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L'annata agricola 1996 nel Veneto : prime valutazioni

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Academic year: 2021

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OSSERVATORIO DI ECONOMIA AGRARIA PER IL VENETO

DAVIDE BORTOLOZZO

L'ANNATA AGRICOLA 1996 NEL VENETO Prime valutazioni

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PRESENTAZIONE

Seguendo un impegno assunto già da parecchi anni di fronte agli agricoltori e al mondo economico e politico della Regione, l’Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto pubblica in anteprima i risultati dell’annata 1996.

Il lavoro, svolto dal dott. Davide Bortolozzo con competenza e serietà, mette in evidenza come ad un aumento delle rese unitarie delle principali colture sia corrisposta una diminuzione dei prezzi che ha ridotto i ricavi dei produttori. Il calo dei prezzi è dovuto alla rivalutazione della lira sul mercato dei cambi, in particolare rispetto al marco nella misura del 10% circa, il che ha consenti-to alla nostra moneta il rientro avvenuconsenti-to il 24 novembre scorso, negli accordi monetari dell’Unione Europea. La rivalutazione della lira ha determinato un du-plice ordine di difficoltà per i produttori agricoli: da una parte l’abbassamento dei prezzi che facilita le importazioni e frena le esportazioni di prodotti agricoli, dall’altra l’apprezzamento della nostra moneta rispetto all’ECU che riduce l’ammontare - in lire - dei contributi comunitari. Secondo le organizzazioni agricole sarebbe valutabile in 500 miliardi di lire per l’Italia e in 60 miliardi per il Veneto la riduzione dei contributi comunitari concessi in virtù della riforma MacSharry e delle misure di accompagnamento. L’unica spe-ranza è che i sacrifici richiesti oggi alla nostra agricoltura possano in un fu-turo non lontano tradursi in una rafforzata competitività del settore nei ri-guardi delle agricolture estere.

Per allargare la diffusione di questo opuscolo rivolto come sempre a quanti operano a diretto contatto con il mondo rurale da quest’anno, grazie ai nuovi strumenti telematici, il resoconto dell’annata agraria e anche altre pubblica-zioni edite dall’Osservatorio sono disponibili su INTERNET (http://www.inea.it/oea/veneto/oea_ve.html).

Si coglie l'occasione per ringraziare quanti con le loro informazioni hanno contribuito ad ampliare e verificare le nostre rivelazioni. In particolare si ringrazia l'Ufficio Statistica della Regione Veneto, il Dipartimento per i Ser-vizi Speciali dell'Agricoltura, il Dipartimento per l’Agrometeorologia, l'Osser-vatorio Regionale per le malattie delle piante e il p.a. Otello Mezzalira dell'Ufficio INEA di Contabilità Agraria per il Veneto. La pubblicazione è stata sponsorizzata dalla Banca Antoniana Popolare Veneta, alla quale va rivolto il nostro più vivo ringraziamento.

Prof. Ottone Ferro

Direttore dell'Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto

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INDICE

INTRODUZIONE 4

ANDAMENTO CLIMATICO 5

CEREALI 6

COLTURE INDUSTRIALI 8

PATATA E COLTURE ORTICOLE 10

COLTURE FRUTTICOLE 11

VITE 13

LATTE 13

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INTRODUZIONE

Secondo le prime stime l’annata che si è appena conclusa registra un conside-revole peggioramento soprattutto per quanto riguarda l’andamento dei mercati. La diminuzione dei prezzi dei principali prodotti è stata così pesante da riuscire a controbilanciare il discreto aumento registrato in termini quantitativi. In-fatti la produzione in termini reali presenta una variazione positiva del 4% circa rispetto al 1995, mentre il fatturato del settore - la produzione lorda vendibile - ha segnato una flessione dell’1% rispetto a quella ottenuta nel 1995. Per trovare un risultato altrettanto negativo per l’agricoltura veneta bi-sogna risalire al 1988, quando la variazione della PLV manifestò un’analoga ten-denza.

Variazioni percentuali delle produzioni agricole del Veneto nel 1996 rispetto al 1995 in lire correnti in lire costanti Coltivazioni erbacee +1% +6% Coltivazioni legnose -1% +16%

Prodotti degli allevamenti -2% -1%

Produzione Lorda Vendibile -1% +4%

Fonte: stime INEA

Tra i vari comparti i risultati migliori sono stati ottenuti dalle colture erbacee. Per questo settore la produzione lorda vendibile mostra un netto incre-mento in termini reali (+6%), complice la riduzione dal 12 al 10% della percen-tuale di superficie messa a riposo obbligatorio. Molto più modesto è stato l’incremento in lire correnti (+1%). Nell’ambito dei prodotti cerealicoli, dopo la vivacità che aveva caratterizzato il mercato nella precedente campagna, si è evidenziata nel 1996 una situazione stazionaria condizionata dalle elevate pro-duzioni realizzate da tutti i maggiori paesi produttori mondiali. Le quotazioni ottenute hanno generalmente segnato per la nuova campagna una flessione più o meno marcata a seconda del prodotto. Tra le colture industriali riprende quota la bietola che ritrova, dopo la deludente campagna 1995, la redditività degli anni passati grazie anche ai premi che le industrie saccarifere hanno elargito ai bieticoltori per stimolare nuovamente l’interesse verso una coltura tradizio-nalmente radicata nella realtà agricola veneta. Tra le oleoproteaginose torna ad affermarsi la soia mentre subiscono una battuta d’arresto il girasole ed il col-za. Per il prossimo futuro si presenta l’incognita dell’ulteriore riduzione del set aside obbligatorio dal 10 al 5%. Il contestuale aumento dell’offerta all’interno dell’Unione Europea potrebbe portare a nuovi ribassi delle quotazio-ni, se la situazione sui mercati mondiali non dovesse mutare.

Per quanto riguarda gli ortaggi nel 1996 la PLV appare in leggera flessione con andamenti di mercato altalenanti. Molto più soddisfacente appare il risulta-to raggiunrisulta-to dalla patata. Ma l’evenrisulta-to che maggiormente ha caratterizzarisulta-to l’annata nel comparto ortofrutticolo è l’approvazione della nuova Organizzazione Comune di Mercato che dovrebbe segnare un punto di svolta nella riorganizzazione del settore.

Decisamente negativa è stata l’annata per molte colture arboree, soprattutto sotto il profilo della commercializzazione. Se in termini quantitativi si è avu-to un aumenavu-to a livello del setavu-tore di poco superiore al 15%, in termini moneta-ri la PLV è scesa dello 0,5% moneta-rispetto al 1995. Quest’ultimo dato nasconde però delle realtà diverse a seconda del tipo di coltura che si considera. Per le mele l’annata può considerarsi stazionaria mentre per le pere e per la gran parte della frutta estiva la situazione è piuttosto critica. La diminuzione dei consu-mi sia nazionali che comunitari ha deterconsu-minato un eccesso dell’offerta e molti produttori, visto il forte calo dei prezzi, sono stati costretti a conferire il prodotto all’AIMA. Tra tutte le produzioni quelle che hanno subito una maggiore penalizzazione sono state le pesche e le nettarine che si trovano a dover af-frontare una crisi economica difficilmente superabile se non saranno messe in atto opportune correzioni al sistema produttivo e commerciale. Le produzioni

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vi-tivinicole hanno raggiunto livelli quantitativi e qualitativi soddisfacenti, ma i prezzi presentano una tendenza decisamente riflessiva.

