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L'annata agricola 1997 nel Veneto : prime valutazioni

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Academic year: 2021

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ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA

OSSERVATORIO DI ECONOMIA AGRARIA PER IL VENETO

DAVIDE BORTOLOZZO

L’ANNATA AGRICOLA 1997 NEL VENETO Prime valutazioni

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PRESENTAZIONE

Rispettando un impegno assunto già da parecchi anni di fronte agli agricolto-ri e al mondo economico e politico regionale, l’Osservatoagricolto-rio di Economia Agraagricolto-ria per il Veneto riporta in anteprima i risultati dell’annata 1997.

Con la presente pubblicazione, dovuta alla collaborazione del dott. Davide Bortolozzo, nell’anno testé trascorso ad un aumento delle rese unitarie di alcu-ne delle principali colture è corrisposta una diminuzioalcu-ne dei prezzi che ha ri-dotto i ricavi dei produttori. Il calo dei prezzi è conseguenza dell’apprezzamento della lira sul mercato dei cambi, il che ha consentito alla nostra moneta il rientro avvenuto il 24 novembre 1996, negli accordi monetari dell’Unione Europea. La rivalutazione della lira ha determinato un duplice ordi-ne di difficoltà per i produttori agricoli: da una parte vengono facilitate le importazioni e frenate le esportazioni di prodotti agricoli, dall’altra l’ammontare - in lire - dei contributi comunitari espressi in ECU è rimasto allo stesso livello del 1996. La riduzione dei contributi comunitari concessi in vir-tù della riforma MacSharry e delle misure di accompagnamento ha determinato una perdita per l’Italia valutata dalla Commissione in circa 500 miliardi di lire. Tuttavia a fronte di questa nuova disponibilità di fondi comunitari, il nostro Paese non ha ancora provveduto a identificare i settori e le azioni che benefi-ceranno di tali risorse finanziarie. L’unica speranza è che i sacrifici richie-sti oggi alla nostra agricoltura possano in un futuro non lontano tradursi in una rafforzata competitività del settore nei riguardi delle agricolture estere.

Per aumentare la diffusione di queste informazioni che interessano quanti o-perano a diretto contatto con il mondo rurale, da quest’anno, grazie ai nuovi strumenti telematici, il resoconto dell’annata agraria come già altre pubblica-zioni edite da questo Osservatorio sono disponibili su INTERNET (http://www.inea.it/oea/veneto/oea_ve.html).

Si coglie l'occasione per ringraziare quanti con le loro informazioni hanno contribuito ad ampliare e verificare le nostre rivelazioni. In particolare si ringrazia l'Ufficio Statistica della Regione Veneto, il Dipartimento per i Ser-vizi Speciali dell'Agricoltura, il Dipartimento per l’Agrometeorologia, l'Osser-vatorio Regionale per le malattie delle piante l'Ufficio INEA di Contabilità Agraria per il Veneto nella persona del p.a. Otello Mezzalira. Le più vive e-spressioni della nostra riconoscenza vanno alla Banca Antoniana Popolare Veneta, che si è assunta l’onere della stampa e della diffusione della presente pubbli-cazione.

Prof. Ottone Ferro

Direttore dell'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto

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INDICE

INTRODUZIONE

3

ANDAMENTO CLIMATICO

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CEREALI

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COLTURE INDUSTRIALI

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PATATA E COLTURE ORTICOLE

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COLTURE FRUTTICOLE

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VITE

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LATTE

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INTRODUZIONE

Quest’anno il consuntivo finale appare poco favorevole per il settore agrico-lo. Il 1997 si è presentato avaro sia sotto l’aspetto produttivo che dal punto di vista commerciale. Le prime stime indicano che la produzione lorda vendibile ha mostrato una flessione sia in termini nominali che in termini reali. Tale risultato è stato determinato dallo sfavorevole andamento climatico che ha pena-lizzato le colture, in particolare alcune arboree, e dalla significativa ridu-zione dei prezzi di molti prodotti agricoli.

La diminuzione della produzione lorda vendibile, stimata in lire correnti, dovrebbe aggirarsi sull’8%. Se le stime verranno confermate dalle ultime rileva-zioni ancora in corso, si tratterebbe del peggiore risultato ottenuto dall’agricoltura veneta negli ultimi quindici anni. Sarebbe inoltre la prima volta dal 1988 che si verifica una contrazione della PLV in termini nominali. Questa situazione può essere spiegata solo in parte dalla riduzione quantitativa delle produzioni, poiché in termini reali la PLV è calata soltanto dell’1% ri-spetto al 1996: un risultato tutto sommato in linea con i normali andamenti pro-duttivi del settore agricolo.

Il comparto più penalizzato dalla diminuzione della plv è stato quello delle coltivazioni arboree, che peraltro aveva ottenuto risultati particolarmente brillanti nell’annata precedente. Gli unici risultati positivi riguardano le quantità prodotte nei settori delle coltivazioni erbacee e zootecnico, che co-munque non sono riusciti a controbilanciare la pesante contrazione del comparto arboreo.

Variazioni percentuali delle produzioni agricole del Veneto nel 1997 rispetto al 1996

in lire correnti in lire costanti

Coltivazioni erbacee -5% 4%

Coltivazioni arboree -19% -14%

Prodotti degli allevamenti -5% 2%

Produzione Lorda Vendibile -8% -1%

Fonte: stime INEA.

Dopo due anni di considerevoli incrementi il comparto delle colture erbacee ha subito quest’anno una riduzione della produzione lorda vendibile. La progres-siva ed incessante diminuzione del prezzo del mais, la crisi del settore risico-lo, l’aumento dell’offerta e della concorrenza del prodotto comunitario e mon-diale sono i fattori principali che hanno concorso a determinare un risultato economico poco soddisfacente. Non sono infatti bastate dal punto di vista pro-duttivo le ottime rese del mais e della bietola o l’ottima remuneratività della soia per contrastare un generale decremento dei prezzi. I risultati più lusin-ghieri sono stati ottenuti proprio dalle colture industriali. Per la bietola quella appena conclusa sarà ricordata come un’annata molto positiva. Qualche preoccupazione per il futuro è data dal raggiungimento della quota C1 da parte di alcuni zuccherifici che molto probabilmente non permetterà un’ulteriore e-spansione della coltura nella prossima campagna. Molto soddisfacente anche la campagna commerciale della soia che presenta il solo neo relativo allo splafona-mento della superficie garantita per i semi oleosi a livello nazionale. Se le prime stime dovessero essere confermate l’eccesso di superficie coltivata si ritorcerà sugli stessi agricoltori determinando una riduzione delle compensazio-ni ettariali previste dalla PAC. Le avversità hanno invece flagellato il tabacco per il quale il 1997 è stato un anno disastroso. Va peraltro segnalato che l’incremento del 3-4% della produzione lorda vendibile in termini reali (lire costanti) del comparto delle colture erbacee risulta spiegato anche dalla dimi-nuzione della superficie messa a riposo, la cui percentuale obbligatoria è pas-sata dal 10 al 5%.

Risultati molto deludenti sono stati ottenuti dal comparto frutticolo. L’andamento climatico avverso ha influenzato negativamente i risultati produtti-vi. Prima la siccità di fine inverno-inizio primavera e poi le gelate primaveri-li hanno concorso a ridurre la produzione di molte specie arboree. Tale calo produttivo è stato solo in parte compensato dall’incremento di prezzo registrato

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per alcuni tipi di frutta come le pere e le pesche. Particolarmente pesante ap-pare, dal punto di vista commerciale, la situazione del comparto vitivinicolo. I prezzi osservati sul mercato fino ad ottobre sono sempre risultati inferiori a quelli del 1996. Tuttavia l’ottima qualità del vino nel 1997 e la minore quanti-tà prodotta hanno contribuito ad elevare le quotazioni nella nuova campagna di commercializzazione. In termini monetari la produzione lorda vendibile del com-parto ha registrato una pesante battuta d’arresto con una flessione del 19% ri-spetto all’anno precedente, spiegabile in larga parte dal calo in termini quan-titativi.

Deve essere comunque evidenziato che nelle ultime annate la PLV delle colti-vazioni arboree mostra un'oscillazione molto ampia. Dalla campagna 1993 si stan-no infatti alternando annate in cui la PLV aumenta, ad altre in cui invece si registra un decremento. Nello stesso 1996 si era registrato un incremento di quasi il 30% rispetto all'anno precedente per cui il risultato ottenuto nel 1997 deve essere visto anche in relazione a quanto accaduto in precedenza.

