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Guarda Sguardi ipnotici e pubbliche dimostrazioni. Magnetismo e sonnambulismo in alcuni laboratori, palcoscenici e tavoli medianici

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Sguardi ipnotici e pubbliche dimostrazioni.

Magnetismo e sonnambulismo in alcuni laboratori,

palcoscenici e tavoli medianici

Massimiliano Minelli

ricercatore in discipline demo-etno-antropologiche, Sezione antropologica del Dipartimento Uomo & Territorio, Università degli studi di Perugia

[m.minelli@unipg.it]

Ogni indagine seria delle doti e dei fenomeni occulti, surrealisti, allucinatori pre-suppone un intreccio dialettico di cui una mentalità romantica non verrà mai a capo. E infatti non è molto utile sottolineare con tono patetico o fanatico gli aspetti enigmatici dell’enigmatico; noi riusciamo a penetrare il mistero solo nella misura in cui lo ritroviamo nella vita quotidiana, grazie a un’ottica dialettica che riconosce il quotidiano come impenetrabile, l’impenetrabile come quotidiano. Ad esempio, la più appassionata indagine dei fenomeni telepatici non insegnerà, sul fenomeno della lettura (che è un processo eminentemente telepatico), nemmeno la metà di quello che l’illuminazione profana della lettura insegna intorno ai fe-nomeni telepatici.

(BENJAMIN Walter, Il Surrealismo. L’ultima istantanea sugli intellettuali europei, Einaudi, Torino, 1993 [1974-1989, 1929]: 265-266).

I filosofi, che credono che pensando si possa, per così dire, estendere l’esperienza, dovrebbero riflettere che per telefono si può trasmettere un discorso, ma non il morbillo.

(WITTGENSTEIN Ludwig, Zettel, Torino, Einaudi, 1986 [1967]: 58, §. 256).

Premessa

Nelle storie della psichiatria, le dispute su elettricità, magnetismo animale ed ipnotismo hanno svolto spesso una funzione di spartiacque fra diffe-renti concezioni del “fare ricerca” (ALEXANDER F.G. - SELESNICK S.T. 1975

[1966]). È come se, per meglio circoscrivere le nuove scienze della psiche e del cervello, proliferate alla fine del secolo XIX, si dovesse scegliere fra i salti di paradigma e le “operazioni di ripulitura” in cui sono quotidiana-mente impegnati i ricercatori della cosiddetta scienza normale (KUHN T.S.

1978 [1962]: 44). Tale scelta sembrerebbe indicare più nitidamente la se-parazione fra un esercizio della razionalità sorretto da dimostrazioni e prove sperimentali e un fascino per l’ignoto espresso da azioni eclatanti,

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ricono-sciute come efficaci, ma accompagnate da credenze apparentemente

irraziona-li (SPERBER D. 1984 [1982]: 53-86). Si ha l’impressione, in fondo, che le

principali dispute scientifiche di fine Ottocento fossero vere e proprie “rese dei conti”, dopo le quali, per così dire, non era più possibile tornare indietro.

Va detto tuttavia che nei confronti di quelle dispute l’antropologia della conoscenza può esercitarsi con un certo profitto, proprio lavorando sulle azioni quotidiane e le microstorie che proliferano in quei vuoti e quei salti epistemici. Attraverso l’etnografia di situazioni di scambio intersoggettivo, l’antropologia come critica culturale permette infatti di riaprire questioni che sembrano altrimenti definitivamente chiuse.

In un campo vasto, nel quale anche una ricognizione preliminare rileve-rebbe numerosi importanti contributi (ELLENBERGER H.F. 1976 [1970],

CHERTOK L. - DE SASSURE R. 1975 [1973], GALLINI C. 1983, CHERTOK L.

-STENGERS I. 1991 [1989], VIOLI A. 2004), l’argomento circoscritto di questo

testo è costituito dal rapporto fra sperimentazione ed esplorazione scienti-fica degli stati di coscienza, a cominciare da alcune dispute sull’ipnotismo del secolo XIX. A tal fine, prenderò in considerazione alcuni punti di svol-ta, nelle controversie sul magnetismo e sull’isteria, focalizzando l’attenzio-ne sugli attori, sugli assetti istituzionali e su una complessa economia della dimostrazione scientifica. Le dispute sono storicamente importanti, per-ché hanno definito ambiti in cui oggi sembra possibile ragionare del come fare scienza, con pacata sicurezza, senza dover spendere energie nelle pole-miche alimentate dal “paranormale” e dalla “parascienza” (LAGRANGE P.

1993). La strategia, per studiare questo tipo di problemi, consiste nel capi-re come le pratiche siano socialmente distribuite e come entrino dicapi-retta- diretta-mente in gioco i corpi dei ricercatori. Bisognerebbe, in altri termini, segui-re da vicino gli “scienziati”, mentsegui-re costruiscono i loro dispositivi speri-mentali e clinici: accompagnare i protagonisti nei loro spostamenti, fuori e dentro i laboratori; assistere in platea agli spettacoli in teatri popolari; frequentare i salotti della nuova borghesia; mantenere una ricca corrispon-denza epistolare. Ci sono poi domande da fare, nei luoghi in cui vivono e lottano contro le loro afflizioni i pazienti: cosa si dice di loro, come sono trattati, com’è stata data forma ai sintomi e ai discorsi che li circondano. Si tratta di un percorso che può contribuire a chiarire quel “fascio interme-dio di relazioni” fra saperi sull’anatomia del corpo umano, sulla salute delle popolazioni e sulla memoria personale, in cui sono attive le discipli-ne della psiche. In questo fascio intermedio di relazioni, a fianco della anatomo-politica del corpo umano e alla bio-politica delle popolazioni,

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capi-saldi della analisi foucaltiana, Ian Hacking colloca la mnemo-politica del-l’anima umana – «una nozione che chiama in causa, insieme a molte altre cose, carattere, scelta riflessiva e coscienza di sé» – (HACKING I. 1996 [1995]:

294-295). Qui potrebbe essere individuata un’area problematica in cui i dispositivi sperimentali siano ricostruiti attraverso la mappatura delle pra-tiche e gli oggetti di conoscenza non siano dati come pre-esistenti, ma considerati invece come attivi e generatori di significato (HARAWAY D.J. 1991

[1988]: 200-201). Nella gestione del binomio malattia/meraviglioso, infat-ti, sono coinvolti attori umani e non-umani (LATOUR B. 1995 [1991], 2005

[1996]), dei quali seguire le azioni concrete, ricordando che «una storia delle idee è una storia dei soggetti storici che di queste idee fanno pratica» (GALLINI C. 1983: 197).

Tavolo medianico in interno borghese

Per iniziare, una situazione concreta e per certi versi allegorica. In un ap-partamento di Genova, una sera di fine dicembre 1906, una celebre medium, Eusapia Paladino, siede – tenendoli per mano – fra un noto gior-nalista del “Corriere della Sera”, Luigi Barzini, e un eminente scienziato e alienista, Enrico Morselli. Assieme a loro, con le mani sul tavolo in contat-to per formare una catena medianica, ci sono: il signor Bozzano, studioso accompagnatore di Eusapia, la signora e il signor Berisso, padroni di casa, e il dottor Venzano, un medico che si occupa di spiritismo.

Il gruppo è riunito nel salotto quadrato, di quattro metri e mezzo di lato, della casa del pittore Berisso, al quinto piano di un palazzo genovese. Come mostra la planimetria della stanza, riportata in un resoconto di Barzini(1), il

salotto è arredato con un tavolo e sette sedie, un divano, un pianoforte; in un angolo è stata appesa una tenda nera, dietro cui è sistemata una sedia. Questo angolo è il vero e proprio gabinetto medianico. La situazione speri-mentale nel salotto è stata definita da alcune operazioni preliminari di Morselli e collaboratori, i quali dopo aver accuratamente escluso la presenza d’eventuali trucchi, hanno sigillato la porta, sistemato tre macchine fotogra-fiche pronte a catturare «qualche eventuale istantanea al magnesio» e con-trollato la quantità e la qualità della luce bianca proveniente da una lampa-da elettrica lampa-da sedici candele (BARZINI L. 1984 [1907]: 63). L’allestimento

della stanza e della seduta è ogni volta il risultato di quella che appare allo stesso tempo come una complicata negoziazione e una prova di forza: in questo caso ad esempio Morselli – sempre pronto a proporre altri congegni di rilevazione – ha chiesto di piazzare una lastra fotografica dietro la spalliera

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della sedia della medium, per captare eventuali radiazioni della sua testa; ma Eusapia, che è una che “detesta le novità”, ha opposto un secco rifiuto. La dettagliata descrizione degli accadimenti della serata è di Barzini:

«Si seguono dei fenomeni noti: agitazione delle tende e persino dei rideaux delle finestre, movimento della seggiola nell’interno del gabinetto, la quale ritorna a farmi visita, ecc. Ad un certo punto l’Eusapia dice al professor Morselli il solito: “stai attento!” e segue uno dei prodigi più singolari. Pre-metto che, messi in guardia dall’avviso, ci siamo assicurati di tutti i control-li. Fra la scienza e l’opinione pubblica l’Eusapia aveva tutta l’aria d’essere invece fra due guardie di questura. Avevamo il contatto delle sue mani, delle sue ginocchia e dei suoi piedi. Essa contraeva fortemente gli avambracci, e il professor Morselli è toccato in più parti dalla tenda che si agita» (BARZINI

L. 1984 [1907]: 80).

La medium artefice di questo strano esperimento è messa al sicuro, presa fra scienza, opinione pubblica e giurisdizione. Eppure, colpisce il modo peren-torio in cui Eusapia richiama e indirizza l’attenzione dei testimoni verso i fenomeni che si producono nella semioscurità. Il singolare prodigio de-scritto da Barzini (che gli richiama alla mente l’Uomo invisibile di Wells) è il rilievo di un corpo umano sulla tenda nera “sinuosamente gonfia e vuota”. Tutto questo accade mentre Morselli «sente il suo corpo appoggiarsi a lui, sente le sue braccia stringerlo, e noi le vediamo queste braccia, avvolte nella tenda» (BARZINI L.1984 [1907]: Ibidem)(2).