Il settore zootecnico è quello che ha ottenuto i peggiori risultati in termi-ni di produzione lorda vendibile. La situazione in cui è venuta a trovarsi la zootecnia italiana nel 1996 è frutto più di errori altrui che di scelte sbaglia-te da parsbaglia-te degli allevatori italiani. Una cattiva gestione a livello sia comu-nitario che nazionale del fenomeno delle ‘vacche pazze’ ha generato nei consuma-tori una psicosi difficilmente controllabile e l’inevitabile riflesso negativo sui consumi e sui prezzi della carne bovina non si è fatto attendere. In termini monetari la produzione lorda vendibile dell’intero comparto zootecnico ha perso oltre il 2% rispetto alla precedente campagna, mentre in termini reali la dimi-nuzione dovrebbe attestarsi intorno all’1%. La pesante perdita subita dagli al-levatori dei bovini da carne (la diminuzione della PLV è del 21%) viene solo in parte mitigata dall’aumento registratosi negli altri comparti verso i quali è stata orientata la domanda del consumatore ed in particolare verso le carni bianche.

Notevole importanza ha assunto in quest’annata la rivalutazione della lira rispetto alle principali valute estere. Il forte recupero ha determinato anche la rivalutazione del tasso di conversione agricolo che rappresenta il riferimen-to impiegariferimen-to per convertire gli aiuti erogati dalla politica agricola comunita-ria in moneta nazionale. Agli inizi dell’anno il tasso verde valeva 2.164 lire ma già ad ottobre si era scesi a 1.973 lire. La prima conseguenza di una tale situazione è stata la maggiore competitività dei prodotti esteri che possono en-trare nel nostro paese ad un prezzo, in alcuni casi, inferiore a quello interno. Per quanto riguarda le conseguenze sugli aiuti al reddito forniti dalla PAC mag-giormente penalizzati sono stati i seminativi, per i quali il tasso di conver-sione da utilizzare per il calcolo degli aiuti compensativi è quello in vigore dal primo luglio 1996 pari a 2030,40 lire. Questo significa che rispetto allo stesso periodo del 1995 si è avuta una diminuzione del contributo del 12% circa. Il miglioramento della lira sui mercati valutari ha comportato riduzioni anche per tutte le altre misure di sostegno e gli interventi previsti dalla PAC, come gli aiuti alla trasformazione, le integrazioni di prezzo, le restituzioni, i prezzi di ritiro e le misure di accompagnamento.

Se sul fronte degli aiuti al reddito la nuova PAC lascia l’amaro in bocca, qualche nota positiva arriva dalle misure di politica strutturale e per lo svi-luppo rurale. Si sono ulteriormente estesi gli aiuti concessi alle imprese agri-cole che intendono adottare sistemi produttivi a basso impatto ambientale secon-do quanto prescritto dal reg. 2078 del 1992. E’ infine giunto nella fase opera-tiva il programma di sviluppo per le aree rurali dell’Obiettivo 5B: la Regione Veneto ha già impegnato 180 miliardi per investimenti dei 261 previsti fino al 1999. Sono destinati ad interventi di ristrutturazione nell’ambito delle filiere ortofrutticola, vitivinicola, zootecnica e forestale e a misure di salvaguardia ambientale e miglioramento delle condizioni di vita nelle aree rurali. A queste iniziative si aggiungeranno a partire dal 1997 i piani di azione locale previsti dal programma regionale Leader con l’erogazione di altri 93 miliardi da parte della Regione.

Malgrado queste note positive l’andamento di quest’annata lascia largamente scontenti gli agricoltori e le prospettive per il futuro sono difficilmente pre-vedibili. Difficoltà ulteriori si incontreranno per la progressiva riduzione della protezione comunitaria per i principali prodotti agricoli in conseguenza del rispetto degli accordi GATT sul commercio mondiale. Per alcuni comparti si attende ancora il varo delle nuove OCM (vino, tabacco) mentre per altri (orto-frutta) si aspetta la definizione e l’entrata in vigore dei regolamenti attuati-vi. Per continuare ad essere competitivi gli agricoltori dovranno cercare di va-lutare in modo più oculato le scelte produttive in funzione non solo delle rego-le del mercato comunitario ma anche di quello mondiarego-le.

ANDAMENTO CLIMATICO

L’annata appena conclusa ha evidenziato in alcuni periodi stagionali un anda-mento climatico anomalo che ha inevitabilmente influenzato l’attività agricola in pieno campo. L’andamento meteorologico del 1996 è stato caratterizzato dalla prevalente presenza sulla nostra regione di aree depressionarie, anche modeste,

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mentre minore rispetto alla norma è stata l’influenza dell’anticiclone delle Az-zorre.

Nei primi due mesi della stagione invernale il clima ha presentato una minore rigidità, con valori termici generalmente al di sopra della media, tanto che in alcune zone si sono registrate temperature di ben 10° C superiori ai valori me-di. Il numero di giornate piovose è risultato mediamente elevato (10-15 gg/mese), tuttavia gli apporti idrici sono stati contenuti ad eccezione di due abbondanti precipitazioni avutesi a fine dicembre e a fine gennaio in alcune lo-calità e di alcuni eventi meteorici a carattere nevoso segnalati anche in pianu-ra. La parte terminale della stagione non ha presentato oscillazioni termiche elevate ma temperature comunque sotto la media.

Le deboli e sporadiche precipitazioni di fine inverno-inizio primavera non hanno ostacolato il regolare svolgimento delle semine della bietola né pregiudi-cato lo stato fitosanitario dei cereali autunno-vernini. L’iniziale incremento delle temperature ai primi di aprile, associato ad un’elevata umidità, ha inne-scato le prime infezioni fungine rendendo necessario un tempestivo inizio della difesa fitosanitaria soprattutto sulla vite. Situazione analoga si è verificata per le pomacee, in particolare nella seconda metà di maggio quando le precipita-zioni abbondanti hanno aumentato il rischio di infeprecipita-zioni di Ticchiolatura. Mag-giori problemi si sono presentati nella seconda parte della stagione quando le piogge insistenti hanno determinato fenomeni di ristagno idrico in alcuni appez-zamenti rendendo necessaria nei casi più gravi una seconda semina del mais.

L’estate ha esordito con un notevole incremento delle temperature, realizzan-do valori localmente superiori ai 36°C, e con precipitazioni molto rirealizzan-dotte. Una tale situazione ha portato ad una rapida diminuzione delle riserve idriche dei suoli ed ha provocato - per le colture più sensibili come la patata, il pomodoro ed il tabacco - fenomeni di stress idrico soprattutto dove non si è potuto in-tervenire tempestivamente con l’irrigazione. Tale ondata di caldo ha comunque frenato lo sviluppo di alcune malattie crittogamiche come la Ticchiolatura delle pomacee e la Peronospora della patata. Dalla seconda metà di giugno la regione è stata investita da un succedersi di precipitazioni associate a fenomeni tempora-leschi che hanno determinato un conseguente abbassamento delle temperature al di sotto dei valori medi mensili. Tali eventi hanno favorito da un lato il riforma-si delle dotazioni idriche dei terreni ma dall’altro hanno determinato lo svi-luppo di alcune patologie a danno della vite e di certe colture orticole. Dove associati a forti venti, i temporali hanno creato qualche problema per la mieti-trebbiatura dei cereali causando fenomeni di allettamento. Sono stati inoltre segnalati sul finire del mese di luglio degli eventi meteorici che localmente hanno assunto carattere di nubifragio. Il mese di agosto è trascorso senza gran-di scostamenti rispetto alla norma sia per i valori termici che per le tempera-ture. In definitiva il continuo rinnovo delle masse d’aria non ha favorito il classico ristagno dell’aria, con le spiacevoli conseguenze ad esso associate. Solo in seguito le basse temperature ed il perdurare delle piogge hanno rallen-tato il processo di maturazione delle varietà di uva più tardive influenzando le successive operazioni di vendemmia.

