• Non ci sono risultati.

Il rischio di caduta nell'anziano

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il rischio di caduta nell'anziano"

Copied!
32
0
0

Testo completo

(1)

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA/MAGISTRALE IN SCIENZE E TECNICHE

DELLE ATTIVITÀ MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE

“IL RISCHIO DI CADUTA NELL’ANZIANO”

RELATORE

PROF.SSA IDA NICOLINI

____________________

CANDIDATA

DOTT. SSA CLARA BONALDI

_________

(2)

2

INDICE

Introduzione……….. 3

1. Il rischio di caduta………5

2. Fattori di rischio………7

2.1 La sarcopenia……….10

2.2 La sedentarietà……….12

3. Tipologie d’intervento………13

4. La sperimentazione………16

4.1 I test………18

5. I risultati………19

6. Conclusioni………24

Protocollo di lavoro……….26

(3)

Bibliografia e sitografia………31

INTRODUZIONE

Il nostro corso di laurea ci ha insegnato l’importanza del ruolo della prevenzione, ed è proprio di questo che voluto trattare nella mia tesi. La popolazione anziana è in aumento e con essa anche tutte le complicanze correlate all’invecchiamento. È fondamentale conoscere tutte queste alterazioni, tante di esse modificabili. L’attività fisica può essere un valido strumento di prevenzione a questo livello, associata ad uno stile di vita sano e una corretta alimentazione.

Il rischio di caduta è un argomento molto trattato in letteratura e ormai ampiamente conosciuto, la consapevolezza di tale problema è importante proprio a causa della sua incidenza nella popolazione anziana. Rappresenta infatti una delle cause maggiori di allettamento e ospedalizzazione, determina la perdita dell’autonomia del soggetto rendendolo insicuro e dipendente da altri.

Quindi nonostante i numerosi protocolli standardizzati riscontrabili in letteratura, il fenomeno è molto presente. È quindi fondamentale intervenire con valutazioni del rischio e protocolli di prevenzione. Il lavoro da me svolto consiste nella valutazione in tre mesi di due gruppi, un gruppo di controllo e un

gruppo sperimentale.

L’attività del primo gruppo consisteva in una camminata di 20 minuti associata ad attività di

mobilizzazione attiva tre volte a settimana. Il secondo ha partecipato per tre mesi a un protocollo di lavoro, tre volte a settimana, mirato al miglioramento di quei fattori di rischio favorevoli alle cadute, quindi un’attività aerobica associata al potenziamento muscolare e ad esercizi di equilibrio dinamico e statico.

Ritengo sia importante porre l’attenzione su questa tematica al fine di sensibilizzare tutta la popolazione a non considerare le cadute, soprattutto nella popolazione anziana, una normale conseguenza dell’invecchiamento.

(4)

4

“A fall is a potentially life-changing event for an older person. Older adults can’t bounce back from an injury like a younger person can.” Christine Branche, director of Unintentional Injury Prevention, National Center for Injury Prevention and Control of the national

(5)

1. IL RISCHIO DI CADUTA

La popolazione sta invecchiando, 688 milioni di anziani nel 2006, si stima che nel 2050 saranno 2 miliardi, questo perché l’aspettativa di vita è aumentata e le nascite si riducono. (1)

Con l’avanzare dell’età si determinano alterazioni fisiologiche del corpo come la sarcopenia (la riduzione della massa muscolare), il peso corporeo tende ad aumentare, la statura diminuisce. Tutti fattori che contribuiscono a una riduzione della forza muscolare, della capacità di mantenere

l’equilibrio, che determinano un maggiore rischio di cadute. Inoltre l’invecchiamento può essere accompagnato da comorbidità e quindi determinare una riduzione dell’autonomia della persona. Oltre il 33% delle persone oltre i 65 anni cadono una volta all’anno e il 50% di essi ha cadute frequenti,

con l’aumentare dell’età il rischio di caduta aumenta al 60%. Soggetti anziani con deficit cognitivi hanno un rischio di caduta doppio rispetto ad un anziano sano. (1)

Solo 1 su 5 delle cadute richiede intervento medico e meno del 10% porta ad una frattura. (1)

Però si è visto che una frattura, specialmente di anca, porta conseguenze negative in termini di mortalità e morbilità. Può determinare un’ospedalizzazione o allettamento della persona e quindi ridurne l’autosufficienza. Molto spesso succede che dopo l’evento la persona non si senta più sicura nella deambulazione e nello svolgere autonomamente le attività della vita quotidiana. Condizione che viene definita sindrome ansiosa post-caduta, cioè il soggetto diminuisce i movimenti e le attività della vita quotidiana e diventa eccessivamente cauto. Questo porta ad un’ulteriore riduzione della forza, all’instaurarsi di una deambulazione insicura, tutti fattori che favoriscono altre cadute. Se la caduta si ripete causa una riduzione dell’autostima e spesso l’anziano non racconta di essere caduto per vergogna.

