• Non ci sono risultati.

Ecosistemi di acque interne e di transizione

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Ecosistemi di acque interne e di transizione"

Copied!
51
0
0

Testo completo

(1)

Rapporto sullo stato

delle conoscenze scientifiche

su impatti, vulnerabilità ed adattamento

ai cambiamenti climatici in Italia

(2)

Citazione suggerita: Castellari S., Venturini S., Ballarin Denti A., Bigano A., Bindi M., Bosello F., Carrera L., Chiriacò M.V., Danovaro R., Desiato F., Filpa A., Gatto M., Gaudioso D., Giovanardi O., Giupponi C., Gualdi S., Guzzetti F., Lapi M., Luise A., Marino G., Mysiak J., Montanari A., Ricchiuti A., Rudari R., Sabbioni C., Sciortino M., Sinisi L., Valentini R., Viaroli P., Vurro M., Zavatarelli M. (a cura di.) (2014). Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti,

vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma.

© MATTM, Roma, 2014

Riproduzione autorizzata citando la fonte

Tutti i diritti spettano al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

(3)

Daniela Pasella (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto sull’Inquinamento Atmosferico), Luisa Pierantonelli (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

Coordinamento tecnico-scientifico:

Sergio Castellari (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Sara Venturini (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici).

Contributi tecnico-scientifici per settori:

Vulnerabilità climatica presente e passata

Coordinatore: Franco Desiato (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Gruppo di lavoro: Vincenzo Artale (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Michele Brunetti (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima), Sandro Carniel (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine), Guido Fioravanti (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Maurizio Maugeri (Università degli Studi di Milano), Valentina Pavan (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente dell’Emilia-Romagna) Claudia Simolo (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima), Andrea Toreti (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale / Justus Liebig-Universität Gießen).

Revisore esterno: Marina Baldi (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biometeorologia).

Variabilità climatica futura

Coordinatore: Silvio Gualdi (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

Gruppo di lavoro: Vincenzo Artale (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Sandro Carniel (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine), Filippo Giorgi (Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics), Piero Lionello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università del Salento), Antonio Navarra (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Istituto Nazionale di Geofisica e

(4)

Vulcanologia), Valentina Pavan (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente dell’Emilia-Romagna), Antonello Provenzale (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima), Paolo Ruti (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Rodica Tomozeiu (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente dell’Emilia-Romagna).

Revisore esterno: Alessandra Giannini (International Research Institute for Climate and Society – Columbia University).

Risorse idriche

Coordinatori: Carlo Giupponi (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Michele Vurro (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque).

Gruppo di lavoro: Diego Copetti (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Monica Garnier (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Raffaele Giordano (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Anna Luise (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Tommaso Moramarco (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Ivan Portoghese (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Elisabetta Preziosi (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Emanuele Romano (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Maurizio Sciortino (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Gianni Tartari (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Pierluigi Viaroli (Università degli Studi di Parma), Raffaella Zucaro (Istituto Nazionale di Economia Agraria).

Revisore esterno: Guido Bazzani (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biometeorologia).

Desertificazione, degrado del territorio e siccità

Coordinatori: Maurizio Sciortino (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Anna Luise (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Gruppo di lavoro: Valentina Bacciu (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari), Mauro Centritto (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree), Marco di Leginio (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Paolo Fiorucci (Fondazione CIMA), Carlo Giupponi (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Luca

(5)

pedologia), Giovanni Quaranta (Università degli Studi della Basilicata), Rosanna Salvia (Fondazione MEDES), Ivan Portoghese (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque), Donatella Spano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari), Michele Vurro (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque).

Revisori esterni: Giuseppe Enne (DesertNet International), Pandi Zdruli (Istituto Agronomico Mediterraneo Bari).

Dissesto idrogeologico

Coordinatori: Fausto Guzzetti (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Alberto Montanari (Università di Bologna), Roberto Rudari (Fondazione CIMA).

Gruppo di lavoro: Renata Archetti (Università di Bologna), Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano), Alessio Capriolo (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Fabio Castelli (Università degli Studi di Firenze), Marta Chiarle (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Pierluigi Claps (Politecnico di Torino), Carlo Giupponi (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Paola Mercogliano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), Mario Parise (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Marco Pizziolo (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente dell’Emilia-Romagna), Guido Rianna (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), Renzo Rosso (Politecnico di Milano), Paola Salvati (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), Pierluigi Viaroli (Università degli Studi di Parma), Michele Vurro (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque).

Revisori esterni: Francesco Laio (Politecnico di Torino), Salvatore Grimaldi (Università degli Studi della Tuscia).

Ecosistemi terrestri

Coordinatore: Marino Gatto (Politecnico di Milano).

Gruppo di lavoro: Nicoletta Cannone (Università degli Studi dell'Insubria), Renato Casagrandi (Politecnico di Milano), Emilio Padoa-Schioppa (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Juan

(6)

Terradez Mas (Fondazione Lombardia per l’Ambiente), Antonio Ballarin Denti (Università Cattolica del Sacro Cuore / Fondazione Lombardia per l’Ambiente), Anna Bonardi (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Giulio De Leo (Stanford University / Università degli Studi di Parma), Gentile Francesco Ficetola (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Giulia Fiorese (Joint Research Centre della Commissione Europea), Mita Lapi (Fondazione Lombardia per l’Ambiente), Francesco Malfasi (Università degli Studi dell'Insubria), Marisa Rossetto (Politecnico di Milano). Revisori esterni: Giuseppe Bogliani (Università degli Studi di Pavia), Maurizia Gandini (Museo delle Scienze di Trento).

Ecosistemi marini

Coordinatore: Roberto Danovaro (Università Politecnica delle Marche).

Gruppo di lavoro:Lisandro Benedetti-Cecchi (Università degli Studi di Pisa), Maria Cristina Buia (Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli), Carlo Cerrano (Università Politecnica delle Marche), Cinzia Corinaldesi (Università Politecnica delle Marche), Serena Fonda (Università degli Studi di Trieste), Simona Fraschetti (Università del Salento), Cristina Gambi (Università Politecnica delle Marche), Michele Mistri (Università degli Studi di Ferrara), Paolo Montagna (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze Marine), Cristina Munari (Università degli Studi di Ferrara), Anna Occhipinti-Ambrogi (Università degli Studi di Pavia), Antonio Pusceddu (Università Politecnica delle Marche), Gianluca Sarà (Università degli Studi di Palermo), Adriana Zingone (Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli).

Revisore esterno: Ferdinando Boero (Università del Salento).

Ecosistemi di acque interne e di transizione

Coordinatore: Pierluigi Viaroli (Università degli Studi di Parma).

