• Non ci sono risultati.

Le Alpi medievali nello sviluppo delle regioni contermini. Nota del curatore

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Le Alpi medievali nello sviluppo delle regioni contermini. Nota del curatore"

Copied!
2
0
0

Testo completo

(1)

1

Gian Maria Varanini

Nota del curatore

[A stampa in Le Alpi medievali nello sviluppo delle regioni contermini, a cura di G. M. Varanini, Napoli 2004 (Europa mediterranea, Quaderni, 17), pp. IX-X © dell’autore - Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”]

Dallo svolgimento del convegno dal quale questo volume discende, sono trascorsi ormai quasi sette anni: un tempo davvero molto, troppo lungo. Alle difficoltà usuali, che ogni curatore di atti ben conosce, se ne sono aggiunte altre e impreviste, delle quali chi ha steso queste righe porta oggettivamente la responsabilità, e in parte deve riconoscere anche la colpa (anche se non mancano le attenuanti). Ciononostante, mi sembra che la pubblicazione di queste ricerche abbia nell’insieme ancora un suo preciso significato.

I contributi presentati al convegno di Verona nel 1996 (la maggior parte dei quali sono confluiti nel volume) si pongono innanzitutto in continuità con le indagini che sulle Alpi medievali erano state condotte negli anni precedenti, nell’ambito del Gruppo Interuniversitario per la Storia dell’Europa Mediterranea coordinato da Gabriella Rossetti. Risaliva al 1991 la pubblicazione, in questa stessa collana, del volume curato da Gauro Coppola e Pierangelo Schiera su Lo spazio alpino: area di civiltà, regione cerniera. Quel volume si proponeva esplicitamente di «aggiornare la riflessione storiografica intorno all’eventuale unità di civiltà dell’area alpina», ed eventualmente di «verificarne le possibilità di comparazione con altre aree recanti segni di civiltà analoghi». Esso si articolava in due sezioni, largamente comprensive: «Aspetti storiografici e di metodo», con attenzione prevalente ai temi del condizionamento dell’ambiente sull’homo alpinus (la cartografia storica, il popolamento, la “politica di passo”); e «Società e istituzioni» (ove l’analisi toccava, nell’intero arco montano da ovest ad est con attenzione prevalente all’età moderna, i principati territoriali come le città, le dinamiche migratorie come lo sfruttamento di uno degli ‘specifici’ alpini, le risorse minerarie). Accanto a questi due ampi ambiti, figurava poi una sola, ma significativa ricerca ‘mirata’ ad un tema iconografico: una prospettiva importante, che - già marginale nel precedente appuntamento - nell’occasione del convegno veronese del 1996 rimase del tutto estranea.

Rispetto a quella prima esperienza, i criteri che a suo tempo orientarono il progetto di questo secondo incontro di studio furono due: un arretramento del baricentro cronologico, prevalentemente imperniato sui secoli del pieno e soprattutto del tardo medioevo, e l’adozione di alcune prospettive di indagine più specifiche e ‘mirate’: le comunità, l’aristocrazia, il notariato, la circolazione dei beni e degli uomini. Dunque, a disegnare - certamente in maniera non esaustiva, ma neppure affidandosi alla casualità - un discorso sulle Alpi del pieno medioevo, furono scelte tre prospettive d’indagine sociali e ‘strutturali’, apparentemente statiche per così dire, inerenti modi di essere della società alpina già assestati sin dall’alto medioevo, mentre la consueta (e forse scontata, ma non per questo meno fondata e reale) tematica della mobilità e della circolazione degli uomini e delle merci costituiva il vettore del dinamismo istituzionale, sociale, economico destinato a fecondare e a rinnovare anche la società alpina.

L’”area di civiltà”, l’area delle Alpi vissute e non attraversate, resta, dunque, come convenzionale punto di riferimento. In realtà tutte le ricerche qui presentate mostrano piena consapevolezza del fatto che in un territorio così ontologicamente ricco di particolarismi come quello alpino l’obiettivo della ricerca restituisce una immagine accettabile solo se si apre ad un’analisi ravvicinata, in grado di dare conto senza generalizzazioni e senza atemporalismi dei tempi e delle prospettive sia del «comunitarismo difensivo», sia dell’«espansionismo accentrativo» (così P. Schiera nell’introduzione al volume del 1991): della sistole e della diastole, del ripiegamento e dell’apertura, del principio identitario e di quello relazionale.

Un arco di tempo più ristretto, tematiche abbastanza circoscritte e definite, prospettiva spazialmente limitata: il ritorno ad una ricerca erudita e localistica? Niente affatto: questa analiticità di sguardo è essenziale proprio perché permette di ricostruire in modo affidabile una realtà estremamente variegata, che subisce l’influsso da regioni circostanti, le quali - a nord e a sud - hanno a loro volta con lo spazio alpino di riferimento relazioni mutevoli nel tempo e nello

(2)

2

spazio. L’adozione della prospettiva regionale o locale è infatti un minimo comune denominatore facilmente riscontrabile in tutte le ricerche qui raccolte. Solo la definizione attenta delle strutture e delle culture delle società alpine, da osservarsi «iuxta propria principia» pur sempre inserendole nel quadro generale europeo.

Pur nei limiti oggettivi di questo volume, ho la convinzione che almeno qualche traccia significativa di questa impostazione possa essere in esso ritrovata. Del resto, gli sviluppi più recenti della migliore storiografia sulle Alpi sembrano muoversi in questa direzione, fra tentativi di larga reinterpretazione d’insieme (fra sintesi di storia delle Alpi in età moderna, o ricerche di una sintassi artistica comune nell’età del ‘Gotico’) e solide ricostruzioni regionali che assumono il comunitarismo tra medioevo ed età moderna come elemento strutturante e performante di una società.

Riferimenti

Documenti correlati

LE ALPI SONO MONTAGNE, CHE SI TROVANO A NORD DELL’ITALIA E HANNO LA FORMA DI UN ARCO.. ESSE VENGONO SUDDIVISE IN

Nata dall’attenzione primitiva sul dolore e sulla morte, la Me- dicina si svolge poi sulle ali della filosofia, della sociologia, della demografia, delle scienze umane in genere,

Ultrasound velocity through the cor- tex of phalanges, radius, and tibia in normal and osteoporotic postmenopausal women using a new multisite quantitative ultra- sound device..

Ci è sembrato utile richiamare queste tesi di Cole e Wolf, avanzate quasi mezzo secolo or so- no, perché i temi da loro toccati ritornano in molti dei contributi a

Compte rendu l’utilisation différente que l’anglais, le français et l’italien font normalement de la répétition en tant que langues (entre autres, la tolérance majeure

Physical Exam Indicated Cerclage in Twin pregnancy: a Randomized Controlled Trial Amanda Roman, MD, Noelia Zork, MD, Sina Haeri, MD, MHSA, Corina N.. Schoen, MD, Gabriele Saccone,

Tabella 2 – Tipi di marmo e varietà merceologiche dei marmi delle Alpi Apuane. I nomi utilizzati per individuare le varietà merceologiche derivano dai termini comunemente adoperati

In this study, we compared the visual inspection proposed by the sampling plan of the Lombardy Region (Italy) to the UV press method and to an optimized digestion procedure with the