• Non ci sono risultati.

Un frammento di sima in marmo dall'acropoli di Selinunte e l'iscrizione Palmosa Selinus

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Un frammento di sima in marmo dall'acropoli di Selinunte e l'iscrizione Palmosa Selinus"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

Studi e testi di epigrafia

Collana diretta da Giovannella CresCi Marrone

ed Enrica Culasso Gastaldi

2

(2)

I volumi pubblicati nella Collana sono sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validità scientifica.

Responsabili scientifici / Editors

Giovannella Cresci Marrone Enrica Culasso Gastaldi

Comitato Scientifico / International Advisory Board

Lorenzo Calvelli (Università Ca’ Foscari Venezia) Michele Faraguna (Università degli Studi di Milano) Denis Knoepfler (Collège de France)

Stephen Lambert (Cardiff University)

Maria Letizia Lazzarini (Sapienza Università di Roma) Georgia Malouchou (Archaeological Society of Athens) Daniela Marchiandi (Università degli Studi di Torino) Nicoletta Giovè (Università degli Studi di Padova) Silvia Orlandi (Sapienza Università di Roma) Jonathan Prag (Merton College Oxford)

Alicia Ruiz Gutiérrez (Universidad de Cantabria) Nicolas Tran (Université de Poitiers).

(3)

La seconda vita delle iscrizioni

E molte altre ancora

a cura di

e

nriCa

C

ulasso

G

astaldi

Edizioni dell’Orso Alessandria

(4)

© 2020

Copyright by Edizioni dell’Orso s.r.l. via Rattazzi, 47 15121 Alessandria tel. 0131.252349 fax 0131.257567 e-mail: info@ediorso.it

http://www.ediorso.it

Redazione informatica e impaginazione a cura di Francesca Cattina (francesca.cattina@gmail.com)

Grafica della copertina a cura di Paolo Ferrero (pferrero65@gmail.com)

È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L’illecito sarà penalmente perse-guibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41

ISSN 2704-8896

ISBN 978-88-3613-024-5

Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Storici di Torino (Ricerca Locale 2018 e 2019).

Si ringrazia vivamente il Comune di Riva presso Chieri per aver consentito le riprese fotografiche.

(5)

enriCa Culasso Gastaldi

Introduzione VII Dalmonumentoall’iscrizione

Marino Zabbia

Epigrafi romane e cronisti cittadini italiani. Un incontro mancato 3

adalberto MaGnelli

A proposito delle “iscrizioni greche”

del Polyandrion dell’Hypnerotomachia Poliphili 17

enriCa Culasso Gastaldi

Prima o seconda vita di un’iscrizione?

Ovvero la tecnica illusionistica del trompe-l’oeil 29

daniela suMMa

Dall’epigrafia alla reliquia: il caso di San Lazzaro a Cipro 59

Maria Clara Conti

Un frammento di sima in marmo dall’acropoli di Selinunte e l’iscrizione

palmosa Selinus 75

ilreimpiegoconspoliaesenzaspolia niColetta Giovè

Ripresa dell’antico e nuove modalità comunicative

nell’epigrafia medievale 87

Yuri a. Marano

Teoria e pratica del reimpiego in età romana. Fonti scritte ed evidenza

archeologica 107

andrea pelliZZari

Affabulazione e realtà: la “terza vita” della statuaria antica

a Costantinopoli nel racconto della patriografia bizantina 133

(6)

vi INDICE

Dopomoltevite… l’approDomuseale

elena deveCChi – Carlo lippolis

Dalla Mesopotamia a Parigi, passando per Susa.

Il bottino mesopotamico del re elamita Šutruk-Naḫḫunte 161

MauriZio viano

Morte e rinascita delle iscrizioni nell’antica Mesopotamia 173

aliCe benCivenni

Pirro Ligorio e il sarcofago ravennate bilingue di Mindia Procilla 185

Giulia toZZi

L’erma di Milziade con iscrizione bilingue. La seconda vita ‘mancata’ nella collezione d’Este

e nuove prospettive sulla sua provenienza originaria 211

daniela MarChiandi – alessia ZaMbon

Alcuni scavi nella necropoli delle Porte di Acarne (Atene 1810-1811): metodi di ricerca, dispersione e ricezione

dei rinvenimenti epigrafici e archeologici 233

maquante ‘seconDarietà’?

Chiara lasaGni

Uno sguardo che torna al passato:

osservazioni sull’arcaismo epigrafico nell’Atene di età romana 291

antonio sartori

Seconda vita delle iscrizioni? Tutta un’altra vita 335

Abstracts 355

(7)

All’ingresso dell’acropoli di Selinunte (fig. 1), sulla facciata occidentale di una delle case demaniali che è attualmente sede del Corpo di guardia e di alcuni uffici del Parco archeologico (figg. 1-d, 2) è collocato un notevole frammento di sima (figg. 3-4), parte di un tetto monumentale del V secolo a.C. interamente realizzato in marmo pario.