Gruppo di lavoro: Alberto Basset (Università del Salento), Marco Bartoli (Università degli Studi di Parma), Angela Boggero (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Marco Cantonati (Museo delle Scienze di Trento, Sezione di Limnologia e Algologia), Marzia Ciampittiello (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Diego Fontaneto (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Diana M. P. Galassi (Università degli Studi dell’Aquila), Piero Guilizzoni (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Massimo Lorenzoni (Università degli Studi di Perugia), Alessandro Ludovisi (Università degli Studi di Perugia), Antonella Lugliè (Università degli Studi di Sassari), Paolo Magni (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Ambiente Marino Costiero), Marina Manca (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Giuseppe Morabito (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli

(7)

per lo Studio degli Ecosistemi), Michela Rogora (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi), Giampaolo Rossetti (Università degli Studi di Parma), Loreto Rossi (Sapienza - Università di Roma), Nico Salmaso (Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all’Adige), Nicola Sechi (Università degli Studi di Sassari), Fabio Stoch (Università degli Studi dell’Aquila), Davide Tagliapietra (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine), Pietro Volta (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi).

Revisore esterno: Anna Occhipinti (Università degli Studi di Pavia).

Salute

Coordinatore: Luciana Sinisi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Gruppo di lavoro: Francesca De Maio (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Annamaria De Martino (Ministero della Salute), Anna Maria Fausto (Università degli Studi della Tuscia), Luca Lucentini (Istituto Superiore di Sanità), Maura Manganelli (Istituto Superiore di Sanità), Roberto Romi (Istituto Superiore di Sanità), Jessica Tuscano (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Francesco Cuccaro (Azienda Sanitaria Locale di Barletta-Andria-Trani), Alessandra Marani (Sapienza - Università di Roma), Davide Renzi (Sapienza - Università di Roma), Remo Rosati (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana), Gianfranco Tarsitani (Sapienza - Università di Roma).

Revisore esterno: Giorgio Assennato (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Puglia).

Foreste

Coordinatori:Riccardo Valentini (Università degli Studi della Tuscia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Maria Vincenza Chiriacò (Università degli Studi della Tuscia).

Gruppo di lavoro: Valentina Bacciu (Università degli Studi di Sassari / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Anna Barbati (Università degli Studi della Tuscia), Marco Borghetti (Università degli Studi della Basilicata), Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano), Piermaria Corona (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura), Carlo Giupponi (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Salvatore Grimaldi (Università degli Studi della Tuscia), Tommaso La Mantia (Università degli Studi di Palermo), Paolo Menozzi (Università degli Studi di Parma), Lucia Perugini (Università

(8)

degli Studi della Tuscia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Davide Pettenella (Università degli Studi di Padova), Andrea Piotti (Università degli Studi di Parma), Raoul Romano (Istituto Nazionale di Economia Agraria - Osservatorio Foreste), Cristina Rulli (Politecnico di Milano), Michele Salis (Università degli Studi di Sassari / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Giuseppe Scarascia Mugnozza (Università degli Studi della Tuscia), Donatella Spano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari), Dario Vespertino (Università degli Studi della Tuscia).

Revisori esterni: Tommaso Anfodillo (Università degli Studi di Padova), Renzo Motta (Università degli Studi di Torino).

Agricoltura e produzione alimentare

Coordinatore: Marco Bindi (Università degli Studi di Firenze).

Gruppo di lavoro: Guido Bonati (Istituto Nazionale di Economia Agraria), Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano), Nicola Lacetera (Università degli Studi della Tuscia), Franco Miglietta (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biometeorologia), Pier Paolo Roggero (Università degli Studi di Sassari), Donatella Spano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari), Domenico Ventrella (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura), Lorenzo Brilli (Università degli Studi di Firenze), Fabio Eboli (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università Ca’ Foscari di Venezia), Roberto Ferrise (Università degli Studi di Firenze), Carlo Giupponi (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Valentina Mereu (Università degli Studi di Sassari), Marco Moriondo (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biometeorologia).

Revisore esterno: Marco Acutis (Università degli Studi di Milano).

Pesca marittima

Coordinatore: Otello Giovanardi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Gruppo di lavoro: Tomaso Fortibuoni (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Simone Libralato (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale), Fabio Pranovi (Università Ca’ Foscari di Venezia), Michele Romanelli (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Alberto Santojanni (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine).

Revisore esterno: Giuseppe Scarcella (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine).

(9)

Coordinatore:Giovanna Marino (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Gruppo di lavoro: Patrizia Di Marco (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Alessandro Longobardi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Fabio Massa (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura – Commissione Generale della Pesca per il Mediterraneo), Giuseppe Prioli (Associazione Mediterranea Acquacoltori).

Revisore esterno: Davide Fezzardi (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura).

Zone costiere

Coordinatore:Marco Zavatarelli (Università di Bologna).

Gruppo di lavoro: Fabrizio Antonioli (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Renata Archetti (Università di Bologna), Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano), Margaretha Breil (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Andrea Critto (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Carla Rita Ferrari (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente dell’Emilia-Romagna), Antonio Marcomini (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Sergio Silenzi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Greta Tellarini (Università di Bologna), Silvia Torresan (Università Ca’ Foscari di Venezia / Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici).

Revisori esterni: Attilio Rinaldi (Fondazione Centro Ricerche Marine).

Turismo

Coordinatore: Andrea Bigano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei).

Gruppo di lavoro: Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano), Mariaester Cassinelli (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Alessandro Lanza (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Mara Manente (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica), Juan Terradez Mas (Fondazione Lombardia per l'Ambiente).

(10)

Revisori esterni: Roberto Cellini (Università degli Studi di Catania), Lionello Franco Punzo (Università degli Studi di Siena).

Insediamenti urbani

Coordinatore: Andrea Filpa (Università degli Studi Roma Tre).

Gruppo di lavoro: Flavio Borfecchia (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Margaretha Breil (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Sergio Castellari (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Alessandro Dettori (Università degli Studi di Sassari), Serena Marras (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari), Simone Ombuen (Università degli Studi Roma Tre), Maurizio Pollino (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Donatella Spano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Università degli Studi di Sassari).

Revisori esterni: Francesco Musco (Università IUAV di Venezia), Michele Talia (Università degli Studi di Camerino).

Patrimonio culturale

Coordinatore: Cristina Sabbioni (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima).

Gruppo di lavoro: Alessandra Bonazza (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima), Giulia Caneva (Università degli Studi Roma Tre), Annamaria Giovagnoli (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro), Elisabetta Giani (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro).

Revisore esterno: Elisabetta Zendri (Università Ca’ Foscari di Venezia).

Trasporti e infrastrutture

Coordinatore: Domenico Gaudioso (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Gruppo di lavoro: Lorenzo Barbieri (Università degli Studi Roma Tre).

