• Non ci sono risultati.

La residenza da modello tipo-morfologico a nuovo paesaggio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La residenza da modello tipo-morfologico a nuovo paesaggio"

Copied!
12
0
0

Testo completo

(1)
(2)
(3)

La residenza da modello tipo-morfologico a nuovo

paesaggio

Giovanni Multari

Università Federico II di Napoli

Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica giovanni.multari@unina.it

Keywords : landscape, community, housing

New housing from building type to new landscape

ABSTRACT - The contemporary city has gradually lost the ability to generate high-quality and

public space. Looking both the city center and the suburbs, the poorness of the recent urban pattern is clear, moreover to this poorness from the 70s was added a low quality of buildings and architecture in different forms like space between buildings, public space, streets and infrastructure.

The modern situation clarifies this particular condition of the city, and its atmosphere delineates new conditions for a new way of living.

It is necessary adopt a point of view oriented to the new landscape, formed by recognizable places where the identity bring to new offers: contradictions and differences of the contemporary city could be used to give to the housing a role of direction, or a map for the urban system.

Who has the task to think about housing and living, needs to use an integrated approach aimed to a clear and ambitious idea of public space that taints the city. Interactive layers (composed by recognizable places and contexts, existing tracks, anthropized signs, public service, leisure, society) taint the city users and then a larger area, but not becoming a model and neither a dogma: these liquid layers are not static, but generators of immaterial and dynamic places, populated by simple life; this is a real model of a multiethnic, transversal and contemporary society.

From this point of view, the city has to be considered an ecologic organism. Herbert Girardet, a urban ecologist, thinks that a solution could be find in cities pointed to a circular metabolism, where the efficiency of the urban process and the extreme reuse of the sources permit a minimum waste.

A sustainable city will be feasible as large as possible will be the confluence of links between citizens, public services, transports, energy production; and as sustainable as possible will be the impact of this links for the environment and for the geographical context. The task is to create a urban scenario pointed to a balance between urban system functions and housing, with a strong care for unstopped and high-quality collective space, able to rebuild and relink “Urbs e Civitas”.

Housing in the city is a topic that has to be developed like an interactive element, able to be added as a layer, trying to build a new net made by history, but also new presences, conscious by historical and social values. The answer to the crisis is built not just on good technology, but also on the ability to begin a course of integration.

(4)

La città contemporanea ha progressivamente perso la capacità di produrre spazi di qualità e luoghi pubblici. Dal centro alle periferie la povertà dei nuovi tessuti è evidente e ad essa si sono aggiunte una anonima e scarsa qualità edilizia e architettonica della gran parte degli edifici costruiti dagli anni ’70 in poi e degli spazi tra gli edifici, degli spazi di relazione, delle strade e delle infrastrutture.

La situazione attuale da maggiore evidenza a questa particolare condizione della città, le cui atmosfere determinano nuove condizioni per nuovi modi di abitare.

È necessario uno sguardo orientato ai nuovi paesaggi, luoghi riconoscibili in cui la specificità e l’identità delle aree suggeriscono la via di una possibile proposta: contraddizioni e differenze, per assegnare all’abitare un ruolo di orientamento, di mappa, nel sistema urbano.

Occorre un approccio fortemente integrato ai problemi dell’abitare, una impostazione programmatica riflettente, una chiara e ambiziosa idea di

spazio pubblico capace di contaminare la città. Luoghi e contesti in cui

riconoscersi, tracciati esistenti, segni antropizzati, servizi, tempo libero, impegno sociale, quotidianità che, come “layers interagenti”, contaminano gli “abitanti”, contaminando un’area più vasta, senza diventare modello, senza essere “dogma”, ma nella dinamica di essere luogo, materiale ed immateriale, abitato da flussi di vita semplice, modello questi sì, di una società multietnica, trasversale, contemporanea.