L’autunno è stato inizialmente fresco con valori termici minimi e massimi in-feriori alla media e con precipitazioni frequenti ma contenute. Con l’avanzare della stagione le temperature sono ritornate sui livelli tipici del periodo. A-nomalo il mese di novembre con una prima fase nella quale le temperature sono salite a livelli inconsueti per la stagione e dove sono state segnalate delle grandinate sia nel padovano che nel vicentino. Nella seconda parte del mese un prolungato periodo di piogge, tanto nelle zone settentrionali che in quelle cen-tro-occidentali, ha ritardato, ed in taluni casi impedito, le semine dei cereali autunno-vernini.

CEREALI

I risultati ottenuti dal frumento tenero in questa annata non possono consi-derarsi positivi. La produzione è scesa rispetto al 1995 quasi del 10% come con-seguenza diretta di una proporzionale diminuzione delle superfici investite con tale coltura. L’unica provincia interessata da una variazione positiva della su-perficie è Venezia nella quale si è potuto riscontrare un aumento del 6% rispet-to alla precedente campagna. Sostanzialmente stabili sono invece le rese medie

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regionali che si attestano su valori di 54 q.li per ettaro con punte massime sempre nel veneziano dove si raggiungono i 59 q.li.

In alcuni areali di coltivazione lo stato fitosanitario della coltura non è risultato del tutto soddisfacente, infatti le piogge primaverili hanno favorito le infezioni di Fusarium che, dalla fine di maggio, ha assunto forma epidemica portando danni di diversa entità alla spiga. Gli attacchi di ruggine hanno poi aggravato la situazione determinando dei peggioramenti quantitativi e qualitati-vi del prodotto. Le condizioni di tempo instabile nel periodo della raccolta hanno localmente generato fenomeni di allettamento e provocato il rallentamento delle operazioni di mietitrebbiatura.

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi va rilevato che questi si sono mantenuti su livelli superiori a quelli del 1995 solo nei primi mesi dell’anno. Ad inizio campagna i prezzi del grano si sono attestati su valori inferiori alle 31.000 lire/q con una diminuzione del 12-14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nei mesi successivi le quotazioni hanno continuato a mani-festare ulteriori ribassi la cui causa principale può essere ricercata nell’ottimo raccolto ottenuto nei più importanti paesi produttori a livello sia europeo che mondiale. Come conseguenza di questa situazione la produzione lorda vendibile complessiva dovrebbe scendere di circa il 20% facendo prevedere per la prossima annata ulteriori riduzioni delle superfici destinate ad ospitare tale coltura.

Negativa l’annata anche per il frumento duro il cui prodotto trova difficile collocazione sul mercato. L’industria molitoria valuta infatti più conveniente rifornirsi di prodotto estero vista la non elevata qualità che caratterizza le produzioni nazionali in questa campagna. Nel Veneto la contrazione delle super-fici, iniziata nel 1994, è proseguita anche quest’anno con livelli inferiori ai 1.300 ettari (-33%), concentrati per la maggior parte nella provincia di Rovigo. Le rese medie regionali si sono stabilizzate al livello di 45 q.li per ettaro toccando in alcune provincie anche i 50 q.li. I prezzi alla produzione hanno ma-nifestato ad inizio campagna dei valori inferiori alle 34.000 lire/q con una flessione del 15% rispetto al 1995 ed hanno continuato a perdere con il proseguo dell’annata in misura maggiore del frumento tenero. Anche per questa coltura è previsto in futuro un ulteriore ridimensionamento a livello regionale.

Continuano a diminuire le superfici investite ad orzo che quest’anno segnano una flessione del 12%; tale valore è frutto soprattutto del repentino calo avu-tosi nella provincia di Treviso dove le prime stime indicano un areale di colti-vazione inferiore di circa 1.200 ettari rispetto allo scorso anno. L’effetto di questa riduzione delle superfici sulla produzione globale è stato mitigato dalle buone rese che hanno raggiunto il livello medio di 58 q.li per ettaro con punte massime di 65 q.li mediamente in provincia di Treviso.

Come per gli altri cereali autunno-vernini anche la campagna di commercializ-zazione dell’orzo è stata deludente e le quotazioni hanno manifestato la consue-ta caduconsue-ta dei valori in corrispondenza dell’inizio della stessa. All’epoca della raccolta i prezzi erano di poco inferiori alle 30.000 lire/q e sono scesi suc-cessivamente sotto le 29.000 lire/q. La coltura risulta ormai legata alle azien-de con allevamento che reimpiegano il prodotto ottenuto nell’alimentazione azien-del bestiame ed è praticamente svincolata dal legame con la coltura di secondo rac-colto ed in particolare con la soia che, nel ruolo di coltura intercalare, non beneficia delle compensazioni comunitarie.

I risultati ottenuti dal mais in quest’annata sono di grande rilievo sia per quanto riguarda gli investimenti che le produzioni. Sull’onda dei buoni prezzi spuntati lo scorso anno dagli agricoltori le superfici coltivate hanno subito un incremento del 6% superando di poco la soglia dei 270.000 ettari. Le provincie di Padova e di Rovigo rimangono ancora quelle nelle quali la coltura trova mag-giore espansione (rispettivamente 64.000 e 52.000 ettari).

La campagna maidicola è trascorsa senza particolari problemi e solo le opera-zioni di raccolta sono state rallentate dall’andamento climatico piovoso che ha ostacolato l’ingresso in campo delle macchine operatrici ed ha elevato il grado di umidità della granella. Questo non ha impedito al mais di raggiungere livelli elevati di produzione (oltre 27 milioni di q.li) e di superare, per la prima volta, la soglia dei 100 q.li per ettaro come media regionale, con punte massime di 109 q.li in provincia di Treviso. Alla base di questo ragguardevole risultato vi sono i continui progressi sia del miglioramento genetico - che mette a dispo-sizione dell’agricoltore ibridi sempre più produttivi e maggiormente resistenti alle avversità - sia della tecnica colturale.

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Una tale situazione ha però provocato degli inevitabili riflessi sul mercato. L’esordio della nuova campagna infatti ha registrato quotazioni pari a 27-29.000 lire/q contro le 35-38.000 dello stesso periodo del 1995 con una diminuzione su-periore al 20%. Tra i fattori che hanno contribuito a determinare questo anda-mento vanno ricordate le produzioni elevate registrate in altre regioni maidico-le italiane e anche in Europa e Stati Uniti. Inoltre l’emaidico-levata offerta interna non è stata sufficientemente sostenuta dalla domanda esercitata dalle industrie mangimistiche intenzionate a spuntare maggiori facilitazioni sul prezzo. A li-vello di produzione lorda vendibile i maiscoltori dovrebbero avere un incremento dell’ordine del 2-3% rispetto alla campagna precedente.

