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Asia

È la più vasta parte del mondo, che si estende su una superficie di 44.031.729 km 2 circa (comprese le acque interne), pari a quasi un terzo delle terre emerse. Se si eccettuano alcune isole dell'Insulindia, risulta interamente compresa nell'emisfero settentrionale. I limiti sono segnati a nord dal Mar Glaciale Artico, a sud dall'Oceano Indiano, a est dall'Oceano Pacifico e a ovest dal Mar Rosso, dal Mar Mediterraneo e dal Mar Nero , dalla depressione Manyc-Kuma, dalla depressione caspica, dal fiume Ural e dagli Urali. Queste catene montuose segnano i confini con l'Europa, con la quale l'Asia è quindi saldata a formare un'unica massa continentale: l'Eurasia. L'Asia risulta inoltre strettamente collegata con l'Africa (attraverso l'istmo di Suez) e con il continente americano, dal quale è separata a nord est solo dal breve braccio di mare rappresentato dallo Stretto di Bering .

GEOGRAFIA FISICA

Morfologia. L'Asia è in complesso meno articolata dell'Europa: isole e penisole non occupano che

1/5 del continente. Le coste settentrionali che si affacciano al Mar Glaciale Artico, gelato per gran parte dell'anno, sono basse e uniformi. Le coste meridionali sono orlate da grandi penisole: quella anatolica, che si protende nel Mar Mediterraneo verso l'Europa, quella arabica, bagnata dal Mar Rosso e dal Mar Arabico, quella indiana, dal contorno triangolare e affacciata sull'Oceano Indiano, e quella indocinese, che si protende a sud verso l'arcipelago australiano, segnando il limite tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico. Tutta la costa orientale dell'Asia è fronteggiata da lunghi festoni di isole, che delimitano una serie di mari costieri (il Mar di Ohotsk, il Mar del Giappone, i mari della Cina). In corrispondenza del lato esterno dell'arco insulare il fondo marino si inabissa raggiungendo profondità che sono tra le maggiori di tutti gli oceani. Per quanto riguarda la configurazione del terreno, possiamo distinguere nel continente asiatico tre unità strutturali: la prima è formata dal grande Bassopiano Siberiano che continua a sud nel Bassopiano Turanico . Il corso inferiore dei grandi fiumi siberiani è gelato per gran parte dell'anno e ciò impedisce il regolare deflusso delle acque, con la conseguente formazione di grandi distese paludose. A tale serie di bassopiani seguono le regioni montuose della fascia centrale, continuazione dell'arco alpino europeo, cui sono collegate mediante l'Altopiano Anatolico, orlato a nord dai monti del Ponto e a sud dal Tauro. A est dell'Anatolia, le catene convergono nell'acrocoro armeno (Monte Ararat, 5.165 m) dal quale si diramano verso sud-est altri due fasci: lo Zagros, che segna il margine meridionale dell'altopiano iranico, e l'Elburz (5.605 m) che continua con l'Hindukush (7.708 m), fino a raggiungere il nodo orografico del Pamir (il tetto del mondo, 7.719 m). Di qui si dipartono altri due fasci di catene: uno si dirige verso nord est fino a raggiungere lo Stretto di Bering (Tien Shan, Altaj, Jablonovy, Stanovoj, Anadyr), l'altro si scinde subito nei grandi sistemi del Kunlun e dell'Himalaya, colossale baluardo montuoso culminante nel Monte Everest (8.846 m, la vetta più alta del mondo). Il Kunlun e l'Himalaya recingono a nord e a sud l'immenso Altopiano del Tibet, la cui altitudine media supera i 4.000 m. Dal Tibet orientale si diramano lunghi fasci di catene, che formano l'ossatura della penisola indocinese. La terza entità morfologica è costituita dai tavolati peninsulari dell'Arabia e del Deccan (India), antichissimi rilievi spianati dell'erosione e rialzati ai margini.

