del prodotto tramite la creazione di consorzi. Per i viticoltori trevigiani il 2010 sarà un anno importante per la commercializzazione dei loro prodotti con la DOC in pianura e la DOCG in collina. Anche l’OCM vino entrerà a regime con le novità e le opportunità per diventare ancora più competitivi e consolidare i dati sull’esportazione del vino italiano sia verso i paesi dell’Unione Europea che quelli extra UE con un grande mercato alle spalle.

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fini della domanda per i pagamenti diretti. Ciò rende più semplice, ai fini della PAC, la stipula dei contratti di affitto, le concessioni in uso dei terreni e i passaggi di proprietà. Resta inteso che eventuali mancanze del rispetto della condizionalità, verranno imputate al soggetto che ha inserito il terreno nella domanda unica, anche se non più in possesso del medesimo.

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Friuli Venezia - Giulia

Luigi Gambarin

1. Quadro generale

In Friuli Venezia Giulia l’affitto interessa circa 80.000 ettari, una superficie pari al 35% della SAU regionale. Tali dati, riferiti all’indagine 2007 dell’ISTAT sulla Struttura e

produzioni delle aziende agricole sono comprensivi anche delle superfici concesse in uso

gratuito. Si tratta di circa 16.600 ettari: per il 20% dei terreni in affitto non viene, quindi, teoricamente corrisposto alcun canone. Nel periodo 2000-2007 la crescita della superficie in affitto è risultata di poco inferiore al 9%.

Dall'introduzione della riforma Fischler gli agricoltori hanno ormai compreso che per mantenere un reddito adeguato ed essere più competitivi sul mercato devono aumentare la superficie aziendale. Questo fatto ha avuto come conseguenza un aumento della richiesta dei terreni in affitto.

Nel 2009 la domanda ha prevalso nelle province di Gorizia e Trieste, mentre a Udine e a Pordenone la situazione è molto eterogenea e cambia in funzione della localizzazione dei terreni e delle dimensioni delle aziende agricole. A Udine l’offerta è localizzata nella pianura centrale della provincia a nord del capoluogo dove le piccole aziende a part-time sono da tempo in crisi. Nel pordenonese l’offerta è più attiva nel sud-ovest ai confini con la provincia di Treviso. Nella Carnia ha prevalso la domanda soprattutto verso le malghe e i prati a esse legati.

L'offerta in generale è sostenuta dalle piccole aziende, messe in forte difficoltà dalla riduzione degli aiuti comunitari, dal calo dei prezzi agricoli e dal contestuale aumento dei costi dei fattori di produzione. Gli aggiustamenti approvati nel maggio 2008 richiedono da parte degli operatori un nuovo approccio al mercato. Si passa, infatti, da una logica di contenimento della produzione a una di mercato che considera le esigenze dei consumatori e dell'ambiente e richiede professionalità, organizzazione e competenza da parte degli operatori. Il sostegno previsto dal PSR alle zone montane con le misure agroambientali e le indennità compensative per le zone svantaggiate influisce nella determinazione della base d'asta per l'affitto delle malghe. Dall'agosto del 2009 sono entrati in vigore i rimanenti capitoli della nuova OCM vino, settore importante per l'economia della regione. In particolare si è attivato il nuovo sistema di protezione dei vini di qualità basato sul modello DOP/IGP, l’etichettatura, che prevede l’obbligatorietà della trascrizione sull’etichetta della provenienza dell’uva e le norme sulle pratiche enologiche.

2. Tendenze a livello territoriale

La provincia di Udine presenta situazioni differenti nelle tre fasce altimetriche. In Carnia la domanda continua a prevalere, soprattutto grazie agli incentivi previsti per i pascoli dalle misure agroambientali del PSR. In queste zone la durata dei contratti d'affitto per le malghe di proprietà dei comuni varia tra i 5 e i 10 anni, con canoni che si aggirano tra 8.000 e 10.000 euro/ha in funzione della durata e della domanda. Nelle zone a vigneto DOC dei colli orientali la domanda è legata alle aziende professionali, mentre l'offerta è sostenuta dai piccoli produttori in difficoltà economiche. I canoni variano tra gli 800 e i 2.800 euro/ha. I seminativi oscillano tra i 150 e i 450 euro/ha. In pianura e nel medio Friuli (zona tra pianura e collina),

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caratterizzate in massima parte da aziende di piccole dimensioni, ha prevalso la domanda. Nella zona di Udine i vigneti vengono affittati per 500-1.500 euro/ha. Nella pianura litoranea i canoni per i seminativi variano a seconda della possibilità di irrigare le colture (300-400 euro/ha/anno).

