VIII. Metodi approssimati per gli stati stazionari
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(4) ! " #$ ! % metodo variazionale e` un utile punto di partenza per ogni metodo approssimato che si sviluppi nello studio dei sistemi quantistici. L’altro metodo qui illustrato e` quello delle perturbazioni indipendenti dal tempo e trae origine dallo studio delle perturbazioni secolari prodotte da un altro corpo celeste sul moto di un pianeta intorno al sole. In meccanica quantistica esso si basa sulla possibilit`a di separare la hamiltoniana in due contributi, per il primo dei quali si sa risolvere esattamente l’equazione agli autovalori, mentre il secondo viene trattato come una perturbazione alla situazione descritta dal primo. Il metodo risulta efficace se questa perturbazione puo` considerarsi piccola, in modo che sia possibile effettuare un calcolo approssimato dello spettro della hamiltoniana originale valutando le alterazioni che il secondo contributo introduce nello spettro del primo.. &('$'$')*+),'.-0/213465+4278:9;<8=;>4?"8:-@1 Il metodo variazionale, noto anche come metodo di Rayleigh–Ritz, e` basato sul seguente teorema: dato uno stato qualsiasi ACBEDGFIH con JBKACBLD = 1, risulta sempre. JBMA NOACBDQPSR 0 T dove R 0 e` l’autovalore pi`u basso di N .. (1 U 1). NVA WXD = ZR Y[A WXD e si sviluppi l’arbitrario stato ACBED sulla base \]A WXD.^ :. (1 U 2). Infatti, sia. ACBD = _ La condizione di normalizzazione per 1=. ACBLD. Ya`. Y[A WXD.U. (1 U 3). e` una condizione per i coefficienti. JBKACBED = _. A Y A 2 U Y `. `. Y. : (1 U 4). Perci`o. JBKA NVACBED = _. A [Y A 2 RZYbPac_ A Y[A 2 d R Y ` Y `. 0. =. R 0T. come volevasi. Il metodo variazionale consiste allora nella ricerca del minimo di JBKA NVACBED , imponendo che ACBLD esplori l’intero spazio di Hilbert H . Ci o` si realizza facendo dipendere ACBED da un certo numero di parametri, al variare dei quali ACBLD percorre l’intero H . Se il minimo trovato e` il minimo assoluto, il problema e` risolto e dalla (1.1) risulta 330.
(5) . ! # ! %: R. 0. = min. JBMA NVACBED.U. (1 U 5). Si pu`o verificare che il metodo e` equivalente a risolvere l’equazione di Schro¨ dinger. Infatti per soddisfare la (1.5) bisogna imporre la condizione di stazionariet a` di JB A NOACBD al variare dei parametri, sottoposta al vincolo che sia JBKACBLD = 1. Percio` si tratta della ricerca di un minimo condizionato, che richiede l’uso di un moltiplicatore di Lagrange per garantire la condizione sulla norma di ACBED . Condizione necessaria per l’esistenza del minimo e` dunque. JBKA NOACBD JBKACBLD. = 0T. (1 U 6). cio`e (1 U 7) J BKA NVACBED + J BMA NVA BLD J BKACBED
(6) JBKA BLD = 0 U Assumendo che la variazione dei parametri in ACBLD permetta di avere A BED e J K B A tra di loro analiticamente indipendenti, la (1.7) si traduce nelle due equazioni. J BMA NVACBLD J BMACBD. = 0T. JBMACNOA BLD JBMA BD. = 0T. che si riducono alla sola condizione. NOACBLD = CA BED.U. (1 U 8). La (1.8) non e` che l’equazione agli autovalori per N : essa identifica lo stato ACBLD che soddisfa la (1.6) come autostato di N e come corrispondente autovalore. Nell’applicazione del metodo variazionale e` utile scegliere una base nota \]A WXD.^ su cui sviluppare lo stato di prova:. ACBD = _. Ya`. Y[A WXD.U. (1 U 9). I coefficienti di sviluppo Y sono parametri variazionali. La diagonalizzazione di N sulla base \]A WXD^ permette` di determinarli e di ottenere la soluzione. Ai fini pratici per`o lo sviluppo (1.9) deve essere troncato a un numero finito di termini, con la conseguenza che in linea di principio lo stato di prova non e` pi`u in grado di esplorare l’intero spazio di Hilbert a disposizione. Il tal modo il metodo variazionale diventa un metodo approssimato. Tuttavia, se il troncamento avviene con criteri ragionevoli, il sottospazio esplorato contiene lo stato fondamentale esatto e il metodo riesce a individuarlo. Alternativamente, per la ricerca del minimo di JBKA NOACBD , si pu o` scegliere una rappresentazione per ACBLD , per esempio quella delle posizioni, e quindi si applica 331.