Il comparto zootecnico sta uscendo lentamente dalla crisi che lo aveva coin-volto l’anno scorso. I primi segnali positivi giungono soprattutto dal fronte dei consumi, attualmente in aumento dopo la pesante flessione generata dal feno-meno 'vacca pazza'. La politica di valorizzazione delle produzioni portata avan-ti dagli stessi produttori sta riportando il settore ai livelli precedenavan-ti allo scandalo BSE. Rispetto a tutti gli altri comparti dell'agricoltura veneta quello zootecnico ha registrato la minore diminuzione percentuale della produzione lor-da vendibile (-4/-5%). Il segno negativo è in parte dovuto alla non esaltante annata in termini di prezzo che ha caratterizzato gli avicunicoli. L'eccesso di offerta e lo spostamento di parte dei consumi verso le carni rosse ha determina-to una flessione dei prezzi più volte registratasi durante l'anno.

Ad aggravare i risultati ottenuti dalle coltivazioni in generale si è aggiun-to un aumenaggiun-to del cosaggiun-to dei mezzi tecnici che nel complesso è staaggiun-to di circa il 3%. Secondo le stime effettuate dall’ISMEA nel corso del 1997, si sono registra-ti aumenregistra-ti del 3% per i prodotregistra-ti energeregistra-tici, di circa il 2,5% per anregistra-ticrittoga- anticrittoga-mici ed insetticidi, dell’1% per le sementi, dell’1,5% per i servizi contoterzi e di circa il 3% per la manodopera. Solo per concimi (+1%) e mangimi (+2%) si è invece registrata una attenuazione dei rincari rispetto al 1996. Malgrado man-chino informazioni più dettagliate sulla variazione complessiva dei consumi in-termedi si può ritenere che il valore aggiunto del settore agricolo abbia subito una consistente battuta d’arresto dopo i lusinghieri risultati raggiunti negli ultimi anni.

A queste prime valutazioni sull’andamento del reddito agricolo si devono ag-giungere le novità del 1997 circa le misure di politica agraria comunitaria, nazionale e regionale. Infatti da qualche anno il reddito degli agricoltori di-pende sempre più dagli aiuti diretti al reddito e dalle misure di contenimento della produzione, piuttosto che dal sostegno dei prezzi sui mercati interni. A loro volta gli aiuti possono subire delle notevoli variazioni in conseguenza delle fluttuazioni del tasso di cambio.

A questo proposito la novità più rilevante riguarda la fissazione delle pari-tà monetarie, conseguente al rientro dell’Italia negli accordi monetari dell’Unione Europea avvenuto alla fine del 1996. A differenza del recente passa-to in cui la forte svalutazione aveva permesso consistenti aumenti delle compen-sazioni espresse in moneta nazionale, una nuova modifica al sistema agromoneta-rio ha sancito che fino al 1 gennaio 1999 gli importi compensativi saranno lega-ti ad un cambio diverso da quello espresso dai mercalega-ti e pari a 2.030 lire per ECU, già adottato per il pagamento delle compensazioni nel 1996. Pertanto gli agricoltori nel 1997 non subiranno le conseguenze della rivalutazione della li-ra, in quanto il valore del cambio è relativo alla quotazione del 1 luglio dell’anno precedente. È probabile, quindi, che a partire dal 1999 con l’introduzione dell’euro si verifichi una contrazione degli aiuti erogati alle aziende italiane, che potrebbero essere compensati con la disponibilità di aiuti nazionali, come è già stato fatto nel 1996 in occasione della rivalutazione ri-spetto al tasso di cambio applicato nel 1995. Al di là delle ripercussioni di breve periodo, le misure di politica monetaria, che stanno portando verso una stabilità dei tassi di cambio nei confronti dei nostri partner europei, dovreb-bero diminuire l’incertezza che grava sugli scambi commerciali e quindi avere un’influenza positiva sulle aspettative degli operatori del settore.

Sembra evidente, osservando la congiuntura degli ultimi due anni, che il qua-dro economico agricolo sta rapidamente mutando. I redditi agricoli sono più sog-getti agli andamenti dei mercati rispetto al passato e di conseguenza l’abilità

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nella gestione economica sta diventando un fattore imprenditoriale determinante, quanto la conoscenza degli aspetti tecnici. Le recenti flessioni dei prezzi non hanno colto di sorpresa gli operatori più attenti, dato che la riforma della PAC attuata a partire dal 1993 prevedeva la corresponsione di aiuti al reddito come contropartita per una robusta diminuzione dei prezzi d’intervento. La svaluta-zione monetaria - e l’aumento della domanda mondiale di prodotti agroalimentari - avevano annullato l’impatto iniziale della riforma, senza peraltro riuscire ad attutire completamente i contraccolpi del nuovo sistema di sostegno.

Ora gli agricoltori si trovano di fronte a scelte impegnative volte a mante-nere una soddisfacente remunerazione della propria attività imprenditoriale, con la prospettiva ormai certa di ulteriori modifiche al sistema comunitario di pro-tezione ed aiuti di settore. L’Agenda 2000, la comunicazione sul futuro delle politiche dell’Unione Europea presentata dalla Commissione nel luglio del 1997, dedica ampio spazio alle proposte di revisione degli interventi indirizzati all’agricoltura. Le politiche di mercato potrebbero subire notevoli modifiche in conseguenza dell'allargamento ad Est dell'Unione europea e dei nuovi negoziati in corso presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Un serio interrogativo per il futuro riguarda proprio il potenziale produttivo dei paesi dell’Europa Centro Orientale e la capacità competitiva del sistema produttivo italiano. Nuo-ve opportunità di sviluppo e di reddito dovrebbero consolidarsi con la crescente disponibilità di fondi pubblici per azioni rivolte alle aree rurali. Investimen-ti per ammodernamenInvestimen-ti e per riconversioni produtInvestimen-tive, azioni per una concreta valorizzazione delle produzioni locali e non ultime le misure “agroambientali” rivolte alla remunerazione dei servizi di conservazione ambientale forniti dai produttori agricoli e non riconosciuti dal mercato sono alcuni degli interventi che ricevono incentivi finanziari.

ANDAMENTO CLIMATICO

Le condizioni climatiche che hanno caratterizzato l’annata appena trascorsa hanno influenzato in modo rilevante alcuni comparti produttivi del settore agri-colo veneto. In particolare sono risultate determinanti sia la siccità di fine inverno - inizio primavera sia le gelate tardive.

Il 1997 è iniziato con temperature che, in alcune località, sono scese di 12-13 gradi sotto lo zero ed è comparsa la neve anche nelle aree di pianura. Questa situazione climatica ha determinato, in concomitanza con altri fattori, la minor produzione olivicola ottenuta quest’anno nella nostra regione. Malgrado il fred-do intenso registrato nei primi giorni dell’anno, in seguito le temperature si sono mantenute al di sopra dei valori medi tanto che nel mese di gennaio le stesse hanno superato di oltre 2,5 °C i valori di riferimento. A conferma di questa particolare situazione in alcune zone della regione sono stati osservati dei valori termici decadali superiori a quelli registrati negli ultimi trent’anni. Si ritiene che la successiva diffusione di afidi su molte colture, osservata nei mesi seguenti, sia in parte imputabile alla minore rigidità del clima nei mesi invernali.

Il fattore principale che ha contraddistinto la fine dell’inverno e l’inizio della primavera successiva è stato il perdurare di un periodo di siccità. La mancanza di precipitazioni è stata accompagnata da temperature massime decisa-mente sopra la norma, in particolare nel mese di marzo i valori termici osserva-ti hanno superato anche di 10 gradi quelli medi del periodo. I maggiori riflessi dovuti alla siccità si sono fatti sentire sugli erbai già seminati, sulle semine dei cereali primaverili, sulla germinazione dei semi di barbabietola e sull’attecchimento delle piante orticole. Il frumento pur manifestando inizial-mente uno scarso accestimento si è ripreso bene e le rese finali non hanno ri-sentito del difficile avvio di stagione. La mancanza di precipitazioni ha invece ritardato la comparsa dei primi attacchi peronosporici sulla vite. Il periodo di siccità è durato nel complesso per più di tre mesi e la carenza idrica dei ter-reni si è ridotta solo a partire dall’ultima decade di aprile con la caduta del-le prime piogge.

Il contestuale andamento termico ha determinato un anticipo nel ciclo produt-tivo di molte piante, soprattutto fruttiferi, esponendole alle gelate tardive in una fase particolarmente delicata come quella della fioritura-allegagione. Il mese di aprile è stato infatti caratterizzato da un abbassamento delle tempera-ture, massime e minime, al di sotto dei valori medi del periodo. In alcune zone la temperatura è scesa a valori inferiori a -3°C provocando la lessatura delle

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gemme fiorali e dei frutticini. Le colture maggiormente interessate dai danni da gelata sono state il pero, l’actinidia, il pesco ed in certe zone la vite, meno gravi sono risultate invece le conseguenze per il melo.

