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Luoghi di Versi - Riccardo Gironella

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Academic year: 2021

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“Così benedetta da Dio di bellezza di varietà di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano,

tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che arridono.”

Giosuè Carducci P

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Luoghi di V

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Luoghi di Versi

Tesi di Luarea in Disegno Industriale e Ambientale

Design per la comunicazione

di Riccardo Gironella

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Indice

Poesia nelle Marche

Pensieri Poesia e città Poeti Visivi Gordon Young Alan Fletcher Joan Brossa Rober Montgomery Leonardo Sonnoli Poeti Regionali Franco Scataglini Acruto Vitali Paolo Volponi Remo Pagnanelli Luigi Bartolini Filippo Davoli Libero Bigiaretti Franco Matacotta Luoghi di Versi Poesia e luce Poesia e caffè Poesia e scale Poesia e Gif Qr code Brand Identity Il Logo Carattere Tipografico Colore Dimensioni Sviluppo Posizione Stampa ... pag. 6 ... pag. 8 ... pag. 14 ... pag. 18 ... pag. 20 ... pag. 22 ... pag. 24 ... pag. 30 ... pag. 31 ... pag. 32 ... pag. 33 ... pag. 34 ... pag. 35 ... pag. 36 ... pag. 37 ... pag. 40 ... pag. 42 ... pag. 44 ... pag. 46 ... pag. 48 ... pag. 52 ... pag. 56 ... pag. 58 ... pag. 60 ... pag. 62 ... pag. 68 ... pag. 70

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Gl 2 a m na zz a m as d a g A am el v n ad c er v e a a a c e uc ra ca i a c m az ma c a u i fl n c v l a ap a la pa r a v e r ima a c à ù i a e d a era si a v p a s a a c mu e a a n ar m e C a spaz sa e s e i spa s r z s e a e u a ad e ss l C u c C el a a da a m sia p r u a ò e a l a a p g a i s c a v a a s a i m à a d i u a ma c p e é a ù p v a a e a “ si à a e s a e a a uò s el a s u a a p a à a s mp c a c p é a e a é a a u a a a e s el g ma ma m a u C c s h s a s i v c e ia a a z cazi l l r e s n m si e v p i v a s l i v azi ers mp i n ma g a sia m c a c G a i su c c az sia a z a i ò la g a v a a u ia si a sia a a rab p r u ma d m c an v c z è s a s a a n iù c a c a d e a a s m a c ù n a mp a c a n C ì e l a d an e a à u a r a a r ai ac a a c n ù r s a r e C h 7 l e “ a ae i s z s uò s ù isc ar sia c l i “ e e s h a a d v a ma n v c m c r e ù v e spaz a e

Pensieri

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Così a ca è m a ma g n er z e c v m a m o si es r u a s c m ra e fida sì g c sog u s m a i g immu a o iù a a fida ù a v l e s a s a a g o c à az o i a a ss o h a se r a a sp g a d ee a es n a n ù va ì iù a a i ù s c a es a r a d n s er o s a m d m a a eg a 000 a m a a z a a a n a c og a n a a ù o n a a è ù a z a sms n am a c a el a à è a a e a a a ra a d e g la u a a zo

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Poesia e città

a d el fin a a a n p avv v a a av z v e men a s ov a e m v e a e si e d n d a a c a s s va e e i r a e e a u m l a a se i s az a e e a e

(12)

a e i i o d v si i e i i i i izia v u c n i ca a a e h an i a c r i à ac a r a c m r a a e r

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Gordon Young

Tipogrphic Trees / Crawley Library

Per la nuova libreria disegnata dagli architetti Penoyre e Prasard, Gordon Young ha creato una “foresta” di colonne di quercia situati in tutta la biblioteca e installati dal pavimento al soffitto come pilastri di sostegno.

Si è svolto un Workshop con degli utenti della biblioteca per raccogliere informazioni sulle preferenze letterarie della gente, i luoghi e le memorie. Ciascuna delle colonne in rovere massello presentano caratteri diversi dal gotico al romantico e sono situati in specifiche posizioni in modo da essere notati fin da subito.

