GIBERTO III BORROMEO
I BORROMEO
E R S I L I A F A R N E S E d i O t t a v i o , d u c a d i P a r m a I S A B E L L A D 'A D D A d i E r c o le e M a r g h e r i t a s p o s a t a 8 f e b b r a i o 1 6 1 2 m o r t a 2 5 m a r z o 1 6 5 8 G I U L I A A R E S E s p o s a t a 2 6 o t t o b r e 1 6 5 2 f ig li a d i B a r t o lo m e o I I I e d i L u c r e z i a O M O D E I C A R L O I V A R E S E B O R R O M E O R E N A T O I I I c o n t e 2 3 a g o s t o 1 6 1 3 1 m a g g io 1 6 8 5 G I B E R T O I I I c a r d in a l e ( 1 6 5 4 ) 2 8 s e t t e m b r e 1 6 1 5 6 g e n n a i o 1 6 7 2 V I T A L I A N O c o n t e 5 a p r i l e 1 6 2 0 8 o t t o b r e 1 6 9 0 C A R L O I I I 1 5 8 6 - 1 6 5 2 M a e s t r o d i c a m p o d e ll a c a v a l le r i a l o m b a r d a R E N A T O I C o n t e d i A r o n aAprile 1634: Laurea a Brera
Andrea Camassei – Giavanni Luigi Valesio
La grande conclusion de Gibert Borromeo Incisione 1257 x 823 mm (Vienna – Albertina)
Supremum regimen cultae sata iugera, Mellis opus, tria sic tres potiora notant
La Divina Provvidenza è assisa nel cielo in mezzo a molte figure allegoriche indicate dal tondo-moneta portato su ciascuno dagli angioletti: a destra la Giustizia con la bilancia e i fasci, il Diritto Civile con le tavole della legge, Imeneo con la fiaccola nuziale; a sinistra la Clemenza, il Celibato sciolto da giogo matrimoniale e il Diritto Canonico con la colomba dello Spirito Santo. Al centro, Roma con Romolo, Remo e la lupa e i fiumi Tevere e Arno. Nella parte inferiore la personificazione delle terre governate dai Barberini: l’Umbria, raffigurata come Abbondanza con la cornucopia e il fascio di spighe, il Piceno come Ragion di Stato, la Flaminia e il Lazio. Ai margini, una madre da da bere al figlio e un pastore sdraiato osserva la scena, sullo sfondo riposa una pecora per nulla infastidita dallo sciame di api che ronza sulla testa. La composizione ricorda le origini della famiglia del dedicatario, Urbano VIII (api), che, originaria della Toscana (Arno), aveva aumentato considerevolmente le proprie fortune grazie ai redditizi commerci lanieri (pecora) e aveva ottenuto il potere a Roma, governando lo stato pontificio.
Laurea a Pavia 6 febbraio 1636
Angelo Gallo - Giovanni Paolo Bianchi
Allegoria del potere spagnolo
315 x 215 mm.
Milano, Raccolta Bertarelli, Art cart 41 7 9
Angelo Gallo - Giovanni Paolo Bianchi
Allegoria del potere papale
315 x 215 mm.
Milano, Raccolta Bertarelli, Art cart 41 7 8
Arrivo a Roma 1637
Nel febbraio 1637, Giberto
si trasferì a Roma: la data
è confermata da una sua
lettera
allo
zio Giulio
Cesare in cui comunica la
partenza.
Sulla
strada
verso Roma, fece tappa a
Bologna presso la famiglia
Paleotti.
Nell’Urbe,
si
accreditò
presso le maggiori famiglie
patrizie
ed
entrò
in
contatto
i
Barberini,
godendo i favori di Urbano
VIII.
Queste
relazioni
determinarono il principio
della
sua
brillante
carriera.
Pietro da Cortona, Il trionfo della
Divina Provvidenza (Roma, Palazzo
Governatore di Perugia 14 novembre 1644
Con un Breve di
Innocenzo X gli
viene conferito il
Governatorato di
Perugia.
I Pamphili
Papa Innocenzo X Pamphili
Camillo Pamphili
Giberto III entrò a far parte della
“familia pamphilia”: divenne
segretario di Camillo e lo seguì per molti anni. Gli succedette nella carica di cardinale protettore del Minori conventuali nel 1654.
