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La lotta economica del dopo guerra

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Academic year: 2021

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ìaaderfr^uerra-LUCIANO D E FEO

LA

LOTTA ECONOMICA

DEL DOPO GUERRA

P refazion e d i S. E. Giuseppe Canepa

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g ■ ---UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

SALERNO FONDO CUOMO 4 6 I I X j VOL. ^

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D E L M E D E S I M O A U T O R E :

I tr a tta ti di lavoro e la protezione dei n o stri lavoranti all estero. Con prefazione di Luigi

Lu zza tti... L . 2

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LOTTA ECONOMICA

DEL DOPO GUERRA

P r e f a z io n e d i S. E. C.anefia..---, R ih lio t e c a n c __ ; 5

FONOO CUOMC

M I L A N O Fr a t e l l i Tr e v e s, E d i t o r i 1 9 1 7.

S STEM A B BL OTECAR O D ATENEO SALE RNO

11 II lll ll I II

0 0 3 '« 9 4 8 di Atene o I I I I I

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-1 d ir itti di riproduzione e di traduzione sono riservati p er tu tti i paesi, compresi la Svezia, la N orvegia e l Olanda.

Copyright by Fratelli Treves, 1917.

M ila n o , T i p . T r e v e s .

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A MIO PADRE

ESEMPIO VERO DI MODESTIA, LAVORO E ONESTÀ CON AFFETTO INFINITO

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Con saggio ed opportuno consiglio hai rac colti ed illustrati tutti gli elem enti del giudizio, ■o meglio ancora del presagio, intorno alVatteg giam ento nostro e dei nostri alleati n e ll ar ringo economico del dopo guerra.

L ’im portanza dell'acuto discorso di A sq u ith , in siem e alle decisioni del Convegno di Parigii è da te lumeggiata con vera ricchezza di os servazioni che aiutano a scrutare profonda m ente Vavvenire.

Ti esprim o, quindi, tutto il mio com piaci m ento perchè giovani valenti ed operosi come tu sei facciano oggetto dei loro studi argo

m enti così vivi ed interessanti.

Certo avventurare delle previsioni è difficile assai! Questa guerra, ogni fase a n zi di que sta guerra, ha dim ostrato con evidenza così brutale Vassoluta fallacia del senno u m a n o , ­ ­ ­ ­ ­

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ha sbugiardato con forza così brusca tutti i calcoli dei filosofi e degli econom isti, che il m estiere del profeta appare più sciagurato che m ai!

La storia procede attraverso vie misteriose, e sugli sforzi nostri per segnarle un cammino credo che rida Iddio, Aristofane del Cielo.

D ante ha dotato i suoi dannati di spirito profetico a ritroso. Volgere il capo al passato è assai più. comodo ed agevole che il ricordarsi degli a n n i che ancora non sono na ti; arte que sta in cui, se prestiam o fede al M anzoni, non si distinse che D am ele!

Il problem a che tu studii nelle pagine che seguono ha tuttavia un elem ento ben positivo e determ inato oltre che immediato.

Per Vistinto stesso della vita le nazioni del l'Intesa rim a rrann o, dopo la guerra, alleate.

Perchè non si rinnovi un macello orrendo come quello che oggi fa rabbrividire il mondo intiero, bisogna che i tedeschi sappiano che con tro ogni velleità di loro egemonia sta un bloc co colossale di centoventi m ilioni di uomini ad occidente d'E uropa unito ad un altro blocco di centoquaranta m ilioni ad oriente.

Ora, questa alleanza porterà ad una comu ­

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ne azione doganale di lotta cóntro i tedeschi, ovvero essa com porterà varietà di atteggiam enti, /;er modo che ciascuna nazione possa meglio m ettere in valore le proprie energie naturali quali sono per noiy ad esem pio, la posizione geografica e determ inate produzioni agricole? La risposta, io credo, sarà data p rin c ip a l m ente dalla vittoria d e ll Intesa.

Se questa, come non dubito, sa rà piena ed intera, se z nem ici saranno non solo vinti ma dom i, />£/• modo c h e il popolo tedesco sia sgannato e guarito dall'orribile m orbo che l'ac cademia e il m ilitarism o gli avevano inoculato e scom parirà dalla terra quel m ostro politico che si denom ina im pero austro ungarico, ogni nazione sarà meglio in grado di attendere au tonom am ente al proprio sviluppo e, nel seno di ciascuna nazione, i rapporti delle classi so ciali, nel ritm o alterno della lotta e della colla borazione, avranno un più libero e fecondo giuoco.

Che se la vittoria (la penna rifugge financo dallo scrivere questa cosa orribile!) dovesse es sere una m ezza vittoria, lo stato di guerra sboc cherebbe in un durissim o conflitto economico.

Per prevenire una nuova aggressione, tutti ­ ­ ­

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gli Stati d e trin te sa dovrebbero arm arsi fino ai den ti, sp endere quindi som m e colossali per ar m a m enti e, ben stretti fra loro e collegati nelle loro risp ettive classi, proseguire la p iù acca nita lotta economica contro il nemico in agguato

per strem arlo p u r con proprio danno!

N e consegue che anche la soluzione del pro blem a da te studiato, caro De Feo, dipende, in ultim a analisi, dal valore e dalla fortuna dei nostri meravigliosi soldati e dei loro bravi com pagni dell’Intesa oltre che dalla resistenza del popolo alle sofferenze che la guerra produce, sofferenze che stanno p er diventare necessaria

m ente più gravi. »

A rafforzare queste resistenze i libri come il tuo, che m ostrano le ineluttabili ripercussio ni della guerra sulle condizioni economiche dei popoli, giovano assai.

A l tuo intellettuale figliuolo augura pertanto la fortuna che m erita

il tuo Gi u s e p p e Ca n e p a. Roma, 20 novembre 1916. ­ ­­ ­ ­

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La lotta economica del dopo-guerra.

Al term ine dell’attuale im m ane conflitto, quando le arm i insanguinate saran no dcposte e la pace ancora una volta to rn erà a regnare, am m onendo che è folle sp e ra re nell’egem onia del mondo da conquistarsi con la p u n ta della spada e il cannone, sorgeranno tale un complesso di problem i economici invocanti la risoluzione, che tutte le nazioni di E uropa, uscite da u n incubo, si troveranno oppresse da u n altro.

Molti di questi problem i non sono ancora p e r fettam ente delineati stante rin fu ria re della guer ra stessa; m a alcuni sin da oggi appaiono chiari e com inciano ad essere discussi.

Ed è un bene che ciò sia perchè, in tal guisa, possono divenire di pubblico dominio, essere meglio pesati e valutati e, nello stesso tempo, può form arsi una direttiva che, dom ani, sarà utilissim a ai Governi.

L a esatta fisionomia di alcune di queste que stioni è stata già tracciala, su riviste e gior

De F eo. La lotta economica. 1

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-nali, dai m aestri della no stra finanza, ma, p r i m a che esse assum ano l’aspetto definitivo, sarà bene tra tta rle con maggiore am piezza p e r non giungere im p re p a ra ti al m om ento in cui, per necessità ineluttabile di eventi, dovranno es sere risolute.

A ltri problem i si p resen teran n o al momento della pace reclam ando u n a decisione, non dico im m ediata m a rap id a , e, se p rim a non si sa ran n o trovati i mezzi p e r riuscire nell’intento* non si e rr a di certo dich iaran d o che la im p re parazione potrebbe essere la sorgente di molti e rro ri.

Alcuni sostengono oggi che la rip re sa delle attività economiche e sociali, nelle singole n a zioni e da noi specialm ente, non p o trà avvenire se non gradatam ente e con lento m ovim ento; sostengono a ltri che la g u e rra abbia distrutto la p a rte più vitale delle energie economiche nazionali e, quindi, non ritengono vicina una prossim a rip re s a di attività; credo che gli uni e gli a ltri pecchino egualm ente di esag e ra zione.