Geologia e rilievo. Il grande bassopiano settentrionale, che si estende dal piede degli Urali fino al

fiume Jenisej, è formato da depositi sedimentari mesozoici e cenozoici; più a est, nella regione ondulata compresa tra i fiumi Jenisej e Lena (altopiano della Siberia centrale), affiorano terreni paleozoici; nella Siberia orientale, infine, si riscontra la presenza di formazioni di tutte le età, fortemente dislocate in relazione a fenomeni tettonici e al vulcanesimo, le cui manifestazioni hanno interessato via via la zona spostandosi dal Mar Glaciale Artico all'Oceano Pacifico. Nell'Asia centrale il complesso delle catene montuose del Tian Shan e del Pamir è formato in prevalenza da formazioni scistose di età paleozoica che recano evidenti tracce di lunghe e travagliate vicende

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tettoniche. Anche la catena del Kunlun è formata da rocce cristalline e da sedimenti marini paleozoici ripetutamente piegati. Tracce di movimenti tettonici, anche recenti, presentano gli scisti cristallini e i graniti che formano l'altopiano del Tibet, e più a sud il grande sistema himalaiano. Agli scisti, derivanti dal metamorfismo di rocce sedimentarie di varie età, si sovrappongono localmente depositi marini che giungono fino all'Eocene. Il grande corrugamento himalaiano risale infatti al Cenozoico. L'ossatura della Cina è costituita per lo più da terreni cristallini e paleozoici, a loro volta in gran parte ricoperti da löss nelle regioni ai margini del deserto mongolo e da depositi alluvionali nella parte meridionale. In complesso la struttura geologica dell'Asia è caratterizzata dal fatto che le regioni settentrionali (Bassopiano Siberiano) e meridionali (Cina e Indocina) sono rimaste relativamente indisturbate dal Cambriano in poi; la zona intermedia ha subito invece a più riprese intensi corrugamenti, ai quali si deve la formazione dei grandi sistemi montuosi.

Clima. L'Asia presenta una grande varietà di climi, dovuta alla vasta estensione in latitudine del

territorio, all'andamento del rilievo, alla varia influenza dei mari circostanti e al regime dei monsoni . La combinazione di tali influenze permette di distinguere vari tipi climatici: a) clima equatoriale, caldo umido (Filippine, Insulindia, penisola malese, coste della Birmania); b) clima tropicale (Indocina, Deccan, Sri Lanka) con escursione termica e piogge più intense durante il monsone estivo; c) clima subtropicale (pianura indogangetica e Cina centro-orientale) con differenze stagionali di temperatura più marcate; d) clima mediterraneo, con inverni piovosi e temperati, estati calde e molto secche, limitato a una ristretta fascia costiera nell'Asia Minore e in Siria; e) clima

continentale delle steppe e dei bacini montani (Mongolia, Tibet, Iran, Anatolia), con piovosità assai

scarsa ed escursioni termiche accentuate; f) clima subartico, che caratterizza la maggior parte della Siberia , con inverni lunghi e rigidi, estati brevi ma calde e precipitazioni uniformemente distribuite nel corso dell'anno.

Flora e fauna. La distribuzione zonale dei vegetali, nella direzione dei paralleli, è in stretta

relazione con i fattori climatici e in particolare è in funzione delle precipitazioni atmosferiche. Le regioni a nord del Circolo Polare Artico hanno una vegetazione a tundra, costituita da Licheni, Muschi e betulle nane, che consentono la vita a poche specie animali tipiche: orso bianco, foca, lepre polare, renna. Più a sud, dagli Urali all'Oceano Pacifico, nella regione siberiana, si estende la taiga, costituita da estese foreste di conifere, dove abitano orso bruno, cervo, lupo e numerose specie di animali da pelliccia, come ermellino, lontra, puzzola. Segue verso sud la fascia delle steppe e dei deserti, che va dall'Arabia alla Mongolia, occupando gli enormi bacini interni del continente, dove vivono la tigre, la pantera, lo sciacallo, la gazzella, il cammello e animali tipici come lo yak e la capra d'Angora dell'Anatolia. Monsonica è la sezione sud-orientale, costituita da savana , nella fascia tropicale, e da foresta decidua, equatoriale; nella savana vivono tigri, leopardi, rinoceronti, elefanti, rettili e uccelli tipici; nella foresta sono numerose le scimmie; impiegati per lavori in risaia sono i bufali e, per il trasporto dei pesi, gli elefanti. Lungo le coste di Israele, Libano e Siria la vegetazione è mediterranea.