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(9) ! " #$ ! % . . 2 il metodo variazionale nello spazio delle funzioni F , facendo dipendere queste funzioni da parametri. L’abilit`a nell’applicazione del metodo consiste allora nello scegliere funzioni abbastanza flessibili, in modo da riuscire a riprodurre il meglio possibile l’autofunzione dello stato fondamentale. Nella ricerca del minimo il metodo variazionale fornisce comunque pi u` accuratamente l’autovalore che non lo stato: assunto del primo ordine l’errore A BED commesso sull’autostato, l’errore che si commette nel determinare R 0 e` del secondo ordine. Infatti si indichi con. R. JB 0 A NOACB 0 D l’autovalore esatto dello stato fondamentale ACB 0 D e sia. . 0. R. =. =. JBMACNOACBLD
(10) R. 0. (1 U 10) (1 U 11). l’errore risultante sull’autovalore. Esso e` provocato dal fatto che il metodo ha prodotto la soluzione approssimata. ACBLD = CA B 0 D + A BD.U. (1 U 12). Dalle condizioni di normalizzazione degli stati,. JBKACBLD. JB 0 CA B 0 D. = 1T. = 1T. segue. J BKACB 0 D + J B 0 A B D = E J B A EB D U Allora la (1.11) pu`o riscriversi. . BKACNOACB + BLD R 0 0 = J B A NOA BED
(11) R 0 J BKA BLD T che e` palesemente di secondo ordine rispetto a A BLD .. R. =. JB. 0. +. (1 U 13). Il risultato (1.13) indica dunque che se in pratica, come spesso succede, si e` in grado di esplorare solo una parte dello spazio di Hilbert dove pu o` anche non trovarsi lo stato fondamentale, il valore di energia e` comunque ottenuto con un’approssimazione migliore di quanto lo sia lo stato fondamentale corrispondente. Una volta ottenuto l’autovalore esatto R 0 per lo stato fondamentale ACB 0 D , si pu`o applicare il metodo variazionale una seconda volta per determinare l’energia del primo livello eccitato. L’unica avvertenza in questo caso riguarda la necessit a` di esplorare solo la parte di spazio di Hilbert ortogonale a ACB 0 D , in modo che in questo spazio l’autovalore piu` basso sia ora il primo livello eccitato della hamiltoniana: cos`ı il metodo variazionale fornir`a l’autovalore pi`u basso, che e` necessariamente quello del primo livello eccitato ACB 1 D . Per escludere ACB 0 D dallo stato di prova basta scegliere ACBD e ACB D tali che sia. . 332.
(12) . ! # ! %: . . ACBLD = CA B D ACB 0 D JB 0 CA B .D U. Nella (1.14) lo stato ACB D viene depurato della parte parallela a ACB ACBD risulta automaticamente ortogonale a ACB 0 D :. 0. D. (1 U 14) e lo stato di prova. (1 U 15) JB 0 CA BLD = 0 U Se, al variare dei parametri da cui dipende ACB D , la ricerca del minimo con lo stato ACBED della (1.14) ha prodotto il minimo assoluto, risulta ACBLD ACB 1 D . In linea di principio, il metodo pu`o quindi essere esteso alla determinazione anche degli stati eccitati di N .. Per`o in questo caso esistono in pratica grosse limitazioni derivanti dalle inevitabili approssimazioni. Infatti, se il metodo variazionale ha fornito in prima applicazione uno stato fondamentale ACB 0 D approssimato, ci`o si ripercuote su ACBED nella (1.14), che non risulta pi`u ortogonale allo stato fondamentale esatto. Perci o` la soluzione per il primo stato eccitato e` necessariamente approssimata: l’approssimazione diventa via via peggiore per successive applicazioni nella ricerca degli altri stati eccitati. Tuttavia in qualche caso particolare queste difficolt`a sono facilmente aggirate e il metodo funziona altrettanto bene anche per il primo livello eccitato. Ci o` si verifica per esempio quando la hamiltoniana N commuta con l’operatore di parit`a: cos`ı lo stato fondamentale ha parit`a opposta del primo livello eccitato e una scelta opportuna della parit`a delle funzioni di prova permette di esplorare solo il sottospazio di Hilbert nel quale viene a trovarsi il primo livello eccitato e per il quale questo rappresenta lo stato pi`u basso in energia..
(13) Pu`o essere interessante vedere un’applicazione del metodo variazionale alla determinazione dello stato fondamentale dell’atomo di idrogeno 2 . In questo caso (cfr. paragrafo V.8) si sa che l’autovalore d’energia si ottiene per = 1, = = 0 e vale. . 0. =. 2 2 . (1 16). con. . =. - 2 2. La corrispondente autofunzione in coordinate polari e`. . 0(. . ) = ! ( )". 00 (. . ). . dove 2. Albert Messiah: M´ecanique quantique, Dunod, Parigi, 1959, vol. 2, pp. 656–659.. 333.
(14) , ! ] ! " # ! %: ". 00 (. . 1 4. )=. ) = 2 . ! (. . (1 17). Se si sceglie in generale come funzione di prova. ( . ( ) ) = 3 2. "
(15) (. ). (1 18). . con la variabile adimensionale. =. . il valore di aspettazione della hamiltoniana risulta dalla (V.8.6):. . =. = dove ora porre = . . 0. 0. ( ) . ( +2 1) + 2 . 2 2. (1 19). . ( ) 2 . 0. ( ). e` dato dalla (1.16). Essendo interessati allo stato fondamentale, conviene = 0 nella (1.18) e attribuire alla funzione ( ) una forma analitica esplicita, dipendente da qualche parametro variazionale: e` altres`ı opportuno che ( ) non presenti nodi. Si scelgano ad esempio le seguenti tre funzioni, tutte dipendenti da un solo parametro : !"" 0. 1 (. )=. . 2 (. )=. 2. 3 (. ) = 2 (%'&. # ""$. In questo modo l’energia. %'&. +. 2. . (1 20). . . della (1.19) diventa una funzione di : = ( ). Il metodo variazionale si traduce dunque nella ricerca del minimo di ( ) in funzione di e il valore *),+ di che minimizza ( ) determina il valore approssimato per l’autovalore fondamentale. In Tab. 1, insieme a quantit`a che intervengono nel calcolo variazionale, sono riportati i risultati per ciascuna delle scelte (1.20). Si tenga presenta che 1 ( ) ha il corretto andamento asintotico per .-0/ e per 1- 0, mentre la 2 ( ) lo ha solo per 2- 0 e la 3 ( ) lo ha solo per 2-3/ . Questi diversi comportamenti si riflettono nei valori di 0 , e 4 . Il comportamento corretto all’origine e` importante per 0 : dato che si tratta di uno stato legato, con energia potenziale negativa a piccole distanze, nella (1.19) pesano soprattutto i piccoli valori di . Il comportamento corretto per 5-6/ e` importante nel calcolo del raggio medio : il calcolo del valore di aspettazione di ,. . . . 87:9 9. 0. 0. 2 ! 2 ( ) 2 ! 2 ( ) . 334.
