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Per una introduzione ai contributi presenti nel volume

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Academic year: 2021

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Per una introduzione ai contributi presenti nel

volume

Marina Faccioli

Molti dei punti di cui si è discusso nel precedente capitolo vengono affrontati, attraverso approcci estremamente diversificati, dagli interventi proposti nel volume, secondo il comune obiettivo della riproposizione di una idea di spazio urbano composto da tessere di spessore inedito.

L’idea di filiera programmatica vuole costituire qui un tratto idealmente performativo di dimensioni concettuali e pragmatiche, in questo senso un elemento ordinatore delle diverse analisi.

Gli Autori mettono in gioco, ciascuno, un piano di confronto che porta al discorso il contributo di una o più tipologie di esperienza analitica, cercando, e in più casi, “inventando”, chiavi di lettura interpretative utili a mettere insieme il senso collettivo dell’agire di azioni e attori, in termini di reciproca, “circolare” assunzione di responsabilità.

I punti di vista espressi nei testi nella prima parte del libro riconducono alla definizione di punti di osservazione di certe politiche di programmazione territoriale place-based, riferiti a una accezione della territorialità come condizione costitutiva dello sviluppo, per una revisione dell’accezione stessa del “locale” nel segno di una una domanda “politica” di transcalarità (Conti e Salone); al tema degli spazi metropolitani come problematica dello scontro “strutturale” fra disordini insediativi e policentrismi “reali” (Bonora); o, riprendendo termini dell’analisi giuridica, all’uso “vissuto” dello spazio urbano, fisico e simbolico, come esperienza performativa che dia accesso a un rinnovato significato di risorsa “comune” (Festa); o evidenziando una “città neoliberale” contraddittoria e conflittuale e, proprio in quanto tale, capace di riproporsi come un insieme dotato di propria organicità e in grado di evolversi, fra gentrificazione, controllo, occasione sociale, revanscismi originali (Memoli, Puttilli e Pisano).

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Passando dal diritto lefebvriano a una città di cui si intravvedevano processi disciplinati secondo appartenenze diversamente critiche eppure istituzionalizzanti, alla domanda di un “diritto metropolitano”, gli interventi della seconda parte del volume entrano nei termini della ricerca di valutazioni “identitarie” inedite di Roma Capitale quale metropoli con vocazioni per nuovi turismi (Imbesi, Imbesi P.N. e Pilloton); o affrontano la definizione di una autentica filiera produttiva e comportamentale, come quella dell’alimentazione, quale originale percorso di politica culturale urbana (Dansero, Pettenati e Toldo). Diritto alla metropoli, ancora come domanda di un saper vivere in una macroregione/città del Mediterraneo per una “Europa del Sud” (Beguinot); come capacità di leggere problemi e opportunità della odierna storia territoriale siciliana (Ruggiero); e di porsi come soggetto attivo e protagonista progettuale di un new city regionalism nel Regno Unito (Ruggiero A.).

La terza parte del volume guarda in specifico a Roma, nella lettura comune ancora vista come “centralità” mondiale ideale, in realtà analizzata qui nelle criticità e nei deficit programmatori, culturali, infrastrutturali. Città sempre più frequentemente non accessibile, per più versi immobilizzata in immagini “di repertorio”, di cui si continua per lo più a ignorare, da parte di utenti e programmatori, il territorio reale, la campagna, il mare nei pressi, il fiume, il policentrismo delle diverse voci e delle cittadinanze che la abitano, il senso vero, originalmente postmoderno, del suo territorio come area “vasta”.

A Roma sono dedicate analisi sul dualismo della progettualità metropolitana, fra ruolo internazionale e gestione di reticolarità interprovinciali e interregionali (Spagnuolo e Tanzarella); sulla propositività dell’immagine in termini di comunicazione mediatica (Carbone); sulla contraddittorietà delle megaprogettazioni di eventi (Bozzato); sulle urbanizzazioni litoranee, fra diffusione della crescita edilizia e qualificazione dei patrimoni culturali (Leonardi e Maggioli); sui servizi ecosistemici (Marta e Morri); sulle problematicità relative a mobilità e valori immobiliari come alcuni fra gli odierni indicatori “produttivi” di una crisi del vivere urbano (Salvucci); sul sogno che venga accettata e interpretata la vitalità misconosciuta di altri e diversi turismi, per una Roma, finalmente, anche “sul mare” (Faccioli).

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