Ecco perché è importante intervenire con protocolli di prevenzione al rischio di caduta. Si può lavorare su quei fattori di rischio che sono modificabili come la debolezza muscolare, deficit di equilibrio e

(6)

6

Per lo più le cadute si determinano durante le normali attività della vita quotidiana in casa, Secondo i risultati dello studio Argento (2) gli anziani cadono il 48% delle volte fuori casa. Dentro casa, gli ambienti a maggior rischio sono:

 la cucina (25%)

 la camera da letto (22%)

 le scale interne ed esterne (20%)

il bagno (13%). (3)

Le conseguenze di una caduta possono essere diverse in base al modo in cui è avvenuta, le fratture del polso si verificano quando si cade in avanti o all’indietro appoggiandosi a terra con la mano, le fratture dell’anca si verificano tipicamente quando si cade sul lato, mentre le cadute all’indietro sui glutei sono associate più raramente a fratture.

(7)

2. FATTORI DI RISCHIO

La capacità di avere una deambulazione normale dipende da molte variabili: dalla ROM articolare specialmente a livello degli arti inferiori, da una corretta tempistica e intensità nell’attivazione muscolare, inoltre una buona funzionalità visiva e vestibolare.

I problemi della deambulazione possono essere determinati sia da una condizione fisiologica

dell’invecchiamento che essere correlata a patologie del sistema muscolo-scheletrico, del sistema nervoso o da un decondizionamento del sistema cardio-respiratorio.

Si è visto quindi che l’invecchiamento porta fisiologicamente a cambiamenti:

 la statura in posizione eretta diminuisce soprattutto a causa della cifosi e della compressione dei dischi intervertebrali;

 la massa corporea aumenta;

 una perdita di massa muscolare conduce ad una diminuzione progressiva della forza e della resistenza;

 le ossa perdono minerali e matrice e sono maggiormente soggette a frattura;  il deterioramento della superficie articolare causa artrosi;

 la perdita di elasticità di tendini e legamenti favoriscono distorsioni e lussazioni;  la frequenza cardiaca massima si riduce;

 aumenta la gittata sistolica nello sforzo sub massimale con riduzione della portata parallelamente alla riduzione della captazione massima di O2;

 aumenta la pressione arteriosa (PA) sistolica;

 è frequente l’ipotensione posturale con possibilità di sincope;

 irrigidimento della gabbia toracica con perdita di elasticità del tessuto polmonare, diminuzione della capacità vitale e aumento del volume residuo anche se a capacità polmonare totale si modifica in modo non rilevante (4)

(8)

8

anche un BMI elevato (obesità, sovrappeso) e un aumento della circonferenza vita e fianchi, la sedentarietà. Anche la riduzione della vista e dell’udito possono contribuire a cadute.

Altra causa frequente di caduta sono le vertigini, molto frequenti nella popolazione anziana. È un sintomo aspecifico che può essere influenzato da diversi altri fattori come problemi cardiovascolari, iperventilazione, ipertensione ortostatica. Quest’ultima è una condizione per cui si ha un caldo della pressione arteriosa di almeno 20 milligrammi di mercurio (mmHg) per la pressione arteriosa sistolica e/o di almeno 10 mmHg per la diastolica, rispetto ai valori rilevati con il paziente in posizione seduta o distesa (clinostatismo). Infatti spesso gli anziani presentano frequenti capogiri termine vago che descrive varie sensazioni, tra cui una sensazione soggettiva d’incertezza, d’instabilità posturale o di movimento nello spazio. (5)

Condizione che si manifesta più frequentemente al mattino perché la risposta barorecettoriale è minore, i barocettori sono dei meccanocettori che rispondono a variazioni pressorie del sistema

cardiovascolare e intervengono nel funzionamento del riflesso barocettivo. I soggetti che presentano questo sintomo sono consapevoli della loro condizione e riconoscono tempestivamente i sintomi e si siedono o prendono precauzioni prima che si manifesti la caduta, quindi è una causa piuttosto infrequente di caduta.

Lo studio eseguito da LAURENCE Z. RUBENSTEIN (3) ha evidenziato i principali fattori di rischio di caduta e la percentuale con la quale si manifestano come tali.

(9)

Dalla tabella emerge che i principali fattori determinanti cadute sono la debolezza muscolare (soprattutto a livello degli arti inferiori), il deficit di equilibrio e alterazioni del passo tutti fattori modificabili sui quali è possibile intervenire con un protocollo di attività fisica mirato. Per determinare il livello di rischio della singola persona sono sufficienti test molto semplici come lo “stand up and go test”.

(10)

10

2.1 LA SARCOPENIA

La sarcopenia è la riduzione della massa muscolare (soprattutto per le fibre di tipo veloce -fibre bianche IIa e IIb, atrofia delle fibre residue con squilibrio tra sintesi e degradazione proteica), e riduzione della forza muscolare e/o riduzione della performance fisica. È una condizione età correlata ad eziologia multifattoriale.