Il complesso economico di u n a nazione in g u e rra sarei portato a rassom igliarlo ad un corpo am m alato di u n colossale tum ore il q u a le, alterando le funzioni n a tu ra li dell’o rg an i smo e im pedendo l'indispensabile ricam bio con l’accrescim ento dei prodotti essenziali e la e li m inazione degli estranei, sem bra m inacciare la

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vitalità stessa del corpo amm alato. Quando, però, m i felice atto operatorio riesca ad e s tir pare com pletam ente questo centro di attività patologiche, l^organismo rip re n d e u n a vita m i gliore, perchè d ep u rata dalle infezioni che con il tum ore sono venute a scom parire. Ma, n a turalm ente, tanto più grave s a rà stata la m a lattia tanto più lunga sarà la convalescenza!

Cosi avremo, indubbiam ente, nelle singole n a zioni oggi belligeranti, u na rip re sa lenta da principio e, poi, quasi violenta, di attività,, la quale si estrin sech erà in ogni cam po e sa rà diretta oltre che alla creazione di nuove o pe re sociali anche alla ricostituzione di quelle che la g u erra h a d istru tte nel suo furioso t u r binìo.

Sarà una rip re sa di arm i del cam po in d u striale, rip re sa non d iretta allo scopo dell’a l trui soffocazione o dell’a ltru i abbattim ento, m a ad una battaglia interna, p e r la elevazione del le sorti dei singoli paesi.

A llora soltanto si co m p rend erà come il ve ro dominio sia quello che si ottiene con il pensiero e i fru tti delle m acchine, che del l'um ano pensiero sono la più p ratica e civile espressione !

Frédéric Passy, nel suo meraviglioso libro: La grandezza di un paese, quando sostiene che «la vera grandezza, la vera conquista, la ve ra dominazione è quella che si esercita sulla

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natura ribelle, la vera lotta che si sostiene tutti assiem e, nel nom e del progresso e della scienza, contro tutte le vere difficoltà: quelle della n a tu r a », afferm a un proposito che ogni uomo civile non può non accogliere.

L a lotta b ru tale delle arm i, p u r lasciando strascichi inevitabili di ran co ri e di odii, non deve p o rre tra i popoli, che furono avversari, delle b a rrie re insorm ontabili, perchè allora l’u m an ità rischierebbe di essere stra z ia ta da lotte continue.

Con ciò non intendo certo che si debba r i p ren d ere la vita com m erciale q u a l’e ra p rim a della gu erra. T utte le nazioni, piuttosto che cu llarsi in ideali di potenza im m aginaria che, poi, in realtà, p ortano alla schiavitù verso altre potenze, devono em an cip arsi e lottare con tutte le altre nazioni p er porsi p a ri tra p a ri n el l’ agone nobilissimo della lib era concorrenza com m erciale.

L ’infinito orgoglio dei nostri nemici aveva fatto nascere nei loro governanti il sogno di im p ad ro n irsi di tutto un mondo, così come i loro prodotti, con l’aiuto illecito dei governi, e ra no riusciti ad im porsi su quasi tutti i m ercati.

L ’esito della gu erra d im ostrerà tutto l ’e r ro re com piuto dalla G erm ania e la sublim e rea ltà del detto di Plutarco: Sono la u su rp a zione e la cupidigia che hanno prodotto l'in giustizia, la discordia e la guerra!

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M ostrerà egualm ente come sia folle e p e ricoloso essere anim ati da idee egemoniche, p e r chè queste altro non portano che la d istru zione di quanto si è in lunghi anni e fatico sam ente creato.

Da questa g u e rra delle nazioni uscirà in dubbiam ente il germ e delle lib e rtà politiche e nazionali dei singoli popoli i quali, p iu tto sto che p erdersi in falsi idealism i ed utopie irraggiungibili, dovranno avvicinarsi alla r e a l tà e cercare la p ro p ria forza neH’intensificar'si dell’azione economica in qualsiasi cam po, sia in quello deU’in d u stria che in quello dell’a gricoltura, a seconda delle possibilità econo miche dei singoli paesi.

Certo sarebbe da stolti, lo ripeto, p ensare che im provvisam ente una nazione possa r ip r e n dere la vita da tanti mesi in te rro tta : si avrà u n periodo di assestam ento, d u ran te il quale sarà possibile o perare la ricostruzione e ric o stituzione dei capitali dispersi e vedere dove, alla ria p e rtu ra degli stabilim enti industriali, m anch erà la m ano d ’opera e dove questa a b bonderà. Ma è ap p un to a tale periodo di tem po, all’intervallo inevitabile p er la rip re sa delle attività, che devono rivolgersi i pensieri prov vidi, e rip a rato ri, dei nostri governanti. Questi dovranno cercare di far giungere il paese a quel momento con una certa p rep arazio n e; do vranno fare in modo di non lasciarsi cogliere

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alla sprovvista dagli eventi e, quindi, im p re p a ra ti e privi di quei provvedim enti neces sari alla difesa delle nostre in d u strie e, se vogliamo, p e r la concorrenza con le straniere.

E questi provvedim enti p o tran n o essere r i spondenti al caso se fru tto di u n a len ta azio ne di governo e di u n esam e reale e s c ru p o loso della condizione e delle necessità delle in d u strie e dei p ro d u tto ri agricoli. P e r fo rtu n a il nostro paese h a ai dicasteri dell’agrieoi tu ra e dell’in d u stria uom ini em inenti che rispondono ai nomi di R aineri, C anepa e Giuseppe De N a va, tre person alità della scienza e della p o li tica, la cui presenza sola al M inistero è affi dam ento certo di operosità e di vittoria.

Il Governo deve essere, in questi istanti, il reale ra p p re se n ta n te degli interessi singoli e deve arm onizzarli onde non in co rrere nel r i schio di farli cozzare l ’uno contro l ’altro a tutto scapito della forza economica nazionale.

«L'associazione degli individui um ani af

ferm ò il Novicow come quella delle cel

lule biologiche ha p er risultato lo scambio dei servizi donde proviene la differenziazione delle funzioni. A seguito di tale differenziazione si ha una economia di sforzo che produce un accrescim ento di intensità vitale p er ciascu na delle unità che compongono Vassociazione ». Lo stesso fenomeno, che si rivela neH’orga nism o um ano e nella collettività, risc o n tria

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mo nella vita com m erciale di u n paese. Qui tutti gli elem enti sono tra loro concatenati e; pure attraverso gli stadi della concorrenza, vi è u n fondo di unione e di solidarietà p er cui la vita di u n a grande in d u stria è collegata a quella di u n ’altra, l’alto costo di un p ro dotto produce il rialzo dei prezzi di a ltri p ro dotti.

Tutto procede concorde come isp irato d a una legge inflessibile di n atura!

Nei capitoli seguenti p a rle rò del come si debba, quindi, intendere la lotta econom ica tra i due g ru p p i di potenze belligeranti e come l’abbiano intesa, infatti, sino ad oggi, gli uo m ini di Stato della Q uadruplice. Il che r i sulta chiaram ente dagli atti palesi della Con ferenza di Parigi, e dai successivi convegni e discorsi dei vari M inistri.

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Intesa e Germania nei loro rapporti economici.