(11)

Coordinatore: Alberto Ricchiuti (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Gruppo di lavoro: --

Revisori esterni: --

Energia

Coordinatore: Domenico Gaudioso (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Gruppo di lavoro: Francesco Apadula (Ricerca sul Sistema Energetico), Paola Faggian (Ricerca sul Sistema Energetico), Sergio La Motta (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Stefano Maran (Ricerca sul Sistema Energetico), Paolo Ruti (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Michela Volonterio (Ricerca sul Sistema Energetico).

Revisore esterno: Piero Pelizzaro (Kyoto Club).

Area alpina e appenninica

Coordinatori: Antonio Ballarin Denti (Università Cattolica del Sacro Cuore / Fondazione Lombardia per l’Ambiente), Mita Lapi (Fondazione Lombardia per l’Ambiente).

Gruppo di lavoro: Marco Bindi (Università degli Studi di Firenze), Luca Cetara (Accademia Europea di Bolzano), Giulio De Leo (Stanford University / Università degli Studi di Parma), Marino Gatto (Politecnico di Milano), Franco Miglietta (Consiglio Nazionale delle Ricerche -Istituto di Biometeorologia), Marisa Rossetto (Politecnico di Milano), Claudio Smiraglia (Università degli Studi di Milano), Juan Terradez Mas (Fondazione Lombardia per l’Ambiente), Pierluigi Viaroli (Università degli Studi di Parma).

Revisori esterni: Marcello Petitta (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Riccardo Rigon (Università degli Studi di Trento).

Distretto idrografico del fiume Po

Coordinatori: Jaroslav Mysiak (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Lorenzo Carrera (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei).

(12)

Gruppo di lavoro: Silvano Pecora (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l´Ambiente dell´Emilia-Romagna), Francesco Puma (Autorità di Bacino del fiume Po), Cinzia Alessandrini (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l´Ambiente dell´Emilia-Romagna), Mattia Amadio (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Elisa Calliari (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Maria De Salvo (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Fabio Farinosi (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Silvia Santato (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Claudia Vezzani (Autorità di Bacino del fiume Po).

Revisori esterni: --

Stime economiche degli impatti dei cambiamenti climatici e dell’adattamento in Italia

Coordinatori: Francesco Bosello (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università degli Studi di Milano).

Gruppo di lavoro: Andrea Bigano (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei), Alessio Capriolo (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Fabio Eboli (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici / Fondazione Eni Enrico Mattei / Università Ca’ Foscari di Venezia), Daniele Spizzichino (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Revisori esterni: --

Si ringraziano per il supporto alla revisione generale: Silvia Medri, Lorella Reda, Melania Michetti, Eleonora Cogo (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici).

(13)

Sommario

Introduzione generale ... 21

Variabilità climatica presente e passata ... 23

Sintesi ... 23 Introduzione ... 23 Temperatura ... 28 Precipitazioni ... 34 Altre variabili ... 39 Mare ... 40 Conclusioni ... 44 Bibliografia ... 45

Variabilità climatica futura ... 48

Sintesi ... 48

Introduzione ... 49

Cambiamenti climatici e modelli numerici ... 49

I possibili cambiamenti del clima in Italia ... 61

Conclusioni ... 75

Bibliografia ... 79

Risorse idriche ... 84

Sintesi ... 84

Introduzione ... 85

Valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche ... 86

Verso l’individuazione e l’analisi delle misure di adattamento ... 101

Collegamento con altri settori ... 108

(14)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

14

Bibliografia ... 112

Desertificazione, degrado del territorio e siccità ... 119

Sintesi ... 119

Introduzione ... 120

I processi di desertificazione e l’influenza dei cambiamenti climatici ... 121

Aree sensibili alla desertificazione e al degrado ... 125

Analisi dei possibili impatti dei cambiamenti climatici sulle aree sensibili alla desertificazione ... 130

Azioni di adattamento intraprese in Italia ... 134

Verso l’individuazione di politiche ed azioni di adattamento ... 137

Valutazione economica delle misure di adattamento nelle zone a rischio di desertificazione 139 Bibliografia ... 140

Dissesto idrogeologico ... 143

Sintesi ... 143

Introduzione ... 144

Dati e informazioni ... 147

Rischio idrogeologico e cambiamenti climatici ... 152

Verso l’identificazione delle azioni di adattamento ... 163

Incertezze e incognite ... 170

Aree maggiormente vulnerabili ... 172

Implicazioni per altri settori ... 174

Bibliografia ... 175

Biodiversità ed ecosistemi ... 182

Ecosistemi terrestri ... 182

Sintesi ... 182

Introduzione ... 182

(15)

Impatti osservati dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi terrestri ... 185

Impatti attesi ... 199

Conseguenze per il territorio e la società ... 208

Azioni di adattamento intraprese per gli ecosistemi terrestri ... 211

Bibliografia ... 215

Ecosistemi marini ... 230

Sintesi ... 230

Introduzione ... 232

Impatto dei cambiamenti globali sugli ecosistemi marini ... 234

Vulnerabilità delle diverse tipologie di ecosistemi/habitat marini... 248

Impatto dei cambiamenti climatici sul funzionamento degli ecosistemi marini ... 266

Casi di studio ... 267

Impatto dei cambiamenti climatici sui beni e servizi degli ecosistemi marini ... 273

Verso l’individuazione di azioni di adattamento ... 275

Bibliografia ... 279

Ecosistemi di acque interne e di transizione ... 299

Sintesi ... 299

Introduzione ... 300

Stato di conservazione, vulnerabilità ed effetti attesi dei cambiamenti climatici per gli ecosistemi di acque interne ... 303

Azioni di adattamento già intraprese ... 317

Problematiche intersettoriali ... 319

Bibliografia ... 322

Salute ... 330

Sintesi ... 330

Introduzione ... 335

(16)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

16

Clima, qualità dell’aria outdoor e indoor, malattie allergiche, respiratorie e cardiovascolari 351

Clima, sicurezza alimentare e nutrizionale ... 357

Clima e salute: i danni diretti ... 366

Considerazioni finali ... 373

Bibliografia ... 374

Foreste ... 382

Sintesi ... 382

Quadro di riferimento nazionale ... 385

Impatti dei cambiamenti climatici sulla funzionalità e sui servizi ecosistemici delle foreste . 400 Impatti sulle filiere socio-economiche ... 417

Azioni di adattamento intraprese ... 420

Bibliografia ... 430

Agricoltura, pesca e acquacoltura ... 441

Agricoltura e produzione alimentare ... 441

Sintesi ... 441

Introduzione ... 442

Gli aspetti chiave dell’impatto dei cambiamenti climatici ... 443

Azioni di adattamento intraprese ... 454

Interazioni tra strategie di adattamento e mitigazione ... 456

Stima dei costi e benefici ... 458

Incertezze e incognite ... 462

Aree più vulnerabili ... 464

Implicazioni per altri settori collegati ... 465

Bibliografia ... 471

Pesca marittima ... 480

(17)