La non esaltante situazione commerciale è stata aggravata dal superamento a livello nazionale della superficie massima garantita per le compensazioni. Lo splafonamento quantificato dagli organismi comunitari è risultato essere pari quest’anno al 4,2% ed avrà come conseguenza immediata la riduzione delle compen-sazioni al reddito di una corrispondente percentuale. Considerando che la riva-lutazione della Lira è stata di poco superiore al 12%, la diminuzione dei premi della PAC per il mais rispetto alla scorsa campagna dovrebbe attestarsi intorno al 16,5%.

Per il riso il 1996 è stato l’anno della riforma dell’OCM che ha introdotto novità per quanto riguarda il prezzo di intervento, gli aiuti al reddito e la superficie massima garantita. Durante l’annata non sono stati segnalati partico-lari eventi di ordine patologico a carico di questa coltura mentre dei rallenta-menti alle operazioni di raccolta sono stati causati dal maltempo. In aumento le rese mentre la qualità può essere considerata mediamente buona.

Dal punto di vista dei prezzi la nuova campagna non è iniziata nel modo mi-gliore. L’incremento delle rese, i tagli ai sostegni al reddito, l’attesa di e-levati quantitativi di importazioni a dazio zero hanno depresso le quotazioni del riso sui mercati nazionali. Particolarmente penalizzate sono state le varie-tà destinate ai mercati nord-europei come i risi da parboilizzazione (gruppo Ri-be) e i Thaibonnet schiacciati dalla concorrenza del prodotto estero. L’Arborio era quotato ad inizio novembre 106.000 lire/q ma già dopo qualche settima i va-lori erano scesi sotto le 100 mila lire/q. Le previsioni per la prossima annata non sono allettanti e si prevede una riduzione delle superfici investite in quanto il rispetto degli accordi GATT ha imposto nella nuova OCM una riduzione del prezzo indicativo del 15% in tre anni sino al 2000 a cui si aggiunge la ri-duzione della quota esportabile sul mercato internazionale con sostegno comuni-tario.

COLTURE INDUSTRIALI

Dopo i deludenti esiti delle ultime due annate, la campagna 1996 sembra aver finalmente riassegnato alla barbabietola da zucchero un ruolo di primaria impor-tanza nello scenario agricolo regionale. Purtroppo le difficoltà produttive ri-scontrate nel 1995 e la concorrenza dei seminativi che percepiscono l’aiuto al reddito hanno avuto pesanti riflessi sulle decisioni di investimento colturale degli agricoltori tanto da provocare quest’anno una forte riduzione delle super-fici che sono scese a 38.000 ettari con una flessione di oltre il 20%. La coltu-ra è stata particolarmente ridimensionata nella provincia di Rovigo nella quale sono stati seminati 3.600 ettari in meno rispetto alla precedente campagna.

La preparazione dei terreni e le semine sono avvenute in maniera regolare ed entro i termini ottimali per lo svolgimento delle operazioni stesse. Soddisfa-cente è risultato lo sviluppo vegetativo dei bietolai che, a differenza della scorsa annata, hanno patito in misura inferiore gli attacchi di Cercospora. In concomitanza con le operazioni di raccolta l’andamento climatico piovoso ha ral-lentato il conferimento delle radici agli stabilimenti di lavorazione causando anche delle sospensioni dei ricevimenti tanto che la campagna si è conclusa in alcune zone con un sensibile ritardo rispetto al previsto. Nei confronti del 1995 le rese medie regionali sono nettamente aumentate collocandosi entro valori compresi tra 550 e 570 q.li per ettaro (con un incremento di circa il 25%) men-tre il titolo polarimetrico medio è risultato pari a 14°. Si sono così raggiunti quasi 80 q.li per ettaro di saccarosio

Con l’accordo interprofessionale nel novembre 1995 il prezzo base della bie-tola era stato fissato a 11.600 Lire/q per una polarizzazione di 16° con un au-mento di circa il 3% rispetto alla scorsa campagna. Essendo la polarizzazione

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media più bassa l’effettivo prezzo ricevuto dagli agricoltori è stato inferiore e generalmente compreso tra le 9.300 e le 9.500 lire/q. A tale valore si è ag-giunto quest’anno il premio che alcune industrie saccarifere hanno corrisposto ai propri contraenti per incentivare le richieste di coltivazione mai così tra-scurate come in quest’ultimo periodo, soprattutto per effetto della concorrenza esercitata dal mais e dalle relative compensazioni al reddito che tale coltura garantisce. La bietola sembra aver ritrovato nel 1996 la redditività che posse-deva alcuni anni fa ed in termini di produzione lorda vendibile l’aumento regi-strato quest’anno è stato di circa il 5%. Questa situazione rende ottimisti gli operatori del settore che per la prossima campagna prevedono un incremento delle superfici investite a scapito sia del mais che del frumento.

Dopo alcuni anni di pesantezza il mercato mondiale del tabacco sembra in ri-presa anche se l’interesse delle multinazionali è rivolto solo a determinate ca-tegorie di prodotto di elevata qualità e di minore impatto sulla salute. In ter-mini quantitativi la superficie si è mantenuta stabile vista la limitazione im-posta dalle quote di produzione.

Le semine sono state completate senza particolari problemi ed ottimo è risul-tato lo sviluppo vegetativo così come l’uniformità degli appezzamenti. È srisul-tato segnalato l’attacco da parte di qualche virosi, favorito dalle abbondanti preci-pitazioni di fine giugno, ma la loro entità è risultata limitata. Solo in segui-to le piogge prolungate, il caldo e la grandine hanno in parte compromesso il raccolto. Le rese hanno infatti segnato una flessione quantificabile intorno al 10% in meno rispetto al 1995. I prezzi di quest’anno appaiono buoni anche se va ricordato che la redditività della coltura dipende decisamente dalla correspon-sione dei contributi comunitari e dalla meccanizzazione delle operazioni coltu-rali.

Per la soia sembrano tornati tempi migliori dopo la sensibile riduzione veri-ficatasi negli anni passati, che aveva portato la superficie dai quasi 200.000 ettari dei primi anni novanta ai 73.000 del 1995. Quest’anno, grazie anche alla riduzione della percentuale di set aside obbligatorio, le aree sulle quali è coltivata si attestano sugli 84.000 ettari con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. La maggior parte di tale crescita si è registrata in parti-colare nelle province di Venezia e Rovigo dove complessivamente sono stati semi-nati 8.300 ettari in più.

Il decorso della coltura è stato regolare e le elevate temperature di giugno hanno influito solo in parte sulle rese produttive. Maggiori problemi sono stati creati dal maltempo che ha rallentato le operazioni di raccolta e causato perdi-te qualitative per le varietà più tardive. La produzione complessiva ha superato i 3 milioni di q.li, mentre le rese medie sono risultate pari a 38 q.li ad etta-ro con punte massime di 50 q.li.