P arlerò, nei capitoli successivi, dei risu ltati della Conferenza Econom ica di P arigi e d e gli a ltri convegni che l’hanno preced uta e se guita; accennerò, poi, alle p rin c ip ali direttive scientifiche che sono state dibattute su g io r nali e riviste per cercare di d eterm in are q u e l la che sa rà la politica doganale e com m erciale dell’Intesa e dell’Italia dopo la g u e rra ; ma, a n zitutto, ritengo non sia com pletam ente inutile gettare uno sguardo, sia p u re rapido, ai r a p porti esistenti ante bellum tra Italia e G er m ania, nonché sofferm arm i brevem ente sulla orm ai già nota offensiva economica della n a zione capo gru p p o delle potenze a noi nem iche.

Dopo la Conferenza di P arigi ap p arv e orm ai evidente che ogni legame economico fra il n o stro paese e il tedesco e ra definitivam ente ed irrevocabilm ente rotto. Sembrò, per u n certo periodo, che le relazioni com m erciali p o tes sero sopravvivere, sia p u re app arentem ente, a l la ro ttu ra delle diplom atiche perchè, si dice ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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-va, non era interesse di alcuna delle due p o tenze spezzare quei legami economici che si erano già tanto assottigliati m a p u r tu ttavia continuavano a sopravvivere allo stato di te n sione politica esistente tra i due paesi.

La stam pa di ogni tendenza e colore p o li tico comm entò nei^li ultim i scorci di luglio del corrente anno i due com unicati polemici delle agenzie W ollf e S te fa n i,1) com unicati dai quali palesem ente risu ltava che, orm ai, i ra p p o rti economici fra le due nazioni erano infranti. Mancava soltanto l ’annuncio! I vari decreti di rap p resag lia approvali nei Consigli dei M inistri e prom ulgati con i due decreti luogotenenziali dell’S agosto, dovuti al felice intuito g iu rid i co del m inistro Sacelli e ai suoi colleglli del l'in te rn o e del Commercio in special modo, costituirono il prim o annuncio ufficiale del n u o vo regime economico esistente fra i due paesi.

I decreti rig u ard av an o l’applicazione dei d e

liberati della Conferenza di P arigi ed aveva

no p rincipalm ente la c u ra di coordinare r a

zione' dell’Italia a quella degli Alleali nell’iso lam ento del com m ercio degli Im p eri C entrali i e nella vigilanza da esercitare sulle aziende com m erciali nelle quali i Tedeschi e gli A u striaci erano specialm ente interessati, e ciò a l lo scopo di im pedire che esse agissero nell’in

!) Per maggiore documentazione li riporto in appendice. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ -­

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teresse della nazione nem ica o ad essa alleata e gli u tili e red d iti della gestione venissero trasm essi al paese con cui si era in g u e rra .

Il prim o decreto vietava ai cittadini e s u d diti italian i il com m ercio con gl’im p e ri C en tra li e i loro sudditi; l ’altro sottoponeva a s in dacato, sequestro, e persino ad eventuale liq u i dazione, le aziende com m erciali e in d u striali in cui l’interesse predo m in a n te e ra dei s u d diti nemici o alleali di questi.

Alle aziende messe sotto sequestro veniva preposto u n am m inistratore il quale o a v re b be continuato la gestione o avrebbe depositati gli utili nella Cassa Depositi e P restiti. I de creti contenevano, poi, varie norm e p ro ced u ra li e integ ratrici specialm ente p e r ciò che rifletteva la vigilanza da p arte del Governo.

Non m i sofferm erò in u n esam e analitico di questi provvedim enti che da v ari m esi erano attesi tanto, m a, piuttosto, ritengo, come ho detto più su, che non sia im itile gettare uno sguardo sia p u re fuggevole e rap id o ai nostri ra p p o rti economici con la G erm ania in q u e st’ultim o decennio.

Sin da quando p a rla m e n ta ri e scienziati d ’I ta lia e di F ra n cia cercarono di a ttu a re un r a v vicinam ento politico ed economico tra le due nazioni sorelle, u n ’om bra di diffidenza sorse in alcuni circoli politici tedeschi e velò i nostri ra p p o rti con la G erm ania.

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Non si pensò che il nostro scopo, la n o slra m issione era veram ente ed unicam ente di p a ce e di civiltà, non si volle com prendere che il nostro fine ultim o e ra quello di stabilire una co rrente di benevola tolleranza, non dico di amicizia, tra la nazione sorella e l’alleala.

Crebbero i motivi di illegittim a diffidenza quando l'intesa cordiale ed amichevole con l ’I n g h ilte rra si venne sviluppando ed assunse fo r me palesi e concrete. Nè la G erm ania poteva ad d u rre scusanti a questo suo atteggiam ento: la Triplice, dal suo prim o a p p arire, non ebbe m ai la benché m inim a base in clausole conte nenti ostilità prestabilite da usarsi verso la regina dei m ari, l’Inghilterra.

Ne ciò poteva essere nelle intenzioni del no stro paese! La G erm ania, invece, non fu mai an im ata dallo stesso sentim ento ai nostri r i guardi, nè mai cercò di attu tire l’asprezza dei nostri ra p p o rti politici ed economici con l’Au stria e calm are i feroci governanti viennesi nel le repressioni a danno dei nostri connazionali. *)

x) A questo proposito un eminente uomo di Stato italiano, in un suo ultimo discorso, ha rivelato che, essendosi appel­ lato alla Germania una volta che l Austria minacciava di arrotondarsi i suoi confini, il rappresentante dell impero de gli Hohenzollern rispose che la Germania avrebbe fatto quello che poteva, ma se non riuscisse in questo intento, e l Austria volesse dichiarare la guerra all Italia, la Germania non avrebbe nè potuto nè voluto impedirla, perchè tutta cinta in Europa

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A questi dubbi, a queste incertezze, si ag giunse il contegno aggressivo della G erm ania a nostro rig u ard o .

Le im portazioni in Italia dalla G erm ania che, nei prim i anni della n o stra alleanza, ten devano ad eguagliarsi con le esportazioni no stre verso quel paese, con l’an d are degli a n ni com inciarono a crescere a guisa d’invasione m entre i nostri prodotti venivano esp o rtati se m pre, approssim ativam ente s’intende, nelle m e desime q u an tità ed incontravano ostacoli vie più crescenti sui m ercati tedeschi. Questo d is livello notevolissimo aggravatosi, poi, negli a n ni seguenti, cominciò a m anifestarsi sensib il m ente sin dal q u adrien nio 1904 08.

B asterà gittare uno sguardo sui num eri se guenti p e r re sta re im pressionati anche senza bisogno di lunghi e spesso inutili comm enti.

ANNI IMPORTAZIONE ESPORTAZIONE

1904-05 L. 251 653 000 L. 206 352 000 1905 06 „ 287 094 000 „ 222 317 000 1906-07 „ 526 647 090 „ 300 631000 1907 08 „ 520 975 000 „ 245 430 000 E volendo saltare al biennio 1912 13 si no

eta potenze militari nemiche, non aveva che l Austria Un gheria decisamente favorevole; perciò doveva essere solidale con essa! E tale dichiarazione fu ripetuta alla stessa perso nalità politica italiana ben due volte in anni diversi e da due diversi ambasciatori. Si vede che rispondeva chiaramente alle direttive del Governo di Berlino.

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la, a p rim a vista, il p e rp etu arsi di u n a sp ro porzione notevole. M entre le im portazioni d a l la G erm ania erano p e r il 1912 di L. 626 300 000 e nel 1913 di L. 612 700 000, le esportazioni nostre in Germ ania, esclusi sem pre i m etalli preziosi, eran o p e r il 1912 di L. 328 200 000 e p e r il 1913 di L. 343 400 000.

E il nostro popolo, a volle di u na bontà che rase n ta l’apatia, com prendeva come len tam en te lulto il nostro m ercato venisse invaso dalle m erci tedesche m a, mi si perdoni l’e sp re s sione, con un senso di m u su lm an a indifferenza non sapeva reagire nò i governi osavano r i co rrere a m isura di tutela.

