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I martiri nostri

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI S A L E R N O FONDO CUOMO

XV

1

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VOL. '

(3)

Centro B ib li ot ec ar i o ì & s i f . c Cl > a> F O ND O CUO I M A R T I R I n o s t r i . ì ò

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-D E L M E -D E S I M O A U T O R E :

Conferenze d ’arte. 3. m i g l i a i o ... L, 3 5o M a la ttie d ’a r te . L a V o lo n tà co m e fo rza so c ia le . - L a L e tte r a tu r a e la V ita . - L e id e a lità d ella S c ie n z a . L a p s ic o lo g ia d e lla ^ L e tte ra tu ra ita lia n a .

La fine cT un Parlamento e la dittatura d3 un M i nistro. Conferenza, seguita da Appunti statistici sul Suf fragio universale e PAnalfabetismo ... r

D o g m i e illu s io n i d e lla D e m o c ra zia . Confe renza ...i

D all3Alleanza alla Guerra. Conferenza . . . . i 5o

Il Precursore. Col ritratto di Carducci e 6 autografi, i 5o

La Gioventù italiana e la g u e r r a. . . ° ­ ­ i —

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AN T ON IO F RA DE LET TO

I M A R T I R I

N O S T R I

r r n° M I L A N O F r a t e l l i T r e v e s , E d i t o r i 1 9 1 8.

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P B 0 P E 1 E T À L E T T E R A R I A.

I d ir itti di riproduzione e di traduzione sono riservati p er tu tti i paesi, compresi la Svezia, la N orvegia e VOlanda.

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I M A R T I R I N O S T R I

Yi sono tragedie così atroci e sublimi insieme, che nel loro immediato cospetto anche la voce dei grandi poeti ammu tolisce. L’onda tu m u ltu an te di passione ch’esse suscitano in noi, travolge e an nienta ogni superiore facoltà di rap presentarle. Solo più tardi, allorché la distanza consentirà il raccoglimento, al lorché lo spirito potrà ascendere dalla passione alla contemplazione, il ricordo sanguinoso e sacro s’irradierà di una luce fulgente di poesia. Tali le trag e die di Cesare B attisti e di JSTazario Sauro, c a ttu ra ti, strozzati, santificati dall’A ustria. Il silenzio, un religioso si lenzio, un devoto chinare d’anime e di

Fr a d e l e t t o. 1 ­ ­ ­ ­ ­ ­

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fronti, sembrerebbe la celebrazione più degna del loro sacrifìcio. Questo, spi ritualm ente. Ma altro reclam a il dovere civile. Sia pur umile la nostra voce, essa deve levarsi, deve rievocare, deve glo rificare, deve maledire, perchè in quel sacrifìcio ricomparisce il secolare con trasto fra l’indomabile fede italian a e l’im m utabile barbarie nemica. I supplizi di Cesare B attisti e di Nazario Sauro ri suscitano la visione di una lunga fila di corpi, nobili corpi italian i ! penzolanti, ansim anti, c o n tratti nello spasim o, su ogni orizzonte della p atria usurpata. Oh apostolo tribuno e soldato, oh intrepido e sereno argonauta, che l’A ustria im piccò in faccia alle Alpi e all’Adriatico, oggi salutiam o e onoriamo in voi tu tti gli olocausti illustri ed oscuri che prece dettero il vostro, tu tto il sangue gene roso in cui la dinastia degli Absburgo cercò stoltam ente vendetta per racco gliere soltanto infam ia.

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Nessuna storia procedette politica m ente così spezzata e idealm ente così continua come quella del nostro paese. M entre prepotenti forze straniere in te r rompono e sviano il corso esterno dei fatti, il loro spirito intim o permane. Da ciò, a t traverso il profondo m utare dei tempi e delle condizioni, un succedersi in term it ten te di analogie, si direbbe di lampi precorritori. L’argomento appassionato e solenne di cui ragiono, potrebbe parere esclusivam ente contemporaneo. JNo. Ri salite il corso de’secoli; vi si affacce ranno episodi che assumono rem ota sem bianza di presagi.

Sul declinare del medio evo: settem bre 1382. Il Comune di Trieste si pone sotto il protettorato del duca Leopoldo

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d’A ustria. N ulla di singolare. Era con suetudine diffusa in quel tempo che le C ittà libere, pur m antenendo le proprie franchigie, cercassero la protezione di qualche signore, il quale valesse a di fenderle contro potenti avversari o a frenare le interne fazioni. Senonchè quella dedizione, che l’A ustria considera come il titolo storico del suo d iritto su Trieste, fu il fru tto d’un trad im en to del capitano di Duino. Scoppiano subito le sommosse cittadine e a queste rispondono le persecuzioni austriache. La v ittim a più insigne è l’arcidiacono, impiccato nel 1384. Ecco: all’alba non ancora del do minio ma della semplice giurisdizione degli Absburgo sopra una c ittà ita liana, si drizza il profilo sinistro della forca.

Q uattrocento e più anni dopo, alla vigilia della società moderna. La Repub blica di San Marco, logorata, si sfascia ; il Bonaparte, con ostinato accecamento, vende all’A ustria Venezia, l’Istria, la

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Dalmazia. Le popolazioni istriane, abi tu a te da secoli al m ite e savio governo della Serenissima, si commuovono e in sorgono. Il nuovo governo ristabilisce l’ordine, piantando il patibolo sulla pub blica piazza. Q uanti furono i giustiziati? Non sappiamo di preciso. Ma l’oscurità delle circostanze, l’anonim ità delle v it time, denotano che il m alcontento pro rompeva dall’ anima popolare. La R e pubblica l’aveva legata a sè con la fratellanza del sangue, con un regime di autonom ia e di giustizia ; Casa d’A u stria la condannava al silenzio col ca pestro.

Ma quel movimento era stato pura m ente episodico, locale, sentim entale, figlio di gratitudine e di memorie. Dal 1821 al 1846 assistiamo via via al pro pagarsi del movimento italiano : politico, ispirato a propositi vari di riforme o di rivendicazioni, volto fiduciosamente al l’avvenire. U n’antitesi si acuisce, un abisso si scava. M entre lo Stato austriaco

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riposa sulla negazione del principio di nazionalità, fra noi il sentim ento nazio nale accende le coscienze de’ migliori, alim entato dalle due eterne fonti della n atu ra che non si adultera e della storia che non si cancella. M entre l’A ustria e i governi suoi vassalli si abbandonano a una cieca reazione, la borghesia colta agogna a libertà di pensiero e di opere. M entre l’ anim a italian a è s c h ie tta , lim pida, aperta, geniale, i governanti stranieri la feriscono di continuo con la loro indole form alistica, occhiuta e caparbia, cerimoniosa e insidiosa in sieme, m ista di arbitrio e di metico losità.

Contro questo odioso regime del go verno im periale e delle dinastie paesane sue complici, le m inoranze ribelli affilano le armi secrete delle congiure, che poi scintilleranno nelle aperte rivolte. Con giure e rivolte sono sventate e feroce m ente represse. Siila dinanzi a noi una generosa e to rtu ra ta famiglia av

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-viantesi serenam ente ai sepolcri della Moravia, al capestro, alla fucilazione, dai carbonari del ’21 ai fratelli Ban diera....

Fallite dolorosamente, per quanto fe conde d’ a v v en ire , la rivoluzione del 1848 49 e le prime due guerre d’indipen denza, ricomincia nel Lombardo Veneto

suscitatore infaticabile Giuseppe Maz

zini il lavoro occulto delle cospira

zioni. Focolari accesi sotto la cenere ingannatrice, Milano, dove vibrano an cora gli echi delle cinque giornate, Man tova, dove maggiore è la tracotanza mi litaresca e più vivo in alcune anime ardenti il proposito di cancellare quella che nel 1848 aveva potuto parere apatia della città.