Idrografia. L'Asia è la parte del mondo che possiede il maggior numero di grandi fiumi. La

lunghezza dei maggiori corsi d'acqua, tuttavia, appare piuttosto modesta se si paragona alla grande estensione del territorio; ciò è dovuto al fatto che tutta la parte mediana, dal Mar Caspio fino al deserto di Gobi, è occupata da zone areiche, prive cioè di idrografia superficiale. Grandi estensioni raggiungono anche i bacini interni (zone endoreiche), privi di deflusso al mare. I grandi fiumi siberiani (Ob, Jenisej, Lena) appartengono al versante del Mar Glaciale Artico e hanno origine dal margine settentrionale delle alte terre asiatiche. Tutti gli altri grandi fiumi, soggetti a rovinose piene nella stagione delle piogge, si irradiano dalle montagne dell'Asia centrale. All'Oceano Pacifico tributano l'Amur, lo Huang He e il Chang Jiang; all'Oceano Indiano, l'Indo, il Brahmaputra e il Gange . Questi ultimi due confondono le acque in un unico, immenso delta. Tra i laghi il maggiore

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è il Mar Caspio, residuo, come il Lago d'Aral, di un antico mare interno; altri, come il Bajkal e il Mar Morto, sono di origine tettonica.

GEOGRAFIA UMANA

Popolazione. In Asia vivono oltre 3.000.000.000 di abitanti, cioè ca. il 59% della popolazione

terrestre, con una distribuzione quanto mai ineguale: a regioni con concentrazioni umane altissime (pianure alluvionali della Cina e dell'India, Giappone, Giava) fanno riscontro vaste estensioni quasi disabitate (altopiano iranico e tibetano, tundra e taiga della Siberia). Così, entro i confini dello stesso territorio cinese, la densità varia da 2 abitanti per km 2 nella regione del Tibet a 670 abitanti per km 2 nella provincia di Jiangsu .

Città. Le città con più di 1.000.000 di abitanti sono una ottantina. Sono situate per 3/4 in Cina,

Giappone e India e comprendono alcuni dei più grandi agglomerati del mondo: Tokyo, Beijing (Pechino ), Osaka, Delhi, Bombay, Calcutta, Shanghai, Tianjin (Tientsin), Wuhan e altre. Nell'insieme, tuttavia, prevale l'insediamento rurale.

Etnie. Le testimonianze del più antico insediamento umano in Asia sono costituite da reperti fossili

