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Il concetto di Organon nell'Opus Postumum

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Academic year: 2021

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Il concetto di Organon nell’Opus postumum

di Riccardo Pozzo

(Catholic University of America, School of Philosophy)

1 Introduzione

Questo contributo consiste di quattro parti. A una parte introduttiva sul ruolo della logica nel passaggio dalla metafisica alla fisica nell’Opus postumum (OP) seguono una seconda parte sulle accezioni di Organon note a Kant, una terza parte contenente l’analisi di una serie di passi dall’OP e una parte conclusiva dedicata all’incidenza del concetto dopo Kant. La metodologia scelta è quella della storia dei concetti; in verità, questo contributo è parte di un work in progress volto a sperimentare un approccio alla storia dei concetti che ne superi gli aspetti piú propria-mente doxoscopici attraverso il riferimento alla storia dei problemi. Come soleva ripetere Nor-bert Hinske nelle sue lezioni a Trier, se è vero che la storia delle idee, dei concetti, dei problemi, delle fonti e dello sviluppo di singoli pensatori si intersecano variamente e spesso coincidono, è anche vero che saperne riconoscere i rispettivi ambiti è vantaggioso e profittevole1.

Il concetto da investigare è quello di Organon e il problema ad esso connesso è il pro-blema sul quale fa perno tutto l’OP, ovvero il passaggio dagli inizi metafisici della scienza della natura alla fisica (Übergang von den metaphysischen Anfangsgründen der Naturwissenschaft zur

Physik). Dal punto di vista della logica kantiana, il passaggio in questione va interpretato nei

termini del passaggio da una disciplina di taglio formale, nella quale si ricorra all’uso generale dell’intelletto e che abbia come unico oggetto le condizioni di possibilità di oggetti, a una di taglio materiale, che invece abbia come oggetto determinate classi di oggetti considerati secondo il corrispondente uso particolare dell’intelletto. Un esempio di questo tipo di passaggio Kant lo dà nella Metaphysik der Sitten, dove spiega che cosí «come si richiede un passaggio che conduca dalla metafisica della natura alla fisica per mezzo di sue leggi particolari, così si domanda con

1 Cfr. il resoconto che di questa posizione di Hinske dà Yeop Lee nell’introduzione alla sua dissertazione, "Dogmatisch-skeptisch”. Eine Voruntersuchung zu Kants Dreiergruppe “dogmatisch,

skeptisch, kritisch”, dargestellt am Leitfaden der begriffs- und Entwickungseschichtlichen Methode,

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ragione alla metafisica dei costumi di fornirci un passaggio analogo, vale a dire di schematizzare in qualche modo i princìpi puri del dovere applicandoli ai casi dell’esperienza, per averli pronti per l’uso morale pratico che se ne deve fare»2. Peccato, però, che nei Metaphysische

Anfangsgründe der Naturwissenschaft un passaggio siffatto non venga nemmeno abbozzato, cosí

che vale piuttosto l’inverso, ossia che è il passaggio dall’etica pura all’etica applicata a mostrare la procedura da seguire per il passaggio dalla metafisica della natura alla fisica.

Come noto, il testo kantiano che piú si occupa di Übergänge, nel senso che è inperniato su una serie di tre passaggi, è la Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, nella quale hanno luogo, appunto, i passaggi dalla conoscenza etica della ragione comune a quella filosofica, dalla filosofia etica popolare alla metafisica dei costumi e, infine, dalla metafisica dei costumi alla critica della ragion pura pratica. Ma questi sono passaggi di un tipo piú generico. E’ però vero che la Grundlegung ci informa su un dettaglio importante che riguarda il passaggio dell’OP. Muovendo dalla tripartizione stoica della filosofia in logica, etica e fisica, nella Grundlegung, Kant osserva che la logica è : Filosofia «formale» poiché si occupa «semplicemente della forma dell’intelletto e della ragione stessa, e delle regole universali del pensare in generale, senza distinzione di oggetti», mentre la metafisica della natura e la metafisica dei costumi costituiscono la filosofia «materiale» in quanto hanno a che fare «con oggetti determinati e con leggi a cui essi sono sottoposti»3, e usano, ovviamente, l’intelletto in modo particolare. Kant ribadisce che la

logica può essere solo una disciplina di taglio generale, infatti essa «non può avere alcuna parte empirica, ossia tale che le leggi universali e necessarie del pensiero riposino su fondamenti che siano tratti dall’esperienza; poiché altrimenti non sarebbe logica, ossia un canone per l’intelletto o per la ragione, che vale per ogni pensare e che deve essere dimostrato»4. Tuttavia, anche le

2 AAVI468,27-31, trad. it., La metafisica dei costumi, a cura di G. Vidari, riv. da N.

Merker, Roma-Bari, Laterza, 1991, p. 343: «gleichwie von der Metaphysik der Natur zur Physik ein Überschritt, der seine besondern Regeln hat, verlangt wird: so wird der Metaphysik der Sitten ein Ähnliches mit Recht angesonnen: nämlich durch Anwendung reiner Pflichtprincipien auf Fälle der Erfahrung jene gleichsam zu schematisiren und zum moralisch-praktischen Gebrauch fertig darzulegen».

3 AAIV387,9-13, trad. it., Fondazione della metafisica dei costumi; traduzione e

introduzione di Filippo Gonnelli, Roma-Bari, Laterza, p. 3: «formale Philosophie», poiché si occupa «bloß mit der Form des Verstandes und der Vernunft selbst und den allgemeinen Regeln des Denkens überhaupt ohne Unterschiede der Objecte». La logica usa l’intelletto in modo generale, dunque: invece la meta fisica della natura e la metafisica dei costumi fanno parte della filosofia «materiale», in quanto hanno a che fare «mit bestimmten Gegenständen und den Gesetzen […], denen sie unterworfen sind».

4 AAIV387,17-21, trad. it., ibidem: «kann keinen empirischen Theil haben, d. i. einen

solchen, da die allgemeinen und nothwendigen Gesetze des Denkens auf Gründen beruhten, die von der Erfahrung hergenommen wären; denn sonst wäre sie nicht Logik, d. i. ein Kanon für den Verstand oder die Vernunft, der bei allem Denken gilt und demonstrirt werden muß».

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discipline riferite ad ambiti particolari devono disporre di regole generali. Infatti, Kant per Kant è indispensabile che le due discipline particolari che costituiscono la filosofia materiale, la fisica e l’etica abbiano, oltre a una parte empirica, anche una parte razionale contenente le leggi relative ai loro oggetti particolari, «poiché devono determinare le loro rispettive leggi: la filosofia naturale alla natura in quanto oggetto dell’esperienza, la filosofia morale alla volontà dell’uomo in quanto venga affetta dalla natura»5.

Viste complessivamente, continua Kant, l’etica e la fisica, poiché si basano «su fondamenti dell’esperienza», fanno parte della «filosofia empirica». La «filosofia pura» è invece composta dalla logica e dalla metafisica, che esse fondano le loro dottrine «esclusivamente da principî a priori»6. E’ utile notare, a questo punto che solo alla logica per Kant può essere

attribuito lo status di una disciplina di taglio generale solo la logica, visto che essa considera ciò che è formale senza distinguere nessun oggetto; ma già la metafisica cessa d’essere una tale disciplina, poiché considera «certi oggetti dell’intelletto»7.

La fisica e l’etica, conclude Kant nella premessa alla Grundlegung, avranno dunque sia una parte empirica sia una razionale. La prima si distinguerà in metafisica della natura e fisica propriamente detta, la seconda in etica propriamente detta e in antropologia pratica8. Il futuro è

d’obbligo, nel 1785, poiché Kant ancora non ha composto nessuna delle opere sistematiche dedi-cate a queste discipline. Il progetto si realizzerà invece piú che compiutamente per quel che riguarda l’etica, quando appariranno la parte trascendentale, la Kritik der praktischen Vernunft, nel 1788, la parte dedicata agli ambiti specifici del diritto e della virtú, la Metaphysik der Sitten, nel 1797, e infine la parte relativa al passaggio dalla conoscenza pura a quella empirica, ovvero l’Anthropologie in pragmatischer Hinsicht, nel 1798. Per quel che riguarda la fisica, Kant

riu-scirà a pubblicare solo la parte metafisica, i Metaphysische Anfangsgründe, nel 1786, mentre l’OP avrebbe presentato il passaggio alla conoscenza empirica; Kant non arrivò a pubblicarlo, ma questa è una questione che qui non mi compete.

