Femminismo e studi di
genere
Sesso e genere
Il sesso riguarda il corredo biologico e anatomico che accompagna ciascuno di
noi da cui dipende la classica dicotomia maschio-femmina. La tesi a riguardo è
che c’è una continuità tra natura e cultura.
Il genere sta per la costruzione sociale attraverso cui si definiscono i
comportamenti tipici che caratterizzano uomo e donna. Il genere è un’invenzione
della cultura umana che sopravviene all’identità sessuale e le si sovrappone in
modi e forme che variano nello spazio e nel tempo.
Genere e sesso si possono sovrapporre ma anche contrapporre secondo le
circostanze così che i ruoli di genere tradiscono le identità sessuate.
Uguaglianza e differenza
Il femminismo liberale è egualitario, nel senso che tende a richiedere per le donne lo stesso trattamento riservato agli uomini. Le istituzioni dovrebbero essere neutrali rispetto al genere o “gender-blind”.
Limiti: (1) L’eguaglianza formale di sfondo non ha eliminato le discriminazioni dovute al genere nella vita reale. (2) Le istituzioni sono è state create da maschi.
Istituzioni gender blind non sono sufficienti e ci vuole una sorta di progettualità politica in cui la prospettiva femminile gioca un ruolo più importante e rende conto della differenza
sessuale.
Limite: L’atteggiamento differenzialista può essere pericoloso, tendendo a ontologizzare la differenza uomo-donna con il pericolo di ripetere le antiche diversità di ruoli e funzioni
Femminismo liberale
Il femminismo liberale insiste sulla centralità dell’autonomia delle donne, ma si scontra con il problema della preferenze adattive (le donne anti-femministe). Perciò la scelta libera o autonoma in quanto tale non è sufficiente e occorre invece pensare in termini di fairness e giustizia.
Nessuna istituzione che faccia parte della basic structure dovrebbe assegnare ruoli sociali rilevanti in base al sesso. Okin sostiene che questa clausola imperativa si applichi anche alla famiglia. Anche la famiglia deve essere gender blind.
Per ottenere un risultato siffatto lo stato dovrebbe così “encourage and facilitate the equal sharing by men and women of paid and unpaid work, or productive and
Limiti del femminismo liberale
Per Rawls, che al fondo resta un liberale convinto, è difficile non isolare e difendere la
famiglia dalle incursioni coercitive dello stato così come è impossibile non tutelare la libertà religiosa probabilmente anche quando quest’ultima non è generosa nei confronti delle
donne.
L’approccio deliberativo critica l’incapacità del costituzionalismo liberale di realizzare nella pratica il suo contenuto teorico gender blind. Benhabib sostiene che l’emancipazione delle donne dei gruppi passa solo attraverso la partecipazione democratica.
Le politiche femministe liberal sono anche criticate dai libertari. La libertà viene concepita come libertà da ogni forma di coercizione e interferenza, inclusa quella perpetrata dalla stato quando impone leggi favorevoli alle donne.
Femminismo radicale
Per le femministe radicali, il patriarcato è legato alla natura possessiva e violenta del desiderio maschile e quindi non eliminabile attraverso una battaglia per estendere i diritti (MacKinnon). Per cui, più che di estensione di diritti si dovrebbe parlare di separatismo sessuale e magari di lesbismo.
Secondo il femminismo postmodernista, il discorso trascende il controllo degli esseri linguistici e cela una trama di potere e di interessi nascosti. Due soluzioni:
(1) Il movimento concettuale “decostruzionista” (Derrida) esclude che termini quali maschio-femmina abbiano un senso o una verità primitiva.
(2) Se non c’è nulla al di là del discorso, un femminismo autenticamente radicale non può basarsi sulla ricerca di un’identità femminile in qualsivoglia significato “autentica”. Non resta che affidarsi all’ironia come per esempio nel gioco semantico decostruttivo delle drag
L’etica della cura
Secondo Gilligan, la base della differenza uomo-donna sta nello sviluppo psicologico dall’infanzia alla maturità. In polemica con Kohlberg, Gilligan mostra che di norma si ritiene lo sviluppo maschile paradigmatico e per conseguenza quello femminile
inferiore. Giligan dimostra che i due modelli sono solo uno diverso dall’altro. L’identità maschile è basata sulla separazione, mentre quella femminile sull’attaccamento. Ne segue che l’approccio morale del maschio procede
dall’individualità e dalla autonomia, che trovano riscontro nelle regole formali e nei principi di giustizia astratti e impersonali. L’approccio femminile invece sarebbe basato sulla relazionalità, sulla connessione, l’attenzione per l’altro, il legame interpersonale e la sensibilità al bisogno.
Femminismo e multiculturalismo
Okin porre in dubbio la conciliabilità di femminismo e multiculturalismo. Okin critica la concessione di diritti culturali, in un quadro costituzionale liberale, a gruppi che al loro interno adottano pratiche discriminatorie basate sul genere.
Okin: “Nel caso di una minoranza culturale più patriarcale entro una cultura
maggioritaria meno patriarcale, non si può sostenere in base al rispetto di sé o alla
libertà che le donne di quella cultura hanno un chiaro interesse alla sua conservazione. Anzi, la loro condizione potrebbe migliorare molto se la loro cultura di nascita dovesse estinguersi, lasciando integrare i suoi membri nella cultura circostante meno sessista, o, ancor meglio, venisse incoraggiata a cambiare in modo da rafforzare l’uguaglianza delle donne – almeno fino al grado della cultura maggioritaria”.
Femminismo e democrazia
Sempre Okin: Poniamo il caso di «uno stato liberale impegnato a discutere o negoziare, con un gruppo culturale che vive entro i suoi confini, una serie di diritti
collettivi che sembrano rafforzare la diseguaglianza fra i sessi interna al gruppo [e che] le donne del gruppo (incluse le più giovani) siano state consultate e adeguatamente rappresentate nel corso dei negoziati e nondimeno abbiano espresso in larga
maggioranza e in termini sufficientemente espliciti il loro sostegno alle norme e alle pratiche illiberali del gruppo che appaiono manifestamente oppressive nei loro
confronti: cosa deve fare lo stato?»
Okin non ha dubbi: la priorità va data ai diritti, anche se questo significa assegnare all’ordinamento liberale il compito di esercitare il proprio potere coercitivo allo scopo di smantellare strutture di potere o di autogoverno gerarchiche o patriarcali.
LGBT e queer theory
La queer theory critica la natura binaria della sessualità. Quest’ultima è tipica della divisione femminista maschi-femmine e di quella omosessuali-eterosessuali.
La vera distinzione da tenere presente è quella tra normali (straight) e diversi (queer). Tale distinzione consente di includere posizioni non riconosciute dalla versione binaria come quelle dei transgender e dei bisessuali, se non addirittura quelle estreme come nel caso dei sado-masochisti.
La queer theory forzando l’idea di costruzione sociale del genere abbandona ogni
naturalismo della sessualità. Nel farlo adopera spesso argomenti di natura storica, che mettono in evidenza la dipendenza delle categorie sessuate da come le diverse
società nel tempo storico interpretavano la sessualità (vedi età classica e Cristianesimo).