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Efficacia e sicurezza di un nuovo dispositivo di emostasi vascolare (Glubran 2 Seal) dopo puntura percutanea dell'arteria femorale : studio prospettico multicentrico

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

L’angiografia rappresenta una tecnica diagnostica radiologica per la visualizzazione della patologia arteriosa (arteriografia) e venosa (flebografia), mediante iniezione di mezzo di contrasto radio-opaco contenente iodio direttamente nel vaso da esaminare attraverso un catetere, introdotto attraverso puntura percutanea di un vaso arterioso o venoso.

La puntura percutanea può essere eseguita per via anterograda o retrograda in base al tipo di esame da eseguire [1,2], con la così detta tecnica di Seldinger modificata, utilizzando un ago dedicato di 16-18G.

Negli studi arteriografici, gli accessi vascolari più frequentemente utilizzati si localizzano a livello dell’arteria femorale comune, immediatamente a valle del legamento inguinale, e dell’arteria brachiale in prossimità della piega del gomito. Al termine della procedura angiografica, la chiusura dell’accesso vascolare è tradizionalmente eseguita attraverso compressione manuale della durata variabile fino a 30-40 minuti in base all’accesso vascolare utilizzato e alle condizioni cliniche del paziente (ad esempio presenza di coagulopatia o piastrinopenia). È quindi necessario che la zona di puntura non sia sottoposta a traumi per le successive 6-12 ore, che nel caso di puntura dell’arteria femorale si traduce nella necessità di allettamento per il paziente.

La compressione manuale nel sito di accesso percutaneo si associa tuttavia ad un certo rischio di complicanze, di gravità variabile dalla semplice ecchimosi sino alla

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formazione di pseudo-aneurismi, fistole artero-venose o rottura vascolare. Ulteriori complicanze possono derivare dalla prolugnata immobilità del paziente e dalla necessità di prolungare i tempi di ricovero. Tali complicanze rappresentano una delle problematiche più frequenti nell’ambito della diagnostica angiografica; per ridurne l’incidenza, negli ultimi 20 anni sono stati introdotti nella pratica clinica alcuni dispositivi di emostasi vascolare, che permettono inoltre di ridurre i tempi procedurali in sala angiografica nonché i tempi di ricovero del paziente.

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