E p p u re essi conoscevano l’appoggio che il Governo di Berlino dava ai p ro p ri in d u stria li e m anifattu rieri, appoggio nè lecito nè perm esso dalle clausole dei trattati che avvincevano eco nom icam ente le due nazioni; qualche volta fa cemmo ud ire la n o stra voce di protesta ma tim idam ente, e poi, sì come suole, lutto tacque.

E ran o m erci di ogni specie che venivano im portate, dai prodotti chim ici agli articoli te s sili, dalle pelli ai generi necessari p e r la con ceria, dagli articoli m etallurgici alle m acchine di qualsiasi genere e grandezza, dagli s tr u m enti scientifici ai p re p a ra ti in gomma elasti ca, dalle necessità d’indole m ilitare al ferro, dall’acciaio greggio e sem ilavorato al ram e, al carbon fossile essenziale per la nostra vitalità industriale. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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E si potrebbe con tin uare all’infinito n ella enum erazione, citando i m edicinali, i m ateriali p e r elettricità, gli olii fissi, i concim i a rtifi ciali, il sapone e via via discorrendo.

Il d u m p ing agiva con energia ann ientatrice di ogni c o n c o rre n za ,*) i m ercati si c o n q u ista vano con l’allettam ento dei prezzi bassi; le i n d ustrie nazionali si soggiogavano con l’im perio della direzione e del cap itale tedesco; il p o polo nostro veniva contem poraneam ente su g gestionato ed im pau rito da questa esuberanza di energie.

In fondo, però, questo com plesso di circo stanze non e ra certam ente fatto p e r rin sald are i vincoli m orali ed economici fra i due paesi; se a tutto questo si aggiunge il m oltiplicarsi, delle leggi che il R eichstag em anava a tutela

*) A proposito di questa forma sleale di concorrenza eco nomica esercitata dai Tedeschi molto si è discusso ^agli eco nomisti italiani per trovare un sistema pratico di reazione.

Il Jannaccone nel suo libro : P re zzi di guerra ha detto : Se il dum ping è uno strumento di lotta non v è mezzo più atto per difendersene e per combatterlo che creare organismi di lotta aventi struttura simile a quelli dai quali esso viene praticato.... Occorrono intese fra i produttori, fusioni fra aziende, e necessariamente l intervento di istituti di credito per garantire e sovvenzionare quelle intese e quelle fusioni „.

Emanuele Sella nella sua colossale opera sulla Concor

renza dice che bisogna risolvere il problema caso per caso:

uno Stato si riserva di attuare Vanti dum ping nei casi in cui lo vedrà necessario. Fatta esplicitamente questa riserva si addiviene alla formazione di una commissione tecnica, la

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della forza economica della Germ ania, da n e s suno m inacciata, e ad offesa della n ostra (non ultim a nè trascu rabile disposizione fu quella sul taglio dei vini che procurò tan ta giusta r e a zione nel nostro paese!), è facile com prendere come l’am icizia com m erciale esistesse solo in ap p aren za.

E d ora ? Dopo due anni di g u erra senza tregua nè q u artiere, di lotta fu rib on d a alla quale i due g ru p p i di potenze sono stati spinti, non dirò unicam ente, come sostiene Achille L o r ia , m a prin cip alm en te dal fattore econo mico, dal prepotente desiderio del dom inio dei m ari, dopo due an n i la nemesi storica doveva fatalm ente condurci alla ro ttu ra degli ultim i legami economici con la nazione capo gruppo delle potenze nemiche. Indubbiam ente altri fat

tuale può essere internazionale o anche nazionale, e che ha per compito di constatare se ed in quale misura viene praticato il

dumping.... Constatato il dum ping lo Stato attua un dazio

proibitivo, diretto a colpire lo Stato esportatore. Si arriva così a questo paradosso : che il prezzo unico, che questa forma di intervento tenderebbe, eliminando il dum ping, a determi­ nare nel mercato internazionale, è l effetto non già del gioco di forze di libertà commerciale, ma bensì di quelle del pro­ tezionismo.... Ci limitiamo a suggerire questa soluzione del problema perchè l anti dum ping non ha ancora avuto il suo organamento. Trattasi di un arma o di uno strumento di lotta di cui dovrà caso per caso stabilirsi la portata e la conve nienza: perchè può essere a doppio taglio,,.

Questi sono stati due fra i più importanti brani scritti in argomento. ­ ­ ­ ­ ' ­ ­

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tori im p o rtan ti possono aver contribuito allo scatenarsi della g u erra; molte molle possenti hanno contribuito a spingere le nazioni cen tra li sulla via del più grande delitto, m a il fattore economico, il desiderio del dom inio è stato il più im portante, direi quasi il d e te r m inante.

Così noi dovevamo p ro n u n ziarci e scegliere il sistem a economico al quale intendevam o asso ciarci.

A quello della lib ertà o a quello delle d i sposizioni doganali ostili ?

A quello che fornisce un leale appoggio a l le in d u strie stran iere nascenti o p p u re a q u e l lo che le soffoca invadendo i m ercati altru i con le p ro p rie m erci sussidiate dai prem i di esportazione dei sindacati, alla lo r volta aiutati dal Governo in contrasto alle clausole del t r a t tato di com m ercio ?

A quello che dà lib ertà di ingresso alle m e r ci degli a ltri paesi en tro i p ro p ri confini Oppure a quello che tale lib ertà disconosce e pensa soltanto a tenere bassissim i i noli di te rra e di m are per agevolare in ogni modo l'u sc ita delle p ro p rie m ercanzie ?

A quello, infine, che non m ira a vivere e fa r vivere ma a vincere p e r d o m in a re ?

Non m ai più di oggi ap p arv e in esatta l’af ferm azione categorica del Leroy B eaulieu nelle

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-sue Recherclies économiques sur les guerres contem poraines. «Le relazioni econom iche

dice l’econom ista francese cause di guerra

in altre epoche, attualm ente si sono risolte in elem enti di p a c e ». Non m ai p iù e rra ta a p p a r ve previsione u m an a !

Noi clic oggi viviam o al lugubre bagliore di u n incendio che devasta l’E uropa, noi che se n tiamo come il fattore economico abbia, con al tri fattori, è vero, m a con p rep o n d eran za asso luta, sp inti i due g ru p pi di potenze alla guer ra, noi, che ancora non ci riusciam o a p e rsu a dere della rea ltà di questo diluvio che non accenna m ai a finire, pensiam o che vi furono guerre com battute p e r la difesa di u n p r in cipio ideale, come san ta è la g u erra che la Q uadruplice com batte p er la difesa del p r in cipio di nazionalità, m a pensiam o, altresì, nel tempo stesso, che queste guerre isp irate d a un

movente economico nasconda questo il desi

derio di a p rirsi la via dell’O riente o abbattere il predom inio com m erciale inglese sui m a ri queste g uerre sono inum ane, perche negazione assoluta di ogni ideale e afferm azione catego rica che tutto dinanzi al m aterialism o deve crollare, tutto, dalla fam iglia alla vita in d iv i duale, dalla um an ità allo spirito di fratellanza nei popoli. Il benessere m ateriale non è tutto p e r u na nazione; non deve essere tutto: c'è anche il sacrificio, l’onore, la gloria, ci sono

D e F e o . La lotta economica. 2 —­ -— ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ — ­ — ­ ­

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altre molle nobili e sublim i che possono e deb bono fare agire i popoli in direzione di m ete che i Tedeschi non sono m ai riusciti a d i scernere.

L a v ita deU’uomo fu u n giorno definita u na corsa affannosa alla m orte. P e r le nazioni, in vece, la corsa affannosa dovrebbe essere verso u n a m eta che tanto più si allo n tan a q uanto più si crede di averla rag g iu n ta: il progresso civile.