Molto probabilmente fece da
intermediario per la compravendita di quadri come attesta una lettera del luglio 1646 e non si può escludere che vivesse in affitto in un appartamento della famiglia come riportano alcuni documenti.
1652: la svolta
- 28 febbraio Morte di Carlo III - fidanzamento di Renato con
Giulia Arese
- 6 febbraio 1652, Innocenzo X
estese la festa di San Carlo alla Chiesa universale
- 19 febbraio, Giberto fu creato
cardinale in pectore
- luglio, Renato entra a far parte
del Consiglio Decurionale
- 21 ottobre, matrimonio tra
Renato e Giulia
1654: Giberto III cardinale
In consist. secreto 2
mart 1654 S. mus D. N.
declaravit duos card.les,
quos die 19 feb 1652
creaverat et in secreto
pectoris sibi
reservaverat esse et
fuisse rev. Mons. PP DD
Laurentium Imperialem
[…], Gibertum
Borromaeum
mediolanens.
Utr.sign.ref.[Declarati
sunt presbyteri card.les
et ad osculum pacis et
traditionem pilei rubri
admissi sunt 5 mar
1654 deinde 9 mart
1654 eiusdem os
clausum et 23 mart
1654 apertum est cum
titulorum assign
I Papi
Innocenzo X Pamphili (1644-1655) Urbano VIII Barberini (1623-1644)
Lo Squadrone Volante
Alcuni tra i porporati più giovani e politicamente più spregiudicati (Omodei,
Imperiali, Odescalchi, Gualterio, Lomellini e il BORROMEO) guidati da Ottoboni, Azzolini e Albizzi fondarono una fazione alternativa che si poneva in diretta concorrenza con i partiti legati alle monarchie europee (Francia e Spagna su tutte). Il nuovo raggruppamento detto ironicamente Canton degli svizzeri, poi Fazione di
Dio e infine Squadrone Volante si presentò sulle scene proprio con il Conclave del
1655. Gli appartenenti, idealmente ispirati alle grandi figure della Controriforma, dichiaravano di difendere la natura meramente spirituale dell’elezione papale, che doveva essere sottratta alle ingerenze dei principi: il candidato al soglio pontificio avrebbe dovuto brillare per prudenza, dottrina e pietà.
Legato in Romagna 1657-1660
Il 27 aprile 1657 Alessandro VII inviò
Giberto “in Legatione Provinciae nostrae Romandiolae nunc et pro tempore ad … bendi in criminalibus negotijs”
8 giugno Giberto III si stabilì a Ravenna
1657 “visitò per ordine di Roma il Reno a causa delle differenze insorte fra Bologna e Ferrara: per timore che si conducessero le acque di quel fiume attraverso il territorio ravennate il nostro Comune scelse alcuni deputati a sostegno degli interessi della patria: egli diede l'incarico all'ingegnere Pietro Azone di redigere la pianta dei luoghi visitati. Indi d'accordo col cardinale Imperiali decretò la riduzione delle monete”.
6 maggio 1660 Giberto Borromeo ricevette la cittadinanza onoraria di Faenza
5 giugno fu aggregato alla nobiltà ravennate Durante il periodo trascorso a Ravenna, particolarmente nella primavera
Divertimenti nella Roma barocca
Filippo Lauri, Festa dei caroselli nel cortile di Palazzo Barberini in onore di Cristina di Svezia - Giostra dei Caroselli (Roma, Museo di Roma).
Per festeggiare Cristina di Svezia, il 28 febbraio 1656, durante il carnevale detto poi della Regina, Taddeo e il cardinal Francesco Barberini, da poco riammessi a corte dopo l’esilio francese, allestirono, anche per rilanciare la propria immagine, un fastosissimo apparato scenografico presso il loro palazzo. Non esitarono a far abbattere alcuni edifici che circondavano il loro giardino per ampliare lo spazio destinato ad un anfiteatro capace di tremila persone (in posti digradanti secondo l’importanza degli invitati); si trattò di uno spettacolo impressionante con giochi cavallereschi, combattimenti di animali esotici e sfilate allegoriche con una commistione di divinità pagane e santi che resero omaggio alla regina, che per l’occasione era accompagnata dai cardinali Retz, Imperiali, Azzolini e Borromeo.