A Milano, A ntonio Sciesa, uomo di ­ ­ - ­ -— ­ — ­ ­ ­ ­

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popolo, condannato al patibolo per l’af fissione di un proclama rivoluzionario, è fatto passare dinanzi alla porta della sua casa, dove la povera fam iglia sin ghiozza e si dispera, per ten tare di smuo verlo con gli affetti più sacri. Gli si offre la lib ertà, purché denunci chi gli ha dato il proclama. Egli risponde con le celebri parole Tiremm innanz, che mo ralm ente riassumono lo stoicismo di u n ’anima e politicam ente esprimono la pertinace continuità dei propositi. A M an tova la congiura, se era rivelazione di uno stato intollerabile, non riuscì a tr a dursi in disegno ponderato ed efficace : lo documentò A lessandro Luzio nel suo classico volume, ove le candide inespe rienze di quei nobili e ingenui cospira tori sono esposte con una fedeltà storica che nulla detrae alla commozione, che anzi la rende più intim a. Ma l’A ustria si mostrò implacabile nelle condanne, irremovibile nel diniego di grazia (e l’im peratore aveva appena ven titré anni!).

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I supplizi del ’52 e del ’53 sono un’eterna offesa alla religione um ana e divina della giustizia e della pietà. La fantasia sgo m enta rievoca un quadro pieno di tra gico orrore, un quadro che ci fa ripensare alla crocifissione del giusto fra i giusti, come la dipinse, con un brivido nel pen nello, Jacopo Tintoretto. Oielo tetro di passione solcato da lampi ; sul fondo, il Castello di San Giorgio, simbolo di ti rannia; laggiù, nella piccola valle di Belfiore, dieci corpi massacrati. Don Gio vanni Grioli col petto infranto dai mo schetti, Don Tazzoli, Poma, Canal, Scar sellini, Zambelli, Speri, M ontanari, Don Grazioli, F rattin i, penzolanti dalla corda. In quel martirologio figuravano il clero, il patriziato, la borghesia maggiore e minore, il popolo. Così l’A ustria voleva infliggere una spaventevole lezione a tu tti i ceti sociali e non s’accorgeva che ormai tu tti i ceti insorgevano o sta vano per insorgere contro l’immonda tirannia. ­ ­ ­ ­ ­ ­ -­

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Undecima v ittim a Pietro F ortu n ato Calvi, im piccato il 4 luglio 1855, sugli spalti di San Giorgio.

Indugiam oci con riverenza su questa figura, di tu tte la più. a lta e intrepida.

Figlio di un modesto im piegato del- l’i. r. Governo, è avviato giovinetto alla carriera m ilitare, per volontà del padre e per sopperire ai bisogni della famiglia decaduta. Ma nel 1848, non potendo più reggere al conflitto tra l’anim a e la di visa, rassegna risolutam ente le sue di missioni da ufficiale.

Trentenne, biondo, di una bellezza ma schia insieme e gentile, il capitano Calvi sembra in quel maggio memorando un simbolo luminoso della prim avera italica. Egli organizza la guerra di resistenza del Cadore, così umile a fronte di quella

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che noi combattiamo, ma così circon fusa di poesia, agreste ed eroica in sieme !

Manipoli di volontari contro schiere poderose, agguerrite, accerchianti ; po che centinaia di fucili validi, pel resto armi purchessia, vecchi archibugi, pic che, m annaie, roncole ; unica divisa la coccarda tricolore e la fronda dell’abete ; pane, munizioni, danaro, avaram ente mi su rati; veglie e corse affannose per bo schi e dirupi ; scontri sanguinosi in cui la m ansuetudine lenta dell’alpigiano si converte in furia tau rin a ; due sacre al leate, le campane e le m ontagne ; le campane, voci d’appello a Dio, voci d’ap pello per la patria, che sonavano a stormo di villaggio in villaggio; le m ontagne che offrivano alle povere milizie ciglioni e recessi per ripararsi, ripide scorciatoie per accorrere all’attacco o alla difesa, pietre per improvvisare fortilizi, pietre per rovesciarle sul nemico : tale lo spet tacolo che porsero al mondo le Termo ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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pili cadorine, fronteggiando per più di tre n ta giorni le forze dell’ Impero.

Sopraffatto il Cadore dai nemici d’ogni parte irrom penti, il capitano Calvi, col pito di taglia austriaca, si conduce per vie contrastate a Venezia cin ta d’assedio e co’ suoi Cacciatori delle Alpi vi riprende la lo tta dovuta troncare fra le m ontagne. Quando Venezia è co stretta dalla fame, dalle bombe e dal colèra a capitolare, gli si apre dinanzi la v ita avventurosa del profugo, fra breve del cospiratore. Si lega al Mazzini e al Kossutli, i quali lo chia mano a p arte dei loro secreti disegni. Toccherà a lui provocare e dirigere la rivoluzione del Cadore e del Friuli. Ma scoppia in tan to e fallisce il moto m ila nese del 6 febbraio 1853, lasciando in molte coscienze dubbi, sgomenti, rimorsi. Solo il Mazzini non vacilla. Egli persiste più che mai nel pensiero di promuovere una larga avvolgente insurrezione, che dovrebbe abbracciare la V altellina, il Comasco, la Bresciana, il Bergamasco

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da un lato, il Cadore e il F riuli dall’al

tro, e chiede al Calvi : volete essere

con me ancora? Calvi risponde : sì.

La tem eraria impresa è colatam ente preparata. Calvi p arte con quattro com pagni. Viaggio lungo, tra fatiche ed an sie, per occulti sentieri, col fantasm a incalzante della polizia austriaca. Toc cano finalmente terra svizzera, te rra di libertà ; ma il quinto compagno tardando a raggiungerli, pensano di ritornare in dietro ad incontrarlo. A ll’osteria, in un momento d’abbandono, si lasciano sfug gire im prudenti parole che tradiscono la loro intenzione. Seduto allo stesso desco, un m alfattore, un tirolese condannato per truffa, tende l’orecchio e, sperando di ottenere grazia, corre a denunciarli al posto austriaco di confine. Sono ar restati di soprassalto, nel profondo del sonno, nel buio della notte, dal 16 al 17 settem bre 1853, a Cogolo, in Val di Sole. -—­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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Nel carcere, Pietro F o rtu n ato Calvi moralm ente ascende. Sottoposto ad una inquisizione lenta, metodica, ostinata, ora aspra ora insidiosa, non si disdice mai, non pronuncia sillaba che gravi sulla sorte dei suoi compagni. Quando si m ette in dubbio la sua parola e le si contrappone quella del furfante che lo ha denunciato, egli dichiara che tu tta la procedura è nulla, che d’ora innanzi si rifiuterà di rispondere ad ogni domanda e negherà ad ogni a tto scritto la sua firma. Quando i giudici gli leggono la funerea sentenza, ascolta tranquillo; quando gli consigliano d’invocare la grazia sovrana, ricusa tranquillo.

Pietro F o rtu n ato Calvi, come tu tti gli uomini maggiori e migliori della sua ge nerazione, era un credente. Egli obbediva a quel puro sentim ento religioso che non scende mai a trescare con le misere pas sioni umane, ma s’identifica con le forme superiori della v irtù e dà lampi più vivi nell’ora dei sacrifìcio. Sulla te rra egli

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aveva com battuto, aveva sofferto per un ideale; ora un altro ideale lo chiamava a sè, di là dalle stelle. Poteva esistere

contraddizione tra i due? No: rispon

deva sicura la sua coscienza di italiano e di cristiano.