D istruggere, in terro m p ere questo cam m ino al quale tu tte le nazioni, g ran d i e piccole, hanno d iritto di p artecipare, è la negazione dei p rin cipii di giustizia e di civiltà.

Dice Carlo Cattaneo, e lo rico rdo perchè la sua p aro la am m aestra meglio di ogni lu n go ragionam ento: «Quando il vapore trae sulle terre e sui m ari le m oltitu din i peregrinanti nel nom e del lavoro; quando la parola vibra nei fili elettrici da un capo alValtro dei continentii non è più tem po di architettare una giustizia e una libertà che siano privilegio di un popolo o di un altro. È tem po che le discordi opi nioni delle genti si costringano ad un patto di m utua tolleranza e di amistà. Si sottom ettano tutte al codice di un'unica giustizia e alla luce di una dottrina u n iversa le» e noi aggiungiamo: « vivano com pletam ente libere nè schiave a nes sun altro popolo! »

È p e r l’afferm azione di questo principio, o l ­ ­ ­ -­ ­ ­ ­

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tre che p e r la necessità di non vedere au tom a ticam ente rinnovato il trattato di com m ercio che sarebbe scaduto il 31 dicem bre 1917 sol tanto se lo si denunziava u n anno p rim a ; è p er fatalità storica più che p e r equivoci ,o incidenti che l’Italia ru p p e l’ultim o suo lega me con la G erm ania.

Alcuni criticarono nei prim i giorni tale prov vedim ento forse pensando che l’utilità deve do m inare tutto. Come il senatore Curione, tra tta n dosi nella suprem a assem blea rom ana di una richiesta dei popoli tra n sp a d an i ebbe a scattare gridando: vincat utilitas; così i m oderni critici non trovarono la intim a essenza di queU’atto di liberazione e m elanconicam ente pensarono: e ra utile?

*

N on è da credere che la politica economica della G erm ania verso gli a ltri paesi di E u ro p a sia stata diversa da quella ch’essa h a sem pre u sata ai nostri rig u a rd i. La G erm ania aveva saputo lentam ente p e n etrare nella economia delle più grandi come delle più piccole nazioni europ ee.

Disse con felicissim a frase l ’illustre p rofes sore R. Della Volta, c h ’essa aveva cercato di colonizzare teutonicam ente il continente euro peo e, in p a rte, vi era riuscita.

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« Con i capitali, con i prod o tti, con gli uo m in i di affare, era giunta ad avere una in flu en za o una clientela, un complesso d 'in te ressi di prim o ordine in Francia come in R u s sia., in Italia come in In g h ilterra , nel Belgio

come in Tur.chia ».

L a Germ ania, nella sua m arc ia continua di penetrazione economica, si e ra valsa ovunque, come lio accennato nelle pagine precedenti, di qualsiasi mezzo, poco cu rand o si se onesto o assolutam ente privo di quell’onestà politica che le g rand i nazioni devono avere se vogliono es sere risp e tta te dalle potenze che le circondano.

I Tedeschi in quest’ultim o ventennio erano

continuam ente pensosi sulle m od alità da se guire, non im p orta se queste fossero stra n e e qualche volta incredibili, p u r di com piere i loro piani ed estendere viepiù la loro posizione eco nomica.

Bene a ragione il p rin cip e di Bùlow nella sua Germania Im p e r ia le 1) afferm ava che «di rado, o piuttosto m ai, un paese ha dato prova di un tale slancio economico in così breve te m po come l'im pero germ anico dall'epoca della pace di Francoforte ai tem p i nostri. »' « Oggi Vin

dustria tedesca ha i suoi clienti nei paesi più rem oti del globo. La bandiera m ercantile te

1) Principe di Bììlow . G erm ania Im periale. Fratelli Tre

ves, editori. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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desco, è diventata com une nei porti stranieri e si sente sicura sotto la protezione delle r.avi da guerra della Germania ».

Così scriveva, ripeto, nel 1913 il p rin cip e di Bùlow p rim a che la g u e rra avesse distrutta, o quasi, la potenzialità com m erciale del suo g ran de Im pero!

Se la G erm ania nei ra p p o rti economici con gli altri popoli d’E u ro p a avesse preferito se guire u n a via decisam ente più c o rretta e di versa, nessuno potrebbe rim p ro v e rarle il suo sviluppo, si potrebbe, anzi, invid iarla, m a so no state le m anifestazioni esteriori e segrete della sua potenza, estrinsecantesi con mezzi in civili che, in questi ultim i anni, avevano co m inciato a svegliare i popoli dell’Intesa e che la gu erra ha, poi, apertam en te rivelati.

Mezzi di sopraffazione e non di civile coo perazione! E dire che la nazione predicante con insistenza maggiore la pace e ra p ro p rio la G erm ania! Non fu, forse, l’im p erato re Gugliel mo a ripetere spesso il versetto del secondo capitolo di Isaia: «i popoli delle loro spade fabbrichino zappe e delle loro lance falci; una nazione non alzerà più la spada contro un a l tra nazione, e non im parerà p iù la g u e rra »?

Invece, nel ventennio ultimo, i ra p p o rti eco nomici e politici del M ittel E uropa verso tutti i paesi, grandi e piccoli, sp arsi nel m ondo a p parvero isp irati dal desiderio della guerra.

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Con. la g u e rra tutto fu sconvolto e dai p r i m i m esi ap p arv e ineluttabile la necessità di provvedere subito e a tem po p e r evitare che. cessata la bufera delle arm i, rip ren d esse la G erm ania la sua politica di invasione e di conquista.

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La conferenza di Parigi.

Il 20 giugno 1916 si rad u n a v a a P arigi la Conferenza Econom ica dei sette paesi alleali. Può ben a ragione dirsi questo il prim o e p iù im po rtan te passo com piuto dagli Stati dell’I n tesa sulla via delle deliberazioni d a p ren dere p er la condotta della lotta economica offensivo difensiva che succederà all’attuale lotta delle a rm i.

Le deliberazioni della Conferenza Econom i ca alla quale l ’Italia fu ra p p re se n ta ta dal m i nistro delle Finanze del Gabinetto Salandra, che p rop rio in quei giorni aveva rassegnate le dimissioni, on. Edoardo Daneo, non im p eg n a vano categoricam ente i governi che vi si fe cero ra p p re se n ta re .

Il 23 giugno a p p a riv a sui giornali italiani

il testo ufficiale delle deliberazioni prese nella Conferenza. Credo opportuno rip ro d u rle :

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a) Misure per il tempo della guerra.

1. Le leggi ed i regolamenti, che proibiscono il commer­ cio col nemico, saranno messi in concordanza. A questo scopo :

a) Gli Alleati interdiranno ai loro cittadini e a chiun

que risieda sul loro territorio ogni commercio con: 1. g li abitanti dei paesi nemici, qualunque sia la loro nazionalità; 2. i sudditi nemici, dovunque essi risiedano; 3. le persone, Case di commercio e Società i cui affari sono controllati in tutto o in parte dai sudditi nemici, o sottoposti alla influenza del nemico e che saranno iscritti su una lista speciale;

b) Proibiranno l entrata sul loro territorio di tu tte le

merci originarie o provenienti dai paesi nemici;

c) Studieranno di stabilire un regime che permetta l an nullamento puro e semplice dei contratti sottoscritti coi sud diti nemici e dannosi all interesse nazionale.

2. Le Case di commercio, possedute, o esercitate, dai sudditi nemici sui territori dei paesi alleati, saranno poste sotto sequestro o controllo. Si prenderanno delle misure per liquidare talune di queste Case come pure le merci saranno poste sotto sequestro o controllo.