Introduzione ... 480

Impatti dei cambiamenti climatici sulla pesca marittima e vulnerabilità del settore ... 483

Verso l’individuazione di azioni mitigatrici ed adattative ... 497

Bibliografia ... 499

Acquacoltura ... 507

Sintesi ... 507

Introduzione ... 507

Impatti dei cambiamenti climatici sull’acquacoltura ... 510

Vulnerabilità dell’acquacoltura ai cambiamenti climatici ... 518

Verso l’individuazione di azioni di adattamento ... 523

Bibliografia ... 525

Zone costiere ... 529

Sintesi ... 529

Introduzione ... 529

Beni e servizi ecosistemici nella zona costiera: sensitività ai cambiamenti climatici ... 529

Variazioni relative del livello del mare e vulnerabilità delle pianure costiere italiane ... 542

Dinamica dei litorali ed eventi estremi ... 554

Vulnerabilità delle zone costiere ai cambiamenti climatici ... 559

Impatto delle variazioni climatiche sulle aree urbane costiere ... 565

Il quadro politico e normativo sulla gestione delle zone costiere e l’impatto dei cambiamenti climatici ... 569

Elementi per una valutazione economica degli impatti e dell’adattamento nelle zone costiere ... 576

Bibliografia ... 580

Turismo ... 591

Sintesi ... 591

(18)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

18

Valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sul settore turistico in Italia ... 597

Verso l’individuazione di azioni di adattamento nel settore turistico ... 610

Stima dei costi e benefici ... 622

Bibliografia ... 625

Insediamenti urbani ... 628

Sintesi ... 628

Cambiamenti climatici e insediamenti urbani: specificità e riferimenti di contesto ... 629

Impatti dei cambiamenti climatici e vulnerabilità degli insediamenti urbani ... 638

Comprendere e valutare le problematiche climatiche di ciascun insediamento urbano: percorsi e metodi ... 660

Riflessioni sulla quantificazione dei costi per l’adattamento urbano ... 665

Caratteristiche generali di una strategia di adattamento per gli insediamenti urbani ... 670

Bibliografia ... 672

Infrastruttura critica ... 675

Patrimonio culturale ... 675

Sintesi ... 675

Stato delle conoscenze sull’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale in Italia ... 676

Vulnerabilità del patrimonio culturale e valutazione dei rischi ... 679

Vulnerabilità del paesaggio, valutazione dei rischi e strategie di base per la prevenzione del rischio naturale ... 690 Bibliografia ... 693 Trasporti e infrastrutture ... 695 Sintesi ... 695 Introduzione ... 695 Rischi e impatti ... 696

(19)

Riferimenti per la valutazione di impatti e azioni di adattamento settoriali ... 702

Verso l’individuazione di azioni di adattamento ... 704

Basi conoscitive per lo studio degli impatti, della vulnerabilità e dell’adattamento ... 707

Bibliografia ... 709

Industrie ed infrastrutture pericolose ... 711

Sintesi ... 711

Introduzione ... 712

Impatti ... 720

Valutazioni di rischio e di vulnerabilità ... 725

Basi conoscitive per lo studio degli impatti, della vulnerabilità e dell’adattamento ... 731

Bibliografia ... 733

Energia ... 736

Sintesi ... 736

Introduzione ... 738

Impatti sulla domanda di energia per riscaldamento e raffrescamento ... 739

Impatti sulla domanda di energia elettrica ... 742

Impatti sulla produzione di energia elettrica ... 744

Impatti sulla trasmissione e sulla distribuzione di energia elettrica ... 753

Valutazioni di rischio e di vulnerabilità ... 753

Verso l’individuazione di azioni di adattamento per il settore energetico ... 754

Azioni di adattamento intraprese ... 755

Basi conoscitive per lo studio degli impatti, della vulnerabilità e dell’adattamento ... 761

Bibliografia ... 765

Casi speciali ... 768

Area alpina e appenninica ... 768

(20)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

20

Introduzione ... 769

Climatologia: tendenze in corso e previste ... 770

Impatti dei cambiamenti climatici sulle aree montane italiane ... 781

Definizione di azioni e interventi di adattamento delle aree montane ai cambiamenti climatici ... 795

Bibliografia ... 802

Distretto idrografico del fiume Po ... 810

Sintesi ... 810

Introduzione ... 810

Principali norme per la tutela quali - quantitativa della risorsa idrica ... 814

Clima ... 817

Scenari socio-economici per la valutazione dei consumi idrici ... 827

Descrizione dei settori principali e degli impatti dei cambiamenti climatici ... 832

Bibliografia ... 849

Stime economiche degli impatti dei cambiamenti climatici e dell’adattamento in Italia ... 853

Sintesi ... 853

Introduzione ... 854

Cambiamenti climatici, pesca/risorse ittiche e adattamento in Italia: elementi per una valutazione economica ... 855

Cambiamenti climatici, agricoltura e adattamento in Italia: elementi per una valutazione economica ... 856

Cambiamenti climatici, zone costiere e adattamento in Italia: elementi per una valutazione economica ... 860

Cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico e adattamento in Italia: elementi per una valutazione economica ... 863

Cambiamenti climatici, turismo e adattamento in Italia: elementi per una valutazione economica ... 873

Conclusioni ... 875

(21)

Ecosistemi di acque interne e di transizione

Sintesi

La valutazione dello stato di conservazione di biodiversità, funzioni e servizi degli ecosistemi di acque interne e la stima della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici sono affrontate considerando tipologie omogenee di ecosistemi acquatici, alla scala integrata del bacino idrografico e della zona di transizione adiacente. Gli ecosistemi acquatici sono ripartiti, secondo uno schema tradizionale, in: bacini fluviali, laghi, zone umide e acque lentiche85 di piccole dimensioni, ecosistemi dipendenti dalle acque sotterranee (Groundwater Dependent Ecosystems - GDE) e ambienti di transizione a mare. I bacini fluviali e i laghi sono inoltre analizzati nel contesto della regione geografica cui appartengono, assumendo che vi siano associate diverse pressioni e minacce derivanti dai cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici hanno effetti diretti sulla fenologia e sulla distribuzione delle specie che si manifestano in seguito a modificazioni della durata delle fasi di crescita, anticipazione o ritardo nelle migrazioni, sfasamento dei cicli vitali di predatore e preda, e migrazione verso nord e verso monte delle specie sensibili all’aumento di temperatura. Negli ecosistemi acquatici queste perturbazioni sono causate non solo dall’aumento della temperatura, ma anche dalle variazioni del regime idrologico e delle proprietà fisiche delle masse d’acqua. Tra gli ecosistemi a maggiore vulnerabilità si annoverano le acque lentiche di piccole dimensioni, i GDE e i laghi d’alta quota, e i corsi d’acqua appenninici e delle isole maggiori, sui quali già insistono pressioni importanti per l’elevato tasso di sfruttamento del territorio e delle risorse idriche.