rinvenuti in talune regioni sud-orientali (pitecantropo di Giava e sinantropo di Chukutien, presso Pechino) che vengono compresi nel gruppo dei protoantropi e riferiti al Quaternario antico. Resti fossili di paleantropi, affini alla razza dei neandertaliani europei, vennero inoltre in luce in Palestina e a Giava. Con la fine dei tempi paleolitici le aree abitate crebbero notevolmente sul continente asiatico e le loro tracce consentono di individuare a grandi linee le zone di prevalenze etniche. Mentre nell'Asia interna sembra possano essere collocati i centri di irradiazione specialmente delle popolazioni di pelle chiara, le cui forme viventi formano il cosiddetto ciclo dei gruppi boreali, le popolazioni umane che appartengono al cosiddetto ciclo delle forme equatoriali si sono invece irradiate attraverso l'Asia meridionale, come sembrano attestare i caratteri somatici dei due grandi ceppi, australoide e negroide, tra cui la piccola statura, il colore scuro della pelle e il naso largo. Facilitati dalle condizioni ambientali, i due ceppi poterono raggiungere anche province periferiche e inoltre penetrare profondamente verso l'interno dei continenti. Dal canto loro i due ceppi del ciclo dei gruppi boreali poterono spostarsi verso sud, cosicché l'India posteriore e l'Arcipelago Indiano conobbero la penetrazione di genti mongoloidi, e l'India anteriore fu preferita dagli europoidi. Le mescolanze, gli assorbimenti parziali o totali, gli adattamenti ambientali, le sopravvivenze tradizionali crearono così un vasto, complicato mosaico, in cui si suole individuare oggi due grandi gruppi collettivi: quello sud-mongolico, che occupa prevalentemente i territori continentali, e quello indonesiano, diffuso soprattutto negli arcipelaghi sud-orientale. Tra i ceppi del gruppo degli europoidi, che hanno come caratteristica comune il colore chiaro della pelle e quello nero o castano degli occhi e dei capelli, con talune influenze bionde di tipo nordico, si distinguono le brachimorfe armenoide e turanica e le dolicomorfe indiana e orientale, mentre gruppi marginali, rimasti a un livello culturale molto primitivo, sono gli Ainu delle isole giapponesi settentrionali e alcune tribù uraliche stanziate nella Siberia occidentale. Nel gruppo dei mongoloidi si distinguono sinici e tungusi, oltre ai gruppi marginali dei tibetani e dei siberiani.

Lingue. I gruppi linguistici esclusivamente asiatici presenti nel continente sono l'altaico, il

sino-tibetano, il paleoasiatico, il munda-polinesiano, il dravidico, il caucasico, ai quali si affiancano varie lingue isolate tra cui il giapponese e il coreano, il burushaski, l'andamanese, il lati. Sono invece estinte il sumero, l'elamito, l'hurrito, il vannico, l'hattito e il cario. In Asia sono inoltre presenti gruppi linguistici molto diffusi anche in altri continenti, quali: l'indoeuropeo, che comprende le lingue indoarie, le lingue iraniche, l'armeno, il russo; il gruppo semitico, che comprende l'arabo e il neoebraico; e, infine, il gruppo malico (turco). Tra i gruppi estranei al continente asiatico figurano pure lingue estinte legate a tradizioni letterarie o resti archeologici, come l'ittito cuneiforme, il lavio,

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il lidio, il licio, l'ittito geroglifico, il frigio, il tocario, il greco antico, l'accado, il sudarabico e le altre lingue aramaiche e cananee. Molto diffuso l'inglese nelle ex colonie britanniche e in Giappone.

GEOGRAFIA ECONOMICA

L'Asia presenta in generale condizioni di forte sottosviluppo e arretratezza economica, con forti disparità fra i vari Paesi: accanto a una potenza mondiale come il Giappone e a paesi fortemente industrializzati come la Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, vi sono altre nazioni che mostrano profonde arretratezze nei metodi produttivi e nella capacità di sfruttare le proprie risorse (Nepal, Bangla Desh, Pakistan , e così via). Altri Paesi, invece, grazie alle proprie disponibilità petrolifere hanno avviato processi di sviluppo (Paesi arabi).

Agricoltura. Rappresenta ancora la base di sostentamento primario per la maggior parte della

popolazione asiatica, e il suo sviluppo è spesso ostacolato dalla mancanza, o dall'irregolarità, dell'acqua. Tuttavia si sono avviante rapide trasformazioni in alcuni suoi Paesi, a prezzo di sforzi ingenti. L'evoluzione politica ed economica dell'ultimo cinquantennio ha trasformato il volto agricolo delle regioni asiatiche dell'ex URSS, così come ora stanno mutando quelli della Cina e dell'India. L'aumento delle aree irrigue, la messa a coltura di nuove vaste aree, la modernizzazione dei metodi, hanno consentito di migliorare il rendimento di quasi tutti i raccolti. L'Asia contribuisce in notevole misura alla produzione mondiale del riso (Cina, India, Indonesia), del tè (India, Sri Lanka, Cina), del caucciù (Malaysia , Indonesia) e del cotone (Asia centrale, Cina, India).

