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LASER TRABECULOPLASTICA SELETTIVA NEL TRATTAMENTO DEL GLAUCOMA AD ANGOLO APERTO

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(1)

INDICE

1) RIASSUNTO 2

2) INTRODUZIONE 5

3) IL TRATTAMENTO LASER NELLA PATOLOGIA GLAUCOMATOSA

9

3.1 STUDIO IN VITRO PER DETERMINARE GLI EFFETTI DEL LASER SULLE CELLULE DEL TESSUTO RETICOLARE TRABECOLARE (EFFETTI TERMICI DEL TRATTAMENTO LASER)

16

3.2 STUDIINVITROPERLAVALUTAZIONEDEIRESPONSIDI CITOCINESIALL’ALTEALL’SLT(EFFETTIBIOLOGICIDEL

TRATTAMENTOLASER)

20

3.3 STUDI IN VIVO (NELL’UOMO) 23

3.3.1 Studio in vivo (primati) – Istologia del tessuto reticolare trabecolare a seguito di SLT

26

3.3.2 Studio in Vivo (primati) – Effetti biologici del trattamento laser 28

3.4 RIASSUNTO STUDI PRE-CLINICI 29

4) PAZIENTI E METODI 32

5) RISULTATI 36

6) DISCUSSIONE 41

(2)

1) RIASSUNTO

Introduzione

Con il termine glaucoma vengono indicate un gruppo di neuropatie ottiche

progressive che hanno in comune la lenta degenerazione delle cellule

ganglionari retiniche e dei loro assoni, e che inducono alterazioni a livello

della testa del nervo ottico con concomitante perdita della funzione visiva.

Attualmente il trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto si basa sulla

riduzione della pressione intraoculare; questo può essere ottenuto attraverso la

terapia medica (trattamento di prima linea), attraverso la terapia laser, oppure

attraverso la terapia chirurgica (trabeculectomia).

Scopo di questa tesi è valutare l’efficacia di una tecnica di laser

trabeculoplastica recentemente proposta (SLT) che agisce selettivamente sulle

cellule pigmentate del tessuto trabecolare, in modo da limitare il danno ai

tessuti circostanti e ridurre la reazione infiammatoria intraoculare.

Il trattamento laser nella patologia glaucomatosa

La ALT (argon laser trabeculoplastica), effettuata tramite laser a onda continua

e durata degli impulsi di circa un millisecondo, ha riscosso un grande successo

nel trattamento di questa patologia, ma tuttavia la sua applicazione è stata

limitata dall’eccessivo danno coagulativo arrecato alla struttura reticolare

(3)

La SLT, effettuata con laser Q-switched a 532 nm, frequenza raddoppiata

Nd:YAG e durata di impulso nell’ordine del nanosecondo, è invece in grado di

colpire in maniera selettiva le cellule pigmentate del tessuto reticolare

trabecolare evitando il danneggiamento termico collaterale delle cellule non

pigmentate appartenenti allo stesso tessuto e dei sottostanti fasci trabecolari.

Infatti, essendo la durata dell’impulso inferiore di un microsecondo rispetto al

tempo di rilassamento termico della melanina presente nelle cellule pigmentate,

la quantità di energia radiante dispersa sotto forma di calore è minima e quindi

il danno ai tessuti circostanti è ridotto.

Tutto questo è stato confermato attraverso studi in vivo e in vitro.

Pazienti e metodi

Nello studio sono stati inseriti 70 pazienti, di cui 30 donne e 40 maschi, di età

compresa fra i 44 ed gli 81 anni, affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto

dell’adulto, con una pressione intraoculare media maggiore o uguale a

21mmHg, in trattamento con terapia medica massima tollerata. Questi sono

stati trattati su 180° di trabecolato con il laser Tango della Ellex (Nd:YAG

laser a frequenza raddoppiata Q-switched a 532nm). Dopo il trattamento sono

stati sottoposti ad un follow up tramite visite di controllo rispettivamente a 1g,

15gg, 1mese, 3 mesi, 1anno.

Risultati

La riduzione della pressione intraoculare, evidente già dopo 24h, si è

stabilizzata intorno al 22% dopo un mese ed è rimasta tale anche dopo 1 anno.

(4)

76% dei pazienti non ha dovuto subire nessun altro intervento. Il numero dei

farmaci utilizzati prima dell’SLT è rimasto invariato.

Discussione

Questo studio basato su un follow up di 1 anno dimostra che la SLT ha una

efficacia sovrapponibile a quella dell’ALT e inoltre si associa ad un minore

danno strutturale a livello del trabecolato. Questa procedura rappresenta quindi

una valida indicazione terapeutica nei pazienti affetti da glaucoma cronico

scompensato da numerosi anni ed inoltre risulta un presidio prezioso in quei

pazienti in cui sia necessario cercare di ridurre il numero dei farmaci utilizzati

(5)

2) INTRODUZIONE

Con il termine glaucoma vengono indicate un gruppo di neuropatie

ottiche progressive che hanno in comune la lenta degenerazione delle cellule

ganglionari retiniche e dei loro assoni, e che inducono una caratteristica

alterazione della testa del nervo ottico con una concomitante perdita della

funzione visiva. Le basi biologiche della malattia glaucomatosa non sono

ancora del tutto comprese e i fattori che contribuiscono alla sua progressione

non sono stati ancora completamente identificati. L’unico fattore di rischio sul

quale possiamo oggi agire è la pressione intraoculare elevata. Altri fattori di

rischio sono l’età (nei soggetti anziani c’è maggiore prevalenza della malattia),

la familiarità positiva per la malattia glaucomatosa, la razza afro-caraibica, la

miopia superiore alle quattro diottrie, lo spessore corneale ridotto, la

pseudoesfoliazione della lente, l’ipotensione arteriosa (soprattutto diastolica),

fattori di rischio vascolari locali e sistemici (emorragie della papilla ottica,

atrofia papillare, vasospasmo, etc) ed altri di cui ancora ignoriamo l’esistenza.

Senza un adeguato trattamento il glaucoma determina disabilità visive

importanti fino alla cecità assoluta. Il termine glaucoma deriva dal greco antico

γλαυκοσ, che significa glauco, ceruleo, il colore delle foglie del garofano. E’ stato stimato che circa 66 milioni di persone nel mondo siano affette da

glaucoma, ed il glaucoma è stata classificata come la seconda causa di cecità

(6)

Ad oggi il trattamento del glaucoma primario ad angolo aperto si basa

esclusivamente sulla riduzione della pressione intraoculare; per ottenere questo

obbiettivo si possono adottare diverse strategie che di fatto sono rappresentate

dalla terapia medica, dalla terapia laser e dalla terapia chirurgica. Tra queste

opzioni non esiste una scelta terapeutica ideale e definitiva, il criterio

decisionale si deve basare sul rapporto rischio beneficio: il trattamento deve

preservare la funzione visiva senza alterare la qualità della vita del paziente e

senza dare effetti collaterali locali e/o sistemici in modo da garantire una buona

compliance. Seguendo le indicazioni delle linee guida per il glaucoma edite

dalla Società Europea del Glaucoma, il primo approccio terapeutico è costituito

dal trattamento farmacologico, che deve essere iniziato con una monoterapia da

scegliere in base alle caratteristiche del paziente. L’obiettivo è quello di

raggiungere la pressione target utilizzando il farmaco più sicuro per il paziente

somministrato al dosaggio più basso possibile. Infatti il farmaco di prima scelta

può essere un β- bloccante, un α2-agonista, un inibitore dell’anidrasi

carbonica, una prostaglandina o un prostamide, a seconda della pressione che si

pensa di dover raggiungere. In Italia a questa considerazione esclusivamente

clinica se ne deve aggiungere un'altra di ordine normativo (nota AIFA/2004 n.