(16) . ! # ! %: Tab. 1. 2. . . =. . ( ). 0. 1 (4 3 ) 2. . 2. *),+. . min. 4 =1. . . . ( ). 1 ( ) % = % . . 0. 2. 1. 2. . (4 ) (8. . 1 4. 0. 0 81. c d. . 4. 1 5 . 2. . 2. . ). 1 2 3 3 2. 0 75. 0. + 2. / 0 204. 0. 3. 3 (4 5 ). ) (2. 1. &. 2. . 1. 9. . 0.
(17) 2 2 32 & 4 1 66 0 044. Fig. 1.1. Andamento radiale delle funzioni di prova per il calcolo dello stato fondamentale dell’atomo di idrogeno: linea piena, punteggiata e tratteggiata per le funzioni normalizzate corrispondenti rispettivamente alle funzioni 1 2 3 definite nella (1.20).. . . fa intervenire soprattutto i valori grandi di . Anche 4 , che fornisce un’indicazione sulla bont`a della funzione ottenuta come soluzione approssimata, attraverso il prodotto scalare e` sensibile alla coda di ( ) per - / . Il fatto che 4 sia cos`ı piccolo per 0. 3 indica, come si vede in fig. 1.1, che 1 e 3 sono abbastanza simili tra di loro; tuttavia, fra le tre funzioni di prova scelte, 3 fornisce il peggiore autovalore a causa del suo cattivo comportamento all’origine. Non deve stupire che 1 trovi esattamente 0 , in quanto la scelta di questa funzione di prova e` stata giudiziosa (buon comportamento all’origine, corretto andamento asintotico, giusto numero di nodi, ecc.) e al variare di. 335.
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(20) ! " #$ ! % si pu`o davvero ottenere l’autofunzione esatta..
(21) . . Il metodo variazionale consiste nella ricerca del minimo di facendo variare all’interno dello spazio di Hilbert . Questa ricerca equivale all’applicazione di un operatore unitario che, ruotando all’interno di e conservandone la norma lizzazione, renda nulla la variazione prima del valore di aspettazione di :. . . . 1 . . = 0. (1 21). Scegliendo = 11 + '4 . (1 22). . dove e` un operatore autoaggiunto e 4 e` un parametro infinitesimo, cio` equivale a porre. . . . . . '4. (11. ) (11 + 4 ). . =0. . cio`e. . . . [. . ]. . (1 23). =0. per qualsiasi operatore autoaggiunto . Data l’arbitrariet`a dell’operatore e tenendo presente l’equazione di moto per nella descrizione di Heisenberg, . . . . = [. . ]. . (1 24). . e` equivalente a risolvere l’equazione di Schr o¨ si pu`o quindi riconoscere che la (1.23) dinger per gli stati stazionari. Allo stesso tempo, la scelta particolare dell’operatore nel definire la trasformazione unitaria permette di restringere la ricerca del minimo a una classe di , secondo prescelti criteri di opportunita` . Questa di possibilit`a sar`a utilizzata nel paragrafo X.7 (Esempio X.7.1).. &('$'$') ) 193 9 8=;>4? ; ;?"5:; 1?"5]1? 3<;Q5+8-031/ 4
(22) . . . . Quando non si sa risolvere esattamente l’equazione agli autovalori per la hamiltoniana N e` spesso conveniente spezzare N nella somma di due contributi:. N. =. N. 0. +. U. (2 U 1). La scelta di N 0 va fatta in modo che si possano determinare in modo esatto i suoi autostati e autovalori. Inoltre, N 0 e devono operare separatamente sullo stesso spazio di Hilbert di N . Cos`ı si pu`o utilizzare l’insieme degli autostati di N 0 come una base di riferimento e considerare , che qui si ritiene indipendente dal tempo, come un termine che ha piccoli effetti sulla situazione descritta da N 0 . Se ci`o e` possibile, 336.