Il pezzo reca l’iscrizione moderna palmosa Selinus (fig. 3), citazione tratta dal libro III dell’Eneide virgiliana con il noto riferimento a Selinunte.

La sistemazione, avvenuta negli anni sessanta del Novecento, di questa moda-natura antica sulla fronte di un edificio risalente al XIX secolo, che appare mode-sto dal punto di vista architettonico ma che possiede una notevole evidenza per la posizione, costituisce il primo tassello di una sua trasformazione, eseguita tramite l’apposizione di iscrizioni.

La sima marmorea

Appartiene a una sima il notevole frammento marmoreo1 (fig. 3) che,

capo-volto rispetto al suo assetto originario, spicca sulla facciata occidentale della prima fra le case situate all’estremità sud della cosiddetta acropoli di Selinunte (figg. 1-d, 2). Si tratta, più precisamente, dell’elemento superiore della sima

late-* Questo scritto è dedicato al ricordo, commosso e particolarmente caro, di Sebastiano Tusa. Alla sua amicizia gentile devo le informazioni sulla provenienza e la sistemazione del frammento di sima marmorea presentato in queste pagine.

1 Frammento di sima laterale in marmo.

Si conserva parte dell’elemento superiore, il cui profilo esterno è costituito da un listello di coronamento, una kyma reversa e un tondino (danneggiato nel contorno). Lato interno verticale.

La decorazione è scomparsa.

Dimensioni: alt. 21,6 (alt. listello di coronamento 8,7; alt. kyma reversa 10,4; alt. tondino 2,5); largh. max. cons. 29,7; spess. alla sommità 10,8.

Sul listello di coronamento è incisa un’iscrizione moderna: … palmosa Selinus

verg. aen. iii 705.

Maria Clara Conti

Un frammento di sima in marmo dall’acropoli di Selinunte

e l’iscrizione palmosa Selinus

*

(8)

76 MARIA CLARA CONTI

rale (fig. 4) di un tetto monumentale interamente realizzato in marmo, del quale sono altresì noti le tegole piane e i coppi a sezione triangolare che costituivano il manto di copertura, gli embrici a doppia inclinazione posti sul colmo che soste-nevano le palmette acroteriali, parte dell’acroterio centrale a volute che svettava sulla sommità del triangolo frontonale2.

Le sime di questo tetto, alte complessivamente 43,5-44 cm, erano composte da due elementi sovrapposti (fig. 4) che costituivano rispettivamente la parte inferiore con la fascia di base, caratterizzata da un nitido profilo rettilineo e dal raccordo ad angolo quasi retto con la tegola di riva, e la parte superiore con la modanatura di co-ronamento, disegnata da un listello verticale, da una kyma reversa e da un tondino3.

Gli elementi superiori erano saldati a quelli inferiori tramite piombo colato entro ap-positi canaletti e fra loro mediante grappe, «ma a guisa che le grappe si alternassero con le saldature in piombo»4 (fig. 4). Nella sima frontonale, il lato posteriore della

modanatura di coronamento presenta un profilo obliquo; nella sima laterale, alla qua-le appartiene il frammento menzionato, taqua-le lato assume un profilo verticaqua-le (fig. 4). Entrambe le sime esibivano un’elegante decorazione dipinta, documentata dai contorni incisi sulla superficie levigata delle lastre, dalle variazioni cromatiche della pietra, dalle tracce di colore rosso e azzurro. Mentre il motivo ornamentale che correva sul listello di coronamento rimane incerto (un meandro?), è possibile ricostruire la sequenza di ovoli con dardi interposti sulla kyma reversa e l’elegante catena di palmette e fiori di loto disposta sulla fascia verticale delle lastre5 (fig. 4).

Nelle sime laterali la catena floreale era interrotta, al centro di ciascun elemento, da una protome leonina che fungeva da gocciolatoio6 (fig. 4).

Tutti i diversi componenti del tetto marmoreo provengono dalla zona sudorien-tale dell’acropoli selinuntina, indagata nel corso delle numerose campagne di scavo che si sono susseguite tra il XIX e il XX secolo. I frammenti acquisiti, conservati in parte al Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo in parte presso il Parco Archeologico di Selinunte, erano dispersi su una vasta area, in conseguenza della distruzione della città da parte dei Cartaginesi nel 409 a.C., delle fasi edilizie del periodo ellenistico-punico, delle vicende successive all’età antica7.