78) per la quale il farmaco di prima scelta è solo uno dei β - bloccanti e solo

quando questi siano inefficaci o controindicati vengono ammessi altri farmaci.

Comunque, a prescindere da queste ragioni politico-economiche, quando la

monoterapia intrapresa risulta insufficiente al raggiungimento della pressione

(7)

associare tra loro più molecole utilizzando chiaramente combinazioni

farmacologicamente logiche (per es. molecole con diversi meccanismi

d’azione) in numero massimo di tre. Se questa risulta inefficace (pressione

intraoculare non controllata, peggioramento del danno del nervo ottico,

peggioramento del campo visivo, comparsa di effetti collaterali gravi, scarsa

compliance) oppure se il paziente è scarsamente collaborante o infermo, si può

eseguire un trattamento Argon laser nel trabecolato anteriore al confine fra la

parte pigmentata e quella non pigmentata nel terzo anteriore del trabecolato su

180 o 360 gradi. Questa metodica prende il nome di trabeculoplastica Argon

laser; come trattamento di prima scelta ha un effetto pari a quello del

Timololo1, è efficace nel 75% dei casi, ma ha una durata limitata nel tempo che

può andare da qualche mese a qualche anno. L’ultimo passo terapeutico è

rappresentato dalla chirurgia; questa di solito permette il raggiungimento della

pressione target nel 90% dei casi.

Le soluzioni chirurgiche proposte a questo scopo sono state numerose e

per lo più basate sul principio della fistolizzazione; come gli interventi di

Lagrange (1906), di Holth (1907), di Elliot (1909), di Foroni (1915) e di

Preziosi-Scheie (1958), denominati in una sistematica storica, “di derivazione

esterna”. Ma quella che è diventata, e di fatto rappresenta, la procedura di

prima scelta nella riduzione chirurgica della pressione intraoculare è la

trabeculectomia. Questa tecnica, descritta inizialmente da Sugar (1961) e

successivamente perfezionata da Cairns e Watson (1968), si basa sulla

(8)

umore acqueo nello spazio sottocongiuntivale bypassando la via di deflusso

fisiologica rappresentata dal trabecolato, dal canale di Schlemm e dalle vene

episclerali. L’ostio chirurgico viene “protetto” da uno sportello sclerale di

spessore ridotto che diminuisce il rischio di complicanze quali l’ipotonia,

l’ipotalamia e l’endoftalmite. Questa tecnica permette di raggiungere un

soddisfacente controllo della pressione intraoculare a lungo termine nella

maggioranza dei casi, anche se, in alcuni pazienti, può risultare necessario il

reinserimento di una terapia farmacologica dopo la chirurgia, oppure

intervenire più volte.

Scopo di questa tesi è valutare l’efficacia di una tecnica di laser

trabeculoplastica recentemente proposta che, a differenza della sopracitata

ALT, agisce selettivamente sulle cellule pigmentate del tessuto trabecolare,

riducendo, a parità di efficacia, la reazione infiammatoria intraoculare. La laser

trabeculoplastica selettiva, questo è il suo nome, viene realizzata impiegando

un laser Nd: Yag a frequenza raddoppiata che emette a 532nm con durata degli

(9)

3)

IL

TRATTAMENTO

LASER

NELLA

PATOLOGIA

GLAUCOMATOSA

Il laser è stato impiegato nel trattamento del glaucoma per più di 20

anni tramite una ampia gamma di procedure che includono iridotomia,

gonioplastica, goniotomia, sclerotomia, ablazione trabecolare e

trabeculoplastica. Worthen e Wickham, nel loro primo lavoro2, stabilirono che

un’onda continua di argon laser poteva essere utilizzata con sicurezza per

fotocoagulare il tessuto trabecolare in modo da ottenere un significativo

abbassamento della pressione intraoculare per un consistente numero di mesi.

Diversi anni più tardi, Wise e Bitter3, utilizzando un’energia laser molto

inferiore nella procedura nota come argon laser trabeculoplastica o ALT,

ottennero una riduzione sensibile della pressione intraoculare in un campione

di pazienti nei quali la terapia medica aveva fallito.

La ALT venne utilizzata inizialmente come una alternativa al

trattamento standard e, in alcuni casi, fu aggiunta alla terapia medica per

ridurre la pressione intraoculare in pazienti che non avevano ottenuto benefici

dalla stessa, in modo da rimandare o evitare completamente l’uso della

chirurgia. Con il passare del tempo, man mano che gli effetti positivi nella

riduzione della IOP e la sicurezza nell’uso dell’ALT venivano confermati,

l’applicazione di tale procedura come punto di partenza per il trattamento del

(10)

Nella Sperimentazione del “Glaucoma Laser”4, l’iniziale trattamento

con argon laser trabeculoplastica ha messo in evidenza, in pazienti con due

anni di follow up, un effetto di riduzione della pressione intraoculare superiore

a quello ottenuto con la somministrazione di medicinali (timololo maleato 0,5).

Comunque, sempre in un arco di tempo di due anni, per un numero inferiore di

occhi trattati si è resa necessaria la somministrazione simultanea di due o più

medicazioni del glaucoma per tenere sotto controllo la pressione intraoculare.

Mentre non sono state riscontrate differenze importanti fra il trattamento

medico e la ALT in termini di acuità visiva o di campo visivo nell’arco dei

primi due anni di osservazione, in un periodo di monitoraggio di tre anni e

mezzo la soglia media del campo visivo, in ogni zona sottoposta a test,

risultava più alta per occhi inizialmente trattati con ALT rispetto a quelli

sottoposti a cure mediche. I risultati, valutati a distanza di 5 anni, si sono

mostrati coerenti con la precedente scoperta per quel che concerne il livello di

pressione intraoculare, i risultati del campo visivo, lo stato della papilla ottica,

l’acuità visiva e il ricorso a medicazioni; questi valori infatti continuavano ad

essere migliori nei casi di occhi precedentemente trattati con laser. Mentre

nessuna delle differenze fra i gruppi di trattamento risultava notevole, tuttavia

queste suggerivano che il trattamento iniziale con ALT in pazienti con

glaucoma primario ad angolo aperto era se non altro efficiente tanto quanto il

Timololo.

Sebbene l’ALT abbia dimostrato di essere una valida alternativa ad un

(11)

diversi fattori, in particolare il danno coagulativo alla struttura reticolare

trabecolare indotto dalla procedura. E’ stabilito che la laser trabeculoplastica

riduce la pressione intraoculare incrementando il deflusso acquoso, eppure il

meccanismo di questo incremento di deflusso non è stato ancora

completamente chiarito e spiegato. Sono state avanzate alcune ipotesi generali

per spiegare questo aumento di deflusso successivo alla laser

trabeculoplastica. Uno dei meccanismi suggeriti è che l’ALT induce un

reazione biologica nella struttura reticolare trabecolare che chiama in causa

l’aumentata moltiplicazione cellulare e la migrazione di cellule trabecolari nei

punti della bruciatura, la fagocitosi dei residui, la produzione di

mucopolisaccaride = glicosaminoglicani (GAGs), e l’attivazione di

metalloproteasi coinvolte nel mantenimento della matrice extracellulare.

Questa teoria è stata supportata da Alvarado e Murphy5, i quali hanno

esaminato l’ostruzione del deflusso nel glaucoma pigmentario e nel glaucoma

primario ad angolo aperto e hanno dimostrato che i macrofagi sono il

principale tipo di cellule responsabile dell’eliminazione dalla struttura

reticolare trabecolare di pigmento e detriti.