L’estate è stata caratterizzata da frequenti fenomeni temporaleschi che spes-so hanno assunto carattere grandinigeno. In particolare grandinate violente han-no colpito varie zone delle provincie di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Ve-nezia arrecando seri danni sia alle colture erbacee che a quelle arboree. Nel complesso nel periodo compreso tra la metà di giugno e la metà di luglio le giornate di pioggia sono risultate superiori alla media. La frequenza dei feno-meni meteorici, favorendo il ricambio delle masse d’aria, ha limitato gli effet-ti negaeffet-tivi dell’afa. Da segnalare inoltre i due violeneffet-ti nubifragi accompagnaeffet-ti da trombe d’aria che si sono abbattuti il 20 luglio nelle località di Bibione e Porto Tolle. Nella stagione estiva le temperature più elevate si sono registrate nella prima decade di settembre. Nella rimanente parte del mese le temperature massime hanno continuato a mantenersi su valori superiori alla norma ed una tale situazione ha influenzato positivamente la maturazione delle uve e le successive operazioni di vendemmia.

In ottobre i valori termici sono scesi sotto quelli medi del periodo ed alla fine del mese la regione è stata interessata da una ondata di freddo accompagna-ta da forte vento che ha provocato un sensibile abbassamento delle temperature. La ridotta presenza di eventi piovosi che aveva caratterizzato la fine dell’estate si è protratta anche nel periodo autunnale, favorendo le operazioni di raccolta del mais e le semine dei cereali autunno-vernini, ma creando in al-cune zone dei problemi di stress idrico alle colture arboree. Tra quelle che hanno risentito maggiormente di questa situazione va segnalato l’olivo le cui drupe non hanno avuto un adeguato accrescimento. Il successivo mese di novembre è stato invece caratterizzato da precipitazioni estese ed abbondanti.

CEREALI

Prosegue anche nel 1997 la situazione non positiva che ha caratterizzato il comparto del frumento tenero nelle annate passate. La superficie investita con questa coltura cerealicola continua a ridursi ed ha segnato rispetto al 1996 una flessione di quasi il 35%, interessando in modo omogeneo tutte le provincie. Tra le cause principali che possono spiegare questa situazione si deve ricordare l’avversa situazione meteorologica che ha caratterizzato l’epoca di semina: le piogge hanno infatti ostacolato il normale andamento delle operazioni colturali. La sostanziale riduzione della produzione lorda vendibile complessiva registra-tasi nel 1996 sembra essere un ulteriore fattore che ha indirizzato gli agricol-tori verso altre colture, come i semi oleosi e le colture primaverili. La produ-zione ha raggiunto complessivamente i 2,4 milioni di q.li, manifestando una ri-duzione meno che proporzionale se confrontata con quella che ha caratterizzato la superficie. Questa situazione viene confermata dall’aumento di circa il 9% delle rese medie regionali che si sono localizzate ad un livello di poco infe-riore ai 59 q.li per ettaro, raggiungendo punte massime nella provincia di Vi-cenza dove hanno toccato i 70 q.li per ettaro.

Dal punto di vista della commercializzazione la situazione è apparsa pesante sin dall’inizio dell’anno: nei primi sei mesi del 1997 le quotazioni del frumen-to sono risultate sempre inferiori a quelle raggiunte nell’annata precedente. Anche la nuova campagna di commercializzazione si è aperta con quotazioni infe-riori (-6/-8%) rispetto a quelle dell’analogo periodo del 1996. Una domanda in-terna ancora debole associata ad una scarsa pressione dell’offerta hanno deter-minato scambi limitati ed il prezzo è risultato in genere compreso, a seconda della qualità del prodotto, tra le 26.000 e le 31.000 lire per quintale. Questa situazione è stata inoltre condizionata dagli abbondanti raccolti ottenuti a livello sia comunitario che mondiale.

Il frumento duro continua a rivestire un ruolo sempre più marginale nell’ambito dell’agricoltura veneta. La diminuzione della superficie investita da questa coltura rispetto al 1996 è stata di oltre il 60%, tanto che il grano duro assume importanza solo nelle provincie di Rovigo e Treviso. Le rese medie hanno raggiunto i 48 q.li per ettaro con punte massime di 51 q.li nel rodigino. La mancanza della compensazione comunitaria, prevista invece per le regioni del Centro-Sud, rimane la principale causa dello scarso interesse manifestato dagli agricoltori nei confronti di questa coltura. Per quanto riguarda i prezzi, la

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vecchia campagna di commercializzazione si era conclusa con un generalizzato cedimento delle quotazioni ed una scarsa attività di scambio. La nuova campagna si è invece aperta all’insegna di un incremento dei prezzi rispetto alle quota-zioni dello stesso periodo dell’anno precedente, grazie anche ad una buona qua-lità del raccolto. Il livello del prezzo ha continuato successivamente ad aumen-tare passando da circa 36.000 lire per quintale in luglio fino a raggiungere le 44.000 lire in ottobre-novembre con aumenti superiori anche al 30%. Nel comples-so la produzione lorda vendibile si è ridotta del 67%. I 720 milioni rappresen-tano il fatturato più basso registrato negli ultimi 10 anni. Per il futuro le previsioni non sono facili in conseguenza anche dell’accordo raggiunto dal Con-siglio dei Ministri dell’UE che prevede l’introduzione, anche per questa coltu-ra, di una superficie massima garantita assegnata ad ogni Stato membro. Sembra tuttavia che i buoni prezzi ottenuti in questa campagna di commercializzazione abbiano determinato un aumento degli investimenti a scapito del mais, la cui campagna di commercializzazione è stata poco remunerativa rispetto al passato.

Il progressivo calo delle superfici che ha caratterizzato l’orzo sin dai pri-mi anni novanta ha trovato conferma anche nel 1997, tanto che le aree sulle qua-li è coltivato si sono ridotte di quasi il 60% in sette anni, scendendo nel 1997 sotto la soglia dei 20 mila ettari. L’introduzione dell’orzo nella rotazione trovava valide motivazioni nella necessità di attuare una coltura di secondo raccolto. L’entrata a regime della nuova Politica Agricola Comunitaria, e la conseguente mancanza dei contributi comunitari per la soia di secondo raccolto, ha relegato questo cereale in quelle aree dove è presente una forte componente zootecnica. I prezzi registrati all’inizio della campagna di commercializzazione 1997/98 si sono attestati ad un livello compreso tra le 25.000 e le 27.000 lire per quintale, risultando inferiori a quelli ottenuti nello stesso periodo dell’annata precedente (-10%).

Il mais continua ad essere la coltura maggiormente considerata nelle scelte di investimento degli agricoltori veneti, nonostante già dalla scorsa annata i segnali provenienti dal mercato, in termini di prezzo, non fossero rassicuranti. Nel 1997 la superficie investita da questo cereale ha quasi raggiunto i 280.000 ettari, con un incremento rispetto all’annata precedente del 2%. Un tale aumento è stato in parte generato dalla riduzione dal 10 al 5% della percentuale di su-perficie da mettere a riposo in quest’annata, che ha permesso il rientro in pro-duzione di terreni altrimenti improduttivi. Le provincie nelle quali il mais trova maggiore diffusione sono quella di Padova, dove la coltura si estende su quasi 65.000 ettari, e quelle di Rovigo e Treviso, nelle quali l’areale di col-tivazione supera i 50.000 ettari.

Il buon andamento meteorologico ha favorito la maturazione della granella, una buona essiccazione della stessa sulla pianta ed anche un regolare decorso delle operazioni di trebbiatura e raccolta. Solo i seminativi colpiti dalle grandinate di inizio estate sono stati penalizzanti, in misura talvolta totale, dal punto di vista produttivo. La produzione ha raggiunto quest’anno i 30 milio-ni di q.li segnando un incremento del 6% rispetto alla scorsa annata. Continuano a crescere le rese medie unitarie regionali che per il secondo anno consecutivo hanno superato i 100 q.li per ettaro. In particolare tale soglia è stata supera-ta nelle provincie di Vicenza, Verona, Rovigo e Treviso. Di notevole rilievo il risultato ottenuto nella provincia di Treviso dove la resa media ha raggiunto i 138 q.li per ettaro. Agli ottimi risultati quantitativi si è osservata anche una buona qualità della granella sia dal punto di vista merceologico che nutriziona-le.

Se sul piano agronomico-produttivo l’annata 1997 può essere considerata una fra le migliori, decisamente opposta si è presentata la situazione dal punto di vista commerciale. Il clima di pesantezza che aveva caratterizzato il mercato di questo cereale già nel 1996 si è protratto anche nei primi mesi del 1997. La situazione si è aggravata quando sono risultate disponibili le nuove produzioni: l’offerta abbondante, non compensata da un’adeguata domanda, ha trascinato al ribasso le quotazioni del mais, che hanno perso anche il 30% rispetto allo stes-so periodo dell’anno precedente. Una conferma della difficile situazione è te-stimoniata dal fatto che nella prima quindicina di ottobre i prezzi sono scesi addirittura al di sotto del prezzo di intervento. Il crollo delle quotazioni è stato generato, oltre che dall’abbondante produzione nazionale, anche dalla pressione dell’offerta estera e dalla stagnazione della domanda esercitata dal settore zootecnico.