Lo schema della catena spiritica, costituita da persone che insieme alla medium siedono attorno ad un tavolo tenendosi per mano, si è ripresentato più volte, con altri osservatori eccellenti. Ecco cosa accadde, alla presenza di Cesare Lombroso, quando Eusapia venne alle prese con l’evocazione di John King, padre di Katy King, uno dei più noti spiriti inglesi.

«Pochi minuti dopo che siamo adunati, il tavolo geme, oscilla, si solleva da un lato, ricade, si solleva ancora, leggermente. Io sto seduto alla sinistra del medium [Eusapia], tengo il mio piede destro sotto il suo piede sinistro, il mio ginocchio contro al suo, la mia destra sulla sua sinistra: ciò si chiama avere il controllo. Dalla mia parte essa non può svincolare né gambe né braccia senza che io me ne accorga. La metà dell’Eusapia è affidata alle mie cure, ed io la vigilo con scrupolosa attenzione. L’altra metà è in possesso di Cesare Lombroso, il quale disimpegna il suo compito con benevola dignità. L’illustre scienziato, che così al tavolo ricorda la figura di un vecchio diplo-matico giapponese in qualche adunanza di plenipotenziari, interroga gra-vemente John: “Ci sei?” gli chiede. Il tavolino si solleva e ricade tre volte sopra una gamba, e questo significa: Sì.

Il vocabolario del mobile animato non è eccessivamente esteso. Un colpo vuol dire attenti, due no, tre sì, quattro conversate, cinque meno luce, sei più

luce e sette basta. È più facile anche dell’esperanto questo linguaggio

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Udendo la presenza dello spirito ufficialmente annunziata mi metto in guar-dia e controllo con tanta energia che il medium manda un grido. La poveretta soffre di podagra, e un improvviso e vigoroso urto del mio piede le ha rammentato il male in tutta la sua estensione. Ma inutilmente mi dedico ad un perfetto mantenimento di contatti molteplici, ai quali mi autorizza la venerabile età della Paladino: non riesco a scoprire il minimo inganno» (BARZINI L. 1984 [1907]: 36).

In questa lunga citazione si trova molto più di un’esperienza medianica sottoposta a una rigorosa procedura di controllo. Uno scienziato, che sem-bra un diplomatico giapponese, e una medium con la gotta sono coinvolti in un complicato scambio sociale. Barzini fa trapelare quale solerzia e quanta “energia” siano richieste ai controllori, allo scopo di smascherare eventuali trucchi. Non sono da trascurare inoltre l’efficacia e la laconicità del lin-guaggio degli spiriti, che invitano gli interroganti a tradurre enunciati com-plessi in domande, che ricevono risposte secondo una ferrea logica binaria. Altrettanto significativo è il richiamo ad un linguaggio universale (l’esperanto) che fa capire come, nella cosmopolita età degli imperi (HOBSBAWM E.J. 1987),

la fama degli spiriti corra più velocemente degli esponenti della comunità scientifica internazionale: la presenza di ectoplasmi deve molto alla orga-nizzazione di procedure d’osservazione e, insieme, alla comunicazione che corre lungo i fili telegrafici di una rete commerciale transnazionale. Dalla testimonianza diretta della seduta medianica, è difficile pensare ad un’osservazione distaccata di quello che appare come un groviglio di cor-pi, che cercano di mantenere “contatti molteplici”. In questo senso, il reso-conto in prima persona di Barzini, con i suoi commenti ironici sulle pose scomode ma dignitose degli scienziati sul terreno dello spiritismo, è pre-zioso: permette infatti di far emergere dettagli che sono in genere trala-sciati sia dai resoconti delle prove di laboratorio, sia dalla descrizione di casi della antropologia criminale lombrosiana.

«Nei caratteri esterni, a prima vista, l’Eusapia nulla presenta di anormale, salvo un fiocco di capelli bianchi, che contorna un infossamento del parietale sinistro, infossamento causato non si sa bene se da un colpo di casseruola datole dalla matrigna, o da una caduta da una finestra fatta all’età di un anno. Pesa 60 chilogrammi, ed il peso poco varia dopo le sedute; ha stenocrotafia (ossia il diametro bizigomatico maggiore del frontale: 127 a 113); dolicocefalia con indice cefalico: 73, che è però etnica; circonferenza del capo normale: 530; asimmetria tanto del cranio quanto della faccia, per maggiore sviluppo della parte destra. L’occhio sinistro presenta il fenome-no di Claude Bernard Hörner comune agli epilettici. [...] Essa ha poi delle note morbose che vanno fino alla follia isterica; passa rapidamente dalla gioia al dolore, ha fobie strane: per esempio, di macchiarsi le mani; di temere l’oscurità; è fortemente impressionata e soggetta ai sogni, malgrado l’età matura. Ha non rare volte allucinazioni, spessissimo vede la sua

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ombra; da bambina credeva veder due occhi che la fissassero dietro gli alberi e dietro le siepi. Quando è in collera, specie quando è offesa nella sua riputazione di medio, è violenta ed impulsiva fino a malmenare gli avversari» (LOMBROSO C. 1909: 78-82).

Allo scopo di penetrare il tono e la retorica del modo di procedere di Lombroso, va ricordato che egli giunse a studiare lo spiritismo nel quadro di un complessivo processo di patologizzazione del sonnambulismo. A questo egli si riferisce quando dichiara d’essere stato spinto, nel 1882, ad occuparsi di “fenomeni psichici singolari” avvenuti in individui isterici o ipnotizzati. Nel modo in cui egli inquadra il problema, i fenomeni telepa-tici in pazienti isterici sono segni d’atavismo e la produzione di ectoplasmi è uno dei possibili effetti della maggiore prossimità alla materia dei popoli primitivi(3). Ecco perché, nella biografia di Eusapia, gli episodi cui egli dà

più rilevanza si riferiscono ai traumi subiti dalla sensitiva ancora bambina, quando a otto anni vide uccidere il padre dai briganti, oppure ai suoi rico-veri e alle traversie superate prima di essere accolta come domestica in una ricca famiglia borghese di Napoli. L’apprendistato della medium era iniziato proprio nel corso di alcune sedute spiritiche nella casa in cui era a servizio. In una di quelle occasioni, si presentò un certo Damiani il quale, intuendo le possibili prospettive economiche di una nuova attività, le pose di firmare un contratto, dando così inizio ad una lunga carriera pro-fessionale (LOMBROSO C. 1909: 47 e segg.).

Della moltiplicazione di sguardi e voci, in una scena affollata e polifonica, permangono varie tracce nel modo di procedere delle sedute medianiche. Una microanalisi degli spostamenti e delle visioni situate dei protagoni-sti (HARAWAY D.J. 1991 [1988]) mostrerebbe almeno che ciò che i

parteci-panti vedono in una seduta rimane in rapporto permanente con la pos-sibilità logica di essere visti da qualcuno che rimane invisibile. Nelle sue descrizioni Barzini, ad esempio, riporta quello che ha visto, in una situa-zione in cui, insieme ad altri testimoni viventi/visibili, la medium Eusapia dice di aver comunicato con osservatori non-viventi/invisibili. La seduta appare come un rituale laico, con evidenti tratti funerei, predisposto per gli umani, esattamente come potrebbe mostrare i tratti di uno spettacolo allestito per un pubblico di morti (BERGE C. 2003). La logica porterebbe

ad immaginare gruppi di spiriti, in contatto con Eusapia, che si danno appuntamento per osservare cosa accade tra i viventi/visibili seduti attor-no al tavolo medianico. La presenza di eventuali trucchi, ovvero la possi-bilità che vi sia un complice esterno alla seduta o (peggio ancora) presen-te fra i parpresen-tecipanti, nascosto a tramare inganni per indurre a credere in fenomeni paranormali, non modifica sostanzialmente questa scomoda

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posizione di osservatori costantemente osservati in cui si sono sistemati Lombroso e Morselli(4).

D’altra parte, le descrizioni delle esperienze medianiche sopra riportate mettono in gioco una complicata interazione sociale, sul confine fra il pub-blico e il privato. L’effetto è quello della quarta parete nel dramma borghe-se, che introduce l’idea della fiction nell’ambito dei sentimenti intimi e delle psicologie individuali. Il fatto che questi fenomeni avvengano in un salotto, fa pensare ad una strana manipolazione della linea ideale che se-para sfera pubblica e sfera privata borghese. Una linea che, come scrive Jürgen Habermas, «passa nel bel mezzo della casa» proprio quando al gran-de salone di soggiorno, in cui la famiglia si mostra al pubblico, subentra il «salotto di una famiglia più piccola dove i coniugi con i figli minori si appartano dal personale di servizio» (HABERMAS J. 1988 [1962]: 62).

