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MARX I: materialismo e lotta di classe

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Academic year: 2021

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Karl Marx

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Vita e opere

•Nasce a Treviri nel 1818 da famiglia di origine ebraica, convertita per ragioni di convenienza (o sopravvivenza).

•Nel 1836 si trasferisce all’Università di Berlino, città dove conosce la futura moglie Jenny von Westphalen, e dove incontra le personalità più rilevanti della giovane sinistra hegeliana riunite nel Doktorclub (in particolare Bruno Bauer).

•1841: si laurea; impossibilitato ad affrontare la carriera accademica per l’allontanamento dall’università del suo amico e mentore Bauer, si decide per il giornalismo diventa caporedattore del giornale radicale “La gazzetta renana” che però viene chiusa per ordine dell’autorità nel 1843.

•Si trasferisce a Parigi dove pubblica per la rivista “Annali Franco tedeschi” (fondati da A. Ruge) una Critica del diritto pubblico di Hegel anche sull’onda dell’entusiasmo in lui provocato dalla lettura di Feuerbach. A Parigi conosce anche Proudhon, Blanc, Heine e Bakunin, ma soprattutto Engels, l’amico di una vita intera. Da Parigi collabora anche al “Vorwaerts”, giornale degli artigiani comunisti e ciò gli costa l’espulsione dalla Francia nel 1845. In questo periodo (1844) scrive i Manoscritti economico-filosofici.

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Vita e opere 2

Dal 1845 al 1848 è in Belgio. Qui matura il distacco dalla sinistra

hegeliana (La sacra famiglia vs B. Bauer; L’ideologia tedesca, scritta

in collaborazione con Engels e per lungo tempo inedita; Miseria della

filosofia, scritta contro Proudhon e il cosiddetto socialismo utopistico.

Nel 1848 scrisse per la Lega dei comunisti, il famoso Manifesto del

partito comunista.

Nel 1848 torna brevemente a Colonia dove fonda la “Nuova gazzetta renana”, quasi subito chiusa dalle autorità. Da Colonia torna a Parigi, ma di qui è nuovamente espulso e si rifugia in Inghilterra (1849).

In Inghilterra, aiutato economicamente da Engels, lavora al Capitale,

pubblica la Critica dell’economia politica e si dedica ad organizzare il movimento operaio internazionale, fondando nel 1864 la Prima

internazionale. Nel 1875 pubblica la Critica del programma di Gotha

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Marx hegeliano

Secondo Marx, Hegel ha un grande merito e un grande difetto: - MERITO: Ha elaborato una concezione storico- processuale

dell’intera realtà tramite la dialettica.

- DIFETTO: Ha scambiato il vero protagonista di questa dinamica dialettica, attribuendolo allo Spirito, cioè all’essere astratto invece che all’essere reale e concreto. Si tratta di un capovolgimento che fa della realtà empirica una manifestazione necessaria dello spirito (il concreto manifestazione dell’astratto) invece che degli attributi spirituali una manifestazione dell’essere concreto. Così si

scambiano soggetto e predicato “stravolgendo l’ordine delle cose” (Critica della filosofia hegeliana del diritto

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Lo “stravolgimento” (La sacra famiglia)

Nella frase “La mela è un frutto”

Il soggetto mela (reale) viene qualificato

attraverso l’universale “frutto”. Così è ok!

Hegel

invece

fa

dipendere

la

mela

dall’universalità del frutto, affermando che

prima esiste il frutto, il quale dopo si specifica

nella frutta concreta (mela, pera etc.). Egli dice

che il vero soggetto della realtà è il frutto e che

la mela è il frutto uscito di sé, pietrificato nella

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Conseguenze

Da ciò consegue un’enfasi sull’astratto ai danni

del concreto che porta Hegel, tra le altre

cose,

1) ad esaltare lo Stato ai danni della società

civile (cioè dei concreti cittadini nei loro

rapporti economici);

2) ad esaltare la religione come “creatrice”

dell’uomo, invece dell’uomo come creatore

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Tesi su Feuerbach e critica della

sinistra hegeliana

Nelle Tesi su Feuerbach del 1845,

pubblicate postume da Engels nel 1888,

Marx mette in chiaro quelli che sono

secondo lui i difetti della dottrina della

sinistra hegeliana e in particolare del

maggiore dei suoi esponenti, Ludwig

Feuerbach.