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Nel complesso l’aumento della produzione non è riuscito a compensare la pe-sante flessione dei prezzi e la variazione, rispetto all’anno precedente, della produzione lorda vendibile ha registrato un segno negativo (-19%). La campagna di commercializzazione si presenta quindi alquanto difficile ed incerta anche in considerazione del fatto che le prime previsioni indicano un superamento del 2,6% della superficie massima garantita a livello nazionale. Questo determinerà una corrispondente diminuzione percentuale della superficie ammessa a beneficia-re delle compensazioni al beneficia-reddito.

Durante il 1997 è emersa in misura sempre più evidente la difficile situazio-ne in cui si trova il settore risicolo. Per la prima volta, da quando sono in vigore gli accordi GATT e la OCM di comparto, le quotazioni del risone sono sce-se al di sotto del prezzo di intervento comunitario. Tale situazione è la diret-ta conseguenza di una serie di eventi che sinergicamente hanno contribuito a determinare la caduta dei listini. Tra di essi devono essere ricordati l’abbondante produzione a livello nazionale e comunitario alla quale si aggiun-gono le importazioni agevolate di riso extracomunitario. Le nuove produzioni sono state quotate su valori inferiori a quelli della campagna precedente: per i tondi il prezzo era inizialmente di 60.000 lire per quintale mentre per quelli a grana lunga e per le varietà da parboiled di circa 65.000 lire. Non si è sot-tratta a questo andamento nemmeno la varietà Arborio che all’apertura della cam-pagna di commercializzazione 1997/98 aveva dei prezzi anche del 20% inferiori a quelli dell’anno precedente.

COLTURE INDUSTRIALI

Per la bietola il 1997 è stato senz’altro un anno favorevole. Trascinati dai buoni risultati economici ottenuti nell’annata precedente, gli investimenti sono aumentati del 12%, tanto che la coltura si estende ormai su una superficie com-plessiva superiore ai 44.000 ettari. Solo nella provincia di Treviso si è osser-vata una significativa diminuzione della superficie, con la perdita di circa 500 ettari.

All’inizio del ciclo di coltivazione il prolungarsi del periodo di siccità aveva preoccupato gli agricoltori per i suoi possibili riflessi sulla germina-zione dei semi. In seguito però la bietola ha saputo recuperare tale svantaggio iniziale e, grazie al favorevole andamento stagionale, ha conseguito risultati produttivi estremamente positivi. Le rese medie in radici sono intorno a 570 q.li ad ettaro con punte massime in alcuni comprensori del padovano dove sono stati superati i 600 q.li ad ettaro. In aumento anche tutti gli altri paramentri quanti-qualitativi. La resa in saccarosio è risultata, in media, compresa tra 83 e 92 q.li ad ettaro con un titolo polarimetrico che, a seconda del comprensorio, è oscillato tra 14,9 e 15,7°. La ridotta presenza di precipitazioni durante il periodo di raccolta ha inoltre favorito una regolare consegna del prodotto agli zuccherifici, che non hanno mai dovuto sospendere le lavorazioni. Infezioni di cercospora vengono segnalate in alcune zone e solo l’impiego di varietà tolle-ranti, unito ad una tempestiva difesa fitosanitaria, ha permesso di contenere i danni provocati da questa crittogama. Su certe coltivazioni sono stati inoltre riscontrati dei forti attacchi sia di afide verde che di afide nero.

Rispetto al 1996 il prezzo è diminuito di circa 1.000 lire infatti, con l’accordo interprofessionale siglato nel giugno scorso, il prezzo base per le bietole del Nord Italia è stato fissato a 10.600 lire per quintale per una pola-rizzazione di 16°. Tuttavia i migliori risultati qualitativi ottenuti in quest’annata hanno saputo in parte compensare questa riduzione, consentendo all’agricoltore di vedersi pagato il prodotto a quotazioni comprese tra 9.800 e 10.400 lire al quintale. Nel complesso quindi la redditività della coltura è risultata buona anche nel 1997, con una produzione lorda vendibile media per ettaro superiore ai 5 milioni di lire.

La decisione di ridurre gli aiuti nazionali al settore bieticolo, nelle voci di spesa della Finanziaria 1998, aveva creato notevole tensione. Dopo le prote-ste degli agricoltori, sfociate nella manifestazione del dicembre scorso, il settore bieticolo-saccarifero potrà comunque contare sulla disponibilità di 138 miliardi di lire a fronte dei 65 previsti inizialmente.

Per quanto riguarda la prossima campagna di semina viene segnalato un aumento delle richieste di investimento da parte degli agricoltori, anche in considera-zione delle flessioni di prezzo che hanno caratterizzato le colture cerealicole.

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Tuttavia un ulteriore ampliamento delle superfici coltivate a bietola sarà in-fluenzato dalla produzione complessiva di zucchero ottenuta nel 1997. Nei casi in cui vi sia stato un riporto nella quota C1 questo sarà imputato alla campagna 1998, con la conseguente ripercussione in termini di superficie.

Per il tabacco l’annata appena conclusa può essere considerata come una delle peggiori degli ultimi 10 anni. Lo sfavorevole andamento climatico che aveva con-traddistinto il mese di giugno, con frequenti sbalzi termici e basse temperature notturne, ha causato forti stress alle piante di tabacco predisponendole alle infezioni virali. La trasmissione di virus PVY, TSWV, TMV, favorita dalla pre-senza nell’ambiente di afidi alati, ha causato un blocco dello sviluppo vegeta-tivo, ingiallimenti già sulla prima corona di foglie e necrotizzazione dei tes-suti. Ad aggravare la situazione hanno concorso in seguito anche vari parassiti fungini e solo il miglioramento delle condizioni meteorologiche ha permesso una riduzione della propagazione delle malattie e del relativo danno alle coltiva-zioni. Gli areali interessati dai danni provocati dalle virosi si estendono su 104 comuni distribuiti nelle provincie di Padova, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Secondo le prime stime effettuate dagli organismi regionali le perdite di prodotto oscillerebbero dal 40 al 60% a seconda della località, con punte massime del 95% in alcuni areali di coltivazione. La redditività della coltura è stata pertanto compromessa sia dalla diminuzione delle rese che dalla peggiore qualità del prodotto ottenuto. Rimane intanto ancora bloccata nelle sedi comuni-tarie l’attesa riforma dell’OCM che, secondo le previsioni, doveva essere varata entro il 1997.

Dopo il buon decorso della passata annata, la campagna 1997 ha riassegnato definitivamente alla soia un ruolo di primaria importanza nell’ambito delle col-ture industriali e, in generale, dei seminativi. L’allettante compensazione et-tariale, la riduzione al 5% della superficie a set aside ed una domanda sostenu-ta sia per il seme che per i derivati proteici hanno oriensostenu-tato gli agricoltori a preferire questa coltura rispetto ad altre, come i cereali autunno-vernini. Nei confronti del 1996 la superficie è aumentata del 25% circa attestandosi sopra i 100.000 ettari: un areale di diffusione così esteso non veniva raggiunto dai primi anni novanta. Le zone dell’entroterra veneziano rimangono quelle nelle quali la coltura è maggiormente diffusa (30.000 ettari), seguite dalle provincie di Padova e Verona. Molto positivi sono anche i risultati in termini produttivi con un raccolto complessivo pari a 4,3 milioni di q.li, superiore del 30% ri-spetto al precedente. In leggero aumento anche le rese che si sono attestate ad un livello medio di 41 q.li ad ettaro, con punte massime di 45 q.li in provincia di Vicenza.

Per quanto riguarda la commercializzazione deve essere messo in evidenza che per la soia non è stato raggiunto nemmeno quest’anno l’accordo interprofessiona-le tra interprofessiona-le parti agricointerprofessiona-le e quelinterprofessiona-le industriali, che si sono trovate su posizioni molto distanti. In definitiva ormai l’ultimo accordo siglato risale al 1995 e nella corrente annata i produttori di soia hanno venduto in base alle quotazioni raggiunte da tale derrata sui mercati locali. All’apertura della nuova campagna di commercializzazione i prezzi si sono collocati al livello di 42-44.000 lire per quintale per poi salire ulteriormente, fino a raggiungere nel mese di novem-bre quotazioni superiori alle 47.000 lire a quintale. Nel complesso rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente l’incremento del prezzo è risultato di circa il 10%. Sia l’incremento in termini di produzione complessiva che la buona remuneratività ottenuta dal prodotto sul mercato hanno permesso alla coltura di ottenere ottimi risultati in termini di produzione lorda vendibile che, rispetto al 1996, è aumentata di oltre il 40%. Le previsioni per i prossimi mesi sono di un incremento del prezzo che, vista la buona remuneratività ottenuta quest’anno, spingerà ad un ulteriore aumento degli investimenti nella prossima campagna di semina.