Trascorse l’ultim a notte evangelica m ente calmo; s’avviò alla forca imper territo ma semplice; pregò; baciò e ri baciò il suo confortatore, il pio e dolce prete che aveva santam ente assistito al tri m artiri; indi, appoggiate le spalle alla colonna patibolare, sentì risvegliarsi una volta ancora l’innato spirito m ar ziale e guardò alteram ente, quasi con espressione di comando, i soldati schie ratigli di contro. Il supplizio durò lento, spasmodico ; a lungo si vide il petto de nudato ansim are, le pupille muoversi an gosciate sotto un velo di lagrim e; poi una plumbea nube calò sulla faccia con tra tta e gli occhi si chiusero per sempre....

È dubbio, assai dubbio, che una tra le vittim e cristiane di M antova abbia

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proferito parole di vendetta. Ma nella storia la vendetta non è che una forma spontanea della logica dei fa tti ed essa doveva scaturire inesorabilm ente dall’in famia commessa. Q uattro anni dopo la m orte del Calvi, l’A ustria era cacciata dalla Lom bardia; undici an n i dopo per deva la Venezia e Giuseppe Garibaldi sulle zolle insanguinate di Bezzecca aveva ormai affermato il diritto d ’Italia.

Il tricolore infiorava la fossa del m ar

tirio.

P iù ta rd i, spuntò un malinconico giorno. L’ Italia, m ilitarm ente debole, ferita sul M editerraneo dalla sorella la tina, isolata, um iliata, s’accostava alla Germania e all’A ustria. V eram ente essa m irava all’alleanza con la sola Germania, per analogia dì vicende nazionali, per concordanza tem poranea d’interessi, e

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perchè lo spirito germanico pareva al lora ben altrim enti civile che poi nou si sia rivelato. Ma il principe di Bismarck, d ittato re della politica internazionale, dichiarò bruscam ente che a Berlino non si poteva giungere che passando per Vienna. E l’Ita lia dovette rassegnarsi

al giro mortificante. 20 maggio 1882.

Questo imponeva l’am ara realtà. Con veniva, per ragioni imperiose di conser vazione e di pace, avvicinarsi al secolare nemico ; conveniva subordinare le legit tim e speranze d’integrazione nazionale agli interessi im m ediati dello Stato. Ma la forza incoercibile dell’ideale si ribellò.

La realtà diceva: pazientare. L’ideale replicò: osare. La realtà diceva: accor gimento. L’ideale replicò: esempio. La realtà diceva : quando sarà l’ora. L’ideale

rispose : ^subito. E l’ideale si chiamò

Guglielmo Oberdan.

Fisionomia profondam ente diversa da quella rom antica e m istica dei maggiori giustiziati del 52, del 53, del 55 : gracile,

FRA.DELETTO. 2 ­ — — ­ ­ ­ — ­ —

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irrequieto, im pulsivo, riottoso, miscre dente. Ma l’anim a è conforme : stoica ed eroica. D isertore dell’A ustria, vissuto tra noi in in tim ità coi più fervidi promotori dell’irredentism o, rivarca il confine per ritornare a Trieste, m entre vi si celebra ufficialmente il quinto centenario della carpita dedizione agli Absburgo; ma pri ma, a Udine, d etta il suo testam ento po litico, invocando la guerra come « sola salvezza, solo argine che possa arrestare il disfacimento morale, sempre crescente, della gioventù nostra ». Voleva egli, con l’esplosione delle due bombe, atten tare d irettam ente alla vita dell’im peratore, come sentenziò il tribunale ? o, senza mi rare precisam ente a quel fine, compiere atto di sanguinosa protesta contro la commemorazione c en te n a ria ?... L’Au stria tenne sempre avvolto il processo in una im penetrabile oscurità ; ma, certo, Oberdan mosse incontro deliberatam ente a u n ’avventura tragica e all’inevitabile immolazione. Egli sperava, credeva, vo

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leva che la sua sorte fosse incitam ento alla guerra liberatrice. A nch’egli ascoltò impassibile la sentenza, rispondendo ai giudici con un « tante grazie » pieno di scherno; anch’egli, simile al Poma e allo Speri, ricusò alla madre singhiozzante di invocare la clemenza del Sovrano. Salì con un sorriso il patibolo eretto nel gelido cortile della Caserma grande (poco innanzi l’avevano udito cantic chiare nella sua cella canzoni patrio t tiche) e le sue ultim e parole, coperte dal rullo dei tam buri, convulsam ente la cerate dalla s tre tta implacabile, furono: « Viva Trieste libera! Viva VIt.... ».

20 dicembre 1882. Compivano, giorno

per giorno, sette mesi dalla firma del tra tta to della Triplice Alleanza.

Ateo! si diceva Guglielmo Oberdan. Era, o voleva essere, l’atteggiam ento di sfida di chi aveva veduto troppe volte la religione ufficiale asservita ai domi natori stranieri. Ma che potevi sapere tu , pallido giovine votato alla m orte,

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dell’eterno m istero che ci pende sul capo e ci sommuove la coscienza? di questo m istero che dilata il nostro piccolo es sere in un immenso irrefrenabile anelito

verso la verità, verso la bontà, verso la giustizia? Tu negavi per audacia d’i stin to ribelle ad ogni forma di costri zione; e non t ’avvedevi che un impulso divino trascinava te al patibolo, come sacerdote all’ altare. P ietro F o rtu n ato Calvi s’inginocchiava dinanzi a Dio; tu presumevi di averlo allontanato dal tuo spirito. Ing en u a protervia di fanciullo! Egli sa rivelarsi non meno nella bestem mia eroica che nella preghiera devota.

Dovevano trascorrere più di tre n t’anni perchè sorgesse una nuova realtà con

forme all’antica aspirazione ideale, p er chè il grido di Oberdan : Viva Trieste

li-­ ­ ­ ­ ­ ­

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itera! si ripercotesse nell’anima e sulle

labbra di tu tto un popolo.

L’alleanza con l’A ustria aveva messo più volte in conflitto i doveri ufficiali del governo col sentim ento della nazione ; aveva m ostrato che, a tal prezzo, la pace non era facilm ente compatibile con la dignità. Noi tollerammo, spesso dolo rando e fremendo. Ma allorché l’A ustria, complice la Germania, violò le ragioni che ad essa ci tenevano uniti, allorché volle schiacciare un piccolo Stato indi pendente, allorché quel patto in tern a zionale che si vantava garanzia di equi librio e di pace si rivelò strom ento di cupidigia e di sopraffazione, rivendicam mo la nostra libertà. E allora si assistette a un miracolo di ringiovanim ento. Per uno di quei subitanei rimbalzi degli spi riti troppo a lungo compressi e deviati, il popolo italiano risalì di colpo alle pure fonti della sua rivoluzione. Ritrovò la stessa coscienza, gli stessi propositi, gli stessi fini, gli stessi impeti d’amore e

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d’odio, gli stessi canti di guerra. Di fronte, lo stesso nemico. In più, una forza in com parabilm ente maggiore.

Poteva in questa magnifica arm onia ricorrente, m ancare la nota funerea e sacra del m artirio? Poteva il vecchio e nuovo nemico rinunciare all’ignobile s tru mento con cui aveva già strozzato i corpi e presunto di sgominare le anime? Il quadro della nostra risurrezione sarebbe stato incompleto, se alla luce della ri n ata v irtù italian a non si fosse contrap posta l’ombra della persistente inum a n ità austriaca. E sugli orizzonti della p atria usurpata si drizzarono nuovam ente le forche : per Cesare B attisti, per Ema nuele Filzi, per A ntonio Rismondo, per Nazario Sauro. La forca attendeva anche Damiano Chiesa ; ma, a sua domanda, gli fu com m utata nella fucilazione. Unica pietà dell’A ustria.