È un fenomeno che si traduce in fragilità, condizione che può essere anche transitoria e in perenne evoluzione, la si può valutare attraverso la fatica e la facile affaticabilità, la resistenza (incapacità di salire le scale), la diminuzione del massimo consumo di ossigeno e la diminuzione della capacità aerobica, la comorbilità (avere più di 5 malattie) e la perdita di peso.

La sarcopenia è prevenibile e reversibile in gran parte con l’esercizio fisico di resistenza (di forza, perché l’esercizio solo di endurance ha durata limitata) e con esercizi aerobici che ha un’azione

antisarcopenica.

Epidemiologia: si passa da una percentuale pari al 5-13% intorno ai 60-70 anni, fino ad un crollo anche del 50% nei soggetti di età superiore agli 80 anni, la sedentarietà è un grave fattore di rischio. La differenza tra Sarcopenia e Dinapenia è che la prima è la perdita di massa muscolare associata a

perdita di forza muscolare e/o di performance fisica, mentre la diapenia è l’esclusiva perdita di massa muscolare età-correlata.

Le cause sono intrinseche poiché è un fenomeno fisiologico che si contrasta difficilmente perché è età-correlato; a questo si aggiunge l’alterazione del motoneurone perché un muscolo si muove non solo per l’efficacia della struttura contrattile ma anche dall’integrità della struttura di innervazione (atrofia del muscolo: danno del nervo che provoca atrofia); altra causa che agisce dopo una certa età è la sedentarietà, l’inattività fisica; poi la diminuzione nella produzione ormonale, in primis sono rilevanti i corticosteoridi, l’ormone della crescita e il suo mediatore sul fegato (IGF1), gli ormoni tirodei, l’insulina (ormone prodotto dalle cellule beta pancreatiche che diminuisce con l’età la cui assenza spiega sì il diabete nel giovane, ma nell’anziano quella che diminuisce è la sensibilità all’insulina; l’insulina è un anabolizzante perché migliora l’utilizzo e l’immagazzinamento di certe sostanze -farmaco doping-). L’altra motivazione è il mal assorbimento e lo stato di nutrizione che è alterato nel soggetto anziano: gli elementi più importanti per la formazione del tessuto muscolare

(11)

sono le proteine e l’anziano ha un deficit di resistenza alle proteine, per cui, anche se gli vengono date in aggiunta, le assorbe difficilmente.

Per misurare la sarcopenia si può:

- fare la differenza tra massa grassa e magra: antropometria (pliche), BIA, DEXA (misura grado di osteoporosi ma se adattata ad alcune particolarità misura lo spessore del tessuto muscolare); - misurare la forza muscolare;

(12)

12

2.2 SEDENTARIETÀ

Molte alterazioni dell’invecchiamento sono legate alla sedentarietà, condizione che si manifesta in moltissimi anziani, riducono l’attività fisica per cause di diverso genere, sociali culturali ma anche limitazioni fisiche, cioè a causa di tutte quelle alterazioni come la sarcopenia, osteoporosi, riduzione della capacità aerobica.

La società moderna mette l’uomo nelle condizioni di compiere sempre meno movimenti, grazie allo sviluppo delle più moderne tecnologie e grazie all’abbondanza di cibo presente. Il bisogno di muoversi sempre meno causa un deterioramento graduale, il quale può essere talmente lento che si potrebbe associare ad una normale evoluzione dell’invecchiamento. Invece molto spesso si è davanti ad una vera e propria malattia: la sindrome ipocinetica o sedentarietà. Essa è stata definita “un problema basilare della salute pubblica” come una malattia.

Condizione che si manifesta così:

 Le ossa diventano fragili e si aggrava l’osteoporosi;

 I muscoli diventano deboli, flaccidi e perdono la loro elasticità;  Diminuisce la mobilità articolare;

 Diminuiscono le resistenze, la velocità, la coordinazione, l’equilibrio e tutte le altre capacità fisiche di base. (7)

Tutti fattori, come già sopra esposto, che favoriscono l’aumento del rischio di caduta.

Molti studi dimostrano l’efficacia della giusta attività fisica e gli effetti positivi che essa ha sui vari fattori di rischio presenti nella popolazione anziana. Andando ad agire su fattori fisici come la forza muscolare, la riduzione della massa ossea e la capacità aerobica, ma anche sull’aspetto psicologico aumentando l’autostima e ridurre la paura di cadere. Migliorando quindi la qualità della vita del soggetto.

(13)

3. TIPOLOGIE DI INTERVENTO

Vista di varietà di fattori di rischio che concorrono nel determinare il rischio di caduta, tante saranno anche le possibilità di intervento. Fondamentale sarà ridurre o limitare quei fattori di rischio che sono modificabili e in particolare quelli associati ad uno stile di vita sano, quindi ridurre le sedentarietà favorendo l’attività fisica, adottare un’alimentazione sana ed equilibrata andando a limitare rischi come il diabete o l’ipertensione.