2 Sul tetto marmoreo selinuntino: Gabrici 1933-1935, 221-225, tavv. L, LV-LVIII, LXIV; Shoe 1952, 88, tav. XIV, 12; Gabrici 1956, 276-281, figg. 24-26; Mertens 1984, 145, tav. 83,8, Beil. 33, b-9; Mertens-Horn 1988, 93-94, 188, n. 20, tav. 26 b-d; Mertens 2003, 249 e nota 882.

Gli studi si sono finora fondati sui frammenti rinvenuti con gli scavi del XIX e della prima metà del XX secolo. I rinvenimenti successivi, effettuati con le indagini di Iole Bovio Marconi e Vincenzo Tusa nella seconda metà del XX secolo, sono in corso di studio da parte di chi scrive.

3 Shoe 1952, 85-86, 88, XIV, 12. 4 Gabrici 1933-1935, 222.

5 Gabrici 1933-1935, tavv. LVI-LVII.

6 Mertens-Horn 1988, 93-94, 188, n. 20, tav. 26 b-d.

7 Al riguardo le osservazioni di Gabrici (Gabrici 1933-1935, 221-222; Gabrici 1956, 277-278) sono confermate dai dati, ancora inediti, degli scavi della seconda metà del Novecento.

(9)

77 UN FRAMMENTO DI SIMA IN MARMO DALL’ACROPOLI DI SELINUNTE

Il frammento marmoreo in questione è stato recuperato negli anni sessanta del Novecento da Sebastiano Tusa sulla scogliera sotto l’acropoli, dove era rotolato in un momento imprecisabile, ed era stato in un primo tempo sistemato, insieme ad altri frammenti architettonici di analoga provenienza, a bordare la scala di accesso all’edificio nato sulle preesistenti strutture della cinquecentesca torre di avvista-mento conosciuta come Torre di Polluce o Casa del Viaggiatore8 (fig. 1-c).

I contesti di rinvenimento degli elementi del tetto marmoreo non indicano con chiarezza l’edificio al quale apparteneva questa straordinaria copertura né tanto-meno offrono elementi utili a definirne la datazione.

Per quanto concerne la cronologia, l’orizzonte del secondo quarto del V seco-lo, precisabile nel decennio 470-460 a.C., viene indicato sia dalla valutazione del profilo della sima da parte di Lucy Shoe9 sia dalla lettura stilistica dei gocciolatoi

a protome leonina da parte di Madeleine Mertens-Horn10.

Riguardo all’attribuzione, Ettore Gabrici, autore del primo studio sul tetto selinuntino in marmo negli anni trenta del Novecento, lo aveva riferito al tem-pio O (fig. 1-b), il più meridionale dei grandi edifici sacri del santuario urbano11. L’accertamento della incompiutezza di questo edificio, la cui costruzione, come ha rilevato Dieter Mertens, si arresta al livello delle fondazioni12, impone ora di

considerare una diversa collocazione del tetto. Volendo accantonare l’ipotesi di Gabrici che assegna una sima e tegole in calcare al vicino tempio A13, si potrebbe

chiamare in causa quest’ultimo monumento. L’attribuzione al tempio A (fig. 1-a), la cui datazione intorno alla metà del V secolo a.C. non si porrebbe realmente in contrasto con quella, ricavata su basi stilistiche, delle membrature del tetto mar-moreo, è attualmente proposta nel nuovo allestimento del Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo.

Il marmo con il quale sono stati realizzati tutti i componenti del tetto selinunti-no appare all’esame autoptico «di grana grossa, con numerosi cristalli», come già osservava Gabrici14, e proviene, secondo quanto hanno accertato le recenti analisi

archeometriche eseguite da Lorenzo Lazzarini, dalle cave a cielo aperto di Lakkoi nell’isola di Paros15.

8 Sebastiano Tusa così mi scriveva: «Per quanto possa ricordare il frammento fu trovato sulla scogliera sotto l’Acropoli dal sottoscritto tra i tantissimi pezzi rotolati giù» (lettera del 24 novembre 2017).

9 Shoe 1952, 88, XIV, 12. 10 Mertens-Horn 1988, 94.

11 Gabrici 1933-1935, 224-225; Gabrici 1956, 277-281. 12 Mertens 2003, 249; Mertens 2006, 400.

13 Lo studioso (Gabrici 1933-1935, 224) ricorda le tegole in calcare del tetto del tempio A, fa-cendo esplicito riferimento a Koldewey-Puchstein 1899, 115, fig. 92.

14 Gabrici 1933-1935, 221.

15 Ringrazio sentitamente Lorenzo Lazzarini per l’esecuzione delle analisi, i cui risultati saran-no dettagliatamente presentati in usaran-no studio di prossima pubblicazione.

