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La Corporate Social Responsability: Ecosostenibilità come driver della vendita in sinergia con la comunità e le istituzioni locali

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Academic year: 2021

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Master Universitario di II livello In Gestione e controllo dell’ambiente Management efficiente delle Risorse

Anno Accademico

2017/2018

La Corporate Social Responsibility:

Ecosostenibilità come driver di

vendita in sinergia con la comunità

e le istituzioni locali

Autore

Dott.ssa Arch. Laura Grossi Maria

Tutor Scientifico

Dott. Massimo Battaglia

Tutor Aziendale –

Leroy Merlin Italia

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Indice

pg. 5 Riassunto analitico e parole chiave pg. 9 Introduzione

pg. 11 Cap. 1 Sviluppo sostenibile: dalla CSR all’Economia Circolare pg. 15 1.1 Impegno Internazionale

pg. 16 1.2 Casi studio

pg. 19 Cap. 2 Leroy Merlin e la Responsabilità Sociale d’Impresa pg. 20 2.1 Bilancio partecipato

pg. 24 2.2 Comunità e istituzioni locali pg. 25 2.3 Introduzione al Fai da Noi pg. 26 2.4 Orti fai da noi: Torino e Roma

pg. 28 2.5 Project Work su Orti fai da noi Livorno

pg. 33 Cap.3 Leroy Merlin e l’ecosostenibilità in fase di vendita e di uso in un’ottica di economia circolare

pg. 34 3.1 Progetti esistenti: Povertà energetica, Green group e TED pg. 35 3.2 Project work sul risparmio energetico come driver di vendita pg. 36 3.2.1 Documentazione interna: prodotti ecosostenibili pg. 37 3.2.2 Interviste sostenibili

pg. 43 3.2.3 Progetto con il Politecnico di Torino

pg. 47 3.2.4 Rielaborazione grafica, distribuzione e feedback

pg. 49 Conclusioni

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Riassunto analitico e parole chiave

La presente tesi è stata redatta nell’ambito dello stage presso l’azienda Leroy Merlin Italia, sul tema: “La Corporate Social Responsibility: Ecosostenibilità come driver della vendita in sinergia con la comunità e le istituzioni locali”.

Si è ritenuto opportuno inquadrare il progetto attraverso le parole chiave: sostenibilità, comunità e vendita, ricercando tra queste un filo conduttore che potesse permettere di rendere effettivo e concreto l’apporto della Responsabilità Sociale d’Impresa, alle attività di vendita e organizzazione del reparto/negozio.

Con il supporto dei tutor aziendali, ho potuto redigere un primo documento di indagine sulla ricettività dei collaboratori nei confronti delle tematiche suddette, la disponibilità ad approcciare a questi temi qualora fossero stati di primo ascolto, nonché delle specifiche domande tecniche differenziate per reparto, per gettare le basi di quello che sarebbe poi diventato il cuore della ricerca.

Difatti si è voluto orientare il lavoro, verso obiettivi di sensibilizzazione alle tematiche ambientali/energetiche, come driver di vendita.

Altro target sarebbe stato quello di portare beneficio, grazie ad un solo strumento, a più reparti, portando così il venditore e quindi il cliente, a vivere il negozio come al luogo in cui è possibile non solo trovare gli accessori utili ai propri scopi, ma avere anche un supporto completo più ad ampio raggio.

La tematica rilevante su cui è stato incentrato il progetto, è quella del risparmio energetico, in quanto Leroy Merlin offre la competenza, i prodotti e il supporto sia tecnico che di installazione, per poter progettare e installare a opera d’arte veri e propri impianti per il risparmio energetico, dalla climatizzazione ai sistemi in muratura isolanti, agli impianti fotovoltaici, gli infissi e le porte, nonchè tutti quegli accorgimenti per la casa in grado di permettere una maggiore attenzione e monitoraggio e quindi minore spesa, su consumi energetici.

Leroy Merlin ha commissionato al Dipartimento Energia Galileo Ferraris, dell’Università di Torino, una ricerca circa la stima dei risparmi conseguibili a seguito dell’installazione di kit per il risparmio di energia elettrica, acqua e gas naturale di un edificio multifamiliare e monofamiliare di riferimento. Il lavoro svolto durante lo stage è stato in parte l’analisi del materiale redatto, con l’obiettivo di trasformarlo in materiale divulgabile, di semplice utilizzo, ottenendo una prima cartolina prototipo da distribuire ai venditori e ai clienti, che possano così acquistare un pacchetto completo di risparmio energetico, partendo da una stima dei consumi attuali, sino al reale risparmio annuale in euro grazie all’installazione dei suddetti kit.

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Questo primo progetto ha l’intento di aprire gli orizzonti dei singoli reparti, affacciandosi al reale impegno e competenze dei reparti che possono integrare fra loro un vero progetto di risparmio energetico, dando così maggior voce all’aspetto cruciale della sostenibilità, coadiuvato dal tema della comunità.

Le interviste redatte di cui scritto poco sopra difatti, chiedevano ai collaboratori di esprimere la propria visione di comunità. Il termine ha numerosi significati, da una visione micro al macro. Difatti comunità è la squadra di reparto, così come il negozio, inserito poi nella rete regionale e poi nazionale, sempre parte di una multinazionale con un capitale fatturato di 14 miliardi di euro annuo, presente in 3 continenti, 11 Paesi, per un totale di 317 punti vendita nel mondo.

Una comunità/negozio quindi a dir poco globale. Nonostante questa forte immagine internazionale, Leroy Merlin vede come potere forte del proprio marchio inoltre, la comunità vista come presenza sul territorio, chiaramente inserito in una rete di progetti condivisi con le sedi centrali, ma che sia fortemente riconoscibile con il proprio impegno sociale, ambientale ed economico sulle aree circostanti le sedi dei negozi.

In questa maniera la comunità circostante il negozio, la cittadinanza, le istituzioni locali, che sono già tra loro stesse comunità, vengono raggiunte dal comune interesse dell’azienda di sentirsi parte di un contesto attivo, in cui non vi sia solamente uno scambio di vendita, ma anche di cultura del fare, di formazione, di presenza, aiuto e supporto per situazioni di disagio o difficoltà economica e sociale, così come di progetti virtuosi.

Il Fai Da Noi in Leroy Merlin riveste pienamente questi aspetti, in cui rientrano numerose iniziative aziendali. Innanzitutto il Bricolage del Cuore, che porta ad Associazioni virtuose che lavorano in ambito sociale, delle giornate di lavoro con a disposizione i collaboratori dell’azienda, così da poter compiere quei lavori manuali che richiedono tempo e competenza. Oltre a questo ho potuto conoscere l’Emporio Fai da Noi, di cui, nel caso di Livorno, ho potuto seguire l’attivazione. Sono stati donati dei prodotti ad un negozio di seconda mano, gestito da un’Associazione virtuosa locale. Il progetto su cui ho potuto maggiormente cimentarmi, incontrando tutte le difficoltà del caso, è stato quello degli Orti Fai da Noi, novità livornese, già invece presente nelle sedi di Torino e di Roma.