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Road to the isles / Auchterarder

Artwork per il cortile di una scuola nel Perthshire, in Scozia. La mappa è posizionata davanti alla scuola elementare.

Blocchi di colore in calcestruzzo sono stati utilizzati come codici per varie categorie geografiche, banchi con nomi di isole al largo della costa occidentale scozzese sono stati disposti in base alla loro posizione geografica così da far divertire bambini su Eigg o Muck, saltando da Harris all’Isola di Lewis.

Questo ‘Walk of Art” è anche uno strumento educativo, le insegnanti utilizzano il parco giochi per stimolare la discussione sull’ ecologia, la geografia e la storia.

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Particolare “dell’Isola di Barra” in Scozia, caratterizzata da una seduta incalcestruzzo Font Helvetica.

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Alan Fletcher

Sign Programme / Lloyd’s of London

Lloyds di Londra è il centro del mercato assicurativo internazionale.

Nel 1986, Pentagram fu incaricato di progettare le indicazioni per la loro nuova sede.Il programma comprendeva una varietà di segnali direzionali,

informazionie indicazioni all’interno del complesso.

Pentagram ha sviluppato un sistema di segnali per completare l’architettura innovativa di Richard Rogers. Utilizzando un alfabeto stencil di Le Corbusier, il sistema di Pentagram è costruito con un’assoluta precisione, con ogni lettera è stata tagliata a laser su pannelli di alluminio e successivamente smaltata con colori primari.

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Alphabet Cage, Alan Fletcher 1990

Un paio di porte in metallo, alte due metri e mezzo con le ringhiere costruite con le lettere dell’alfabeto di carattere di fine Ottocento.

Lloyd’s of London, 1986

Particolare di un’insegna in alluminio semi circolare poi fissata alla colonna di calcestruzzo.

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Joan Brossa

Poeta Visivo / Designer

Joan Brossa, 1919 – 1998 è stato un poeta, drammaturgo, artista plastico e designer grafico catalano.

Fu uno dei fondatori della rivista “Dau al Set”. È ritenuto il massimo esponente della poesia visiva non solo della letteratura catalana.

Sebbene schierato nell’avanguardia della poesia della prima metà del XX secolo si esercitò alla scrittura di centinaia di sonetti, odi saffiche e sestine liriche di totale perfezione formale, nonché ampi poemi in forma libera.

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Robert Montgomery

La poesia metropolitana

Artista londinese pluriesposto nelle gallerie di tutto il mondo. Si autodefinisce erede della tradizione poetica e melanconica del Post-Situazionismo.

Del Situazionismo, movimento artistico di origini anarchico-marxiste, riprende effettivamente il concetto base di, in parole semplici, integrare l’arte

all’architettura urbana in modo da creare “situazioni”.

Le installazioni di Robert Montgomery e delle sue poesie coninvolgono i passanti attraverso.cartelloni pubblicitari o bachece delle cabine degli autobus.

“Adesso tutto il senso delle buone cose se n’é andato dalla tua mente e tutto quello che puoi pensare è che il cielo è

vuoto come un enorme schermo tv. La tv ti fa star male, come troppi

cioccolatini, e ora il cielo ti delude, perché ha meno azione. Tutto ciò che hai lasciato come un fac-simile

di trascen-deza è champagne

e cocaina, abbronzatura, letti e

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“Nel silenzio delle tue ossa e gli occhi

magici dimenticati si siede e si aspetta il fuoco.”

“Le persone che ami

diventato dei fantasmi dentro di te e come questo

serva a tenerli in vita.”

“Piuttosto la pioggia nella finestra del castello che il castello stesso piuttosto il volo

degli uccelli , piuttosto bruciato che catturato.”

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Leonardo Sonnoli

Cladonia Rapida

È una citazione dal breve racconto “Cladonia Rapida”, scritto da Primo Levi nel 1964, un racconto su un lichene che cresce sulle auto e

prolifera nei luoghi trafficati, come parcheggi e garage, come questo finisce poi per influenzare anche gli stessi esseri umani.