(10)

78 MARIA CLARA CONTI

I tetti in marmo nell’Occidente greco

La realizzazione di tetti in marmo, favorita dall’esistenza delle cave di que-sto materiale, è diffusamente attestata in ambito cicladico fin dagli inizi del VI secolo a.C., mentre in altre aree del mondo greco, per le quali l’adozione di simili coperture rendeva necessaria l’importazione della materia prima, i tetti marmorei acquistano solitamente un carattere di eccezionalità e si collegano a committenze di particolare prestigio e a edifici di notevole rilevanza architetto-nica16. La scelta del marmo comportava infatti spese ingenti17, imposte non solo

dal trasporto ma anche dall’intervento di scalpellini e artigiani specializzati nel luogo di destinazione del materiale. Si tratta in realtà di vere e proprie officine itineranti, provenienti dalle Cicladi e viaggianti al seguito dei carichi del prezio-so marmo insulare, attive sui cantieri dei grandi edifici templari e responsabili della realizzazione dei pezzi architettonici e scultorei (piuttosto che della finitu-ra di elementi prefabbricati ed esportati con un livello avanzato di sbozzatufinitu-ra) nonché, verosimilmente, della progettazione della parte strutturale e delle forme dei tetti18.

Nella Grecia di Occidente i tetti con elementi realizzati con il marmo insulare, per lo più proveniente da Paros, fanno la loro comparsa tardivamente rispetto alla Madrepatria e si concentrano, nell’arco di poco più di un cinquantennio, nel V se-colo a.C.19. L’attuale consistenza numerica e lo stato di conservazione dei reperti

non permettono tuttavia di stabilire se l’adozione del marmo riguardasse in tutti i casi l’intera copertura o soltanto alcune parti del tetto, come le sime con le file pe-rimetrali delle tegole e dei coppi, gli elementi decorativi collocati al colmo degli spioventi e le sculture acroteriali ai vertici dei frontoni.

Sulla base delle attestazioni finora note, in Occidente la presenza più antica di un tetto con una sima in marmo si registra, tra la fine del VI e gli inizi del V seco-lo a.C., a Megara Iblea20, mentre è nel secondo quarto del secolo che si addensa

la maggior parte delle altre coperture marmoree. Per quanto riguarda la Sicilia, oltre al tetto selinuntino, si annoverano i seguenti complessi: i tetti del tempio di

16 Per i tetti in marmo insulare greco è fondamentale lo studio di Ohnesorg 1993.

17 Ohnesorg 1993, 117-118; Hellmann 2002, 316-317; Lippolis – Livadiotti – Rocco 2007, 908-909; Ohnesorg 2011.

18 In proposito, soprattutto Rocco 2008, 319-320; Rocco 2010, 160 e note 9-10. Sul problema della lavorazione del marmo nel luogo di destinazione anche Palagia 2006, 247-250; Marconi C. 2010, 345-347; Basile-Lazzarini 2012, 31.

19 Un elenco delle attestazioni e delle probabili provenienze del marmo per i tetti dell’Occidente è in Ohnesorg 1993, 52 e nota 535. Sul marmo e le officine di Paros, e anche sulla diffusione di tale marmo in Occidente, in particolare, Schilardi – Katsonopoulou 2000.

(11)

79 UN FRAMMENTO DI SIMA IN MARMO DALL’ACROPOLI DI SELINUNTE

Atena a Siracusa21 e del tempio C di Gela22, entrambi collegati alla celebrazione

della vittoria di Imera sui Cartaginesi nel 480 a.C.; il tetto del tempio cosiddetto di Giunone Lacinia ad Agrigento, la cui datazione oscilla tra il secondo e il terzo venticinquennio del V secolo a.C.23; un secondo tetto siracusano della seconda

metà del secolo che rimane di incerta attribuzione24; il tetto, forse, del tempio di

Atena a Camarina25; un tetto, recentemente identificato, dal santuario di Contrada

Mango nel centro elimo di Segesta26. Per quanto riguarda la Magna Grecia, sono

note le seguenti realizzazioni: il tetto relativo alla ricostruzione, avvenuta al più tardi nel secondo quarto del V secolo a.C., del tempio C nel santuario urbano di Metaponto27; il tetto del tempio di Hera a Capo Lacinio28, realizzato intorno al

470 a.C., la cui fama si deve al sacrilego furto di Q. Fulvio Flacco che ne voleva riutilizzare i componenti per l’edificio da lui dedicato alla Fortuna Equestre in Roma29; il tetto del tempio di Caulonia, ora sicuramente collocato nel secondo

venticinquennio del V secolo a.C.30; il tetto, del quale risulta attestata la sola sima

databile entro la metà del secolo, che doveva probabilmente appartenere al tempio cosiddetto di Nettuno a Poseidonia31; alcuni elementi di un tetto, successivo alla

metà del V secolo a.C., di attribuzione incerta, che sono stati rinvenuti a Nocera32.

