Anno
' Gennaio-Marzo 1917. Fasc. I.*J(uoA>a
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IL
NOSTRO
PROGRAMMA
Il nostro
programma
vuol essereun
po' diversoda
quellocomune
alle altre riviste storiche.La
Nuova
Rivista Storicanon
si
propone
di far posto a quell'eccesso di produzione, chenon
troverebbe altrimenti il
modo
ed il luogo di palesarsi, né di servire qualenuovo
campo
aperto auna
più rapida(come
dire?) titolografia Essa aspira invece ad esercitareuna
speciale azionenell'ambito della nostra cultura storiografica: quella che nel
pen-siero dei suoi ideatori è parsa la più
conforme
ai bisogni dell'orache volge.
È
noto adognuno
(eanche
negli uHimi Congressi storici s'è levata qualchevoce
autorevole a deplorarlo); è noto—
di-ciamo
—
adognuno
come
la nostra coltura storica sia,da
cin-quant'anni ad oggi, tutta intesa allatrattazione critica (talora
iper-critica),
non
illuminatada
alcunaidea generale,di questioni minute,senza nesso organico tra loro, alla ricercae alla illustrazione spic-ciola ditesti edi documenti, quasi deliberata a rinunziare ad opere
dal largo respiro, quasi
sdegnosamente
alienada
ogni contattocon
la vita econ
la politica,da
cui nei secoli passati la storio-grafia attingeva il suo più vital nutrimento.Cotale indirizzo
ha
la sua remota origine nei metodi iniziatidai grandi eruditi, italiani efrancesi, dei secoli XVII e XVIII, allo
scopo
di aiutare e rendere più severa e precisa la storiografiaumanistica del
tempo
;ma
essonon
si collega direttamente aque-gli inizi. Si ricollega, invece, al nuovo, strano credito, che quei
metodi, a cominciare dalla
metà
del secolo XIX, godettero in// nostro programma
Germania,
e all'autorità, che vi acquistarono nella elaborazionedella materia storica.
Or
bene, ildivulgarsi,Fesagerazione di cotestometodo
hanno
apportato alla storiografia italiana (e potrebbe dirsi lo stesso di
quasi tutta la restante storiografia
europea
ed americana) dannimaggiori che
non
alla storiografia tedesca. InGermania
il cosìdetto «
metodo
critico-storico»non
ha impedito che Telaborazionestorica seguisse altre ispirazioni ed altri criterii; che, in
una
pa-rola, la storia continuasse ad essere quell'espressione
d'intellet-tuale energia, ch'essa era stata nei tempi antichi e nei secoli
pre-cedenti all'età nostra; ch'essa, anzi, fosse
—
quello chesempre
fu
—
strumento di educazione e di elevazione nazionale esociale.Fuori di
Germania,
invece, il così dettometodo
storico,dopo
avere esercitato, specie in sugli inizii, un'azione benefica,ammae-strando e
adusando
aduna
più esatta ricerca delle fonti e aun
piti prudente
uso
di esse, ha finitocon
irrigidire la storiografiain
una forma
quasi unica, e per giunta la più aliena della suavera natura.
La
storia è diventata filologia, esegesi numismatica,archeologica, paleografica, archivistica, documentaria.
Ora
noivorremmo
esercitare sulla nostra coltura italiana taleazione,
da
poter ricondurre la storiografia alla sua natura verae reale, ch'è questa e
non
altra: interpretazione e intelligenza deifatti sociali, specialmente di quelli politici, nel senso più
ampio
e più
comprensivo
della parola. Sicchétutto lo studio, in cui finora pareva quasi esclusivamente
assommarsi
il lavoro dellain-dagine
storica,debba
essere bensìuno
degli elementi necessariper condurla a fine,
ma
non
il solo, né il principale.A
tale finenoi
vorremmo
che tendessero tutte le parti e gli sforzidell'or-gano
di coltura, a cui ciproponiamo
dar vita. Questa, anzi, saràl'unica limitazione,
che
intendiamo fissare alsuo
svolgimento ealla sua azione.
Che
laNuova
Rivista Storicanon
deve,secondo
noi,subireil
giogo
di alcunaltrolimite,néneltempo, nénel genere.Noi
crediamofermamente
che quellaforma
di attività intel-lettuale, che si dice storia,non
possa
sottrarsi ad alcuncon-tatto
con
la restante vita e coltura. Storia è riviviscenza erap-presentazione di tutte le
forme
del fatto sociale. Nulla quindi pernoi di più biasimevole degli scarsi rapporti che la nostra storio-grafia mantiene
con
quelle discipline, che ne costituiscono quasila sostanza stessa, e che
sono
ingrado
di darle la visione e//nostro programma
diritto, lareligione, la geografia, la letteratura, la filosofia, ecc. ecc.
Nulla pernoi di più biasimevole dell'isolamento, quasi claustrale, in cui gli studiosi del passato vivono, gli uni estranei agli altri,
a
seconda
delcampo, o
dell'angolo diterreno storico, chehanno
impreso
a dissodare, e tutti, estranei allavita che si agita intornoa
loro. Nulla, infine, per noi, di piùdannoso
dell'aborrimento,che da
grantempo
la storiografia italiana, che pureebbe un
Da-vila,
un
Bentivoglio,un
Botta,sembra
nudrire verso lo studiodegli avvenimenti degli altri paesi europei. Tutto questo, noi
siamo
sicuri,non può non
restringere la loro visione,non può
non
viziare i frutti della loro operosità. Il senso storico siali-menta
dellaconoscenza
storica universale, dellacomprensione
viva del presente. Pertutto ciò la
Nuova
Rivista Storica cercheràdi ricongiungere la storia a tutte le discipline ad essa affini, che
sono
i suoi elementi essenziali più che ausiliarii.Ben
inteso nelmodo
chesi conviene auna
rivista storica,badando
a quello che,nei fatti giuridici o economici
o
letterario
filosoficio
di altrogenere, sia
movimento
e sviluppo. Per tale intento sarà nostracura di avvicinare tra loro gli storici delle varie
epoche
einco-raggiare indagini sopra le vicende degli altri popoli.
Né
rifug-giremo
dal trattareanche
la storia di ierio
quellastessa di oggi,che
noiandiamo
tessendo e vivendo, considerandola nei suoiprecedenti, nella sua preparazione, nel
suo
svolgimento.Tutto questo
cercheremo
di fare mediante studii storicioriginali, mediante articoli di metodologia, recensioni condotte
con
sicuro criterio teorico, rassegne, note di varietà, saggisul-l'insegnamentostorico, in Italia e fuori, e sovra i suoi
rappresen-tanti di più larga fama; mediante indagini intorno alla produzione
storicagenerale ed a singoli argomenti; infine,mediante
una
largae franca,
ma
serena, attività combattiva.Questi propositi
non
sono
di facile e rapida attuazione.Oc-correranno lunghi anni a scavare il solco
che
oggi iniziamo,ed è possibile che la nostra
mano
cada
stanca amezzo
il lavoro,innanzi che i primi frutti
abbiano
a maturare.Pensiamo
tuttaviache, nel caso più sfavorevole, dato l'impulso, altri possa
prose-guire la nostra Iniziativa, e per tuttociò nutriamo sicura fededì
>non accingerci