5 AAIV387,23-25, trad. it., ibidem: , «weil jene der Natur als einem Gegenstande der

Erfahrung, diese aber dem Willen des Menschen, so fern er durch die Natur afficirt wird, ihre Gesetze bestimmen muß».

6 AAIV388,4-6, trad. it., ivi p. 4: l’etica e la fisica si basano «auf Gründe der Erfahrung», e

fanno parte della «empirische Philosophie». Invece la logica e la metafisica fanno parte della «reine Philosophie» poiché basano le loro dottrine «lediglich aus Principien a priori».

7 AAIV388,6-8, trad. it., ibidem: «bestimmte Gegenstände des Verstandes»

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E’ di mia competenza, invece, il ruolo che la logica svolge nell’OP. Per affrontarlo, vor-rei ribadire che, come si è visto nella Grundlegung, Kant usa le espressioni «filosofia pura» per caratterizzare tanto la logica quanto la metafisica della natura e dei costumi, e «filosofia

empirica» per la fisica e l’antropologia pratica9. Non è molto, ne convengo, ma credo sia

suf-ficente per indicare la pista da seguire in questa disamina: illuminare il ruolo svolto dal concetto di Organon nell’OP nel contesto del passaggio dalla allgemeine Logik, la logica formale, quella che ha come oggetto di non avere oggetto alcuno, a una delle numerose besondere Logiken, cias-cuna legata agli ambiti di oggetti specifici della disciplina che è destinata ad ordinare me-todologicamente.

Ciò che mi propongo di mostrare è che quel che Kant dice nella Grundlegung a proposito della logica che non può avere una parte empirica, altrimenti non sarebbe piú un canone dell’intelletto e della ragione, è un’asserzione che deve essere guardata in modo piú sfumato. Se la logica avesse una parte empirica, cosa sarebbe? Sarebbe ciò che Kant nella Kritik der reinen

Vernunft (KrV) chiama il concetto complementare della logica «dell’uso generale dell’intelletto»,

logica «dell’uso speciale [dell’intelletto]», ossia l’«organo di tale o tal’altra scienza» che ha come oggetto «le leggi [sic] per pensare rettamente una specie determinata di oggetti»10. Nella

Reflexion 1628 (datata da Adickes alla fase psi) Kant è chiarissimo: «Ma visto che gli oggetti

sono diversi, devono esservi anche diverse regole del pensiero, ad esempio per l’oggetto dell’esperienza regole diverse da quelle per l’oggetto della semplice ragione (virtú), per l’oggetto dell’esperienza esterna regole diverse da quelle per l’esperienza interna. Ogni scienza ha le sue regole particolari»11. E non stupisce pertanto il principio enunciato lapidariamente da Kant nella

Reflexion 1596 (datata da Adickes alle fasi kappa-lambda): «I princípi della logica sono o

9 AAIV388,5-6, trad. it., ibidem:

10 A51/B76, AAIII75,28-34, trad. it., Critica della ragion pura, a cura di G. Gentile e G.

Lombardo-Radice, riv. da V. Mathieu, Bari, Laterza, 1979, p. 94: logica «des allgemeinen […] Verstan-desgebrauchs», ossia una logica «des besonderen VerstanVerstan-desgebrauchs», e dunque, per tornare al titolo di questo intervento, un «Organon dieser oder jener Wissenschaft» che abbia come oggetto «die Regeln, über eine gewisse Art von Gegenständen richtig zu denken».

11 Reflexion 1628, AAXVI44,1-5: «Aber nachdem die obiecte Verschieden seyn, müssen

auch verschiedene Regeln des Denkens seyn, z. B. Andere Regeln im Gegenstand der Erfahrung als im Gegenstand der bloßen Vernunft (Tugend), andere Regeln des Verstandes vor äußere Erfahrung als vor innere. Jede Wissenschaft hat ihre besondere Regeln». Cfr. al riguardo RICCARDO POZZO, Kant und das

Problem einer Einleitung in die Logik. Ein Beitrag zur Rekonstruktion der historischen Hintergründe von Kants Logik-Kolleg (Europäische Hochschulschriften, sez. XX, vol. 269), Frankfurt am Main-Bern-New

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empirici o razionali. La logica come scienza filosofica propedeutica […] deve avere origine

dall’analisi della ragione comune»12.

Questo suggerimento porta con sé, tuttavia, una serie non irrilevante di difficoltà. La prima è che, una volta che la si misuri con la realtà, ovvero una volta che la si usi : «come

organo di effettiva produzione almeno dell’apparenza di affermazioni oggettive» la logica

divenuta «presunto organo» necessariamente diviene dialettica, cessa d’essere «canone di valutazione […] di affermazioni oggettive» e dunque «dialettica[…] Logica dell’apparenza»13.

La seconda è che nell’OP Kant chiama Organon solo la matematica, e chiama consistentemente

Kanon la logica. La terza è che Kant ha scritto ben poco — si tratta piú o meno dei passi testé

citati — sulle logiche dell’uso particolare dell’intelletto. E’ però vero che molte delle sue opere o contengono o possono esser viste esse stesse come delle logiche particolari. L’esempio piú chiaro è offerto dalle Mathematische Vorbemerkungen che fanno da logica particolare alle

Vorlesungen über die physische Geographie (nell’edizione Vollmer)14, ma nulla vieta di

considerare la Grundlegung zur Metaphysik der Sitten o la Kritik der praktischen Vernunft come costitutive di una logica particolare dell’etica, la Kritik der Urteilskraft come le logiche particolari dell’estetica e della teoria degli organismi e i Metaphysische Anfangsgründe zur

Naturwissenschaft per la fisica; last but not least, mi sia permesso ricordare la regina delle

logiche particolari, quella il cui oggetto è sí a priori, ma non è generale, e cioè «ogni conoscenza […], che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve essere possibile a priori»15. Da punto di vista della generalità dell’oggetto, dunque,

nella vieta di considerare la logica trascendentale della KrV come la logica particolare della metafisica16.

12 Reflexion 1596, AAXVI29,2-4: «principia logices sunt vel empirica vel rationalia. Die logic als scientia philosophica propaedevtica […] muß durch die analysin der gemeinen Vernunft ent-stehn».

13 A61/B85, AAIII80,37—81,1-7, trad. it., Crit. rag. pura, p. 100: «zur wirklichen

Hervorbringung, wenigstens zum Blendwerk von objectiven Behauptungen» la logica divenuta «vermeintes Organon» necessariamente diviene dialettica, cessa d’essere «Kanon zur Beurtheilung […] von objectiven Behauptungen» e si trasforma, appunto, in «Dialektik […] Logik des Scheins».

14 IMMANUEL KANT, Vorlesungen über die physische Geographie, a cura di Johann

Vollmer, Mainz-Hamburg, Vollmer, 1801-1805, vol. 1, pp. 1-90.

15 Sulla logica trascendentale in quanto prima delle logiche particolari cfr. RICCARDO

POZZO, Kant and the Tradition of Modern Logic. The Role of the ‘Introduction: Idea of a Transcendental

Logic’, in: «Review of Metaphysics», 52 (1998), fascicolo 4, numero 206, pp. 295-310, in particolare, pp.

300-302.

16 B 25, AAIII43,17-19, trad. it., Crit rag. pura, p. 58: «alle Erkenntniß […], die sich nicht

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Si tratta di difficoltà gravi. Eppure una soluzione mi sembra la si possa trovare ricordando che la logica non è solo Kanon ovvero Organon, ma anche, come diceva Aristotele,

organon orgànon, ovvero, come diceva Kant, Organon dieser oder jener Wissenschaft, organo

degli organi, in quanto funge sempre e in ogni caso da generale teoria del metodo delle partico-lari teorie del metodo delle singole scienze17.

2 Le accezioni di Organon note a Kant

Non si può non esser d’accordo con Reinhard Finster nel ricordare che Organon in Kant appare secondo significati assai diversi18. Ma Finster non è entrato nel merito del contesto delle

fonti. Eppure, vi è motivo di ritenere che negli usi di Organon fatti da Kant nella Nachricht von

der Einrichtung seiner Vorlesungen in dem Winterhalbenjahre von 1765-176 si possa evincere

un riferimento alla pratica degli aristotelici regiomontanti di insegnare prima la dialettica, i topici, e poi gli analitici. I Königsberger Vorlesungsverzeichnisse mostrano infatti che diversi professori regiomontanti (l’ultimo dei quali fu Johann David Kypke, professore ordinario di logica e metafisica a Könisgberg quando Kant era matricola) annunciavano fino al semestre in-vernale 1729/30 i propri corsi di logica usando l’espressione collegium dialectico-analyticum19.