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Ognuno di questi progetti è fortemente legato ad una visione di Responsabilità Sociale d’Impresa dall’enorme impatto sulla sostenibilità e sulla comunità, in ottica di vendita.

Questo in quanto la progettazione parte anche dai negozi locali, dove è quindi indispensabile la competente gestione, oltre che del progetto, maggiormente e innanzitutto del reparto.

Difatti, durante lo stage, ho potuto conoscere e prender dimestichezza con gli strumenti essenziali per la gestione del reparto da parte di un Capo Settore in Leroy Merlin Itala: innanzitutto la conoscenza degli strumenti quali Pixies e Segés, con cui vengono svolte le attività di conoscenza stock, ordini, corrispondenza codice ed etichettature, strumenti essenziali per far fronte alla quotidianità del negozio: dal monitoraggio delle vendite, confrontabile con altri negozi e con numerose informazioni strategiche per valutare l’operato di reparto/negozio, il coordinamento tra logistica e negozio, le riservazioni per i clienti, così come l’arrivo di prodotti in reparto, una strategia di squadra che permetta la copertura del reparto anche per l’ottenimento degli obiettivi a breve e medio/lungo termine, sono alcuni dei numerosi aspetti che condiscono le giornate di lavoro presso Leroy Merlin. A questo si aggiunge il costante lavoro di squadra, lo scambio di opinioni e i passaggi di consegna, gli aggiornamenti sullo stock, l’animazione manageriale, la compilazione dell’agenda con i “chi fa cosa quando”, nonché la redazione dei turni di lavoro anche sulla base delle competenze ed esigenze del singolo, con l’elasticità del caso e l’obiettivo di avere un reparto ben gestito e sempre coperto. Il tutto con il fondamentale sostegno reciproco, tra tutte le persone che danno il proprio apporto quotidiano nel rendere fluido il lavoro, dagli approvvigionatori ai consiglieri di vendita, dagli specialisti agli addetti alla logistica, dalle hostess HRC ai PRM, il Merchandising ai capo-prodotto, dalle Risorse Umane al Controllo di Gestione, al coordinamento tra Capo Settore, con la Direzione di negozio e Regionale.

La disponibilità da parte di tutte queste figure, ha permesso un percorso di stage di forte apprendimento, messa alla prova e disponibilità nel fare, imparando la diversità dei ruoli che compongono quest’azienda, così come la forte versatilità di ognuno nel riuscire ad essere di supporto nel rispondere alle esigenze di tutti i giorni, con una parità tra ruoli che vede tutti coinvolti in prima persona nel gestire i complessi meccanismi, permettendo alla clientela invece, di vivere l’esperienza dell’acquisto, con le spalle coperte da una gestione funzionale e fluida.

Parole chiave: sostenibilità, comunità, vendite, economia circolare, supply chain, risparmio

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Introduzione

La complessità del progetto ha richiesto differenti tipologie di approcci. Innanzitutto una definizione delle parole chiave, quali sostenibilità e comunità, cercando quale potesse essere la chiave di congiunzione tra le due, in ottica di vendita.

Se già da metà ottocento si iniziava a percepire un senso di sopraffazione da parte di un’industria in piena corsa, oggi invece è viva ed attiva la consapevolezza diffusa delle potenzialità del fare scelte d’acquisto sostenibili, sapendo cosa si acquista, come è stato prodotto, come verrà smaltito e quali vantaggi può portare.

Verso tale direzione, in coordinamento con i referenti aziendali, si è optato per porre l’attenzione sulla sostenibilità in chiave di economia circolare, nello specifico sulle fasi della supply-chain, di vendita e uso. Questa scelta è stata data anche dall’obiettivo di redigere del materiale o una strategia utile nel creare un punto di giunzione tra la CSR e il lavoro quotidiano di reparto.

Il lavoro svolto difatti ha voluto essere un punto di richiamo tra entrambe le realtà citate, tra quegli aspetti di sensibilità al cliente e alla comunità, legati all’impatto invece delle vendite e di una progressione in positivo.

L’idea è difatti stata quella di creare dei “kit di risparmio energetico”, così da poter fornire sia ai venditori che ai clienti, degli strumenti reali di quanto costa risparmiare (e quanto si risparmia davvero), unendo così la sostenibilità ambientale (meno consumo di risorse), alla sostenibilità economica (si risparmia investendo su kit a basso prezzo) e sociale (poiché si sensibilizza e si aiuta realmente a risparmiar soldi).

Per meglio avere un’idea di cosa realmente potesse essere la “comunità” dal punto di vista di Leroy Merlin, ho provato a indagare su quali fossero i pilastri societari, riscontrando nel Bilancio Partecipato 2017, tutta la filosofia aziendale, in linea con gli SDG’s di sviluppo sostenbibile, con un approccio al lavoro ricco di progetti, di idee, di iniziative, volte ad un miglioramento condiviso del lavoro, al farsi conoscere non solo come azienda che “rivende prodotti”, bensì come realtà che vuole essere presente sul territorio e utile alla comunità. Questi sono alcuni dei aspetti che mi hanno affascinata, in un’azienda profit-oriented quale Leroy Merlin.

Riscontrare una forte motivazione alla sensibilizzazione dei dipendenti e della clientela verso tematiche di ecosostenibilità è uno dei primi passi verso un futuro in cui la consapevolezza del ciclo di vita dei prodotti sia sempre più una tematica comune e che incida quindi anche sulla scelta dei fornitori, delle materie prime, dei trasporti, per permettere ai clienti in negozio di acquistare prodotti sempre più vicini al loro desiderio di uno stile di vita più sostenibile.

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Cap.1 Sviluppo sostenibile: dalla CSR all’Economia Circolare

Nell’approcciare alle tematiche di sostenibilità, è comune chiedersi da dove abbia origine il termine stesso che le identifica e quale sia il suo reale significato, per molti amletico.

La definizione originale condivisa, risale al 1987, grazie alla pubblicazione di “Our Common Future”, il cosiddettoRapporto Bruntland, elaborato dalla Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo

(WCED, World Commission on Environment and Development), con cui viene definito da Gro

Harem Brundtland (primo ministro norvegese, presidente della Commissione), che per “Sviluppo Sostenibile” si intende: “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”.