(23) 0 # ! %
(24) %: %: % ! 6 . viene trattata come una perturbazione indipendente dal tempo che introduce piccole correzioni allo spettro degli autovalori di N 0 . La definizione quantitativa di quanto piccola deve essere la perturbazione risulta dalla condizione di applicabilit a` del metodo, che verr`a imposta nel paragrafo seguente con l’eq. (3.6). Sia dunque. N 0 A WXD = R Y(0) A WXD. l’equazione agli autovalori per N 0 , che si ritiene risolta con degenere. Allora l’equazione agli autovalori per N ,. NOACBD = R CA BD T. A WXD. (2 U 2) normalizzato e non (2 U 3). si riscrive. N 0 ACBLD. = (R. . ) ACBED U . (2 U 4). Per un reale qualsiasi risulta (. N. 0). ACBLD. = (. R. + ) ACBLD. R. + ) ACBED.U. T. (2 U 5). cio`e anche, formalmente,. ACBED. =. 1. N. . 0. (
(25) . (2 U 6). La (2.6) e` solo una soluzione formale, in quanto ACBLD compare anche a secondo membro; inoltre la presenza del denominatore N 0 fa perdere di significato all’espressione ogni qual volta si scegliesse in coincidenza di un autovalore di N 0 . Per dare significato alla (2.6) anche per un valore di R in prossimit`a di R Y(0) , conviene introdurre l’operatore di proiezione,. che esclude lo stato lizzazione. A WXDJ<W2A T. = 11 . . A WXD . Allora, assumendo per lo stato ACBLD J<W2ACBED. (2 U 7) la condizione di norma(2 U 8). = 1T. l’identit`a. ACBLD = A WXD. +. . ACBLD. (2 U 9). pu`o essere riscritta sostituendo la (2.6) a secondo membro:. ACBED = A WXD. . + . N. ( 0. 337. R. + ) ACBED.U. (2 U 10).
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(28) ! " #$ ! % Se succedesse che per = R Y(0) lo stato ( R + ) ACBD fosse proporzionale a A WXD , l’operatore nella (2.10) e` in grado di cancellare la singolarit`a conseguente, in quanto . N 0 A WXD . (2 U 11). = 0T. e la (2.10) risulta regolare. Alla (2.10) si pu`o dare soluzione esplicita con metodo iterativo, sostituendo cio`e a ACBLD nel secondo membro l’intera espressione di ACBLD per iterazioni successive. Si ottiene cos`ı uno sviluppo in serie: . ACBLD = _. R. . . . =0. N. ( 0. . + ) . A WXD U. (2 U 12). La convergenza di tale sviluppo in serie e` ovviamente legata al carattere di “piccola perturbazione” che assume rispetto a N 0 . Lo stato A WXD e` uno qualsiasi degli autostati di N 0 e quindi il metodo consente di trovare qualsiasi autostato di N a partire dagli autostati di N 0 . Si tenga presente che, per la (2.8) lo stato ACBED non e` normalizzato a 1. Per il corrispondente autovalore R di energia basta fare il prodotto scalare della (2.4) con J<W2A :. J<W2A N 0 CA BED = >J W2A R 2ACBD T. (2 U 13). R R Y(0) = J<W2A ACBED T. (2 U 14). . cio`e . dove si e` fruito della condizione di normalizzazione (2.8). Si pu o` allora ottenere uno sviluppo in serie anche per R , sostituendo la (2.12) nella (2.14):. R. =R. Y. (0). +. . J<W2A _ . . . A seconda della scelta di diverse di sviluppo. Per . N . =0. ( 0. R. . + ) . A WXD U. (2 U 15). nella (2.12) e nella (2.15), si possono avere forme =R . (2 U 16). Y(0) 3. si ottiene lo sviluppo di Rayleigh–Schro¨ dinger , mentre per . =. R. 3. (2 U 17). J.W. Strutt (Baron Rayleigh): The Theory of Sound, loc. cit. (n. 6. p. 234), vol. 1, p. 113–114. E. Schr¨odinger: Quantisierung als Eigenwertproblem (Dritte Mitteilung) [Quantizzazione come problema agli autovalori (Terza comunicazione)], Annalen der Physik 80 (1926) 437–490.. 338.
(29) @ 6
(30) % si ricava lo sviluppo di Brillouin–Wigner 4 . Questi sviluppi vengono esaminati nei prossimi paragrafi.. &('$'$') ])04 7 ;-. . 4b5; 8 -!1; !]9#4+" 5;?
(31) ]19. Nello sviluppo di Rayleigh–Schro¨ dinger si assume la (2.16), per cui la (2.12) diventa . ACBED = _ . . =. ACB. =0 (0). $. R R + &% R Y(0) N 0 Y D + ACB (1) D + CA B (2) D + U UUQU (0). . . . A WXD. (3 U 1). Il termine ' -esimo ACB ( ) D dello sviluppo (3.1) contiene il contributo della potenza ' -esima della perturbazione . E` immediato trovare . ACB. D = A WXD T. (0). (3 U 2). cio`e all’ordine zero nella perturbazione lo stato ACBED coincide con l’autostato imperturbato A WXD di N 0 da cui si parte. Al primo ordine in si ottiene. ACB. (1). D. . $. R (0) R + &%GA WXD R Y(0) N 0 Y $ = R Y(0) ( R % Y(0) A WXD + Y(0) 2A WXD R N 0 R N 0 A WXD = (0) R Y N 0 A + DJ,+ A A WXD = *_ ) R Y(0) N 0 _ - ,J (0)+ A A WX)(0)D A + D U = )& R Y R =Y =. . . . . . . . . . Questo risultato pu`o anche riscriversi 4 L.N. Brillouin:. Les probl`emes de perturbations et les champs self-consistents [I problemi di perturbazione e i campi autoconsistenti], Journal de Physique et le Radium 3 (1932) 373–389; E.P. Wigner: Matematikai ´ e´ s Termesz´ettudom´anyi Ertesit¨ o (Budapest) [Mathematischer und naturwissenschaftlicher Anzeiger der ungarischen Akademie der Wissenschaften (Budapest)] 53 (1935) 475. Per un’estensione del teorema di Wigner nella soluzione del problema agli autovalori, si veda il lavoro di Per–Olov L¨owdin: Studies in Perturbation Theory. IV. Solution of Eigenvalue Problem by Projection Operator Formalism [Studi in teoria delle perturbazioni. IV. Soluzione del problema agli autovalori mediante il formalismo degli operatori di proiezione], Journal of Mathematical Physics 3 (1962) 969–982.. 339.