Si trattava di un aristotelismo sempre molto vicino a Zabarella, ma che era però permeato di con-suetudini locali, prima fra tutte, appunto, l’abitudine di leggere prima i topici e poi gli analitici20.

Non per caso, il libro di logica composto da Paul Rabe per gli studenti del Fridericianum (tra i

möglich sein soll». Sulla logica trascendentale in quanto prima delle logiche particolari cfr. RICCARDO POZZO, Kant and the Tradition of Modern Logic. The Role of the ‘Introduction: Idea of a Transcendental

Logic’, in: «Review of Metaphysics», 52 (1998), fasc. 4, nr. 206, pp. 295-310, qui, pp. 300-302.

17 JACOPO ZABARELLA, De natura logicae, lib. I, cap. 29. Su organon orgànon in Kant cfr.

R. POZZO, Kant und das Problem einer Einleitung, op. cit., p. 46. Si noti che Kant soleva fermare la sua esposizione del compendio di logica di GEORG FRIEDRICH MEIER, l’Auszug aus der Vernunftlehre, Halle, Gebauer, 1752, alla dottrina dei sillogismi, rinunciando cosí a trattare la teoria del metodo (ibid., §§ 414-438, pp. 199 sgg.), la parte immediatamente seguente ai sillogismi.

18 REINHARD FINSTER, Organon, in: Historisches Wörterbuch der Philosophie, vol. 6,

Mo-O, a cura di Joachim Ritter, Karlfried Grundert et al., Basel-Stuttgart, Schwabe & Co., 1984, coll.

1363-1368; su Kant cfr. specialmente col. 1366 sg.

19 Vorlesungsverzeichnisse der Universität Könisgberg (1720-1804) (Forschungen und

Materialien zur Universitätsgeschichte [= FMU], sez. I, vol. 1), con un’introduzione e indici a cura di Michael Oberhausen e Riccardo Pozzo, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 1999, pp. XX, 62.

20 RICCARDO POZZO, Tracce zabarelliane nella logica kantiana, in: «Fenomenologia e

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quali, come sappiamo, vi fu Kant) si intitolava, Dialectica et Analytica. In esso, Kant trovava la duplice definizione di logica della quale discorre nella Nachricht quando afferma che il corri-spondente della dialettica si rivolge alle matricole, ossia che la «critica e precetto del sano

intelletto […] è ciò che si dovrebbe porre all’inizio dell’insegnamento universitario della

filosofia, come una sorta di quarantena (se mi è permesso esprimermi cosí), che il discente deve osservare se vuole passare dalla terra del pregiudizio e dell’errore al dominio della ragione piú illuminata e delle scienze»21. Invece l’analitica, che Kant chiama «ciritica e precetto

dell’autentica erudizione», si rivolge invece a studenti che hanno già dimestichezza con le

scienze e pertanto «prima di insegnare la scienza, il docente deve certo averne già assimilato l’organo, affinché egli stesso possa orientarsi su di esso, ma agli studenti deve insegnarlo sempre per ultimo»22. Nel suo manuale, Rabe spiega che la logica, in quanto dialettica, è una ars, una

  , il fine diretto della quale (finis cuius) sono  and , e il fine indiretto (finis cui) lo studente 23. Dell’analitica, Rabe dice invece che è una scientia,

una , il fine diretto della quale (finis cuius) è  e quello indiretto (finis cui) lo studente 24. Inutile dire che il manuale di Rabe non solo ha influenzato la Nachricht,

ma anche la KrV25, come vedremo, l’OP.

Per tornare alla discussione di Organon, nella Nachricht Kant spiega che la «critica e precetto della genuina erudizione», non deve mai esser trattata «altro che dopo le scienze, delle quali essa dev’essere l’organo», affinché «diventi piú regolare il procedimento del quale si è fatto uso negli esercizi e possa esser compresa la natura della disciplina assieme ai mezzi per il 21 AAII310,7-15: »«Kritik und Vorschrift des gesunden Verstandes […] ist es, welche man

im Anfange der akademischen Unterweisung aller Philosophie voranschicken soll, gleichsam die Quarantaine (wofern es mir erlaubt ist mich also auszudrücken), welche der Lehrling halten muß, der aus dem Lande des Vorurtheils und des Irrthums in das Gebiet der aufgeklärteren Vernunft und der Wissenschaften übergehen will».

22 AAII310,15 sg.,25-28: «Kritik und Vorschrift der eigentlichen Gelehrsamkeit», si rivolge

a studenti che hanno già dimestichezza con le scienze e pertanto chi le insegna «muß freilich das Organon vorher inne haben, ehe er die Wissenschaft vorträgt, damit er sich selbst darnach richte, aber dem Zuhörer muß er es niemals anders als zuletzt vortragen».

23 PAUL RABE, Dialectica et analytica. Scientiarum biga utilissima ad solidam eruditionem

contendentibus maxime necessaria. In usum Scholae Novae Regiae Regiomonti Prussorum, Berolini,

Renger, 1702, Proemium logices, sive dialectices: De natura ejusdem, ut et ipsius scientiae logicae vel

dialecticae, vol. 1, p. 1-7. Sul compendio di Rabe cfr. RICCARDO POZZO, Catalogus Praelectionum

Academiae Regiomontanae 1719-1804. Norbert Hinske zum 60. Geburstag, in: «Studi-Kantiani» 4 (1991),

pp. 163-187, specialmente p. 175 sg.

24 P. RABE, Dialectica et analytica, op. cit., De natura ejusdem, ut et ipsius scientiae

logicae vel dialecticae, vol. 2, p. 1-9.

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suo miglioramento»26. Di seguito, Kant ribadisce che all’esposizione sistematica della logica in

quanto Kanon, ossia in quanto logica generale, deve seguire la sua esposizione in quanto

Organon, ovvero in quanto logica particolare, teoria del metodo di una scienza particolare.

Pertanto Kant si propone di chiudere il suo corso di logica, appunto, con una «Considerazione del metodo peculiare alla stessa […], in quanto organo di questa scienza, il quale non sarebbe stato al posto giusto agli inizi della stessa, visto che è impossibile rendere distinte le regole se prima non si hanno a disposizione degli esempi rispetto ai quali le si possono mostrare in

con-creto»27. Peccato solo che Kant non abbia lasciato scritto nulla di piú preciso sul cosa questa

Betrachtung avrebbe potuto contenere.

Nel § 12 della De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis dissertatio pro

loco, del 1770, Kant identifica il ruolo svolto dalla matematica in quanto Organon di una scienza

particolare: «la matematica pura, che spiega la forma di ogni nostra cognizione sensitiva è l’organo di qualunque cognizione intuitiva e distinta»28. Questa indicazione è preziosa perché ci

permette di capire che sotto l’espressione di Organon dieser oder jener Wissenschaft, Kant in-tende la trattazione formale e, se del caso, matematica della stessa.

Si è detto e scritto tanto sulla funzione della coppia di concetti Kanon e Organon nella

KrV e non voglio aggiungere a quanto già noto se non che, appunto, una volta che la logica è

ap-plicata al reale, essa diviene un Organon fasullo e perde la sua natura di scienza rigorosa29. Nel

canone della ragion pura, all’interno della dottrina trascendentale del metodo, Kant ritorna sulla 26 AAII310,15,16-20: «Kritik und Vorschrift der eigentlichen Gelehrsamkeit» non deve

esser trattata «niemals anders als nach den Wissenschaften, deren Organon sie sein soll», affinché «das Verfahren regelmäßiger werde, welches man bei der Ausübung gebraucht hat, und die Natur der Disziplin zusammt den Mitteln ihrer Verbesserung eingesehen werde».

27 AAII310,21-25: «Betrachtung über die eigenthümliche Methode derselben […], als ein

Organon dieser Wissenschaft, welches im Anfange derselben nicht an seiner rechten Stelle sein würde, indem es unmöglich ist die Regeln deutlich zu machen, wenn noch keine Beispiele bei der Hand sind, an welchen man sie in concreto zeigen kann».