A Selinunte, la realizzazione di un tetto marmoreo si allinea a una delle ten-denze che l’architettura templare della città segue nei primi decenni del V secolo a.C., quando, conclusasi la grandiosa stagione delle coperture monumentali in terracotta33, gli edifici templari sostituiscono i tradizionali rivestimenti fittili lungo

i bordi del tetto con le più durevoli modanature in pietra. Ma la scelta di un mate-riale lapideo eccezionale come il marmo trova la sua ragion d’essere soltanto nella temperie culturale della prima metà del V secolo a.C., quando l’edilizia templa-re dell’Occidente si rinnova appropriandosi di caratteristiche formali e soluzioni

21 Orsi 1919, 715-734, figg. 262-267, tavv. XXV-XXVI; Mertens 1984, 142, tavv. 82, 5, 83, 10; Mertens-Horn 1988, 100-103, 189, n. 24, tavv. 36-39; Mertens 2006, 271; Basile-Lazzarini 2012, 17, 30-31.

22 Heiden 1998; Mertens 2006, 275-276.

23 Marconi P. 1926, 103-104, fig. 10; Mertens 2006, 390. 24 Mertens-Horn 1988, 107, 192, n. 31, tav. 42.

25 Uggeri 2015, 158. 26 De Cesare 2017, 104.

27 Mertens 1975, 344-345, figg. 36-38; Mertens-Horn 1988, 119-120, 195, n. 36, tav. 50; De Siena-Cancelliere-Lazzarini 2002; Mertens 2006, 278; Mertens-Horn 2008.

28 Orsi 1911, 97-103, figg. 73-77; Mertens-Horn 1988, 120-121, 195, n. 37, tav. 52a; Ruga 1996; Mertens 2006, 277; Belli Pasqua 2008; Belli Pasqua 2009, 141-152; Rocco 2009, 123-125; Belli Pasqua 2010.

29 La Rocca 1996.

30 Orsi 1916, 830-832, 865-867, 891; Parra 2010.

31 Mertens-Horn 1988, 118-119, 194, n. 35, tav. 51; Mertens 2006, 293-294. 32 Johannowsky 1979, 304-305; Mertens-Horn 1988, 125-127, 195, n. 38, tav. 54. 33 Conti 2012.

(12)

80 MARIA CLARA CONTI

compositive dell’architettura della Madrepatria, tra le quali anche le tanto apprez-zate coperture in marmo insulare che coronavano gli edifici34.

Nei grandi cantieri della Sicilia e della Magna Grecia gli artigiani itineranti delle Cicladi recepiscono e arricchiscono il patrimonio di forme e decorazioni dei loro committenti35, imprimendo alle membrature architettoniche quei nuovi

sviluppi che si apprezzano, in particolare, proprio nelle sime dei tetti36.

L’iscrizione palmosa Selinus

Sul listello di coronamento del frammento di sima compare un’iscrizione (fig. 3), disposta su due righe.

La prima, in carattere corsivo, riporta, dopo tre punti di sospensione, le parole che Virgilio fa pronunciare ad Enea quando l’eroe, enumerando le tappe del viag-gio verso la sua nuova patria, menziona il luogo ove sorge Selinunte:

… palmosa Selinus

Nella seconda, sotto la citazione è indicata, in carattere maiuscolo, la fonte ovvero il terzo libro dell’Eneide:

verg. aen. iii 705

Quali sono le circostanze che hanno portato all’esecuzione di questa iscrizio-ne? Nella terza pagina de “Il Giornale di Sicilia” del 22 agosto 1971, il giornalista Giuseppe Quatriglio scrive: «E’ il Soprintendente alle Antichità Vincenzo Tusa a raccontarmi che è stato Cesare Brandi a suggerire di porre davanti ai templi distrutti e alle macerie ferme nel tempo questa definizione aerea che parla di una Selinunte ricca, potente e serena, ornata di templi solenni e di alberi ombrosi»37.

La proposta di Brandi, uno dei più illustri storici dell’arte del secolo scorso, al quale Tusa era legato da profondi vincoli di stima e che aveva apertamente soste-nuto la creazione di un parco archeologico a Selinunte38, viene accolta e la scelta

del supporto per l’epigrafe ricade sul frammento di sima, uno dei tanti disiecta

membra dell’architettura monumentale selinuntina ma eccezionale per il

materia-le di cui è costituito, il marmo, raro a Selinunte come in tutto l’Occidente greco.

34 Mertens 2006, 258-295, 381-419; Lippolis – Livadiotti – Rocco 2007, 394-414. A proposito delle committenze, recentemente Marconi C. 2014, 445-446.