Nel pordenonese l’equilibrio tra le due componenti del mercato è riscontrabile in nella pianura parallela al Tagliamento, mentre nella pianura a ovest prevale l'offerta e nella fascia collinare a nord è attiva la domanda. Il livello dei canoni è ovunque stabile, con flessioni per le colture arboree anche di notevole entità (-20%) per il calo del prezzo dell’uva. I canoni per i seminativi asciutti oscillano intorno ai 250-400 euro/ha, mentre per quelli irrigui tra i 300 e i 400 euro. In alcuni comuni stanno sorgendo delle centrali a biogas alimentate dalla biomassa agricola. I finanziatori di questi grossi impianti sono disposti a pagare canoni di 800-1000 euro/ha pur di avere grosse quantità di prodotto che vada ad alimentare l’impianto. L’offerta di canoni così elevati sta inducendo alcune grosse aziende con seminativi ad optare per questa scelta. I vigneti DOC nella zona destra Tagliamento vengono affittati nelle zone vocate tra gli 800 e i 1300 euro/ha, mentre quelli non DOC tra i 650 e i 1.300 euro/ha, il tutto in linea con i canoni dello scorso anno. Nella zona di Rauscedo la richiesta per i vivai di barbatelle è molto alta e i canoni raggiungono i 2.000/2.200 euro/ha.

Nel goriziano la domanda prevale sull'offerta. Il vigneto DOC in pianura ha canoni di 500-1.000 euro/ha, mentre nelle zone più rinomate del Collio (S. Floriano, Savogna, Dolegna e Capriva) vengono raggiunti valori ben più alti, tra 1.000 e 3.000 euro/ha con punte di 4.500 euro/ha. I seminativi in pianura, invece hanno prezzi di 250-500 euro/ha.

Si segnala, infine, nel triestino la prevalenza della domanda di terra sostenuta dalla necessità di ampliare la superficie aziendale. La scarsa superficie disponibile è affittata per canoni di 400-1200 euro/ha per i vigneti, 50-100 euro/ha per i prati e 450-1.500 euro/ha per gli orti.

3. Tipi di contratto

In tutta la regione sono siglati contratti in deroga in base all'art. 45 della legge 203/82. Esistono ancora accordi verbali in provincia di Udine, i cui canoni sembrano ormai adeguarsi ai valori dei contratti in deroga.

Il 47% della superficie in affitto viene concessa sotto forme contrattuali come il comodato d'uso. Questo fenomeno, spesso praticato per i prati nelle zone più difficili e marginali della montagna, sembra essersi diffuso anche per piccole superfici che i proprietari, per diverse ragioni, non possono o non vogliono coltivare direttamente.

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

In provincia di Udine non c'è nessun tipo di accordo collettivo ma esistono organismi interni alle stesse organizzazioni professionali che fungono da "controparte" al momento della stipula di contratti. A Gorizia e Trieste non è presente nessun accordo. A Pordenone l'accordo tra le organizzazioni professionali è in vigore dal gennaio 1997.

5. Aspettative future

Secondo la maggioranza degli operatori il 2010 non sarà diverso dall’anno appena trascorso, anzi i più pessimisti prevedono la chiusura di molte aziende di piccole dimensioni. Le prospettive per i prezzi dei prodotti agricoli al produttore non sono buone a giudicare dagli ultimi dati che vedono i cereali, gli ortaggi e la frutta calare rispettivamente dell’11%, 13% e 22%. Dunque i rinnovi e le stipule dei nuovi contratti di affitto saranno fortemente influenzati

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da questo andamento. A questa difficoltà si sommano quelle già presenti negli anni passati: la burocrazia e l’accesso al credito che impongono sforzi non sempre sopportabili per le aziende più piccole e meno strutturate.

L’aumento della domanda nel breve periodo dovrebbe arrivare dai giovani imprenditori alla ricerca di superfici per aumentare la loro dotazione produttiva e dalle aziende di medio/grandi dimensioni sensibili alle moderne tecnologie energetiche basate sulle biomasse.

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Liguria

Alberto Sturla 1. Quadro generale

In termini assoluti la Liguria presenta la minore superficie in affitto rispetto alle altre regioni italiane: secondo quanto rilevato dall’ISTAT, con l’indagine sulla Struttura e

produzioni delle aziende agricole, nel 2007 erano presenti 7.600 ettari in affitto, comprensivi

di 1.700 ettari concessi a titolo gratuito. Rispetto al 2000 è stata inoltre osservata una consistente contrazione di questa tipologia di possesso della terra (-43%). L’incidenza rispetto alla SAU regionale è pertanto scesa al 15%. Questa situazione è riscontrabile anche osservando il numero di aziende con terreni in affitto che non supera le 530 unità, pari ad appena il 2,5% delle aziende liguri.