In questo senso la città dovrebbe essere considerata come un organismo

ecologico. L’ecologo urbano Herbert Girardet sostiene che la soluzione al

problema si trova nelle città mirate ad un “metabolismo” circolare, dove il consumo è ridotto aumentando l’efficienza dei processi e dove è massimo il riutilizzo delle risorse. L’idea di una città sostenibile è quindi realizzabile quanto più ampia sarà la comprensione delle relazioni tra cittadino, servizi, programmi di trasporto e di produzione di energia, insieme a quella del loro impatto globale sull’ambiente circostante e sul loro più esteso intorno geografico.

Nell’insieme uno “scenario urbano possibile” che cerca un equilibrio tra la funzionalità della vita urbana e l’abitare, ponendo una grande attenzione alla qualità ed alla continuità degli spazi collettivi, capaci di ricostruire e mettere di nuovo insieme “Urbs e Civitas”.

Il tema dell’abitare di nuovo, certamente necessario, va affrontato come elemento capace di interagire, di sovrapporsi, nel tentativo di costruire una nuova rete fatta di storia si, ma anche di interventi contemporanei, consapevoli dei valori temporali e sociali. Le risposte al disagio ed alla crisi devono fondare le proprie ragioni, non solo sulla efficienza costruttiva e tecnologica, ma anche sulla “capacità” di avviare un processo solidale e di integrazione.

Una comunità per abitare / il quartiere CEP del Rione Traiano, Napoli

I quartieri di case popolari costituiscono una parte rilevante della nuova città costruita in periferia: rilevante per le sperimentazioni del progetto moderno che essi contengono e per la dimensione e le novità dell’abitare rispetto alla città storica. A Napoli, in particolare, ciò appare ancora più significativo che altrove, poiché il ruolo che i quartieri di case popolari hanno svolto nella costruzione delle periferie spesso è più strutturante e più significativo di altri elementi strategici della città moderna.

(5)

Accanto ai quartieri popolari i nuclei storici del territorio napoletano, i Casali, pur presenti e significativi, non hanno svolto un ruolo referente per l’espansione periferica; anzi dal punto di vista urbanistico le due realtà si sono sovrapposte senza ri-conoscersi.

I quartieri di case popolari sono stati allora intesi come un frammento significativo della disomogenea periferia, anzi delle tante periferie della città. A Napoli ne sono state individuate almeno tre, una settentrionale, una orientale ed una occidentale la cui caratteristica fondamentale è la differenza con la quarta: la città consolidata.

La periferia non è e non dovrebbe assomigliare alla città storica: essa è un’altra città, basata su altre regole. In questo senso è importante il rapporto col paesaggio, il cui valore fondativo, si rintraccia già in molte ricerche progettuali a partire dal Movimento Moderno. E’ il caso del Piano per il quartiere CEP del Rione Traiano della fine degli anni ’50 di Macello Canino.

1. La conca di Soccavo, tra paesaggio naturale e stratificazione urbana.

progetto: corvino+multari

Il progetto di Marcello Canino appartiene a quell’esperienza dei quartieri CEP che segnarono in Italia una specie di spartiacque oltre il quale non fu più possibile dare forma e controllare le nuove parti di città, ingrandite ad una dimensione ingestibile, prive di luoghi in cui gli abitanti potevano ri-conoscersi:

“Nel progetto del Traiano Canino studia un quartiere satellite che guarda alle esperienze delle new town inglesi e soprattutto alle città satelliti svedesi come Farsta (1948) e Valingby (1952) intorno a Stoccolma, come a nuovi esempi per l’urbanistica moderna e per l’espansione organica e coordinata della città di cui il PRG sarebbe dovuto diventare lo strumento chiave per la sua riuscita. Il progetto non insegue schemi o modelli urbanistici fissi, ma propone una soluzione empirica, ideologicamente interclassista, del problema residenziale napoletano; molto distante per esempio dalla forza teorica degli interventi a

(6)

scala territoriale di Quadroni nel Cep di Venezia-Mestre (1959) sia dal quartiere “grande” come ancora Vaccaro progettava il suo Cep a Bologna, qualificato però con un lunghissimo interessante edificio in via della Barca.”