Dal punto di vista della commercializzazione non è stato ancora raggiunto, in ambito interprofessionale, un accordo sul prezzo minimo garantito per la campa-gna 1996/97 della soia. Mentre gli agricoltori chiedono che il prezzo sia para-metrato sul mercato di Rotterdam gli industriali chiedono che il prezzo sia fis-sato sulla base delle quotazioni di Chicago. I produttori hanno avuto quindi co-me base per questa annata il valore stabilito per il 1995. La nuova campagna di commercializzazione si è aperta con quotazioni medie sino alla metà di ottobre di circa 45.000 lire/q, poi con l’aumentare dell’offerta di prodotto sul mercato i prezzi si sono progressivamente ridotti. La produzione lorda vendibile regio-nale dovrebbe manifestare una crescita del 10% circa come conseguenza dell’incremento delle quantità prodotte e della contemporanea diminuzione dei prezzi.

Purtroppo va notato che nel 1996 in Italia è stata superata per i semi oleo-si, la superficie massima garantita per le compensazioni ma solo a gennaio si potrà sapere con certezza se scatterà una decurtazione dei premi. Secondo le ul-time sul-time il conguaglio effettuato a livello di paesi comunitari non dovrebbe infatti dare luogo al superamento della superficie garantita totale nell’UE. Ta-le situazione è in parte frutto di investimenti speculativi effettuati in zone scarsamente vocate dalle quali si ottengono delle rese insignificanti, al solo scopo di riscuotere le compensazioni al reddito. Con la rivalutazione della lira anche gli aiuti compensativi per i semi oleosi si sono ridotti di circa il 12% nel 1996, oltre al consueto conguaglio effettuato a fine campagna di commercia-lizzazione.

Decresce la superficie coltivata a girasole che rispetto al 1995 presenta una flessione del 25% imputabile sostanzialmente alla diminuzione della percentuale

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di set aside su cui si possono effettuare colture a scopo non alimentare. Le o-perazioni di raccolta sono state ostacolate dalle condizioni meteorologiche e si sono concluse in ritardo. La produzione complessiva raccolta ha superato quest’anno i 260.000 q.li.

Nel luglio scorso è stato raggiunto per il colza ed il girasole l’accordo in-terprofessionale con il quale si è fissato il prezzo minimo garantito. Per la campagna 1996/97 il prezzo è legato alle quotazioni sul mercato di Rotterdam dei rispettivi oli di semi. Rispetto al valore della scorsa campagna si sono ottenu-ti dei vantaggi in quanto la quota da detrarre al prezzo per i cosottenu-ti di traspor-to è stata ridotta di 400 lire/q. All’inizio della campagna il prezzo dei semi di girasole si è attestato su un valore medio di 32.500 lire/q con una diminu-zione rispetto allo stesso periodo del 1995 di oltre il 20%. Una tale flessione sembra sia dovuta sia alla già ricordata rivalutazione della lira sia alle mino-ri quotazioni dell’olio che, per un eccesso di offerta, ha incontrato difficoltà di collocamento sul mercato. Un analogo andamento hanno presentato le quotazioni dei semi di colza che si sono attestate a livelli di poco superiori alle 30.000 lire/q con un calo medio del 12%. Nel caso del colza la flessione dei prezzi è causata soprattutto dalla rivalutazione della nostra moneta nei confronti del Fiorino olandese con il quale viene quotato l’olio di semi.

PATATA E COLTURE ORTICOLE

La patata dopo l’aumento degli investimenti verificatosi nel 1995 ha mostrato una situazione di sostanziale stabilità delle superfici che si sono attestate a livello regionale su 4.000 ettari. Solo nella provincia di Verona le prime stime indicano la perdita di circa 200 ettari (-13%).

Le principali patologie sia animali che vegetali che colpiscono questa coltu-ra sono state quest’anno sufficientemente controllate. Dopo la comparsa ducoltu-rante la scorsa campagna del batterio Pseudomonas Solanacearum il Servizio Fitosanita-rio Regionale ha intensificato i controlli sui tuberi da seme di varia prove-nienza e sulla coltura in campo senza che si sia riscontrata la presenza di fo-colai. L’andamento stagionale non ha influito negativamente sulla produzione che appare in generale sia di buona qualità che di buona pezzatura. La resa media regionale ha superato i 380 q.li per ettaro con punte massime superiori ai 440 q.li nelle zone a vocazione pataticola del veronese.

Problemi all’andamento del mercato sono stati causati dalla presenza del pro-dotto egiziano che entra in concorrenza sia con le produzioni precoci sia con quelle frigoconservate e che non sempre presenta le migliori garanzie fitosani-tarie. Produzioni a basso costo sono arrivate anche dalla Germania. Il prezzo alla produzione si è mantenuto intorno alle 250 lire/kg all’inizio della campa-gna con punte massime di 300 lire. Nonostante per la produzione lorda vendibile possa prevedersi un sostanziale aumento (quantificabile in un 16-18% in più ri-spetto alla precedente campagna) per gli operatori del settore il 1996 può esse-re considerato un anno interlocutorio in cui si è assistito ad un ristagno della domanda sia da parte dei consumatori che da parte dell’industria agroalimentare.

Il 1996 è stato un anno non facile per gli ortaggi dal lato della commercia-lizzazione. La produzione lorda vendibile regionale ha infatti registrato una flessione in termini monetari dell’1% circa, mentre invariato è il valore in termini reali. Il settore ha incontrato le maggiori difficoltà nei mesi estivi quando il concentrarsi dell’offerta si è scontrato con un calo inusuale dei con-sumi dovuto al fresco andamento stagionale. Solo ad ottobre si sono avuti dei segnali di ripresa del mercato.

Grandi aspettative sono riposte nella nuova organizzazione comune di mercato che apporterà delle novità nell’intero comparto ortofrutticolo. Tra le più im-portanti misure si avrà l’introduzione di sei associazioni dei produttori speci-fiche, l’ammontare massimo dei finanziamenti comunitari al Fondo operativo verrà fissato ad un valore pari al 4% (4,5% dal 1999) di quello della produzione com-mercializzata da ciascuna associazione e si provvederà a ridurre del 20% i prez-zi di ritiro dei prodotti rispetto alla precedente campagna.

Per la fragola coltivata in piena aria l’annata è stata condizionata princi-palmente dalle avverse condizioni climatiche. In conseguenza delle basse tempe-rature verificatesi nella prima decade di marzo, si è verificato uno scadimento qualitativo del prodotto con problemi di consistenza e di deformazione dei frut-ti superiori alla norma. In condizioni di elevata umidità sono stafrut-ti segnalafrut-ti

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attacchi di Botrite e di Tripidi soprattutto nella prima parte della campagna. Tale situazione, a fronte di una sostanziale stabilità delle superfici, ha pro-vocato una riduzione delle rese.

Estrema soddisfazione è stata manifestata dagli operatori per il riconosci-mento da parte dell’UE dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp) per due varie-tà di radicchio, il Rosso di Treviso (precoce e tardivo) ed il Variegato di Ca-stelfranco Veneto, uniche cicorie ad essere ammesse tra le produzioni che posso-no disporre di tale marchio. Discreta appare l’annata dal punto di vista del mercato con il ‘Rosso di Chioggia’ che, nel periodo di maggiore offerta, ha spuntato prezzi del 25-30% più elevati rispetto a quelli del 1995. Altalenante l’andamento del ‘Rosso di Treviso precoce’ che dopo aver mostrato un incremento del 24% del prezzo nel mese di ottobre ha manifestato in novembre una flessione per l’aumento dell’offerta di prodotto sui mercati. Sono stati segnalati proble-mi sanitari per la lattuga in conseguenza degli attacchi di Liriomyza che hanno costretto numerose aziende a ridurre drasticamente le superfici investite con questa coltura per evitare gli irrimediabili danni ai cespi provocati dall’insetto.