Benchè il ruolo della risposta biologica dell’ALT continui a essere

oggetto di investigazione, gli effetti meccanici e termici sul tessuto reticolare

trabecolare dovuti a questa tecnica sono stati ben documentati. Studi del

tessuto reticolare trabecolare effettuati tramite il microscopio a scansione

elettronica e sudi istopatologici6, suggeriscono che l’energia laser potrebbe

(12)

canale di Schlemm. Tuttavia altri ricercatori, durante analisi istologiche

condotte su occhi provenienti da cadaveri trattati con il laser, non hanno

confermato questo dato. Inoltre, mentre alcuni degli effetti osservati

istologicamente potrebbero incrementare il deflusso dell’umore acqueo, altri

potrebbero essere responsabili di quei casi di mancato successo riscontrati in

alcune procedure di ALT.

In uno studio effettuato sulle scimmie di Cynomolgus dopo la

procedura ALT7 sono state osservate aree di necrosi coagulativa causata dal

danno termico sul tessuto trattato e disgregazione dei fasci trabecolari (con

cellule frammentate e tessuto fibrocellulare nella regione giuscanalicolare del

tessuto reticolare trabecolare). Negli occhi umani trattati con ALT, l’esame

istopatologico dei campioni ottenuti con la trabeculectomia ha rivelato

modificazioni precoci simili a quelle osservate nelle scimmie, con la

distruzione dei fasci trabecolari e l’accumulo di detriti fibrinosi e cellulari. Nei

campioni di tessuto ottenuti da 6 a 12 mesi dopo l’ALT, sono state osservate

aree confluenti di fibrosi e occlusione degli spazi trabecolari da parte di cellule

endoteliali in migrazione anomala.

Tali modificazioni indotte nell’architettura del tessuto reticolare

trabecolare, determinano in ultima analisi una fusione del trabecolato e/o una

occlusione degli spazi trabecolari, ciò porta poi all’ostruzione del deflusso di

umore acqueo, così come dimostrato da Melamed8 nei suoi studi sui primati

che valutarono i cambiamenti riscontrati nell’area trattata con laser argon

(13)

Questi cambiamenti possono rappresentare la causa dell’aumento di

pressione intraoculare osservato successivamente ad un ALT, e possono essere

alla base del successo limitato del ritrattamento ALT stesso; oppure se non

altro possono costituire uno dei cofattori necessari per lo sviluppo di queste

complicanze. Negli studi di valutazione degli esiti di un ritrattamento con

ALT9, solo una percentuale molto piccola di pazienti hanno dimostrato un

ulteriore riduzione della pressione intraoculare. Sembrerebbe che la ripetizione

della ALT abbia poche possibilità di successo in occhi che precedentemente

non avevano mostrato delle reazioni positive e durature al medesimo

trattamento, inoltre il ritrattamento potrebbe anche essere seguito da un

aumento della pressione intraoculare talmente importante da rendere necessario

un immediato intervento chirurgico. Pertanto possiamo affermare che le

modificazioni ultrastrutturali del tessuto reticolare trabecolare umano

successive ad una ALT comprendono eventi distruttivi. Mentre la divisione

cellulare stimolata dal laser dopo ALT può avere un effetto positivo sulla

resistenza al deflusso, causando alterazioni nella sintesi dei componenti della

mucoproteina della matrice extracellulare, i meccanismi distruttivi e

l’eccessivo dover correre ai ripari associati all’ALT, vengono messi in

relazione ad un mancato successo del trattamento. Queste limitazioni

dell’ALT, principalmente collegate all’effetto coagulativo che svolge sul

tessuto reticolare trabecolare, hanno indotto un certo interesse verso la ricerca e

lo sviluppo di procedure laser che possano risultare meno distruttive e nel

(14)

procedura ALT, applicata con laser ad onda continua e durata degli impulsi

compresa nel millisecondo o maggiore, sebbene l’energia laser venga assorbita

principalmente da cellule del tessuto reticolare trabecolare contenenti

pigmento, c’è comunque un certa dissipazione di calore da parte di queste

cellule ai tessuti circostanti, con conseguente coagulazione termica degli stessi.

Questo danno ai tessuti contigui mediato dal calore può essere limitato

attraverso la fototermolisi selettiva, tecnica che si basa sull’assorbimento

selettivo da parte del bersaglio pigmentato di una pulsazione laser breve, in

modo da produrre calore circoscrivendolo alla zona di interesse.

Un elemento necessario per il corretto svolgersi della fototermolisi

selettiva è costituito dal fatto che il target colpito deve avere un potere di

assorbimento ottico superiore di quello dei tessuti circostanti. Inizialmente

sviluppata con ossiemoglobina come pigmento bersaglio, il puntamento

selettivo o fototermolisi, è stato utilizzato nel trattamento di vasi sanguigni

ectasici in alcune macchie cutanee di colore rosso scuro e nella telangectasia

della pelle10. È stato inoltre possibile trattare la pigmentazione cutanea usando

la melanina come bersaglio cromoforo.

Il puntamento selettivo può essere usato anche nel trattamento laser di

cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare. Latina e Park11 hanno

dimostrato che un laser Q_switched a 532 nm, frequenza raddoppiata Nd:YAG

e durata di impulso nell’ordine del nanosecondo, è in grado di colpire in

maniera selettiva le cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare

(15)

appartenenti allo stesso tessuto e dei sottostanti fasci trabecolari. Basandosi su

questo meccanismo di bersagliamento selettivo, la Laser Trabeculoplastica

Selettiva, o SLT, si è proposta come alternativa al ALT nel trattamento del

glaucoma.

La ridotta energia e la minore durata degli impulsi generati attraverso il

laser Tango della Ellex (utilizzato nel nostro studio) hanno come risultato la

distruzione selettiva di cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare, con

danno minimo se non nullo alle cellule non pigmentate e ai fasci di collagene,

così come riscontrato per la trabeculoplastica .

Il dispositivo utilizzato per eseguire la SLT è un laser Q-switched

Nd:YAG a frequenza raddoppiata, che rilascia singoli impulsi con energie che

vanno da 0.1 fino a 2.0 millijoules a impulso, con una durata approssimativa

dello stesso di 3 nanosecondi. Questo trattamento laser a bassa energia e

impulso breve limita il danno termico alle cellule che contengono il pigmento

bersaglio, dette anche cromofore; nel caso del tessuto reticolare trabecolare,

questo target è rappresentato dalle cellule pigmentate. Oltre a colpire in

maniera elettiva queste cellule, la durata dell’impulso nell’ordine del

nanosecondo è un fattore chiave nella prevenzione di danni collaterali termici e

del danneggiamento coagulativo. Infatti la durata dell’impulso è inferiore di 1

microsecondo rispetto al tempo di rilassamento termico dei cromofori di

melanina delle cellule pigmentate. Il tempo di rilassamento termico è il periodo

di tempo di cui il cromoforo, in questo caso la melanina, necessita per

(16)

energia radiante è rapido, come nel caso di un impulso nanosecondo, solo una

minima parte di tale energia viene convertita in calore. La dissipazione termica

nei tessuti circostanti e il danno coagulativo sono così limitate che persino

nell’area trattata le strutture e le cellule non pigmentate non subiscono

alterazioni. Sono stati inoltre eseguiti dei test per stabilire i parametri di

trattamento adeguati ad un bersagliamento selettivo di cellule pigmentate del

tessuto reticolare trabecolare e per valutare i notevoli cambiamenti morfologici

successivi alla laser trabeculoplastica selettiva.

