Materiali di Estetica, N. 3,1, 2016. Pagina 163
Perché a Verona l’Archivio Dario Fo?
Il non buffo Mistero dell’esodo di un patrimonio molto
milanese
di Emilio Renzi
emilio.renzi1937@alice.it
26 marzo 2016
Verona è una città molto bella. Tutti noi amiamo Verona. Siamo stati a vedere San Zeno e il Pisanello nella chiesa di Sant’Anastasia. Abbiamo trascorso almeno una lunga e commossa serata operistica all’Arena, dal Teatro Romano su in alto alle Torrette abbiamo guardato con piacere le ampie volute dell’Adige.
Ma perché ora l’Archivio Dario Fo e Franca Rame all’Archivio di Stato di Verona?
Dario Fo è milanese, la sua lunga vita artistica è nata a Milano nel dopoguerra dalle parti di Brera, è dilagata nel mondo sino al riconoscimento del premio Nobel per la Letteratura. Ma è rimasto sempre milanese. Per vita vissuta e palcoscenici, intense battaglie artistiche e politiche controversie. L’umana e professionale e pubblica vita della moglie Franca Rame è parallela: al suo fianco sino alla scomparsa nel 2013. E per di più un’ascendenza da una famiglia di teatranti di strada; e le strade erano quelle del Milanese. Perché dunque il loro lascito a Verona?
Centinaia e centinaia di testi e note di regia, migliaia di quadri dipinti da Fo alcuni dei quali cardini di un coerente discorso artistico e civile, bozzetti e fotografie, registrazioni di rappresentazioni in teatri, in studi televisivi, su palcoscenici improbabili. Una miniera per gli studiosi di storia del teatro, di drammaturgia, di sociologia delle comunicazioni, di vita artistica tutt’altro che solo locale. Materiali di estetica in uno dei molti significati del termine. Eppure, a quanto sembra perché dichiarato dallo stesso Fo il giorno prima del suo novantesimo compleanno e comprovato da come sono andate le cose,
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nessun teatro di Milano, nessuna istituzione cittadina, nessun Sindaco o Assessore alla Cultura degli ultimi anni si è fatto avanti con una proposta, un’offerta, un tentativo di dialogo. Una stratificazione di antichi rancori ha evidentemente agito da riflesso inibitorio e silenziatore; Fo aveva le sue idee e non le ha mai nascoste. E con ciò?
Un viaggio a Verona non sarà certo un dramma per studenti e studiosi, ricercatori e laureandi. Al contrario, potrà essere una bella giornata e ne siamo tutti lieti. Peccato che non potranno cogliere i veri luoghi, le stratificazioni culturali, l’humus da cui sono nati e di cui sono nutriti due ribaldi autori cui i compassati accademici di Stoccolma scelsero di conferire il Nobel nel 1997. Tra stupori e invidie, che ancora oggi alimentano un “Mistero non buffo”.