“Evidence based spiritism”

Nel seguire le complicate vicende dello spiritismo tra Otto e Novecento bisogna provare a immaginare trasformazioni e corrispondenze tra feno-meni che sono ora considerati come “bersagli” di differenti approcci spe-cialistici. Ma storicamente transe del medium, sonnambulismo magnetico e sintomi dell’attacco isterico si sono prodotti all’incrocio fra scienze ana-tomiche, scienze statistiche negli stati moderni e pratiche giurisdizionali basate sulla raccolta di storie biografiche di devianti, in cui hanno svolto funzioni decisive le scienze della psiche e la nascente neurologia (HACKING

I. 1996 [1995]: 288-300). Per ricostruire la trama che connette argomenti e approcci apparentemente scollegati, si deve tentare, per quanto possibi-le, di ricondurre la conoscenza dei dispositivi all’esperienza e al posizionamento dei ricercatori, mentre si muovono fra “mille incertezze” in un terreno per certi versi esotico.

George W. Stocking ha scovato negli archivi del Pitt Rivers Museum di Oxford e poi pubblicato un breve diario autografo di Edward B. Tylor, risalente al novembre 1872, vale a dire al periodo in cui il capostipite del-l’antropologia vittoriana si trasferì a Londra per descrivere in prima per-sona i caratteri moderni dello spiritismo. Nell’opera di Tylor, com’è noto, la possessione spiritica è in prevalenza collocata in ambienti extraeuropei e riconducibile alla teoria dell’animismo, ma la ricognizione sistematica delle “sopravvivenze” lo portò a intraprendere un’indagine in case e socie-tà spiritiche londinesi, con una fitta agenda di appuntamenti. L’ipotesi che lo guidava nel field work urbano è che i fenomeni fossero il risultato della

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combinazione delle credenze illusorie sulla realtà, di performances degli stessi medium, insieme alla possibilità che alcuni poteri mesmerici influissero sulla percezione dei testimoni (STOCKING G.W. 1971: 91). Tylor, che aveva

già partecipato agli esperimenti di Crookes e avuto modo di percepire voci di sedicenti ectoplasmi, seguì il movimento spiritista londinese con un misto di attenzione e di scetticismo, prendendo parte a diverse sedute con dieci medium, alcuni dei quali erano fra i più noti dell’epoca (Kate Fox, Danile Home, il reverendo Moses)(5).

In quel momento, la produzione di eventi straordinari, in particolari con-dizioni psichiche, riconducibili a fenomeni fisici ordinariamente non visi-bili, sembrava una faccenda molto seria. Vari sperimentatori avevano so-stenuto l’esistenza di un ipotetico quarto stato della materia “radiante”, da affiancare a quelli già conosciuti (solido, gassoso, liquido) (EDELMAN N. 2003).

Gli studi sulla doppia personalità avevano inoltre aperto un terreno di scambio fra neurologizzazione e spiritismo, inteso come “positivismo spi-rituale”(6). Le procedure di controllo approntate dalla scienza dell’epoca

all’interno di quello che sembra configurarsi come un dispositivo rituale, seguivano alcune premesse e una ferrea logica induttiva, per mettere alla prova gli assunti basilari dello spiritismo: (a) che in presenza del medium si producano fenomeni significativi in specifiche circostanze; (b) che il medium sia in grado di sapere molto del passato e del presente dei parte-cipanti alle sedute, anche senza averli prima conosciuti; (c) che la cono-scenza del medium derivi dall’essere in contatto con il mondo degli spiriti dei defunti, i quali sarebbero a loro volta responsabili della produzione di fenomeni e informazioni paranormali (HACKING I. 1988: 435). Va aggiunto

a questo riguardo che, in quel momento, non era stata ancora prospettata una divisione del lavoro fra scienziati della materia e dei corpi e specialisti della cultura. È così possibile stilare una lunga lista di scienziati fisici e naturali disposti a sedersi ai tavoli medianici: oltre a Wallace, Darwin, Galton, William Crookes, il gruppo della Society for Psychical Research raccoltosi nel 1882 attorno al filosofo Henry Sidgwick a Cambridge (PARETI

G. 1990) e poi Charles Richet insieme ad altri esponenti della scuola di Charcot in Francia(7).

Qualche volta però l’esame critico delle evidenze dà risultati poco incorag-gianti. Nella sua indagine del 1872, Tylor incontrò persone molto varie, come quando il 15 novembre a Southampton Road si fermò a conversare con una francese mesmerista professionista e si trovò coinvolto in una se-duta fra loquaci signorine, che non facevano un attimo di silenzio, e un vecchio che interruppe la transe del malcapitato sensitivo con un forte star-nuto. Oppure quando, seguendo l’attività di medium che evocavano

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spiri-ti bambini indiani parlanspiri-ti lingue naspiri-tive improbabili, smascherò la deprecabile tendenza a riprodurre nel mercato spiritico europeo modelli di pratica messi a punto nella prima ondata dello spiritismo americano(8).

Alla fine, si capisce che Tylor si era convinto di aver assistito per lo più a probabili trucchi, rimanendo stupito dalle abilità tecniche profane del medium – «the extreme skill with which he sent out rings of tobacco smoke» – piuttosto che dalla straordinarietà dei fenomeni prodotti (STOCKING G.W.

1971: 92).

La ricerca sul campo di Tylor non ha fornito prove per ipotizzare un even-tuale residuo genuino dello spiritismo. Il suo diario propone soprattutto inferenze sull’attendibilità dei testimoni, da ricondurre al rapporto fra ri-spettabilità e classe sociale. Ricorda Stocking che «il fatto che gli spiriti che prendono il controllo fossero (nei termini di Tylor) razzialmente e/o social-mente inferiori, parlassero il dialetto, e dicessero cose stupide era una buo-na ragione per non credere» (STOCKING G.W. 1971: 102). Per quel che

ri-guarda la possessione, inoltre, Tylor sembra accettare la spiegazione più diffusa della simulazione isterica e, a fronte di un materiale irregolare e pulviscolare, alla fine, preferisce soffermarsi su un genere particolare d’evi-denza, fondata sulle testimonianze di persone di fiducia. Il fatto che, in situazioni caotiche e alterate, membri istruiti della upper-class da un lato fornissero evidenze della presenza di una frode e dall’altro restassero nel-l’insieme convinte della realtà del fenomeno, rendeva più cauta e sottile la valutazione delle testimonianze dirette e indirette da parte dell’antropologo(9).

Dissimulazione e forza si combinano fra loro e investono complessivamen-te la situazione sperimentale o il dispositivo d’osservazione. Si potrebbe dire che il trucco è parte costitutiva della tecnica e si verifica in situazioni ove lo scienziato non può scegliersi avversario, armi e testimoni del duello (come in un pericoloso ma onorabile gioco di società) ed è costretto a venire alle prese con soggetti ambigui e ingannevoli: generalmente incol-ti, poveri, spesso donne. Ma in tale scenario il trucco è parte costitutiva della tecnica. Il movimento di finte e contro-finte, il terribile e giocoso scambio dissimulatorio di questo “nervous system” (TAUSSIG M. 1992)

sca-turisce da una combinazione fra camuffamento, spettacolo e morte (TAUSSIG

M. 2006: 128). Sebbene la strategia investigativa oxoniense presupponga che per ogni impostore ci possano essere molti operatori in buona fede che restano sconosciuti, chi è troppo impegnato nello smascherare il truc-co potrebbe non rendersi truc-conto «che il segreto del segreto è che non ve ne è alcuno, o piuttosto che il segreto è un segreto pubblico, qualcosa che è generalmente conosciuto ma non può essere generalmente articolato» (TAUSSIG M. 2006: 151).

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Teatri dei nervi

Negli episodi riportati all’inizio, Eusapia è una figura di notevole spessore, che si staglia solitaria in tutto il suo fascino. In realtà, la presenza del medium, che fa dell’evocazione degli spiriti una particolare modalità di comunicazione a più voci, potrebbe essere vista come la versione “indivi-duata” e la “proiezione magica” della coppia magnetizzatore-sonnambula. Tale coppia, che ha calcato i palcoscenici delle maggiori città europee, è a usa volta entrata in rapporto con la scoperta di una tendenza autonoma al sonnambulismo di alcune persone, avvenuta attraverso l’esplorazione cli-nica dell’isteria. Il confine tra ricerca sperimentale ed esibizione pubblica non è però facilmente distinguibile. Le principali procedure per la gestio-ne degli stati dissociativi erano state messe a punto in esibizioni spettacolari e l’attivazione di risposte comportamentali, agendo in qualche modo sul sistema nervoso centrale, aveva avuto un iridescente corrispettivo sulle scene dei teatri e sulle réclames delle pagine locali dei quotidiani(10).