35 In particolare, Rocco 2008; Rocco 2010. 36 Mertens 2006, 275-276.

37 L’articolo è riproposto in Quatriglio 1983. 38 Tusa 1991, 11, 37-39.

(13)

81 UN FRAMMENTO DI SIMA IN MARMO DALL’ACROPOLI DI SELINUNTE

L’alta levatura culturale delle personalità di Brandi e di Tusa si rispecchia nel-la meditata e accurata realizzazione dell’epigrafe che, in particonel-lare, si apprezza per la disposizione equilibrata del testo entro i contorni irregolari del frammento, l’uso del carattere corsivo inteso a distinguere la citazione virgiliana, l’eleganza e la nitidezza della scrittura.

Così, in questa singolare epigrafe, l’associazione delle parole di Virgilio, uni-versalmente considerato come uno dei più grandi poeti dell’antichità, al marmo, ritenuto secondo una plurisecolare tradizione come una delle componenti espres-sive dell’arte greca39, sembra sintetizzare il concetto stesso del mondo classico.

Posta sulla facciata di uno degli edifici, risalente alla seconda metà del XIX secolo40, che sorgono sull’acropoli di Selinunte, la sima marmorea acquista una

nuova vita, trasformandosi in un’icona parlante, idonea, anche in virtù della pa-rola scritta, a rafforzare la consapevolezza dell’antichità del luogo. Né tale scelta appare ora in contrasto con la teoria del restauro architettonico di Brandi, secondo la quale non sono da cancellare, ma vanno valorizzate le stratificazioni del tempo quando esse siano connesse allo sviluppo e all’introduzione di nuove funzioni delle opere costruite41.

L’idea di apporre elementi lapidei e iscrizioni sulla facciata dell’edificio pro-spiciente l’area di ingresso all’acropoli di Selinunte avrà, dopo la collocazione del frammento di sima, un brevissimo seguito. Nel 1979 viene ancora sistemata una targa marmorea, questa volta completamente moderna, che ricorda un evento di grande successo presso la locale comunità di Castelvetrano, la “Prima camminata selinuntina” del 20 maggio 1979 (fig. 2), un’iniziativa culturale che vide la parte-cipazione di circa tremila persone alle visite guidate entro il Parco archeologico42.

Poi, gli anni e gli avvenimenti che si susseguono dall’ultimo ventennio del Novecento non lasceranno più su questo edificio né traccia né memoria.

Bibliografia

Basile – Lazzarini 2012: B. Basile – L. Lazzarini, The Archaeometric Identification of

the Marbles of the Greek Statuary and Architectural Elements of the “Paolo Orsi” Museum in Syracuse, «Marmora» 8, 11-32.

Belli Pasqua 2008: R. Belli Pasqua, L’acroterio del frontone occidentale del tempio di

Hera Lacinia, in Atene e la Magna Grecia dall’Età arcaica all’Ellenismo, Atti del

39 In proposito, Parra 2008.

40 L’edificio compare, con l’attuale configurazione ed estensione, nella planimetria dell’acropoli realizzata da Saverio Cavallari nel 1881 e pubblicata in Mertens 2003, 9, fig. 10.

41 Brandi 1963.

42 Devo anche questa informazione a Sebastiano Tusa, che aveva definito l’evento come «una dichiarazione d’amore per Selinunte da parte dei Castelvetranesi» (lettera del 1 dicembre 2017).

(14)

82 MARIA CLARA CONTI

quarantasettesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto, 27-30 settem-bre 2007), Taranto, 445-458.

Belli Pasqua 2009: R. Belli Pasqua, Le sculture frontonali del tempio di Hera Lacinia.

Un’ipotesi di ricostruzione, in Il santuario di Hera al Capo Lacinio: l’analisi della forma, il restauro, la ricerca archeologica, a c. di C. Mezzetti, Roma, 135-156.

Belli Pasqua 2010: R. Belli Pasqua, Scultura architettonica e officine itineranti. Il

caso dell’Heraion a Capo Lacinio, in Scolpire il marmo. Importazioni, artisti iti-neranti, scuole artistiche nel Mediterraneo antico, Atti del convegno di studio

(Pisa, 9-11 novembre 2009), a c. di G. Adornato, Milano, 171-184. Brandi 1963: C. Brandi, Teoria del restauro, Roma.

Conti 2012: M.C. Conti, Le terrecotte architettoniche di Selinunte. Tetti del VI e V

secolo a.C., Pisa-Roma.

De Cesare 2017: M. De Cesare, L’‘Atleta’ di Segesta. Una statuetta di discobolo dal

santuario di Contrada Mango, «Prospettiva» 167-168, (2019), 102-113.