28 AAII,397,34—398,1, trad. it., Scritti precritici, a cura di P. Carabellese, successive

aggiunte e correzioni di R. Assunto, R. Hohenemser e A. Pupi, Roma-Bari 1982, p. 434: «Mathesis itaque pura, omnis nostrae sensitivae cognitionis formam exponens, est cuiuslibet intuitivae et distinctae cognitionis organon».

29 Oltre al già citato articolo di R. FINSTER, cfr. SONIA CARBONCINI e REINHARD FINSTER,

Das Begriffspaar Kanon-Organon. Seine Bedeutung für die Entstehung der kritischen Philosophie Kants,

in: «Archiv für Begriffsgeschichte» 26 (1982), pp. 25-59; R. POZZO, Kant und das Problem einer

Einleitung in die Logik, op. cit., pp. 147-151; ID., Kant within the Tradition of Modern Logic, pp. 305-308; MARÍA-JESÚS VÁZQUES-LOBEIRAS, Die Logik und ihr Spiegelbild. Das Verhältnis von formaler und

tran-szendentaler Logik in Kants philosophischer Entwicklung (Studien zum achtzehnten Jahrhundert, vol. 6)

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distinzione tra Kanon e Organon e chiarisce che la «piú grande, e forse unica, utilità d’ogni filosofia della ragion pura è, dunque, soltanto negativa: poiché, essa cioè non serve da organo per l’estendimento, ma da disciplina per la delimitazione, e in luogo di scoprire la verità, ha il merito silenzioso d’impedire gli errori»30. Eppure, a questa visione negativa dei compiti della filosofia

critica, Kant già nello scritto del 1796, Von einem neuerdings erhobenen vornehmen Ton in der

Philosophie, contrappone un progetto ben piú positivo, quello cioè di aprire la ricerca «über das Formale in unserer Erkenntniß» sulla base del presupposto che «l’essenza di una cosa consiste

nella forma (forma dat esse rei, dicevano gli scolastici)»31. Questo progetto Kant avrebbe voluto

realizzarlo compiutamente nell’OP. Per descriverne il tenore, basti una citazione, che è poi quella che apre il recente pregevole volume sulla teoria del giudizio di Claudio La Rocca: «Ciò che costituisce necessariamente (originariamente) l’esistenza delle cose pertiene alla filosofia trascendentale»32.

Va inoltre ricordata la lode a Francis Bacon nella Anthropologie in pragnatischer

Hin-sicht, anch’essa contemporanea dell’OP, dove Kant osserva che nel Novum Organum Bacon

diede «uno splendido esempio dell’organo del metodo come può esser scoperta per mezzo dell’esperimento la natura nascosta delle cose»33. La rilevanza teoretica dell’espressione

Organon der Methode è stata ignorata dalla Kantforschung ed è un peccato, poiché essa offre un

accesso privilegiato al problema dell’OP.

Nello Streit der Fakultäten, l’ultima opera a stampa di Kant e che è contemporanea a gran parte dell’OP, Kant usa il termine Organon parlando di teologia, i libri simbolici della quale «possono solo pretendere d’essere considerati come l’organo per facilitare l’accesso» alla comprensione delle 30 A795/B823, AAIII517,13-17, trad. it., Cr. rag. pura, p. 606: «größte und vielleicht

einzige Nutzen aller Philosophie der reinen Vernunft ist also wohl nur negativ: da sie nämlich nicht als Organon zur Erweiterung, sondern als Disciplin zur Grenzbestimmung dient und, anstatt Wahrheit zu ent-decken, nur das stille Verdienst hat, Irrthümer zu verhuten».

31 AAVIII404,3, 12-13, trad. it., D’un tono da signori assunto di recente in filosofia in:

Scritti sul criticismo, trad. it. a cura di G. De Flaviis, Roma-Bari 1991, p. 271: in «der Form besteht das

Wesen der Sache (forma dat esse rei, hieß es bei den Scholastikern)».

32 AAXXI7,13-14: «Was nothwendig (ursprünglich) das Daseyn der Dinge ausmacht gehört

zur Transscendental Philos.». Cfr. CLAUDIO LA ROCCA, Esistenza e Giudizio. Linguaggio e ontologia in

Kant (Filosofia nuova serie, vol. 20), Pisa, ETS, 1999, p. 13.

33 AAVII223,21-23, trad. it., Antropologia pragmatica, a cura di G. Vidari, riv. da A.

Guerra, Bari, Laterza, 1985, p. 112: «ein glänzendes Beispiel an seinem Organon von der Methode, wie durch Experimente die verborgene Beschaffenheit der Naturdinge könne aufgedeckt werden». Sia notato che la trad. it. citata ignora l’espressione composta «organo del metodo» che rende con «metodo» tout

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leggi mosaiche «e non hanno autorità alcuna»34. Nella Bibbia, osserva Kant,

sono da vedere due parti completamente distinte da un punto di vista metodologico, la prima è il canone che guida la religione naturale, la seconda l’organo che diffonde la religione rivelata: «Nella Bibbia ciò si trova composto da due elementi di diverso genere: l’uno contenente il canone, l’altro l’organo ovvero il veicolo della religione, laddove il primo può esser chiamato la pura fede religiosa (priva di statuti e fondata solo sulla semplice ragione), e l’altro la fede ecclesiastica, che poggia completamente su statuti che necessitano una rivelazione se devono valere come sacra dottrina e precetti di vita»35.

Nella Jäsche Logik, infine, pubblicata nel 1800, la contrapposizione tra logica e matematica a proposito dell’essere o meno un Organon è nettissima: «La logica, dunque, non è certo un’arte universale di invenire né un organo della verità - non un’algebra con il cui aiuto si possano scoprire verità nascoste. Tuttavia essa è utile e indispensabile come critica della

conoscenza […]»36. E’ importante notare che nella Jäsche Logik, come del resto nell’OP,Kant

attribuisce alla matematica in quanto Organon il carattere di una Erfindugskunst, di una ars

inveniendi, e lascia invece alla logica in quanto Kanon il ruolo ben piú ridotto di una Beurteilungskunst, una ars diiudicandi. Kant

34 AAVII22,34—23,1: «können nur verlangen» di esser considerati «als Organon» per

facilitare «den Zugang» alla comprensione delle leggi mosaiche «und haben gar keine Autorität».

35 AAVII36,32—37,5: «Dies findet sich nun in der Bibel aus zwei ungleichartigen Stücken

zusammengesetzt, dem einen, welches den Kanon, dem andern, was das Organon oder Vehikel der Religion enthält, wovon der erste der reine Religionsglaube (ohne Statuten auf bloßer Vernunft gegründet), der andere der Kirchenglaube, der ganz auf Statuten beruht, genannt werden kann, die einer Offenbarung bedurften, wenn sie für heilige Lehre und Lebensvorschriften gelten sollten».

36 AAIX20,7-11, trad. it., Logica. Un manuale per lezioni, trad. it. di M. Capozzi, Napoli

1990, p. 27. Cfr. NORBERT HINSKE, Kant-Index Band 2. Stellenindex und Konkordanz zur «Jäsche Logik» (FMDA, sez. III, vol. 6), Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 1986, p. 422: : «Die Logik ist also zwar keine allgemeine Erfindungkunst und kein Organon der Wahrheit — keine Algebra, mit deren Hülfe sich verborgene Wahrheiten entdecken ließen. Wohl aber ist sie nützlich und unentbehrlich als eine Kritik

der Erkenntniß».