L’installazione, parte dalla zona di Venezia, in cui non ci sono automobili, continua attraverso il Ponte del Prefetto e finisce in uno dei parcheggi di Venezia. Più il testo è portato vicino al posteggio, più le lettere vengono ricoperte di licheni fino a diventare illeggibili.

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Installazione ispirata al racconto “Il paese dei ciechi” di H.G.Wells che narrala storia di un uomo che s’imbatte in una società priva della vista e prova a diventarne il

dominatore, ma alla fine soccombe ed è persino sottomesso, fino alla fuga finale.

La storia è rappresentata come una progressiva invasione:

il personaggio principale si comporta come una macchia d’inchiostro che si espande gradualmente lungo le pagine per poi scomparire.

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Poeti Regionali

Marchigiani

Paolo Volponi Acruto Vitali

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Franco Matacotta Filippo Davoli Luigi Bartolini

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Franco Scataglini

Franco Scataglini è stato un poeta italiano, considerato uno dei maggiori esponenti della poesia italiana del secondo Novecento.

Nato ad Ancona nel 1930, frequenta la scuola di avviamento professionale e viene assunto alle Poste italiane dove lavora fino al 1976.

Durante la seconda guerra mondiale, mentre era sfollato a Chiaravalle, nella biblioteca del paese inizia il suo amore per la poesia. Finita la guerra, le prime passioni politiche lo portano, assieme ad altri giovani intellettuali, tra cui Italo Calvino, in Unione Sovietica, ma ritorna con una forte delusione del sistema. All’età di vent’anni pubblica Echi, una raccolta di versi in italiano. Resosi conto della superficialità della sua conoscenza della lingua, inizia gli studi in modo autonomo: quando legge Pier Paolo Pasolini riconosce nell’amore verso la lingua volgare una nuova ispirazione artistica. Così, nel 1973, anche grazie ai consigli del critico ed editore anconitano Carlo Antognini, arriva a pubblicare la sua prima raccolta di poesie in vernacolo anconitano, “E per un frutto piace tutto un orto” a cui fa seguito, quattro anni dopo, “So’ rimaso la spina”. In questo periodo Scataglini inizia a cimentarsi anche come pittore. Nel 1982 esce “Carta laniena”, grazie al quale vince il premio Carducci. Più tardi conclude la traduzione, seppur parziale, del romanzo medievale in versi “Le Roman de la Rose”, che lo porta ad affermarsi fra i poeti italiani. L’ultima sua opera, “El sol”, pubblicata postuma, è un poema autobiografico. Franco Scataglini muore improvvisamente la notte del 28 agosto 1994 nella sua casa di Numana ed è seppellito nel piccolo cimitero del paese.

La poesia di Scataglini è stata variamente definita: dialettale, neodialettale, neovolgare. Il suo anconitano è certo rivisto, arricchito con arcaismi, ricreato come lingua d’autore

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Acruto Vitali

Acruto Vitali è stato un poeta, scrittore e pittore italiano.

Figlio di un facoltoso industriale fabbricante di ghiaccio e orfano di madre, in gioventù studiò canto al Conservatorio di Milano in virtù della voce di tenore di cui era dotato.

Entrò in contatto con artisti e intellettuali dell’avanguardia lombarda,

pubblicando versi in varie riviste dell’epoca e dal 1929 viaggiando in tournée in Europa come concertista tenore.

Fu amico di Umberto Saba, del pittore astrattista Osvaldo Licini, del poeta Sandro Penna, che gli riconobbe l’averlo iniziato alla poesia e a Rimbaud, e di altrepersonalità dell’epoca con le quali intrattenne rapporti epistolari utilizzati anche nelle ricerche biografiche postume.

Tornato a Porto San Giorgio durante la seconda guerra mondiale, dalla metà degli anni sessanta iniziò a dipingere, senza abbandonare la poesia e amministrando l’azienda paterna.

Dopo pubblicazioni in raccolte e riviste, le poesie scritte dal 1919 al 1963 furono pubblicate da Scheiwiller nel 1972 nel volume Il tempo scorre altrove.