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Cesare B attisti si direbbe un Pietro Fortunato Calvi risorto. A nch’egli sog getto allo Stato austriaco per nascita e legato ad esso per ufficio politico come l’altro per ufficio m ilitare, si ribella e l’abbandona. A nch’egli soldato intrepido in una guerra di m ontagna contro l’A u stria. A nch’egli spezzato dal capestro. Le divergenze si attengono in gran parte all’ indole m utata dei tempi. Pietro F or tu n ato Calvi, cavalleresco, cospiratore, mistico, rispecchia il candido risveglio dell’anima italian a ; Cesare B attisti, stu dioso di fenomeni fisici e di fa tti sociali, pubblicista, propagandista, ritrae lo spi rito positivo di una generazione per la quale anche il sentim ento deve nutrirsi di esperienza e di sapere. Ma il tra tto più significativo di questa figura sta nel

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connubio di una grande idea ignota al

Calvi e allora neonata l’ idea socia

lista col sentim ento nazionale.

Sono veram ente, intrinsecam ente, con ciliabili quell’idea e questo sentim ento?

Cesare B attisti, nato e cresciuto in una te rra ove la prom iscuità delle razze è ignota o trascurabilm ente esigua, te stimonio quotidiano delle male a rti stra niere, lo credette. A ’ suoi occhi l’indi pendenza politica era scala e base anche all’elevazione del proletariato, che do veva concepirsi non solo come aumento di salari, ma come conquista di dignità morale e civile. Redimere la propria gente da una tiran n ia esotica non era meno essenziale che so ttrarre gli umili alle forme più irrita n ti dello sfruttam ento economico. Tale il suo pensiero. Per esso com battè molti anni nel periodico socia lista che aveva fondato a Trento. Il pe riodico s’intitolava « II Popolo » ; ma egli intese sempre di parlare ad un popolo italiano. — ­ — ­ ­ ­ -­ ­ ­

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T uttavia io credo che se pure il B at tisti avesse da principio e per lungo tempo riten u ta inconciliabile la dottrina internazionale e pacifista del socialismo col sentim ento patriottico e con la guerra (tesi in astratto giusta), di fronte all’a troce realtà superiore ad ogni tesi, di fronte all’immane bufera scatenata di proposito dagli Im peri centrali sul mondo civile, egli avrebbe egualm ente preso, senz’ombra di perplessità, il suo posto di combattimento. Perchè il B attisti era un grande cuore, e i grandi cuori sanno ripudiare nelle ore decisive le pregiu diziali, sopra tu tto quando le pregiudi ziali possono apparire o gelida dottrina che prescinde dai fatti, o espressione angusta d’egoismo di classe, o comoda trincea di viltà. Egli avrebbe egualm ente sentito che in questa reazione um ana contro la soperchieria teutonica, il socia lismo (che ove non sia pervaso da un’a nima di giustizia, scende a volgare ma terialità) non poteva rim anere assente;

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che, rim anendo assente, avrebbe perduto un gran titolo per far appello alla giu stizia del domani.

V ita infaticabile di lavoro e di b a tta glia, questa di Cesare B attisti ! Articoli quotidiani, conferenze di propaganda, escursioni scientifiche, iniziative di cul tu ra, iniziative pratiche, lo tte elettorali, sequestri e processi, discorsi pugnaci nel P arlam ento di V ienna e nella D ieta pro vinciale di Innsbruck, pubblicazioni in numerevoli che illustravano il Trentino in ogni palmo di terra, in ogni punta di roccia, in ogni vena d’acqua corrente,

in ogni strato del sottosuolo.... Qua

drato della persona, asciutto, svelto, ner voso, dall’ampia fronte pensosa e corru gata di frequente nella fissità dell’idea, dall’occhio mobile e acuto, dalla parola persuasiva e incisiva, alieno da ogni esu beranza rettorica anche nell’espressione dei sentim enti più fervidi, egli procedeva inflessibilmente rettilineo nel linguaggio come nell’opera, affrontando i maggiori

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ostacoli senza ja tta n za e senza paura, mirando, di là dagli ostacoli, alla m èta segnata, irrevocabile.

Ai primi di quel terribile agosto del 1914 in cui scoppia il conflitto mondiale, Ce sare B attisti prende l’unica decisione conforme alla sua coscienza. La stam pa è soggetta alla censura m ilitare; egli vuol cessare la pubblicazione del suo giornale. L’A ustria gl’impone di conti nuarla. Non potendo più levare la sua libera voce, ricusando di piegarsi alla volontà del Governo, egli varca la fron tiera. Sono con lui sposa e figliuoli. Si ricongiungono alla grande, alla sospirata famiglia italiana.

E allora, altra instancabile attività. A Milano fonda e guida il Comitato degli irredenti; rivolge appelli reiterati agli uomini politici ; fa pervenire un Memo riale a Ee V ittorio Emanuele, secondo la nobile tradizione per cui ogni grido di dolore nazionale chiede ascolto alla Monarchia ; si oifre di suscitare nel Tren

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tino un moto rivoluzionario, che, provo cando la sanguinosarepressione austriaca, avrebbe deciso del nostro intervento ; pe regrina da un capo all’altro d’Italia, per diffondere in ogni c ittà il verbo incita tore. Descrive la sua terra con la pas sione accorata del figlio esule, ma insieme con la precisa obbiettività dello studioso; n arra le prepotenze e le insidie straniere ; illustra la necessità di difesa, la neces sità di vita per l’Italia, che il cuneo del Trentino, penetrante fra la Lombardia e il Veneto, non rim anga più fra le mani del l’A ustria, come arme acum inata sospesa sul nostro capo ; non si stanca di denun ciare il pericolo grave, anzi la certezza, la crudele certezza, che l’ita lia n ità del T ren tino venga sn atu rata, adulterata, concul cata, uccisa dalla sopraffazione tedesca. E a Roma, nei giorni infiam m ati del maggio, dal colle capitolino, riepiloga la sua pro paganda in un ’apostrofe che è già squillo

di trom ba e lampo di ferro sguainato:

A lla frontiera, coi cuori e con le spade !

­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

(35)

Si arruola volontario, come soldato semplice. È destinato a un reggimento d’alpini, a questa fresca e forte milizia intorno alla quale egli scriverà in faccia al nemico, tra uno scontro e l’altro, pa gine piene di acume e d’amore, ove s’in trecciano di continuo l’osservazione mi litare e la visione sociale.

Guerra form idabilm ente diversa dal glorioso episodio cadorino del 1848 ! Guer ra di m ontagna senza esempi nella sto ria, per la v astità e l’asprezza della fron tiera, per la m oltitudine organizzata de gli arm ati, per la mole minacciosa delle opere da affrontare, per la potenza m i cidiale delle artiglierie, per l’indefinito prolungarsi nel tempo.... Agli alpini (di­ ceva il B attisti) è aflìdato un còmpito nel quale i sistemi, i criteri moderni si al

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ternano, si confondono con gli antichi; essi devono saper fare la guerra garibal dina con la marcia fulminea, e la guerra giapponese col preparare 1’ insidia della trincea, del reticolato, col vincere la trin cea, il reticolato nemico; per piantare un saldo accampamento sui terren i ripidi o franosi, devono essere al tempo mede simo sterratori, m inatori, m uratori, fab bri, falegnami, come già sono sta ti du ran te la loro vita avventurosa e laboriosa d’em igranti. Sonerà il segnale dell’a t tacco? Balzeranno dalle proprie trincee per correre alle trincee, al reticolato ne mico, con l’animo stesso forte e tra n quillo con cui hanno varcato l’Oceano, portando la sudata fatica nelle contrade più lo n ta n e .1)

Con questi commilitoni, co’ suoi volon ta ri tren tin i, Cesare B attisti si segnalò in una serie di fa tti d’armi e di poderosi

Ce s a r e Ba t t i s t i. G li A lpin i. Milano, Fratelli Tre

ves, 1916, pagg. 18, 36, 41. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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-apprestam enti bellici sui punti più vari del confine, da Albiole all’Adamello, a Monte Baldo, a Loppio, a Malga Z., a Monte Corno.