La vulnerabilità dei grandi corsi d’acqua dipende dall’interazione tra le pressioni locali (uso del suolo, urbanizzazione, alterazioni idro-morfologiche), le variazioni del regime idrologico e la gestione delle risorse idriche. Attualmente si segnalano problemi legati al dissesto idro-morfologico dei corsi d’acqua, al deflusso residuo a valle delle derivazioni idriche, alle variazioni improvvise e intense delle portate dovute all’esercizio delle centrali idroelettriche (hydropeaking), all’inquinamento delle acque, alla perdita di specie indigene e alla crescente diffusione di specie aliene. Queste situazioni potrebbero essere amplificate dalle variazioni del regime idrologico indotte dai cambiamenti climatici.

I grandi laghi subalpini profondi sono regolati e costituiscono la più importante riserva di acqua dolce in Italia. Negli ultimi decenni si sono osservate condizioni critiche per il bilancio termico e la conseguente stratificazione della colonna d’acqua: l’aumento della temperatura atmosferica ha già causato una notevole riduzione della frequenza del rimescolamento delle intere masse d’acqua (oligomissi) e potrebbe portare a un rimescolamento limitato ai soli strati superficiali (meromissi).

(22)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

300

Le condizioni di meromissi sono in genere accompagnate dall’esaurimento dell’ossigeno disciolto nelle acque di fondo e da notevoli alterazioni della composizione delle comunità lacustri. Nel lungo termine, la diminuzione degli apporti nivali e glaciali e l’aumento dei prelievi potrebbero determinare oscillazioni del livello idrico con gravi impatti anche sulle zone litoranee di basso fondale.

Condizioni di particolare vulnerabilità sono previste per i laghi dell’Italia centrale, in particolare per quelli poco profondi come il Lago Trasimeno, nei quali si stanno verificando l’interramento delle zone litoranee, l’aumento delle concentrazioni dei soluti e il riscaldamento delle acque. Nei laghi artificiali dell’Italia meridionale e delle isole, la diminuzione delle precipitazioni e l’aumento della temperatura, combinate con un maggiore consumo idrico, potrebbero accentuare le variazioni di livello, favorendo così il peggioramento della qualità delle acque e l’affermazione di specie invasive e di cianobatteri tossici.

Le acque di transizione (foci fluviali e lagune costiere) sono esposte alle variazioni del regime idrologico dei bacini di monte, all’innalzamento del livello marino e all’aumento della temperatura. Trattandosi di sistemi a bassa profondità, sono attesi effetti particolarmente marcati nelle comunità bentoniche, con comparsa di fioriture di macroalghe, microalghe tossiche e cianobatteri e scomparsa delle specie animali maggiormente sensibili. Le opere di difesa idraulica a protezione dei centri abitati e delle zone agricole subsidenti potrebbero fare aumentare il confinamento delle aree lagunari interne, con rischi crescenti di stagnazione e anossia delle acque, condizioni che comportano la perdita di specie sensibili al tenore di ossigeno e alla temperatura. Complessivamente, si ritiene che le tendenze evolutive degli ecosistemi lagunari possano essere sfavorevoli per le specie native a vantaggio di quelle esotiche, con possibili impatti anche sulle attività di pesca e acquacoltura. Nelle foci fluviali, nei periodi di secca si potrà verificare la risalita del cuneo salino, un fenomeno che si è già manifestato in modo significativo in anni particolarmente siccitosi, ad esempio dal 2003 al 2007.

Nella maggior parte degli ambienti acquatici considerati, al crescere della temperatura e della durata della stagnazione delle masse idriche potranno aumentare il metabolismo microbico e l’eterotrofia, con possibili retroazioni sulle emissioni di gas clima-alteranti (CO2, N2O e CH4).

Introduzione

I temi trattati in questo capitolo sono già in parte presenti negli studi prodotti dal tavolo tecnico su

cambiamenti climatici e biodiversità: studio della mitigazione e proposte per l’adattamento, attivato in

preparazione della Strategia nazionale per la biodiversità (Attorre et al., 2009).

In questo contributo la vulnerabilità degli ecosistemi acquatici ai cambiamenti climatici è analizzata in relazione ai meccanismi di organizzazione e mantenimento della biodiversità e dei processi ecosistemici. Dai processi degli ecosistemi derivano funzioni che forniscono una serie di

(23)

benefici o servizi per il genere umano (Daily et al., 2009). Tali servizi sono in larga misura dipendenti dalle componenti biologiche degli ecosistemi86. Negli ecosistemi acquatici i processi biogeochimici (ad es. denitrificazione batterica e assimilazione da parte della vegetazione acquatica), garantiscono l’abbattimento dei nutrienti, una funzione ecosistemica che produce il servizio di depurazione dell’acqua. Altri servizi sono la laminazione delle piene, la ricarica degli acquiferi, la regolazione del microclima locale, la produzione di risorse alimentari quali pesci, crostacei, ecc. (Jones, 2013). Le alterazioni degli ecosistemi, in particolare la perdita di specie e la diminuzione della biodiversità danneggiano questi servizi, con ricadute anche di tipo economico (si pensi, ad esempio, ai costi della depurazione dell’acqua destinata al consumo umano).

Gli impatti dei cambiamenti climatici possono presentarsi a livello di ecosistema, habitat e specie. Si osservano anzitutto effetti diretti sulla fenologia87 e sulla distribuzione delle specie, sia vegetali sia animali (Parmesan, 2006). Nel caso dei vegetali, l’aumento della temperatura tende a favorire le specie tolleranti, che possono presentare un incremento della durata delle fasi di crescita vegetativa e della produttività, e a sfavorire le specie stenoterme88. Il riscaldamento influisce sui tempi di riproduzione causando mutamenti di comportamento degli animali migratori: in genere si osserva la migrazione verso Nord e verso monte delle specie maggiormente sensibili. Può anche avvenire uno sfasamento dei cicli vitali di predatore e preda, parassita e ospite, con una propagazione degli effetti nell’intera rete alimentare. Negli ecosistemi di acque correnti le perturbazioni sono dovute non solo all’aumento della temperatura, ma anche alle variazioni del regime idrologico o delle proprietà fisiche delle masse d’acqua (Jones, 2013). Nei corsi d’acqua non perturbati, le variazioni regolari del regime idrologico, caratterizzate dalla successione di fasi di secca, morbida e piena, modellano gli alvei e gli habitat, selezionano le specie che hanno cicli vitali adattati alla frequenza degli eventi estremi, determinano le condizioni termiche e la qualità della massa d’acqua, diluendo e allontanando gli eventuali inquinanti. Le piene fluviali svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento della connettività laterale e longitudinale che consente, ad esempio, il passaggio della fauna ittica verso le zone di riproduzione e alimentazione, la dispersione di semi, uova e larve. Altrettanto importanti sono le secche che selezionano microhabitat sfavorevoli per le specie alloctone, non adattate alle variazioni del regime idrologico locale.

