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Training fisico ed attivazione piastrinica in pazienti con claudicatio intermittens: effetti in condizioni di riposo e dopo induzione di ischemia.

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Academic year: 2021

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Training fisico e attivazione piastrinica in pazienti con

claudicatio intermittens: effetti in condizioni di riposo e

dopo induzione dell’ischemia.

Zecchetto S., De Marchi S., Prior M., Rigoni A., Rulfo F., Poli G.*, Gelati M.*,

Arosio E.

Dipartimento di Medicina, UO di Riabilitazione Vascolare

*Dipartimento di Scienze della Vita e della Riproduzione, Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche ed Ematologiche

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona

Introduzione

L’approccio riabilitativo mediante protocolli di esercizio fisico controllato costituisce un trattamento validato e consolidato nella gestione dell’arteriopatia obliterante periferica al II stadio di Fontaine. Tale approccio consente di migliorare lo stato funzionale e la prognosi di questi pazienti. Gli effetti favorevoli dell’esercizio fisico sul processo aterosclerotico sono documentati in diversi studi mediante il miglioramento dei parametri metabolici, pressori e della vasodilatazione endotelio dipendente, altri autori segnalano il miglioramento del tono adrenergico e della performance cardiopolmonare. L’attivazione piastrinica, aspetto centrale nel determinismo degli eventi cardiovascolari acuti, è chiamata in causa anche nella progressione dell’aterosclerosi. In letteratura è documentata una riduzione dell’attivazione piastrinica in pazienti coronaropatici dopo ciclo di esercizio fisico controllato. Molti dati inoltre avvalorano l’ipotesi che l’esercizio strenuo è associato con un incremento della conta piastrinica e ad una iperattivazione e iperaggregabilità piastriniche. Questo temporaneo stato protrombotico è però controbilanciato, in soggetti che eseguono regolare e moderata attività fisica, da una riduzione di adesione e aggregazione piastriniche. Questi dati sono meno chiari nei pazienti con arteriopatia periferica che hanno un incremento dell’attività piastrinica per se, correlata con la severità della patologia. L’esercizio regolare di intensità moderata potrebbe esercitare un effetto favorevole sulla reattività piastrinica, attraverso una down-regulation dell’adesività piastrinica e dell’espressione sulla superficie piastrinica di Gp IIb-IIIa. L’esercizio protratto fino al massimo dolore ischemico sopportabile indurrebbe invece un aumento dei livelli di selectina circolante e dell’espressione sulla superficie piastrinica di Gp IIb-IIIa e P-selectina, oltre ad un incremento dei livelli di fattore di von Willebrand e molecole di adesione (ICAM e VCAM) circolanti. La discrepanza che emerge nei trial valutanti la modifica della funzione piastrinica in risposta all’esercizio fisico nei pazienti con arteriopatia periferica, può essere attribuita alle diversità in intensità e durata dei protocolli di training applicati e alle diverse metodologie di laboratorio utilizzate. La marcia condotta sino al massimo dolore ischemico sopportabile è una condizione di interesse in quanto può essere considerata un modello di ischemia inducibile; inoltre il territorio interessato dall’ischemia è piuttosto esteso ed i fenomeni coinvolti quindi alquanto amplificati. Tale modello potrebbe inoltre avere interessanti ripercussioni speculative, sia nel modello dell’arteriopatia degli arti inferiori che a livello coronarico. Il nostro obiettivo è stato quindi quello di valutare, in pazienti claudicanti, gli effetti del training fisico controllato aerobico sull’attivazione piastrinica e sullo stress ossidativo, quindi di valutare come il training possa modificare la risposta di tali parametri ad un test al treadmill massimale (condotto sino al dolore ischemico).

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Materiali e metodi.

Sono stati arruolati 18 pazienti con claudicatio intermittens (II stadio secondo la classificazione di Leriche Fontaine), di età compresa tra 50 e 80 anni, con un ABI tra 0.5 e 0.9 all’arto sintomatico. I pazienti hanno seguito un ciclo riabilitativo della durata di 15 giorni, con sedute quotidiane di tre ore comprendenti: 30 minuti di esercizi aerobici volti a stimolare la propriocezione e la muscolatura respiratoria; camminata su treadmill (con pendenza e velocità corrispondenti al test diagnostico) al 70% dell’intervallo di marcia assoluto (50-60 minuti)- alla comparsa del dolore ischemico il paziente sospendeva l’esercizio fino alla scomparsa della sintomatologia per poi riprendere nuovamente la camminata; 20 minuti di cyclette libera senza resistenza. Il disegno di studio includeva esami laboratoristici e strumentali effettuati all’inizio e al termine del periodo di training fisico, in condizioni di riposo: markers di attivazione piastrinica - PFA-100 (Platelet Function Analyser System), che prevede l’induzione dell’emostasi primaria ex-vivo testando l’aggregazione piastrinica (misurata come closure time di un capillare artificiale) in risposta ad ADP ed epinefrina; citofluorimetria per espressione sulla superficie piastrinica della P-selectina; marker di stress ossidativo- malondialdeide. Gli esami strumentali includevano: misurazione dell’indice caviglia braccio; misurazione dell’intervallo di marcia libero e assoluto tramite treadmil test (velocità 3,2 km/h; pendenza 10%). Il test al treadmill veniva eseguito all’inizio ed al termine del training. Immediatamente dopo il test al treadmill sono stati ripetuti i seguenti: PFA-100, P-selectina e dosaggio di malondialdeide. Per l’analisi statistica è stato utilizzato il programma SPSS 17.0. La variazione dei dati tra gruppi è stata analizzata tramite t-test per dati appaiati.