Questo rivoluzionario, questo tribuno, manifestò fino dal primo istan te una pre cisa, metodica volontà di essere e di mo

strarsi soldato in ogni particolare. « La

prim a virtù del soldato (egli scriveva ad

un amico) è V.obbedienza agli ordini, piac

ciano o no. » Già l’esperienza prova che gli uomini più fieramente indisciplinati in certe condizioni ostiche della vita ci vile, passando alla vita m ilitare offrono esempio mirabile di disciplina, forse per chè possono disporre di una grande ri serva in ta tta di quella virtù. Ma nel caso del B attisti, a questo fenomeno di com pensazione psicologica s’aggiungeva, e

sovrastava, un ponderato giudizio compa rativo. M entre l’esercito austriaco appa r s a g li più che mai un’accolta m ulti lingue di gente m eccanicam ente orga nizzata, agguerrita, va ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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brutale, obbediente più al tim ore che all’amore, l’esercito nostro gli si rivelò, com’è, una grande cooperativa morale in cui le classi che fuori si ignorano, im parano a unirsi e ad amarsi, una coo perativa arm ata per la potenza e la di gn ità della patria. N om inato sottotenen te, poi ten en te per m erito di guerra, sentì altissim a la responsabilità del comando e volle esserne veram ente degno; di tu tto quanto riguardasse la sua compagnia s’occupava con m inuta pazienza. In una cosa si rivelava la sua indole nativa d’a gitatore: nell’ardim ento con cui moveva incontro alla m orte per primo, m entre sarebbe stato forse necessario ch’egli re stasse un po’ più indietro, per meglio te nere in pugno i suoi plotoni. Istin to gene roso, che egli, incapace di contenerlo, traduceva in generosa consuetudine.

E ne diede le prove estrem e tra la fine di giugno e i prim i dieci giorni di lu glio, durante la nostra controffensiva in V allarsa, nell’aspra lo tta che il b a tta

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(39)

glione alpino « Vicenza » sostenne per la difesa di Monte Corno : lo tta eroica e fu nesta, che doveva condurlo al martirio.

Io trascrivo qui un documento di sto

ria viva, una pagina d e tta ta da un com pagno d’arme, un testimonio oculare, un

tenente del battaglione alpino Vicenza.

« Le operazioni di approccio al formi

« dabile bastione di Monte Corno, nelle « quali il B attisti aveva avuto gran parte, « volgevano al line : la sera del 9 luglio « giunse l’ordine che nella notte tu tto « il battaglione attaccasse. B attisti, col « quale per dieci giorni eravamo vissuti « in fratellanza intim a di disagi, di pe « ricoli e di speranze, lascia la posizione « ove io mi trovo per portarsi sull’ ala « sinistra dello schieram ento del batta « glione. A lui sarà affidato un compito « arduo : ma da vero soldato, come aveva

Fr a d e le tt o. 3 ­ ­ ­

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-« saputo diventare, non tradisce il mi « nimo scoraggiamento. Io lo vedo scen « d e re , in testa alla sua com pagnia, « nella tiepida no tte lunare, con la stessa « fede con cui giorni prima, la sera del « 25 giugno, scendeva da Cima Focolle « verso il Rio Eomini, per formare l’avan « guardia del battaglione nell’imminenza « della controffensiva.

« .... il com battim ento è stato rapido, « im petuoso, superbo : M onte Corno è « preso alla b a io n e tta , dopo forzata la « selletta che lo congiunge a Monte Te- « sto. Gli alpini si sono b a ttu ti splen

« didam ente: un plotone di Kaiserjàger

« con una sezione di m itragliatrici si ar « rende, sopraffatto dalla foga dei nostri.

« Il m attino è sorto, limpido e dorato : « e col m attino il nemico comincia a « riaversi dalla sorpresa, chiam a a rac « colta i rincalzi, prepara l’inevitabile « contrattacco. L’ artiglieria en tra in « azione : dopo pochi tiri di aggiusta « m ento, comincia un bom bardam ento

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-« vivo e serrato, che sul terreno nudo, « roccioso, senza ripari ove ci troviamo, « riesce facilm ente a procurarci per « dite dolorose. Ogni tan to le granate « piombano in pieno sui nostri nuclei, « che febbrilm ente lavorano a rafforzarsi « sulla tragica posizione : le m itraglia « trici abbattono inesorabilm ente chi si « alza per cercare migliore riparo.

« B attisti, dietro un cespuglio, sorve « glia, rincuora, incita la sua compagnia « decimata : il nostro eroico com andante « di battaglione, il maggiore Carlo F rat « tola di Milano, un discepolo di Can « tore, un soldato dalla volontà gagliarda « e dai nervi di acciaio, compare ad « ogni istan te fra i soldati, anim andoli

« co n la sua fede: A lpini, guardate

« il vostro maggiore ! I rinforzi stanno « arrivando : bisogna resistere ancora

« un’ora, forse meno.... E i feriti, stesi

« n e l loro sangue, eroicam ente silen « ziosi, volgono a lui lo sguardo che

« vuol dire: Sì, ad ogni costo!

Fr a d e l e t t o. 3* -— — -—

(42)

« Improvvisam ente il bombardamento « rallen ta e si allunga per battere i ro « vesci del Corno : sono gli attim i in « cui il difensore, sollevato dall’angoscia « m ortale dell’attesa, stringe con più rab « biosa forza il suo fucile e guarda in « nanzi al m uretto di pietram e, sicuro « di veder comparire da un istante al « l’altro l’assalitore.

« B attisti lia in tu ito il momento e « grida ai superstiti della sua compa

« gnia : A tten ti, adesso vengono !

« E vengono in fa tti, gli austriaci: ma « alle spalle nostre, mercè una manovra « resa facile a loro dalla conoscenza per « fetta della posizione e dai vuoti che il « bom bardam ento ha causato nelle no « stre file. Monte Corno è una vetta che « strapiom ba da tre lati con dirupi orren « di; l’unico tra tto accessibile è la selletta « che lo raccorda al M onte Testo, sulla « quale resistono i nostri : ma ora il ne « mico l’avvolge, chiudendo ogni via di « scampo. Il contrattacco nemico assume

-— —

(43)

-« la forma di mischie isolate, rapide e « feroci: un gruppo compatto di caccia « tori tirolesi si slancia contro il nucleo « in mezzo al quale è B attisti, forse per « chè ivi la resistenza è più accanita o « perchè vennero scorti i nostri ufficiali. « Un capitano che è con B attisti gli in « dica una via di scampo, un profondo ca- « nalone che strapiom ba su M onte Trap « pola : qualcuno riesce a sfuggire di là « all’inevitabile accerchiamento.

« E B attisti ? Quando i pochi super « stiti si raccolgono per te n ta re una di « sperata difesa nel caso che il nemico « ten ti discendere dai canaloni verso « Monte Trappola, egli non è più tra noi : « lo cerchiamo, lo chiamiamo, guardiam o « atto n iti e sgom enti l’orlo dello stra « piombo da cui egli doveva gettarsi. « Ma da quelle rupi insanguinate s’af « facciano i cacciatori tirolesi, che ci « sparano addosso.

« A rriva un altro superstite, un sol- « dato, lacero e sanguinante ; ci assicura

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-« che ha sentito un lam ento: B attisti « dunque è ferito? U na speranza suprema « si fa strada in noi : ch’egli sia riuscito « ad ammazzarsi, che abbia compiuto il « gesto freddam ente promesso a sè me « desimo. Giammai la morte è parsa ta n to « liberatrice, ta n to um ana ; giammai essa « è stata invocata con ta n to disperato « fervore per un prigioniero.