Inserito in questo clima suggestivo e magnifico Giberto cominciò ad inviare regolarmente al fratello Vitaliano materiale per le rappresentazioni teatrali che si allestivano all’Isola Bella, si può dunque convenire con la Carpani che “l'attività spettacolare coltivata dal Borromeo sul Lago Maggiore venne in tal modo ad aprirsi al raffronto diretto con alcuni degli esiti spettacolari di una capitale della produzione musicale nel XVII secolo. Non è improbabi le che, anche tramite tale itinerario lacustre, la piazza operistica milanese accogliesse alcuni influssi che potevano pervenirle dai testi giunti da Roma” e che lo scambio fosse davvero intenso lo confermano le parole di Vitaliano “Ho pronta la comedia in musica, che Vostra Eminenza favori d' inviare l' anno passato. È veramente molto bella e vaga, e non vi è stato tempo per fare che i musici prendino a memoria la Dal male al bene inviata quest'anno”
Vitaliano Borromeo
Il conte Vitaliano (1620-1690) si laureò in legge a Pavia; intraprese la carriera militare riportando
importanti successi come la
vittoria contro i Francesi a
Cremona nella difesa del fiume Adda. Fu Commissario Imperiale in Italia e di Generale d’Artiglieria; nel 1646 il governatore di Milano lo nominò soprintendente delle
Milizie Forensi delle terre
comprese nella giurisdizione del lago Maggiore, nel 1658 divenne Governatore di Pavia e l’anno seguente di Tortona. Nel 1664 fu creato Decurione della città di Milano, nel 1671 fu nominato membro del Consiglio Segreto dello Stato di Milano.
Uomo dai molteplici interessi culturali, frequentò letterati ed accademici, scrisse testi di filosofia e si dedicò all’edificazione del palazzo e dei giardini dell’Isola Bella.
Il Collegio Borromeo
Il 28 settembre 1631, a
sedici anni, Giberto
prendeva possesso del
patronato sul Collegio
Borromeo
di
Pavia,
dove il 6 febbraio 1636
conseguiva la laurea in
utroque iure, attestata
dal diploma che recita:
“…
nemine
penitus
discrepante,
summa
cum laude approbatus
fuisti
idoneus
et
sufficiens ad doctoratus
gradum in prefatis iuris
Pontificii et Caesarei
Peter Mulier, il cav. Tempesta
(Harlem 1637- Milano 1701)
Unico pittore protetto da Giberto che lo presentò al fratello
Vitaliano, suo vero mecenate fino alla morte
P. Mulier (Isola Bella, Palazzo Borromeo)
Paesaggio o enigma?
Giuseppe, Maria e il Bambino verso l’Egitto
Piramide simboleggia l’Egitto, la sapienza, l’onore e simbolo funerario
Ruscello: acqua come elemento
Cane simbolo di fedeltà Sole riferimento agli interessi
astronomici di Giberto
Natura luogo sacro per la filosofia panteistica seguita da Giberto
Il viaggio in Egitto, interpretato in chiave ermetica, corrisponde “all’inizizzione del figlio di Dio alla
prisca theologia, alla sapienza misterica degli Egizi, riassunta da Ermete Trismegisto”. Questo
instaura una dialettica tra natura e cultura che porta a considerare il concetto di rovina, secondo una visione per cui “l’uomo realizza meraviglie modellando i materiali della natura, che li riconquista e solo l’arte riesce ad interrompere questo processo”. Così la presenza emblematica della piramide ammette tre livelli di lettura: richiamo all’Egitto (livello di lettura più semplice), simbolo di perfezione, gloria, virtù, conversione e morte (livello intermedio), ma si carica della valenza di rovina (livello riservato agli iniziati).
P. Mulier Fuga in Egitto (Isola Bella Collezione Borromeo)
La tomba
Giberto Borromeo morì a 57 anni il 6 gennaio 1672, per i postumi di un
incidente occorsogli durante una visita al card. Acquaviva a Nettuno. Fu sepolto nella basilica dei SS.Ambrogio e Carlo.