Risultati

Il ciclo di esercizio fisico controllato ha consentito di documentare un incremento dell’autonomia di marcia determinata al treadmill (intervallo di marcia assoluto 450±180 vs 250±108 m; p>0,05). L’aggregabilità piastrinica stimolata da epinefrina si riduce dopo training (figura 1). Dopo esercizio massimale su treadmill si rileva un trend in riduzione dei tempi di aggregazione senza tuttavia evidenziare significatività statistica (figura 1); si dimostra statisticamente significativa la differenza fra i valori rilevati dopo test massimale prima e dopo training (figura 1).

L’aggregabilità piastrinica pre-test massimale stimolata da ADP non si modifica dopo training, mentre l’esercizio massimale causa una riduzione dei tempi di aggregazione a T0; a T1 i tempi di aggregazione dopo test al treadmill aumentano significativamente (figura 2).

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 T0 T1

sec

**

*

Figura 2. aggregazione con

ADP.:

riposo, dopo test

massimale

*p<0,05 vs riposo; **p<0,05 vs T1

riposo e vs T0 test

0 20 40 60 80 100 120 140 160 T0 T1

sec

*

**

Figura 1. aggregazione con

epinefrina.:

riposo, dopo test

massimale

*p<0,05 vs T0; **p<0,05 vs T0

test

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P-selectina ha ridotto la sua espressione dopo il training (0,81±0,31 vs 1,40±0,62 p<0,005); non sono state rilevate variazioni significative dopo test massimale a T0 e T1. Malondialdeide si è ridotta dopo training (124±20 vs 147±25 ug/l; p<0,05), aumenta significativamente dopo test massimale in entrambi i punti dello studio (p<0,05).

Discussione

In questo studio dimostriamo come un singolo periodo di training fisico controllato (di durata relativamente breve) sia in grado di modificare favorevolmente il profilo di aggregabilità delle piastrine studiato mediante stimolo con epinefrina in condizioni di riposo. Lo stimolo con ADP non varia i tempi di aggregazione in condizioni di riposo mentre il test massimale al T0 determina un aumento dell’aggregabilità, mentre a T1 l’aggregabilità diminuisce significativamente. Il test massimale è una condizione di esercizio strenuo che induce ischemia a livello dell’arto inferiore e un fenomeno di ischemia riperfusione che è in grado di per sé di attivare le piastrine sia mediante una alterazione dello shear rate parietale lungo le lesioni ateromatose sia per un aumentato stress ossidativo determinato dall’iperafflusso dopo una fase di ischemia. L’ischemia-riperfusione verosimilmente agisce sul rilascio di ADP a livello piastrinico determinando un aumento dell’aggregabilità. Il training determina (come dimostrato in letteratura) un miglioramento della funzione endoteliale tramite stimolo dovuto allo shear stress indotto dall’esercizio aerobico e dal miglioramento dello stato ossidoriduttivo. Tale condizione è presupposto per una migliorata risposta ad ADP a fine ciclo di training. L’allungamento del tempo di aggregazione, in parte inatteso per la sua entità, dimostra l’effetto dell’esercizio sulle piastrine, tale dato può essere imputabile ad un migliorato bilancio redox, come documentato dalla riduzione della malondialdeide, e probabilmente dalla migliorata biodisponibilità di NO in corso di attività fisica anche strenua. E’ plausibile anche un effetto antipiastrinico esercitato da un aumentato rilascio di prostacicline in corso di stimolo massimale sull’endotelio dopo training. La risposta all’epinefrina sembra resettarsi su valori più elevati di tempo di aggregazione, ciò potrebbe essere dovuto oltre che ad un migliorato profilo ossidoriduttivo ed a un incremento di NO anche ad una riduzione del tono adrenergico cronicamente indotto dall’esercizio aerobico. P-selectina risulta meno espressa dopo training , tale effetto è coerente con il dato di aggregazione piastrinica ed è sicuramente effetto del training (come dimostrato in pazienti cardiopatici); tale dato sostiene l’osservazione di una ridotta attivazione piastrinica, con una down regulation dei sistemi di trascrizione/espressione di questo marcatore.

Il nostro studio dimostra, pertanto, come un ciclo di training aerobico in pazienti arteriopatici migliori il profilo di aggregabilità piastrinica e lo stress ossidativo. Tali dati sostengono il beneficio del training e contribuiscono a spiegarne gli effetti favorevoli in termini di protezione cardiovascolare.

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BIBLIOGRAFIA

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Riassunto

L’arteriopatia periferica è associata di per se con un incremento dell’aggregabilità piastrinica, e il training fisico controllato, terapia la cui efficacia è ampiamente dimostrata, agirebbe anche influenzando l’attivazione piastrinica. I trial effettuati hanno dato però risultati contrastanti, non chiarendo completamente il diverso effetto dell’esercizio condotto fino al dolore ischemico e del training fisico controllato sull’attivazione piastrinica. Ci siamo proposti di studiare l’effetto del training fisico controllato e del test al treadmill massimale sull’aggregazione piastrinica, effettuando in condizioni di riposo e al momento del massimo dolore ischemico test di attivazione piastrinica (PFA-100 e espressione di P-selectina sulla superficie piastrinica) e di stress ossidativi (malondialdeide). Abbiamo arruolato pazienti affetti da arteriopatia obliterante arti inferiori con claudicatio al II stadio secondo Leriche Fontane. I nostri risultati hanno rilevato una riduzione dell’attivazione piastrinica al termine del training sia in condizioni di riposo che dopo test al treadmill massimale. Il nostro studio dimostra, pertanto, come un ciclo di training aerobico in pazienti arteriopatici migliori il profilo di aggregabilità piastrinica e lo stress ossidativo. Tali dati sostengono il beneficio del training e contribuiscono a spiegarne gli effetti favorevoli in termini di protezione cardiovascolare.

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