E’ stata anche condotta una valutazione in vivo dell’SLT sulle scimmie di

Cynomolgus per ottimizzare ulteriormente il bersagliamento selettivo del SLT

nel tessuto oculare e definire in maniera migliore il sottostante modo di agire

del trattamento.

Questi studi sono riportati di seguito.

3.1 STUDIO IN VITRO PER DETERMINARE GLI EFFETTI DEL LASER SULLE

CELLULE DEL TESSUTO RETICOLARE TRABECOLARE (EFFETTI TERMICI DEL

TRATTAMENTO LASER) 12

In una serie di esperimenti condotti su cellule del tessuto reticolare

trabecolare pigmentate e non, irradiate con diversi tipi di laser, sono stati

valutati i seguenti parametri: la soglia di risposta al trattamento laser, la

capacità del laser di bersagliare selettivamente le cellule pigmentate, e gli

effetti indotti dal trattamento evidenziabili alla microscopia elettronica a

(17)

I sistemi laser utilizzati sono stati: (1) un laser a onda continua argon;

(2a) un laser a lampada flash pulsante con impulsi della durata di 8

microsecondi; (2b) un laser a lampada flash pulsante con durata degli impulsi

di 1 microsecondo;(3a) un laser Q-switched Nd:YAG a frequenza raddoppiata

che emette a 532nm con durata degli impulsi di 10 nanosecondi e (3b) un laser

Q-switched modalità normale Nd:YAG che emette a 1064 nm e con una durata

di impulsi di 10 nanosecondi. Le cellule pigmentate di tessuto reticolare

trabecolare necessarie sono state generate stimolando colture confluenti di

tessuto reticolare trabecolare con melanina.

La determinazione della soglia di risposta è stata ottenuta sottoponendo

le colture di cellule a diverse esposizioni di radiazioni. Cellule di controllo

sono state preparate stimolando cellule di tessuto reticolare trabecolare

contenenti microsfere di lattice, in modo da determinare l’effetto

dell’irradiazione del laser sulle cellule con all’interno un materiale diverso dal

cromoforo. E’ stata definita la soglia di esposizione quando si è osservato il

50% di citotossicità della cellula. La citotossicità della cellula e la sua

selettività sono state determinate grazie ad un saggio fluorescente di

vitalità/citotossicità realizzato in un arco di tempo di 30 minuti di irradiazione

laser. A seguito della definizione della soglia di esposizione radiante, i due tipi

di colture cellulari sono state irradiate con una esposizione che andava da un

po’ al di sotto a un po’ al di sopra della soglia stessa, in modo da definire

l’intervallo all’interno del quale si poteva ottenere un bersagliamento selettivo.

(18)

trasmissione (TEM) al fine di determinare le proporzioni del danno cellulare e

intracellulare, e per valutare le conseguenze subite dalle adiacenti cellule non

pigmentate. Dopo aver irradiato le colture cellulari con ognuno dei sistemi

laser presi in considerazione, è stato osservato che, al di sotto di una

scorrevolezza di 10-106 mj/cm2, non è stata evidenziata alcuna lesione né nelle

cellule del tessuto reticolare trabecolare, né nelle cellule di controllo con

microsfere in lattice. Il bersagliamento selettivo delle cellule pigmentate del

tessuto reticolare trabecolare al punto di soglia di esposizione radiante è stato

ottenuto sia con il laser pulsante a lampada flash a 588 nm con 1 microsecondo

di durata dell’impulso, sia con il laser a doppia frequenza Q-switched Nd:YAG

a 532 nm con durata dell’impulso di 10 nanosecondi. Con questi due laser,

un’irradiazione con livelli di scorrevolezza 20 volte superiori alla soglia della

dose di esposizione ha portato ad una completa citotossicità (cioè 100%) delle

cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare. Non è stato possibile

ottenere un bersagliamento selettivo di sole cellule pigmentate del tessuto

reticolare trabecolare né usando il laser a onda argon-ione emettente 514 nm,

né attraverso il laser a lampada a flash pulsante con emissione a 590 nm con

impulsi di 8 microsecondi. Con questi laser infatti all’interno della zona di

irradiazione entrambe le cellule del tessuto reticolare trabecolare, pigmentate e

non, sono state danneggiate; inoltre a livelli di trattamento superiori alla soglia,

molte cellule nella zona irradiata sono state vaporizzate. Il risultato importante

tuttavia è che è stato possibile ottenere un bersagliamento selettivo delle cellule

(19)

meno. Le cellule non pigmentate adiacenti infatti non hanno mostrato alcuna

evidenza di danni, e la lesione a quelle pigmentate era talmente lieve che con

difficoltà tali cellule si potevano distinguere morfologicamente rispetto alle

altre. Questo ci suggerisce non solo che le cellule pigmentate possono essere

circoscritte selettivamente, ma che tale bersagliamento si può ottenere senza

una seria disgregazione dell’architettura cellulare.

La microscopia elettronica a trasmissione è stata usata per stabilire

l’entità del danno cellulare e/o intracellulare prodotto su entrambi i tipi di

cellule. Dopo aver irradiato le suddette culture con impulsi a 10 nanosecondi

generati tramite il laser Q-switched Nd:YAG a frequenza raddoppiata, è stato

possibile verificare che la lesione si limitava alle sole cellule pigmentate,

mentre non è stato rilevato alcun danno ultrastrutturale alle adiacenti cellule

non pigmentate.

Queste scoperte hanno stabilito la capacità dei singoli impulsi laser di

breve durata e basso livello di scorrevolezza di mirare in maniera selettiva alle

cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare, nelle quali la melanina

serve da cromoforo o bersaglio per assorbire l’energia laser. In questo studio

inoltre sono stati utilizzati ampi diametri di zone o spot (da 200 um a 2mm);

questo in contrasto con il diametro piu’ piccolo (50 um) usato clinicamente

nelle procedure con ALT. Poiché gli effetti sul tessuto sono localizzati a livello

subcellulare senza lo sviluppo di un collaterale danneggiamento termico

coagulativo, la zona di irradiazione può dunque avere dimensioni maggiori

(20)

parametri laser appropriati stabiliti nel sistema di coltura della cellule del

tessuto reticolare trabecolare sono equivalenti a quelli usati clinicamente

nell’ALT. L’irradiazione di cellule pigmentate, non pigmentate e di controllo

con un laser argon che emette a 514 nm, ha avuto quindi come risultato danni

cellulari compatibili con le capacità di trattamento usate clinicamente durante

una ALT.

3.2 STUDI IN VITRO PER LA VALUTAZIONE DEI RESPONSI DI CITOCINESI

ALL’ALT E SLT(EFFETTI BIOLOGICI DEL TRATTAMENTO LASER)

Gli effetti termici dell’ALT stimolano un processo di cicatrizzazione

che include le reazioni cellulari riconducibili sia al miglioramento che al

deterioramento della funzione del tessuto reticolare trabecolare. Per esempio,

mentre i macrofagi vengono a concentrarsi nell’area del danneggiamento

termico per la ripulitura del tessuto reticolare trabecolare dal pigmento e dai

detriti, allo stesso tempo, la divisione della cellula trabecolare può

controbilanciare l’attività macrofagica attraverso la formazione di cicatrici, che

possono determinare il blocco del deflusso. Una serie di studi sono stati

intrapresi per chiarire le risposte che possono verificarsi nel tessuto reticolare

trabecolare dopo l’ALT, e compararle a quelle dello stesso tessuto messe in

atto dopo SLT, anche al livello cellulare.