L’esplorazione degli stati dissociativi, in cui uno specialista dell’induzio-ne ipnotica crea le condizioni perché la sua paziente/collaboratrice pro-duca, a sua volta, fenomeni non ordinari, è stata proposta al pubblico come un modo per entrare in contatto con una realtà “altra”. Le tecni-che di induzione sono note: un ipnotista, di solito uomo, porta un pa-ziente, in genere donna, in uno stato di coscienza “altro” simile al son-no; uno stato che permette al secondo di rispondere docilmente a ingiunzioni del primo e allo stesso tempo di produrre fenomeni extra-ordinari. Il soggetto che agisce sotto ipnosi può sviluppare una persona-lità che potrebbe risultare anche molto diversa da quella ordinaria. Tale soggetto non riuscirà a ricordare atti e intenzioni della persona seconda, che si è dileguata al risveglio. Questo meccanismo ha permesso per anni agli show ipnotici di diventare freak show temporanei. Un comportamento strano, indotto sotto ipnosi, mostra che il confine tra la norma sociale e il bizzarro e il grottesco è molto sottile. D’altra parte, la messa in scena di queste curiosità ha attinto ampiamente alla popolarizzazione della scienza sperimentale. Ecco perché molte campagne pubblicitarie degli ipnotismi da baraccone hanno combinato creativamente un metodo terapeutico con il prodigio moderno dell’elettricità e delle telecomuni-cazioni (telegrafo e poi telefono). Alcune figure come l’ipnotista inglese Walford Bodie hanno collocato il loro spettacolo dentro un paradigma progressivo, molto simile ad alcuni assunti del positivismo, mettendo insieme magia e scienza e sostenendo che i misteri del soprannaturale sarebbero diventati fatti scientifici nell’epoca della “magia elettrica” (NADIS

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mette in gioco la forza del pensiero e l’azione a distanza per suscitare forti emozioni nel pubblico.

Del ruolo dello shock nella nuova era, Walter Benjamin ha acutamente colto i gangli nevralgici, quando ha seguito le tracce della innervazione che attraversa la scrittura di Baudelaire, di Poe e del movimento surrealista francese – la folla, la macchina della nuova industria, la fantasmagoria, la scrittura automatica –. La tesi di Benjamin è che la fantasmagoria, come montaggio fantastico, rappresenta l’interfaccia fra organismo e tec-nica moderna, nel sistema neurologico riconfigurato (BENJAMIN W. 1962

[1955]). Come scrive Patrizia Violi nel suo documentato saggio Il teatro dei nervi, per modellare il disturbo isterico sono stati fondamentali i rap-porti fra macchine esterne ed interne del sentire, «vale a dire tra un cor-po sempre più autonomo dalla mente nei suoi processi di captazione nervosa, e una società che si popola di protesi artificiali del sentire, come le fantasmagorie, i diorami, i tableaux vivants» (VIOLI P. 2004: 13)(11). È

la scena ipnotica a presentare il gioco a distanza, che vede al centro la crisi, lo stupore e la visionarietà del corpo isterico, in un dispositivo tecnologico.

«[...] in un certo senso, è come se il sonnambulismo diventasse la forma normale dell’interscambio tra i corpi, ciò che li rende a un tempo più governabili – disciplinabili come tante marionette – e più anarchici nel loro statuto di “posseduti” dalla logica inconscia delle sensazioni. La modernità viene a configurarsi come un grande teatro dei nervi, in cui, riprendendo un’immagine di Benjamin, è abolita ogni distinzione tra interiorità ed esterno per dar spazio a un unico corpo culturale mesmerizzato e alle forme della sua malattia» (VIOLI P. 2004: 40).

Henri F. Ellenberger ha mostrato convincentemente che la parte spettacolare è già sui palcoscenici, quando i più noti alienisti dell’Ottocen-to si impadroniscono delle tecniche dell’ipnosi e del magnetismo: Braid aveva seguito il magnetizzatore Lafontaine a Manchester nel 1841, Dona-to aveva molDona-to impressionaDona-to il dott. Morselli nell’aprile 1886 a Torino (ELLENBERGER H.F. 1976 [1970]: 95 e segg., vedi anche GUARNIERI P. 1986:

102 e segg.). Ironicamente, medico e medium erano coppie fisse, in modo non dissimile da quanto stava accadendo sul versante dell’ipnosi fra il magnetizzatore e la sonnambula. Ecco perché ci si trova spesso a ricordare i nomi degli scienziati insieme a quello delle artefici delle sedute spiritiche. Rispettabilità degli uni e successo di pubblico e lettori delle altre costitui-scono un’innovativa combinazione mediatica. Ed ecco perché si ripercorrono insieme, nelle storie della psichiatria, i casi di Lombroso ed Eusapia Paladino, di William James e Mrs Piper.

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Già nel 1838, presso lo University College Hospital di Londra, John Elliotson, aveva esposto al pubblico nel suo teatro medico pazienti sotto-posti a magnetismo (KAPLAN F. 1974). Una volta entrata in transe, la

perso-na salita sul palco diventava un corpo in grado di riprodurre posizioni e movimenti, secondo i comandi del mesmerizzatore e del pubblico.

«I soggetti preferiti da Elliotson, ossia i più duttili all’esperimento e quindi di maggior richiamo nella dimostrazione, sono due sorelle, poi note come Sisters O’Key, le quali si rivelano in grado di teatralizzare l’intero “reperto-rio” del corpo nervoso durante la trance. In questa fase di percezione so-spesa, l’interno del corpo si trasforma in un vero e proprio spettacolo fantasmagorico: la geografia dei sensi si ridefinisce in base a un processo di inarrestabile sinestesia, per cui le pazienti giungono a “vedere” con le mani, “udire” con lo stomaco, “toccare” con la vista. Per certi versi, è come se, calate dentro la scena panoramica del proprio corpo senza la necessaria distanza, ne isterizzassero la rappresentazione» (VIOLI P. 2004: 77-78).

Parallelamente agli spettacoli mesmerici, in Europa attraverso i diorami e le fantasmagorie sono stati ripensati alla radice gli effetti ottenuti con le lanterne magiche, il gioco filosofico prediletto nel Settecento(12). I grandi

allestimenti scenografici hanno costituito uno straordinario banco di pro-va per l’attipro-vazione dei sensi degli spettatori. Nei primi anni dell’Ottocen-to, Etienne Gaspard Robertson adottò la tecnologia più avanzata per pro-durre resurrezioni di corpi secondo la nuova moda elettrica e gotica del Galvanismo.

«L’intera esperienza fantasmagorica è volta chiaramente a indurre nello spettatore uno shock percettivo: l’elemento di stupore per il venir meno della barriera tra vita e morte (i fantasmi che risorgono) tra naturale e ar-tificiale (i ritratti e i simulacri che si animano), tra presente e passato (i ricordi che si reincarnano), si combina in modi inquietanti a un realismo che invita addirittura a poter “toccare” gli ectoplasmi di luce» (VIOLI P. 2004: 48).

Lo spettacolo è formato da illusione e simulazione, proprio quanto la pro-va scientifica vorrebbe pubblicamente inpro-validare(13). I protagonisti di

que-ste attività, al confine tra scienza e museo delle meraviglie, erano consape-voli del ruolo ambiguo giocato dal magnetismo. Su tale ambiguità si fon-dano dispositivi che fanno assumere al corpo dello spettatore qualità come l’impressionabilità e la plasmabilità e fanno immaginare forme di trasmis-sione dell’esperienza ancora sconosciute.

«Nato nello spazio di una sperimentazione eterodossa, nel segreto di un capezzale o nell’esclusivismo di un salotto aristocratico o alto-borghese, è proprio qui, sulle scene di un teatro di massa, nel momento stesso dei suoi maggiori trionfi, che il meraviglioso magnetico solennizza il suo statuto marginale. Perché – per quanto i magnetisti più seri avvertissero i rischi di confronti e contaminazioni – doveva essere sotto gli occhi di tutti l’evidenza

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palmare che esisteva un’altra serie di spettacoli, in cui l’eccezionale, l’im-possibile, l’incredibile ma vero entravano trionfalmente in scena. Spettacoli popolarissimi, erano di casa nei teatri, ma anche negli ambienti considerati molto meno rispettabili, come i circhi, i padiglioni delle meraviglie, alcuni caffè di dubbia fama, luoghi dove anche circolavano magnetizzatori e son-nambule di seconda categoria» (GALLINI C. 1983: 117).

In questo terreno ove si mescolano rappresentazione e simulazione, si cre-ano aspre polemiche e talvolta vere e proprie denunce contro chi usa i poteri mesmerici per prendersi gioco degli avventori più ingenui. In Ita-lia, le variazioni sul controllo e sulla eterodirezione, come nucleo del Donatismo, fanno diventare l’ipnotismo un affare di stato, sotto il governo Crispi; dopo un esposto al Consiglio superiore di sanità, saranno messe al bando le più importanti esibizioni di magnetizzatori e sonnambule (GALLINI

C. 1983: 221-224). L’alleanza fra medicina e tribunale è sancita per scio-gliere il dilemma vero/falso nella definizione della suggestione, del plagio e della circonvenzione d’incapace che accompagnano il “meraviglioso”.

Excursus mesmerico

Il medico austriaco Franz Anton Mesmer (1734-1815) arriva a Parigi nel 1778 e comincia a magnetizzare nella sua casa, in sedute pubbliche che seguono un accurato allestimento teatrale (ELLENBERGER H.F. 1976 [1970]).