I cambiamenti climatici producono impatti diretti sul regime termico, sull’idrodinamismo e sulle caratteristiche chimiche delle acque lacustri, che spesso si sommano agli effetti dell’uso della risorsa idrica e dell’inquinamento (Bates et al., 2008). Nei laghi profondi subalpini, i processi fisici e gli adattamenti biologici sono regolati soprattutto dalle condizioni termiche e dalla regolarità con cui si alternano fasi di stratificazione e di rimescolamento convettivo della massa d’acqua. Tali processi controllano l’ossigenazione delle acque e i cicli dei nutrienti. Ciclo vitale, tempi di sviluppo, velocità di crescita ed efficienza di utilizzo del cibo degli organismi zooplanctonici

86 Ulteriori informazioni: Millennium Ecosystem Assessment, http://www.maweb.org.

87 Studio dei fenomeni biologici che si manifestano con ricorrenza periodica, ad esempio su base stagionale o annuale. 88Specie che tollerano solo piccole variazioni di temperatura.

(24)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

302

dipendono pertanto dai cambiamenti di temperatura (Schindler, 2001). Altrettanto importanti sono le variazioni del livello idrico che determinano lo sviluppo e l’estensione della fascia litoranea poco profonda. Qui, le risposte dei macroinvertebrati all’aumento della temperatura sono gruppo- o addirittura specie-specifiche e spesso le variazioni sono correlate a modificazioni di pH, nutrienti e carbonio organico, a loro volta influenzate dai cambiamenti climatici (Burgmer et al., 2007). La risposta della fauna ittica al riscaldamento globale può manifestarsi con lo spostamento verso aree a temperatura e condizioni ambientali ottimali sia nello stesso corpo idrico che a più ampia scala spaziale (Mehner et al., 2011), oppure con risposte fisiologiche ed ecologiche, quali i tassi di crescita e le modalità riproduttive (Lappalainen et al., 2007). In generale, con il riscaldamento ci si deve aspettare un aumento della ricchezza in specie, soprattutto di quelle euriterme89, e una diminuzione di biomassa, densità e taglia corporea media. Nei laghi poco profondi la siccità persistente può determinare forti riduzioni di livello, aumento della concentrazione di sali e nutrienti, incremento di torbidità, rischio di imponenti fioriture algali, deossigenazione delle acque e stress per la fauna acquatica, con effetti particolarmente severi sulla flora e sulla fauna dell’ampia fascia litorale (Jones, 2013; Ludovisi et al., 2013).

Nelle acque di transizione tra terra e mare, temperatura e salinità hanno effetti sinergici sulla distribuzione degli organismi poiché regolano reclutamento, deposizione e schiusa delle uova, dispersione degli stadi larvali e mortalità. Tali fattori possono indurre profonde modificazioni della fenologia delle diverse specie. In particolare, risposte diverse e non sincronizzate di specie che hanno interazioni strette possono creare squilibri tra domanda e disponibilità di cibo e tra preda e predatore (Edwards & Richardson, 2004).

Tra gli ambienti sottoposti a pressione antropica, la maggiore ricchezza in specie si trova nelle fasce marginali di laghi e fiumi, nelle zone di transizione verso il mare e, soprattutto, in quella miriade di ambienti acquatici lentici90, spesso di piccole dimensioni o effimeri, che dipendono in larga misura da fattori idrologici e meteo-climatici locali. Per questi ambienti è noto l’eventuale valore d’uso (ad es. acquacoltura nelle lagune costiere), mentre la rilevanza ecologica non è ancora del tutto riconosciuta.

Per quanto le variabili idrologiche siano influenzate dai fattori climatici, le relazioni di causa-effetto tra cambiamenti climatici e sistemi biologici sono spesso mascherate da perturbazioni locali di forte intensità o dal fatto che la risposta delle componenti biologiche non è lineare e può presentare lunghe fasi di latenza (Parmesan et al., 2011). La valutazione della vulnerabilità ai cambiamenti climatici degli ecosistemi di acque interne non può dunque prescindere dalla considerazione dei concomitanti fattori locali di disturbo: regimazione dei corsi d’acqua, riduzione dei deflussi in alveo, elevato tasso di urbanizzazione e di artificializzazione del territorio, crescente incidenza di pratiche intensive di agricoltura e zootecnia e occupazione della costa; in particolare,

89 Specie che tollerano ampie variazioni di temperatura. 90 Di acque ferme o stagnanti.

(25)

si dovranno valutare non solo i possibili effetti additivi, ma anche l’amplificazione spesso esponenziale degli impatti e la loro propagazione a cascata nel reticolo idrografico (Viaroli, 2013). La valutazione dello stato di conservazione e la stima della vulnerabilità ai cambiamenti climatici degli ecosistemi di acque interne sono affrontate adottando uno schema di ambienti acquatici disposti in cascata, avendo come riferimento unificante la scala operativa del bacino idrografico e dell’adiacente zona di transizione marina. Gli ecosistemi acquatici sono ripartiti in bacini fluviali, laghi, acque lentiche di piccole dimensioni, ambienti di transizione a mare. I bacini fluviali e i laghi sono inoltre analizzati considerando la regione geografica cui appartengono, assumendo che a questa corrispondano diverse pressioni e minacce derivanti dai cambiamenti climatici.

Stato di conservazione, vulnerabilità ed effetti attesi dei

cambiamenti climatici per gli ecosistemi di acque interne

Fiumi e corsi d’acqua

I fiumi e i corsi d’acqua italiani sono per la maggior parte soggetti a considerevoli azioni di disturbo antropico. Le pressioni si concentrano soprattutto nelle aree di pianura o fondovalle, dove si trovano i suoli più fertili e di maggiore pregio agricolo e le più abbondanti riserve idriche connesse al reticolo idrografico principale. Lo sfruttamento delle risorse idriche comporta interventi, spesso invasivi, su morfologia e idrologia dei fiumi (bacinizzazione, canalizzazione) e sui laghi naturali (regolazione dell’incile, diversione degli immissari, ecc.). L’uso dei suoli ha effetti rilevanti sull’idrologia: ne è un esempio l’impermeabilizzazione dovuta all’espansione delle aree urbane e delle infrastrutture (Gardi et al., 2013). L’agricoltura sta subendo profonde modificazioni, con un crescente aumento delle monocolture estensive e idro-esigenti, soprattutto di quelle destinate alla trasformazione industriale e alla produzione di biogas. In questo contesto, l’uso intensivo del suolo e la forte densità degli allevamenti sono tra i principali responsabili della diffusa contaminazione delle acque, in modo speciale da nitrati (Bartoli et al., 2012).