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L’errore della sx hegeliana

Se la critica ad Hegel ricalca le precedenti riflessioni

di Feuerbach, tuttavia il piano del pensiero

feuerbachiano e di tutta la sx è ancora quello della

coscienza. Insomma per liberare l’uomo dalle sue

catene non bisogna sostituire un pensiero giusto ad

uno sbagliato, ma modificare le sue reali condizioni

di vita, cioè le condizioni materiali della sua

esistenza e dei suoi rapporti sociali (che, tra l’altro,

sono all’origine della coscienza riflessa e dei suoi

modi di pensare).

(9)

La quarta tesi: la filosofia deve

essere una prassi

"La questione se al pensiero umano appartenga

una verità oggettiva non è una questione

teoretica, ma pratica. È nella prassi che l'uomo

deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il

potere, il carattere immanente del suo pensiero.

La disputa sulla realtà o non - realtà di un

pensiero isolato dalla prassi è una questione

puramentescolastica."

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Ulteriore critica a Feuerbach

Feuerbach aveva ragione a dire che è l’uomo che crea il suo dio come proiezione della sua coscienza (riduzione della teologia ad antropologia). Ma non aveva detto perché ciò accade. In realtà aveva detto che ciò avveniva perché l’uomo trova una natura insensibile ai suoi desideri e alle sue speranze: nella religione, dunque, egli allevia il suo cuore oppresso. Questa spiegazione è tuttavia insufficiente poiché non individua la ragione sociale di tale proiezione. L’afflizione che subiscono gli uomini non è data genericamente dalla natura, ma dalle concrete relazioni di dominio, che producono sofferenza e che fanno in modo che si cerchi consolazione in un aldilà promesso. Una simile ideologia finisce per avvantaggiare le classi dominanti, attutendo, come una droga oppiacea, il dolore e dunque l’istinto salutare di ribellione che dovrebbe animare gli oppressi. Così la religione diventa l’aureola dell’oppressione, vero e proprio “oppio dei popoli”. La critica della religione deve pertanto porsi sul piano squisitamente sociale e politico.

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Undicesima tesi su Feuerbach

I filosofi hanno [finora]

solo interpretato diversamente il

mondo; ma si tratta di trasformarlo.«

La filosofia si è fino ad adesso occupata del pensiero, ora bisogna occuparsi di come il pensiero possa inverarsi, cioè trovare la verità nel mondo, una verità che deve essere fatta, costruita dall’uomo con la sua azione guidata dalla critica a tutto ciò che esiste.

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L’economia

Per criticare le reali condizioni di vita delle persone bisogna rivolgersi a quella disciplina da cui esse fondamentalmente dipendono: l’economia. Questa è infatti la scienza della produzione dei beni reali che condizionano l’esistenza concreta delle persone, i loro rapporti e anche le dinamiche sociali più ampie comprese quelle del potere e quelle macrostoria dei grandi soggetti politici, come gli Stati. Ora la dottrina economica della sua contemporaneità risulta viziata da alcuni errori commessi dai grandi fondatori di tale disciplina, i cosiddetti «economisti classici» (Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mill).

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CRITICA DEGLI ECONOMISTI CLASSICI

(Manoscritti economico-filosofici-1844)

Verso gli economisti classici Marx riconosce il debito fondamentale dell’equazione valore=lavoro: il valore di scambio di un bene è

dato dalla quantità di lavoro socialmente necessario per produrlo (nello scambio di merci vi è dunque un rapporto tra

uomini).

Tuttavia l’economia politica, nello sviluppo delle sue ricerche, assolutizza le condizioni sociali ed economiche nelle quali si trova ad operare, trasformando fenomeni storicamente condizionati in leggi assolute. Così fa per esempio con la proprietà privata, che da elemento storico dovuto ad un fatto, ad un accadimento specifico (l’espropriazione del lavoro dell’operaio) passa ad essere considerata presupposto stabile e inamovibile di ogni riflessione

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La politica

Ma per dare alla critica economica, sulla quale poi si

instaurerà un’autonoma dottrina sulla produzione e lo

scambio dei beni, uno sbocco politico, è necessario

assumere e valorizzare i precedenti autori di orientamento

socialista che, con uno sguardo sulle condizioni della

produzione nella società contemporanea, hanno rilevato le

situazioni di ingiustizia e hanno cercato un modello sociale

diverso per porvi rimedio. Tale assunzione va fatta in modo

critico, individuando i punti deboli delle dottrine precedenti

per elaborare una forma di socialismo veramente

scientifico.