Il volume Fuggire sempre e sempre ritrovarsi, uscito postumo nel 1992, unisce invece poesie dal 1920 al 1985.

Conosciuto principalmente per la sua attività di scrittore e poeta, produsse anche un notevole numero di quadri riconducibili all’astrattismo.

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Paolo Volponi

Paolo Volponi è stato uno scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature.

Paolo Volponi nasce a Urbino nel 1924, dove trascorre la sua infanzia e adolescenza laureandosi in giurisprudenza.

Nel 1950 viene assunto alla Olivetti, dove diviene prima direttore dei servizi sociali e poi, nel 1966, direttore delle relazioni aziendali.

Lavora poi dal 1972 al 1975 alla Fiat.

Esordisce come poeta con raccolte, “Il ramarro”, 1948 e “L’antica moneta”, 1955; “Le porte dell’Appennino”, 1960), conseguendo numerosi riconoscimenti, e collabora a importante riviste letterarie, ma nel panorama letterario

contemporaneo si impone soprattutto come narratore.

Se nel primo romanzo Memoriale (premio Selezione Marzotto 1963) già centra quella tematica che sarà costante nella sua produzione: le lacerazioni che derivano dal rapporto uomo/fabbrica e il ruolo dell’industria nella società contemporanea, col successivo romanzo, La macchina mondiale (Premio Strega, 1965), appare nell’universo narrativo di Volponi una tipologia umana destinata a ritornare altre volte: una sorta di antagonista della civiltà contemporanea, anarchico, messianico e visionario, estraneo alla razionalità scientifico-produttivistica.

Ricordiamo l’ultimo romanzo “Le mosche del capitale”, nel quale Volponi riprende ancora e approfondisce i temi a lui più congeniali: il ruolo dell’industria nella società attuale, l’impossibile realizzazione di una democrazia industriale, l’inesorabile ingranaggio che fa piazza pulita di ogni tentativo di rinnovamento. Scrive Volponi:

“Perché scrivevo poesie allora, non ancora ventenne? Perché ero incerto, perché avevo paura. Ero folgorato da certe immagini, da certe visioni, filtrate attraverso il ricordo delle letture incerte e frammentarie della scuola, che mi portavano ad avere un rapporto con fatti lontani magici perenni quali gli astri, il paesaggio, le stagioni, le tempeste o le ragazze; o certe durezze della vita di allora, anche se già toccata dalle grandi speranze della libertà e poco dopo esaltata dagli effetti della liberazione.

Scrivevo per uscire da me stesso, per intervenire e organizzare un piccolo, modesto rapporto con il mondo, di nuove immagini, di altre espressioni per le

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Remo Pagnanelli

Remo Pagnanelli, poeta e critico letterario tra i più complessi della sua generazione.

Remo Pagnanelli nasce Macerata nel 1955 ed è morto, togliendosi la vita, nel 1987.

Sono da ricordare gli studi su Sereni La ripetizione dell’esistere (Milano,

Sheiwiller 1981) ed inoltre la monografia su Fortini (Ancona, Il lavoro editoriale). Nel 1988, postumo, è uscito il suo lavoro più impegnativo, “Fortini”. L’intenso impegno nell’ambito della critica letteraria e della teoria della letteratura è documentato da innumerevoli saggi, studi e recensioni su poeti e scrittori anche non contemporanei, pubblicati su riviste specialistiche

Parte dei saggi pagnanelliani sono stati raccolti da Daniela Marcheschi nel volume postumo “Studi critici. Poesie e poeti italiani del secondo Novecento”. Insieme a G. Garufi ha fondato e diretto la rivista “Verso” e curato l’antologia Poeti delle Marche (Forlì, Forum, 1982).

Per la poesia ha esordito con la raccolta “Dopo” a cui hanno fatto seguito “Musica da viaggio” (Macerata, Olmi, 1984).

“Atelier d’inverno” (Treviso, Accademia Montelliana, 1986).

“Preparativi per la villeggiatura”(postumo e lasciato in pulito, edito da, Amadeus, 1988).

“Epigrammi dell’inconsistenza” (Grottammare, Stamperia dell’arancio, 1992, curato da E. De Signoribus).