3.° Oltre ai divieti di esportazione resi necessari dalla situazione interna di ciascuno degli Alleati, questi comple teranno, tanto nelle metropoli che nei domini, paesi di pro tettorato e colonie, le misure già prese contro i riforni menti del nemico: 1.° unificando le liste di contrabbando di guerra ed i divieti d’uscita e specialmente proibendo l e sportazione di tutte le merci dichiarate contrabbando di guerra assoluto o condizionale; 2. subordinando la conces sione delle autorizzazioni ad esportare nei paesi neutri dai quali si possa effettuare il transito verso i territori nemici, sia all esistenza, in questi paesi, di organismi di controllo generale accettati dagli Alleati, sia, in mancanza di tali orga nismi, a garanzie speciali, come la limitazione delle quan tità esportate, il controllo degli agenti consolari alleati, ecc.

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b) Misure transitorie per il periodo della ricostituzio ne commerciale, industriale, agricola e marittima dei Paesi alleati.

1.° Proclamando la loro solidarietà per la restaurazione dei Paesi vittim e di distruzioni, spogliazioni e requisizioni abusive, gli Alleati decidono di ricercare in comune i mezzi per far restituire a questi Paesi o per aiutarli a ricostituire le loro materie prime, il loro macchinario industriale agricolo, il loro materiale ferroviario e la loro flotta mercantile.

2.° Constatando che la guerra ha posto fine a tu tti i trattati di commercio che li univano alle Potenze nemiche, e considerando che è d interesse essenziale che, durante il periodo di ricostituzione economica che seguirà la cessazione delle ostilità, la libertà di alcuno degli Alleati non sia osta colata dalla pretesa che le Potenze nemiche potrebbero avere di reclamare il trattamento della Nazione più favorita, gli Alleati convengono che il beneficio di questo trattamento non potrà venire accordato a quelle Potenze durante un nu mero di anni che verrà determinato d’accordo fra essi. Gli Alleati s impegnano di assicurarsi reciprocamente, durante questo periodo di anni e nella misura possibile, gli sbocchi compensatori per il caso in cui dall applicazione dell impegno previsto nel paragrafo precedente risultassero conseguenze svantaggiose per il loro commercio.

3. Gli Alleati si dichiarano d’accordo per conservare ai Paesi alleati, a preferenza di tutti gli altri, le loro risorse naturali durante tutto il periodo della restaurazione com­ merciale, industriale, agricola e marittima, e a questo scopo si impegnano a stabilire degli accordi speciali per facilitare lo scambio di queste risorse.

4. Per difendere il loro commercio, la loro industria, la loro agricoltura e la navigazione contro un aggressione economica, che risultasse dal dum ping, o da ogni altro si stema di concorrenza sleale, gli Alleati decidono di accor­

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darsi per fissare un periodo di tempo, durante il quale il commercio delle Potenze nemiche verrà sottoposto a regole particolari, e le merci provenienti da queste Potenze sa ranno sottoposte o a divieti o a un regime speciale che ri sulti efficace. Gli Alleati si metteranno d accordo per via diplomatica sui regolamenti speciali da imporre durante il periodo sopra indicato alle navi delle Potenze nemiche.

5. Gli Alleati studieranno le misure comuni o parti colari da prendere per impedire da parte dei sudditi nemici l esercizio sui loro territori di certe industrie o professioni che interessino la difesa nazionale o l indipendenza economica.

c) Misure permanenti di aiuto reciproco e di collabora zioni tra gli Alleati.

1. Gli Alleati decidono di prendere senza indugio le misure necessarie per liberarsi da ogni dipendenza dai paesi nemici circa le materie prime e i manufatti necessari allo sviluppo normale della loro attività economica. Queste mi sure devono tendere ad assicurare l indipendenza degli Al leati, non solo per ciò che si riferisce alle fonti dell approv- vigionamento, ma anche per ciò che riguarda l organizzazione finanziaria, commerciale e marittima. Per l esecuzione di queste decisioni g li Alleati adotteranno i mezzi che loro sembreranno più adatti secondo la natura delle merci e se guendo i principi che reggono la loro politica economica. Potranno ricorrere, sia a imprese sovvenzionate, dirette o controllate dagli stessi Governi, sia a degli anticipi per in coraggiare le ricerche scientifiche e tecniche, lo sviluppo delle industrie nazionali; sia a diritti doganali o a proibi­ zioni temporanee o permanenti; sia ad una combinazione di questi diversi mezzi. Qualunque sieno i mezzi adottati, lo scopo degli Alleati è di accrescere la produzione abbastanza largamente, sull insieme dei loro territori, così da essere in grado di mantenere e sviluppare la loro situazione e la loro indipendenza economica rispetto alle Potenze nemiche.

2. Allo scopo di permetter loro di esitare reciproca-­ ­ ° — ­ ' ­ ° — ­ ­ ' ­ ­ ° —

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LA CONFERENZA DI PARIGI

i

mente i loro prodotti, gli Alleati si impegnano a prendere misure destinate a facilitare i loro scambi, tanto nello sta bilire servizi diretti, rapidi e a tariffe ridotte pei trasporti terrestri e marittimi, quanto per lo sviluppo e il migliora mento delle comunicazioni postali, telegrafiche, ecc.

3. Gli Alleati si impegnano a riunire delegati tecnici per preparare le misure atte a unificare il più possibile le loro legislazioni concernenti i brevetti d’invenzione, i certi ficati di origine, le marche di fabbrica o di commercio. Gli Alleati adotteranno, per le invenzioni, marche e opere le t terarie e artistiche, create durante la guerra in paesi ne mici, un regime il più possibile identico e applicabile alla fine delle ostilità. Questo regime sarà elaborato dai delegati tecnici degli Alleati.

I rappresentanti dei Governi alleati, constatando che, p er la comune difesa contro il nemico, le Potenze alleate sono d accordo n e ll adottare un a stessa politica economica nelle condizioni definite con le deliberazioni prese ; e riconoscendo che l efficacia di questa politica dipende in modo assoluto dalla applicazione im m ediata di queste deliberazioni, s im pegnano a raccom andare ai risp e ttiv i Governi di prendere, senza indugio, tutte le m isure temporanee o p erm a n en ti che valgano ad ottenere im m ediatam ente da questa p o litica un pieno ed intero risultato, e di com unicarsi reciprocamente le decisioni prese p e r raggiungere questo scopo.

*

Non ap p e n a si seppe in Ita lia che il nostro Governo aveva delegato il m inistro delle F i nanze al convegno di Parigi, u n ’onda di escla m azioni di so rp resa corse su tu tta la stam pa della penisola. Senza consultare n e p p u re la Commissione governativa che h a il compito,

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non. certo facile, di p re p a ra re le nuove tariffe doganali, indicando in tal modo quale debba essere la politica com m erciale del paese, il Go verno sem brò volesse im pegnarsi a seguire u n a via ancora non ben d eterm inata.

Quali im pegni intendeva p ren d ere l ’Italia al convegno ?

Ecco la dom anda, piena di ansie, che ci r i volgemmo tutti, è inutile oggi negarlo, non a p pena i delegati internazionali fecero rito rn o nei risp ettiv i paesi.

Le notizie, som m arie in prin cip io e poi r e se ufficiali con il com unicato governativo nelle pagine precedenti riprodotto, si riassunsero in tre g randi g ru p pi.

P rim o: m isure p er il tem po di guerra. Le deliberazioni, prese in questo cam po dalla Con ferenza Econom ica, non possono non in co n tra re tutto il plauso incondizionato degli I ta liani. Se di u n a cosa potevam o dolerci era. senza dubbio, la m ancanza di energia n e ll’evi tare le esportazioni abbondanti negli Stati n e u tra li da dove, poi, venivano inviate sui m e r cati tedeschi.