Continuano a diminuire in misura considerevole le superfici coltivate a gira-sole che quest’anno hanno registrato una pesante flessione. La superficie com-plessiva è scesa a circa 3.300 ettari, perdendo in una sola campagna ben il 62% dei terreni coltivati con tale oleaginosa. Particolarmente pesante è stata la riduzione osservata nelle provincie di Padova e Rovigo (dove ha superato l’80%) tanto che attualmente l’unico areale di una certa rilevanza si trova nel verone-se. Questa situazione sembra essere la diretta conseguenza della riduzione delle superfici destinate a set aside, sulle quali possono essere coltivate colture a scopo non alimentare. Anche la maggiore redditività di altre colture, ed in par-ticolare della soia, potrebbe aver influito sulle scelte dei produttori. La

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flessione delle produzioni segue un andamento speculare a quello visto per le superfici attestandosi ad un livello di poco inferiore ai 100.000 quintali. Le rese medie regionali sono salite a 30 q.li ad ettaro manifestando un incremento di circa il 3%. Anche per il girasole produttori e trasformatori non sono riu-sciti a definire ed approvare un accordo interprofessionale che fissasse il prezzo minimo del seme in funzione delle quotazioni dell’olio sul mercato di Rotterdam. L’industria ha quindi acquistato il seme alle stesse condizioni dello scorso anno, pagandolo ad un prezzo minimo garantito sulla base del 42% delle quotazioni dell’olio a Rotterdam. All’inizio della campagna di commercializza-zione le quotazioni di quest’ultimo prodotto erano risultate basse ed inferiori sia a quelle dell’anno precedente (-10%) che a quelle relative all’olio di soia, tanto che una certa redditività poteva essere ottenuta solo grazie al favorevole rapporto di cambio tra dollaro e lira. Le quotazioni sono arrivate inizialmente fino a 38.000 lire per quintale, con maggiorazioni fino a 3.000 lire per quinta-le per il seme con alto contenuto in acido oquinta-leico (superiore all’80%).

Importanti novità riguardano le colture di girasole e colza ad uso non ali-mentare per le quali è stato siglato un accordo interprofessionale triennale per la determinazione del prezzo di vendita di tali prodotti. In base a tale accordo si sono fissati dei prezzi di base, tuttavia questi potranno variare in funzione delle quotazioni del gasolio per riscaldamento, inoltre è stato fissato anche un prezzo minimo garantito per la materia prima. Essendo diminuito il prezzo del gasolio, la quotazione definitiva per il seme di girasole è stata pari a 27.925 lire per quintale, mentre per il colza il prezzo è stato fissato al livello di 30.790 lire per quintale. Nonostante l’accordo avesse preceduto temporalmente le semine si prevede una riduzione delle superfici investite con colture no food. I ridotti margini economici per le colture non alimentari e l’utilizzo di terreni per i quali è comunque prevista una compensazione riducono la convenienza ad inserire queste colture nella rotazione agronomica.

Nel 1997 l’Italia ha superato la superficie massima garantita per le colture oleaginose. Lo sforamento è stato di poco inferiore al 50% e determinerà, dopo il conguaglio con gli altri paesi comunitari, un superamento di circa il 3% del-la superficie massima garantita a livello comunitario. Se i controlli finali confermeranno questa situazione la riduzione delle compensazioni a carico degli agricoltori italiani sarà del 10%. Una tale situazione è in parte derivata da investimenti speculativi effettuati in zone scarsamente vocate per la coltiva-zione di tali specie vegetali, la redditività delle quali è garantita più dalle compensazioni che non dalle effettive produzioni.

Tra le leguminose da granella segnaliamo l’aumento delle superfici coltivate a fagiolo e pisello che, pur attestandosi ancora su livelli modesti, sono cre-sciute nel 1997 di circa 150 ettari, interessando in modo particolare le provin-cie di Belluno, Verona e Vicenza. Contrastante l’andamento produttivo che ha visto un decremento delle rese medie unitarie del 10% per il fagiolo ed un au-mento di quasi il 20% per il pisello.

PATATA E COLTURE ORTICOLE

L’andamento meteorologico non ha favorito il regolare decorso delle coltiva-zioni di patata. L’emergenza della parte epigea della pianta è risultata molto lenta per la ridotta o nulla presenza di precipitazioni durante i primi mesi dell’anno. Successivamente i forti abbassamenti termici verificatisi nelle prime due decadi del mese di aprile hanno causato seri danni alla parte area. Tra le principali patologie vengono segnalati quest’anno numerosi focolai di Rizoctonia solani anche se il fenomeno che ha destato maggiore preoccupazione è la presenza di virosi. In particolare l’Osservatorio per le malattie delle piante ha segna-lato la presenza del virus PVY ntn che colpendo i tuberi li rende inadatti alla utilizzazione industriale in quanto causa la mancata o parziale trasformazione degli zuccheri semplici in amido.

Nel complesso la superficie si è mantenuta sugli stessi livelli dello scorso anno attestandosi intorno ai 4.000 ettari. La provincia nella quale questa col-tura trova maggiore diffusione resta sempre Verona, anche se si deve evidenziare per questo areale una diminuzione della superficie del 12% rispetto al 1996. Le avverse condizioni climatiche e fitosanitarie hanno avuto una ridotta influenza sulle rese medie unitarie che hanno raggiunto i 340 q.li per ettaro con un in-cremento del 10% rispetto al 1996. La produzione si presenta di buona qualità per

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le colture precoci, peggiora invece per quelle che hanno sofferto le gelate e hanno emesso ricacci. In generale comunque la raccolta ha reso disponibile un prodotto buono per pezzatura, forma e colore.

Dal lato della commercializzazione il prezzo dei tuberi in bins si è attestato, tra la fine di giugno e la metà di luglio, ad un livello compreso tra 350 e 400 lire/kg. Per quanto riguarda il prodotto destinato all’industria di trasformazione va ricordato che nel corso dell’annata è stato raggiunto un accordo tra le parti interessate per la fissazione del prezzo di vendita del prodotto. Pur fissando un prezzo indicativo, che varia da 150 a 220 lire/kg a seconda del calibro e della qualità, le parti hanno concordato che il prezzo di cessione sia legato all’andamento di mercato, aumentandolo o diminuendolo a seconda che il prezzo di mercato sia rispettivamente superiore o inferiore a quello indicativo. Sono inoltre stabilite delle soglie minime al di sotto delle quali il prezzo di cessione non può scendere, in modo da garantire almeno una copertura dei costi sostenuti dagli agri-coltori.

La produzione lorda vendibile del settore orticolo si è attesta sui valori rag-giunti lo scorso anno. Il 1997 è stato inoltre il primo anno di applicazione della nuova OCM di comparto che nella nostra regione ha riconosciuto 5 organizzazioni dei produttori, tre delle quali già previste in base al regolamento CE 1035/72.

Rispetto ad altri areali produttivi italiani, le coltivazioni di fragola presenti nella nostra regione non sono state eccessivamente penalizzate della gelate di a-prile. In particolare quella del 9 aprile non ha causato gravi danni ed i primi stacchi di prodotto hanno messo in evidenza, in generale, delle buone caratteristi-che qualitative. Gli impianti presenti in provincia di Rovigo hanno sofferto in misura maggiore il freddo e la siccità tanto da risultare in parte limitati nello sviluppo vegetativo dell’apparato fogliare. Lo stato fitosanitario della coltura, sia in pieno campo che in coltura protetta, è risultato comunque soddisfacente e solo sporadicamente si segnalano forti attacchi di tripidi ed oidio. Nel mercato il prodotto è stato quotato, tra aprile e la fine di maggio, ad un livello medio di circa 4.000 lire/kg, raggiungendo all’inizio del mese di maggio valori di poco in-feriori alle 5.000 lire/kg.