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Luigi Bartolini

Luigi Bartolini è stato un incisore, pittore, scrittore e poeta italiano.

Luigi Bartolini era solito dire: “Dove incomincia la finzione, lì termina la mia

arte”. Il poeta, narratore e incisore di Cupramontana, nato nel 1892, morì a

Roma nel 1963, è stato uno tra i più grandi incisori italiani del secolo scorso, e costituisce una delle figure più rappresentative dell’espressionismo.

Luigi Bartolini è certamente meno conosciuto come poeta che come incisore, ma il suo percorso di scrittore (anche di prosatore) si colloca a pieno titolo nella migliore tradizione della nostra terra.

Mario Luzi scrisse: “L’austerità, la moralità e anche la predilezione per certe

forme (per esempio la prosa rispetto alla narrativa) possono essere prese come costanti del tutto spiegabili in una terra sovrastata da Leopardi”.

Luigi Bartolini (come Franco Matacotta e Paolo Volponi) è un poeta che andrebbe riscoperto in una rilettura non solo legata, geograficamente, alla storia del territorio, ma anche ad un contesto più espanso. Il risiedere cuprense di Bartolini fa il paio con la sua presenza a Roma, dove l’incisore-poeta ha forgiato un verso aspro, terragno.

Ha ragione Gualtiero De Santi nel dire che “Bartolini era pienamente

consapevole della sua oscillazione tra la scrittura e la vita”, come rimarcato nel

convegno “Ladri di biciclette: Luigi Bartolini e Vittorio De Sica” che si è tenuto nella primavera del 2007 a Fabriano.

Se Ladri di biciclette rimane un capolavoro che resiste nel tempo dal punto di vista cinematografico e romanzesco, non altrettanto si può dire della poesia di Bartolini. Eppure come per le acqueforti, anche nel verso affiora

quell’espressività che incide le parole. Non c’è dubbio che Luigi Bartolini rappresenti uno degli esempi più alti di marchigianità che si afferma laddove “locale fa rima con universale”, per dirla con Paolo Volponi.

Natura ed eros, paesaggio e senso panico, misura delle cose e religiosità laica delle cose stesse: sono questi gli aspetti assolutizzanti del Bartolini poeta.

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Filippo Davoli

Nato a Fermo il 22 agosto 1965, Filippo Davoli vive e lavora a Macerata. Scrittore “ideologico”, nel senso maturo e aperto, Filippo Davoli presenta nel suo percorso poetico la strategia della equidistanza tra esperimento prosastico e tensione musicale, elevando eventi apparentemente minimali a occasioni universali.

In ambito poetico ha pubblicato sei libri, tra cui si ricordano Alla luce della luce (Nuova Compagnia Editrice, poeti ClanDestino, 1996) con una introduzione di Franco Loi; Un vizio di scrittura (Stamperia dell’Arancio), 1998, segnalato al “Premio Montale 1999”; Una bellissima storia (Stamperia dell’arancio), finalista al “Premio Dario Bellezza” 2001”.

Ha inoltre pubblicato 14 solitari, nel volume 7 poeti del Premio Montale (Crocetti, 2002). Suoi interventi sono apparsi in varie riviste.

È compreso nell’antologia La poesia delle Marche. Il novecento. (Il lavoro editoriale, 1998); ne Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970 – 2000, Garzanti, 2001, e in Vent’anni di poesia, Passigli,

2002-Insieme allo scrittore Giovanni Cara ha fondato e dirige la rivista bimestrale di poesia, narrativa, musica, arte, teatro, e cinema “Ciminiera”.

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Libero Bigiaretti

Caratteristiche dell’opera di Bigiaretti, che ha attraversato varie stagioni, sono un certo severo moralismo, e l’indagine introspettiva dei personaggi.

Libero Bigiaretti nasce a Matelica nel 1906 e si trasferisce giovanissimo a Roma, dove compie svariati mestieri: dall’apprendista muratore al disegnatore tecnico. Dopo la guerra diviene direttore dell’ufficio stampa dell’Olivetti a Ivrea.