(11)

3 Analisi dell’Opus postumum

Visto che il problema qui affrontato riguarda il pensiero di Kant sulla matematica, è do-veroso iniziare ricordando gli articoli, le edizioni e le traduzioni dedicati da Silvestro Marcucci agli scritti kantiani sulla matematica contemporanei alla composizione dell’OP37. Un rapido

esame della traduzione inglese, apparsa nel 1992, e dei piú recenti studi è sufficente per consta-tare che il concetto di Organon nell’OP è stato ignorato dalla Kantforschung38. V’è però

un’eccezione, che peraltro ha avuto la sventura d’essere stata a sua volta ignorata dagli studi che l’hanno seguita. Mi riferisco alla dissertazione difesa a Bonn sotto la guida di Ingeborg Heide-mann da Gregor Büchel e pubblicata nel 1987 col titolo di Geometrie und Philosophie. Büchel dedica alla coppia di concetti Kanon e Organon un sottoparagrafo del terzo e ultimo capitolo, in tutto 17 pagine a stampa39. E’ una trattazione per lo piú espositiva, tanto che non è stato possibile

evincerne una tesi interpretativa da discutere in questa sede. A Büchel va però riconosciuto il merito di aver raccolto e interpretato tutti i passi contenenti Organon dall’OP. Pur esprimendo il piú inequivoco apprezzamento per il suo lavoro, mi permetto di notare che Büchel considera solo

37 IMMANUEL KANT, JOHANN ALBRECHT HEINRICH REIMARUS, GUSTAVV. STÅRCK, Scritti

polemici sulla matematica (Biblioteca di Studi Kantiani, vol. 10), a cura di Silvestro Marcucci, Pisa-Roma,

Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000. A proposito dell’interpretazione convenzionalista data da Kant alla matematica (specialmente nel § 62 della Kritik der Urtheilskraft [AAV362—366], cfr. anche, sempre di S. MARCUCCI, Studi kantiani, I: Kant e la conoscenza scientifica, Lucca, Pacini Fazzi, 1988, pp. 99-107; ID., L’anno 1796: Kant e la matematica, in: «Colloquium philosophicum. Annali del Dipartimento di filosofia dell’Università degli Studi di Roma Tre» (3) 1998, pp. 133-144: ID., Kant, Gustav von Stårck

und die ‘pythagorischen Ternen’, in: Vernunftkritik und Aufklärung. Studien zur Philosophie Kants und seines Jahrhunderts (Festschrift Hinske), a cura di Michael Oberhausen, Heinrich P. Delfosse e Riccardo

Pozzo, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 2001, pp. 251-263. In una prospettiva teoretica cfr. le osservazioni di JAAKKO HINTIKKA, Kant on the Mathematical Method, in: Kant Studies Today, a cura di Lewis W. Beck, La Salle, Ill., Open Court, 1969, pp. 117-140. Cfr. anche HANS-JOACHIM WASCHKIES,

Eine neu aufgefundene Reflexion Kants zur Mathematik (Loses Blatt Leningrad 2), in: Neue Autographen und Dokumente zu Kants Leben, Schriften und Vorlesungen (Kant-Forschungen, vol. 1), a cura di Reinhard

Brandt e Werner Stark, Hamburg, Meiner, 1987, pp. 229-278.

38 IMMANUEL KANT, Opus postumum (The Cambridge Edition of the Works of Immanuel

Kant), a cura di Eckhart Förster, traduzione di Eckhart Förster e Michael Rosen, Cambridge, 1992, pp. 294, 302. Organon manca sia nel glossario sia nell’indice analitico. Né si parla di Organon nei seguenti studi: HANSGEORG HOPPE, Kants Theorie der Physik. Eine Untersuchung über das Opus postumum von Kant (Philosophische Abhandlungen, vol. 31), Frankfurt am Main, Klostermann, 1969; VITTORIO MATHIEU,

Kants Opus postumum, a cura di Gerd Held, Frankfurt am Main, Klostermann, 1989; Übergang. Untersuchungen zum Spätwerk Immanuel Kants, a cura del Forum für Philosophie Bad Homburg, Frankfurt

am Main, Klostermann, 1989; ECKHART FÖRSTER, Kant’s Final Synthesis. An Essay on the Opus

postu-mum, Cambridge, Mass.-London, Harvard University Press, 2000.

39 GREGOR BÜCHEL, Geometrie und Philosophie. Zum Verhältnis beider

Vernunftwissenschaften im Fortgang von der Kritik der reinen Vernunft zum Opus postumum (Kantstudien

(12)

passi dalla KrV e dall’OP e non entra affatto nel merito delle fonti, dello sviluppo del pensiero di Kant e dell’incidenza.

Vanno segnalati dapprima due passi dal secondo fascicolo. Nel primo, Kant afferma che: «Die Mathematik ist kein canon für die Philosophie aber als Organon kann sie das Erkenntniß a

priori befordern daher auch der Mathematiker die Weisheit nicht befordert»40. Va detto che

nell’apparato critico che accompagna questo passo, Lehman informa che Kant ha prima scritto

Organon e poi l’ha corretto con Kanon, ossia che prima ha scritto che la matematica non è un Kanon per la filosofia e poi si è corretto e ha scritto che no, la matematica non è un Organon per

la filosofia. Ma non vale la pena elaborare su ciò, vista la piú volte riconosciuta inaffidabilità delle edizioni di Lehmann. Quel che è certo è che qui Kant ribadisce che la conoscenza matematica e quella filosofica non sono commensurabili, poiché la prima ha come oggetto intui-zioni sensibili corrispondenti a costruintui-zioni di concetti mentre la seconda ha come oggetto con-cetti a priori, dal che segue che la matematica non può contribuire all’incremento della sapienza filosofica. Si noti qui il cenno alla sophia, che con techne e phronesis svolge un ruolo importante nell’OP — ma non posso fermarmi ora su questa pur assai interessante applicazione dell’aristotelica Habituslehre da parte di Kant41.

Nel secondo passo, Kant sostiene che «wenn Mathematik gleich kein Canon für die Naturwissenschaft ist so ist sie doch ein vielvermögendes Instrument (Organon)»42. Nelle righe

immediatamente precedenti a queste, Kant accenna alla differenza tra fondamenti matematici e filosofici: «Es giebt eben so wenig mathematische Anfangs. Gr. der NW. als es philosophische der Mathematik giebt. Beyde stehen in abgesonderten Territorien zwar benachbart doch nicht vermischt so daß Mathemateme nicht so ein geschlossenes Ganze ausmachen als Philosopheme 40 AAXXI194,3-7: «La matematica non è un canone per la filosofia, ma in quanto organo

essa può incrementare la conoscenza a priori e perciò neanche il matematico incrementa la saggezza». 41 Documentano l’attualità del plesso problematico posto dall’aristotelica Habituslehre in

Kant il bell’articolo di HANSMICHAEL HOHENEGGER sulla divisione del lavoro in Kant nella Festschrit

Hinske, Der Weg der Wissenschaft und die Arbeitsteilung der Philosophie, in: Vernunftkritik und Aufklärung, op. cit., pp. 161-86, il saggio di CLAUDIO LA ROCCA, Chi è lo Zaratustra di Kant? Filosofia

trascendentale e saggezza tra la «Critica della ragion pura» e l’«Opus postumum», in questo volume, e il

saggio di chi scrive, Kant on the Five Intellectual Virtues, in: The Impact of Aristotelianism on Modern

Philosophy (Studies in Philosophy and the History of Philosophy), a cura di Riccardo Pozzo, Washington,

D.C., The Catholic University of America Press, in corso di stampa.

42 AAXXI209,7-8: «se la matematica non rappresenta punto un canone per la scienza della

natura, pure essa è uno strumento (organon) di grande potenza […]», trad. it., Opus postumum, trad. it. parziale e introduzione a cura di V. Mathieu, Roma -Bari, Laterza, 1984, p. 142.

(13)

die objectiv betrachtet die Idee eines Systems unter sich hoffen lassen»43. Il riferimento ai

mathemata, che poi altro non sono se non proposizioni fondate sulla costruzione di concetti, è

alla dottrina del metodo della KrV44. E’ evidente che Kant ha un bersaglio polemico. Vuole cioè

mostrare che l’applicazione della methodus mathematica alla filosofia non realizza ma piuttosto dà solo l’illusione di realizzare un sistema nella sua compiutezza. Infatti, poco sopra il passo sui

mathemata, nella KrV Kant osserva «daß es sich für die Natur der Philosophie gar nicht schicke,

vornehmlich im Felde der reinen Vernunft, mit einem dogmatischen Ganze zu strotzen und sich mit den Titeln und Bändern der Mathematik auszuschmücken, in deren Orden sie doch nicht ge-hört, ob sie zwar auf schwesterliche Vereinigung mit derselben zu hoffen alle Ursache hat»45.

Niente di nuovo, Kant aveva già espresso questa posizione in Der einzige mögliche Beweisgrund

zu einer Demonstration des Daseyns Gottes46. Ma è da dire che, di fatto, Kant continua a basarsi

sulla valutazione dei pregi e dei difetti della methodus mathematica data da Georg Friedrich Meier nell’Auszug aus der Vernunftlehre47.