In una vasca, il baquet, si trovano immersi numerosi oggetti: pietre, fili e limatura di ferro, bottiglie, che Mesmer ha provveduto a caricare con il fluido magnetico proveniente dalla sua persona. Ne fuoriescono sottili barre in metallo (verghe) che i pazienti devono toccare con una parte del loro corpo. Mesmer si avvicina al paziente, lo tocca e gli parla: questi entra in uno stato quasi di stupore, talvolta è colto da sensazioni extra-ordinarie e perde il controllo del proprio corpo. Le crisi convulsive, che in alcuni casi hanno il sopravvento, secondo il modello mesmerico, dovrebbero ristabili-re un equilibrio nella distribuzione del fluido universale che attraversa il corpo umano.

Perché questa sorprendente procedura fosse accettata dalla medicina del tempo era necessario riformulare una intera cosmologia, che prevedesse l’azione a distanza e il movimento di un fluido magnetico non visibile. L’ipotesi era che se tale fluido magnetico esisteva realmente, negli esseri viventi, allora risultava fondamentale farlo circolare controllandone le in-tensità ed evitandone le dispersioni. Ecco perché si cercava di “caricare magneticamente” gli oggetti da mettere in contatto con le persone e si guardava con interesse a tutte le procedure che consentivano di potenziare

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gli effetti del fluido(14). È questo il momento in cui si comincia a

struttu-rare, per analogia, un campo fenomenico elettrizzato (MORUS I.R. 1993),

che dalla elettricità animale oggetto della contesa fra Galvani e Volta (PERA M. 1986, MERTENS J. 1998)(15), giungerà nell’Ottocento ai successivi

esperimenti di Faraday ed Helmoltz sull’elettromagnetismo, alle ramifi-cate “reti viventi del telegrafo” (OTIS L. 2002). In tale vivace ambiente

intellettuale vanno storicamente collocate le due principali forme di trat-tamento medico a Parigi di ancien régime: il Magnetismo animale, da un lato; la terapia elettrica di Nicolas-Philippe Le Dru che apre una clinica a Parigi, dall’altro (SUTTON G. 1983)(16). Dello stesso ambiente colpisce

l’am-piezza d’interessi, che sconfina nel gusto della stranezza, di molti dei suoi protagonisti(17).

Mesmer aveva guadagnato in poco tempo grande fama nella società pari-gina di ancien régime. Lo storico Robert Darnton – in uno studio classico sul mesmerismo, solo recentemente tradotto in italiano (DARNTON R. 2005

[1968]) – evoca il fascino dei salotti foderati di velluto e le stanze imbottite per le crisi delle signore che si erano avvicinate incuriosite alle vasche magnetizzate. Un fascino che deve aver influito anche sui protagonisti dell’imminente Rivoluzione, rispetto alla quale, secondo Darnton, il mesmerismo e i voli in mongolfiera hanno avuto un impatto maggiore del Contratto sociale di Rousseau. Certo è che negli anni Ottanta del Settecento si moltiplicano gli scambi epistolari, gli incontri e le esibizioni pubbliche riguardanti il corpo convulsivo. Sono consuetudini della ricerca sperimen-tale determinanti per la nascita e lo sviluppo di una comunità di savants, fatta di uomini colti, curiosi, economicamente benestanti pronti ad essere arruolati come attendibili testimoni sperimentali. Già nella prima parte del secolo XVIII è l’elettricità ad essere considerata come la vera scienza delle meraviglie (PERA M. 1986: 3-41) Vi sono strumenti capaci di

registra-re i cambiamenti di flussi e cariche dell’atmosfera. Si moltiplicano i tratta-menti medici con effetti convulsivi. Sembra finalmente possibile progettare dispositivi di misurazione, che di questi scambi con la realtà esterna faccia-no una meccanica dei sensi(18). Non solo gli astri, come nel Mesmerismo,

ma anche gli elementi atmosferici sono chiamati in causa nella diagnosi e nella terapia da naturalisti e medici francesi. Geoffrey Sutton ha ricostrui-to un particolare modo di definire l’orricostrui-todossia scientifica, in Francia, che si è fondato sulla sistematica raccolta di lettere provenienti da centinaia di medici corrispondenti, con resoconti sul clima, la meteorologia e le malat-tie prevalenti nelle comunità periferiche (SUTTON G. 1983).

La fine di Mesmer è in genere interpretata come il successo della scienza che scopre fatti, smascherando una grande illusione. Nel 1784, due

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com-missioni sono incaricate dalla Corona francese di indagare sulle tecniche di Deslon (ELLENBERGER H.F. 1976 [1970], CHERTOK L. - DE SASSURE R. 1975

[1973], CHERTOK L. - STENGERS I. 1991 [1989]; GOULD S.J. 2002 [1989]). Già

seguace di Mesmer e ora suo rivale, ben inserito nell’Accademia francese, Deslon vorrebbe promuovere i suoi successi terapeutici chiamando a testi-moniare i suoi ex pazienti. Di lui si occupano i più importanti scienziati dell’epoca, determinati a mettere alla prova i metodi di Mesmer.

La prima commissione è composta da cinque membri dell’Accademia del-le scienze. L’astronomo Bailly, Benjamin Franklin, Lavoisier, il chimico Dorcet, il medico Guillotin. Uno dei membri, Bailly, è inoltre incaricato di scrivere per il Luigi XVI un rapporto segreto dedicato ai pericoli per la moralità dei costumi. La seconda commissione annovera cinque membri della Società reale di medicina ed è presieduta dal naturalista e botanico Antoine Laurent de Jussieu. Entrambi i rapporti contengono dettagliate descrizioni di stati convulsivi seguiti da sonnambulismo, ma mettono a punto due diverse strategie di ricerca.

La commissione diretta da Lavoisier cerca di dimostrare l’inconsistenza della ipotesi del fluido magnetico. Messi di fronte qualcosa che non è sen-sibile perché invisen-sibile, inodore, insapore, e con proprietà attrattive non evidenti, a differenza della calamita, i commissari decidono di verificare l’esistenza o meno del fluido non in base alle sue proprietà fisiche, ma in rapporto ai suoi effetti. Tra gli effetti, però, escludono la possibilità di considerare la proposta di Deslon di occuparsi delle presunte guarigioni. Della disputa sul magnetismo animale sono orgogliosamente ricordati il rigore e la lucidità argomentativa di Lavoisier e colleghi, come fa ad esem-pio Stephen J. Gould nella sua ricostruzione:

«I commissari scartarono la verifica delle guarigioni per tre ragioni ovvie ed eccellenti: le guarigioni richiedono troppo tempo, e seguire le terapie comportava un dispendio di tempo eccessivo, considerando la crescente diffusione del mesmerismo; le guarigioni possono inoltre essere causate da molti fattori, e la presunta azione del magnetismo non poteva essere separata da altre cause di guarigione; la natura, lasciata alle sue sole risor-se, guarisce molti mali senza nessun intervento umano» (GOULD S.J. 2002

[1989]: 192).

Nel corso della sperimentazione Franklin, Lavoisier e gli altri si sottopose-ro personalmente alla magnetizzazione: usando se stessi come “rilevatori”, divennero allo stesso tempo testimoni-giudici-giuria del mesmerismo. Tut-tavia, durante i lavori, emerse una contraddizione: anche se il fluido non esisteva, qualcosa sembrava “passare” dal medico al malato. Nelle prove si assunse che la reazione dei savants al fenomeno fosse “normale”, ma si

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affacciò più volte il dubbio che il corpo dello sperimentatore fosse la fonte di sensazioni ambigue, non consentendo di elaborare un giudizio distacca-to e limpido. Franklin allora inventò esperimenti brillanti per separare gli effetti della suggestione dagli effetti del magnetismo.

«Il metodo sperimentale richiede che due possibili cause vengano separate in situazioni controllate. Alcune persone dovrebbero essere sottoposte al potere della suggestione ma non magnetizzate, e poi magnetizzate senza essere sottoposte alla suggestione. Queste separazioni richiedevano ai com-missari una dose di onesta doppiezza, in quanto essi dovevano dire ai sog-getti dell’esperimento che certi ogsog-getti non magnetizzati erano in realtà carichi di fluido mesmerico (suggestione senza causa fisica) e poi dovevano magnetizzare persone senza che queste ne fossero a conoscenza (causa fisi-ca senza suggestione) [...] Per separare la suggestione dal magnetismo, Franklin chiese a Deslon di magnetizzare uno di cinque alberi del suo giar-dino. A un giovane, presentato da Deslon come particolarmente sensibile al magnetismo, fu chiesto di abbracciare successivamente ogni albero, sen-za spiegargli però nei particolari la natura dell’esperimento. Egli riferì di percepire un’intensità crescente della magnetizzazione a ogni albero, infine cadde in una classica crisi mesmerica con perdita di coscienza davanti al quarto albero. Soltanto il quinto, però, era stato magnetizzato da Deslon!» (GOULD S.J. 2002 [1989]: 193-194).