La campagna del pomodoro da industria è stata caratterizzata da una produzio-ne che, a livello nazionale, ha superato le quote assegnate al nostro paese dall’UE con inevitabili ripercussioni sui prezzi. Rammarico è stato espresso da-gli operatori per la sostanziale conferma nella nuova OCM dell’assegnazione del-le quote all’industria e non ai produttori come da più parti auspicato. Madel-le è andata la campagna di commercializzazione per le angurie ed i meloni che hanno ottenuto quotazioni generalmente inferiori a quelle del 1995, nonostante un tar-divo recupero dei secondi nel mese di agosto quando però la campagna si avviava al termine. Per il peperone negli investimenti sono state privilegiate le varie-tà da consumo fresco e le prime stime mostrano una produzione in aumento, grazie al miglioramento delle rese. Tale situazione appare differente dalla tendenza a livello nazionale dove è invece atteso un calo delle produzioni.

COLTURE FRUTTICOLE

La produzione di mele si è mantenuta quest’anno sui livelli raggiunti nella passata campagna. Il regolare decorso della coltura è stato tuttavia influenzato dalla rilevante cascola succedutasi ad una fioritura ed allegagione ritenute fi-siologicamente ottime. Particolarmente colpite da questo fenomeno sono state le cultivar rosse, la Granny Smith, la Stayman e localmente anche la Golden. Da se-gnalare l’andamento climatico anomalo dei mesi di aprile e giugno, in particola-re in quest’ultimo periodo si sono succedute prima temperatuparticola-re elevate poi piog-ge copiose, abbassamenti termici e grandinate localizzate soprattutto nel vero-nese e nel Polesine dove in casi sporadici hanno asportato anche il 75% della produzione. Particolare cura ha richiesto la difesa fitosanitaria per le consi-stenti e ripetute infezioni di ticchiolatura, mentre limitati alla prima genera-zione sono stati gli attacchi di Carpocapsa. Risultano in aumento gli attacchi di Cidia sui meleti prossimi a pescheti. In linea generale la qualità è risulta-ta buona con ottima colorazione delle cultivar rosse e calibri abbondanti per Golden ed Imperatore.

La superficie, che continua a contrarsi ormai dal 1991, ha manifestato anche quest’anno una leggera flessione (-2%) ed i meleti si estendono a livello regio-nale su un’area pari a 9.000 ettari. Le prime stime sulle rese indicano dei va-lori di poco superiori a quelli della annata precedente e si collocano su livel-li medi di 350 q.livel-li per ettaro con punte massime superiori ai 360 q.livel-li.

Tra le produzioni frutticole la mela è quella che meglio si è comportata dal punto di vista commerciale. La qualità del prodotto è risultata nella norma ed i prezzi sono stati buoni in fase di raccolta. Le Golden hanno spuntato fino a 650 lire al kg nelle zone più vocate mentre prezzi più elevati, fino a 750 lire al kg, si sono avuti per le Royal Gala. Quotazioni inferiori si sono riscontrate in ottobre in concomitanza con l’aumento dell’offerta di prodotto sul mercato.

In definitiva la produzione lorda vendibile si è mantenuta sul valore rag-giunto nel 1995 mostrando che il settore ha sostanzialmente confermato le posi-zioni acquisite sul mercato nel passato. Per la prossima annata gli operatori del settore non prevedono diminuzioni della superficie almeno nelle zone più

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vo-cate nonostante la temibile concorrenza esercitata dalla produzione dell’Emilia Romagna e da quella integrata del Trentino Alto Adige.

Decisamente negativa l’annata per le pere dal punto di vista del mercato. Il decorso produttivo della coltura è risultato regolare con fioritura ed alle-gagione che hanno registrato un andamento buono od ottimo a seconda della zona. La cascola di post-allegagione è stata abbondante solo per le cultivar Abate e Decana del Comizio. Dal punto di vista sanitario vanno segnalati danni da macu-latura bruna nonostante la lotta sia stata scrupolosa, mentre sono in netto calo gli attacchi di Nectria. Tra i fitofagi da segnalare gli attacchi di Psilla sul finire della stagione primaverile in concomitanza con una scarsa presenza degli antagonisti naturali.

L’entrata in produzione di nuovi impianti ha determinato un aumento della superficie in produzione che è ora all’incirca di 5.300 ettari. L’andamento cli-matico generalmente favorevole ha determinato un’abbondante produzione che le prime stime indicano superiore di circa il 10% rispetto a quella del 1995 con rese medie pari a 250 q.li per ettaro.

L’aumento delle produzioni a livello europeo e la non elevata qualità pre-sente in certe partite hanno causato già all’inizio della campagna una sostan-ziale flessione dei prezzi all’origine rispetto a quelli ottenuti nel 1995. Le diminuzioni delle quotazioni si sono attestate entro valori compresi tra il 20 ed il 30%, particolarmente critica è stata la situazione per le cultivar precoci ed in particolare per il gruppo delle William che hanno evidenziato quotazioni inferiori del 40-50% rispetto a quelle della scorsa annata.

Le pesche e le nettarine sono entrate in una crisi molto profonda dalla quale sarà difficile uscire senza gravi contraccolpi al settore. Il comparto at-traversa infatti una fase di profonda crisi con bassa redditività per gli agri-coltori generata sia dal calo dei consumi a livello nazionale ed europeo che dalla maggiore concorrenza del prodotto estero.

Il buon andamento climatico, caratterizzato dall’assenza dei ritorni di fred-do, ha determinato per pesco e nettarine il raggiungimento dei livelli produtti-vi degli anni scorsi dopo il calo verificatosi nel 1995. Solo alcune aree del veronese sono state penalizzate dalle forti grandinate di inizio estate. Danni ai frutteti sono stati causati dalla bolla in primavera e dalle cicaline su piante in allevamento. Ben controllate sia la Cidia che l’Anarsia mentre si de-vono segnalare nel veronese dei focolai di infestazione della temibile virosi detta Sharka. Piccole pezzature e problemi di marciumi si sono riscontrati per le cultivar medio-tardive.

A fronte di una sostanziale stabilità delle superfici in produzione si è ottenuto quest’anno un raccolto che le prime stime indicano superiore del 40-60% a quello del 1995. Si deve tuttavia tenere presente che nella precedente campa-gna la coltura aveva subito gli effetti dei danni da gelata. Le rese medie re-gionali sono state pari a circa 230 q.li per ettaro per le pesche e 210 q.li per le nettarine.

Come spesso accade in agricoltura i raccolti abbondanti non premiano i pro-duttori. Infatti le quotazioni di tale frutta sono state molto deludenti con conseguenti radicali ridimensionamenti dei fatturati degli agricoltori. L’andamento del mercato è risultato molto statico e lento, attivo solo inizial-mente per le cultivar precoci, poi con l’arrivo della produzione del sud si è avuta una stagnazione ed un calo dei prezzi. Le quotazioni rilevate su tutti i mercati regionali e nazionali sono state inferiori anche del 50% rispetto a quelle dello scorso anno. La produzione lorda vendibile afferente al comparto peschicolo secondo le prime stime dovrebbe subire una flessione marcata con una contrazione media del 4-5%.