Di Organon Kant in verità parla anche in altri due passi dal primo fascicolo quando Kant definisce la matematica uno strumento (Instrument) e usa dunque un termine che vale a tutti gli effetti per Organon48. Nel primo passo, Kant ricorda che «Die Mathematik selbst kann als

Instru-43 AAXXI209,1-5: «Vi sono così poco princípi matematici della scienza della natura, come

princípi filosofici della matematica. I due ordini di princípi si trovano in territori separati, vicini bensì, ma non mescolati, in modo che i matematemi non costituiscono un tutto così chiuso come i filosofemi, i quali, considerati oggettivamente, fanno sperare l’idea di un sistema che li congiunga», trad. it., ivi, p. 142.

44 A736/B764, AAIII482,22-23.

45 A735/B763, AAIII482,3-8: «che non si conviene punto alla natura della filosofia, sopra

tutto nel campo della ragion pura, gonfiarsi con un’andatura dommatica, e fregiarsi dei titoli e delle insegne della matematica, ai cui ordini essa non appartiene, comeché abbia tutte le ragioni in una unione sororale con essa», trad. it., Cr. rag. pura, p. 565.

46 AAII71,22-27: «Die Methodensucht, die Nachahmung des Mathematikers, der auf einer

wohlgebahnten Straße sicher fortschreitet, auf dem schlüpfrigen Boden der Metaphysik hat eine Menge solcher Fehlschritte veranlaßt, die man beständig vor Augen sieht, und doch ist wenig Hoffnung, daß man dadurch gewarnt und behutsamer zu sein lernen werde». — «La smania del metodo, l’imitazione del matematico che si avanza sicuro su ben costrutta strada, ha sullo sdrucciolevole terreno della metafisica, causato una moltitudine di passi falsi, che, per quanto continuamente presenti ai nostri occhi, pure lascian poco sperare che s’apprenda da essi a star sull’avviso e ad essere più accorti», trad. it., L’unico argomento

possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio, in: Scritti precritici, cit. p. 112.

47 G. F. MEIER, Auszug aus der Vernunftlehre, op. cit., § 426, p. 117. Sulla methodus

mathematica in Meier, cfr. RICCARDO POZZO, Georg Friedrich Meiers ‘Vernunftlehre’. Eine

historisch-systematische Untersuchung (FMDA, sez. II, vol. 15), Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog 2000,

p. 276 sg.

48 La definizione della logica in quanto habitus instrumentalis data da Jacopo Zabarella venne accolta in Germania alla fine del sedicesimo secolo da molti logici. Uno tra questi, Owen Gunther, non esitò a ritradurla in greco con habitus organicus. Cfr. RICCARDO POZZO, Petrus Ramus’ Metaphysics

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ment philosophisch behandelt werden»49. Non sembra tra i piú difficili, in esso Kant dice

sem-plicemente che la matematica può essere trattata filosoficamente, a patto però che non sia con-siderata parte della filosofia. Kant ritorna su questo punto nel dodicesimo fascicolo: «Denn Mathematik ist das herrlichste Instrument für die Physik und alle darinn einschlagende Kenntnisse (für die Sinnesart) aber immer doch nur Instrument zu einer andern Absicht»50.

Ri-conosciamo qui la soluzione adottata da Zabarella quando aveva chiarito che la logica non era né

ars, né prudentia, né scientia, né sapientia e né intellectus, bensí habitus instrumentalis e

per-tanto non era nemmeno parte della filosofia51.

Il secondo passo del quale dicevo recita come segue: «Transsc. Phil. ist diejenige welche auch die Mathematik zum Instrument für die philosophie gesetzlich zu brauchen lehrt z. B. den Hebel als gerade unbiegsame Linie vectis etc»52. Qui Kant connette la filosofia trascendentale

con la matematica e dice che per il tramite dell’insegnamento, sottolineo insegnamento, della filosofia trascendentale, la matematica può diventare legalmente strumento, ovvero Organon della filosofia. Vediamo qui ripresentarsi in un contesto piú propriamente scientifico la distin-zione tra Kanon e Organon che conosciamo dagli scritti precritici. Infatti, la filosofia trascen-dentale insegna (lehrt) l’uso corretto della ragione, matematica inclusa, mentre la matematica amplia (erweitert) le conoscenze per mezzo della sua strumentalità.

Molti avranno già drizzato le orecchie a questo cenno sull’ampliamento. E infatti Vittorio Mathieu ha dedicato un saggio fondamentale al ruolo svolto dalla ragione inventiva nell’OP53. In

esso, Mathieu cita molto a proposito il seguente passo dal settimo fascicolo: «Mathematik ist Kunstlehre u. Philosophie kann auch als solche z. B. wenn von den anziehenden Kräften die zur Steifigkeit des Hebels erforderlich sind gebraucht werden. Aber sie gehört nicht zur

Weisheits-and Seventeenth Century Philosophy Weisheits-and Sciences (Schwabe Philosophica), a cura di Mordechai Feingold,

Joseph S. Freedman e Wolfgang Rother, Basel, Schwabe & Co., 2001, pp. 92-106.

49 AAXXI9,5-6: «La stessa matematica può esser trattata filosoficamente in quanto

strumento».

50 AAXXII490,5-7: «Infatti la matenatica è il piú potente strumento per la fisica e per tutte

le cognizioni che hanno a che fare con essa (per la specie del senso), ma sempre però come strumento che serve per un’altro fine».

51 J. ZABARELLA, De natura logica, lib. I, cap. 1.

52 AAXXI95,16-18: «La filosofia trascendentale è quella che insegna a usare legalmente,

come strumento per la filosofia, anche la matematica: per esempio la leva come linea retta rigida, vectis etc», trad. it., OP, cit. p. 372.

53 VITTORIO MATHIEU, Erfinderische Vernunft in Kants Opus postumum, in: Übergang, op.

cit., pp. 65-76.

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lehre u. der Mathematiker kann weit entfernt von Menschen Besserung seyn»54. Kant è dunque

esplicito nell’affermare che se la filosofia è Lehrkunst, la matematica è Erfindungskunst.

Al riguardo v’è una fonte finora mai considerata dalla Kantforschung. Mi riferisco al § 37, dedicato al metodo della matematica, delle Vorerinnerungen agli Anfangsgründe der

Arith-metik, Geometrie, ebenen und sphärischen Trigonometrie und Perspectiv di Abraham Gotthelf

Kästner, apparso a Göttingen in prima edizione nel 1758 e in sesta edizione nel 180055. Sappiamo

che Kant menziona piú volte Herr H. R. Kästner nell’OP. Sappiamo anche che gli

An-fangsgründe der Arithmetik erano il compendio di matematica usato da Hegel a Tübingen, il

quale del resto ce ne ha lasciato un excerptum (proprio del paragrafo che sto per considerare) tra le sue carte giovanili56. Ma è di Kant che vogliamo parlare. Arthur Warda ricorda che nella

bi-blioteca di Kant si trovavano compendi di Euler, Kästner e Wolff, e tra questi, appunto, gli

An-fangsgründe der Mathematik57. Dai Vorlesungsverzeichnisse der Universität Königsberg

sap-piamo inoltre che il compendio di Kästner fu adottato da Johann Schulz, l’allievo e consigliere di Kant in questioni di matematica, nel semestre estivo 1780, da Christian Jacob Kraus nel semestre invernale 1792/93 e in quello estivo 1794, mentre nel semestre invernale 1795/96 fu Johann Friedrich Gensichen ad adottarlo, il quale, anch’egli legato a Kant, fu il curatore della riedizione dell’Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels58. Infine, sappiamo che Kästner

re-censí i Metaphysische Anfangsgründe sulle Göttingische Anzeigen von gelehrten Sachen59.

54 AAXXII75,17-21: «La matematica è dottrina artistica e anche la filosofia può esser

<considerata> come tale, ad esempio quando viene usata <per spiegare> come le forze attrattive siano necessarie per la stabilità della leva. Ma essa non pertiene alla dottrina della saggezza e il matematico può esser molto distante dal miglioramento dell’essere umano». Cfr. V. MATHIEU, Erfinderische Vernunft in

Kants Opus postumum, op. cit., p. 74.