De Siena – Cancelliere – Lazzarini 2002: A. De Siena – S. Cancelliere – L. Lazzari-ni, The Architectural Marbles of the Athenaion of Metapontum and their

Identi-fication, in Interdisciplinary Studies on Ancient Stones, Proceedings of the Sixth

International Conference of the Association for the Study of Marble and Other Stones in Antiquity (Venezia, June 15-18, 2000), a c. di L. Lazzarini, «Asmosia» 6, Padova, 303-308.

Heiden 1998: J. Heiden, Zum frühklassischen Athenatempel von Gela, «MDAI(R)» 105, 329-340.

Hellmann 2002: M.-C. Hellmann, L’architecture grecque. 1. Les principes de la

con-struction, Paris.

Johannowsky 1979: W. Johannowsky, Nuceria Alfaterna, in Gli Eubei in Occidente, Atti del diciottesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto, 8-12 ottobre 1978), Taranto, 301-306.

Koldewey – Puchstein 1899: R. Koldewey – O. Puchstein, Die griechischen Tempel

in Unteritalien und Sicilien, Berlin.

Gabrici 1933-1935: E. Gabrici, Per la storia dell’architettura dorica in Sicilia, «Mo-nAl» 35, 137-262.

Gabrici 1956: E. Gabrici, Studi archeologici selinuntini, «MonAl» 43, 205-392. La Rocca 1996: E. La Rocca, Le tegole del tempio di Hera Lacinia ed il tempio della

Fortuna Equestre: tra spoliazioni e restauri in età tardo-repubblicana, in Il tesoro di Hera. Scoperte nel santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna di Crotone,

Ca-talogo della mostra (Roma, Museo Barracco, 28-30 giugno 1996), Milano, 89-98. Lippolis – Livadiotti – Rocco 2007: E. Lippolis – M. Livadiotti – G. Rocco, Architettura

greca. Storia e monumenti del mondo della polis dalle origini al V secolo, Milano.

Marconi C. 2010: C. Marconi, Orgoglio e pregiudizio. La connoisseurship della

scul-tura in marmo dell’Italia meridionale e della Sicilia, in Scolpire il marmo. Impor-tazioni, artisti itineranti, scuole artistiche nel Mediterraneo antico, Atti del

con-vegno di studio (Pisa, 9-11 novembre 2009), a c. di G. Adornato, Milano, 339-359. Marconi C. 2014: C. Marconi, The Mozia Charioteer: A Revision, in Approaching the

Ancient Artifact. Representation, Narrative, and Function. A Festschrift in Honour of H. Alan Shapiro, a c. di A. Avramidou e D. Demetriou, Berlin-Boston, 435-447.

(15)

83 UN FRAMMENTO DI SIMA IN MARMO DALL’ACROPOLI DI SELINUNTE

Marconi P. 1926: P. Marconi, Girgenti – Ricerche ed esplorazioni, «NSA», 93-148. Mertens 1975: D. Mertens, Rapporto preliminare sui lavori eseguiti dall’Istituto

Archeologico Germanico di Roma nell’area del santuario urbano di Metaponto fino all’anno 1972, in D. Adamesteanu – D. Mertens – F. D’Andria, Metaponto I,

«NSA», Suppl., 313-353.

Mertens 1984: D. Mertens, Der Tempel von Segesta und die dorische Tempelbaukunst

des griechischen Westens in klassischer Zeit, Mainz am Rhein.

Mertens 2003: D. Mertens, Selinus I. Die Stadt und ihre Mauern, Mainz am Rhein. Mertens 2006: D. Mertens, Città e monumenti dei Greci d’Occidente. Dalla

coloniz-zazione alla crisi di fine V secolo a.C., Roma.

Mertens-Horn 1988: M. Mertens-Horn, Die Löwenkopf-Wasserspeier des

griechi-schen Westens im 6. und 5. Jahrhundert v. Chr., Mainz.

Mertens-Horn 2008: M. Mertens-Horn, Intervento, in Atene e la Magna Grecia

dall’Età arcaica all’Ellenismo, Atti del quarantasettesimo Convegno di studi sulla

Magna Grecia (Taranto, 27-30 settembre 2007), Taranto, 537-539.

Ohnesorg 1993: A. Ohnesorg, Inselionische Marmordächer, Berlin-New York. Ohnesorg 2011: A. Ohnesorg, Erhaltene und rekonstruierte Marmordachstühle des

6. Jhs. in Inselionien. Ihre mögliche Vorbild-Funktion für Holzdachwerke, in Holztragwerke der Antike, Internationale Konferenz (München, 30. März – 1.

April 2007), hrsg. von A. von Kienlin, «Byzas» 11, 93-108.

Orsi 1911: P. Orsi, Croton. Prima campagna di scavi al santuario di Hera Lacinia, «NSA», Suppl., 77-124.

Orsi 1916: P. Orsi, Caulonia. Campagne archeologiche del 1912, 1913 e 1915, «Mo-nAl» 23, 685-947.