Tale difinizione mette in forte relazione il livello ambientale con quelli economico e sociale, come cardini su cui vertere le considerazioni su sviluppo, ambiente, risorse umane, food security, biodiversità, energia, sviluppo industriale, le sfide di crescita urbana, per non parlare poi degli oceani, lo spazio e l’antartico.

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Questi concetti derivano da una sensibilità che negli anni ’80 era ormai chiara e definita. Difatti, da casi isolati di sensibilità ambientale, a movimenti nazionali e internazionali, con seguiti mano a mano sempre più importanti, la ribellione per l’ambiente si è trasformata in una vera e propria tematica istituzionale.

Dal 1987 ad oggi numerosi e sempre più strutturati sono stati gli incontri internazionali che hanno poi definito quelli che, ad oggi, sono conosciuti come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, gli accordi 2030, il Trattato di Kyoto, ma come si arrivò alla consapevolezza dello stato di gravità delle condizioni di utilizzo delle risorse del pianeta?

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, col trattato di Parigi (1951), si ha l’istituzione della comunità europea del carbone e dell’acciaio, le istituzioni comunitarie, con disposizioni economiche e sociali. L’economia riparte e parte del nuovo mercato di scambio trae la sua fortuna dai prodotti ampiamente testati durante il periodo bellico. Tra questi abbiamo i concimi chimici azotati, scoperti dal chimico Frtiz Haber, poi ideatore del gas Zyclon-B, usato nei campi di concentramento, scoperte che spianarono la strada per la produzione industriale di insetticidi di sintesi, gli organofosfati, nonché il celeberrimo DDT, il cui uso nel settore agricolo, ha presto portato perplessità tra la popolazione. Con l’uscita del libro “Silent Spring”, di Rachel Carson, nel 1962, iniziò un periodo turbolento di denuncia all’uso smodato di pesticidi in campo agricolo. I motivi della critica erano i danni alla salute dell’uomo, alla biodiversità, la contaminazione delle acque, la moria degli uccelli e l’irresponsabilità generale dell’agire dell’uomo nonostante il visibile distruttivo risultato ottenuto.

Erano gli anni di Che Guevara, di Martin Luter King, dei movimenti studenteschi del ’68, della lotta contro la guerra in Vietnam. Un’epoca in cui l’opinione pubblica scendeva per le strade e protestava, si faceva sentire, chiedendo diritti, equità, giustizia, uguaglianza.

Il primo Partito Verde della storia nacque in Australia nel 1972 mentre in Europa il primo Partito ambientalista fu fondato in Gran Bretagna nel 1973 (dapprima denominato People, poi Ecology Party ed infine Green Party).

La coscienza ambientalista ricevette una spinta propulsiva dopo la pubblicazione, nel 1972

del Rapporto sui limiti dello sviluppo a cura del Club di Roma che prediceva pessime conseguenze sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana a causa della crescita della popolazione mondiale e dello sfruttamento di risorse correlato.

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In Italia il partito dei verdi fece la sua comparsa nel 1985 trasformandosi, dopo varie vicissitudini, in federazione dei verdi, pur senza potersi dire effettivamente rappresentante delle associazioni ambientaliste.

Gli sforzi dei movimenti ambientalisti hanno portato a grandi risultati nelle politiche ambientali, come la creazione dell’Ufficio Europeo dell’Ambiente, l’applicazione di norme sulla protezione ambientale, l’introduzione di sistemi di tassazione dei rifiuti o emissioni, sono stati inoltre adottati due importanti Protocolli: quello di Montreal (1989) per la protezione dello strato di ozono e quello di Kyoto (1997) per combattere il riscaldamento globale.

Tra gli anni ’70 e ’80 si hanno numerosi eventi a supporto delle tesi ambientaliste, ma è con il Rapporto Bruntland 1987 che si definisce la sostenibilità nella forma che ancora oggi traina le politiche ambientali, sociali ed economiche. Nella pubblicazione “Our Common Future”, elaborato dalla Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (WCED World Commission on Environment and Development), è Gro Harem Brundtland (primo ministro norvegese, presidente della Commissione) a definire lo “Sviluppo Sostenibile” come lo sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Si apre così l’era dell’inscindibile legame tra l’attività antropica e gli effetti indi creati sull’ambiente. Nel 1992 a Rio de Janeiro si definisce, con la stesura dell’Agenda 21, il programma d’azione per il XXI secolo circa lo sviluppo sostenibile.

La Dichiarazione di Rio, composta da 27 principi, riassume la necessità di collaborazione internazionale, di impegni politici a livello mondiale, la presa di coscienza del coesistere tra interessi economici, sociali e ambientali, identificati in stakeholder.

Da qui iniziano a crescere e a prendere sempre maggiore attenzione a livello internazionale, gli obiettivi 2020, 2030, gli SDG’s, che iniziano a diventare anche argomento di strategia aziendale. Su queste tematiche va difatti a legarsi il tema della Corporate Social Responsibility, in italiano Responsabilità Sociale d’Impresa.

Se tra gli anni ’30 e ’50 del ventesimo secolo, iniziano a costituirsi delle teorie sulla relazione tra attività industriale e influenza di questa stessa sulla società, specificatamente sulla necessità che a livello manageriale si sviluppi una coscienza etica ed attenta circa le ripercussioni del proprio operato, è invece con la teoria di Bowen del 1953 che si ha una definizione riconosciuta per CSR, che vedremo avvicinarsi molto a quella di “Sviluppo sostenibile” di Bruntland: “La RSI fa riferimento agli obblighi degli uomini di affari di perseguire quelle politiche, prendere quelle

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decisioni, o seguire quelle linee di azione auspicabili in termini di obiettivi e valori della nostra società.”.

Tale definizione pare essere quasi precorritrice del più conosciuto “Sviluppo sostenibile”, in quanto forte è il legame tra questi concetti.

Lo sviluppo sostenibile definito dalla Bruntland diede capo ad un percorso di cui tutt’ora facciamo parte, di ricerca di un equilibrio tra il mondo della produzione, il consumo delle risorse naturali e del capitale umano, con un carattere, chiaramente economico, per l’appunto sostenibile.

“Perseguire quelle politiche, prendere quelle decisioni, (…) obiettivi e valori della nostra società”, altro non è che l’ambizione di far sì che le strategie produttive tengano conto, quasi in forma paternale, degli aspetti che caratterizzano la vita delle persone.

La storia che percorre poi questi decenni di vita industriale è alle volte drammatica e tortuosa, ma allo stesso tempo delinea un’evoluzione per la vita dell’uomo, riscontrabile solo in questo periodo storico. L’adattamento ad oggi necessario per mantenere viva l’ideologia dello sviluppo sostenibile, serve per poter garantire un continuum tra il modus vivendi cui siamo abituati e il reale consumo di risorse richiesto per potersi permettere questo stile di vita.