Nei tratti montani, la costruzione di impianti idroelettrici ha profondamente alterato la funzionalità del reticolo idrografico. Nell’arco alpino si contano circa 600 dighe; numerosi impianti ad uso misto sono presenti anche lungo la dorsale appenninica e nella Sila. La gestione degli sbarramenti ha effetti sia sugli invasi che nei tratti fluviali sottesi, dove l’hydropeaking91 può

causare un forte disturbo delle comunità bentoniche e ittiche (Bruno et al., 2009).

L’escavazione di materiali inerti è una delle cause principali delle modifiche verificatesi negli alvei fluviali nel secondo dopoguerra (Rinaldi et al., 2010). L’erosione è stata inoltre aggravata dalla costruzione di opere per la difesa idraulica e, nei fiumi principali, per la navigazione. Allo sprofondamento dei letti fluviali si è accompagnato un drastico restringimento degli alvei: la larghezza di diversi corsi d’acqua negli ultimi decenni si è ridotta di oltre il 50%. Traverse e

(26)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

304

sbarramenti interrompono non solo la connettività longitudinale, ma anche quella laterale con le golene fluviali, nelle quali si trovano argini secondari, opere di bonifica e di viabilità e attività agricole. Le profonde modificazioni che si osservano nei corpi idrici planiziali sono in parte dovute anche alle trasformazioni dei corsi d’acqua montani e del sistema dei canali della pianura. Non più di cinquant’anni fa, la maggior parte di questi corpi idrici era integrata nel paesaggio rurale e protetta da un’ampia fascia laterale selvatica che è stata progressivamente assottigliata, al punto che oggi rimane un sistema di canalizzazioni spoglie, rettificate e spesso cementificate.

I prelievi idrici sono particolarmente elevati nei grandi bacini alluvionali. Ad esempio, nel bacino del Po ammontano a circa 22 miliardi di metri cubi l’anno (poco meno del 50% della portata media annua) e sono per lo più concentrati nel periodo estivo, quando è massimo il fabbisogno irriguo ed è minima la disponibilità nei corsi d’acqua e nei laghi (Montanari, 2012). I problemi che ne conseguono riguardano la compatibilità degli usi con lo stato ecologico, la protezione e la conservazione degli ambienti acquatici.

Nei tratti planiziali dei corsi d’acqua permanenti, gli elevati carichi di sostanza organica, azoto e fosforo causano fenomeni di eutrofizzazione delle acque (Dodds, 2006; Rossetti et al., 2009). In tali condizioni, soprattutto nei periodi di magra e nei tratti bacinizzati a bassa velocità di corrente, avviene la crescita di macrofite92 e macroalghe galleggianti che tendono a invadere l’alveo fluviale (Caraco et al., 2005). La copertura vegetale impedisce la penetrazione della luce e, di conseguenza, lo svolgimento della fotosintesi e la produzione di ossigeno nella massa d’acqua sottostante. In parallelo, si osserva un aumento del metabolismo eterotrofo e dell’emissione di gas clima-alteranti, quali CO2, N2O e CH4, per effetto del metabolismo batterico anaerobico (Pierobon et al., 2010; Ribaudo et al., 2011).

Nei tratti fluviali terminali, anche dei bacini principali, negli anni particolarmente siccitosi (ad es. 2003 e 2007) si è osservato una rilevante risalita del cuneo salino, con effetti rilevanti sia sulle attività antropiche sia sugli ecosistemi acquatici naturali (Alessandrini et al., 2008).

Torrenti e fiumi alpini in relazione all’arretramento dei ghiacciai

I torrenti che defluiscono dai grandi ghiacciai alpini sono habitat estremi a causa dell’elevata torbidità dovuta al detrito glaciale fine in sospensione e delle basse temperature: le comunità di invertebrati sono costituite da poche specie altamente specializzate che in alcuni casi includono anche endemiti (Jacobsen et al., 2012). Il progressivo arretramento dei ghiacciai può pertanto comportare una diminuzione di questo tipo di torrenti e della fauna a essi associata (Jacobsen et al., 2012). Un numero relativamente piccolo di specie di alghe e cianobatteri bentonici colonizza i torrenti glaciali torbidi. Questi gruppi di organismi non sembrano a rischio di estinzione locale, poiché essi colonizzano anche corsi d’acqua alpini di diversa origine, che, al contrario dei torrenti glaciali torbidi, presentano microflore con elevata diversità (Cantonati et al., 2001). A causa del

92 Piante visibili a occhio nudo che crescono negli ambienti acquatici completamente sommerse o parzialmente emersa. Comprendono tra le altre: piante superiori, felci ed equiseti, muschi.

(27)

riscaldamento globale e del conseguente arretramento di ghiacciai e nevai, i corsi d’acqua alpini subiranno una maggiore dipendenza dalle deposizioni umide e una importante alterazione dell’attuale regime idrologico di tipo nivo-glaciale.

Ecosistemi fluviali nel bacino Padano-Veneto

Il regime idrologico del fiume Po presenta una grande variabilità inter-annuale per la quale non è possibile distinguere il contributo delle opere di regimazione idraulica da quello dei cambiamenti climatici, perciò non si possono identificare tendenze significative nel lungo periodo (Zanchettin et al., 2008). Rilevante è però l’aumento degli eventi estremi registrati negli ultimi vent’anni, nei quali si sono verificate due piene con portate superiori ai 10.000 metri cubi al secondo e secche ripetute con portate inferiori ai 250 metri cubi al secondo(Naldi et al., 2010). La crescente variabilità del regime idrologico si manifesta soprattutto sul versante appenninico della pianura Padana, dove il susseguirsi di eventi estremi (secche prolungate e piene lampo) tende a destrutturare la connettività spaziale e temporale e le comunità vegetali e animali legate all’ambiente acquatico (Jones, 2013; Bonada & Resch, 2013). La diminuzione delle specie della flora autoctona è stimata tra il 25% e il 50%; in parallelo sono cresciute le specie alloctone, in gran parte invasive, che sono causa di un marcato degrado soprattutto delle aree periodicamente sommerse delle fasce laterali (Bolpagni et al., 2013; 2014). Sono inoltre segnalate 83 specie animali aliene, che corrispondono a più del 75% della fauna alloctona censita nelle acque interne italiane: di queste, 38 sono specie ittiche, 26 delle quali sono state immesse dopo il 1950 (Gherardi et al., 2008; 2010).