Essendo noto che le metalloproteinasi sono coinvolte nel

rovesciamento, rimodellamento e mantenimento della matrice extracellulare

(21)

metalloproteinasi e dei loro inibitori13. Per mettere alla prova l’ipotesi che il

rovesciamento della matrice extracellulare mediata dalle metalloproteinasi

moduli la capacità di deflusso dell’umore acqueo, sono state utilizzate colture

umane di segmento anteriore sottoposte a perfusione. Al veicolo di perfusione

sono stati quindi aggiunti: matrice purificata di metalloproteinasi, inibitori

tissutali di metalloproteinasi (TIMPs) e inibitori sintetici di matrici di

metalloproteinasi. In questo modello, l’aggiunta di interleuchina-1 alpha (I1-1

alpha) incrementava la capacità di deflusso, mentre l’inibizione dell’attività di

metalloproteinasi trabecolari endogene usando TIMPs riduceva i ritmi del

deflusso. Questi cambiamenti nei ritmi di deflusso erano reversibili, con

modificazioni che richiedevano da 1 a 3 giorni. Ciò suggeriva dunque che la

modulazione della matrice di metalloproteinasi e dei loro inibitori può avere

una certa importanza nella regolazione del deflusso dell’umore acqueo.

In un altro di questi studi14 messo a punto per esaminare la modulazione

dell’espressione di matrice di metalloproteinasi del tessuto reticolare

trabecolare, le cellule di tessuto reticolare trabecolare porcino sono state

trattate con dosi diverse di vari fattori della crescita e citocinesi; il mezzo di

coltura è stata analizzata dopo 24, 48 e 72 ore. Gli effetti piu’ significativi sulla

matrice di metalloproteinasi trabecolari sono stati osservati con il fattore di

necrosi tumorale (TNF) α e β, e con l’interleuchina-1 α. Altri fattori di crescita

e citocinesi hanno provocato effetti solo minimi se non trascurabili. Perciò la

citocinesi potrebbe giocare un importante ruolo nella regolamentazione della

(22)

Per valutare ulteriormente i fattori che mediano l’espressione della

matrice di metalloproteinasi, colture di segmento anteriore di organo sono state

sottoposte a trattamento con argon laser (ALT) usando parametri clinici

standard, e poi rimessi in coltura. Il mezzo di coltura risultante è poi stato

applicato a colture fresche di segmenti anteriori di organo: è stato osservato

che questo inserimento induceva la tipica separazione di cellule trabecolari, e

inoltre determinava livelli elevati di interleuchina-1 beta (IL-1 β) e di fattore di

necrosi tumorale (TNF) alfa. Dunque l’ALT ha indotto la manifestazione e la

secrezione di entrambi questi citocinetici, che a turno iniziano un

rimodellamento della matrice extracellulare iuxtacanalicolare, ripristinando la

normale funzione di deflusso.

Alvarado e colleghi15 sono andati ulteriormente avanti in queste

scoperte valutando la risposta delle cellule del tessuto reticolare trabecolare sia

alla ALT che alla SLT, in modo da poter determinare il tipo di risposta

cellulare provocata dal trattamento e stimare l’induzione di citocinesi in

reazione all’esposizione al laser. Sia il decorso temporale che la magnitudine di

induzione di interleuchina-1 alfa sono state valutate dopo l’ALT e SLT,

mentre l’induzione di TNF-alfa e interleuchina-1 beta sono state stimate solo

dopo l’esposizione a SLT. Entrambi i trattamenti ALT e SLT di cellule di

tessuto reticolare trabecolare in coltura hanno avuto come esito l’induzione di

interleuchina-1 alfa, con un responso di dipendenza osservato dopo un SLT

eseguito con energia a 0,1 mJoule e a 1,0 mJoule. Infatti mentre il trattamento

(23)

intraleuchina-1 alfa, con il trattamento laser a 1,0 mJoule e con concentrazioni

crescenti di melanina nella coltura cellulare, è stato osservato che l’induzione

della citocinesi aumentava in maniera sostanziale. Inoltre si è notato che dopo

l’esposizione a SLT, anche i livelli di TNF-alfa e interleuchina-1-beta

aumentavano a seconda del dosaggio. Quindi con livelli superiori di energia

laser venivano generate concentrazioni piu’ elevate di queste citocinesi da parte

delle colture di cellule di tessuto reticolare trabecolare. Questi studiosi

ipotizzano che l’induzione selettiva di interleuchina-1 alfa da entrambi ALT e

SLT giochi un ruolo importante nell’avviare le cellule trabecolari lesionate

verso un modello stabilito di attività di cicatrizzazione delle ferite. Oltre agli

effetti di citocinesi nell’iniziare il rimodellamento della matrice extracellulare

iuxtacanalicolare, e quindi contribuire all’aumentata capacità di deflusso, come

descritto sopra, i cambiamenti nel mucopolisaccaride del tessuto reticolare

trabecolare, e il reclutamento di macrofagi dopo l’ALT e SLT potrebbe anche

essere un risultato dell’induzione di interleuchina-1.

3.3 STUDI IN VIVO (NELLUOMO)

Scansionando e usando la microscopia a trasmissione elettronica, sono

stati osservati dei notevoli cambiamenti morfologici sul tessuto trabecolare

indotti da SLT, inoltre sono state fatte delle comparazioni con gli effetti indotti

dall’ALT su occhi umani presi dalla banca dell’occhio. In un importante

studio16, una metà del tessuto reticolare trabecolare di ognuno degli 8 occhi

(24)

Nd:YAG a frequenza raddoppiata). Dopo il trattamento laser i rispettivi tessuti

sono stati valutati con microspia a luce/semplice, con microscopia a scansione

elettronica (SEM) e con microscopia elettronica a trasmissione (TEM). Nel

tessuto reticolare trabecolare trattato con ALT, l’osservazione al microscopio a

scansione elettronica ha rivelato la formazione di un cratere nel tessuto

reticolare uveale (con scorrimento e sbiancamento), la comparsa di vescichette

nel collagene circostante, e il danneggiamento coagulativo e la disgregazione

delle cellule endoteliali (Figg. 1 e 2).

Fig. 1

Fig. 2

(25)

evidenza di formazione di crateri, con membrana uveale e strati corneali

sclerali trabecolari intatti, e un minimo danno meccanico (Figg. 3 e 4).

Fig.3

Fig. 4

I tessuti in questione sono stati esaminati anche tramite microscopia

elettronica a trasmissione (TEM). La valutazione eseguita dopo l’ALT ha

rivelato un tessuto reticolare trabecolare disgregato, con frammentazione e

fusione della cornice di collagene e delle cellule endoteliali trabecolari. Una

simile valutazione del tessuto reticolare trabecolare dopo SLT ha mostrato

invece un tessuto reticolare corneale sclerale normale, con solo minima

(26)

Questa comparazione morfologica dimostra che l’ALT causa

disgregazione dei fasci trabecolari di tessuto reticolare uveale e corneosclerale,

con danno coagulativo. Contrariamente l’SLT nel tessuto reticolare uveale e

corneosclerale non dà alcuna alterazione della struttura del collagene dei fasci

trabecolari.

3.3.1 Studio in vivo (primati) – Istologia del tessuto reticolare trabecolare a seguito di SLT 17

I notevoli effetti della SLT sulla morfologia del tessuto reticolare

trabecolare sono stati valutati nel Nictipiteco, scelto a modello per la forte

somiglianza della sua struttura e della pigmentazione del tessuto reticolare

trabecolare con quella umana. La procedura SLT è stata applicata sugli occhi di

quattro primati, lasciando non trattata metà di ogni occhio (180° sia nasale che

temporale). Alcuni animali sono stati sacrificati a 24 ore e altri a 28 giorni,

successivamente le sezioni di tessuto prelevate da ciascun quadrante sono state

sottoposte a processo di lavorazione per microscopia a luce semplice ed

elettronica.