Comincia l’attività letteraria alla fine degli anni ‘30, con le poesie di “Ore e stagioni” e “Care ombre”, e quella narrativa con “Esterina”.

Ricordiamo inoltre “Il villino” e “I figli”, “Un discorso d’amore”, “Premio Fiuggi per il miglior inedito 1947”.

In quest’ultimo romanzo, attraverso l’analisi di una storia d’amore, Bigiaretti coglie il corrompersi del sentimento e le ambiguità dell’animo, in cui convivono sempre sfiducia e malafede, amore e inimicizia.

Del 1950 “Carlone”, storia di un uomo che vive con veemenza le lacerazioni dell’Italia con idee rudimentali di giustizia sociale ereditate da un cappellaio anarchico. Nel 1956 accanto alla ristampa di Un discorso d’amore esce “Risposta”, da cui scaturirà il romanzo “Disamore”, in cui Bigiaretti getta le basi di una vera e propria psicologia del disincanto.

Ne “Le indulgenze” 1966, è il racconto minuzioso di una lunga serata di una società artistico-letteraria, svela la falsità di un mondo in cui affarismo e mercificazione sono spacciati per politica, arte e cultura. Un racconto di soli interni in cui imperversano noia, indecisione, incapacità a vivere.

Ha scritto di sé, con buona autoanalisi: «come ho fatto la rosolia nell’età infantile, così nel ‘35 inalavo un’ermetizzante ‘aura poetica’. Nei primi anni ‘40 mi infatuai della sfaccettatura dei sentimenti. Ho avuto poi una o più ricadute di psicologismo, sono stato tentato dal romanzo aziendale e psicologico,

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Franco Matacotta

è stato un poeta, giornalista e insegnante italiano.

Dopo l’infanzia e l’adolescenza trascorse a Fermo, si trasferisce a Roma per frequentare l’università. Matacotta ha pubblicato con lo pseudonimo di Francesco Monterosso alcune poesie sparse su riviste. Poi il 20 dicembre del 1941 pubblica i Poemetti col suo vero nome nelle edizioni di “Prospettive” dirette da Curzio Malaparte il cui vero nome era Kurt Erich Suckert.

Nel gennaio del 1936 inizia la corrispondenza con Sibilla Aleramo, a quel tempo sessantenne; insieme intrecciano una relazione amorosa difficile e complessa che durerà sino al marzo 1946. Grazie a questo rapporto, Matacotta può c onsultare numerose carte di Dino Campana custodite dall’Aleramo, che era stata sua amante dall’agosto al dicembre del 1916, e pubblica nel 1949 il cosiddetto “Taccuino Matacotta”, in cui riunisce alcuni testi inediti del poeta dei Canti Orfici.

Nel 1939 si laurea con una tesi dal titolo “Giuseppe Ungaretti o della parola come mito”; due anni più tardi, nel 1941 parte per la seconda guerra mondiale ed è di stanza in Sardegna; più tardi si unirà ai partigiani. Finita la guerra, collabora con Il Mattino e Paese Sera.

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la parola non segue lo spartito della vita

non siede sul gradino della convenienza e della moda

brucia i ragionamenti minacciosi svuota la continuità del tempo disperde il rimedio e la necessità usura i rimorsi interminabili impasta la terra all’azzurro congeda la fatica e il sudore qualcuno sussurra

di non lasciare, parola, che il mondo guardi l’abisso.

Poesia e Luce

a” a o a G ma a a a l a a c s c l o za a o a u Do er usu a m a ” ì c “ a l s d ; v d a uò v , a a s a o a u sba c s a a s a v s z “ o s ar o a v am o e ua a o a av n a la o c e c c a S a d va n z v a o a p o i v su s d e n x g o a rar l a a p er a ra s ava o an n 2 c i a la a os z o e d a p o e a o o a a c i ass a a o a M q è as e a u o a a v

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Poesia e Caffé

Qui in una terra primitiva dove anche i cespi d’ortica fanno i loro frutti

il sole venditore di specchi

che conosce da secoli il solo gioco delle cavallette affonda sinfonico

sulla stoppia umida di muffa. Nessuno è mai arrivato a deporre le mie di gioia

nella struttura della terra o le macerie delle mente

nell’armonia che governa il raccolto. Il solo aratro

pellegrino furente

stravolge l’oscillare formulato del tempo. Devo la vita alla terra

e il futuro le invidio.