55 ABRAHAM GOTTHELF KÄSTNER, Anfangsgründe der Arithmetik, Geometrie, ebenen und

sphärischen Trigonometrie und Perspectiv, Göttingen, Vandenhoeck, 1758. Sei le riedizioni prima del

1800.

56 GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, Dokumente zu Hegels Entwicklung, cura di

Johannes Hoffmeister, Stuttgart 1936, p. 107. Per un’interpretazione di questo excerptum cfr. RICCARDO POZZO, Hegel: «Introductio in Philosophiam’. Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano, vol. 129), Firenze, La Nuova Italia, 1989, pp. 23-32.

57 ARTHUR WARDA, Immanuel Kants Bücher (Bibliographien und Studien, vol. 3), Berlin,

Breslauer, 1922, p. 38 sg.

58 Vorlesungsverzeichnisse der Universität Königsberg, op. cit., pp. 443, 601, 618, 635. Su

Schultz cfr. CRISTIANA BONELLI MUNEGATO, Johann Schultz e la prima recezione del criticismo kantiano (Pubblicazioni di Verifiche, Filosofia, vol. 19), Trento, Verifiche, 1992; su Kraus cfr. WERNER STARK,

Kant und Kraus. Eine übersehene Quelle zur Königsberger Aufklärung, in: Neue Autographen und Dokumente, op. cit., pp. 165-200.

59 ANOMYM [ABRAHAM GOTTHEL KÄSTNER], Königsberg. Nicolovius, Metaphysische

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Nell’OP, Kant cita Kästner diverse volte a proposito del genio matematico60, del rapporto tra

matematica e filosofia61 e della teoria delle leve62. Inutile dire che le Erläuterungen di Gerhard

Lehmann non solo non aiutano, ma confondono. A iniziare dal fatto che Lehmann nemmeno si prese la briga di individuare i nomi di battesimo di Kästner, costringendo cosí Vittorio Mathieu e il suo traduttore Gerd Held, a confondere le iniziali «H. R»., per i nomi di battesimo di Kästner, quando invece significano Hofrat, consigliere aulico63. Lehmann, come dicevo, non va piú in là

del citare un programma accademico pubblicato da Kästner nel 1753, una documento acca-demico che però è a dir poco insignificante a fronte del ben piú noto compendio che ho appena citato64. Quel che è certo è che Kant nel dodicesimo fascicolo considera Kästner come colui che

ha la fama di aver risolto il problema posto dal fatto che la bilancia è una macchina che si muove per mezzo di una leva, «zuerst und scharf nach Principien a priori»65; dove Kant però subito

obi-etta: «Allein die Lösung derselben war durch Mathematik allein nicht möglich; es mußte ein

physisches Princip bewegender Kräfte hier so wohl als bey den übrigen Maschinen beytreten um

die Möglichkeit der Bewegung durch ein solches Werkzeug als der Hebel erklärlich zu ma-chen»66.

Nel secondo fascicolo, Kant si richiama a Kästner a proposito del rapporto tra matematica e filosofia. Kästner, ricorda Kant, «ohne zu bestimmen wie fern oder wie nahe diese Epoche [che Jean D’Alembert pronostica quando l’introduzione di nuovi strumenti porterà a una diminuzione del ruolo della matematica] seyn dürfte glaubt [… Kästner,] daß für den Philosophen dieser Zeit-punct gar nicht eintreten werde und zwar aus zwey Ursachen: weil erstlich die Philosophen im-mer von vorne anfangen und alles neu erfinden müssen also nie wirklich fortschreiten und zum

Sachen» (1786), fascicolo 191.

60 AAXXI52,13.

61 AAXXI239,18.

62 AAXXI535,8; AAXXII558,10.

63 V. MATHIEU, Kants Opus postumum, op. cit., p. 99.

64 GERHARD LEHMANN, Erläuterungen, in AAXXII813. Il ríferimento è al Vectis et

compositionis virium theoriam evidentius expositam sistit praelectionesque indicat, Lipsiae, Langenheim,

1753. E’ però vero che Lehmann dà dati bibliografici errati («Progr. vectis et compositionis virium theoria

evidentius exposita, Leipzig 1753» [sic!]). Il disprezzo di Lehmann e degli studiosi della sua generazione

nei confronti della manualistica universitaria ha sicuramente contribuito a fuorviare molta letteratura kantiana.

65 AAXXII558,10-11: «di aver risolto per primo e rigorosamente seguendo princípi a priori

il problema» posto dal fatto che la bilancia è una macchina che si muove per mezzo di una leva.

66 AAXXII558,11-15: «Tuttavia la soluzione di questo problema non era possibile solo per

via matematica; per spiegare la possibilità del movimento grazie a un siffatto utensile un principio fisico di forze motrici doveva entrare in scena tanto qui quanto nelle altre macchine».

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Ziel gelangen werden zweytens weil in ihren von anderen bestrittenen Behauptungen sie beständing den Vorwand ‘sie würden von ihren Gegnern nicht verstanden’ zu brauchen gewohnt sind welches allerdings zur Vermuthung führt, daß sie wohl sich selbst nicht verstehen möchten wobey es denn doch immer ein Vorwurf für den vermeintlich mit dem Mathematiker amal-gamierten Philosophen bleibt sich um diese Verschmeltzung seines Talents mit der Dichtergabe zu Besserung des unheilbaren Vernünftlers vergebliche Mühe zu geben da doch jenes Nichtver-stehen eben so leicht auf den letzteren zurück geschoben werden kann»67. Questa lunga citazione

finora non è stata analizzata, nemmeno da Büchel. Da essa ricaviamo che Kant vede in Kästner l’apostolo del metodo matematico in quanto strumento, Organon, appunto per l’ampliamento della conoscenza. Kant obietta tuttavia a Kästner che filosofia e metamatica non sono la stessa cosa, e ribadisce quel che aveva detto nella KrV e cioè che la logica formale e trascendentale, ovvero l’architettonica della ragion pura per dirla nei termini della Transzendentale

Methodenl-ehre, possono solo esser Kanon, volti cioè a stabilire un limite, e giammai Organon, volti ad

au-mentare effettivamente le nostre conoscenze.

Eppure, questa la mia ipotesi, Kant doveva essere ben al corrente di un’osservazione fatta da Kästner nel già citato § 37 delle Vorerinnerungen agli Anfangsgründe der Mathematik, nel quale, appunto, Kästner distingue tra il matematico che segue il metodo sintetico, da adottare «bey dem Vortrage» in quanto è solo espositivo, e il matematico che segue invece il metodo analitico, da adottare «bey der Erforschung» e che è invece investigativo68. Questa distinzione

non era in realtà niente di nuovo. Zabarella l’aveva esposta in modo chiarissimo chiamando ordo il metodo espositivo e methodus proprie dicta quello investigativo69. Si vede dunque

l’importanza del ruolo svolto dal concetto di Organon e dalla matematica, in quanto la piú fon-damentale tra le logiche particolari relative alle scienze che hanno come oggetto la natura. Il 67 AAXXI239,17—240,17-20: «senza determinare quanto vicina o lontana sia quest’epoca

[che D’Alembert pronostica quando l’introduzione di nuovi strumenti porterà a una diminuzione del ruolo della matematica, Kästner …] crede che per la filosofia questo momento non verrà mai e ciò per due ragioni: in primo luogo perché i filosofi cominciano sempre dall’inizio e devono inventare tutto di nuovo e pertanto non progrediranno mai e in realtà non arriveranno mai al loro obiettivo; in secondo luogo perché nelle loro affermazioni messe in discussione da altri, i filosofi sono sempre abituati a ricorrere alla scusa che ‘essi non sarebbero capiti dai loro oppositori’, il che per la verità induce a pensare che essi di fatto non vogliano capir se stessi, laddove permane il rimprovero al filosofo che si è amalgamato ai matematici al fine di dare vano agio al mescolamento del suo talento col dono poetico a favore della correzione dell’insanabile raziocinatore, visto che quell’incomprensione può essere altrettanto facilmente attribuita al filosofo amalgamato ai matematici».

68 A. G. KÄSTNER, Anfangsgründe der Arithmetik etc., op. cit., Vorerinnerungen, § 37.

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ruolo svolto da Kästner, in questo contesto, consiste nel fare da Paradebeispiel per illustrare come si possa e si debba ampliare la conoscenza attraverso la matematica in quanto Organon. Né si deve dimenticare che nell’OP si propone di realizzare una angewandte Naturlehre. Leggiamo nel terzo fascicolo: «Die Naturwissenschaft (scientia naturalis) welche wenn sie nach Ver-nunftprincipien geordnet worden eben dieser Form halber philosophia naturalis genannt wird theilt sich in die reine aus Begriffen a priori hervorgehende und die angewandte Naturlehre deren einer den Titel Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft führt der andere Physik heißt und mit jener auch empirische Principien gleich als in einem System verbindet»70.