Nell’ultimo secolo la portata del fiume Adige è diminuita di circa il 30% a causa della riduzione delle precipitazioni e della diminuzione del rilascio estivo derivante dall’arretramento dei ghiacciai e dell’aumento della temperatura atmosferica (Salmaso et al., 2010). Negli anni secchi (ad es. nelle estati del 2003, 2007 e 2012), la portata diminuisce ulteriormente nei tratti planiziali a causa dei prelievi irrigui (Rossi & Veltri, 2007), favorendo un maggiore sviluppo del fitoplancton e un generale deterioramento della qualità delle acque (Salmaso et al., 2010).

In queste condizioni è difficile distinguere il disturbo dovuto ai cambiamenti globali da quello dei fattori locali. Si osserva però una perdita generalizzata e progressiva di habitat e di specie che evidenzia come questi ecosistemi siano particolarmente vulnerabili a ulteriori aumenti della temperatura e, soprattutto, alla variabilità estrema del regime idrologico (per maggiori dettagli si vedano Marchetti, 1993 e Viaroli et al., 2010a).

Torrenti appenninici

La maggior parte dei corsi d’acqua appenninici appartiene alla regione mediterranea e presenta un’elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici a causa delle piccole dimensioni e della forte dipendenza dalle precipitazioni: le piene, prevalentemente autunnali, sono alternate a periodi anche prolungati di magra o secca; in particolare, il regime torrentizio sta evolvendo verso condizioni di marcata intermittenza (Bonada & Resh, 2013). La grande variabilità dei processi idrologici è dovuta all’interazione tra clima e natura geologica dei bacini, caratterizzati principalmente da suoli a bassa permeabilità nei quali la trasformazione delle precipitazioni in

(28)

Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità e adattamento ai cambiamenti climatici in Italia Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

306

deflusso è piuttosto rapida (Cambi et al., 2003). Costituiscono eccezione i bacini imbriferi di Aterno-Pescara, Sele, Volturno, Liri-Garigliano, Velino, Nera e Clitunno, in cui substrati carbonatici a maggiore permeabilità garantiscono un’alimentazione sorgiva più regolare e costante.

Nella maggior parte dei casi, l’idrologia superficiale è già fortemente compromessa dallo sfruttamento della risorsa idrica e dall’inquinamento, perciò un ulteriore sfruttamento delle acque, accompagnato dalla diminuzione degli apporti, potrà causare un aumento dell’incidenza degli eventi idrologici estremi (Tierno de Figueroa et al., 2013). Variabilità estrema e irregolarità dei processi idrologici hanno una profonda incidenza sul completamento dei cicli vitali delle specie acquatiche, mentre in condizioni di basso deflusso si ha un peggioramento della qualità delle acque dovuto all’aumento della temperatura, alla diminuzione della concentrazione dell’ossigeno e alla minore diluizione dei carichi inquinanti (Poff e Zimmerman, 2010). I corsi d’acqua appenninici sono ricchi di endemiti, molti dei quali presentano areali di distribuzione particolarmente ristretti. Tra questi, il numero di specie ittiche e di anfibi a rischio di estinzione è particolarmente elevato (Tierno de Figueroa et al., 2013). Le comunità ittiche dei torrenti appenninici sono generalmente composte da specie adattate alla grande variabilità delle condizioni ambientali: si può dunque ritenere che, entro una certa misura, siano in grado di far fronte ai cambiamenti climatici (Lorenzoni et al., 2011; Pompei et al., 2011). La persistenza delle popolazioni può inoltre essere garantita, anche in presenza di estinzioni locali, dalla possibilità di migrare e di colonizzare tratti limitrofi (Lorenzoni et al., 2006). La sopravvivenza delle popolazioni locali dipenderà però dalla tolleranza delle singole specie e dal grado di cambiamento. La vulnerabilità sarà infine amplificata da alterazioni locali del corso d’acqua, dovute ad esempio a manufatti che, interrompendo la continuità fluviale, possono impedire le migrazioni.

Laghi

Laghi alpini profondi

Nei laghi profondi a sud delle Alpi la vulnerabilità dell’ecosistema dipende soprattutto dagli apporti di nutrienti algali e dalle variazioni dei fattori fisici (Mosello et al., 2010; Salmaso & Mosello, 2010). A scala globale, negli ultimi 50 anni, le acque lacustri hanno presentato incrementi di temperatura compresi tra 0,10 e 0,45 °C per decennio (Dokulil et al., 2006). Contemporaneamente, nei laghi profondi a sud delle Alpi, nel periodo di massima circolazione, sono stati rilevati aumenti tra 0,11 e 0,21 °C per decennio (Salmaso & Mosello, 2010). È stata osservata anche una progressiva crescita della stabilità della massa d’acqua che ha indotto una marcata diminuzione della frequenza e delle profondità del rimescolamento convettivo invernale, causando l’isolamento e la stagnazione delle acque profonde (Ambrosetti & Barbanti, 2002). Nei laghi più eutrofizzati (Lugano, Iseo e Idro) le masse d’acqua ipolimniche93 vanno incontro ad

93 Relative all’ipolimnio, la zona profonda di un lago, individuabile quando è presente stratificazione termica lungo la colonna d’acqua. L’ipolimnio è caratterizzato da acque più fredde e dense rispetto a quelle situate a profondità minori.

Riferimenti

Documenti correlati

Figura 6: Andamento della temperatura nell’atmosfera (grafico superiore), della CO 2 (grafico centrale) e della densità di polvere (grafico inferiore) negli ultimi 800 mila anni

11:00 Il progetto GEOSWIM per lo studio delle variazioni di livello del mare sulle coste rocciose Università di Trieste – Valeria

n Eseguire valutazioni delle vulnerabilità come parte integrante del processo di creazione di nuove AMP per verificare come il cambiamento climatico, l’acidificazione

suggerire che ridurre le emissioni comporti dei sacrifici individuali La soluzione stia nelle azioni individuali come se non esistesse la società. non è il singolo individuo che

I principali contributi presentati in occasione del congresso, con l’aggiunta di due lavori di sintesi su aspetti della biodiversità negli ecosistemi fluviali, sono stati raccolti

Il presente contributo è finalizzato a fornire una descrizione di tali ecosistemi, con particolare riferimento ai GDE subsuperficiali (Subsurface Groundwater Dependent Ecosystems –

Di particolare rilievo sono i programmi di ricerca ecologica di lungo termine che possono dare risposte a problemi ambientali inediti e permettono di individuare e applicare

Per rispondere all'incertezza relativa alla stima della dispo- nibilità di acque sotterranee rispetto ai cambiamenti climati- ci, l'UNESCO-IHP (International Hydrological Program)