La valutazione istologica del tessuto non trattato a 24 ore ha rivelato un

tessuto reticolare trabecolare con morfologia normale: compatto, con cellule

sane a fiancheggiare i fasci di collagene, e cellularmente benigno. L’esame del

tessuto esposto a SLT dopo 24 ore invece ha svelato cellule di tessuto

reticolare trabecolare pigmentate disgregate, detriti cellulari, e anche pigmenti

(27)

reticolare trabecolare, compresa l’integrità della parete interna del canale di

Schlemm, era ben preservata e non presentava evidenza di danno termico.

Simili osservazioni istologiche dei quadranti trattati sono state fatte sui

campioni ottenuti a 28 giorni: la struttura del tessuto reticolare trabecolare

risultava ben preservata con il canale di Schlemm intatto e cellule di tessuto

reticolare trabecolare pigmentate apparentemente sane ai lati della parete

interna; numerosi macrofagi congestionati erano presenti nel tessuto reticolare

trabecolare.

I risultati di tale valutazione istologica confermano la selezione mirata

di cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare fatta con SLT, e

l’assenza di danno termico al tessuto sottostante e alle strutture nel reticolo

trabecolare (Figg. 5 e 6).

(28)

Fig.6

3.3.2 Studio in Vivo (primati) – Effetti biologici del trattamento laser

Alvarado18 ha proposto l’ipotesi che i monociti solitamente circolanti in

numero ristretto nell’umore acqueo vengano attivati e trasformati in macrofagi

quando interagiscono con i tessuti lesionati. L’introduzione di macrofagi nella

camera anteriore ha come risultato un rapido e persistente aumento della

capacità di deflusso, mentre la presenza di macrofagi morti è stata associata ad

una consistente ostruzione del deflusso acqueo. A seguito di ALT, numerosi

macrofagi sono stati osservati nel tessuto reticolare trabecolare; queste cellule

inglobano tramite fagocitosi i granuli di melanina, raggiungendo dimensioni

molto grandi, ed eliminano così i granuli di pigmento dal tessuto reticolare

trabecolare attraverso il canale di Schlemm. Nelle scimmie di Cynomolgous

trattate con SLT 4 è stato riscontrato un numero di monociti e macrofagi da 5 a

8 volte superiore rispetto ai casi non trattati. Queste scoperte suggeriscono che

(29)

modo simile a quello precedentemente osservato per l’ALT. Questo

arruolamento di macrofagi sia nell’ALT che nell’SLT potrebbe essere almeno

in parte responsabile dell’aumento di capacità del deflusso acqueo osservata a

seguito di tali procedure.

La microscopia elettronica a scansione effettuata sui tessuti reticolari

trabecolari nelle scimmie di Cynomolgous trattate con SLT, non ha rivelato

alcun effetto localizzato del trattamento, tanto che i tessuti trattati e quelli non

trattati risultavano non distinguibili l’uno dall’altro.

3.4 RIASSUNTO DI STUDI PRE-CLINICI

Le approfondite ricerca pre-cliniche qui riassunte servono a stabilire la

competenza del laser Q-switched a raddoppiata frequenza Nd:YAG, che emette

a 532nm con impulsi della durata di nanosecondi, nel mirare in maniera

selettiva alle cellule pigmentate del tessuto reticolare trabecolare, utilizzando la

melanina come cromoforo target. Mirando esclusivamente a questi elementi, il

danno termico alle cellule e tessuti circostanti viene evitato. Queste

osservazioni sono coerenti con i dati sulla fototermolisi selettiva

precedentemente riportati, nei quali l’uso di una breve esposizione al laser

circoscrive il danneggiamento termico al bersaglio (cioè la melanina) se la

durata di questa irradiazione è inferiore o uguale al tempo di rilassamento

termico del target. Quindi, considerando che il tempo di rilassamento termico

della melanina è di approssimativamente 1 microsecondo, gli impulsi con

(30)

obbiettivo più rapidamente rispetto a quanto questa energia possa disperdersi

intorno. La temperatura all’interno del target invece aumenta fino ai livelli

adeguati a provocare una distruzione cellulare selettiva, con una diffusione

termica alle circostanti cellule non pigmentate che viene contenuta al minimo.

Questo bersagliamento selettivo ha avuto anche dei riscontri nella valutazione

morfologica sia delle colture cellulari di tessuto reticolare trabecolare, sia del

tessuto reticolare trabecolare di occhi presi dalla banca dell’occhio che sono

stati sottoposti a irradiazione. In ambedue i casi, sono state osservate variazioni

nella ultrastruttura cellulare solo nelle cellule pigmentate di tessuto reticolare

trabecolare, e non nelle adiacenti cellule non pigmentate e nei tessuti. Ciò è

stato confermato negli occhi di primati, dove la microscopia ottica a scansione

(SEM) non ha rivelato alcun effetto localizzato a seguito di trattamento SLT.

Questo in contrasto con quanto accadeva nel tessuto esposto a ALT, nel quale

si riscontrava una non specifica distruzione di cellule di tessuto reticolare

trabecolare, e si osservava un danno termico ai fasci di collagene adiacenti e

sottostanti. In più, l’aumento significativo del numero dei macrofagi negli

occhi dei primati dopo trattamento SLT, evento riportato anche a seguito di

ALT ma in misura dalle 7 alle 8 volte minore, conferma il contributo degli

effetti biologici al successo di entrambe queste procedure.

Oltre alla quantità finale di dati pre-clinici che stabiliscono l’effetto di

SLT sul tessuto reticolare trabecolare, sono stati prodotti molti altri dati clinici

di supporto sulla procedura SLT. L’esperienza clinica con SLT ottenuta

(31)

probabilistici in tutto il mondo, supporta sia la sicurezza che l’efficacia di

questa procedura come un’alternativa alla ALT. Come dimostrato in maniera

consistente dalla letteratura, anche dai nosti risultati è emerso che la riduzione

della pressione intraoculare indotta a seguito di SLT è molto simile a quella

ottenuta dopo trattamento con ALT. Inoltre, anche se il numero di occhi nei

gruppi di controllo dell’ALT era relativamente basso, soprattutto se paragonato

al numero di occhi trattati con SLT, le osservazioni riportate in questa

popolazione d’occhi sono state coerenti con l’abbondante letteratura pubblicata

a proposito di ALT, per quanto concerne sia la riduzione di pressione

(32)

4)

P

AZIENTI E

M

ETODI

A partire dall’ottobre 2007 sono stati inclusi nello studio 70 occhi di

settanta pazienti affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto dell’adulto.

I pazienti arruolati nello studio presentavano una pressione intraoculare

media prima del trattamento di 22.7 mmHg (DS +/- 2.59 mmHg, mediana 23,

range 21-30). Il numero medio di farmaci ipotonizzanti topici impiegati prima

del trattamento era di 2.5 (range 1-4).

Molti di questi pazienti presentavano una lunga storia clinica di malattia

glaucomatosa, ed alcuni erano stati sottoposti a precedenti interventi con Argon

laser trabeculoplastica. La misurazione della pressione intraoculare è stata

raccolta durante la mattina tra le ore 8 e le ore 14. Prima di eseguire ciascun

trattamento è stato fatto firmare al paziente il consenso informato. Tutti i

pazienti sottoposti a SLT avevano un età superiore ai 18 anni, con una età

media di 64.7 anni e un range compreso fa 44 e 81 anni. Dei 70 pazienti 30

erano di sesso femminile e gli altri 40 di sesso maschile (Tab 1).