(Stenti, 2005)

Il quartiere è composto da nuclei costruiti per lo più con case in linea a quattro piani e a torre di otto/nove piani, con disposizione secondo l’andamento delle curve di livello, diffuso utilizzo di tetti a due falde, rivestimento in mattoni, con una morfologia che sembra una fortificazione attorno agli spazi collettivi, al centro dei nuclei stessi.

Il CEP Traiano appare come un quartiere composito ed eclettico, che rappresenta per Napoli un positivo tentativo di controllo formale del progetto urbano, sia in riferimento ad una riflessione sulla città, che per la costruzione della città moderna in un ricercato confronto tra gli elementi urbani e l’orografia naturale.

Non è pensabile però, poter leggere ancora oggi, con strumenti di indagine tradizionali, le trasformazioni dei paesaggi, dei territori e delle città.

Ogni proposta di interpretazione tipo-morfologica che non tenga conto del dinamismo e della rapidità dei recenti e significativi mutamenti, è destinata ad essere superata un attimo dopo la sua proposizione.

La nuova concezione e interpretazione del progetto di paesaggio, pone una positiva saldatura tra artificio e natura dando nuovi significati ai tessuti contemporanei per un progetto fortemente integrato. Uno sguardo orientato a

nuovi paesaggi, a possibili strade da percorrere per realizzare una auspicata

contemporaneità, attraverso luoghi riconoscibili in cui la specificità e l’identità delle aree suggeriscono la via di una possibile proposta.

2. Quartiere CEP del Rione Traiano: strategia

Il progetto propone il “rafforzamento” della qualità urbana del quartiere, in linea con quanto già previsto nel Piano di Marcello Canino, attraverso i caratteri di permeabilità, di connessione degli spazi pubblici e ad uso pubblico proposti in continuità con il sistema delle residenze e delle attrezzature pubbliche e private.

(7)

L’idea, a partire da un giudizio di valore sull’attuale quartiere guarda ad un paesaggio più ampio, legge le confluenze, le contraddizioni, la geografia, per assegnare al progetto un ruolo di “centralita” nel sistema urbano.

Il progetto mette in campo una strategia capace di realizzare un luogo

collettivo per una parte urbana più ampia, un “parco con le attrezzature

pubbliche e private”, un’area in cui la geografia e l’orografia dettano le condizioni di una permeabilità dell’area, senza recinti e divisioni : uno spazio pubblico e privato, fatto di residenze, terziario e attrezzature, verde e infrastrutture diffuse sul territorio.

Il nuovo quartiere guarda allora in modo diverso al ruolo delle periferie, per

abitare di nuovo l’area metropolitana di Napoli attraverso una serie di

“ricuciture” sorrette dal sistema infrastrutturale su ferro che consente di sentirsi sempre in rete, cittadini di un’unica città che dovrà vivere di più i suoi luoghi, la sua storia e il suo paesaggio.

La strategia di progetto, individua quale elemento strutturante del processo di trasformazione il paesaggio a partire dalla sua essenza: il suolo e l’acqua. L’acqua scorre nell’area, preesiste al nuovo tracciato mentre il suolo dà vita a dinamiche ed ambienti ritrovati, regimenta le acque meteoriche e superficiali in condizioni di sostenibilità idrogeologica ed idrografica.

Valorizzare il paesaggio in un ambiente “riconquistato” dove sarà possibile

conciliare le esperienze diverse per un abitare condiviso.

3. Quartiere CEP del Rione Traiano. Le residenze private e il parco urbano.

progetto: corvino+multari

Una comunità per crescere / il rione De Gasperi a Ponticelli, Napoli

Il tema dell’abitare si declina tra due diverse condizioni: la prima tra scelte architettoniche ed efficacia gestionale,che genera un elevato standard di fruizione degli spazi, pubblici e domestici, e fa corrispondere limitati costi di costruzione per una facile manutenzione; la seconda sta nel trovare una sapiente armonia tra una spazialità interna ed esterna capace di conferire ai luoghi l’idea dei nuovi paesaggi.