Per quel che riguarda il rapporto della seconda commissione, va detto che nella valutazione delle pratiche irregolari e sfuggenti di Deslon, il natura-lista Jussieu non era interessato a sapere se le crisi erano scatenate da un fluido, ma intendeva piuttosto indagare se tali crisi potessero insegnare qualcosa (CHERTOK L. - STENGERS I. 1991 [1989]: 31). Perciò, egli adottò un

approccio empirico, volto a ricostruire quanto accadeva in situazioni affol-late e caotiche, nelle sale che ospitavano il baquet. La sua curiosità lo porta-va a interrogare il dispositivo per capire cosa potesse accadere, in una si-tuazione specifica, a fronte di una “evidenza”.

«“Non conveniva piuttosto” [Jussieu] sostiene nel contro-rapporto che op-porrà ai colleghi, “stabilire il primo luogo delle osservazioni nelle sale di trattamento, dove molti malati sono riuniti e si può vedere molto, conosce-re uno per uno tutti i dettagli dei procedimenti, coglieconosce-re tutte le sfumatuconosce-re passeggere e le contraddizioni delle sensazioni e dei loro risultati, in una parola notare tutti gli effetti che avrebbero meritato di essere verificati me-todicamente?”» (CHERTOK L. - STENGERS I. 1991 [1989]: 273-274).

È seguendo le vicissitudini delle due commissioni sul dispositivo di Deslon che Léon Chertok e Isabelle Stengers possono sottolineare una contraddi-zione irriducibile con cui si ha a che fare quando c’è ipnosi.

«L’ipnosi, in modo intrinseco e non perché sia integrata “male”, mette quindi in discussione il fine cui mira ogni sperimentazione: fare “render ragione”, capire le condizioni alle quali la testimonianza di ciò che viene interrogato

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può esser ritenuta attendibile e creare sperimentalmente la differenza tra questo registro “obiettivo” e l’insieme degli altri registri definiti come illusori o incapaci di resistere alle verifiche. L’ipnosi produce “falsi testimoni”, tra-sforma le condizioni che dovrebbero permettere l’obiettivazione in altret-tante informazioni, cosicché il testimone integra nella sua testimonianza il modo in cui è interrogato e in cui è suscettibile di dar ragione e a coloro che lo interrogano. Colui che si prende i mezzi di obiettivare l’ipnosi dà quindi a colui che interroga proprio i mezzi di produrre la cosa che l’interrogante teme di più di ogni altra: un artefatto» (CHERTOK L. - STENGERS I. 1991 [1989]:

273-274).

L’eleganza dell’esposizione e l’ingegnosità nella costruzione di prove di supporto all’argomentazione messe in campo dai commissari colpiscono, al punto da far pensare che la ragione possa procedere, con principi rego-lativi, a costituire un’ideale comunità epistemica. Invece il “residuo” alle prove predisposte dai commissari fa emergere un paradosso che Isabelle Stengers ha efficacemente reso con l’espressione “guarire per cattive ra-gioni”. A suo giudizio, la specificità della medicina moderna si definisce a partire dal riconoscimento che il corpo sofferente non è un testimone at-tendibile e che la guarigione non è sufficiente a identificare le procedure mediche razionali: si crea dunque una specie di coincidenza fra imperati-vo di razionalità e denuncia del ciarlatano (STENGERS I. 1996 [1995]). Ogni

volta che per le crisi catalizzate nella stanza imbottita di Mesmer si predi-spongono procedure di controllo secondo una tecnologia dimostrativa, si produce un “falso testimone”. Ancora oggi non possiamo fare a meno di riflettere su quell’ambito della psicoterapia corrispondente alla strutturazione di un campo di pratiche, definitosi nella disputa sul magne-tismo animale. Nel corpo a corpo della psicoterapia permane, sotto trac-cia, una formula agonistica e rischiosa di procedere nella direzione della guarigione.

Nella disputa su Mesmer si capisce che, purificando il dispositivo dalle relazioni sociali fra terapeuta e paziente, i commissari non permettono al fenomeno di manifestarsi. Questo perché si tratta di una realtà eminente-mente interpersonale. Nella pratica clinico-terapeutica la relazione sociale è la pre-condizione perché la guarigione come fenomeno si manifesti e rimane perciò un enigma per la dimostrazione modellata sull’esperimen-to. Anche nelle recenti dispute sulla memoria traumatica si propongono dilemmi simili a quelli incontrati attorno al baquet (ASHMORE M. et al. 2005).

Esse prendono forma in situazioni in cui le accuse di simulazione e la co-struzione di prove sperimentali si alimentano a vicenda. Nel campo agoni-stico e dissimulatorio delle memorie si configurano varie tipologie di di-mostrazione, fra loro variamente combinate, che attraversano il dominio

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privato del laboratorio e dell’ambulatorio; la sfera pubblica dei media; le procedure legali nei tribunali(19). Se da un lato la natura fisica del

fenome-no e i protocolli terapeutici mettofenome-no in causa quella che appare come una separazione fra carattere pubblico delle dimostrazioni e carattere privato della relazione terapeutica, dall’altro la scelta di separare il privato dal pubblico, sottoponendo il fenomeno al giudizio di giurati attendibili, fa emergere paradossi nelle stesse pratiche psicoterapeutiche(20).

Medici-investigatori sulle tracce di magnetizzatori e sonnambule

Quando negli anni Ottanta dell’Ottocento Gilles de la Tourette intrapren-de una investigazione critica intrapren-del magnetismo francese, nella letteratura scientifica poco è stato scritto sulle pratiche concrete. Così, dopo aver pas-sato in rassegna una variegata tipologia di documenti, come manifesti e réclames, estratti di giornali, articoli sulle sentenze relative ai casi giudiziari più famosi, egli decide di avvalersi dell’osservazione diretta (con la prezio-sa collaborazione dei colleghi dott. G. Legué e Th. Belin). I tre anni di lavoro impiegati per concludere un’inchiesta “in proprio” sulle società di magnetismo, sui gabinetti delle sonnambule e sulle società di spiritismo di Parigi, sono confluiti nella parte quarta (L’ipnotismo e la legge) del suo trat-tato L’ipnotismo e gli stati analoghi sotto l’aspetto medico-legale (TOURETTE G. DE LA 1888: 325-534). Il testo che ne scaturisce ha la densità del resoconto

etnografico (ci sono descrizioni stese dai ricercatori subito dopo gli eventi pubblici e, ove possibile, trascrizioni stenografiche di scambi verbali). Un tratto veramente notevole della indagine è inoltre costituito dalle testimo-nianze dirette di tre ex pazienti di Charcot, che ad un certo momento della loro vita sono state assunte come sonnambule professioniste.

Il riferimento a Gilles de la Tourette sembra essere particolarmente adatto per ricostruire cosa accade in quegli anni, si muove infatti con diplomazia fra differenti approcci e scuole. Ha lavorato con Charcot come ancien inter-ne des Hopitaux de Paris et de la Salpêtrière, è stato allievo anche del professo-re di medicina legale Brouardel (ai due carissimi ed illustri maestri dedica il volume), dice infine di essere stato ben accolto da Bernheim e gli altri esponenti del gruppo di Nancy(21). La sua impresa ha lo scopo di

scongiu-rare un pericolo: che il successo e la popolarità del magnetismo sollevino questioni politiche e cause giudiziarie, proprio come era accaduto circa un secolo prima con il Mesmerismo e più recentemente in Italia con il proces-so a Donato. L’approccio medico-legale si esercita perciò sulle conseguen-ze sociali degli esperimenti con il magnetismo in luoghi pubblici,

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cercan-do di contrastare quella moda che conduceva molti francesi ad acquisire la “insana abitudine” di cedere allo spasmo convulsivo. Il modo in cui argo-menta Gilles de la Tourette è al riguardo particolarmente incisivo e con-vincente: gli effetti del magnetismo sono svariati e irregolari, ma tutti ri-conducibili alla proliferazione dei sintomi studiata sperimentalmente nel-le pazienti isteriche. Poiché tanel-le proliferazione è il risultato di un’esplora-zione clinica condotta con l’ipnosi, ne consegue che l’ipnotismo è il dispo-sitivo rivelatore delle nevrosi. Se è vero infatti che l’ipnotismo non crea l’isterismo, è anche vero che esso tende a verificarsi solo in persone predi-sposte a essere magnetizzate.

La vivida descrizione delle giornate trascorse nel mondo del magnetismo parigino porta il lettore a confrontarsi con i problemi di gestione del gabi-netto sonnabolico, visto come una casa di commercio e un’azienda familia-re tramandata da una generazione all’altra. Per metterlo in piedi servono almeno due camere, in cui allestire rispettivamente una sala d’aspetto e un gabinetto di consultazione.

«Come presso un medico, l’ammobiliamento è severo; si cammina in punta di piedi, soltanto i rumori esterni vengono ogni tanto a turbare il silenzio. Spesso nella sala d’aspetto s’incontra il magnetizzatore, personaggio indi-spensabile che, dopo un momento, vorrà caricare la sonnambula di tutto il suo fluido e mettere la sua augusta persona in rapporto diretto colla vostra. Una volta stabilito il rapporto, egli ritorna nella sala d’aspetto; giacché nel gabinetto vi è una signora che consulta su materie talmente delicate che la sua presenza può diventare importuna.

