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Disegno di legge per l'apprendimento permanente

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2007, VOL 3, N. 9 ISSN 2279-9001

CONTRIBUTO TEORICO

Disegno di legge per l'apprendimento permanente

Michele Mangano,

Presidente nazionale Auser

Il Consiglio dei Ministri dei primi di agosto ha approvato un disegno di legge a sostegno dell’ap-prendimento permanente. Si tratta di un provvedimento che fa registrare un passo in avanti rispetto all’agenda di Lisbona (2000) che aveva ed ha un limite molto vistoso: il riferimento an-agrafico che in quel progetto si rivolge ai cittadini dai 6 anni ai 64 escludendo gli altri.

Il DDL approvato dal governo nazionale, invece, prevede esplicitamente il coinvolgimento dei pensionati (over 65). Si compie dunque un significativo passo in avanti rispetto a una visione la-voristica dell’apprendimento permanente che era presente, non solo a livello europeo, ma anche in molti esponenti politici del nostro Paese. L’Auser non può che essere d’accordo sulla necessità d’integrare le politiche del lavoro e le politiche sociali in un’ottica di maggiore coesione ed inclu-sione (come ci chiede l’Europa). Non può che condividere l’idea di considerare centrale il tema della conoscenza e della formazione, sia per le politiche di inclusione, sia per sviluppare parteci-pazione e cittadinanza attiva. Pensiamo, tuttavia, che il punto fondamentale da perseguire è che la partecipazione al sistema di istruzione e di formazione non può fermarsi alle fasi iniziali della vita e/o solo nella fase della vita cosiddetta attiva, ma va estesa oltre.

Dunque salutiamo positivamente il passo in avanti presente nel DDL del governo, perché questa scelta va incontro all’esigenza di dare risposte adeguate all’analfabetismo diretto e di ritorno (non dimentichiamo che il 26 per cento della popolazione adulta è analfabeta o con la sola licenza ele-mentare). E va incontro anche al conseguimento del benessere delle persone e al rafforzamento del capitale sociale.

Un’intuizione già avuta da Bruno Trentin, che nel programma fondamentale della Cgil, indicava nei saperi gli strumenti di prevenzione e di crescita per la promozione e la tutela dei diritti indi-viduali e collettivi. Una legge nazionale sull’apprendimento permanente oltre ad affrontare e superare i limiti che oggi possono venire dall’offerta formativa formale (tradizionale), deve affrontare 2 l’argomento anche nell’ottica delle persone anziane, che significa riconoscere agli over 65 il bisogno di nuova opportunità e/o possibilità di conoscenze in relazione alla complessità dei temi presenti nella società di oggi.

Pertanto, tra gli obiettivi di una legge nazionale deve esserci:

1. l’allargamento dell’offerta formativa (che oggi appare ancora limitata);

2. una metodologia didattica più articolata e flessibile, almeno per la popolazione adulta, in quanto l’attività frontale della cattedra non è sempre valida in un percorso formativo che coinvolge persone adulte e/o anziane;

3. il coinvolgimento degli anziani nella definizione dei loro bisogni formativi;

4. la necessità di impegnare risorse adeguate sul terreno dell’apprendimento permanente (in questa direzione l’art. 9 del DDL del governo nazionale non è confortante);

5. la volontà di delineare meglio, alla luce del nuovo titolo V Parte II e dopo la legge 328/00 (art. 22) gli indirizzi, le risorse, gli standard, il monitoraggio, la valutazione, oltre ai compiti dello Stato, delle Regioni e degli enti locali.

Questi punti centrali insieme a contenuti posti nel documento Cgil-Spi-Flc e Auser “Apprendere sempre”, possono essere un importante contributo al percorso legislativo. Le politiche dell’istruzione e della formazione intese per tutto l’arco della vita sono una necessità e non solo

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un’opportunità – perché attraverso di esse non si migliorano solo le condizioni individuali ma anche quelle collettive.

Occorre inoltre individuare risorse adeguate da destinare a tale processo, che al momento sono davvero esigue. Risorse pubbliche e private da utilizzare in modo mirato e con risultati verifica-bili. Il che significa puntare alla realizzazione di sistemi educativi aperti e inclusivi, che tengano conto davvero della diversità dei soggetti chiamati alla formazione e alla educazione. Che poi è un modo corretto per rivestire, come direbbe Bauman, gli individui di quell’armatura protettiva della cittadinanza e del loro essere cittadini.

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