Orsi 1919: P. Orsi, Gli scavi intorno a l’Athenaion di Siracusa negli anni 1912-1917, «MonAl» 25, 353-762.

Palagia 2006: O. Palagia, Marble Carving Techniques, in Greek Sculpture. Function,

Materials and Techniques in the Archaic and Classical Periods, ed. by O. Palagia,

Cambridge, 243-279.

Parra 2008: M.C. Parra, L’arte greca in Italia meridionale, tra scoperte, riscoperte,

ricezione, in La forza del bello: l’arte greca conquista l’Italia, Catalogo della

mostra (Mantova, Palazzo Te, 29 marzo – 6 luglio 2008), a c. di S. Settis – M.L. Catoni, Milano, 79-91.

Parra 2010: M.C. Parra, Marmi kauloniati, un contributo, in Scolpire il marmo.

Im-portazioni, artisti itineranti, scuole artistiche nel Mediterraneo antico, Atti del

convegno di studio (Pisa, 9-11 novembre 2009), a c. di G. Adornato, Milano, 143-158.

Quatriglio 1983: G. Quatriglio, La «palmosa Selinus», «Sicilia Archeologica» XVI, nn. 52-53, 83-86.

Rocco 2008: G. Rocco, Architettura protoclassica occidentale e influssi della

madre-patria, in Atene e la Magna Grecia dall’Età arcaica all’Ellenismo, Atti del

qua-rantasettesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto, 27-30 settembre 2007), Taranto, 287-324.

Rocco 2009: G. Rocco, Il tempio di Hera al Capo Lacinio: nuove acquisizioni ed

(16)

l’a-84 MARIA CLARA CONTI

nalisi della forma, il restauro, la ricerca archeologica, a c. di C. Mezzetti, Roma,

107-134.

Rocco 2010: G. Rocco, Il ruolo delle officine itineranti cicladiche nella trasmissione

di modelli architettonici tra tardoarcaismo e protoclassicismo, in Scolpire il mar-mo. Importazioni, artisti itineranti, scuole artistiche nel Mediterraneo antico, Atti

del convegno di studio (Pisa, 9-11 novembre 2009), a c. di G. Adornato, Milano, 159-169.

Ruga 1996: A. Ruga, La copertura dell’edificio A, in Il tesoro di Hera. Scoperte nel

santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna di Crotone, Catalogo della mostra

(Roma, Museo Barracco, 28-30 giugno 1996), Milano, 99-105.

Schilardi – Katsonopoulou 2000: Paria Lithos. Parian Quarries, Marble and

Work-shops of Sculpture, Proceedings of the First International Conference on the

Ar-chaeology of Paros and the Cyclades (Paros, 2-5 October 1997), ed. by D.U. Schi-lardi – D. Katsonopoulou, Athenai.

Shoe 1952: L.T. Shoe, Profiles of Western Greek Mouldings, Roma. Tusa 1991: V. Tusa, Il Parco archeologico di Selinunte, Castelvetrano.

Uggeri 2015: G. Uggeri, Camarina. Storia e topografia di una colonia greca di Sicilia

e del suo territorio, Galatina.

Vallet – Villard 1960: G. Vallet – F. Villard, Les fouilles de Mégara Hyblaea

Riferimenti

Documenti correlati

Identificazione: Sezione fotocinematografica Montecatini Posizione: sul supporto primario: verso: in basso a sinistra Descrizione. timbro tondo a inchiostro blu con la scritta a

Tipo classificazione: Classificazione per genere fotografico Archivi dell'Immagine - Regione Lombardia THESAURUS [1 / 2]..

Nome scelto (autore personale): Stefani, Bruno Dati anagrafici/estremi cronologici: 1901/ 1978 Riferimento all'intervento: fotografo principale Codice scheda autore:

Ultima modifica scheda - data: 2020/10/22 Ultima modifica scheda - ora: 10.38 PUBBLICAZIONE SCHEDA. Pubblicazione scheda -

Bagni (rivestimento in piastrelle, docce, accessori in cera- mica, rubinetti), sale d’attesa, tende, tappeti, moquettes, bocchette aria condizionata; antibatterico

Denominazione struttura conservativa - livello 1: Ente Villa Carlotta Denominazione struttura conservativa - livello 2: Museo Villa Carlotta Tipologia struttura conservativa:

La ditta per la produzione di arredo urbano si è affidata 59 a diverse collaborazioni grazie alle quali, a partire dal 2008, ha realizzato ottimi prodotti che ottengono un

Ultima modifica scheda - data: 2020/10/22 Ultima modifica scheda - ora: 10.38 PUBBLICAZIONE SCHEDA. Pubblicazione scheda -