Al fine di ridurre l’offerta di prodotto sui mercati la Commissione europea ha finanziato un piano per la riduzione della superficie peschicola. Secondo i dati forniti dalla Regione Veneto gli espianti nel 1996 hanno interessato una superficie molto ridotta per un totale di 172 ettari, dei quali 98 a pesco e 74 a nettarine localizzati soprattutto nelle province di Verona e Rovigo. Gli ope-ratori del settore prevedono per il 1997 una ulteriore diminuzione della super-ficie peschicola, soprattutto per le cultivar di pesche a pasta bianca.

Tra gli altri fruttiferi si segnala l’annata negativa delle ciliegie pena-lizzate dalle piogge e dagli sbalzi termici durante l’allegagione. Presenti i-noltre danni per spaccature e marciumi ai frutti. Per le susine l’andamento di mercato ha ricalcato quello delle pesche, con sensibili flessioni dei prezzi ri-spetto alla scorsa annata. Per l’actinidia le organizzazioni professionali del

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settore hanno riconfermato il codice di autodisciplina che prevede per il pro-dotto spedito sui mercati nazionali ed esteri un grado zuccherino standard.

VITE

Dopo la difficile annata 1995 la vitivinicoltura ha raggiunto in questa cam-pagna dei traguardi produttivi più consoni al ruolo che questo comparto riveste nell’agricoltura veneta e nazionale.

Le varie fasi fenologiche della vite sono state influenzate da un andamento climatico per certi versi anomalo, in particolare per le temperature che si sono sempre mantenute al di sotto dei valori medi, ad eccezione della prima quindici-na di giugno. Da segquindici-nalare tra le avversità meteoriche la grandine che ha colpi-to gravemente, all’inizio della stagione estiva, alcune zone del veronese dove sono stati segnalati vigneti distrutti anche per il 90%. In generale la fioritu-ra è stata anticipata e l’allegagione, favorita dal bel tempo, è risultata fioritu- rapi-da ed abbonrapi-dante.

Dal punto di vista fitopatologico l’annata è trascorsa senza particolari e-mergenze: alcuni focolai di peronospora sono comparsi precocemente ma sono stati ben controllati ed il fungo ha causato problemi solo dove la difesa non è ini-ziata tempestivamente. Dove non controllate le tignole, in virtù dei consistenti sfarfallamenti della seconda generazione, hanno arrecato forti danni in quanto hanno favorito gli attacchi di Botrite e di marciume acido. Nuovi centri di dif-fusione sono stati segnalati inoltre per la Flavescenza dorata che interessa or-mai molte aree della Regione.

Il favorevole andamento climatico che aveva caratterizzato la prima parte della stagione estiva faceva prevedere una produzione più che buona in tutto il Veneto sia dal lato quantitativo che qualitativo. Tale situazione è stata però parzialmente compromessa dal perdurare delle piogge e dal conseguente abbassa-mento della temperatura nel periodo prevendemmia-inizio raccolta. Il calo del contenuto zuccherino ha abbassato il livello qualitativo della produzione che viene stimato come oscillante tra il medio ed il buono. Secondo le prime stime la produzione di vino nel 1996 dovrebbe superare i 7 milioni di ettolitri con un incremento del 21% rispetto a quella ottenuta nella campagna 1995.

L’Unione Europea ha recentemente confermato la volontà di non compromettere la potenzialità produttiva interna limitando lo spiantamento finanziato dei vi-gneti. Sull’onda di questa situazione la Regione Veneto ha presentato richiesta al MiRAAF per l’esonero dell’intero territorio regionale dall’applicazione delle disposizioni comunitarie volte a disincentivare la viticoltura e per autorizzare i nuovi impianti, per le due prossime annate, solo per la costituzione di vigne-ti atvigne-ti a produrre vini Vqprd. Intanto per la campagna vivigne-tivinicola 1995/96 sono state accettate 713 domande di espianto per una superficie totale interessata da tale misura pari a 549 ettari. La spesa complessiva erogata dagli organismi co-munitari ha superato i 9 miliardi di lire e gli agricoltori hanno ricevuto un compenso medio di 17 milioni di lire per ettaro.

Le quotazioni del vino nuovo hanno registrato una sostanziale flessione ri-spetto ai valori della scorsa annata. In diminuzione sono soprattutto i prezzi dei vini da tavola che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (ottobre-novembre) hanno registrato un calo medio del 20-25% mentre i vini DOC e DOCG continuano a registrare una buona domanda e le loro quotazioni sono risultate in aumento del 10%. Sono i vini bianchi quelli che evidenziano i maggiori segnali di debolezza in quanto hanno ereditato dalla campagna precedente una situazione di eccedenza dell’offerta.

LATTE

Le vicende del settore lattiero - caseario sono sempre meno legate alla ge-stione tecnica, economica e produttiva del patrimonio zootecnico regionale e sempre più dipendenti dalle decisioni normative che vengono prese in sede comu-nitaria e poi recepite a livello nazionale. Per questo comparto, il 1996 sembra-va essere iniziato in modo tutto sommato positivo: per la prima volta infatti l’accordo interprofessionale, a livello nazionale, era stato stipulato prima dell’inizio della nuova campagna di commercializzazione (come previsto dalla

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legge 88/88) ed il prezzo del latte veniva fissato per tutta la durata della campagna stessa, dal 1° aprile 1996 al 31 marzo 1997. Per i produttori veneti l’accordo ha fissato il prezzo base di riferimento a Lire 823,21 al litro (755,24 Lire + 67,97 Lire di Iva ) con un incremento al netto di Iva, rispetto alla campagna precedente, di +53,38 Lire pari al 7,6%. Nel corso dell’annata pe-rò alcune tra le più grandi aziende del settore del latte fresco non hanno man-tenuto gli accordi presi in precedenza ed hanno chiesto una rinegoziazione del prezzo stesso adducendo come motivazione principale la congiuntura sfavorevole che il settore stava attraversando. Vanno ricordati tra i fattori depressivi la rivalutazione monetaria della lira, che ha dato maggiore competitività al pro-dotto estero, la stagnazione del consumo di prodotti lattiero-caseari e la con-seguente diminuzione del prezzo dei formaggi a medio-lunga maturazione ed in particolare del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano. Molti allevatori si sono così visti pagare il latte al prezzo della campagna precedente. Si preannunciano pertanto aspre battaglie legali che in altre regioni hanno già dato ragione agli allevatori. Ad aggravare ulteriormente la situazione del settore si è aggiunta l’irrisolta questione delle quote latte. Il bollettino AIMA per l’annata agrico-la 1995/96, previsto dal decreto legge 15 marzo 1996 e pervenuto con notevole ritardo conteneva l’elenco dei titolari delle quote. La Regione Veneto non ha dato atto inizialmente alla sua pubblicazione dando origine ad un contenzioso con il Ministero e l’AIMA che ha portato ad una sentenza del TAR con la quale è stata sospesa l’esecuzione del provvedimento di compensazione nazionale dell’annata 95/96. Almeno per il momento si sono potute evitare le pesanti ri-percussioni che il superprelievo avrebbe generato sul comparto produttivo e che sono state quantificate dall’AIMA per il solo Veneto in circa 75 miliardi di li-re, cifra notevolmente superiore a quella che risulterebbe se la compensazione fosse effettuata a livello di associazioni dei produttori. Una tale situazione ha favorito un’impennata dei prezzi pagati per poter disporre delle quote il cui valore, al netto dell’aliquota prelevata a favore della riserva regionale e dell’Iva, ha superato in alcune zone anche le 1000 Lire al chilo.