Questo passo mostra come Kant stesse entrando in un nuovo universo di possibilità. La Physik, l’angewandte Naturlehre, che connette dati empirici in un sistema, legando cioè concetti a intui-zioni, è sicuramente parte della filosofia, non già un semplice strumento. La matematica è uno strumento, nessuno discute su ciò. Ma la questione è ancora aperta se la logica possa e debba funzionare da Organon. La risposta è, direi, positiva. In quanto logica dell’uso particolare dell’intelletto, la logica funziona legittimamente da Organon. Al pari della matematica, la logica serve, è strumentale all’ampliamento delle conoscenze. In questo caso, la logica cessa d’essere

Kanon, cessa d’avere una funzione solo catartica, e riveste invece la funzione nobile di creare il

progresso scientifico. Questo, a mio parere, Kant non l’ha mai escluso. Se si accetta questa ipo-tesi, la conclusione è una conferma, una volta di piú, di quella che Giorgio Tonelli ha definito «Kant’s familiarity with Aristotelian terminology at a time when it was almost completely obso-lete, and for its partial revival in the Critique of Pure Reason»71. Se avesse seguito il suo corso, la

KrV sarebbe stata la prima opera di logica e metafisica costruita come organon orgànon. Kant

non lo fa, lo farà Hegel.

70 AAXXI285,7-13: «La scienza naturale (scientia naturalis), la quale, una volta che è stata

ordinata secondo princípi razionali, può esser chiamata philosophia naturalis proprio per via di questa forma e si divide in dottrina della natura pura procedente da concetti a priori e applicata, laddove l’una ha come titolo Princípi metafisici della scienza della natura, l’altra si chiama fisica e subito connette con quella anche princípi empirici in un sistema».

71 GIORGIO TONELLI, Conditions in Königsberg and the Making of Kant’s Philosophy, in:

bewußt sein: Gerhard Funke zu eigen, a cura di Alexius J. Bucher et al., Bonn, Bouvier, 1975, pp. 126-44,

qui p. 128.

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4 Conclusione

Per concludere, la logica torna ad essere anche per Kant quel che era per Zabarella e per gli aristotelici regiomontani, ossia un habitus intellectualis instrumentalis, habitus organicus e al tempo stesso un organon orgànon. Si tratta ora di vedere quale impatto questo problema ebbe nella filosofia immediatamente successiva a Kant. La storia del concetto di Organon dopo Kant è stata brevemente schizzata da Reinhard Finster nell’ultima parte del suo articolo per l’Historisches Wörterbuch der Philosophie72. Finster non manca di menzionare la teoria

schellin-ghiana secondo la quale l’arte sarebbe l’Organon della filosofia73 e a chi conosce l’OP viene

su-bito da pensare alla breve nota sulla recensione a Schelling nel primo fascicolo «Transsc. Phil. ist das formale Princip sich selbst als Object der Erkentnis systematisch zu constituiren. System des transc: Idealism von Schelling. vide Litteratur//Zeitung, Erlangen No. 82. 83»74.

Su Kant lettore di Schelling sono state fatte opportune osservazioni da Burkhard Tuschling75 e da Eckhart Förster76. In effetti, la breve nota testé citata ha rilievo anche per la

questione qui affrontata in quanto la recensione della Erlanger Litteratur-Zeitung menziona l’identificazione dell’arte come Organon della filosofia77. A questo punto la questione è duplice:

che Schelling sia stato influenzato dalle accezioni kantiane della KrV è fuori dubbio; quel che è molto in dubbio, ovvero è praticamente impossibile, è se lo sia stato dall’identificazione di

Or-ganon e matematica nell’OP. E’ invece possibile che Schelling, al pari di tanti suoi

contempora-nei, e penso in primo luogo a Kiesewetter (l’autore di un manuale di logica nach Kantischen

Grundsätzen che propose un ampliamento della logica kantiana fino alla logica generale

appli-cata e alle singole logiche particolari), abbia considerato con piena attenzione il problema del passaggio dalla logica generale pura alla logica generale applicata e pertanto anche l’idea che la

72 R. FINSTER, Organon, op. cit., col. 1367 sg.

73 FRIEDRICH WILHELM JOSEPHV. SCHELLING, System des transcendentalen Idealismus, in:

Sämmtliche Werke, a cura di K. F. A. v. Schelling, vol. 3, Stuttgart-Augsburg, Cotta, 1858, pp. 349-351,

627.

74 AAXXI97,23-26: «La filosofia trascendentale è il principio formale di costituire

sistematicamente sé stessi come oggetto di conoscenza. Sistema dell’idealismo trascendentale di Schelling. Vedi la ‘Litteratur-Zeitung’ di Erlangen nn. 82. 83», trad. it., OP, p. 373.

75 BURKHARD TUSCHLING, Die Idee des transzendentalen Idealismus im späten Opus

postumum. Vorbereitende Thesen zur Konzenptionsentwicklung des transzendentalen Idealismus, in: Übergang, op. cit., pp. 105-145, qui p. 115.

76 I. KANT, Opus postumum, tr. ingl. cit., p. 274 sg.; E. FÖRSTER, Kant’s Final Synthesis,

op. cit., p. 41, 184.

77 ANONYM, Weimar: Cotta, System des transscendentalen Idealismus von F. W. J.

(20)

logica, come la matematica, possa legittimamente essere Organon dieser oder jener

Wissen-schaft78. E’ noto, però, che i risultati di Kiesewetter non furono entusiasmanti. Infatti, nella

let-tera a Niethammer del 20 Maggio 1808, Hegel deride il tentativo di ampliamento realizzato da Kiesewetter, insiste sull’insufficienza della posizione kantiana e post-kantiana e indica la neces-sità di una nuova idea della logica, la dialettica, che appunto sia ben più che Kanon, ma piuttosto

Organon, e però non solo, ma molto di piú che l’Organon dieser oder jener Wissenschaft79.

Hegel risolve il problema del passaggio dalla logica generale alle logiche particolari ricorrendo alla separazione dei punti di vista assoluto e relativo, simpliciter e secundum quid80, la quale

per-altro, come ha mostrato Seung-kee Lee in un recente saggio81, è di cruciale importanza anche per

Kant ed è da supporre che molti passi dell’OP potrebbero trovare decisivi chiarimenti sulla base della distinzione tra bestimmte e unbestimmte Urteile. Ma questa è materia per un’altra disamina.

78 JOHANN GOTTFRIED KARL CHRISTIAN KIESEWETTER, Grundriß der allgemeinen Logik

nach Kantischen Grundsätzen, Berlin, Lagarde, 1791-1797; cito dalla quarta edizione Berlin, Lagarde,

1824-1825. La «allgemeine angewandte Logik» si distingue dalla «allgemeine reine Logik», secondo Kiesewetter, poiché non è una dottrina, in quanto cioè non è in grado di dimostrare le proprio proposizioni in modo non contraddittorio, ma è piuttosto una semplice «Kritik», volta all’analisi del pensiero umano (vol. 2, § 6, p. 2). La «allgemeine angewandte Logik», ribadisce Kiesewetter, corrisponde alla «Dialektik» della «allgemeinen reinen Logik» (vol. 2, § 9, p. 3).

79 GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, Briefe von und an Hegel, a cura di Johann

Hoffmeister e Friedhelm Nicolin, Hamburg, Meiner, 1977-1981, vol. 1, p. 229. Nella sua biblioteca Hegel aveva l’abrégé del compendio di Kiesewetter, Logik für die Schulen, Berlin, Lagarde, 1797.

80 GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, Wissenschaft der Logik. Zweite Ausgabe, Zweite

Vorrede, in: Gesammelte Werke, vol. 21, a cura di F. Hogemann e W. Jaeschke, Hamburg, Meiner 1985, p.

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81 SEUNG-KEE LEE, The Determinate-Indeterminate Distinction and the Unity of Kant’s

Theory of Judgment, in: «Kant-Studien», in corso di stampa. 20

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