D’altra parte, la sonnambula fa lo stesso le carte, legge nella mano [...] tutte cose per le quali essa può perfettamente fare a meno del suo accolito. Que-sti non perde il suo tempo; utilizza i suoi momenti d’ozio a chiacchierare colle persone che aspettano; con bella grazia si fa narrare i loro segreti, e se la lucidità della compare non è sempre all’altezza della situazione, egli in-terverrà senza averne l’aria e la rimetterà dolcemente sul retto cammino. Come non aver confidenza in un uomo quando è lui solo che può mettervi in rapporto colla pitonessa!» (TOURETTE G. DELA 1888: 390-391).

In genere il cliente, anche quando si rivolge personalmente alla sonnam-bula, è inscritto in un triangolo che prevede – come vertice – il magnetizzatore, sempre pronto a subentrare se la sensitiva perde lucidità e deve essere “ricaricarta”. Ci vuole un poco di fluido, insieme alla capacità di metterlo in circolazione con gesti che siano mimeticamente vicini al mondo della medicina.

In questo capillare reticolo del magnetismo – un sistema di connessioni nervose nel nuovo mercato della sventura e dell’immaginazione sociale – le strategie di reclutamento di manodopera sono consolidate. La sonnambule

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sono scovate fra la parte più giovane del pubblico femminile delle Società di magnetismo. Negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, l’età d’oro dell’isteria, agiscono a Parigi circa quaranta magnetizzatori di primo livel-lo e oltre cinquecento gabinetti sonnambolici a prezzi accessibili. Vi sono due principali riviste in concorrenza: “La Catena Magnetica” e la “Rivista Spiritica”. Con le adesioni dei soci e gli abbonamenti si affittano locali in cui più volte al mese si tengono le sedute collettive. Una tecnica di propa-ganda molto efficace è inoltre l’organizzazione di “serate in casa propria”. Tourette distingue sfruttatori e sfruttati in un circuito di scambio stratificato: tra i primi, in alto, colloca i “magnetizzatori rinomati” e le “sonnambule già stabilite”; tra i secondi, in basso, gli ospiti delle serate ad invito che formano un pubblico singolare:

«Tutti questi invitati formano un pubblico bizzarro veramente curioso a studiarsi. Si rimarcano nella sala delle famiglie intiere, compresi i bambini, accorse ad uno spettacolo fatto apposta per sviluppare il nervosismo che esiste allo stato latente; delle ragazze, fra le quali si reclutano le future son-nambule; degl’indifferenti venuti là per ammazzare il tempo, degli scettici infine, i quali, qualche volta, manifestano così rumorosamente la loro osti-lità che il presidente li prega a ritirarsi pena di espulsione immediata» (TOURETTE G. DELA 1888: 403).

Egli si accorge ben presto che la collocazione di classe degli attori della rete parigina del magnetismo è molto varia, anche se costante sembra es-sere il rapporto reale o simulato con le professioni mediche e paramedi-che: garzoni farmacisti, droghieri, studenti fuori corso di medicina. In questo ambito, sono ricostruite le complicate storie di concreta prossimità tra i futuri magnetizzatori e i più illustri alienisti. Tourette rievoca le gesta di un suo vecchio compagno di collegio, «di una pigrizia incurabile», che dopo essere stato droghiere alla metà degli anni Settanta, fallisce come dentista ambulante intorno al 1880 e diventa magnetizzatore grazie al fratello medico. Intraprende tournée teatrali in provincia con la sua amante son-nambula. Ma la sua compagna lo lascia e così è costretto a pregare l’ex collega di collegio affinché, cercando tra le pazienti isteriche della Salpêtrière, gli procuri un soggetto. Se ne va bestemmiando, infine, dopo essere stato respinto dagli infermieri all’ingresso.

Un altro studente di medicina riesce addirittura ad entrare nel gruppo di Charcot, ma è espulso con un’accusa di furto.

«Dopo d’allora divenne dentista, e ce ne dispiace assai per questa professio-ne, che conta nelle sue file tanti membri istruiti e d’una perfetta onorabilità. Poco dopo siamo venuti a sapere che era stato questo stesso cavaliere d’in-dustria quello che aveva fatto uscire Mig... [una paziente], dalla Salpêtrière,

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e l’aveva collocata presso una sonnambula (varietà speciale) ove egli eserci-tava il mestiere di magnetizzatore.

Senza volerlo, egli ci aveva procurato una vera miniera d’informazioni; perché la giovine (che le sue funzioni non avevano guarita, anzi tutto al contrario, benché avesse dati molti consulti a degli ammalati) ritornando all’ospizio, non si fece alcuno scrupolo di informarci sugli stratagemmi del-la sua antica professione» (TOURETTE G. DELA 1888: 394).

I medici-investigatori sulla scena del magnetismo dispongono dunque di insiders di provata esperienza. Non è facile capire come possa costituirsi tale alleanza fra alienista e isterica fuori dalla Salpêtrière. Ancora più diffi-coltoso è capire come ha agito la nuova terapeuta-consigliera. D’altra par-te si comprende che le sonnambule cominciano a rendersi presto conto dell’indotto che circonda l’attività, commissionando a farmacie preparati erboristici e acqua magnetizzata da far acquistare ai propri clienti. Nella assunzione delle giovani apprendiste sonnambule rientra talvolta quella che appare come una vera e propria transazione matrimoniale. In-tere famiglie accompagnano la figlia, sensibile e nervosa, pronte a trovare un magnetizzatore che sia anche un buon partito: «Se lasciate passare la folla, e tendete un po’ l’orecchio, sentirete magnetizzatori e sonnambule ciarlare dei loro piccoli affari. È così che noi abbiamo sorpreso il “tutto o

nulla, bisogna che mia sorella si stabilisca”» (TOURETTE G. DELA 1888: 407).

L’inchiesta dei medici-detective, oltre all’organigramma del magnetismo parigino, focalizza anche un complicato processo di emancipazione e asce-sa sociale. Infatti, come si è visto, quando la sonnambula si accorge di essere indispensabile e autonoma, sostituisce il partner con un magnetizzatore-dipendente e si mette in proprio.

«Del resto, il caposaldo della consultazione è la sonnambula: il primo venu-to, sempre che la rappresenti discretamente, può recitare la parte del magnetizzatore. Così che non è necessario pagarlo molto caro. Un po’ più un po’ meno di fluido poco importa! Del resto, tranne poche eccezioni, ogni sonnambula ha più corde al suo arco: essa fa le carte, legge sulla mano, fa il fondo di caffè, il bianco dell’uovo, il setaccio, tutte cose per le quali non ha bisogno di magnetizzatore» (TOURETTE G. DELA 1888: 398).

La sensitiva prende il controllo di un dispositivo che, almeno in teoria, dovrebbe produrre il suo stato di sonnambulismo solo grazie alla sua tota-le passività. Va da sé che, in questo campo agonistico e scettico, la logica della isterizzazione della sofferenza non dovrebbe essere vista meccanica-mente come una subalternità strutturata del genere femminile. La divisio-ne sociale e sessuale del lavoro magdivisio-netico suggerisce di considerare con cautela la complessità storica dei concreti rapporti di forza.

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Grandi manovre alla Salpêtrière

Alla Salpêtrière in pochi anni, fra il 1870 e il 1880, l’isteria diviene una complessa configurazione di sintomi attorno ai quali ruota il sapere neuro-logico. In quella fase, la “neurologizzazione” delle manifestazioni nervose deve molto alla ipnosi, considerata come una specie di isteria sperimenta-le(22), attraverso cui Jean-Martin Charcot tenta di comprendere la

relazio-ne fra comporelazio-nenti causali e quelle sintomatiche della malattia. Charcot era convinto che l’isteria fosse un disturbo ereditario del sistema nervoso e che potesse essere scatenato da traumi fisici o da altre cause organiche(23).

In mancanza di riscontro della lesione, era possibile postulare un’origine causale non ancora individuata che permettesse così di definire la sindro-me in termini esclusivasindro-mente sintomatici. L’oggetto dell’intervento dia-gnostico veniva in tal modo circoscritto attraverso una descrizione fenomenologica di sintomi, elusivi e mobili, e l’ipnosi era usata per pro-durre e controllare sperimentalmente tali sintomi.

In pochi anni si assiste ad una vera e propria “inflazione nosografica”, in cui l’attenzione neurologica produce nuovi quadri diagnostici aumentan-do le definizioni descrittive. È questo il perioaumentan-do in cui Jean-Martin Charcot (CHARCOT J.-M. 1875-1877) descrive la grande crisi isterica come un

attac-co istero-epilettiattac-co a più fasi. Ad una prima fase epilettoide caratterizzata da contratture toniche e da spasmi clonici, segue un secondo periodo di grandi movimenti, con esiti anche spettacolari come l’arco isterico; vi è poi una terza fase, differenziata, in cui si alternano atteggiamenti passionali con la ripetizione di eventi emozionali passati (come preghiera, estasi, se-duzione); ed infine una quarta di ritiro, caratterizzata da deliri e allucina-zioni. È con questa descrizione di elementi stabili che le nevrosi rientrano in una diagnosi differenziale. Nelle crisi isteriche classiche, l’immaginazio-ne delle malate sembra da un lato acquisire potere attraverso la capacità di investire i rapporti ospedalieri con la mimesi sintomatica, dall’altro per-dere un articolato apparato simbolico che metteva in contatto il corpo convulsivo con la mistica cristiana (SWAIN G. 1985)(24). La mobilità del

corpo isterizzato, che ritaglia uno spazio di manovra, producendo atte-se su fenomeni non visibili, è inatte-serita in un più ampio processo di patologizzazione al femminile dell’ordine sociale.