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Critica del socialismo

(

Manifesto del partito comunista-1848

)

Vi sono varie forme di socialismo:

s. reazionario: vuole negare il moderno capitalismo a favore di strutture

economico politiche del passato, pre- borghesi o pre-industriali, sostituendo l’alienazione presente con l’alienazione passata (invece che mirare al superamento di ogni alienazione).

s. conservatore o borghese (il cui principale esponente è Proudhon, il quale viene

più specificamente preso di mira in Miseria della filosofia – 1847) vorrebbe la proprietà emendata dai suoi difetti, proponendo non di eliminarla ma di redistribuirla fra i lavoratori. Tuttavia la dialettica del reale non può generare un fenomeno senza il suo lato negativo e le contraddizioni che derivano dal capitalismo sono connesse necessariamente alla proprietà.

s. utopistico (Saint Simon, Fourier, Owen), vede l’antagonismo delle classi e i mali

connessi necessariamente al capitalismo, ma non ne coglie la genesi storica, non cogliendo così la funzione storica del proletariato come classe

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Il livello filosofico

Ma per completare il quadro, lo sguardo deve

giungere ai fondamenti. In tal campo la filosofia

hegeliana rivista da Feuerbach rappresenta lo

strumento di riflessione migliore, a patto che

anche qui si sappia criticamente procedere oltre,

come si è già fatto con lo stesso Hegel, verso

quella filosofia della prassi che, come si è già

visto, costituisce la grande intuizione di Marx.

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L’alienazione del lavoro

L’oppressione di cui è oggetto l’uomo contemporaneo deriva dal

fatto che il suo lavoro gli è stato espropriato.

L’uomo si realizza umanizzando la natura attraverso il lavoro,

attività nella quale:

a) soddisfa i suoi bisogni di sussistenza materiale;

b) modifica le condizioni esterne della natura secondo i suoi

progetti e la sua creatività, rendendo la natura qualcosa di

eminentemente umano:

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Il lavoro forzato

In regime di proprietà privata il prodotto del lavoro dell’uomo non appartiene più a chi ha compiuto il lavoro stesso, ma a un altro che ha i mezzi per

costringere il lavoratore a lavorare per lui. Il lavoratore, in tale

contesto,

- non possiede gli strumenti del suo lavoro, - non possiede più i risultati del suo lavoro,

- viene costretto a lavorare secondo progetti altrui, nei modi, nei tempi e nei ritmi decisi da altri.

Ciò rappresenta una ferita alla sua umanità e la negazione della sua personalità, che vede ormai il prodotto del suo lavoro come esterno a sé, come suo nemico che nega la sua vita e la sua libertà.

Per liberare il lavoro bisogna però entrare maggiormente nei particolari delle sue dinamiche storiche.

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Il materialismo storico

La riflessione di Marx prosegue domandandosi come si sia determinata questa condizione di espropriazione del lavoro. Ma per fare ciò vi è bisogno di una vera e propria interpretazione della storia umana su basi materialistiche, cioè che consideri in essa l’influenza decisiva del fattore materiale ed economico. Così si potranno individuare le cause dello sfruttamento e i modi del suo superamento. Ecco qual è il punto di partenza di tale indagine filosofica:

Nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini

entrano in rapporti determinati, necessari,

indipendenti dalla loro volontà. In rapporti di

produzione che corrispondono ad un determinato

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Il materialismo storico 2:

le forze produttive materiali

Le forze produttive sono

a)gli uomini che producono, cioè la forza-lavoro;

b) i mezzi di produzione, cioè la terra, le

macchine, gli strumenti che si utilizzano per

produrre;

c) le conoscenze tecniche e scientifiche che si

utilizzano per organizzare e migliorare il

rendimento del lavoro.

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Il materialismo storico3:

i rapporti di produzione

I rapporti di produzione sono i rapporti che si instaurano fra gli uomini nel corso della produzione. Essi

- regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro, nonché la ripartizione dei prodotti del lavoro stesso e

- trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà.

Infatti l’uomo, realizzando se stesso nell’atto del plasmare il proprio mondo, soddisfa bisogni sempre più complessi, i quali necessitano della collaborazione di più uomini, quindi di una società con le sue

istituzioni.

Queste sono la cristallizzazione dei rapporti di produzione, della organizzazione del lavoro, della sua divisione in lavoro manuale e intellettuale e della ripartizione dei prodotti.