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(34) ! " #$ ! % ACB dove i coefficienti. (1). D. = )& _ =. ). (1). ). Y. (1). A+ D T. (3 U 3). sono cos`ı definiti:. ). (1). =. J,+ A A WX) D U R Y(0) R (0). (3 U 4). . Naturalmente perch´e lo sviluppo (3.1) converga i termini dello sviluppo devono dare contributi via via decrescenti. Cio` e` garantito dalla seguente condizione necessaria:. ) A (1) A . 1U. (3 U 5). Essa equivale a porre. )(0). AJ,+ A A WXD A A R Y(0) R . AU. (3 U 6). La (3.6) rappresenta la condizione di applicabilit`a alla (2.1) del metodo delle perturbazioni indipendenti dal tempo. La (3.6) significa che la perturbazione si limita ad alterare i livelli energetici imperturbati di N 0 , senza sconvolgerne l’ordine. Corrispondentemente, con la scelta (2.16), lo sviluppo (2.15) per l’energia diventa. R. R Y. . J>W2A _. $. R R R Y(0) N 0 Y = R Y(0) + R Y(1) + R Y + UUU U Si trova subito la correzione R Y (1) al primo ordine in , =. (0). +. . . . (0). . + %. =0 (2). . A WXD. (3 U 7). . R Y(1) = J<W2A A WXD T. (3 U 8). . che conferma, per la (3.6), il carattere di semplice perturbazione alla successione dei livelli energetici di N 0 introdotta da . Al secondo ordine in si ottiene . $. R Y(2) = J>W2A (0) R Y(0) R R Y N 0 A < J W2A A D A 2 U = _ R Y(0) R (0) =Y . . + &%. A WXD. (3 U 9). (2) Si osservi che per l’autovalore piu` basso, R Y(0) = R 0(0) , si ottiene sempre R Y 0. Naturalmente si pu`o spingere anche il calcolo di ACBED al secondo ordine nella perturbazione :. 340.
(35) @ 6
(36) % . ACB. (2). D. $. . . R Y R. + (%. (0). R Y(0) N 0 1 A D = _ - _ (0) Y= =Y R Y R (0) $ J 0A R Y(0) R + =. = _ -. =. R Y(0) N. 0. R Y(0) R. A WXD. + &%. $. A D (0) 1 (0) J A R Y(0) R R Y R $ (0) R Y R % J 0A A WX D 2 A D _=Y c R Y(0) R (0) d J 0A A DJ A A WXD + _ - _ A D Y= =Y cR Y(0) R (0) d c R Y(0) R (0) d $ (0) R Y R&% J 0A A WX D 2 A D c R Y(0) R (0) d J 0A A DJ A A WXD A D U + _ - _ c R Y(0) R (0) d c R Y(0) R (0) d =Y =Y %. . + %. A WXD. Y. . =. = _ -. $. . . Y. . . . In questo risultato compare ancora il valore incognito R . D’altra parte ACB (2) D deve essere di secondo ordine in , per cui si puo` approssimare R con il suo valore ottenuto al primo ordine in , cio`e. R Y(0) R. EJ<W2A A WXD T. =. . con il risultato finale:. ACB. (2). D = _ -. =. . (2). =. J 0A A DJ A A WXD _ - (0) (0) d (0) cR Y R Y cR Y R = . . . A D T. (2). Y. (3 U 10). J 0A A WXD J 0A 2A D
(37) J<W2A A WXD + U 2 (0) d c R Y(0) R (0) d . . . (3 U 11). In definitiva, al secondo ordine in , lo stato (3.1) diventa. ). ACBED = *_ ). A+ D T. (3 U 12). dove. ). =. ). (0). +. 341. ). (1). +. ). (2). T. (3 U 13).
(38) , ! ] ! " # ! %: ). (0). =. ) ) (1) (2). Y) T. e , sono dati in (3.4) e in (3.11). Per costruzione, data la (2.8), priori normalizzato, ma deve essere normalizzato a posteriori.. ACBED. (3 U 14) non e` a.
(39) Questo esempio dimostra l’analogia esistente tra gli sviluppi classici in serie di potenze e lo sviluppo di Rayleigh–Schro¨ dinger. Si consideri la hamiltoniana di oscillatore armonico lineare,. . . . 2. 2. =. 0. +. 1 2. 2. (3 15). . cui viene aggiunto un piccolo termine di potenziale, ancora armonico:. . . 1 2. =. . 2. . (3 16). E` ovvio in questo caso il risultato esatto per lo spettro di. cio`e.
(40) $ . con. . =. . +. 0. + = .