Buona appare nel complesso la campagna commerciale dei radicchi, soprattutto per quelle varietà che hanno ottenuto già nella passata annata il riconoscimento comu-nitario di Indicazione Geografica Protetta. Nei confronti con il 1996, i primi mesi di quest’anno hanno visto un notevole incremento del prezzo di tutte le varietà, con quotazioni che non di rado sono più che raddoppiate. Per le nuove produzioni le quotazioni registrate a novembre sono state estremamente positive: il Variegato di Castelfranco, lavorato e confezionato, spuntava prezzi compresi tra 5.500 e 6.500 lire/kg mentre il Rosso di Treviso invernale veniva quotato tra le 7 e le 9.000 lire/kg. Ancora una volta quindi selezione e preparazione del prodotto esaltano le già ottime qualità dello stesso. Meno esaltante la situazione per gli altri tipi di radicchio, quali il Rosso di Chioggia, il Rosso di Verona, il Trevigiano estivo ed il Bianco di Lusia, che nello stesso periodo venivano pagati tra le 1.300 e le 1.700 lire/kg. Nel mese di dicembre, le prime quotazioni registrate per le varietà dotate di Igp indicano un livello medio dei prezzi superiore del 15% rispetto al prodotto di pari qualità venduto in confezione ordinaria.

Per il pomodoro, in mancanza di un accordo interprofessionale a livello naziona-le, i rappresentanti delle industrie trasformatrici e delle associazioni dei pro-duttori di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia hanno separatamente siglato un accor-do per la campagna 1997/98. L’intesa stabilisce la percentuale di scarto da appli-care al prodotto consegnato (compresa tra 0 e 15% per ogni singola partita), i co-sti accessori e le norme di qualità. Nelle zone della Bassa padovana, ed in tutte quelle a più elevata densità di coltivazione, sono stati segnalati attacchi da par-te di virus che hanno causato danni su bacche e spar-teli, mentre non sono stati osser-vati attacchi di peronospora di grave entità.

I danni maggiori, provocati dalle gelate di aprile, sono stati arrecati alle col-ture semiforzate di melone che a quell’epoca erano già state trapiantate. I danni sono risultati evidenti soprattutto in prossimità della raccolta quando interi ap-pezzamenti hanno manifestato segni di collassamento delle piante. Questa situazione non ha invece interessato le colture trapiantate in epoca successiva e quelle col-tivate sotto tunnel grande. Lo stato fitosanitario della coltura è stato inoltre aggravato dalla presenza massiccia di afidi all’inizio del mese di giugno. Per quanto riguarda la commercializzazione di questo frutto, è indispensabile per il produttore arrivare sul mercato con un prodotto uniforme dal punto di vista quali-tativo, per forma, peso e grado zuccherino. Solo in tal modo si potranno spuntare

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prezzi medi alla produzione anche di 2.500 lire/kg, con punte massime di 5.000 li-re/kg nella primi quindicina di luglio, come hanno ottenuto gli agricoltori di al-cuni comprensori produttivi del rodigino. In alcune zone le rese unitarie del coco-mero sono state ridotte dal verificarsi, in prossimità della raccolta, di attacchi di ragnetto rosso che hanno bloccato la maturazione dei frutti.

COLTURE FRUTTICOLE

Dopo i pessimi risultati dello scorso anno, il melo è ritornato su livelli produttivi più elevati, risultando però ancora inferiori rispetto alle annate particolarmente positive del 1991, 1993 e 1995. La produzione complessiva ha superato nel 1997 i 3 milioni di quintali, con un aumento di poco inferiore al 10% rispetto al 1996. Gli incrementi maggiori hanno interessato i gruppi delle Red Delicious e delle Imperatore-Rome Beauty, mentre minori sono risultati per le Golden Delicious. Le rese medie unitarie sono state di poco inferiori ai 350 q.li per ettaro: un tale risultato produttivo è stato comunque limitato dal non favorevole andamento climatico che ha caratterizzato la prima parte della sta-gione vegeto-produttiva. Gli abbassamenti termici verificatisi nel mese di apri-le, quando le piante si trovavano nella fase di fioritura-allegagione, hanno causato pesanti ripercussioni quanti-qualitative. Nell’area dell’Adige le prime stime segnalavano danni del 50% per le coltivazioni colpite, mentre nel rodigino il danno raggiungeva anche l’80%. Una parte del raccolto presenta inoltre cin-ghiature ed altri difetti della buccia che ne riducono il livello qualitativo. Danni alla produzione sono stati causati nei mesi estivi anche dalle grandinate che hanno colpito, in particolare, alcuni comuni della Bassa veronese. Dopo il progressivo calo che aveva interessato sin dal 1991 le aree sulle quali si e-stendeva la melicoltura veneta, la superficie in produzione è aumentata quest’anno di circa il 2% arrivando a 9.200 ettari.

Per quanto riguarda l’andamento fitopatologico si segnala quest’anno la ri-dotta influenza della ticchiolatura, limitata nella diffusione dalla scarsa pio-vosità primaverile. I tecnici segnalano viceversa un ritorno dell’afide lanigero e consistenti attacchi del litocollete del melo che hanno provocato, nei casi più gravi, la defogliazione parziale delle piante.

Non del tutto positiva la nuova campagna di commercializzazione che ha regi-strato prezzi inferiori a quelli dell’anno precedente. Già a partire dalla prima parte dell’anno la produzione del 1996 aveva subito la concorrenza del prodotto cileno ed argentino e successivamente, per le nuove produzioni, la richiesta di questo frutto tipicamente autunnale è stata ridotta da una serie di cause conco-mitanti. Vanno ricordate l’elevata offerta di prodotto, la non sempre elevata qualità dello stesso, la riduzione dei consumi a causa di un andamento climatico con temperature superiori alla norma e la presenza sul mercato di altre specie frutticole. Ad inizio campagna i prezzi delle Golden Delicious oscillavano tra 350 e 500 lire/kg, quelli delle Imperatore tra 300 e 400 lire/kg, le Granny Smith tra 400 e 450 lire/kg e le Stayman Red tra 700 e 800 lire/kg. La situazio-ne in seguito è rimasta pesante presentando quotazioni in ribasso.

Per il pero l’annata appena conclusa è risultata decisamente negativa dal punto di vista produttivo. La riduzione è stata di oltre il 30% nei confronti dell’anno precedente ed ha fatto scendere la produzione ad un livello di poco inferiore ad un milione di quintali. Per trovare un risultato produttivo così negativo si deve ritornare al 1989 quando il raccolto non superò gli 800 mila quintali. A determinare una tale situazione ha contribuito anche la diminuzione del 5% osservata per la superficie in produzione. Maggiore peso hanno avuto i fattori climatici, quali le gelate primaverili e le grandinate estive. Sulle pere inoltre si sono manifestati, in modo più evidente rispetto alle mele, i riflessi negativi sulla qualità della merce. Infatti i difetti presenti sulla buccia dei frutti colpiti impediscono agli stessi di essere commercializzati come merce di Ia qualità.

Problemi di ordine fitopatologico sono intervenuti con la maculatura bruna del pero e le infestazioni di Psilla nel mese di maggio. Notevole preoccupazione ha generato l’individuazione nella nostra regione dei primi focolai di infesta-zione dell’Erwinia amylovora. Questo batterio, che provoca il colpo di fuoco batterico delle pomacee, è stato trovato in alcuni pereti localizzati nelle pro-vincie di Rovigo e Verona. Oltre alla tempestiva distruzione dei frutteti colpi-ti, la Regione ha attivato una serie di accurati controlli su una fascia di

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pro-tezione di oltre 2.000 km quadrati, per evitare la diffusione di questa temibile avversità.

La minor disponibilità di prodotto ha avuto riflessi positivi sulla campagna di commercializzazione che si è aperta con prezzi decisamente remunerativi per i produttori e superiori, anche del 20-30%, rispetto alle quotazioni dello scorso anno. Le produzioni della cultivar Abate Fetel sono state pagate anche 1.300-1.400 lire/kg, la Decana del Comizio circa 1.000 lire/kg mentre la Passacrassana 600-700 lire/kg.

La produzione di pesche e nettarine è stata penalizzata da un andamento cli-matico sfavorevole. Le temperature miti dei primi mesi dell’anno avevano deter-minato un anticipo delle fasi vegetative di circa 10-12 giorni. La situazione è tuttavia mutata quando, in concomitanza di fasi vegetative particolarmente su-scettibili, si sono verificati forti abbassamenti termici. Le gelate notturne, che si sono susseguite durante la prima parte del mese di aprile, hanno determi-nato una diminuzione della temperatura sino a 3-4 gradi sotto lo zero. Questo particolare andamento climatico, oltre a ridurre l’anticipo vegetativo sino ad allora accumulato, ha limitato fortemente la produzione che si è attestata a 968.000 quintali, con una diminuzione del 40% rispetto alla precedente annata. Un analogo andamento hanno avuto anche le rese medie unitarie che non hanno su-perato i 150 q.li ad ettaro per le pesche ed i 130 q.li ad ettaro per le netta-rine. Nel complesso la peschicoltura veneta si estende su di una superficie (in produzione) di circa 7.300 ettari, dei quali oltre il 95% si trova in provincia di Verona.