Allevamento, risorse forestali e pesca. Oggi, come in passato, l'allevamento presenta le

caratteristiche di un'attività sussidiaria dell'agricoltura, fatta eccezione per le popolazioni nomadi delle zone aride e semiaride, le cui economie si basano essenzialmente sulla pastorizia. I bovini hanno la loro massima diffusione in India, che possiede ca. la metà del patrimonio bovino dell'Asia e il 15% di quello mondiale, ma con rendimenti piuttosto modesti, trattandosi di capi scarsamente selezionati e destinati tradizionalmente ai lavori dei campi e a una modesta produzione lattiero-casearia, escludendo il consumo di carni per motivi religiosi; l'allevamento bovino è molto diffuso anche in Cina. I due Paesi, inoltre, posseggono anche una notevole quantità di caprini, mentre gli ovini hanno larga diffusione nelle regioni asiatiche dell'ex URSS e nelle zone aride dell'Asia centro-occidentale, e sono generalmente allevati dai nomadi. Esclusi dall'area islamica, in ubbidienza alle norme coraniche, i suini costituiscono, insieme agli animali da cortile, una delle principali e tradizionali fonti di carne per l'alimentazione dei popoli cinesi e indocinesi (la sola Cina possiede oltre un terzo del patrimonio suinicolo mondiale). Cammelli e bufali sono soprattutto diffusi in India e Pakistan, mentre nelle regioni interne, soprattutto in Mongolia, conservano una notevole importanza i cavalli; la renna infine rimane l'animale più caratteristico della tundra e della taiga. La taiga siberiana, ancora scarsamente sfruttata, rappresenta un'immensa riserva forestale, fornendo un prodotto destinato prevalentemente alla fabbricazione di pasta di legno e carta. Le regioni monsoniche ed equatoriali, invece, forniscono bambù, sandalo e canfora, ma molta della superficie forestale di queste aree si è degradata a seguito delle pratiche agricole itineranti; la superficie forestale è andata progressivamente riducendosi anche nell'area pluviale dell'Insulindia e in quella tropicale dell'Indocina e dell'India sud-occidentale.

Rilevante, ma con una diffusione piuttosto irregolare, è l'attività peschereccia, largamente praticata in vari Paesi come Indonesia, Cina, Corea, India e nell'area indocinese. Il primato spetta al Giappone, che ha organizzato l'attività peschereccia su basi industriali, affermandosi come il massimo produttore mondiale di pesce fresco e conservato.

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Risorse minerarie. La vastità del continente e la differente costituzione geologica tra le varie zone

comportano la presenza di minerali di diversa natura, a cominciare dal carbone che abbonda nelle aree dei massicci paleozoici e la cui importanza come fonte energetica, in alternativa al petrolio, ha comportato una rivalutazione e un'intensificazione dell'attività estrattiva. I maggiori bacini carboniferi sono situati nell'ex territorio sovietico e nel territorio cinese, ma rilevanti sono anche le riserve della penisola indiana; aree carbonifere minori si trovano in Giappone e Corea. Nei grandi bacini carboniferi ex sovietici e cinesi sono presenti anche ricchi giacimenti ferrosi il cui sfruttamento, iniziato nel secolo scorso, ha comportato lo sviluppo del settore siderurgico, attorno al quale si sono andate formando le grandi regioni industriali degli Urali, del Kuzbass (Siberia sud-occidentale), della Manciuria e della Cina centrale. Complessivamente i Paesi asiatici contribuiscono per poco più di un terzo alla produzione mondiale di ghisa e ferroleghe e forniscono una percentuale pressoché uguale di acciaio. Oltre che di ferro, l'Asia è ricca di altri minerali metalliferi: tungsteno (Cina, Corea, ex URSS, Thailandia), nichel (ex URSS, Indonesia), cromo (ex URSS, Turchia, Filippine, India), stagno, di cui la Malaysia è il maggiore produttore mondiale, seguita da Indonesia e Thailandia. Non mancano inoltre zinco, piombo (Cina, Corea del Nord), manganese (India), bauxite. Le risorse aurifere sono quasi interamente concentrate nella Siberia orientale, dove sono inoltre localizzati i giacimenti diamantiferi; la Transcaucasia invece ha cospicui giacimenti di rame. Un discorso a sé va fatto per il petrolio che ha rivoluzionato le economie dei Paesi del Golfo Persico, in particolare dell'Arabia Saudita che occupa il primo posto tra gli esportatori di greggio, seguita da Cina, Iran, Iraq, Kuwait e dagli altri piccoli emirati della zona. Risultati largamente positivi hanno dato le ricerche in territorio cinese e le riserve accertate risultano tali da collocare la Cina tra i massimi produttori mondiali; parte del greggio estratto viene già esportato, soprattutto in Giappone.