N e i a i l i iù i ar

v i e ’ ar in a ir s i è iv a a a sc iù gi s a zi ova i i so a s i iù i za

U a v c i m a ar ia , i ma o ai a i a a e mi i ioia di osì F io i al i au sia

v a vi e a e a a s a a i a zza c i pa a a il u e i vi i sc i a a al amo h a i a a p d “ u a c s e il a a e a az ina a a r s a a d e ia om ag a Q e i cm p c ia a i i ame a i w er i ’u i a ci d sa a zo i a A c i e i a ac ia d i c i r usa i i s l a i ome v e i c i azi

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Poesia e Scale

Quando mi sveglierò dentro un bel sogno, e questa carne spiritata

più peso non sarà, e vedrò il volto de l’ultima bellezza disvelarsi da la corolle dei giorni morti, e nell’ultimo attimo di sangue, i miei esuli amori senza patria verranno a riconoscermi e sarò per un istante, ricomposta favola, forse allora potrò guardare la felicità. a azi el a av ma c a e a l l a a p a ma p n a s r a r ai a c m la s fic mp am n i a a n p az g i a C la e alz a u a s mp à e a m l e a ù a q a s va a e C P C a a e a ca e n é m a a a a a r p a s a r e a s ca a a i ì m s rada a s i a l a e e c u s c c l i a e ma a c c e az g la s su a me al i va v d s a i da c a ) a a c l a i a a

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T

anti saluti, terra marchigiana: quella che mi piaceva era una fonte di campagna;

il fiume Chienti era, era il Potenza:

tempo, ormai, per me, di penitenza!

Non più aggirarmi per le Abbadie come un moncaco disperso;

non più salire ai vecchi castelli, e mirar sotto i colli nanerelli

non più mirare mulini ad acqua

e il contadino per l’erta strada;

non più ragazze scalze che fanno l’erba del fosso;

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a g r m v e na ela a d v e mm ic i g a c na a a c p ass a m a a m r i i uag m h a s l a i i g a a p a a va a a a sum a c à e h a ab a me a ic a ca e a sc a a a a a a e a e a a el à z a a r a a g a a è m a e a ù m i à i a i a è a c r a e zi c e a e a s d a d al d a i r e e s ac d l p à ac a a u rar a a m an l e a e a d e a r a ma a u a p a u am e a a za a ) l a nser e a g e g l si r v n v a n l c n n a c a a a za g s r e za u nza d r d m l ac a s c i c g l a c zi i a l a a v à è anc l n a a i a r m e “ p a i d

Poesia e Gif

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Poesia e binari

a az g ei al azz v a ca d i en a “ c v a immed sima l sa l ar a a a ar g v a a pa ers e u n a g a a c v sa p e e m n ma si a e a g a da a d a c a v a r za

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Qr Code

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Il Logo

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Da fare e non fare

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Luoghi di Versi

Luoghi di Versi

Luoghi di Versi

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Carattere Tipografico

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Utilizzato per il logo, per la pagina web e le installazioni tipografiche. Il font diventa il vettore di comunicazione. PC Futura LT Light Headlines (12/30 px) HEX # 000000 Futura LT Light Body Copy (12px) HEX # 000000 tu Li a u a afic za raz g da a l

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Colore

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Dimensioni

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(69)

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Sviluppo

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La Macchia

Lo sviluppo della macchia in grado di amalgamarsi con “ Luoghi di Versi” ha attraversato diversi passaggi.

Si è cercato dapprima di figurare un segno che si sviluppasse da sinistra a destra, in grado di essere uno sfondo e accompagnare la scritta.

Un caos di segni di getto circolari sono risultati troppo invasivi e poso coerenti con il progetto.