L’economia circolare va a porsi come degno coronamento della storia industriale di questo secolo. La normativa vigente in merito alla raccolta differenziata, così come al riutilizzo dei sottoprodotti, aiuta, anche a livello normativo, a poter procedere a livello industriale, nell’ottimizzare le risorse riducendo al massimo gli scarti.

Dal 4 luglio 2018 è entrato in vigore il Pacchetto economia circolare, che gli Stati membri dovranno recepire entro il 5 luglio 2020, costituito da quattro direttive. Queste quattro direttive, ne modificano sei: la 2008/98/Ce e poi le direttive “speciali” in materia di rifiuti di imballaggio (1994/62/Ce), discariche (1999/31/Ce), rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, cosiddetti “Raee” (2012/19/Ue), veicoli fuori uso (2000/53/Ce) e rifiuti di pile e accumulatori (2006/66/Ce).

L’integrazione ad oggi tra le tematiche di sostenibilità, CSR ed Economia Circolare, offre un approccio alla progettazione aziendale, concreto e ricco di strumenti per poter perseguire obiettivi di Sviluppo Sostenibile, fondamentali per nuove imprese e per l’adeguamento delle aziende esistenti, alle normative ambientali vigenti.

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1.1 Impegno Internazionale

La CSR (Corporate Social Responsibility), in italiano RSI Responsabilità Sociale d’Impresa, è entrata formalmente nell'agenda dell'Unione Europea a partire dal Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, dove è stata considerata come uno degli strumenti strategici per realizzare una società più competitiva e socialmente coesa e per modernizzare e rafforzare il modello sociale europeo.

Nel Libro Verde della Commissione Europea, edito nel 2001, la responsabilità sociale è definita come: "L'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate".

La CSR va oltre il rispetto delle prescrizioni di legge e individua pratiche e comportamenti che un’impresa adotta su base volontaria, nella convinzione di ottenere dei risultati che possano arrecare benefici e vantaggi a sè stessa e al contesto in cui opera.

Particolare attenzione viene prestata ai rapporti con i propri portatori d’interesse (stakeholder): collaboratori, fornitori, clienti, partner, comunità e istituzioni locali, realizzando nei loro confronti azioni concrete.

Ciò si traduce nell'adozione di una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento, in un’ottica di sostenibilità futura.

Gli eventi internazionali sul tema della CSR sono molteplici e servono sempre più a creare network tra imprese, collaborazioni e condivisione di best-practices.

I riconoscimenti, le conferenze, saloni della CSR, sono un motivo di scambio di competenze tra aziende, per poter sempre più velocemente virare verso un modo di fare business, che sia sì redditizio e sempre più in linea con l’eticità di chi ha oramai il forte potere di scegliere in che direzione far andare il mercato: il cliente.

Permettere alle persone di scegliere cosa acquistare, con la conoscenza del ciclo di vita dei prodotti, permette a tutti di approcciare all’acquisto, ma ci si augura che, soprattutto grazie al forte impegno di tante aziende, sia possibile sempre più sensibilizzare il cittadino comune a cosa davvero è alle spalle di un semplice acquisto, ponendo sempre più solide le basi di un’economia responsabile, come prassi, non più come eccellenza.

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1.2 Casi studio

Le iniziative sorte negli anni sul tema della Responsabilità Sociale d’Impresa, si estendono ad una larga gamma di attività produttive, dall’alimentare ai beni di consumo quali l’abbigliamento, il settore informatico, così come presso istituti di credito, grande distribuzione e multinazionali.

In questa sede riporto alcune esperienze internazionali, utili a comprendere la multidisciplinarietà su cui è possibile operare in termini di CSR.

Partiamo dall’esperienza di Chipotle and Intermarché - The Inglorious Fruit and Vegetable, a mio personale avviso, di grande importanza in una fase di reale cambiamento nel settore del consumo alimentare interno alla grande distribuzione.

Con una forte campagna di marketing hanno sottolineato lo stato attuale della grande distribuzione alimentare. Come norma di buona salute difatti, si prescrive di cibarsi di frutta ben cinque volte al giorno, stime piuttosto costose per una famiglia media, quando invece lo stato dell’agricoltura, a causa della richiesta sul mercato di frutta/verdura che risponda a determinati standard estetici e di integrità dell’alimento, portano allo scarto di un’enorme percentuale di quanto viene coltivato, addirittura si raggiungono 300 milioni di tonnellate di alimenti da agricoltura letteralmente buttati ogni anno.

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Il progetto va a trasformare quest’”assurda situazione vissuta da frutta e ortaggi”, trasformandoli in vere e proprie icone. E venduti col 30% di costo in meno rispetto allo standard.

Mettendo a banco i prodotti che siamo abituati a vedere nei supermercati con, al loro fianco, i loro fratelli “diversi”, si sono ottenuti dei risultati sorprendenti. Solamente nei primi due giorni dall’attivazione del progetto, sono state vendute ben 1,2 tonnellate di prodotti per negozio, con una progressione del 24% del traffico di vendita nei negozi coinvolti.

La notizia è arrivata a ben 13 milioni di persone, nell’arco di solo un mese.

Il progetto ha insito un fortissimo senso di Responsabilità Sociale d’Azienda, in quanto tiene conto degli elementi cardine di questa stessa. Innanzitutto l’attenzione per le persone, per le situazioni meno fortunate, che probabilmente non possiedono un potere d’acquisto pari alla media nazionale e devono quindi privarsi di determinati alimenti necessari al corretto benessere della persona, per optare per cibi più economici, pre-cotti, delle volte anche di dubbia provenienza.

Dal punto di vista ambientale non vi sono dubbi circa il potere di risparmio sulle risorse, dato dal non dover gestire tante tonnellate di scarti agricoli come rifiuto, così come il poter ridurre le quantità di coltivo reale, poiché, potendo vendere una maggior parte del raccolto, può essere preventivato un maggior guadagno sul raccolto stesso.

Circa l’aspetto economico, i dati sopra riportati parlano da sé: aver investito su una problematica ambientale e sociale, ha portato ad una convenienza economica, non solo a clienti felici, ma anche e soprattutto, alle tasche dell’azienda, che può lodarsi di aver fatto del bene e aver aumentato i propri profitti, con delle strategie di mercato veramente attuali e che si rivolgono alla realtà e al contesto con un approccio capace di adeguarsi ai tempi e di avere successo.

Un altro progetto che ho piacere a riportare e su cui mi soffermerò brevemente, è estremamente attuale: Mulino Bianco e i biscotti Pan di Stelle.