Soltanto in questi ultim i m esi le nazioni del l’Intesa usarono verso gli Stati neutri, e s p e cialm ente verso la Svizzera, u n contegno più energico che, se portò alla ro ttu ra delle t r a t tative con il Governo federale di Berna, riuscì a rendere più guardinghi i governi francese ed

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italiano nella esportazione di alcuni prodotti che, direttam ente, erano istrad a ti in G erm ania ed in A ustria.

Secondariam ente la Conferenza trattò delle m isure transitorie p e r il periodo della ricosti tuzione com m erciale, agricola, industriale e jm a rittim a dei Paesi alleati. Non a p p en a saranno deposte le arm i, il periodo più faticoso e diffì cile per i governi sarà, indubbiam ente, quello della rip re sa economica nei singoli paesi.

I delegati su questo punto seppero m ostrarsi

energici ne 11’afferaiazione del proposito di non ren dere possibile u n a nuova invasione dei p r o dotti tedeschi subito dopo la pace, m a nel leg gere il com unicato, come pu re, del resto, dai successivi atti ufficiali, si trae l ’im pressione che l’argom ento sia stato non molto approfondito alla Conferenza e che accordi più precisi e p ratici si verran n o attuando m an m ano che il caso li m ostrerà.

Ma il punto su cui p rin cip alm en te si discus se, e che m olti scritto ri di cose econom iche risolutam ente com batterono, fu il terzo: m i sure perm anen ti di aiuto reciproco e di col laborazione tra gli Alleati.

Non e ra certam ente intendim ento di questi scritto ri non venire sul cam po di accordi s in ceri con le nazioni che ci furono, ci sono e ci saran n o com pagne fedeli nei tristi conile nei lieti m om enti, delle nazioni che con noi

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p alp itaro n o più volte e con noi esulteranno p e r la vittoria, m a unicam ente perchè sem brò che, con form ule m olto vaghe, si fossero presi im pegni tro p p o indeterm inati.

Il m in istro Sonnino, quando ancora faceva

p a rte del passato M inistero S alan dra, aveva d ichiarato nel mese di m arzo alla C am era dei deputati che il P arlam ento non si sarebbe m ai trovato dinanzi a fatti com piuti e avrebbe avu ta la facoltà di esam inare tu tti i p relim in ari im pegni anche in m ateria fin an ziaria.

P u rtro p p o sappiam o tu tti quale valore a b biano queste postum e discussioni!

Così si fa anche p e r i tra tta ti di comm ercio: il Governo li stipula, il P arlam en to li approva, li può respingere m a, evidentem ente, il Go verno, che li h a stipulati, li difende con acre n aturalezza e pone su lla loro approvazione la questione di fiducia, togliendo agli amici del Governo quella lib e rtà di discussione che non vale assolutam ente se non c ’è la più am pia e com pleta libertà di revisione e reiezione.

E ra dunque urgente che, suH’indole costi tuzionale degl’im pegni p resi a Parigi, il nuovo Governo avesse dichiarato, con ampiezza, se vi sarebbe stata lib ertà di discussione nel P a r lam ento. Il Governo dell’on. Boselli rassicurò su questo punto facendo com prendere che n u l la di definitivo si e ra stabilito e che al m o m ento o p portuno la lib e rtà di discussione i n ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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torno a tali gravissim i problem i sarebbe stata

m assim a. '

E p e r vero, i cenni fatti d all’on. Daneo nel la sua p rim a intervista, ap p arv ero pieni di un giustificato riserbo e di ciò gii va sem pre data m eritata lode; m a le dichiarazion i fatte dal m inistro francese del Commercio, signor C16 rnentel, ai giornali parigin i e il com unicalo successivo degli Alleati, il quale non poteva (p e r il suo stesso c a ra tte re generale) rig u a r dare p articolarm ente il nostro paese, lasciò a m pia lib ertà nel cam po delle ipotesi più o meno azzardate e fantastiche.

Stranam ente preoccupanti ap p arv ero a q u a l cuno le dichiarazioni che si lessero sulla S ta m pa del 21 giugno fatte d aWattaclié co m m er ciale alla nostra A m basciata di Parigi, conte Candido Sabini, il quale sem bra abbia assistito alla Conferenza.

Da queste dichiarazioni si traeva che oltre ad avere il Governo italiano denunzialo il t r a t talo di com m ercio con la G erm ania (e ciò e ra preveduto m a non conosciuto perche ancora non e ra sopravvenuta la dichiarazione di g u e r r a che si ebbe qualche settim ana dopo), si e ra im pegnato a non concedere m ai più agli Stati oggi nemici il trattam en to di nazione più f a vorita; e fin qui tutto è giusto ed equo, m a le u lterio ri dichiarazioni dicevano che i governi alleati davano qualche affidamento di poter

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sm erciare in F rancia, in In g h ilte rra e in R us sia i prodotti a g ra ri che p rim a andavano negli Im p eri C entrali.

Le d ichiarazioni dell’in terv istato trovarono sostegno nelle frasi pronunciate dal Clémen tel. Quest’ultimo, infatti, p u r non scendendo a p artico lari e p u re afferm ando il principio (a cui tu tti sottoscriviam o con anim o ferm o) che se siam o sta ti so rp resi dalla gu erra non lo dobbiam o essere dalla p a ce, tan to più che gli Alleati, forti di im a popolazione di 400 m i lioni di abitanti, sono in ogni cam po in fin ita m ente più potenti di quello che non lo siano gli Stati dell’E u ro p a centrale, il Clémentel, r i peto, dava con le sue dichiarazioni fondamento di re a ltà alle afferm azioni del Sabini.

Sem brò stran o che u n problem a così com plesso fosse stato soltanto delibato dalla Con ferenza opp u re le decisioni prese fossero state trop p o affrettate. Quelle p rim e incertezze so no state, infatti, conferm ate dagli u lterio ri co n vegni di P allan za e di P arig i nei quali tale questione delle esportazioni è stata lungam ente d isc u ssa .*)

!) In questi ultim i giorni soltanto è cominciata l attua zione delle deliberazioni prese nei convegni suaccennati e i Governi d Italia e di Francia banno autorizzato le singole dogane a permettere direttamente l importazione di tu tte le merci di origine francese purché esse siano accompagnate da una attestazione delle dogane francesi di uscita e risul

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-La notizia nuda e semplice che gli Alleali avrebbero risa rc ito il nostro paese p e r i p r o dotti ag rari che andavano negl’im p e ri C entrali non con la dim inuzione o meglio ancora con l’abolizione dei dazi, m a con alcune agevolezze nei trasp o rti, ap p arve inadeguata allo scopo che si voleva raggiungere.

Come e ra possibile im m aginare u n rap p o rto di compenso tra le dim inuzioni nelle spese di trasp o rto e le esenzioni o riduzioni notevoli di dazi sulle nostre esportazioni di prodotti ag rari ?

Il conte Sabini aveva ricordato, infatti, che il periodo m igliore delle nostre esportazioni era stato quello quando il nostro vino e ra a n dato in F ran cia. Sì, è vero, il n o stro vino andò in F ra n cia p e r u n certo periodo e a buone

condizioni, m a il nostro attacch é com m erciale

tino nel limite del contingente stato stabilito per il trime stre ottobre-dicembre.

L accordo italo francese fu stipulato a Parigi il 20 set tembre u. s. e, in corrispettivo di analoghe facilitazioni concesse alla Francia, sono stati fissati certi determinati contingenti d importazioni italiane in Francia per il 4.° tri mestre del 1916.