« No; purtroppo non doveva essere « così. M entre le ultim e fucilate crepita « vano per i dirupi e nel sole ormai alto « la cima di Monte Corno ergeva il suo « formidabile baluardo di roccie, B attisti « era già in cammino verso la sua Trento, « verso il glorioso patibolo.... »

Sino a poco tempo fa, la fine di Ce sare B attisti era avvolta in una nebbia di mistero. Noi ci chiedevamo angoscia tam en te: era egli già dissanguato dalle

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ferite o conservava in ta tta la gagliardia della tem pra? come fu interrogato? con la crudeltà m inuta della procedura o con la crudeltà sommaria della ven d etta che non si indugia e non si dissi mula? come potè rispondere? con l’ac cento fioco ma tranquillo della volontà abbandonata dalla forza o con l’accento fiero della forza congiunta alla volontà ?...

Oggi noi sappiamo. Come P ietro F o r tu n ato Calvi, anche Cesare B attisti fu tradito ; tradito da un nostro consangui neo, l’ignobile Bruno Franceschini, che, avendolo riconosciuto, svelò codarda m ente il suo nome al Comando au striaco. Come Pietro F ortunato Calvi, egli rispose fermo e calmo al metodico interrogatorio ; come lui assunse il fiero atteggiam ento di chi domina dall’alto della propria coscienza l’infam ia dei car nefici. La fotografia autentica, riprodotta a migliaia di copie dall’incisione, che ce lo rappresenta m entre s’avvia al pa tibolo, e che fu eseguita da mano au ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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striaca, forse col proposito di intim orire, è divenuta uno tra i più. formidabili do cum enti contro l’A ustria. S’inoltra Ce sare B attisti, la figura e re tta e alte ra;

10 precedono un maresciallo (feldwebel)

pingue e flaccido, con la mano po sata sull’elsa della sciabola, e un sol dato dall’ aria chiusa e s ta n c a , col focile a bandoliera ; lo segue un ser gente, figura tra dimessa e stupita. È 11 condannato, il sublime condannato, che sembra trascinare al supplizio chi ve lo accompagna. E trascina in fa tti l’ A ustria dinanzi al tribunale della Storia.

Così nel cortile del Castello di Trento, memore d’altre nequizie, si rinnovò la scena tragica della v alletta di Belfiore, degli spalti di San Giorgio, della Ca serm a grande di Trieste. Là, tra quelle m ura che avevano forse ripercosso gli echi delle rampogne lanciate da Cesare B attisti, non lontano dalla casa dove egli aveva condotto la sua donna dalla

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te rra fraterna di Lombardia e dove il cuore leonino s’era abbandonato alla gioia su le culle de’ suoi bambini, di fronte alla statu a di D ante a’ cui piedi aveva proferito superbe parole di co scienza italiana e di fierezza um ana, la sua vita d’in telletto e di lavoro, di battaglia e di profezia, doveva essere barbaricam ente spezzata. Accanto all’e roe sta il boia, giunto allora, trafelato, da Vienna. L ’ampia fronte piena di pen siero entra nel cappio infam e ; un ’ultim a parola, la parola della sua fede e del suo amore, rompe il lugubre silenzio :

Viva l’Ita lia ! La corda la tronca, la corda la soffoca in un rauco inarticolato gor goglio. Ma l’anima del popolo, protesa nell’adorazione, la raccoglie e la ripete per milioni di voci come un inno trion

fale. Viva V Italia!

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­ ­

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U n mese appresso, poco più, a Fola, rom ana e veneta, la forca offriva all’au gusto Im peratore, nel giorno della sua festa, l’omaggio di un ’a ltra nobile vita. E ra Nazario Sauro, figlio di quella Ca podistria anch’essa rom ana e veneta, ove il Governo cesareo, succedendo alla Re pubblica di San Marco, aveva p iantato sulla pubblica piazza, come sua insegna, il patibolo. A ltra tem pra di uomo e d’ eroe. B attisti è il pensiero politico consapevole e colto; Sauro è l’istinto, schietto, sano, comunicativo. La sua fac cia rubiconda si espande e si illum ina nei fervidi abbandoni, la sua parola è goldonianam ente arguta, la sua anim a ha due g etti inesauribili d’amore e di scherno: amore senza fine per l’Italia, madre benedetta ; scherno per l’A ustria,

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l’in tr u s a , stolta e caparbia. Sfuggito a’ suoi artigli nel settem bre del 1914, ac corso a Venezia, s’offre come pilota a quella spedizione di volontari che, mo vendo da Marsiglia, avrebbe dovuto sbar care sulle coste dell’Istria : spedizione ab bandonata per disciplina di patriottism o. Nel gennaio successivo, è tra i prim i a organizzare la squadra di soccorso dei fuorusciti pel terrem oto di Avezzano. Di chiarata la guerra, immola senz’ombra di esitazione ogni affetto, ogni dovere, all’altro supremo dovere che lo chiama. « Non posso (egli scrive alla sua fe « dele compagna) non posso che chie « derti perdono per averti lasciato con « i nostri cinque figli ancora col la tte « sulle labbra. So quanto dovrai lo ttare « e patire per portarli e conservarli sulla « buona strada che li farà procedere su « quella del loro padre ; ma non mi re « sta a dire altro che io muoio contento « d’aver fatto soltanto il mio dovere d’i-

« taliano. » Vi può essere maggiore

­ ­ ­ ­ ­ — -—

(50)

altezza morale significata con più com m ovente sem plicità!

Im barcatosi nella nostra m arineria da guerra, Nazario Sauro compì innum ere

voli azioni audaci sempre, talune si

direbbero chimeriche sulle acque, sotto

le acque, lungo quella costa orientale di cui gli erano noti per domestica in tim ità ogni sporgenza, ogni insenatura, ogni isolotto, ogni scoglio. Il pericolo era il suo elem ento n atu rale ; e dei pericoli corsi, di quelli che avrebbe affrontati, parlava di sfuggita, con certa indolente sprezzatura, che a qu an ti non lo cono

scevano poteva perfino sem brare osten tazione. Partendo per l’ultim a impresa, la fatale, confessava ad un amico d’aver rinunciato al proposito di suicidarsi col veleno, se l’A ustria lo avesse fatto pri gioniero. E soggiungeva: « Cesare Bat « tisti ha ragione; l’ultim a volta che si « serve la patria, è necessario darle il « tributo massimo.... Quindi niente sui « cidio, che sarebbe a tto di egoismo ;

bi-­ ­ — — ­ ­ ­ ­

(51)

-« sogna invece avere la forza di soffrire, « di resistere, di fare che la nemica si « copra d’infam ia con un nuovo assas « sinio ». L’A ustria riuscì a catturarlo, col suo sottom arino e col suo equipag gio. Come ? Dove ? P er quale m alaugu ra ta disavventura o sorpresa ? S’incagliò veram ente nei pressi delle Galiole? I n certezza ancora per noi; sapremo tu tta la verità quando ritorneranno i prigio nieri. Ma era nei fati che la stessa fine dovesse accomunare i due grandi fratelli irredenti, l’alpino e il m arinaio. Li ha forse an n ien tati la m orte? Rifiuto di crederlo. Io li vedo, fantasm i luminosi e puri, segnati il collo di un lieve solco, vestigio indelebile d’uno scempio che è gloria. L’uno vigila, raccolto come usava in tacito pensiero di fede, sulle balze del suo T rentino; l’altro spazia, col sor riso che gli allietava le labbra, sulle onde del suo mare.... Sono i com battenti, le vittim e di ieri trasfigurati in san ti tu telari della patria!