(41) . . =. 1 2. +. %. (3 18). . =. +. (3 17). . . 1+. . (3 19). . =. . (3 20). come una perturbazione, applicare il metodo delle E` per`o interessante considerare perturbazioni indipendenti dal tempo secondo lo sviluppo di Rayleigh–Schr o¨ dinger e confrontarne i risultati ai vari ordini in con quelli che si ottengono sviluppando la (3.19) in serie di potenze di . Per l’energia (3.18) lo sviluppo in serie fornisce:. . . Al primo ordine in. . c . + = -. 1 2. +. d. 1+. 1 2. . 1 8. . 2 2. +. . (3 21). nello sviluppo di Rayleigh–Schr o¨ dinger risulta. . +(1) = . . . . =. 1 2. . . 2. Ricordando la relazione (VI.3.11) e le propriet`a degli operatori di creazione e di distruzione (VI.2.16), (VI.2.17) e (VI.2.14), si ha. 342.
(42) @ . 6Z % !". . -. 2 . =. 2. # "$. ( + 1)( + 2) (2 + 1) ( 1) 0. . per cui infine risulta. . c . +(1) = -. d. 1 2. +. 1 2. = -. 2. c. +. . = + 2, = , = 2, altrimenti,. (3 22). d 1 2. (3 23). . 1 2. Similmente, al secondo ordine si trova. +. = -. (2). c. 1 2. +. d c . 1 8. d 2. (3 24). 2. che, come previsto, e` negativo. Ordine per ordine, ogni termine dello sviluppo di Rayleigh–Schr¨odinger per il valore di energia perturbato coincide con il corrispondente termine dello sviluppo (3.21) in serie di potenze di . Anche gli autostati di sono noti esattamente. In particolare, lo stato fondamentale (VI.2.23) risulta. . . 0 ( ) = 0 = dove. . 2. =. . . =. 2. . . 2. 1+. -. =. . 2 2. 2. (3 25). . . (3 26). Procedendo come per l’energia, si puo` sviluppare in serie di potenze di ordine, la (3.25) diventa. 0 ( ) =. . . 2 2. . 21. Il calcolo perturbativo al primo ordine in. . . 0. 0. (0). e, per la (3.22), si ha. = (1). Pertanto, al primo ordine in. =. . =. . 1 - 2 . 1 2. 2 8. . c d 2 2. 1 2. secondo la (3.4) fornisce. ( 2 . = (1) (0). 1 4. . 1 2. . 2. . 2. - . 0. . 2.
(43) 2. , la funzione dello stato fondamentale diventa. 343. (3 27) . Al primo. (3 28).
(44) , ! ] ! " # ! %: ( ) = 0 0 =. . . 2 8. . . 2. . . . 21. 2 2. 2 2. =. . 2. . 2 8 1 4. . (4. 8 . . . 2 2. 2) . . 2 2. 2. c d 2 2. 1 2. che coincide con la (3.28)..
(45) Si consideri una particella soggetta alla hamiltoniana 5 (fig. 3.1) !". . . # "$. 2. . =. 2. 2. +. 1 2. +. 1 2. 2. . 2 2. . . . 2 2. . . ,. . .. (3 29). Fig. 3.1. Tale hamiltoniana puo` riscriversi. dove. . 0. =. . =. . 2. 0. +. 2. +. 1 2. . . (3 30). . . 2 2. . (3 31). e` l’usuale hamiltoniana di un oscillatore armonico lineare con autofunzioni + ( ) = $ (0) e autovalori + = + 21 % . Il potenziale. . . 5 Harry A. Mavromatis: Exercises in Quantum Mechanics. A Collection of Illustrative Problems and Their Solutions, D. Reidel Publ. Co., Dordrecht, 1987, pp. 120–121.. 344.
(46) G $ % . . . =. . 2. . 2. . . ( ) . 12 . 0. 2. . . (3 32). , ,. pu`o essere considerato un potenziale perturbativo. Al primo ordine in i livelli di risultano. . + =. +. (0). +. . . . (3 33). . dove. . . . =. 12 . +. 2. ( 2. 2. . . 2. . ) 2+ ( ) . (3 34). Anche se la hamiltoniana possiede una porzione di spettro continuo, la teoria delle perturbazioni indipendenti dal tempo al primo ordine fornisce solo valori discreti per l’energia. Questo e` un esempio delle limitazioni intrinseche del metodo. In realt a` esso 1 2 2 ; solo nel limite - + / , per cui si pu`o essere applicato solo per energie 2 ritrova l’oscillatore armonico lineare, esso fornisce gli autovalori corretti +(0) . Invece per + / si ha + +(0) . Ci`o e` dovuto al fatto che la particella puo` trovarsi nella regione con maggiore probabilit`a nel caso di un potenziale = 21 2 2 che non nel caso 2 2 di un potenziale = 12 : di conseguenza, l’associata lunghezza d’onda e` maggiore ` e il vettore d’onda = 1 e minore. Perci`o anche l’energia, che e` proporzionale a 2 , e` minore.. . . . . . Esercizio 3.1 Risolvere l’Esercizio V.4.3 per lo stato fondamentale col metodo delle perturbazioni indipendenti dal tempo al secondo ordine e confrontare il risultato con quello esatto.. &
(47) '$'$')") 8:- .4-@4 193 9 8+3<; 7 4 19 5 1E- ;7 1- - ; 76;, ; ? ; . . . . Il metodo delle perturbazioni indipendenti dal tempo esposto al paragrafo VIII.2 si basa sull’ipotesi fondamentale che lo spettro imperturbato non sia degenere. Ci o` e` rilevante in particolare nel caso dello sviluppo di Rayleigh–Schr o¨ dinger, sia perch´e altrimenti non si pu`o soddisfare la (3.6), sia perch´e in tutti i denominatori dei termini dello sviluppo compaiono differenze tra valori di energia imperturbata che possono annullarsi in presenza di degenerazione. Si supponga ad esempio che ci siano due valori R 1(0) e R 2(0) prossimi tra di loro. Se si e` interessati a conoscere la perturbazione del livello A 1 D al primo ordine, nella somma che compare nella (3.3) il contributo dello stato A 2 D diventa dominante su tutti gli altri, in quanto il corrispondente coefficiente (1) 2 della (3.4) diventa molto maggiore degli altri. In pratica allora la soluzione ACBED diventa semplicemente una sovrapposizione di A 1 D e A 2 D :. ACBLD. =. `. A 1D 345. + A 2 D.U. (4 U 1).