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La concreta esistenza

In generale dalle concrete condizioni

dei rapporti di produzione emerge

l’ESSERE SOCIALE dell’uomo, cioè le

modalità della sua concreta esistenza

assieme agli altri uomini.

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Materialismo storico 4:

definizione

Non è la coscienza degli uomini che determina il

loro essere, ma il loro essere sociale che

determina la loro coscienza” (Prefazione a Per la

critica dell’economia politica)

Ciò significa che “il modo di produzione della vita

materiale condiziona in generale il processo

sociale, spirituale e politico della vita”

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Il materialismo storico5:

struttura e sovrastruttura

La condizione materiali della produzione, cioè i rapporti di produzione dati dallo sviluppo delle forze produttive sono la

struttura della società.

Tutti gli elementi culturali, ideologici, politici, spirituali rappresentano la

sovrastruttura.

La struttura cambia in funzione dello sviluppo delle forze produttive. Se cambio i mezzi di produzione e l’organizzazione del lavoro, sarò costretto a cambiare i concreti rapporti degli uomini che lavorano, dunque anche i rapporti di distribuzione delle ricchezze e i soggetti che, detenendo le ricchezze, detengono il potere.

La sovrastruttura, cioè i modi di pensare e di concepire la vita nel suo insieme cambia in funzione della struttura: se mutano le classi dominanti,

muta anche la rappresentazione del mondo con le quali esse giustificano ed incrementano il loro dominio.

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Dunque il materialismo storico è

quel modo di pensare che vede

la storia come determinata dai

rapporti di produzione cioè dalla

struttura e non dalla

sovrastruttura

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Il materialismo dialettico

• Come avvengono i mutamenti storici?

Secondo quale procedura?

Marx qui è seguace di Hegel: i mutamenti storici

avvengono dialetticamente

TUTTAVIA

Il soggetto di questi mutamenti non è lo spirito

ma sono i reali rapporti di produzione di cui il

pensiero (lo spirito) è solo il riflesso.

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La lotta di classe

• I rapporti di produzione sino ad ora hanno determinato una

divisione della società in due classi fondamentali, quella degli sfruttati e quella degli sfruttatori. Nella storia il dominio

è passato a gruppi di uomini diversi a secondo del livello di sviluppo delle forze produttive.

• Per esempio nella Francia del Settecento una nuovo gruppo di uomini dediti all’industria - un’attività produttiva nuova e rivoluzionaria che nasce all’interno di una società in cui le attività produttive non avevano una rilevanza sociale e politica fondamentale - soppianta i vecchi dominatori aristocratici che basavano il loro potere su un’economia prevalentemente agricola. Ciò ha determinato un conflitto tra classi che ha

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La lotta di classe e i rapporti di produzione

• «... I mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si eresse la borghesia furono generati in seno alla società feudale. A un certo grado dello sviluppo di questi mezzi di produzione e di scambio le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, vale a dire l'organizzazione feudale dell'agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti

feudali di proprietà, non corrisposero più alle forze produttive già sviluppate. Quelle condizioni, invece di favorire

la produzione, la inceppavano. Esse si trasformavano in altrettante catene. Dovevano essere spezzate, e furono spezzate» (Manifesto del partito comunista).

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La lotta di classe 2

Oggi si assiste alla vittoria della borghesia, che dopo aspre lotte, culminanti con la Rivoluzione francese, ha raggiunto quella posizione di dominio per la quale aveva duramente combattuto e alla quale era stata destinata in quanto espressione dei rapporti di produzione radicalmente mutati nel corso dell’epoca moderna.

Ma ogni momento dello sviluppo dialettico genera al suo interno contraddizioni dunque anche la borghesia nel suo dominio è costretta a fare i conti con la classe

proletaria che emerge dal seno stesso del modo di produzione industriale, che è

eminentemente sociale, collaborativo, e che determina il solidarizzare delle persone coinvolte nel processo produttivo, che percepiscono collettivamente non solo il loro destino comune nella produzione, ma anche e soprattutto

1)la loro comune condizione di sofferenza e alienazione;

2)Il fatto di essere essenziali alla produzione e che la borghesia non può fare a meno della loro forza-lavoro;

Ciò dà luogo alla percezione di una nuova centralità del proletariato che origina a sua volta una nuova conflittualità, quella tra borghesia e proletariato dalla quale

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