La rigidità di un impianto tipo-morfologico del progetto di edilizia residenziale, che nasce dall’idea che la casa sia una macchina per abitare, è stata spesso travisata: l’edilizia residenziale è una macchina in quanto l’abitare porta con sè una varietà di azioni/funzioni che devono tradursi in adeguati

(8)

spazi che si incastrano tra loro perfettamente come i congegni di una macchina. Tuttavia la metafora meccanica non è sufficiente se intendiamo lo spazio pubblico come il tema principale dell’intervento che coinvolge lo spazio domestico come elemento non producibile in serie, ma come luogo dell’abitare una nuova idea di paesaggio.

Il progetto per il rione De Gasperi a Ponticelli, individua nel cortile che caratterizza lo storico quartiere nella periferia orientale di Napoli, un modello

dialettale e popolare, risultato dinamico di aggregazione di abitazioni tutte

uguali, caratterizzate dalla presenza di numerosi spazi destinati a funzioni collettive e individuali, testimonianza di un processo evolutivo di questa tipologia capace oggi di accogliere condizioni e usi di vita contemporanea. La scala di molti edifici residenziali nell’area di progetto, denunciano il fallimento di modelli teorici che la città moderna ha realizzato nelle periferie italiane, incapaci di favorire una adeguata idea dell’abitare.

La domanda allora è: demolire? E se sì a fronte di quale alternativa?

4. rione De Gasperi a Ponticelli: strategie.

progetto: corvino+multari

Il progetto, fatto proprio questo interrogativo, recepisce le indicazioni urbanistiche previste per l’area, “liberandosi” da una precostituita zonizzazione delle funzioni per tentare una risposta più complessa in cui spazio pubblico e privato , residenze, terziario e attrezzature, verde e infrastrutture si diffondono sul territorio.

Ci sono allora le opportunità da abitare, ci sono i tracciati esistenti, i segni antropizzati, la sovrapposizione di strati, fatti di servizi, tempo libero, impegno

(9)

sociale, quotidianità che, come layer interagenti, contaminano i suoi abitanti, contaminando un’area più vasta, senza diventare modello, senza essere “dogma”, ma nella dinamica di essere solo un luogo, naturale ed immateriale, abitato da flussi di vita semplice, modello questi sì, di una società multietnica, trasversale, contemporanea!

Luoghi a più funzioni nei quali abitare, aree prive di barriere in cui l’uomo ha

la possibilità di ri-conoscersi in un ambiente semplice, confortevole, sicuro. Il progetto individua nuove centralità che vanno ad aggiungersi a quelle degli insediamenti storici di Ponticelli con le quali si confronta, assimilando le grandi “macchine residenziali” al suo intorno, conferendo a queste uno spazio pubblico, una possibile risposta ad una reale esigenza.

Un sistema insediativo-orografico che assume il ruolo di luogo da

attraversare per connettere parti che sono concepite per stare insieme.

Un luogo tra le case, una condizione propria della casa a corte che caratterizzava la storica città di ponticelli

5. rione De Gasperi a Ponticelli: programma generale

progetto: corvino+multari

Il quartiere esistente, costruito negli anni ’50 dall’IACP secondo i dettami della teoria urbanistica moderna con l’obiettivo di realizzare un quartiere autosufficiente, dotato di spazi comuni adottando edifici di modesta altezza, oggi presenta condizioni di grave disagio che non sono da ricercarsi solo nel declino sociale, negli alti tassi di evasione scolastica, di disoccupazione, di illegalità diffusa, che hanno fatto del quartiere una delle roccaforti della presenza camorristica, ma vi sono precise ragioni architettonico-funzionali che hanno contribuito a rafforzarne il carattere di cittadella fortificata.

In più occasioni e in molteplici studi scientifici sulla città contemporanea, si è riconosciuto il ruolo negativo esercitato da alcuni “cattivi” modelli urbanistici architettonici sulla disgregazione sociale, sulla generazione dell’insicurezza

(10)

che innalzano, al di là di quelle fisiche, vere e proprie barriere mentali all’interno della città, impedendone la libera e piena fruizione.