Parimenti si convenne che altri contingenti di merci francesi potessero essere ammessi all importazione in Italia in deroga ai vigenti divieti. La concessione fu strettamente riservata ai prodotti di origine francese indicati in apposito elenco e furono escluse le merci che risultassero estratte dagli entrepots francesi!

D e F e o . La lo tta economica. 3 ­ ­ ­ - ­ ­

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si dim enticò di aggiungere che ciò e ra avve nuto perchè i vigneti francesi non eran o stati ancora re s ta u ra ti. E p e r la stessa ragione ebbe luogo la esportazione in A u stria U n g h eria q u a n do la filossera vi im perversò.

Il problem a a p p arv e subito ben più grave di quello che non possa sem brare ed e ra im possibile convincersi che si fossero p rese delle decisioni irrevocabili senza aver prim a, sia p u re in piccole proporzioni, in terro gati gli organi responsabili e tutti coloro che, p e r i p ro p ri stessi interessi, dom ani potrebbero vedere com prom esse rilev an ti forze econom iche.

È necessario che gli uom ini politici siano anche in rap p o rto con quelli di affari p e r evi tare che si faccia tro p p a teoria. Quando E rn e

sto R enan afferm ava che «l'ideale p e r un paese

civile sa rebbe un governo scien tifico, nel quale uom ini co m p eten ti tra tte reb b ero le questioni scien tifich e e n e cerch erebb ero le soluzioni » non pensava che tale sogno non sa rà m ai rea ltà ed è bene che non lo sia perchè il Governo non è u n ’accadem ia di scienze m orali e politiche m a la rap p re sen ta n za degli interessi della Nazione. E d è giusto che, nei m om enti più gravi, que sti interessi siano conosciuti.

L a grande difficoltà di stabilire u n regim e doganale conveniente p e r le nostre e s p o rta zioni agrarie con le nazioni alleate sem brava stesse in u n a ragione n a tu ra le : nella quasi

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eguaglianza, cioè, dei prodotti che si fanno la concorrenza fra loro nei m ercati stra n ie ri e dei quali si teme la recip ro ca invasione nei p r o p r i.

Le facilitazioni ferroviarie, tanto p e r fare u n ’ultim a osservazione, non potrebbero mai re care vantaggio ad alcune m erci le quali devono trav ersare tutta l’Italia p er essere trasp o rtate dalla Sicilia, ad esempio, in te rra stra n ie ra (F ran cia), quando queste nazioni possono far venire alcuni di questi prodotti (aranci, agrum i, erbaggi, ecc.) dalla Spagna avente mezzi di co municazione, p e r le distanze stesse, più celeri e, quindi, meno costosi.

Tale grave problem a interessava vivam ente subito dopo la Conferenza di P arigi ed in te res sa ancor oggi tu tti coloro che seguono con am ore i problem i com plessi della agricoltura e desiderano che gl’interessi di questa classe s ia no tu telati e protetti dal Governo, oltre che p e r debito di riconoscenza anche p e r le più alte necessità dell’economia nazionale.

Dalle prim e, schem atiche com unicazioni u f ficiali, come, del resto, è giusto riconoscerlo ancora oggi che i risu lta ti della Conferenza sono ap p a rsi più ch iari, è sem brato che l’a g ri coltu ra nostra sia stata in p arte tra sc u ra ta , tanto che, resi edotti di ciò, i m in istri com pe tenti hanno cercato di stip ulare a P allan za con il R uncim ann, e successivam ente a Parigi

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con il Clémentel, accordi più precisi e meglio tu telato li della no stra forza agraria.

È dovere sacro proteggere questa b ran c a co lossale della economia nazionale tanto più che dom ani, non ap p en a stip u lata la pace, p o tre mo to rn a re a c a n ta re con T ib u llo 1) la m e ra vigliosa elegia m entre i sogni di pacifico l a voro dell’oggi saran n o finalm ente realtà.

*

Se tutte queste obbiezioni sorsero spontanee ed ap p arv ero sulle m aggiori gazzette italiane subito dopo la Conferenza, in seguito, coi su c cessivi abboccam enti di Pallanza, di Rom a e di Parigi, come ho detto nelle pagine p re c e denti, e le intese degli am basciatori, m olte c r i tiche furono sfatate dalla re a ltà e m olti tim ori a p p arv ero infondati. P arecchie m anchevolezze della Conferenza vennero colm ate specialm en te p e r ciò che rig u ard a, appunto, leiesportazioni agrarie.

Il discorso, però, tenuto il 2 agosto 1916 alla C am era dei Comuni dal P re m ie r inglese Sir

Tibullo cauta sublimemente nella decima delle sue ele gie : La candida pace guidò prima i bovi sotto il giogo ad arare, la pace nutrì le vigne e raccolse l'umore dell uva acciò il vaso riempito dal padre mescesse il vino al figliuolo : in pace la zappa e il vomere sono le armi che hanno valore e in un angolo oscuro sono riposte le armi del soldato

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Asquith è, secondo me, il segno più palese ed evidente della im portanza degli accordi s tip u lati fra le potenze dell’Intesa. Tale discorso, rivelante in gran p arte le risoluzioni della Con ferenza degli Alleati, accenna anche alle d i rettive che i paesi della Q uadruplice hanno fatte pro p rie p e r lo svolgimento della fu tu ra lotta economica da in tra p re n d e rsi non appena la lotta delle arm i sa rà term in a ta nelle varie nazioni belligeranti.

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L ’A squith giustam ente iniziò il suo dire af ferm ando che bisogna convincere il nem ico che gli Alleati, qualunque possa essere il punto di vista individuale in m ateria economica, hanno risoluto di agire in u na com pleta u n ità di i n tenti e di determ inazioni, sia nella sfera m ili tare (e con le offensive sim ultanee degli u l tim i mesi se ne sono visti i benefici effetti), sia nel cam po economico non ap p en a la pace sa rà to rn a ta a regnare.

Nessuno p otrà dissentire in ciò daH’A squith e se u n desiderio ci h a sem pre anim ati è stato quello di m ostrare con i fatti che il tem po di teorizzare è, oggi, finito ed è giunto il m omento di far tesoro degli am m aestram enti della gu erra e ren dere p ratiche talune giuste afferm azioni che da tempo attendono la loro attuazione.

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Certo u n a delle più im p o rtan ti lezioni che tu tti gli Stati belligeranti hann o avute, r ig u a r da la necessità della form azione di u n a forte m arin a m ercantile, specialm ente p e r le nazioni prevalentem ente m arin are .

L ’A squith, riconoscendo ciò, disse che l’I n g h ilterra avrebbe potuto negli an ni decorsi co stru ire il doppio dei bastim enti che a ttu a lm e n te possiede e ciò sarebbe stato di som m a im p o rtan za nella condotta della g u erra. La d if ferenza anche dell’l p er 100, u n a differenza anche m inore, si sarebbe rise n tita sensibilm en te anche sul costo della vita e, p e r conseguen za, nella capacità stessa di sfidare la guerra, con sforzi m inori o m aggiori, p e r u n a d u rata p iù lunga.

P aro le sacre quelle dell’A squith e dovreb bero essere tenute presenti dai n o stri gover nanti i quali tro p p e volte, ahim è!, h an n o b a n dita la necessità p e r l ’Italia di u n a forte m a rin a m ercantile e, poi, non hanno m ai p e n sato all’attuazione p ratica di tale idea.

F ilippo Carli nella sua forte o p era L 'altra

g u e r r a 1) accenna a questo nostro bisogno e a ll’im p o rtan za che p e r noi avrebbe lo svilup po della m arin a m ercantile. L ’Italia non po trà m ai a sp ira re ad u n a com pleta in d ip en d en za economica se non avrà rag g iu n ta la più assoluta indipendenza sul m are.

Filippo Carli, L a ltra guerra. Milano, Treyes, 1915.

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