Problemi fitosanitari sono stati arrecati dai forti attacchi di afide verde e dalla presenza delle moniliosi in fase di raccolta che, riducendo la conservabi-lità dei frutti, ne hanno influenzato la commerciabiltà. Ma l’avversità che de-sta maggiore preoccupazione nei frutticoltori veneti è de-stata la presenza del ceppo M del virus PPV, meglio noto come Sharka, che causa la vaiolatura delle drupacee. Come noto contro tale virus l’unica soluzione è l’estirpazione del frutteto e la distruzione delle piante. A tale riguardo, il Servizio Fitosanita-rio Regionale ha intensificato i controlli, sia in pieno campo che in vivaio, in modo da circoscrivere i focolai di infestazione del virus. A seguito di tale indagine sono stati distrutti 27.000 astoni e dovranno essere estirpati 330 et-tari di frutteto. Nel frattempo la regione ha reso disponibili degli indennizzi per gli agricoltori colpiti. I contributi erogati sono a fondo perduto ed impe-gnano il richiedente a reimpiantare il frutteto entro tre anni dall’estirpazione, facendo uso di materiale virus esente.

Dal lato della commercializzazione le pesche a pasta gialla sono state quota-te ad inizio campagna tra 1.100 e 1.200 lire/kg, mentre le nettarine ad un li-vello di poco superiore alle 1.000 lire/kg. Buona collocazione ha trovato la merce di pezzatura più elevata, mentre per le pesche a pasta bianca si sono os-servate quotazioni inferiori rispetto a quelle a pasta gialla (900-1.000 li-re/kg). Il mercato è stato inoltre influenzato dalla pressione esercita dall’offerta di altri paesi comunitari (come la Spagna) e da un’estate sostan-zialmente fresca che non ha favorito i consumi.

Il Ministero per le politiche agricole ha dato recentemente attuazione ai re-golamenti Ce che prevedono la concessione di premi per l’estirpazione di frutte-ti di mele, pere, pesche e nettarine. Quesfrutte-ti premi verranno concessi agli agri-coltori che abbiano un frutteto di dimensione pari ad almeno 0,5 ettari per le pomacee e 0,4 ettari per le drupacee ed aventi, in ogni caso, una densità pari o superiore a 300 piante per ettaro. Il premio risulta pari a 5.000 ECU/ha nel caso sia estirpata la totalità dell’impianto mentre si riduce a 4.000 qualora il disinvestimento sia solo parziale. Nella nostra regione il provvedimento inte-resserà una superficie di riferimento pari a 214 ettari di meleti e pereti e 203 ettari di pesche e nettarine, pari all’1% della superficie investita da queste colture frutticole. Vi sarà la possibilità di un aumento della superficie nel caso in cui in altre regioni le richieste siano inferiori all’assegnazione ini-ziale. L’agricoltore che riceve il premio per l’estirpazione si impegna a non reimpiantare frutteti delle specie sopra elencate sulla medesima superficie per un periodo di 15 anni. Non mancano le critiche da parte degli operatori del set-tore a questo provvedimento che, pur cercando di riequilibrare produzioni e con-sumi, non sembra essere inserito in maniera organica nella nuova struttura giu-ridica della OCM di comparto.

Tra le altre colture frutticole si segnalano le penalizzazioni produttive ar-recate dalle gelate all’actinidia che, secondo le prime stime, dovrebbe aver

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subito in media danni del 30%, con punte massime del 90% in alcune aree del ro-digino. Per quanto riguarda i prezzi le prime rilevazioni sul mercato indicano, per le nuove produzioni, delle quotazioni che oscillano tra 1.000-1.400 lire/kg, con un incremento di circa il 40% rispetto al 1996.

L’olio di oliva acquista sempre un maggiore peso nell’alimentazione e continua ad aumentare la richiesta del prodotto tipico della nostra regione. Pur essendo limi-tata la superficie dove l’olivo viene coltivato in forma specializzata, la produ-zione di olive quest’anno è risultata influenzata da una serie di eventi climatici e fitopatologici. Nei primi mesi le gelate tardive hanno arrecato seri danni, la cui entità variava in funzione della cultivar. In seguito si è rilevata un’insolita presenza della mosca olearia, la cui diffusione è stata favorita dall’andamento climatico. Dove i trattamenti non sono stati tempestivi i danni alla produzione sono risultati gravissimi. Secondo le prime stime la resa in olio dovrebbe essere buona così come la qualità del prodotto ottenuto. Decisamente negativa invece la campagna commerciale che ha registrato prezzi inferiori anche del 30% rispetto a quelli del 1996.

VITE

Annata climatologicamente difficile per la vite quella che si è appena conclusa. Le temperature superiori alla norma del periodo invernale, favorendo il germoglia-mento precoce, hanno reso vulnerabili le piante di vite alle gelate primaverili. Sono stati segnalati, nelle aree interessate da forti abbassamenti termici, dei sensibili danni, in particolare alle varietà Merlot, Pinot bianco e Chardonnay. Nella parte orientale delle provincie di Treviso e Venezia i vitigni hanno inoltre sofferto il perdurare del periodo di siccità. Un clima ottimo, unitamente alla pre-senza di grappoli spargoli, ha invece creato le migliori condizioni per una regola-re maturazione delle uve. In generale lo stato fitosanitario della vite è risultato buono. Le infezioni primarie di peronospora si sono avute solo dopo la metà di mag-gio e sono state successivamente ben contenute dalla puntuale esecuzione dei trat-tamenti. Qualche problema è stato causato dall’oidio e dalle cosiddette malattie da deperimento quali il mal dell’esca e l’eutypiosi che hanno causato improvvise apo-plessie nel pieno dell’estate. Per quanto riguarda la flavescenza dorata, malattia diffusa in molti areali di coltivazione veneti, la Regione ha messo a punto uno specifico programma di intervento per attività di studio, divulgazione e difesa e per la ricostituzione dei vigneti colpiti. Anche la botrite è stata ben controllata dai viticoltori e la sua diffusione è stata comunque sfavorita dalla conformazione spargola dei grappoli.

Durante l’estate, dove è caduta, anche la grandine ha colpito duramente le colti-vazioni; danni sono segnalati in alcuni comuni del vicentino, del trevigiano e nel-la zona di Pramaggiore.

La superficie sulla quale si estende la coltivazione della vite si è collocata ormai da alcuni anni al livello di circa 77.000 ettari e le oscillazioni tra annate successive sono lievi (-1% tra 1997 e 1996). L’andamento meteorologico ha determi-nato una diminuzione della produzione globale di uva (-15%) rispetto a quella dello scorso anno, che viene però compensata da un notevole miglioramento delle caratte-ristiche qualitative. Le prime stime indicano riduzioni del 15-20% nella pianura trevigiana, del 10-15% in quella veneziana, mentre nelle aree vocate di Conegliano e Valdobbiadene le diminuzioni produttive sono state poco significative. Le opera-zioni di vendemmia sono proseguite in modo regolare, favorite dal bel tempo che ha caratterizzato i mesi di settembre e ottobre. La produzione complessiva di vino raggiungerà quest’anno i 6,2 milioni di ettolitri con un calo di circa il 20% ri-spetto al 1996. La qualità dei vini risulta comunque di un livello superiore e, secondo gli esperti del settore, l’annata 1997 per i vini rossi dovrebbe essere la migliore degli ultimi 50 anni, mentre per i bianchi si dovrebbe eguagliare l’ottima annata 1990.

Per quanto riguarda l’andamento commerciale di questo importante prodotto dell’agricoltura veneta, va rilevato che fino alla campagna di commercializzazione 1997/98 i prezzi del vino erano sempre risultati inferiori rispetto a quelli regi-strati nei medesimi periodi della precedente annata. I prezzi sono scesi in media di circa il 15% nel primo semestre ed hanno continuato a mantenere un corso flet-tente anche nel mese di settembre. Una tale situazione di mercato, protrattasi fino alle soglie della nuova vendemmia, sembrava dover influenzare negativamente anche le quotazioni dei periodi successivi. Tuttavia le notizie di una minor produzione

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hanno stimolato la domanda del nuovo prodotto, determinando un rialzo dei prezzi all’origine dei vini da tavola (+5% in media in ottobre e novembre) e dei vini a denominazione controllata (fino ad un +20%). Sembra comunque che vi sia una netta demarcazione tra i risultati di mercato dei vini rossi rispetto ai bianchi. I primi infatti hanno sottratto quote di mercato ai bianchi, favoriti in questo dalle sco-perte dei loro possibili effetti salutistici. La spinta al rialzo si è tuttavia andata esaurendo verso la prima quindicina del mese di novembre in parte a causa della preferenza riservata dalla domanda estera alla produzione spagnola. Ulteriori motivi di incertezza della situazione di mercato sono derivati dalla decisione go-vernativa di elevare l’aliquota IVA sul vino dal 16 al 20%.