DATI DEMOGRAFICI Maschi (40) 57,2% Femmine (30) 42,8%

ETA’ MEDIA(anni) 64,7 (range 44-81) TOTALE PAZIENTI 70

(33)

Tutti i pazienti erano di razza caucasica.

I criteri di esclusione al trattamento contemplavano: qualsiasi tipo di opacità

corneale, l’inadeguata visualizzazione del trabecolato, qualsiasi tipo di

glaucoma che non fosse ad angolo aperto, e qualsiasi tipo di procedura

chirurgica e parachirurgica praticata in precedenza (ad esclusione della ALT).

Per ciascun paziente è stata raccolta la storia clinica personale e familiare con

particolare interesse per la terapia chirurgica e medica svolta, presente e

passata.

La pressione intraoculare è stata in tutti i pazienti misurata con il tonometro di

Goldmann. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a visita oculistica nella quale

sono stati valutati i seguenti parametri: acuità visiva massima con correzione,

valutazione biomicroscopica del segmento anteriore alla lampada a fessura,

oftalmoscopia della papilla ottica (90 D lente Volks) e gonioscopia.

Il trattamento, della durata media di 5 min, effettuato impiegando la

lente gonioscopica, è stato eseguito per ciascun paziente su 180° di trabecolato,

utilizzando il laser Tango della Ellex (Fig. 7) (Nd:YAG laser a 532nm

(34)

Per ciascun trattamento sono state eseguite 50 applicazioni non sovrapposte

con uno spot di diametro di 400 µm (centrato sul trabecolato) e una durata di

pulsazione di 3 ns. Dalla figura si può dunque notare come la dimensione degli

spot utilizzati in questo tipo di procedura sia notevolmente maggiore rispetto a

quella applicata nel trattamento ALT (50 µm) e quindi come risulti più

agevole non dover sottostare ad un obiettivo estremamente preciso (Fig.8).

Fig. 8

All’inizio del trattamento l’energia impostata era di 0.8 mJ, questa è

stata progressivamente aumentata nel corso del trattamento fino a quando non

si presentava all’osservazione dell’operatore la bolla di cavitazione; a quel

punto l’energia veniva ridotta di 0.1 mJ e portato a conclusione il trattamento.

Alla fine del trattamento veniva somministrata una goccia di desametasone

collirio nell’occhio trattato. Dopo 1 ora veniva esaminata per ciascun paziente

la reazione presente in camera anteriore e veniva misurata la pressione

intraoculare. La terapia antiglaucomatosa fatta in precedenza non è stata

sospesa e nei cinque giorni successivi al trattamento è stato somministrato

(35)

Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a successive

visite di controllo a 24 ore dal trattamento, a 15 giorni, a 1 mese, a 3 mesi e a 1

anno. Durante questi controlli venivano registrate: acuità visiva massima con

correzione, valutazione biomicroscopica del segmento anteriore alla lampada a

(36)

5

)

R

ISULTATI

La pressione intraoculare media misurata il giorno successivo al

trattamento era 20.8 mmHg (DS +/- 4.38 mmHg, mediana 22, range 19-29);

dopo 15 giorni era 18.2 mmHg (DS +/- 2.87 mmHg, mediana 18, range 19-26);

dopo 1 mese era 17.7 mmHg (DS +/- 2.68 mmHg, mediana 18, range 19-26);

dopo 3 mesi era 17.6 mmHg (DS +/- 2.68 mmHg, mediana 18, range 19-24) e

dopo 1 anno era 17.8 mmHg (DS +/- 3.8 mmHg, mediana 18, range 19-40)

(Tab 2). 22,7 20,8 18,2 17,7 17,6 17,8 0 5 10 15 20 25 30 IOP media (mmhg) pre 1 g 15 gg 1 mese 3 mesi 1 anno

Tempo dopo il trattamento

ANDAMENTO DELLA IOP NEL PERIODO DI

FOLLOW UP

Tab 2

Nella tabella 3 sono riassunti i valori della riduzione percentuale della IOP

(37)

8,37% 19,8% 22% 22,4% 21,5% 0 10 20 30

1 g 15 gg 1 mese 3 mesi 1 anno

PERCENTUALE DI RIDUZIONE DELLA IOP

NEL TEMPO

Tab. 3

Appare subito evidente come la riduzione della pressione intraoculare

sia rilevante già a sole 24 ore dal trattamento, con un decremento del 9% circa

(1.9 mmHg). Tuttavia si può facilmente notare che la riduzione della pressione

si fa più cospicua dopo 15 giorni, scendendo quasi del 20% (2,9 mmHg).

L’assestamento della riduzione si ha intorno ad un mese dal trattamento, con la

pressione intraoculare ridotta del 22.5% (5 mmHg); inoltre questo valore viene

mantenuto fino all’ultimo controllo delle visite di follow up eseguite appunto

ad un anno dal trattamento. La differenza della IOP pre e post trattamento

mostra sempre significatività statistica per il t-test a tutte le visite di follow-up;

anche se si possono evidenziare delle differenze fra il controllo al giorno 1, nel

quale viene riscontrato un p<0.05, e le restanti visite (a 15 giorni, a 1 e 3 mesi,

a 1 anno) nel quale il p risulta <0.0001.

Nel corso del periodo di studio esaminato, l’analisi Kaplan-Meier di

(38)

follow-up sono stati sottoposti ad intervento chirurgico. Non sono state riscontrate

complicanze significative legate al trattamento con SLT. L’unico evento da

segnalare è una minima reazione infiammatoria verificatasi in circa il 21% dei

pazienti ad un ora dal trattamento. Questa reazione per altro non è stata

riscontrata nelle successive visite di follow-up. Flare (1+) è stato notato solo

nel 3% dei paziente ad un ora dalla SLT (Tab. 4, 5, 6).

82,8 15,7 1,4 60 38,6 1,4 92,8 7,2 92,2 7,2 91,4 8,6 0 20 40 60 80 100

Pre 1 ora 1 mese 3 mesi 1 anno

DISCOMFORT Nessuno Lieve Marcato Tab. 4 100 97,1 2,9 100 100 100 0 20 40 60 80 100

Pre 1 ora 1 mese 3 mesi 1 anno

FLARE IN CA

Nessuno Lieve Marcato

(39)

100 78,5 21,5 100 100 100 0 20 40 60 80 100

Pre 1 ora 1 mese 3 mesi 1 anno

CELLULARITA' IN CA Nessuno Lieve Marcato Tab. 6

Inoltre In nessun paziente è stato messo in evidenza uno spike pressorio

(definito come un aumento della IOP > 2 mmHg rispetto al valore pre

trattamento) nella visita effettuata a un ora dal trattamento.

Il numero medio di farmaci urtilizzati pretrattamento era di 2.8 (range

1-4) ed è rimasto invariato durante tutte le successive visite di follow-up (Tab.

7).

NUMERO DI FARMACI UTILIZZATI

54 50 52 11 14 10 3 2 2 0 10 20 30 40 50 60 70 1 Anno 1 Mese Pre Numero pazienti nessun farmaco 1 farmaco 2 farmaci 3 farmaci 4 farmaci

(40)

Due dei pazienti oggetto del nostro studio sono stati sottoposti ad

intervento di chirurgia filtrante (trabeculectomia) a circa 1 anno dal trattamento

dal momento che qualsiasi altra procedura terapeutica adottata si è rivelata

insufficiente. In altri 15 pazienti, o si è dovuto praticare un altro trattamento

laser, o è stato necessario aumentare la terapia sistemica al fine di raggiungere

un controllo ottimale della IOP (Tab 8).