Industrie. Significativo è il fatto che a imporsi come massima potenza industriale del continente

asiatico sia stato un Paese popoloso e povero di materie prime come il Giappone, il cui modello di sviluppo tende a essere imitato da alcuni Stati dell'area estremo-orientale, in particolare Taiwan e Corea del Sud, nonché le città-Stato di Hong Kong e Singapore, favoriti da un ingente flusso di capitali esteri e dall'ampia disponibilità di manodopera a basso costo. Lo sviluppo industriale di questi Paesi, come quello del Giappone, si basa essenzialmente su un'economia di trasformazione, con una gamma vastissima di prodotti, dai più semplici ai più sofisticati, per gran parte destinati al mercato estero. Se questo apparato produttivo occupa un posto a sé, non trascurabile è il restante patrimonio industriale del continente asiatico, tenuto conto che la stessa India, con tutti i suoi gravi problemi di sottosviluppo, dispone di rilevanti concentrazioni industriali in grado di fornire anche prodotti tecnologicamente assai avanzati. Per quanto riguarda i Paesi del Golfo Persico, nonostante sia chiaramente avvertita l'esigenza di ridurre gradualmente la propria dipendenza economica dai soli proventi petroliferi (l'Arabia Saudita, in particolare, tende a ricercare nuove possibilità di profitto industriale e finanziario, destinando buona parte degli investimenti alle infrastrutture e alla creazione di un settore di base incentrato sull'industria petrolchimica), abbastanza modesto è nel complesso il livello d'industrializzazione. Un "universo" a sé stante è infine rappresentato dalla Cina che, dopo essersi aperta ai rapporti commerciali col Giappone e i Paesi industriali dell'Occidente, ne ha incoraggiato la collaborazione tecnica e finanziaria, con lo scopo di intensificare, grazie agli investimenti esteri, lo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie e di accelerare il processo di potenziamento dell'apparato industriale, sia pesante sia leggero. A livello mondiale, solo 10 Paesi in via di sviluppo esportano per più di 20 miliardi di dollari ogni anno e la metà di questi si trovano in estremo Oriente. Gli Stati Uniti, insieme ad altri Paesi industrializzati, stanno adottando delle misure allo scopo di frenare l'"esuberanza" commerciale di questi Stati asiatici. In particolare il problema ha assunto un aspetto di forte tensione col Giappone, massimo esportatore nell'area del dollaro.