Nel 2009 in provincia di Imperia, l’offerta ha prevalso sulla domanda, dove le richieste di affitto sono state molto limitate, soprattutto per le qualità colturali più pregiate come l'ortofloricoltura in pieno campo e protetta.

Al contrario, in provincia di Savona il mercato è stato molto attivo, specie nelle zone ad agricoltura intensiva come l'albenganese. Rispetto alla precedente rilevazione, infatti, è aumentato il numero di aziende che ricorre all’affitto piuttosto che all’acquisto.

La provincia di Genova ed il Levante ligure sono invece caratterizzate dal sostanziale equilibrio tra domanda ed offerta, dettato soprattutto dalla scarsa attività del mercato.

2. Tendenze a livello territoriale

Alcuni dei fattori che condizionano il mercato fondiario influenzano anche le dinamiche domanda/offerta dell’affitto. In primo luogo, anche la domanda di terreni in affitto è maggiore nelle aree litoranee, dove le coltivazioni protette floricole e orticole sono in grado di garantire redditi particolarmente elevati. Inoltre, analogamente a quanto verificatosi per il mercato fondiario, il mercato degli affitti ha ricevuto un nuovo impulso anche in seguito alle aspettative create dal nuovo PSR (2007–2013).

Il fenomeno è particolarmente evidente nelle zone più vocate all’ortofloricoltura della provincia di Savona, dove gli agricoltori ricorrono all’affitto dei terreni necessari a supportare i requisiti minimi previsti per accedere ai contributi per gli investimenti produttivi previsti dal PSR. I terreni a foraggere ed i prati-pascoli sono stati oggetto di alcune transazioni, soprattutto nell’entroterra di Genova e di La Spezia, dove alcune tra le aziende zootecniche di dimensioni economiche medio-grandi, per far fronte al calo della resa causata dalla siccità primaverile, hanno preferito affittare questo tipo di terreni anziché ricorrere all’acquisto dei mangimi. A prendere in affitto i terreni agricoli sono soprattutto i giovani imprenditori (i contratti sottoscritti nell'ambito della famiglia contadina per motivi di ricambio generazionale sono molto comuni) il cui insediamento aziendale viene favorito attraverso incentivi erogati sulla base di provvedimenti comunitari.

3. Tipi di contratto

La maggior parte dei contratti sono in deroga all'articolo 45 della legge 203/82. Tra le altre forme di cessione, la più diffusa è sicuramente quella del comodato gratuito. Questo interessa soprattutto i seminativi asciutti ed i prati irrigui dell’entroterra, anche se nella zona agraria delle colline litoranee di Chiavari è diffuso anche per il vigneto senza certificazione di

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origine. Su tutto il territorio ligure si assiste ad una regolarizzazione di queste forme contrattuali al fine di poter accedere all'attribuzione dei titoli PAC. Tuttavia, in provincia di Genova, il mercato degli affitti dei terreni con titoli è sostanziante fermo, soprattutto per l’incapacità di trovare un accordo sui canoni.

Sono molto comuni gli affitti figurativi e i contratti di comodato (gratuito) tra padri e figli, affinché questi ultimi possano ottenere i contributi spettanti ai giovani agricoltori. Bisogna comunque rilevare che, negli ultimi anni, tale pratica è divenuta sempre meno frequente.

4. Patti agrari e organizzazioni professionali

Nelle quattro province liguri non sono presenti accordi collettivi tra le organizzazioni professionali agricole, che sono però chiamate dalla legge alla sottoscrizione dell'efficacia dei contratti. Solo in provincia di Imperia, per i contratti in deroga, esiste un accordo collettivo, controfirmato da due OOPP.

5. Aspettative future del mercato

I testimoni sono concordi nell'affermare che non debbano prevedersi sostanziali variazioni per quanto riguarda il mercato degli affitti nel corso del 2010. I canoni si manterranno sui valori – mediamente piuttosto elevati - del 2009 per le qualità di coltura maggiormente richieste (orto irriguo e orto irriguo destinato a coltura floreale), seppure limitatamente alle aree pianeggianti in prossimità della costa.

Figura

Tabella 1 - Evoluzione della SAU in affitto a livello regionale (superficie in ettari) - 2007
Tabella 2 – Aziende e superficie agricola utilizzata in affitto per orientamento tecnico economico – 2007

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