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(50) ! " #$ ! % Per conoscere i coefficienti e non e` necessario quindi ricorrere al metodo perturbativo, in quanto l’equazione` agli autovalori (2.3) diventa un sistema di due equazioni algebriche per le due incognite e: ! #. $. `. R. A 1 D + J 1 A 2A 2 D ` J 2 A A 1D + R 2(0) R + J 2 A A 2D ` . R. (0) 1. + J 1A . = 0T. . . La condizione di risolubilit`a per il sistema (4.2) impone. R. (4 U 2). = 0U. . . J 1 A A 2D = 0 U (4 U 3) (0) R 2 R + J 2 A A 2D J 2 A 2A 1D La (4.3) si traduce in un’equazione di secondo grado per R , le cui soluzioni si possono indicare con R 1 e R 2 e sono date dalla relazione. . R. 1 2. (0) 1. R. + J 1A . A 1D. . . . = 21 ( N. +N. 11. 22 ). . 1 2. (. N. 11. N. 22 ). + 4A N. 2. 12. A 2. U. 1 2. (4 U 4). Nella (4.4) il segno + ( ) si riferisce al livello 1 (2) e intervengono solo le quantit a`. R. R. (0) 1 (0) 2. + J 1A + J 2A . A 1D. = J 1 A NOA 1 D. A 2D = J 2 A NOA 2D. . N. che rappresentano la correzione al primo ordine in interessati, e l’elemento di matrice dell’interazione,. J 1 A A 2D = J 1 A NOA 2D N . 12. . =. N. 11 22. T. T. per l’energia dei due livelli. N2 1 T. Fig. 4.1. Separazione di due livelli imperturbati degeneri provocata dalla perturbazione.. 346. (4 U 5). (4 U 6).
(51) G $ % . . che accoppia tra di loro i due livelli imperturbati. Le soluzioni (4.4) sono riportate in fig. 4.1 in funzione della separazione. . =. N. 11. N. (4 U 7). 22. tra i due livelli perturbati al primo ordine. L’effetto dell’accoppiamento e` dunque quello di separare le due soluzioni. Una volta noti i valori di energia (4.4), si puo` trovare per ciascuno di essi la soluzione (4.1) che soddisfa al sistema (4.2). Dalla prima delle (4.2) si ricava. `. Sostituendo i valori di R. `. . N. = =. =. 12. N N. 12. 2N 22. N. 11. 1 ( 2. N. 22 ! N. #. 12. N. N. U. 12. R N. 11. (4 U 8). dalla (4.4), si ottiene. 1 2(. . =. 11. +N. $. 1. 22 ). 11 ). . (N. 1 2. . 1 2. N. 11. (N. 22 ). 11 N. 2. + 4A N. 2 22 ) + 4 A N. 12. A2 N. 2 12 A . 11. . 1. 1. 1. 4A N. 2 12 A U 1+ (N 11 N 22 )2 . Conviene definire tan = in modo che il rapporto. `. 2N. . 12. (4 U 9). T. si puo` riscrivere. `
(52) . =. . =. . tan 1 . =. . 2 sin 12 cos 12. T cos2 21 sin2 21 1. tan 1 1 + tan2 1 cos . . 1. =. . . 1. sin. cos 1. e quindi in definitiva la (4.8) fornisce in corrispondenza dei due valori soluzioni. c ` d. = 1. cot 12. c ` d T. cio`e 347. = 2. . tan 21. T. R. 1. e. R. 2. le. (4 U 10).