Notevole soddisfazione viene invece dal Recioto di Soave che sarà il primo vino veneto a fregiarsi della Denominazione d’origine controllata e garantita (Docg). Tale Docg interesserà nel complesso una superficie di circa 1.500 ettari per una produzione complessiva di 2.500 ettolitri.

LATTE

Difficile la situazione nel comparto lattiero-caseario. Se il 1996 si era conclu-so con un aspro contenzioconclu-so tra produttori ed industria, nel 1997 questa situazione non è migliorata. Le trattative per la definizione dell’accordo interprofessionale, e la conseguente determinazione del prezzo del latte per la campagna 1997/98, sono state lunghe ed hanno portato alla stesura di un accordo siglato solo da una parte dei soggetti interessati. L’accordo è stato raggiunto tra produttori, organizzazio-ni agricole e parte dell’industria: la grande industria privata infatti non ha ri-tenuto opportuno aderire all’intesa. Il nuovo prezzo è stato fissato al livello di 700 lire/litro di latte reso caldo alla stalla, al quale si devono aggiungere la quota di refrigerazione (9,18 lire/litro) e l’IVA per un totale di 773 lire/litro. Nel complesso la diminuzione rispetto al precedente valore è di 70 lire/litro. Tale prezzo è stato applicato a partire dal 1 aprile 1997, gli si è tuttavia conferita validità retroattiva anche per gli ultimi tre mesi della campagna precedente (1 gennaio - 31 marzo 1997). È stato inoltre previsto che l’ammontare del prezzo possa subire una revisione, dopo il primo semestre di applicazione, in funzione dell’evoluzione di un indice di mercato elaborato da un’apposita Commissione. In base a tale clausola nel novembre scorso è stata raggiunta l’intesa tra le parti con la definizione del nuovo prezzo al livello di 699 lire/litro, refrigerato, più IVA. Si registra quindi un’ulteriore contrazione della produzione lorda vendibile di questo comparto che in due anni si è ridotta di oltre il 10%.

Rimane ancora molto confusa la situazione sul fronte delle quote latte ed allo stato attuale sembra molto difficile, in tempi brevi, trovare una soluzione accet-tabile per le parti in causa data la concomitante responsabilità di soggetti diver-si. Risulta preminente comunque cercare di evitare che gli allevatori si trovino ancora nell'incertezza, visto che la grande maggioranza dei produttori di latte ha finora rispettato le quote loro assegnate. Lo scontro tra istituzioni e parte dei produttori di latte si è andato via via inasprendo ed a nulla sono serviti sinora i tentativi di mediazione per un riavvicinamento delle parti. Anche nella nostra re-gione la protesta si è fatta sempre più dura ed ha portato al blocco delle auto-strade e delle linee ferroviarie. Le zone più calde sono risultate quelle dell'au-tostrada Serenissima all'altezza di Vancimuglio. I Cobas sostengono che la produ-zione reale italiana sia inferiore al limite di 9,9 milioni di tonnellate e che quindi non dovrebbero esserci le condizioni per l'applicazione del superprelievo, inoltre chiedono al Governo la restituzione totale di quest'ultimo e respingono ogni soluzione che preveda un rimborso solo parziale. Alla fine dell'anno il pro-blema non aveva ancora trovato una soluzione definitiva e per i prossimi mesi si attendono importanti sviluppi.

Per quanto riguarda l'andamento di mercato dei prodotti lattiero caseari notizie positive vengono solo per il burro e la panna che nella seconda parte dell'anno hanno registrato degli aumenti anche consistenti (+30% in novembre) rispetto allo stesso periodo del 1996. Più statica è apparsa invece la situazione per il Grana Padano in ragione soprattutto dell'aumento della produzione avutosi negli ultimi due anni.

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Il comparto dei bovini da carne sta uscendo lentamente dalla profonda crisi che lo aveva investito nella scorsa annata e che aveva ridotto drasticamente i consumi di carni rosse. La crisi ha messo in evidenza la particolare importanza della valorizzazione qualitativa del prodotto, necessaria per vincere la diffi-denza del consumatore. Per favorire il raggiungimento di questo obiettivo la Regione Veneto ha previsto il finanziamento di attività di studio, ricerca e controllo della qualità, progetto promosso dalle stesse Associazioni dei produt-tori. L’iniziativa mira a costituire un ‘Osservatorio per la valorizzazione e la produzione di carne bovina di qualità’ e prevede la collaborazione dell’Ateneo patavino. Inoltre è prevista l’erogazione di finanziamenti per prestiti agevola-ti, finalizzati all’acquisto di bestiame da ristallo da parte di singoli alleva-tori o di organismi associativi.

L’inizio dell’anno è comunque stato caratterizzato da una domanda ridotta che ha appesantito il mercato. In particolare nel primo trimestre le quotazioni rag-giunte dalla carne bovina si trovavano ad un livello inferiore a quello regi-strato nello stesso periodo del 1996 (-15/-20%). Nel successivo trimestre i prezzi pur mostrando un recupero, si sono mantenuti ancora al di sotto dei li-velli dell’anno precedente. Solo a partire dal mese di luglio i prezzi hanno mostrato un segno positivo anche se la situazione non è ancora ritornata ai li-velli precedenti al fenomeno Bse. Si tratta quindi di un recupero parziale delle posizioni perse soprattutto se si considera il peso dei costi di gestione e di alimentazione. La riduzione dell’aliquota IVA dal 16 al 10%, unitamente all’incremento dei consumi di carne osservato nella seconda parte dell’anno, ha sicuramente favorito la ripresa del comparto oltre ad aver contribuito ad una riduzione dei fenomeni di evasione fiscale.

La commercializzazione ha mostrato andamenti differenziati per quanto riguar-da vitelloni e vitelli. I primi hanno risentito di una situazione di pesantezza della domanda, scarsamente stimolata dai consumatori, e solo alla fine dell’anno i prezzi hanno mostrato una ripresa. I vitelli da macello hanno invece benefi-ciato sia di una ridotta offerta interna che di una minore pressione di quella comunitaria.

Per il futuro le maggiori preoccupazioni vengono sia da un aumento del prezzo dei ristalli riscontrato a fine annata, che andrebbe ad aumentare il costo di produzione della carne, sia dalle possibili modifiche alla Politica Agricola Comunitaria introdotte con l’Agenda 2000, che potrebbero penalizzare gli alleva-tori italiani.

Il comparto suinicolo è stato influenzato in misura determinante dalla crisi che ha investito il settore nel Nord Europa. L’epidemia di peste suina classica, che ha colpito duramente soprattutto gli allevamenti olandesi, ha determinato il blocco delle importazioni da tali regioni con una conseguente riduzione dell’offerta sul mercato. Nei primi sei mesi dell’anno le quotazioni medie si sono mantenute costantemente sopra i valori riscontrati nel corso del 1996. In conseguenza di una domanda sempre superiore all’offerta interna, nel mese di maggio i prezzi hanno manifestato gli incrementi più elevati di tutto l’anno (12% sul 1996). In seguito, con l’arrivo dell’estate, le quotazioni hanno comin-ciato a scendere arrivando a perdere sino al 10% nel mese di settembre. Solo a novembre i prezzi sono ritornati a salire pur con un ristagno delle attività sul mercato. Qualche preoccupazione desta l’introduzione del nuovo regime speciale dell’IVA nel settore suinicolo che, secondo gli addetti, rischia di rendere meno competitivo il comparto italiano rispetto a quello degli altri paesi comunitari oltre che prevedere un aumento degli adempimenti burocratici e amministrativi.

Per il comparto avicolo da carne il 1997 è stato un anno poco remunerativo. Come conseguenza della lievitazione dei prezzi avutasi nel corso del 1996, gene-rata dal fenomeno ‘vacca pazza’, vi è stata una immissione sul mercato di una quantità eccessiva di prodotto, non controbilanciata da un corrispondente aumen-to della domanda del consumaaumen-tore. Nel corso dell’anno si sono verificate pertan-to delle pesanti flessioni dei prezzi rispetpertan-to al 1996. Nonostante nel mese di gennaio si fossero ottenute delle quotazioni medie superiori a quelle del 1996, nella prima parte dell’anno, i prezzi del pollo da carne e del tacchino sono diminuiti in media di circa il 15-20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In seguito il rialzo dei prezzi avutosi nel mese di luglio ha avuto come conseguenza l’ulteriore incremento dell’offerta che ha fatto sentire i suoi effetti a partire da ottobre, con un ulteriore calo delle quotazioni. A peggio-rare la situazione ha contribuito anche l’incremento dei costi di alimentazione, dovuto principalmente all’aumento del prezzo della soia che entra nella

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