Questo è quello che accade al Rione De Gasperi, quartiere ghetto della periferia orientale napoletana, noto a tutti gli abitanti di Ponticelli, vera città nella città con i suoi circa 30.000 abitanti, con un rapporto tra le strade e le residenze che ponendosi su quote differenti, talvolta sopraelevate fino a 4 metri di altezza, determinano una percezione delle strade al pari di lunghi tunnel.

Il carattere di “cittadella fortificata” del Rione De Gasperi non è solo conseguenza delle pur gravi problematiche sociali ma anche di modelli di riferimento inadatti a questi contesti, caratterizzati da una rilevante orografia, che non hanno costruito il rapporto tra la strada, lo spazio pubblico e la residenza.

6. rione De Gasperi a Ponticelli: planimetria generale

progetto: corvino+multari

Il progetto si pone l’ obiettivo di trasformare questo luogo in un grande “parco vitale”, dove la residenza, i servizi terziari di base, le attrezzature, le piazze, le aree di gioco e di sosta possano integrarsi ed esercitare un forte richiamo per gli abitanti dei quartieri limitrofi.

L’obiettivo è creare non solo un quartiere moderno munito delle necessarie dotazioni, ma soprattutto di superare le condizioni che contraddistinguono l’area di Ponticelli.

La proposta progettuale tenta di sovvertire questo stato di cose creando un

(11)

linee visuali, contrassegnato da luoghi riconoscibili, dove è facile orientarsi per la presenza di spazi aperti ed edifici pubblici, dove risulta semplice esercitare la sorveglianza naturale, dove non esiste soluzione di continuità tra gli spazi pubblici e le “corti aperte” semiprivate, e soprattutto dove il mix funzionale di residenze e attrezzature determina un reale “effetto città”.

La sicurezza e la percezione di sicurezza sono fattori rilevanti che contribuiscono alla sostenibilità delle nostre città. E’ importante che le strategie adottate contribuiscano alla vitalità, alla facile accessibilità e alla diversità degli usi degli spazi pubblici, integrandoli alle tematiche sociali ed ecologiche, una comunità per crescere.

I percorsi pedonali e ciclabili sono privilegiati rispetto a quelli carrabili: l’accesso dei veicoli ai parcheggi è su fronte strada, mentre la distribuzione ai singoli appartamenti è pedonale. In questo modo si facilitano i contatti sociali e le interazioni di vicinato. Le aree carrabili sono separate dagli alloggi da zone cuscinetto e filtri arborei. I percorsi e le aree verdi che si susseguono e si alternano offrono la possibilità di essere agevolmente attraversati dai mezzi di emergenza. Gli accessi alle residenze ed ai servizi pubblici sono spazi protetti dove è possibile fruire del verde.

7. rione De Gasperi a Ponticelli: vista da nord

progetto: corvino+multari

Anche il mix funzionale rappresenta, in questo senso, il fondamento per promuovere il legittimo e vitale uso degli spazi. Gli usi previsti ai pianiterra (negozi, ristorazione, uffici, ecc.) si mescolano ad abitazioni dotate molto spesso di orti favorendo il controllo formale reciproco e la territorialità. Anche la vegetazione partecipa con essenze adeguate alla realizzazione dei luoghi, ponendo attenzione alla disposizione delle alberature che delimitano e segnano in molti casi lo spazio.

Il rapporto tra edifici e suolo è determinato dalla luce, e dalla capacità della luce di illuminare lo spazio, generando un sistema di luoghi pensato per vivere le diverse stagioni.

L’idea, quindi, di una città sostenibile, che il nuovo quartiere De Gasperi cerca di innescare, sarà possibile da realizzare quanto più ampia sarà la comprensione delle relazioni tra cittadino, servizi, programmi di trasporto e di produzione di energia, insieme a quella del loro impatto globale sull’ambiente

(12)

circostante e sul loro più esteso intorno geografico. Tutti questi fattori dovranno essere strettamente connessi perché la città sia in grado di realizzare compiutamente una reale sostenibilità.