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ESPLORAZIONI

Dall'antichità a Marco Polo. Già a partire dal V secolo a.C. ci sono noti, a grandi linee, i Paesi e i

popoli dei vasti imperi assiro e persiano, fino al Turkestan e all'Indo, attraverso le esplorazioni del navigatore greco Scilace e le relazioni dei viaggi di Ecateo di Mileto e di Erodoto. Le conquiste folgoranti di Alessandro Magno, vere imprese esplorative, si spinsero fino all'odierna città di Amritsar; i suoi geografi resero più precisa la conoscenza dell'Asia sud-occidentale, del fiume Indo, delle coste dell'Oceano Indiano e del Golfo Persico, annunciando l'esistenza del Gange. I Romani, arrestati dai Parti nella loro espansione verso oriente, intrattennero con i Paesi dell'Asia relazioni commerciali via mare, spingendosi dal Mar Rosso meridionale, dapprima fino alle foci dell'Indo, poi lungo le coste dell'India, di Ceylon, della Birmania e della Malesia. Con l'affermarsi del cristianesimo numerosi missionari si recarono in Arabia, in Armenia, in Persia, in India, spingendosi fino nell'interno del continente e in Cina. Il primo valido contributo alla conoscenza dell'Asia, tuttavia, fu portato a partire dal IX secolo dalle relazioni di viaggi compiuti dagli Arabi. Ciononostante il mondo asiatico, salvo la regione dei luoghi santi e dei Paesi vicini raggiunti prima da pellegrini bizantini e più tardi dai crociati, rimase a lungo sconosciuto all'Europa. Le conquiste dei Mongoli di Genghiz Khan fino alla Polonia e il terrore che le loro devastazioni sparsero in tutta l'Europa, furono la spinta iniziale ai grandi viaggi nel continente, che ebbero lo scopo di prendere contatto con i capi mongoli e promuovere l'alleanza nella lotta contro l'Islam, il comune nemico. Nel 1245 il francescano Giovanni da Pian del Carpine fu inviato in missione da papa Innocenzo IV presso il Gran Khan. Da Sarai, sul Volga, presso l'odierna Saratov, costeggiò il Syrdarja e, valicata la porta di Zungaria, giunse a Caracorum, in Mongolia. Di tale viaggio egli lasciò una relazione dettagliata nel volume Historia Mongolorum . Ricalcando approssimativamente le sue orme, un altro francescano, Guglielmo di Ruysbroeck partito nel 1252 raggiunse nel 1254 Caracorum, inviato da Luigi IX di Francia; la sua relazione è un prezioso compendio di notizie sui popoli visitati, accompagnate da osservazioni geografiche sui vari Paesi. Ben presto però agli interessi politico-religiosi subentrarono ragioni più pratiche, dato che dai Paesi orientali provenivano in Europa, attraverso gli Arabi, seterie, spezie, pietre preziose. Nel 1261 due mercanti veneziani, Nicolò e Matteo Polo, partirono per Pechino dove il Gran Khan dei Tartari aveva fissato la sua capitale. Tornati a Venezia dopo sette anni di permanenza in estremo Oriente, ripartirono nel 1271, portando con loro il giovane Marco, figlio di Nicolò; giunsero a Pechino, dopo aver attraversato l'Asia centrale, dopo tre anni di viaggio. Incaricato di diverse missioni, Marco ebbe così il modo di visitare la Cina, arrivando fino in Birmania; ne ripartì nel 1292, effettuando nel viaggio di ritorno la circumnavigazione dell'Asia meridionale. Lasciò un vivido resoconto dei suoi viaggi nel Libro delle

Maraviglie , più noto col nome Il Milione . Anche frate Giovanni da Montecorvino dopo aver

raggiunto l'India, si recò a Pechino (1294) dove stabilì un vescovado; fu seguito, tra il 1318 e il 1330, dal francescano Odorico da Pordenone, il quale durante il viaggio di ritorno visitò anche il Tibet.