Sull’altro fronte bisognerà intervenire a livello della condizione fisica del soggetto e andare a colmare i deficit presenti, che possono essere a livello dell’equilibrio, della deambulazione o della resistenza. Diversi studi dimostrano l’efficacia di protocolli di lavoro mirati al miglioramento di questi aspetti, in

particolare lo studio svizzero di Yves J Gschwind1*, Reto W Kressig2, Andre Lacroix3, Thomas

Muehlbauer3, Barbara Pfenninger4 and Urs Granacher3 (6) (sono state sottoposte 54 persone ad un

protocollo di lavoro volto al miglioramento di equilibrio e forza muscolare, attività svolta per 12 settimane 3 volte a settimana.

Il protocollo prevede una prima parte di potenziamento muscolare composta da esercizi ad intensità media, 10-13 ripetizioni per 2 serie con un recupero di 2 minuti tra un serie e la successiva, facendo attenzione ad eseguire il movimento in tutta la ROM articolare. Una seconda parte di resistenza aerobica, 12-13 ripetizioni per 2 serie con 2 minuti di recupero tra una serie e la successiva. Infine per completare la sessione di lavoro, sono stati proposti esercizi di equilibrio dinamico e statico,

gli esercizi come la camminata sulle punte o sui talloni, spostamenti laterali, sono stati eseguiti in diverse posizioni passando dal bi-podalico al mono-podalico, poi su piani instabili, oppure variando il terreno d’appoggio (erba, sabbia, pavimento). Altra variabile è stata l’esclusione di uno dei sensi, come l’udito o la vista nell’esecuzione degli esercizi, ma anche l’utilizzo di piccoli attrezzi come pesi, elastici, palline. Successivamente per incrementare la difficoltà del lavoro è stata modificata la velocità di esecuzione, rapidi cambiamenti di direzione o l’ampiezza dei movimenti. Alla fine sono stati inseriti questi esercizi in situazioni di tutti i giorni, come l’alzarsi dalla sedia mentre si ha in mano un bicchiere d’acqua, fare le scale portando una scatola.

(14)

14

Per l’equilibrio dinamico sono stati inserite andature di vario genere, camminata laterale, camminata all’indietro. Sono stati poi aggiunti compiti cognitivi a quelli motori, come ad esempio il contare in dietro da 100 di 7 mentre si cammina all’indietro.

Un protocollo quindi che prevede una parte di resistenza, una di rinforzo muscolare e una parte per migliorare l’equilibrio statico e dinamico.

Nel caso in cui il soggetto presentasse anche un peso ponderale eccessivo, e quindi un fattore di rischio ulteriore di caduta, non è sufficiente l’esercizio fisico, ma esso deve essere associato alla moderata restrizione calorica, che appunto presenta innumerevoli vantaggi: favorisce il decremento ponderale, determina miglioramenti a livello del globale benessere del soggetto permettendo un aumento superiore della performance fisica rispetto ad un trattamento con la sola dieta. È quindi nostro compito indirizzare il soggetto da uno specialista competente.

Quindi dallo studio analizzato si deduce che, al fine di contrastare la perdita di massa muscolare e ossea sono raccomandate almeno 3 sedute a settimana di esercizio fisico di tipo aerobico e di resistenza dalla durata di almeno 20-30 minuti ciascuna. Risulta efficace un tipo di attività aerobico associato ad una parte di sviluppo delle capacità di equilibrio statico e dinamico. Sarà nostro compito incrementare la difficoltà e l’intensità degli esercizi proposti in relazione ai miglioramenti ottenuti dai singoli soggetti.

Ma non soltanto, anche la parte motivazionale è importante da tenere in considerazione quando si stila un protocollo di lavoro. Bisognerà quindi valutare gli interessi dei soggetti e costituire un lavoro tale da stimolare l’interesse dei partecipanti. Il lavoro di gruppo può essere una buona opzione poiché i partecipanti si sentiranno meno a disagio e motivati dal fatto di non essere i soli ad avere delle difficoltà. Altro strumento motivazione è rappresentato dalla musica, oppure dall’attività all’aria aperta, tutti fattori che distraggono dalla concezione di attività fisica associata al solo lavoro di fatica ma vederla da un punto di vista di benessere, di divertimento e socializzazione.

Inoltre, sempre per aumentare gli stimoli motivazionali, proporre di tanto in tanto delle attività nuove e diversificate. Aumentando la difficoltà di esercizi già conosciuti, metodo che aumenta anche l’autostima dei partecipanti poiché consapevoli di riuscire ad eseguire compiti più difficili. Oppure introducendo nuovi materiali come palline da tennis o palle di diverse dimensioni, elastici, bastoni o

(15)

altri attrezzi. Questo rende l’attività meno prevedibile e non permette al soggetto di adattarsi all’attività proposta, deve quindi sempre stare attento e pronto alla possibilità che si presentino dei cambiamenti, evitando quindi che i partecipanti diventino passivi.