La macchia finale è quella che raccoglie “i versi” , il suo inchistro spontaneo e “macchiato” rende l’idea di riuscir a portare avanti l’arte della poesia.

(74)

15° 75°

15° 30°

60 mm

L’immagine mostra come l’angolatura delle lettere non sia causuale.

C’è una simbiosi tra la macchia e la rispettiva parola.

La “V” con la sua angolatura a 30 gradi cerca di abbracciare più spazio che può e di rendersi importante. L’ottica delle altrelettere varia dai 15 ai 75 gradi tranne la “r” che invece rimane ferma sui 90 gradi.

La parola è stata studiata per

rientrare in uno schema di 100 per 120 millimetri.

Diviso in 8 parti in larghezza e 6 in lunghezza scandiscono i punti di partenza dei i vari riquadri immaginari delle lettere.

(75)

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Stampa e affissione

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(83)
(84)

Tesi di Laurea in Disegno Industriale e Ambientale A.A. 2013/2014

Design per la Comunicazione

RELATORE

prof. Federico Orfeo Oppedisano

STUDENTE Riccardo Gironella

Aa

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(.,:;£$&@*) 0123456789

Luoghi di Versi

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(85)

Viale Giacomo Leopardi

Rampa Zara

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P. zza Mazzini

Giardini Diaz

Corso Matteotti

P.zza

V. Veneto

Bacheca

Scalinata

Luci

Bar

Stazione

Gif

Via Garibaldi

Se volessimo sperimentare qualcosa

di nuovo e allo stesso tempo efficace

dovremmo dapprima distaccarci da

un pensiero precedentemente

intrapreso ed allontanarci dai soliti

festival poetici e vari surrogati di

questi ultimi.

Sperimentare una serie di luoghi,

magari in un determinato centro

storico, in cui applicare delle

installazioni tipografiche che

potessero far interagire un pubblico

adulto e non, in un pensiero

distaccato dalla loro frenesia e poter

scoprire alcune delle personalità

marchigiane di ieri e oggi.

Qui di seguito la cartina del centro

storico della città di Macerata, presa

come esempio per realizzare il

progetto.

Mostra una legenda con i punti, sotto

forma di percorso, dove è possibile

immergersi in questa iniziativa.

Posizionato all’interno di uno schermo al plasma all’interno l’installazione crea un’animazione del logo dinamica e chiaramente distinguibile anche a distanza.

Riprendendo la poesia di Bartolini, “l’antico addio” si è voluto proprio far immedesimare gli interessati nel loro partire.

“Tanti saluti, terra marchigiana” sono i versi chiari, definiti, del poeta nel suo andare.Versi che, posti proprio su quella linea gialla che non si deve oltrepassare, potrebbero essere un imput in più per fermarsi a leggere.

Sfruttando i vari faretti dei negozi,attraverso una luce forte e diretta, si è potuto intervenire su di essi con dei pannelli in plexiglass nero per non far La gif come criterio

comunicativo per l’interpretazione di una poesia si è rivelato un metodo portatore di suggestioni.

Attraverso una serie di immagini e suoni tipici dei vari luoghi poi

accompagnati da una voce che interpretasse al meglio la poesia in modo caldo, si è riusciti a trovare un linguaggio moderno, chiaro

e semplice. Nella routine quotidiana uno dei luoghi piùfequentati è il bar. Intervenire nell’oggettistica per far

interagire le persone si è rivelata la scelta più giusta. Tazzine e tovaglioli sono da sempre gli oggetti più utilizzati.Una voce calda interrompe l’andare quotidiano, tutto si ferma, “Nessuno è mai arrivato a deporre le mie di gioia”, dice così Fabio Grimaldi, autore della poesia “Devo la vita alla terra”.

Luoghi di Versi

Scalinata Bar Stazione Luci Gif Bacheca

Col PVC trasparente è stato facile applicare gli adesivi sulle pedate nonché, in questo modo, la persona interessata avrebbe potuto leggere la poesia nel suo salire o scendere.

Inutile dire che la poesia è stata applicata in entrambi i sensi; così come in strada, sulla sinistra per chi sale, sulla destra per chi

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