Cinquecento e Seicento. Con l'apertura della via marittima all'India, seguita alla scoperta di Vasco

da Gama (1497-98) di poter compiere il periplo dell'Africa, i Portoghesi si spinsero nell'Oceano Indiano, stabilendo numerosi insediamenti in India, nella Malacca, a Canton, in Giappone. Quest'ultimo Paese fu largamente esplorato dal gesuita Francesco Saverio che, giuntovi nel 1548, vi soggiornò a lungo stabilendovi varie missioni. La sua opera fu continuata da altri gesuiti, ma ben presto la Cina e il Giappone chiusero l'ingresso agli stranieri. Alcuni missionari poterono tuttavia restare in Cina, in qualità di studiosi: tra questi, padre Matteo Ricci, stabilitosi nel 1601 a Pechino, e padre Martino Martini, che compendiò l'opera dei suoi confratelli nel Nuovo Atlante della Cina , edito alla metà del Seicento. Il territorio asiatico si andava frattanto sempre più precisando con l'espansione russa nell'Asia settentrionale, di cui le sole notizie giunte in Occidente erano quelle riportate all'inizio del XVI secolo dai mercanti di pellicce. A questi fecero presto seguito truppe irregolari di cosacchi, che conquistarono città tartare o ne fondarono di nuove, come Tobolsk

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(1587), Tomsk (1604), Jenisejsk (1618), Krasnojarsk (1628), Jakutsk (1632) e Irkutsk (1652), base quest'ultima di ulteriori esplorazioni verso nord e verso est. A nord furono riconosciuti i fiumi Lena, Olenèk, Indigirka e Kolyma, mentre a sud De z nev (1648) guidò una spedizione alla penisola dei Cukci, scoprendo, ma non si è certi, lo Stretto di Bering. Tra il 1643 e il 1646 il cosacco Pojarkov giunse all'Amur, discendendo fino alla foce. Ma queste esplorazioni, compiute da avventurieri e pionieri quasi del tutto incolti, non contribuirono a dare un'idea chiara del Paese.

Dal Settecento in poi. La prima spedizione basata su premesse scientifiche fu quella guidata da

Vitus Bering, incaricato nel 1725 da Pietro il Grande di accertare se il territorio asiatico si prolungasse fino a quello americano; partito nel 1727 dalla penisola di Kam c atka, si portò sino a 67 o nord scoprendo lo stretto che porta il suo nome. La ricognizione della costa artica fu in gran parte compiuta dai Russi nella prima metà del secolo XVIII: nel 1742 Celjuskin raggiunse il punto più settentrionale della Siberia, che oggi porta il suo nome. Solo nel 1879 però lo svedese Nordenskjöld riuscì a raggiungere il Pacifico partendo dalla Norvegia e attraversando il tanto ricercato passaggio di nord-est. Frattanto era proseguita l'esplorazione delle regioni interne della Siberia con numerosi rilevamenti, preludio alla costruzione di quell'importante via di penetrazione che fu la ferrovia Transiberiana. La Persia e l'India furono rese note al mondo occidentale dai francesi J.-B. Tavernier e J. Chardin (secolo XVII), e nel 1802 il Survey of India iniziò la sistematica triangolazione del subcontinente indiano. La regione arabica, per lunghi secoli chiusa all'ingresso dei non musulmani, fu visitata dal danese Carsten Niebuhr (1761), che per primo diede notizie attendibili sul Paese, seguito nel 1811 dallo svizzero Ludvig Burckhardt. Alla ricerca di nuove terre da colonizzare si effettuarono, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, numerose spedizioni scientifiche che portarono un decisivo contributo alla conoscenza delle regioni più interne, particolarmente delle zone più impervie delle grandi catene montuose dell'Asia centrale.

RELIGIONI

L'Asia è la culla delle più importanti religioni esistenti e tutte vi sono rappresentate. Nell'Asia centro-orientale è ampiamente diffuso il buddhismo, mentre brahmanesimo, confucianesimo e scintoismo sono praticati rispettivamente in India, Cina e Giappone. La parte occidentale del continente, invece, è la patria di origine del giudaismo, del cristianesimo e dell'islamismo. Il cristianesimo, che ha conosciuto la più imponente diffusione nell'Occidente, è oggi praticato da ca. 105 milioni asiatici. L'islamismo si è propagato nella parte occidentale e meridionale (Arabia, Anatolia, Siria, Iran, Pakistan, Indonesia), mentre la religione ebraica è praticata principalmente nel ricostituito Stato di Israele.

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