CARNI

Il settore zootecnico veneto ed in particolare il comparto delle carni bovi-ne hanno attraversato una delle peggiori annate, condizionata in modo pesante dallo scandalo delle ‘vacche pazze’ scoppiato nei primi mesi dell’anno in Gran Bretagna. Le allarmanti notizie di una possibile trasmissione dalla carne al consumatore dell’agente patogeno dell’encefalopatia spongiforme bovina hanno provocato un considerevole calo della domanda finale di carne bovina, che ha raggiunto nel periodo di maggiore crisi valori medi compresi tra -30 e -40%, de-terminando ovviamente un crollo dei prezzi alla produzione. Una tale situazione ha comportato una riduzione delle macellazioni dei bovini costringendo gli alle-vatori ad allungare il periodo di ingrasso dei vitelloni e la permanenza dei ca-pi nella stalla con conseguente aumento dei costi di produzione. Nonostante gli aiuti concessi dagli organismi comunitari i danni subiti dagli allevatori sono gravi e secondo gli operatori del settore le prime stime indicano perdite pari a 500-800 mila lire/capo, considerando sia il calo dei prezzi che le spese aggiun-tive di mantenimento.

L’importanza del settore zootecnico veneto - che da solo copre un quarto di tutta la zootecnia bovina da carne italiana - ha indotto la Giunta Regionale a predisporre uno stanziamento di 20 miliardi per interventi straordinari a soste-gno del comparto e finalizzati sia al superamento della crisi provocata dalla Bse sia ad una riqualificazione generale dell’intero comparto. Il perdurare di un andamento di mercato con prezzi cedenti potrebbe costringere alcuni allevato-ri a chiudere la loro attività o a procedere ad un allevato-ridimensionamento della stes-sa.

Notizie non confortanti arrivano anche dagli organismi comunitari presso i quali è stato rinegoziato il regime dei premi per i bovini: i maggiori vantaggi saranno ancora una volta ottenuti dagli allevatori del Nord Europa, i soli a po-ter ampliare ulpo-teriormente il grado di estensificazione delle loro aziende. Sem-pre ferma invece al 16% l’aliquota dell’Iva per la cessione di animali vivi bo-vini e suini nonostante da più parti a livello regionale si sia fatta pressione per un suo riallineamento ai valori degli altri paesi europei o quantomeno alla

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soglia del 10% in modo da contrastare i sempre consistenti fenomeni di evasione fiscale.

Andamento altalenante ha manifestato il settore suinicolo: ad un inizio dell’annata caratterizzato da prezzi cedenti ha fatto seguito un periodo di cre-scita degli stessi culminato nel trimestre luglio-settembre e favorito solo par-zialmente dalla sostituzione della carne bovina con quella suina nei consumi a-limentari, per effetto del fenomeno Bse. L’ultimo periodo dell’annata è stato viceversa caratterizzato da una netta flessione dei prezzi, soprattutto per i suini maturi, che a fine novembre avevano manifestato una diminuzione del prezzo del 25-30% rispetto alle quotazioni di settembre come conseguenza del maggiore potere di acquisto della lira, dell’elevata pressione esercitata dall’offerta comunitaria e dello spegnersi dell’effetto ‘vacca pazza’. La tendenza al calo ha continuato a manifestarsi, pur con momenti alterni, anche nel mese di dicembre e neanche i consumi prenatalizi hanno aiutato il settore a risollevarsi.

Il comparto avicolo da carne è stato probabilmente l’unico che ha saputo trarre vantaggio dalla crisi che ha colpito il settore delle carni bovine. Le quotazioni si possono considerare nel complesso buone soprattutto nel primo se-mestre durante il quale i prezzi all’origine dei polli hanno guadagnato oltre il 32% rispetto allo stesso periodo del 1995; in forte espansione anche i tacchini (+21%) e le faraone (+14%). Il mese di settembre ha segnato un’inversione di tendenza per i polli dovuta ad un eccesso di produzione non più sostenuto da un’adeguata domanda tanto che alla fine del mese le quotazioni erano del 15-20% inferiori rispetto allo stesso periodo del 1995. Le uova pur manifestando una fase di flessione dei prezzi nei mesi estivi hanno continuato a mantenersi su quotazioni superiori rispetto a quelle dell’annata precedente, in particolare nel primo semestre dell’anno quando le quotazioni erano superiori del 40-50% ri-spetto al 1995.

Anche il comparto cunicolo ha beneficiato della riduzione dei consumi di car-ni rosse seppur in misura minore rispetto agli avicoli. Durante il primo seme-stre dell’anno le quotazioni sono risultate mediamente superiori del 10% rispet-to a quelle del 1995. Buona la redditività per gli allevarispet-tori, almeno fino ad ottobre, anche se alcuni operatori del settore segnalano un aumento dei costi di allevamento.

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PUBBLICAZIONI A CURA DELL'OSSERVATORIO DAL 1992:

I vini della provincia di Venezia. Guida alle aziende produttrici, a cura di Vasco Boatto, giugno 1992. L'annata agricola 1992 nel Veneto, Prime valutazioni di Andrea Povellato, gennaio 1993.

L'affitto in agricoltura, contributi di Ottone Ferro, Luigi Costato, Giuseppe Avolio, Andrea Povellato, Luigi

Galletto e Gerhard Kuehl, Cetid, Venezia, febbraio 1993.

Possibilità di una più estesa applicazione nella Regione Veneto dei regolamenti comunitari concernenti l'O-biettivo 5b, di Ottone Ferro, Vasco Boatto, Andrea Povellato, Materiali di Ricerca, febbraio 1994

Impatto della riforma della P.A.C. sull'agricoltura nel Veneto, di Ottone Ferro, Luca Cesaro e Andrea

Povel-lato, Materiali di Ricerca, maggio 1994.

Effetti economici della reintroduzione di siepi e alberature in aziende agricole, Franco Contarin, Andrea

Po-vellato, Luca Rossetto, Materiali di Ricerca, 1994.

L'annata agricola 1994 nel Veneto. Prime valutazioni, di Luca Cesaro, Cetid, Venezia, gennaio 1995. I principali indicatori economici dell’agricoltura veneta. Elaborazione dei dati contabili RICA 1990-93, di

An-drea Povellato, Cetid, Venezia, marzo 1995.

L'annata agricola 1995 nel Veneto. Prime valutazioni, di Gerhard Kuehl, Cetid, Venezia, gennaio 1996. Agricoltura, ambiente e sviluppo rurale. I risultati di un’indagine socioeconomica sull’agricoltura

ecocompati-bile in alcune aree rurali, atti del convegno svoltosi a Venezia-Mestre il 10/5/1996, Materiali di ricerca,

settembre 1996.

Produttività e innovazioni ecocompatibili nell’agricoltura veneta. I fattori socioeconomici che influenzano le decisioni aziendali, a cura di Andrea Povellato, Materiali di ricerca, in corso di pubblicazione.

L'annata agricola 1996 nel Veneto. Prime valutazioni, di Davide Bortolozzo, Cetid, Venezia, gennaio 1997.

ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto

c/o Agripolis Via Romea 16 35020 LEGNARO (PD) Italy

tel. ++ 49 8272693 8272717 fax 49 8272686 email: povellat@agripolis.unipd.it INEA on Internet: www.inea.it

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