Questo caso ha un potere enorme, dal momento in cui la Responsabilità Sociale d’Impresa, diventa essa stessa strumento mediatico. Si pubblicizza un prodotto che non solo cura l’aspetto salutistico dei propri ingredienti, ma che, oltre a questo, proclama l’origine della materia prima, in quanto il cacao proviene dalla gestione della Cocoa Horizons Foundation. Tale Fondazione no-profit di origine svizzera, ha come propria missione il migliorare i mezzi di sussistenza dei coltivatori di

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cacao e delle loro comunità attraverso la promozione di una coltivazione imprenditoriale sostenibile. La Fondazione monitora, con audit interni, l'evoluzione delle esigenze delle comunità e indirizza i propri fondi alle attività più importanti, con priorità di intervento e in grado di generare un impatto positivo sui mezzi di sussistenza.

Un altro caso invece internazionale di grande importanza, è l’esperienza di Xerox, leader nel mondo dell’elettronica, che nel 2018 è stata nominata per la dodicesima volta consecutiva, tra le aziende più etiche al mondo. Difatti l’azienda è arrivata a supportare ben 18.000 progetti con più di 400.000 dipendenti partecipanti. L’azienda sponsorizza numerose associazioni con fondi e aiuta a sviluppare quell’idea di comunità, in sintonia con la visione stessa di Leroy Merlin.

Anche aziende meno conosciute, quale la Juntos, dell’Equador, per ogni paio di scarpe vendute, dona uno zaino con le necessità per la scuola, per i bambini dell’Equador.

Altra tipologia di progetti sono quelli invece di Patagonia, che ha creato i Footprint Chronicles dei propri prodotti, delle vere e proprie mappe di tracciabilità delle origini e del futuro dei prodotti acquistabili, soffermandosi principalmente sul cotone utilizzato, già dal 1994 rigorosamente biologico e con una forte sinergia con i produttori per garantirne la qualità. Sotto costante monitoraggio è il tema delle piume d’oca, su cui forniscono tracciabilità e garanzie di un corretto trattamento degli animali.

Oltre a questi aspetti, risulta molto forte l’impegno aziendale circa il tema delle rinnovabili, di utilizzare edifici green, partecipando anche alla Earth Tax, ossia donando ben l’1% dei propri utili, a impegni sulla conservazione ambientale, tanto è l’impegno dell’azienda sui temi del cambiamento climatico.

I casi eclatanti di far della CSR il proprio core business, sono Lego e Nike. Nike già produce le proprie calzature con plastiche riciclabili, mentre Lego prevede, dal 2030, di utilizzare al 100% plastiche riciclate per la produzione delle componenti dei propri prodotti.

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Cap. 2 Leroy Merlin e la Responsabilità Sociale d’Impresa

Leroy Merlin nasce nel 1923, col nome di "Au Stock Américain", rivenditore di materiale militare americano lasciato dagli alleati dopo la guerra, creato da Adolphe Leroy e Rose Merlin nella regione del Passo di Calais. Nel tempo il negozio aumenta il numero di collaboratori e la tipologia di vendita, orientandosi sempre più verso il bricolage e al fai-da-te. Già negli anni ’60, grazie anche all’aiuto dei figli di Leroy, vengono modernizzati i metodi di vendita, proponendo al pubblico delle gamme di prodotti, da permanenti a stagionali e sviluppando la tecnica di vendita al costo, che si rivelerà vincente. Difatti non tardano i successi, quali l’apertura, nel 1983, al mercato internazionale e in Italia nel 1996, con il primo punto vendita di Solbiate Arno (VA). Nel 2007 il Gruppo Leroy Merlin cambia nome in Groupe Adeo, acquisendo, nel 2010, il gruppo Castorama, aprendo così ben 60 nuovi negozi sul territorio nazionale, di cui i più grandi prendono il nome di Leroy Merlin, mentre i più piccoli vengono chiamati Bricocenter. Il Groupe Adeo nel 2014 diventa ADEO.

Nel 2016 Leroy Merlin Italia compie 20 anni e parte il progetto “Voglia di fare casa”, un forte incentivo di supporto ai propri clienti per realizzare insieme progetti per la casa.

Così anche l’idea dell’Agorà, di uno spazio multifunzionale in cui poter offrire servizi e consulenza, una zona relax per il cliente in cui poter prendersi il tempo per pensare al proprio progetto.

L’attenzione aziendale al cliente è difatti totale, al primo posto il cliente, a partire dai gesti mestiere che permettono di accogliere il cliente e capire le sue esigenze. Proprio dalla centralità del ruolo del cliente e dei servizi che possono esser loro offerti, si sviluppano i progetti di CSR, per integrare l’attività aziendale allo sviluppo di una connessione e presenza sul territorio e con la comunità.

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2.2 Bilancio partecipato

Leroy Merlin ha deciso di creare un documento per valutare e monitorare la CSR interna all’azienda. La presentazione del BES (Benessere Equo e Soidale) e del bilancio sociale di Leroy Merlin, è partito innanzitutto da un primo questionario, rivolto ai Clienti, ai Collaboratori e ai Fornitori di Leroy Merlin Italia, ossia tutti gli stakeholder attivi nei processi aziendali.

L’obiettivo è quello di indagare il livello di benessere multidimensionale generato dalle attività di responsabilità sociale di Leroy Merlin, intendendo quell’insieme di condizioni che contribuiscono allo sviluppo umano integrale.

In Leroy Merlin tali tematiche sono state recepite, grazie al “Piano di creazione del beneficio comune Leroy Merlin Italia”, suddiviso nei macrotemi di Habitat ideale, Azienda ideale, Casa ideale. In questo piano sono presenti gli elementi che costituiscono la complessità del sistema su cui lavora e sviluppa quotidianamente le proprie strategie Leroy Merlin Italia.

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L’Habitat Ideale vuole creare una cultura dell’abitare sostenibile, con un forte impatto sia sulla dimensione ambientale che culturale, in cui lo stakeholder principale sono innanzitutto i clienti, in sinergia con un’attenzione molto forte per l’ambiente.

L’Azienda Ideale ricopre il mondo dell’organizzazione, e si trova a metà tra la sfera dei collaboratori come capitale umano e capitale sociale, sotto forma dell’abitare. Gli stakeholder che quindi afferiscono a questa dimensione sia sociale che culturale sono: associazioni e ONG, i collaboratori, le comunità locali, i fornitori, i media e le organizzazioni sindacali.

La Casa Ideale è la messa a disposizione dei prodotti e delle soluzioni per permettere di creare la propria casa ideale e ha innanzitutto influenza sul capitale economico, il mercato stesso di per sé, che coinvolge un ampio raggio di stakeholder, oltre a quelli precedenti descritti vi sono anche la pubblica amministrazione, le scuole, l’università e gli artigiani.