ULTERIORI INTERVENTI post-SLT

53pz (75,7%)

15pz (21,4%) 2pz (2,85%)

INTERVENTO DI CHIRURGIA FILTRANTE(TRABECULECTOMIA) ULTERIORE TRATTAMENTO LASER/AUMENTO DELLA TP SISTEMICA NESSUNO

(41)

6)

D

ISCUSSIONE

Lo scopo di qualsiasi procedura laser che abbia come finalità la

riduzione della pressione intraoculare, è quello di evitare o ritardare la

chirurgia filtrante con i suoi rischi e le sue possibili complicazioni. Con il

nostro studio abbiamo valutato la capacità della laser trabeculoplastica selettiva

di abbassare la pressione intraoculare per un periodo di tempo sufficientemente

significativo (1 anno) e in modo quindi da testarne l’efficacia terapeutica. Nel

2001 Kramer e Noecker, nel loro lavoro istopatologico16 hanno mostrato il

potenziale vantaggio della SLT rispetto alla ALT, mettendo in evidenza la

riduzione di danno termico e di cicatrizzazione dopo la trabeculoplastica

selettiva. A conferma di questo, sappiamo inoltre dagli studi sul ritrattamento

con Argon laser trabeculoplastica19, che possono verificarsi degli aumenti della

pressione intraoculare dovuti ad un eccesso di cicatrizzazione del trabecolato.

Ad oggi non sono ancora molti gli studi pubblicati con un follow-up

superiore ai 18 mesi dopo SLT. Gracner 20 ha riportato in uno studio

comparativo tra pazienti affetti da glaucoma cronico ad angolo aperto (10

occhi) e glaucoma pseudoesfoliativo (10 occhi) una percentuale di successo

rispettivamente del 78% e del 64% a 12-18 mesi dal trattamento selettivo. La

differenza tra i due gruppi non si mostrava significativa e la riduzione media

della pressione intraoculare era di 8.5 mmHg a 18 mesi.

Nello studio di Kaulen e coll.21 sono stati trattati con SLT 460 occhi

(42)

(range 1-20). La curva di sopravvivenza ha messo in evidenza una percentuale

di successo del 76% ed una riduzione media della IOP di 6 mmHg.

Nel nostro studio la percentuale di successo a 12 mesi si è dimostrata

del 75% e la riduzione media della pressione intraoculare dal valore di baseline

è stata di 4.5 mmHg.

Il limite di tutti questi studi, compreso il nostro, è dato dal fatto che la

IOP al baseline è un valore desunto da una misurazione presa ad una certa ora

della giornata e non da una serie di misurazioni. Infatti uno studio “ideale”

vorrebbe che non solo il valore della IOP al baseline fosse desunta dalla media

di una serie di misurazioni raccolte nell’arco delle 24 ore, ma anche che i valori

della IOP registrati alle visite di follow-up fossero ottenuti da una media di

molteplici misurazioni diurne.

Sono stati pubblicati invece numerosi studi sull’efficacia e sulla

sicurezza della Argon Laser trabeculoplastica. Nello studio di Shingleton e

coll.22 per esempio, 93 pazienti con POAG sono stati sottoposti a trattamento

ALT sui 360° con un follow-up di 10 anni. Il successo del trattamento

all’ultima visita di follow-up era stato definito da: una riduzione di almeno 3

mmHg dal valore di baseline, una pressione intraoculare minore di 19 mmHg,

la stabilità del campo visivo, o la stazionarietà del dato morfologico della testa

del nervo ottico (chiaramente senza il ricorso ad ulteriori trattamenti laser o a

interventi chirurgici).

La riduzione della pressione intraoculare in questo studio era di 8.9

(43)

La probabilità di successo ad un anno era del 77% per scendere al 49% dopo 5

e al 32 % dopo 10 anni. La percentuale di fallimento era risultata più elevata

nel corso del primo anno (23%) per poi scendere negli anni successivi da un

5% al 9%. Il nostro lavoro, fermandosi in questa analisi ad un anno di

follow-up, mostra che la probabilità di successo è sovrapponibile a quella mostrata con

la ALT, anche se una comparazione con lo studio di Shingleton e coll. rimane

comunque difficile dato che in questo caso la procedura di argon laser

trabeculoplastica è stata eseguita sui 360°, mentre nel nostro caso la SLT è

stata eseguita sui soli 180° (come prevede il protocollo). Inoltre anche i dati

demografici e i criteri di successo sono diversi. Comunque la SLT risulta una

alternativa efficace alla ALT, che oltre ad una paragonabile capacità

ipotensiva, associa un minore danno strutturale a livello del trabecolato. Lo

studio da noi presentato, in conformità con i dati di letteratura, dimostra un

comportamento paragonabile alla ALT nel periodo di un anno di follow-up

che, anche se non estremamente lungo, ha comunque un sufficiente significato

clinico. I pazienti oggetto del nostro studio erano prevalentemente pazienti con

un glaucoma scompensato in cura da numerosi anni, talvolta con danni

perimetrici avanzati; per questa ragione abbiamo considerato come successo

del trattamento il raggiungimento di una IOP < 18 mmHg con campo visivo

stabile seguendo quanto evidenziato dal Advanced Glaucoma Intervention

Study nel 2000. La pressione media durante le visite di follow-up dopo un

mese dal trattamento si assesta a valori inferiori di 18 mmHg. Questa

(44)

pazienti con POAG scompensato in terapia medica massima tollerata. La sua

capacità ipotensiva rimane, nella nostra casistica, percentualmente non

superiore al 23% rispetto alla pressione di baseline, trovando quindi il suo

impiego in pazienti in cui la pressione di partenza non sia particolarmente

elevata. Risulta inoltre un presidio prezioso in quei pazienti in cui sia

necessario cercare di ridurre il numero dei farmaci utilizzati, soprattutto di

quelli che possono determinare intolleranze ed allergie locali e che possono

causare alterazioni della congiuntiva. Questo aspetto risulta molto significativo

soprattutto alla luce delle sempre più numerose molecole presenti sul mercato

che, come è stato dimostrato da numerosi studi, modificano l’ultrastruttura

della congiuntiva riducendo in tal modo la percentuale di successo della

chirurgia filtrante perforante e non. Un altro parametro importante per valutare

la reale efficacia della laser trabeculoplastica selettiva è il fattore tempo che in

una patologia come quella glaucomatosa è determinante. Nonostante il nostro

studio si basi su un follow-up che si arresta ad un anno, periodo comunque

sufficiente per valutare l’apporto terapeutico della metodica in questione,

risulta tuttavia troppo breve per chiarire il reale apporto della trabeculoplastica

selettiva nella cura di un paziente che è portatore di una malattia a vita.

Possiamo concludere che la SLT si pone in alternativa alla ALT

nell’approccio di una patologia come quella glaucomatosa che rappresenta la

(45)

7) BIBLIOGRAFIA

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Ringraziamenti: innanzi tutto vorrei ringraziare il Dott. Michele Figus,

il Dott. Umberto Benelli, il Prof. Marco Nardi e tutti gli specializzandi della Clinica Oculistica Universitaria di Pisa che mi hanno seguito e che hanno reso possibile la realizzazione di questa tesi.

Un ringraziamento particolare va alla mia famiglia, a Marco, a Giovanni, a Federico, a Elino, a Daniele, agli amici della Serra e a quelli delle grandi annate della Folgore Pallavolo, a Sara e Simona, agli amici musicisti e a tutti i compagni di studi che in questi anni hanno reso migliore questo lungo cammino.

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