(16)

16

4. LA SPERIMENTAZIONE

Il lavoro è stato applicato a un gruppo di 20 persone divise in un gruppo di controllo (10 persone), e un gruppo sperimentale (10 persone) che hanno partecipato per 3 mesi 3 volte a settimana all’attività. Tutti i soggetti che hanno partecipato erano sedentari.

Prima della suddivisione in gruppi dei partecipanti è stato chiesto ad ogni soggetto il tipo di attività che avrebbero preferito fare e la loro disponibilità. I soggetti del gruppo di controllo hanno scelto questo tipo di attività sostenendo che sarebbe stata meno faticosa ma che avrebbe portato gli stessi benefici dell’attività svolta dal gruppo sperimentale.

È stato consigliato ai partecipanti di venire muniti di tuta da ginnastica e scarpe da palestra comode. Ho seguito entrambi i gruppi nello svolgimento delle attività, il gruppo di controllo ha partecipato 3 volte

a settimana ad un’attività suddivisa in una prima parte, 20 minuti di camminata, e una seconda parte di mobilizzazione attiva dei principali distretti corporei.

Il protocollo di lavoro per il gruppo sperimentale è stato sviluppato sulla base dello studio analizzato precedentemente, quindi unendo ad un’attività di tipo aerobico e di resistenza anche una componente di rinforzo muscolare ed esercizi di equilibrio statico e dinamico.

Ogni sessione di 50 minuti, prevedeva una prima parte di riscaldamento composta da esercizi mirati al miglioramento della capacità cardio-respiratoria, di resistenza aerobica composta da andatura come la marcia, spostamenti laterali, camminata sulle punte o sui talloni, e una parte di mobilità articolare di tutti i distretti corporei partendo dalla testa, spalle, bacino, ginocchia e caviglie.

La parte centrale della sessione aveva come obiettivo l’equilibrio statico e dinamico, con esercizi a corpo libero singoli o a coppie o con piccoli ausili come la pallina da tennis o strisce applicate a terra; e il rinforzo muscolare con esercizi a corpo libero senza uso di sovraccarichi. E infine una parte di defaticamento composta da stretching attivo di tutti i distretti corporei.

I soggetti sono stati valutati tre volte nell’arco della sperimentazione, una volta all’inizio prima di aver partecipato al protocollo di lavoro, una seconda volta a metà della sperimentazione, e una terza volta al termine dei tre mesi.

(17)

I test che sono stati usati per la valutazione sono lo “stand up and go test”, test per l’equilibrio dinamico e un test per l’equilibrio statico. Prima della registrazione del risultato di ogni test il soggetto ha avuto la possibilità di provare due volte il compito valutato.

(18)

18

4.1 I TEST

Prima della misurazione effettiva del test tutti i soggetti hanno effettuato un riscaldamento e hanno

potuto fare delle prove e poi sono stati registrati i risultati.

 STAND UP AND GO TEST

Test che valuta il livello di mobilità di una persona tenendo conto anche dell’equilibrio statico e

dinamico.

Misura il tempo che una persona impiega per alzarsi da una sedia senza l’aiuto delle braccia, camminare

per tre metri, girarsi, tornare alla sedia e sedersi di nuovo. Un tempo inferiore a 10 secondi indica un

basso rischio di caduta. Vengono valutati anche comportamenti compensatori come l’utilizzo delle

braccia per alzarsi dalla sedia o una deambulazione instabile e insicura.

(19)

 EQUILIRBIO DINAMICO

Per la valutazione dell’equilibrio dinamico ho applicato una striscia a terra, i soggetti dovevano

percorrerla guardando avanti. È stata misurata la lunghezza del tratto percorso senza uscire dalla

linea.

Il soggetto si posiziona all’inizio della striscia e la percorre, il piede deve essere appoggiato sulla striscia

mentre la percorre. Scopo del test è percorrere il più ampio tratto possibile della striscia senza

spostare lateralmente i piedi. La prova termina quando il soggetto esce con un piede dalla striscia di

carta.

Non è permesso spostare lateralmente i piedi.

Si misura in centimetri il tratto percorso.

(20)

20

 EQUILIBRIO STATICO

Questa capacità è stata valutata misurando il tempo che il soggetto è rimasto in

equilibrio su di una superficie instabile con entrambi i piedi.

Il soggetto si posiziona sul piano instabile con un piede, aiutandosi con l’appoggio al

muro lateralmente.

Al via del rilevatore distacca immediatamente la mano dal muro cercando di

mantenere l’equilibrio il più a lungo possibile.

Il tempo viene rilevato dal via al momento in cui il soggetto tocca terra od il muro con una qualsiasi

parte del corpo.

fig. 5 test equilibrio statico preparazione al test

Fig. 4 test equilibrio statico

Fig. 6 test equilibrio statico Esecuzione del test

(21)

5. RISULTATI

Dall’analisi dei dati è emerso che entrambi i gruppi all’inizio della sperimentazione avevano difficoltà ad

eseguire soprattutto gli esercizi mirati all’equilibrio statico e dinamico, anche i valori del TUG erano

elevati in certi soggetti. Alla seconda valutazione il gruppo sperimentale ha mostrato miglioramenti

specialmente nei test di equilibrio statico e dinamico e piccoli miglioramenti anche nel TUG.