Il disegno complessivo è strutturato anche in funzione del clima al fine di sfruttare al meglio l’esposizione solare e i venti prevalenti. Lo studio del microclima e delle correnti d’aria ha supportato la progettazione architettonica nel determinare la corretta disposizione dei blocchi edilizi.

Nell’insieme uno scenario urbano possibile che cerca un equilibrio tra la funzionalità della vita urbana e la tranquillità del paesaggio naturale, ponendo una grande attenzione alla qualità ed alla continuità degli spazi collettivi. La sfida è quella di costruire un processo che dopo un breve periodo di maturazione, avvii le condizioni per vivere e crescere rinnovandosi continuamente per abitare di nuovo questi luoghi millenari che appartengono alla comunità di Ponticelli.

8. rione De Gasperi a Ponticelli: vista da sud

progetto: corvino+multari Riferimenti bibliografici

Aalto A. (1935), Il razionalismo e l’uomo, (1940) Per un’architettura più umana.

Amendola G. (1997), La città postmoderna. Magie e paure della metropoli contemporanea, Bari, Laterza.

Boulee É.-L. (1981), Architettura Saggio sull’Arte, Marsilio, Padova. Calvino I. (1972), Le città invisibili, Einaudi, Torino.

De Seta C. (1989), I casali di Napoli, Laterza Editore, Bari.

G.A.N. Gruppo Archeologico Napoletano (2000), Soccavo masserie, proprietari e contadini in un casale napoletano, Napoli.

Gellner E., (2004) Percepire il paesaggio, Skira.

Girardet H. (2004), Cities People Planet: Livable Cities for a Sustainable World, Manchester. Loos A. (2008), Architettura e civilizzazione, Mondadori Electa, Milano.

Marc O. (1994), Psicanalisi della casa : L'architettura interiore dei luoghi domestici. Pagano L. (2001), Periferie di Napoli, Electa edizioni.

Ponti G. (1957), Amate l'architettura, Società editrice Vitali e Ghianda, Genova. Rogers R. (1997), Città per un piccolo pianeta, Erid’A Kappa.

Siza A. (1997). Scritti di architettura, Electa, Milano.

Stenti S. (1993), Napoli Moderna-città e case popolari 1868-1980, Clean Edizioni. Stenti S. (2005), Marcello Canino, Clean edizioni , Clean Edizioni.

Van Der Rhoe L. M. (1923), Costruire, (1924) Architettura e volontà dell’epoca. Venturi R. (1966), Complessità e contraddizioni nell’architettura, New York.

Zumthor P. (2007), Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, Electa, Milano.

Riferimenti

Documenti correlati

I competenti Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Interno (Vigili del Fuoco), sono impegnati da tempo all’emanazione di un nuovo decreto ministeriale recante

Si è riunito ieri il Consiglio di Amministrazione di Laborfonds che ha approvato il nuovo modello di gestione finanziaria della linea bilanciata e della linea dinamica concludendo il

Si considera un array monodimensionale di nome count[] di cardinalità 26, pari al numero delle lettere minuscole: ciascun elemento dell’array corrisponde ad una lettera secondo

In vista della nomina della Commissione gli Ordini, i Collegi della provincia di Trieste dei professionisti abilitati alla progettazione edilizia ed urbanistica, nonché

L’associazione di promozione sociale ALBA PRATALIA, in occasione della sesta edizione della rassegna culturale “Attraverso il paesaggio: dialoghi tra scienza, arte

A garanzia dell’esatta esecuzione dei servizi e dell’osservanza di tutti gli obblighi contrattuali, l’impresa aggiudicataria dovrà costituire una cauzione

 con successivo atto si procederà ad approvare la documentazione (lettera di invito e relativi allegati) per lo svolgimento della procedura di cui all’art.

I leader delle città dovrebbero ascoltare la scienza e passare ora al trasporto a emissioni zero, avvertono gli attivisti di Clean Cities Campaign (CCC) la campagna per la