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“La metodologia adottata in questo progetto è quella dell’approccio BESA (benessere equo e sostenibile aziendale), un modello teorico di riferimento sviluppato da Lorenzo Semplici e Dalila De Rosa nell’ambito del dottorato in Scienze dell’Economia Civile presso la LUMSA di Roma. Il BESA, indica una prospettiva diversa rispetto al tradizionale approccio alla CSR, evidenziando la necessità di adottare il benessere multidimensionale come paradigma per valutare sia le condizioni di vita dei cittadini, sia la capacità delle imprese di contribuire al miglioramento della qualità della vita degli stessi. Si tratta di un modello nel quale l’offerta delle imprese e la domanda dei consumatori sono organizzate secondo un unico schema di riferimento. Tale schema è articolato nelle dimensioni del BES (Benessere Equo e Sostenibile), framework elaborato dall’Istat e dal CNEL a partire dal 2013 per la misurazione del benessere multidimensionale individuale dei cittadini italiani, risultando così capace di porre in relazione la domanda di benessere multidimensionale (ciò di cui i cittadini hanno bisogno per stare pienamente bene) e l’offerta di benessere multidimensionale (ciò che le imprese realizzano, e le modalità con le quali lo realizzano, per contribuire al miglioramento dei molteplici aspetti della vita umana e della società).” (dal sito CSR di Leroy Merlin Italia www.csr.leroymerlin.it).

Seguendo tale approccio le attività di responsabilità sociale di Leroy Merlin sono state catalogate all’interno delle dodici dimensioni del BES. In questo modo sarà possibile valutare quanto l’azienda sia impegnata con il proprio operato nel contribuire al miglioramento del benessere delle persone

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Il questionario è diviso in tre sezioni: sezione 1: indagine socio-demografica; sezione 2: indagine sulle preferenze rispetto alle dimensioni del benessere; sezione 3: indagine sull’importanza e le preferenze delle attività svolte da Leroy Merlin.

L’impegno difatti di Leroy Merlin è quello di lavorare sui propri processi affinché possano generare benefici, garantire diritti e diminuire gli impatti ambientali, lavorando quindi sulla responsabilità nei confronti dei territori e degli stakeholder, interni o esterni.

Essenziale in questo è innanzitutto attivare processi comunitari che vadano oltre ai tradizionali concetti di efficienza, profitto, competitività e crescita, con un imperativo che è quello di garantire la generazione di valore, non come bene individuale, bensì per il bene dell’essere inseriti in una struttura di azione comune, quale è, in generale, l’azione economica.

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Nel BES è stata quindi individuata una metodologia che permette di misurare e valorizzare i risultati, che per Leroy Merlin Italia nel 2017 è stato di 92.837.629 €. Un indicatore estremamente positivo e superiore al “tradizionale” risultato operativo di bilancio.

Per Leroy Merlin la presentazione del bilancio sociale non si riduce alla “semplice” rendicontazione delle attività portate avanti dall’azienda, ma rappresenta piuttosto un’occasione per creare un processo di bilancio partecipato, come forma di partecipazione diretta dei propri stakeholder alla definizione e condivisione delle politiche di sviluppo sostenibile.

Il bilancio partecipato è anche uno strumento di rendicontazione sociale, perché rappresenta un momento di informazione riguardante l’operato di Leroy Merlin Italia, gli investimenti fatti, gli interventi previsti e i benefici prodotti.

Di seguito un breve riepilogo degli impegni nel campo dell’RSI, da parte di Leroy Merlin.

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2.1 Comunità e istituzioni locali

Leroy Merlin è presente sul territorio nazionale, suddiviso nelle regioni nord, centro e sud.

Conta di 48 negozi di differenti dimensioni che riescono a coprire il territorio nazionale, nonostante la grande crescita di competitors.

Il raggio di copertura che riesce ad avere ogni negozio, si fonde con l’esigenza aziendale di essere riconoscibile sul territorio, non solo come rivenditore specializzato, ma anche e soprattutto per la rete sulla comunità circostante.

Difatti in Leroy Merlin, il termine “comunità”, riveste una serie di significati complessi.

Comunità difatti è tanto lo sforzo che viene fatto sul territorio, quanto l’impegno aziendale interno, nei confronti dei propri collaboratori e fornitori.

In Leroy Merlin esiste la Younity, una community web interna ai collaboratori, dove è possibile iscriversi a differenti gruppi, avere accesso a materiale condiviso, essere al corrente, grazie alle notizie che compaiono, delle novità, con articoli scritti dai collaboratori stessi.

In Leroy Merlin difatti, oltre al lavoro di tutti i giorni, esistono svariati gruppi cui è possibile partecipare liberamente, che permettono un costante miglioramento delle prestazioni aziendali, della qualità del lavoro e dei progetti che vengono svolti anche esternamente al negozio.

Comunità è quindi l’azienda, così come ogni sede è una comunità a sé, sempre in contatto con gli altri negozi, rendendo quindi la community aperta e disponibile al confronto, all’apprendimento reciproco, allo scambio di idee e di progetti.

Difatti alcuni dei progetti che vengono attivati nei negozi, partono innanzitutto dai collaboratori presente nella sede, che si impegnano a far parte del progetto.

Questa disponibilità sottolinea ancora di più la tematica della comunità, spostando la visuale dal punto di vista aziendale, a quello di negozio e poi al territorio.

Difatti i progetti che vengono attivati, cercano di portare nei territori circostanti le sedi, dei momenti di condivisione del sapere e di accrescimento personale e reciproco, grazie all’attivazione di collaborazioni con associazioni locali.

Le tematiche che vengono maggiormente affrontate, riguardano la problematica dell’abitare, soprattutto per le situazioni di disagio sociale o di povertà, oppure di disabilità.

Comunità è quindi una visione d’insieme dell’operare di Leroy Merlin, dal micro al macro, dal cliente, alla comunità cui afferisce, ma allo stesso tempo si parla di lavoratori, di squadre, di negozio.

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2.3 Introduzione al fai da noi

L’idea fondante del Fai da Noi è semplice, ma allo stesso tempo innovativa: fare evolvere il “fai da te”, passare dal fare per sé al fare insieme, nella comunità e per la comunità stessa.

Leroy Merlin Italia, attraverso la propria Associazione Bricolage del Cuore e le proprie attività di CSR, si propone di riunire tutte le persone che “hanno voglia di fare” per combattere, insieme, la povertà abitativa, nella convinzione che migliorare la casa migliori la vita. Tempo, competenze e manodopera vengono messi a disposizione in un’ottica di aiuto e gratuità per progetti di ristrutturazione, manutenzione o decorazione di abitazioni o strutture. Non si tratta quindi di dire un semplice «no alla povertà», ma di cercare soluzioni semplici, condivise e concrete.