-­ ­ ­ ­ ­ ­

(52)

k

Questi nostri santi, l’A ustria li pro clamò, li proclama uomini senza ono re, spergiuri, fedifraghi, trad ito ri dello Stato.

H a essa il diritto di giudicarli ta li? A ustriacam ente, sì. Ma questo, ap punto, conferma l’assurdità politica e morale della m onarchia degli Absburgo. Quando i m agnanim i, insofferenti di ti rannia, sono condannati a esulare o a ribellarsi ; quando l’idealità conculcata si ritorce a vendetta ; quando uno Stato dichiara tradim ento ciò che tu tto il mondo civile riconosce e onora come atto di fede; quando in nessun campo dove si è versato il sangue per l’indipendenza e per la libertà, giacciono le ossa di sol dati austriaci, sì bene di austriaci diser

-­ ­ ­ ­ ­ ­

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tori : quando lo stesso odio avvicina gli italiani delle Alpi e dell’Adriatico, i cze chi della Boemia, i serbi della Bosnia e dell’Erzegovina, questo significa che tra il diritto formale dell’A ustria e il fonda t'm e n ta le d iritto umano esiste contraddi

zione insanabile.

Ed è in nome del d iritto umano, è in nome dei m artiri infam ati col marchio di traditori, che oggi pronunciam o la nostra condanna vendicatrice. Condanna contro una m onarchia dalle tradizioni subdole rapaci e bigotte, che non rispec

chia e non interp reta la volontà popo lare; contro le caste feudali e m ilitari

che agognano al privilegio e alla preda; contro il potere che m anom ette la libertà ; contro l’arbitrio e la paura che rendono schiava a sè la giustizia ; contro il boia assunto ad alta dignità di Governo e di Corte. Basta forse la cura sagace de gli interessi, quando sono violate le ra gioni superiori della coscienza ? L ’A u stria, Stato, fu già definita un corpo

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senz’anima. L’A ustria, coacervo di po poli, è un corpo agitato dal dissidio di più anime repugnanti fra di loro, nè lo spirito più largo e m ite del nuovo impe ratore, nè i più sottili avvedim enti di plom atici varranno a conservarne in te gralm ente la vecchia compagine, perchè non v’ha sforzo di buon volere e d’ac cortezza che basti a sanare la contrad dizione fra gli istin ti feudali e m ilita reschi radicati e ribaditi attraverso i secoli e le irrefrenabili aspirazioni della coscienza moderna.

k

Quando i m artiri di Belfiore salivano il patibolo, l’Ita lia era ancora smem brata, e, fuorché nella rocca del Piem onte, serva ; fremevano i generosi ; la folla dei tim idi sospirava e taceva; un volgo titolato e

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-gallonato di retrivi, se non osava giu stificare i carnefici, biasimava sommes sam ente la tem erità delle vittim e. Quando Guglielmo Oberdan subì la stessa sorte, l’ Italia era da tempo libera e unita, ma debole, um iliata, avvinta per dura co strizione politica al suo nemico; i savi si dolevano di quella cruenta im pronti tudine, clie minacciava di com prom ettere la nuova alleanza; il grande poeta im precava all’ im periale carnefice, ma poi, guardandosi attorno, si chiedeva acco rato : «dove sono le a rm i? » ; l’anim a della nazione si dibatteva nell’am ara al tern ativ a o di esplodere in grida imbelli o di raccogliersi in un silenzio che po teva sembrare apatia. Oggi, m entre la forca austriaca prosegue nell’ufficio ne fando, tu tta Ita lia afferma la sua volontà e la sua forza ; tu tta Italia, senza d istin zione di parti e di fedi, bagna di lagrim e e inghirlanda di fiori l’ara del m artirio^ e la stessa sventura, l’im m eritata sven tura, con cui il nemico sperava di fiac ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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caria, m oltiplica le sue energie e le tende inflessibilmente verso il fine im m utabile.

Con Pietro F o rtu n ato Calvi, la trepida attesa ; con Guglielmo Oberdan, la pro testa ; con Cesare B attisti e ISTazario Sauro, la rivendicazione!

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Sono Sé&dH

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La Guerra delle Nazioni

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3 8

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Q U A D ER N I D E L L A G U E R R A

1. G li S ta ti b e llig e ra n ti nella loro v ita economica, fin anz iar ia • militare alla vigilia deila guerra, di G in o r r i n z i v a l l i . Con ap

pendice p er il P o rto g a llo , la T urchia e g li S ta ti balcanici. L. 1 50 2. L a Guerra.Conferenza del Capitano A n g e lo G a t t i . . . 1 3. L a p r e s a d i Leopoli (LEMBERG) e la g u erra au stro ru ssa in

Galizia, di A r n a l d o F r a c c a r o l i . Con 2A incis. e 2 ca rtin e . 3 50

i. C racovia antica capitale d ella Polonia di Sigisxn . K u lc z y c k i.

I n appendice: Per i monumenti di Cracovia, di U g o O je ttì. Con

16 incisioni lu o ri te s to ...1 50 5. S u i c a m p i di' P olon ia, di C o n c e tto P e t t i n a t o . Con prefa

zione di E. Sm sKiEW icz, 37 incis. m o ri te s to e una carta 2 50

6. In A lb a n ia . SEI MESI DI REGNO. Da G uglielmi di Wiad a Essad Pascià. Da Durazzo a Vallona, di A , I t a l o S u l l i o tt i , inviato spe ciale d ella T rib u n a in A lbania. Con iy incisioni luori testo 2 60 7. R e im s e i l suo m artirio. T re le tte : e di D ie g o A n g e li. Con

25 incisioni fuori te s to ...1

8. Trento e Trieste L irredentism o e II problem a adriatico, di G u a l t i e r o C a s t e l l i n i . Con u n a c a r t a ...1

9. A l P a rla m e n to A u stria c o e a l P opolo Italiano. Discorsi del d o tto r C e s a r e B a t t i s t i , deputato di T ren to al P arlam en to di V ie n n a ...2 50 10. L a F ra n c ia in g u erra . Lettere p a rig in e di D . A n g e li 2 50

11. L ’a n im a d e l B e lg io , di P a o l o S a v J L o p e z . In appendice:

L a le tte ra pastorale del C ardinale Mek c ie r, arcivescovo di Malines (Natale 1914). Con 16 incisioni fuori t t s : o ...1 50

1 2. I l M ortaio d a 420 e l Artiglieria te rre s tre nella Guerra Europea, di E . B r a v t t t a , capitano di vascello. Con 26 ine. fuori testo 1 50 13. L a m a rin a n ella g u e rra attu a le,di I t a l o Z in g a r e lli. Con 49 incisioni fuori te s to ...1 50 14. E sercito, M a rin a e A ero n a u tica n e l 1914, dei Capitani

G . T o r t o r a , O. T o r a l d o e G. C o s ta n z i. Con 29 incisioni l 15. P a e s a g g i e s p ir iti d i confine, p er G iu lio C a p rili . 1

16. L ’Ita lia n ella su a v ita econom ica d i fro n te a lla guerra.

Note statistich e racco lte e illu s tra te da G in o P r i n z i v a l l t . 2 50 17. A lcu n e m a n ife sta s io n i d e l p o te re m arittim o, di E to re

B r a v e t t a , capitano di v t s c e l l o ... 1 18. Un m ese in G erm ania d u ra n te la g u e rra, di L u ig i Am

b r o s i n i . Con u n appendice sul Movimento dei P a r titi P o litic i, a cui a di Fe l ic e Ro s i n a... . . 1 50 19. I D a rd a n e lli. L Oriente e la g u erra europea, di G i u s e p p e P ia *

z a . Con 10 incisioni e una c a r t a ...2

2 0. L ’A u stria e l’Italia. N ote e appunti di un g io rn a lis ta italiano a Vienna ( F r a n c o C a b u r i ) ... 1 50 — -- - ' ­ — - ’ — -’ — -— -’ ' ’ —