Michel Foucault, nelle lezioni sul Potere psichiatrico tenute al Collège de France nel 1973-1974, ha sostenuto che “medicina elettrica” e “dispute sul magnetismo” hanno segnato in modo indelebile il passaggio dalla proto-psichiatria alla crisi della isteria, dagli anni venti agli anni sessanta-settan-ta dell’Ottocento. Con le nuove procedure di interrogazione del paziente,

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fra le quali svolgono funzione primaria l’ipnosi e l’uso di alcune droghe, all’interno dell’ospedale psichiatrico, la questione della verità è stata posta alla follia: il sapere medico deve parlare non solo in termini di potere (come in precedenza), ma in termini di verità. Attraverso l’ipnosi(25) anche

la psichiatria potrà lavorare finalmente su una conoscenza differenziale e trovare uno spazio di manovra nella medicina generale, tra anatomia pa-tologica e fisiologia papa-tologica.

«L’ipnosi è ciò che consentirà effettivamente di intervenire sul corpo, ma non semplicemente a livello disciplinare dei comportamenti manifesti, bensì a livello dei muscoli, dei nervi, delle funzioni elementari. Di conseguenza, l’ipnosi rappresenta per lo psichiatra un nuovo modo, molto più perfezio-nato e molto più radicale dell’interrogatorio, di avere effettivamente presa sul corpo del malato, nel dettaglio delle sue specifiche caratteristiche funzionali» (FOUCAULT M. 2004 [2003]: 251).

Al centro di tale nuova interrogazione è collocata la diagnosi di isteria. Foucault illustra tre grandi manovre dell’isteria dentro e fuori la Salpêtrière(26).

Tutto quello che sembrerebbe altrimenti collocarsi in una generale storia delle idee, diventa così un insieme di dispositivi e di pratiche, che ruotano attorno alla clinica neurologica come nuovo dispositivo biomedico(27).

1. Manovra dello scenario sintomatologico. Affinché l’isteria possa essere

ana-loga a una malattia organica ci vogliono alcuni sintomi stabili che emerga-no da un esame obiettivo e senza crisi: che siaemerga-no dunque caratterizzati da permanenza e leggibilità. Negli anni Settanta del XIX secolo, Charcot usan-do l’ipnosi ottiene crisi regolari seconusan-do uno “scenario tipico” e individua i segni (stimmate) che caratterizzano l’isterica anche fuori dalla crisi. L’iste-ria è codificata in modo rigoroso sul modello della epilessia. D’altra parte, per non rimanere intrappolati nel sospetto della fabbricazione artificiale della isteria dentro il rapporto medico-paziente, sono considerate come espressioni psicopatologiche sia la suscettibilità ad essere ipnotizzati, sia la possibilità che sotto ipnosi i pazienti riproducano sintomi isterici.

2. Manovra del “manichino funzionale”. Al proliferare delle crisi isteriche, il

medico deve contrapporre strumenti in grado di provocare solo i sintomi tipici. È il trasferimento a distanza dei sintomi da un paziente all’altro, su cui si è esercitato a lungo Joseph Babinski, a ricordare la plasticità e la mobilità della sensibilità isterica, sotto le ingiunzioni sperimentali, provo-cate avvicinando al soggetto ipnotizzato alcuni magneti. Michel Foucault parla di manichini funzionali per definire il modo in cui si producono e sono fatti circolare i sintomi fra le pazienti isteriche alla Salpêtrière.

3. Manovra di ridistribuzione attorno al traumatismo. In una situazione di

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ripro-durli sotto ipnosi in un paziente isterico. Se questo accade è possibile dia-gnosticare l’isteria in un paziente traumatizzato, senza considerarlo come un simulatore. Nella ricerca di un’eziologia e di un evento determinante, il trauma è visto come un intervento esterno che provoca uno stato para-ipnotico e funziona come un’ingiunzione permanente. Anche l’ipnotismo potrebbe essere un traumatismo legato ad uno shock breve e transitorio. A questo punto, poiché l’ipnosi è legata strettamente all’esercizio della volontà del medico, è necessario trovare casi di isteria fuori dalle pratiche e dagli assetti istituzionali, per così dire, “in natura”. Saranno gli incidenti ferroviari a fornire una nuova categoria di persone adatte a risolvere il problema: i “malati assicurati”. Il traumatizzato, agganciato ad un corpo neurologico, permette di naturalizzare l’isterico e l’isterico permette di scoprire la simulazione.

«Il malato assicurato che arriva a congiungersi col corpo neurologico, il malato assicurato portatore di un corpo neurologico che si può catturare attraverso il dispositivo clinico della neuropatologia, diventerà così esatta-mente quello che si cercava, ovvero l’altro personaggio, quello che si può contrapporre all’isterico; e infatti ecco che, da subito, si mette in campo l’uno contro l’altro. Da un lato, con questi malati si hanno a disposizione dei soggetti non ancora ospedalizzati, non ancora medicalizzati, non ancora posti sotto ipnosi, sotto potere medico, e che presentano, se non vengono stimolati, un certo numero di fenomeni naturali. Dall’altro lato, invece, ci sono gli isterici che sono inseriti in un sistema ospedaliero, sottoposti a un potere medico e ai quali vengono imposte, mediante ipnosi, delle malattie artificiali. Ecco che allora l’isterico consentirà, quando venga messo a con-fronto con i fenomeni traumatici, di riconoscere se colui che è stato vittima di un trauma è un simulatore oppure no» (FOUCAULT M. 2004 [2003]: 271).

Il quadro delineato da Foucault è particolarmente suggestivo perché getta luce sulla relazione che sussiste fra stili di pensiero e pratiche istituzionali. Tale relazione tende a transitare dagli ospedali ai laboratori sperimentali e alle esperienze paranormali prodotte da soggetti che sono stati preceden-temente ipnotizzati.

«In uno spazio destinato a consentire l’estensione del corpo del medico come quello che il manicomio predispone, in quella specie di processo che fa sì che gli ingranaggi stessi del manicomio debbano funzionare come se fossero il sistema nervoso dello psichiatra, all’interno di una meccanica che incorpora quest’ultimo in modo che formi una sola cosa con lo spazio del manicomio in quanto tale, è chiaro che il magnetismo, con tutti i suoi effetti fisici, risultava essere una parte integrante del meccanismo disciplinare» (FOUCAULT M. 2004 [2003]: 209).

Questo incisivo passaggio mostra come l’isteria fosse un quadro patologi-co e nosografipatologi-co che ad un certo punto è stato attivamente prodotto, nel

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“sistema nervoso” della psichiatria manicomiale. Malata d’isteria è colei che incorpora la prova psichiatrica mantenendo attiva quella “duplice in-vestitura di autorità” che sostiene l’assetto ospedaliero: mentre la vita del-l’individuo diventa il tessuto di sintomi patologici, l’azione dello psichiatra viene ufficialmente riconosciuta come atto medico. In questo scambio di legittimazioni e attribuzioni di potere, l’isterica rappresenta il punto cul-minante e per certi versi rivelatore.

«L’isterica è precisamente colei che dice: è grazie a me, e a me soltanto, che quel che tu fai nei miei confronti – internarmi, prescrivermi droghe, e così via – risulta essere effettivamente un atto medico, nella misura in cui ti fornisco dei sintomi. Sovra-potere del malato sotteso al sovra-potere del medico» (FOUCAULT M. 2004 [2003]: 233).

Le isteriche, suggerisce Foucault, sono le vere militanti dell’antipsichiatria, giacché sono gli unici soggetti che, mentre presentano sintomi soddisfa-centi per il medico, schivano la realtà della loro malattia(28), opponendo

«un fronte di resistenza al gradiente demenziale costituito dal ruolo incro-ciato del potere psichiatrico e della disciplina manicomiale [...] il solo modo per non essere dementi in un ospedale del XIX secolo stava nell’essere isterici» (FOUCAULT M. 2004 [2003]: 228).

Conclusione

Shock e innervazione sono due modi eloquenti di presentarsi della mo-dernità, che implicano una complessiva trasformazione della politica e della natura. Dell’ampia diffusione di sensazioni ed esperienze sorprendenti, che corrono lungo i fili del telegrafo e seguono le rotaie delle ferrovie, si possono fare ricostruzioni etnografiche: seguendo le proliferazioni e i punti d’arresto, le celebrazioni pubbliche così come le dispute in cui savants fab-bricano nuove prove e dimostrazioni nel chiuso dei loro laboratori. L’itinerario investigativo che è stato sin qui percorso ritrae diverse situa-zioni in cui sono attivi ricercatori e soggetti sperimentali. Esso appare dun-que come una rassegna di tecniche e modi di ragionare (YOUNG A. 1997)

ove la complessità delle situazioni e la densità delle esperienze restituisco-no una certa profondità storica ai ferestituisco-nomeni (ora prevalentemente individualizzati e naturalizzati) di cui si occupano le scienze della mente. Quello che appare come “un fatto” prodotto da un comportamento indivi-duale può essere infatti collocato in uno scenario plurale in cui la coppia medico-paziente si muove in panorami istituzionali piuttosto precisi. Da qui è poi opportuno vedere come le relazioni proliferano e investono lo

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