Dei progetti di Leroy Merlin, di cui si inizia a parlare o sono già in opera, presso la sede di Livorno, vi sono: gli Orti Fai da Noi e l’Emporio Fai da Noi.

I due progetti sono legati da un filo comune, quello di essere presenti sul territorio non solo come negozio e servizio di installazione e posa, bensì con un riconoscimento: quello di porsi come supporto, ove possibile, alle situazioni di emergenza economica e sociale.

Le Associazioni no profit interessate, possono partecipare ad una selezione di requisiti, con cui si determina l’idoneità o meno al percorso condiviso.

Nell’immagine sovrastante è visibile il percorso di progetto, per la casistica dei Fai da Noi, relativa al Cantiere, in cui si finanzia il rifacimento di un’abitazione per situazioni di povertà abitativa, fornendo materiali e mano d’opera.

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2.4 Orti fai da noi: Torino e Roma

Il progetto degli Orti Fai da Noi, rientra nella più vasta gamma di progetti rientranti nella filosofia aziendale del Fai da Noi di Leroy Merlin: essere presenti sul territorio attraverso iniziative e progetti che rendano presente il negozio, non solo dal punto di vista della vendita, ma anche e soprattutto, per la competenza e la capacità di costruire con il territorio, delle attività creative e capaci di dare sostentamento alle persone. Il tutto in un’ottica di supporto reciproco, in cui progettare, costruire e fare insieme, porta ad un accrescimento comune, alla dedizione e al veder sorgere e crescere dei progetti comuni e condivisi, in cui i collaboratori di Leroy Merlin, grazie anche alle proprie competenze, offrono la disponibilità di insegnare come costruire, gestire e mantenere un orto. Questi aspetti son molto importanti, in quanto l’orto nasce dall’esigenza di creare un forte senso di comunità da parte dell’azienda, nei confronti dei cittadini e dei clienti facente parte della rete più vicina alle sedi in cui è stato attivato.

Ad oggi è presente e attivo nelle città di Torino e Roma.

Il primo orto è nato presso il negozio di Torino- Giulio Cesare dove un ampio terreno incolto di pertinenza del negozio è diventato un grande orto urbano, con appezzamenti destinati alle famiglie assegnatarie. L’iniziativa ha lo scopo di coinvolgere i cittadini nella gestione e cura condivisa di un orto, favorendo la produzione di ortaggi, la condivisione e cura degli spazi e la socializzazione. Le famiglie coinvolte nel progetto hanno a disposizione ciascuna un appezzamento di terreno, in cui si ha la possibilità di costruire il proprio orto in cassoni, per coltivare ortaggi ed erbe, e una casetta per ricoverare gli attrezzi.

Una parte dell’orto è invece destinata ad ospitare attività didattiche e di formazione per scuole e famiglie, con tavoli e pergole per favorire i momenti di incontro e socializzazione.

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A Torino i cassoni dell’area comune sono curati in collaborazione con i volontari del progetto Fa Bene del Comitato Promotore S-Nodi; i prodotti sono destinati alle famiglie beneficiarie del progetto così come il 10% del raccolto di ogni appezzamento.

L’iniziativa di Roma Tiburtina è costituita da un’area suddivisa in 19 appezzamenti destinati ad altrettante famiglie, che hanno a disposizione cassoni in legno per coltivare ortaggi ed erbe e una casetta per ricoverare gli attrezzi. Aree comuni arredate con tavoli e pergole favoriscono i momenti di incontro fra gli ortolani e altri cassoni sono dedicati ad attività di formazione sull’orticultura per scuole e famiglie.

Gli ortolani sono accompagnati dal personale del negozio nella realizzazione del loro orto e nella definizione collettiva delle sue regole di gestione.

L’Orto Fai da Noi è un’occasione anche per restituire alla collettività: gli ortolani si sono impegnati infatti a donare una parte della produzione degli orti a famiglie in difficoltà economica, tramite il progetto della Cooperativa CEAS.

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2.5 Project work su Orto fai da noi Livorno

Per intervenire attivamente nel progetto, col supporto dei referenti, ho svolto una serie di attività, con l’obiettivo di raggiungere gli stessi risultati delle sedi di Torino e Roma.

Si è quindi rivelato utile innanzitutto rivolgersi al Comune di Livorno, dove, in seguito al colloquio con l’Ufficio Urbanistica, è stato indicato poco pertinente realizzare gli orti nei pressi de negozio, poiché non possiede terreni pertinenti e le aree ipoteticamente disponibili risultano essere per lo più degli snodi stradali.

Ad ogni modo ho ritenuto opportuno stilare un’analisi catastale , facendo richiesta della visura catastale presso l’Ufficio provinciale del Territorio di via Lampredi 45, Livorno, per i terreni di seguito riportati: Foglio 33, particella 722 – 976 – 948 – 950 – 24 – 466 – 812 – 809 – 1061.

La selezione dei terreni è stata dettata innanzitutto da un’analisi da ortofoto, per poter quindi distinguere i terreni con destinazione residenziale, industriale, così da evidenziare quali potessero realmente essere dei terreni utilizzabili.

Nella pagina i seguito è possibile visionare l’analisi catastale redatta.

Sono state riportate le zone limitrofe il negozio di maggior interesse, sul lato est, poiché ad ovest è presente la ferrovia. L’area analizzata è stata, per l’appunto, quella tra la ferrovia e l’autostrada, per permettere un maggior ventaglio di possibilità.

L’area è dichiaratamente votata al commercio, data la presenza di Leroy Merlin, della Coop, del cinema e di altri grandi magazzini. Nelle aree a verde si è evinta la presenza di una non indifferente quantità di abitazioni privati, con verde di pertinenza.

Difatti non è stato possibile rintracciare aree disponibili per il progetto per differenti motivi. Innanzitutto la prossimità. L’esigenza di avere un terreno vicino al negozio non ha trovato risposta poiché i terreni prossimi sono per lo più parcheggi o aree di terziario o industriale o verde di pertinenza a privati.

Proprio da quest’analisi è sorta l’esigenza di non darsi per vinti e rintracciare sul territorio delle soluzioni alternative, scoprendo delle realtà con possibilità di collaborazione davvero molto interessanti.

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Difatti è stato istituito da parte di Ente Terre, il progetto 100.000 orti per la Toscana, di cui Livorno è il progetto capofila.

Il progetto è attivo anche nell’area circostante Livorno, nello specifico: Castagneto Carducci, Livorno, Marciana Marina, Piombino, Rosignano Marittimo, San Vincenzo.