Nel gruppo di controllo i risultati hanno mostrato peggioramenti in determinate valutazioni.

Al termine dei tre mesi il gruppo sperimentale ha avuto grandi miglioramenti in termini di equilibrio statico

principalmente, poiché i valori dell’equilibrio dinamico erano già migliorati molto alla seconda

valutazione. Anche i risultati del TUG sono migliorati nettamente in tutti i soggetti. Il gruppo di

controllo non ha avuto grandi variazioni nei risultati di equilibrio dinamico e statico, ma sono stati

riscontrati miglioramenti solo nel TUG.

Tutti i soggetti del gruppo sperimentale hanno riferito un miglioramento nella capacità di compiere normali

attività della vita quotidiana, un minor affaticamento nella gestione della vita di tutti i giorni.

Più della metà dei partecipanti vuole continuare un protocollo simile a quello utilizzato nei tre mesi anche

dopo la sperimentazione.

(22)

22

Risultati dei test nel gruppo sperimentale

9.23 10 10.15 9.48 10.25 9.54 10.58 10.47 10.37 10 9 9.58 10 9.36 9.55 9 9.78 9.25 9.12 9 8.5 8.65 9 8.75 8.2 8.88 8.69 9 8.74 8.4 S.1 S.2 S.3 S.4 S.5 S.6 S.7 S.8 S.9 S.10

TUG NEI TRE MESI

TUG 1 TUG 2 TUG 3

1.5 1 2.3 1.2 1 2 2.5 1.5 1 2 2 2.5 3 2.3 2 2.5 2 3 2 2 2 2.5 2.5 3 2.4 3 2.8 3 2.5 2.5 S.1 S.2 S.3 S.4 S.5 S.6 S.7 S.8 S.9 S.10

EQ. DINAMICO NEI TRE MESI

EQ DINAMICO 1 EQ. DINAMICO 2 EQ. DINAMICO 3

5.24 4.14 7.44 3.12 4.25 3.2 6.55 7 7.1 3.2 7 7.14 8.25 5.15 7.2 8 9 10 10.58 10.45 10 10.58 9 8.25 10.55 10.47 11.47 12 12.57 12.69 S.1 S.2 S.3 S.4 S.5 S.6 S.7 S.8 S.9 S.10

EQ. STATICO NEI TRE MESI

(23)

Risultati dei test del gruppo di controllo 10.25 10.36 10.47 9 10.58 9.54 9.32 10.47 10.11 10 9 9.25 10 9.88 9.41 9 9 9.12 9 9.25 8.77 8.44 9 8.7 8.5 8.72 9 8.11 8.4 8.02 C.1 C.2 C.3 C.4 C.5 C.6 C.7 C.8 C.9 C.10

TUG NEI TRE MESI

TUG 1 TUG 2 TUG 3

4 3.5 3.25 3.65 4.1 3.58 4.58 4.78 4.25 4.36 4.78 3.8 4 4.2 3.5 4 3.5 3.78 4.5 4 4.5 4.25 3.5 4.2 3.8 3 3.8 3 3 4 4 4.3 4.3 C.1 C.2 C.3 C.4 C.5 C.6 C.7 C.7 C.8 C.9 C.10

EQ. STATICO NEI TRE MESI

EQ.STATICO 1 EQ. STATICO 2 EQ.STATICO 3

1.25 1.4 2 1.6 1.5 1.8 2 1 1.2 1 1.4 1 1 1.5 2 1.2 1.4 1.6 1 1 1.25 1.4 1.5 1 1.4 1.8 1.5 1.3 2 1.2 1.7 1.5 1.3

(24)

24

CONCLUSIONI

Osservando i dati analizzati si è avverata la previsione fatta all’inizio della sperimentazione. Cioè che un

programma di lavoro mirato al miglioramento di quei fattori di rischio che sono modificabili permette una

netta riduzione del rischio di caduta. Infatti i due gruppi hanno mostrato differenze nei risultati ottenuti dai

test, i soggetti hanno avuto un miglioramento omogeneo delle capacità analizzate, mentre nel gruppo di

controllo solo i risultati del TUG sono migliorati.

Anche durante l’esecuzione delle prove ho notato un approccio differente da parte dei soggetti sperimentali,

molto più sicuri di sé e meno spaventati di poter sbagliare, soprattutto nelle prove di equilibrio.

Bisogna anche tenere in considerazione che molti dei partecipanti non hanno mai praticato un tipo di attività

fisica organizzata e quindi non avevano confidenza con gli esercizi proposti, sempre timorosi di sbagliare.

Con il passare delle settimane questa paura si è ridotta in tutti i soggetti, erano molto più a loro agio

nell’eseguire l’attività proposta.