(53)
(54)
(55) ! " #$ ! % ACB 1 D = CA B 2 D = . cos 12 QA 1 D + sin 12 A 2 D 1 2. sin. QA 1 D. + cos. 1 2. A 2 D T. T. (4 U 11). che sono automaticamente normalizzati e ortogonali tra di loro. La sovrapposizione degli stati A 1 D e A 2 D che fornisce la soluzione (4.11) dipende dall’angolo 12 , cio`e dal rapporto tra l’accoppiamento N 12 e la separazione dei livelli perturbati al primo ordine. Si possono allora distinguere due casi estremi.. . . 1) Sia A N 12 A A A. Questo caso si riferisce a un debole accoppiamento tra i livelli imperturbati e rientra nelle ipotesi per la validit`a dello sviluppo perturbativo. Infatti la (4.4) fornisce. A N 12 A 2 T 2 R 2 = N 22 A N 12 A T R. 1. =N. 11. +. (4 U 12). che e` un risultato in accordo con le (3.7), (3.8) e (3.9). Corrispondentemente per lo stato perturbato risulta. . (4 U 13). 0. e quindi, come prevedibile,. ACB 1 D A 1D T. . ACB 2 D A 2DU. (4 U 14). . 2) Sia A N 12 A A A. In questo caso l’accoppiamento e` molto forte rispetto alla separazione dei due livelli, anche perturbati al primo ordine. La (4.4) fornisce. R che, nel limite. A A. 1 2. =. 1 2(. N. 11. +N. . . 22 ). A N A + 8A N A T. (4 U 15). = 2A N. (4 U 16). 2. 12. 12. 0, produce. R 1 R. 2. 12. AU. La perturbazione introduce un effetto repulsivo che e` in grado di rimuovere la degenerazione (fig. 4.1). Inoltre, ora e`. . 1 2. T. per cui si ottiene il massimo miscelamento tra gli stati imperturbati: 348. (4 U 17).
(56) @ . 6 6 % %+ !"". ACB 1 D. # ""$. ACB 2 D. 1 A 1D + A 2D T 2 1 = A 2D A 1D XU 2 = . (4 U 18). Naturalmente questo metodo, essenzialmente basato sulla risoluzione dell’equazione secolare (4.2), puo` facilmente estendersi in linea di principio al caso di livelli vicini o degeneri, sviluppando su di essi la soluzione come si e` fatto nella (4.1) per i due livelli qui considerati.. &('$'$')) 0 4 7 ;-. 4 5; 9; --@4 ; ? b;?
(57) 19. . . Nello sviluppo di Brillouin–Wigner si assume la (2.17) per gli sviluppi (2.12) e (2.15). Perci`o la (2.12) si riscrive . ACBD = _ . . . =. R N 0 A WXD D + ACB (1) D + ACB (2) D + U UU T . ACB. =0 (0). . (5 U 1). dove. ACB CA B ACB. D = A WXD T. (0). D. (1). (2). =. . R N. 0. R N. 0. . D. =. A WXD T . (5 U 2) . R N . A WXD U . 0. Corrispondentemente, dalla (2.15) per l’energia si ha. R. R Y. (0). J<W2A _. . R N = R Y(0) + R Y(1) + R Y + UUU T =. +. . . . . =0 (2). . 0. . A WXD. (5 U 3). dove. R Y(1) = J<W2A A WXD T. (5 U 4). 2 R Y(2) = )&_ - A J,+ A A WX)(0)DA U R R =Y. (5 U 5). . . 349.
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(60) ! " #$ ! % Al primo ordine dunque la correzione all’energia R Y(1) nello sviluppo di Brillouin– Wigner e` il valore di aspettazione di sullo stato imperturbato e coincide con quella dello sviluppo di Rayleigh–Schro¨ dinger. Invece in generale nello sviluppo di Brillouin–Wigner compare nel denominatore il valore R esatto. Apparentemente ci`o e` una difficolt`a, in quanto lo sviluppo (5.3) diventa un’equazione implicita per R : le soluzioni vanno in un certo senso ricercate in modo auto–compatibile, cio e` l’energia che risolve lo sviluppo perturbativo e` la stessa che deve comparire nei denominatori dei termini dello sviluppo. Pero` in qualche caso il metodo e` lo stesso utile. Si consideri ad esempio il caso di livelli molto vicini tra di loro, con un valore di aspettazione di su entrambi gli stati imperturbati che sia identicamente nullo: J 1 A 2A 1D = J 2 A A 2D = 0. Allora, al secondo ordine in , la (5.3) fornisce. R. =R. (0) 1. che pu`o scriversi nella forma. R . R. +. AJ 1 A A 2DA 2 R R 2(0) T . . J 1 A A 2 D = 0 U R R 2(0) . (0) 1. . J 2 A A 1D . (5 U 6). (5 U 7). Confrontando la (5.7) con la (4.3) si vede che si e` ritrovata la condizione di risolubilit`a per il caso di stati degeneri o quasi degeneri nello schema di Rayleigh–Schr o¨ dinger. Per`o le due radici danno in questo caso gli autovalori esatti e la soluzione nello schema di Brillouin–Wigner fornisce un risultato pi u` accurato del termine all’ordine perturbativo corrispondente dello sviluppo di Rayleigh–Schr o¨ dinger. Lo schema di Brillouin–Wigner allora si presta bene per uno studio preliminare di sistemi per i quali il contributo al primo ordine in all’energia sia nullo e la situazione imperturbata presenti livelli degeneri o quasi degeneri. Ci o` si verifica per esempio nello studio di sistemi a molte particelle quando si vogliono introdurre correzioni perturbative al metodo di Hartree–Fock (v. paragrafo X.7). Inoltre, la soluzione (5.1), che deriva dalla (2.10) con la (2.17), pu o` riscriversi in generale nella forma . ACBLD A WXD R N =. +. . 0. ACBLD T. (5 U 8). che permette di estendere la sua applicabilit`a non solo alla parte discreta, ma anche a quella continua dello spettro di N 0 . Come tale, la (5.8) viene per esempio utilizzata per la soluzione di problemi d’urto (v. paragrafo XII.3, eq. (XII.3.1)).. 350.
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