(61)

21. L ’a sp etto fin a n zia rio d ella g u e rra, di U g o A n c o n a 1 50

2 2. Il L ibro Verde. Documenti diplomaticip re se n ta ti dal m inistro Sonnino il 20 m aggio 1915. Con un r i tr a t t o ...1 23. L a Turchia in g u erra , di E . C . T e d e s c h i . . . 1 50 24. L a G erm ania nelle sue cond izion i militari ed econo mich e dopo

nove mesi di guerra, di M a r io M a r i a n i ...2

25. A L on dra du ra n te la g u e rra, di E t t o r e M o d ig lia n i. In appendice: il discorso di Lloyd George, C incelliei e ae lo Scac chiere, te n u to a L ondra il 19 settem bre 1914. Con 20 incisioni e

6 pagine di m u s i c a ...2

26. L a M arin a ita lia n a , di I t a l o Z in g a r e l l l . Con 49 incisioni fuori t e s t o ...3 27. D ia rio della G uerra d'Ita lia (1915). Raccolta dei Bullet­

t a i ufficiali e altri documenti a cui sono aggiunte le notizie principali su la guerra delle altre nazioni, col testo dei più importanti documenti. Prima Serie (d*l 24 m aggio al 18 giugno). Con 4 r i t r a t t i ...I 25 28. L a Guerra v is ta d a g li sc ritto ri inglesi,di A ld o S o r a n l.

Con prefazione di Rich a rd Ba g o t... 2 29. L a Triplice A lle a n z a dalle origini alla denunzia (1882 1915),

di A . I t a l o S u l l i o t t i ... 1 5 ) 30. L a S erbia n ella su a te r z a gu erra. L e tte re dal campo

serbo di A r n a l d o F r a c c a r o l i . Con 20 incisioni e una c a rtin a d ella S e r b ia ...2

1. V A d ria tico Golfo d 'Italia. L ’Ita lia n ità d i Trieste,

di A t t illo T a m a r o ... . 2 32. D iario della Guerra d 'Italia, li Serie (fino al 31 luglio 1915).

Con 4 p i a n t e ...1 25

33. Oro e C arta. P r e s titi e C om m erci n ella g u e rra eu

r o p e a , di F e d e r i c o F l o r a , della R. U niversità di Bologna. 2 34. A P aricji du ra n te la g u erra . Nuove lettere pa rigine (gen

naio a 'luglio 1915), di D ie g o A n g e l i ...2 50 35. L ’A u stria in g u erra , di C o n c e tto P e t t i n a t o . . . . 2 36. L ’Im pero Coloniale Tedesco, come nacque e come finisce, di

P a o l o G i o r d a n i ...2 37. D ia rio d ella G uerra d'Ita lia . Ili Se ri e (fino al 4 s e tt e m

b re 1915). Col r itr a tto di B a rz ila i e 2 p i a n t e ...1 25 38. L ’U ngh eria e i M a g ia r i nella Guerra delle Nazioni, di A r

m a n d o H o d n ig . Con una c artin a e t n o g r a f i c a ...1 50 39. A ls a z ia e Lorena,di ★ * * . Con prefazione di J e a n Ca rrèrb

e num erosi d o cu m en ti...1 50 40. Il D om inio d e l M are n el conflitto anglo germ anico,

di I t a l o Z i n g a r e l l i ... 2 50

41

. D iario della Guerra d ’Ita lia . IV Seri e (fino a l 19 o ttobre 1915). Con 4 r itr a tti e 4 p i a n t e ...1 25

— — ­ — — — -— -— - ­­ — — ­ ­

(62)

-42. D ia rio d e lla G uerra d ’Ita lia .V Serie (fino al 1. dicem bre 1915) XJcn 4 r i t r a t t i e 2 p i a n t e ... 1 25 43. L a b a tta g lia d i G orizia , di B r u n o A s to r i . Note s c ritte col

lapis, d alle n a rra z io n i racco lte sulle re tro v ie nei g io rn i della lo tta . Con 16 incisioni e 2 c a r tin e ... 2 44. Salonicco, di A l a r i c o B u o n a iu t i . Con 16 in cis. fuori testo 2 50 45. Il P a tto d ì L on dra, firm ato d a ll I ta lia il 30 novem bre 1915, col resoconto ufficiale delle sedute della C am era dei D epufati (1, 2, 3, 4 dicem bre), e del Senato (16 e 17 dicem bre) . . . 2 46. L ’in d u stria d e lla g u erra . Conferenza di E t t o r e B r a v e t t a ,

capitano di vascello...1

47. I l costo d e lla g u erra europea.Spese e perdite. Mezzi di fron teggiarle, di F i l i p p o V i r g i l i i , della R. U n iv e rsità di Siena 2 48. D ia rio d ella G uerra d ’Ita lia .VI Serie (fino a l 19 gennaio 1916).

Con 4 r i t r a t t i e 2 p iante ...1 2 5

49. / tr a tta ti d i la vo ro e la p r o te z io n e d e i n o stri la v o r a n ti a ll’estero, di L u c i a n o D e F e o . Con prefazione di L u i g i L u z z a t t i ...2 50. D ia rio d ella G uerra d ’Ita lia .V IIS erie(finoal59 febbraio 191^>

Con 2 r i t r a t t i e 2 p i a n t e ... 1 .5 51. L a rie d u c a zio n e p ro fessio n a le d e g li in v a lid i della

g u erra , del d o tto r L u ig i F e r r a n n i n i , in caricato p er 1 insegna m ento di M alattie da lavoro e da in fo rtu n i n ella R egia U n iv ersità di Napoli. Con 40 i n c i s i o n i... 2 £.0 52. Vita trie stin a a v a n ti e d u ra n te la g u erra , di H a y d é e

(IDA FlNZI) . . . ... 1 50 53. D ia rio d ella G uerra d ’Ita lia , vili Serie (fino al 13 a p rile 1916V

Con 4 r i t r a t t i e u n a p i a n t a ...1 25 54. L e p en sio n i d i g u e rra, di A l e s s a n d r o G r o p p a l i, della Regia

U niversità di M o d e n a ... 1 25 55. L ’E gitto e la g u erra europea, di O s. F e l i c i . . . . 3 56. L e q u estio n i econom iche d ella g u e rra discusse a Roma

a lla Camera dei D sp u ta ti. Resoconti ufficiali. 420 pagine . 5 57. D ia rio della Guerra d I ta lia . IX Serie (fino al 24 m aggio 1916).

Con 2 r i t r a t t i e 2 pian e ... 1 25 58. L a p o litic a estera d i g u e rra d e ll’Ita lia , discussa a lla Ca

rn e a dei D eputati. Resoconti u ffic ia li...2 59. G orizia nella vita, nella storia, nella sua italianità, di B ru n o

A s t o r i ...2 60. D ia rio d ella G uerra d?Italia,x Serie (fino al 24 giugno 191 fi)

Con 8 r i t r a t t i ... 1 25 61. D ia rio d ella G uerra d ’Ita lia . XI Serie (fino al 5 agosto 1918 .

Con 6 r i t r a t t i ... 1 25 62. L a lotta econom ica d e l dopo g u e rra, di L u c ia n o D e F e o .

Con prefazione di S. E. Giu s e p p e Ca n e p a... 1 50

63

. L v n ostra g u erra n ei co m m en tarii d i P o l i b e (Giu

s e p p e Re in a c h) ... 1 50 ° — ' — ­ — ­ — ‘ ­ ' -— ­ ' — — ' ­

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