Inoltre durante i mesi in cui si è svolta l’attività i partecipanti hanno riscontrato non solo benefici a livello

fisico bensì anche a livello motivazione nello svolgere le normali attività della vita quotidiana. Condizione

che potrebbe anche dipendere dal fatto di sentirsi parte di un gruppo che affronta le stesse difficoltà e che

(25)

Dai risultati ottenuti si arriva alla conclusione che la sola attività aerobica non è sufficiente per ridurre il

rischio di caduta, ma un lavoro di resistenza aerobica associato ad esercizi di equilibrio dinamico e statico e

una componente di rinforzo muscolare portano a un miglioramento superiore.

Tutti i partecipanti dei due gruppi terminata la sperimentazione verranno accorpati in un unico gruppo, al

quale verrà proposto il lavoro svolto dal gruppo sperimentale e in associazione ad esso un programma di

lavoro personalizzato per coloro che dovranno colmare deficit specifici.

È quindi importante sensibilizzare tutta la popolazione a questa tematica e sottolineare l’importanza del ruolo

(26)

26

5.1

IL PROTOCOLLO DI LAVORO

1. RISCALDAMENTO: 5 minuti di attivazione cardio-respiratoria e 10 minuti di mobilità articolare coinvolgendo tutti i distretti corporei.

ESERCIZIO DURATA/RIPETIZIONI OBIETTIVO VARIANTI

Marcia sul posto, o nello spazio

30 secondi per due volte  Attivazione  Condizionamento cardiovascolare  Aumento della resistenza  Orientamento spazio-temporale  Equilibrio dinamico  Estensione del braccio opposto alla gamba flessa  Circonduzione delle braccia  Abduzione delle braccia Andature: calciata dietro di passo

30 secondi per due volte  Attivazione  Condizionamento cardiovascolare  Aumento della resistenza  Orientamento spazio-temporale  Equilibrio dinamico Spostamenti laterali (destra e sinistra)

30 secondi per due volte  Attivazione  Condizionamento cardiovascolare  Aumento della resistenza  Orientamento spazio-temporale  Equilibrio dinamico  Con braccia lungo i finachi  Con abduzione ed elevazione delle braccia Camminata sulle punte 30 secondi  allungamento  Orientamento spazio-temporale  Equilibrio dinamico  estese sopra al capo  circonduzioni delle braccia

(27)

Camminata sui talloni 30 secondi  allungamento  Orientamento spazio-temporale  Equilibrio dinamico Circonduzioni delle braccia avanti e indietro

30 secondi per due volte  Attivazione  Condizionamento

cardiovascolare  Aumento della

resistenza

 Forza arti inferiori  Mobilità scapolo-omerale  Sul posto o camminando Mobilità articolare: inclinazione della testa a destra e sinistra

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione collo  Esecuzione lenta, se si avvertono vertigini evitare o interrompere l’esercizio Rotazione della testa a destra e sinistra

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione collo  Esecuzione lenta, se si avvertono vertigini evitare o interrompere l’esercizio Circonduzioni della testa

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione collo  Esecuzione lenta, se si avvertono vertigini evitare o interrompere l’esercizio  Circonduzioni non complete

(28)

28

Anteposizione e retro posizione delle spalle

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione scapolo-omerale Circonduzioni delle spalle avanti e indietro

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione collo

Inclinazione del tronco a destra e sinistra

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione tronco  Braccia lungo i fianchi Circonduzioni del bacino

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione del bacino  Mani sui fianchi Antiversione retroversione del bacino

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione del bacino  Mani sui fianchi Flesso-estensione della caviglia

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione della caviglia

Circonduzioni della caviglia

1 serie da 8  1 minuto  Mobilizzazione della caviglia

(29)

2. FASE CENTRALE: 25 minuti di esercizi per migliorare l’equilibrio statico e dinamico e successivamente esercizi a corpo libero per il rinforzo muscolare.

ESERCIZI DURATA/RIPETIZIONI OBIETTIVO VARIAZIONI

Equilibrio: mantenere la posizione bipede 30 secondi  Equilibrio statico  Oscillazioni del piede controlaterale a quello in appoggio Camminare su di

una striscia di carta applica a terra

30 secondi  Equilibrio dinamico

 Camminata sulle punte, sui talloni Un piede davanti all’altro, spostare il tronco e le braccia da destra verso sinistra disegnando dei cerchi in aria con le mani

30 secondi con la destra davanti e 30 secondi con

la sinistra avanti  Equilibrio statico  Se non riesce a mantenere l’equilibrio, mettere i piedi non in linea ma leggermente divaricati A coppie: uno di

fronte all’altro per mano, inclinazione laterale destra e sinistra del tronco

30 secondi  Mobilità articolare  Equilibrio statico e dinamico A coppie: uno di fronte all’altro, appoggiare le mani sulle spalle del compagno e rimanere in equilibrio su un piede solo 30 secondi  Equilibrio statico A coppie: Di spalle e gambe leggermente divaricate, 30 secondi  Equilibrio  Mobilità articolare

(30)

30

ESERCIZI DURATA/RIPETIZIONI OBIETTIVO VARIAZIONI

Affondi 10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo

muscolare Alzarsi e sedersi dalla sedia

senza l’aiuto delle braccia

10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo muscolare Molleggi sulle punte dei piedi 10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo

muscolare A terra: addominali 10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo

muscolare Ponte: supino, ginocchia

piegate e piedi appoggiati a terra, sollevare il bacino

10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo muscolare

Con l’uso di un bastone: impugnare il bastone con entrambe le mani, soggetto supino, portare le braccia in alto

10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo muscolare  Mobilità

articolare

In piedi, impugnare il bastone con entrambe le mani e farlo oscillare a destra e poi a sinistra

10 ripetizioni per 3 serie  Rinforzo muscolare  Mobilità

articolare

3 FASE FINALE: 5 minuti defaticamento che consisteva in una camminata nello spazio libera ed esercizi di rilassamento sul tappetino, seguiti da 5 minuti allungamento.

(31)

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio la mia famiglia, mia mamma Annette, mio papà Luigi, mia sorella Johanna, mio fratello

Daniel, e il mio fidanzato Alessandro che mi hanno supportato in tutti questi anni di università

incoraggiandomi a fare sempre meglio e a perseguire i miei obiettivi, ricordandomi di non

arrendermi mai nemmeno nei momenti più difficili.

Ringrazio la mia relatrice Ida Nicolini che è stata molto disponibile ad aiutarmi nella stesura di

questa tesi.

Ringrazio tutti coloro che hanno aderito alla partecipazione della sperimentazione, senza di loro non

sarebbe stato possibile ottenere questo risultato.

Ringrazio anche la parrocchia di S.Annapelago che mi ha messo a disposizione i locali per la

(32)

32

BIBLIOGRAFIA

(1) Yves J Gschwind1*, Reto W Kressig2, Andre Lacroix3, Thomas Muehlbauer3, Barbara Pfenninger4 and Urs Granacher3 A best practice fall prevention exercise program

to improve balance, strength / power, and psychosocial health in older adults: study protocol for a randomized controlled trial (pubmed).

(2) (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17206182), Mancini C1, Williamson D, Binkin N, Michieletto F, De Giacomi GV; Gruppo di Lavoro Studio Argento. Epidemiology of falls among the elderly (pubmed) (3) (Rubenstein LZ. Falls in older people: epidemiology, risk factors and strategies for prevention. Age and Ageing 2006; 35-S2: ii37–ii41doi:10.1093/ageing/afl084ii37)

Laurence Z. Rubenstein. Falls in older people: epidemiology, risk factors and strategies for prevention (4) Claudio Macchi. Teoria Tecnica e Didattica dell’Attività Motoria Adulto-Anziano

(6) Yves J Gschwind, corresponding author1 Reto W Kressig,2 Andre Lacroix,3 Thomas Muehlbauer,3 Barbara Pfenninger, 4 and Urs Granacher3. A best practice fall prevention exercise program to improve balance, strength / power, and psychosocial health in older adults: study protocol for a randomized controlled trial.

(7) Benedetto Toso. Back School, Neck School, Bone School, programmazione organizzazione conduzione verifica.

Ministero della Salute. Raccomandazione per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente nelle strutture sanitarie, Raccomandazione n. 13 (Novembre 2011). Roma. 2014; Available at:

http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?id=1639. Accessed 20/08/2015, 2015.

SITOGRAFIA

Riferimenti

Documenti correlati

Solo l’11,2% di persone con età compresa tra 65 e 74 anni pratica attività fisica con continuità Già dai 55 anni la pratica regolare diminuisce del 20%.!. QUANDO CAMMINO

Sebbene la normativa individui nel coefficiente di attrito l’unico indicatore del rischio di scivo- lamento, i fattori elencati sono rilevanti perché il loro verificarsi può

Altri studi che hanno identificato interventi di prevenzione delle cadute sono studi non controllati, molti dei quali possono essere più esattamente chiamati report di casi

Gli agonisti del recettore del GLP-1 e gli inibitori della DPP-4 controllano l’ipergli- cemia ma, attraverso effetti diretti sulle cellule vasco- lari e cardiache ed

Lo studio IMDIAB VI dimostrò che i pazienti con un recente esordio di DMT1, trattati con due differenti dosi di NA insieme a una terapia insulinica intensiva (IIT), mostravano a un

Il capitolo 8 presenta i risultati sperimentali delle prestazioni non cavitanti e cavitanti della pompa centrifuga VAMPIRE, mentre nel capitolo 9 vengono mostrati

I loro vantaggi risiedono, infatti, nella possibilità d’integrare numerosi sensori sullo stesso chip, tutti provvisti dell’elettronica d’elaborazione, in modo da

Dal rischio scivolamento al rischio caduta Come abbiamo visto sul piano legislativo, gli infortuni provocati da scivolamento o inciampo sulla superficie di calpestio vengono