A Livorno sono state Selezionate 12 aree di cui gli Orti per Anziani di Via di Salviano (a 2 minuti di macchina dal negozio), sono il progetto pilota a livello toscano.

Gli altri orti presenti in città sono ben 12: Orti per anziani - Via di Salviano, Orti Familiari - Via Caduti nei Lager Nazisti, orti Via Marco Mastacchi, orti Via del Fagiano, orti Via Calatafimi, orti Via Bedarida, orti Via dei Pelaghi, mentre sono stati indivuati come di possibile utilizzo ma ritenuti meno idonei quelli di: Via Gramsci, Via di Levante, Via di Popogna, Via del Vecchio Lazzeretto, Via Pietro Nenni.

L’associazione che si fa portavoce di questi progetti è l’ANCeSCAO Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti (https://ancescao.it/Toscana/LI), associazione attiva a livello nazionale e che su Livorno ha già attuato numerosi processi.

Le associazioni difatti sono ben 7:

- Centro Sociale Bruno Cosimi- Piazza Matteotti 24, Livorno - Presidente: Caterina Maffei - Tel.: 0586-310838 - centrosocialecosimi@libero.it

- Centro Sociale La Leccia G. Bernini - Via Guadalajara 1, Livorno - Presidente: Corrado Pagliai - Tel.: 0586-855859 - centrosocialeleccia@gmail.com

- Centro Sociale Anziani Primetta Marrucci - Via degli Asili 47, Livorno - Presidente: Luciano Galoppini - Tel.: 0586-888777

- Centro Sociale Anziani S. Marco - Via Lamarmora 6, Livorno - Presidente: Carla Spicchi - Tel.: 0586-829783 - Centroans.marco@libero.it

- Centro Sociale Anziani F. Gioli - Via Quercianella 126, Livorno - Presidente: Piero Biagi - Tel.: 0586-578597 - centroanzianicastellaccio@gmail.com

- Centro Sociale Anziani La Stella Stadio - Via dei Pensieri 5, Livorno - Presidente: Michela di Sacco - Tel.: 0586-800942 - centrostella@virgilio.it

- Centro Sociale Anziani Luciano Virgili - Via S. Martino 39, Livorno - Presidente: Mario Canessa - Tel.: 0586-501505 - csvirgili.mario@yahoo.it

Tale elenco risulta fondamentale per capire il ruolo importante che svolge nel territorio livornese l’attività degli orti.

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Dal progetto originale degli orti di Leroy Merlin su Torino e Roma, sorge su Livorno una prospettiva del tutto diversa, che parte dalla comunità, vista come territorio, e chiama Leroy Merlin a partecipare.

In questa nuova ottica difatti, rientra la necessità di investire su una problematica esistente in negozio, con l’obiettivo di sensibilizzare i dipendenti sul tema degli sprechi e dell’efficienza del sistema di gestione degli ordini.

Del reparto giardino si è voluto prendere in considerazione i sottoreparti 8, 12, 16 di piante in vaso, oltre ai sottoreparti 43, 30, 52, 60, 68 per gli accessori.

Si è svolta un’indagine sul primo semestre del negozio di Livorno, ottenendo quanto di seguito riportato.

Tra gennaio e giugno si è dovuto buttare una media di 1000 euro al mese di piante e una media di circa 1600 euro al mese di accessori.

Per le piante la problematica risulta essere innanzitutto il deperimento delle stesse, che le porta ad uno stato di invendibilità. Solitamente le piante arrivano dal fornitore in ottimo stato, nel caso in cui dovessero arrivate già sciupate, viene immediatamente creato un reso al fornitore.

Purtroppo quindi, le piante hanno una stagionalità e una ciclicità che non permette il mantenimento della stessa oltre un dato periodo di tempo.

Riporto una casistica di gennaio 2018, la stella di Natale in vaso da 10 cm, di cui se ne sono gettate 31 pezzi, per un costo totale di materiale buttato di 50 euro.

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Innanzitutto la prima riflessione cade sulla quantità di stock che viene previsto dal reparto. Dal momento in cui esiste uno storico di quanto viene realmente buttato, vista l’incidenza sulle perdite, dato specificatamente da queste tipologie di prodotti, sarebbe opportuno calibrare gli ordini in maniera tale da rischiare il meno possibile la presenza di quantità di stock deperibile.

Dopodichè, date le dovute precauzioni, è nella normale gestione anche la previsione di prodotti che verranno buttati o che deperiranno, fase e casistica in cui va ad inserirsi il progetto Orti Fai da Noi per la sede di Livorno.

RIFIUTI GIARDINO 2018

Questa breve analisi rende chiara un’emergenza interna al negozio, in prima sede di gestire gli ordini in maniera tale da fare previsioni d’acquisto, in base alla stagionalità e alle vendite già intercorse, in maniera tale da promuovere un lavoro di reparto idoneo anche alla richiesta da parte del territorio.

A questo potrebbe quindi aggiungersi la donazione o la vendita a prezzi scontati, di quel materiale che altrimenti verrebbe buttato, per iniziare a riflettere a livello aziendale in un’ottica di economia circolare, in cui il riuso riveste una chiave strategica, qualora non sia possibile, come nel caso di Leroy Merlin, la gestione del sottoprodotto o il riciclo.

Inoltre sarebbe interessante lavorare con le aree di margine e di abbandono, con concessioni o comodati d’uso a Leroy Merlin, facendo una mappatura di queste e valorizzandole con progetti di gardening e manutenzione del verde condivisa con il quartiere, gestendo le perdite e magari palesando anche quanto davvero si è potuto risparmiare grazie a questi progetti.

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Cap.3 Leroy Merlin e l’ecosostenibilità in fase di vendita e di uso in un’ottica di economia circolare

In Leroy Merlin, è molto forte il senso per l’eticità e il valore sociale del proprio operato, sia nel contesto lavorativo che sul territorio limitrofo.

In un’ottica di economia circolare, ho cercato di individuare le fasi su cui concentrare l’attenzione, con la disponibilità dei referenti aziendali.

Consapevoli dell’importanza del ciclo di vita completo che permea la vita dell’azienda, dalla scelta fornitori alla logistica dedicata dei trasporti dai depositi centrali ai negozi, così come l’impatto dei consumi effettuato da dipendenti e clienti, dati i tempi brevi e volendo puntare al miglior risultato possibile nel minor tempo disponibile, si è optato per concentrare l’attenzione sulle fasi di vendita e uso.

La fase di vendita corrisponde difatti alle informazioni che vengono date ai clienti in fase innanzitutto di consulenza e quindi, auspicabilmente, di acquisto. La fase d’uso invece verte sulle buone pratiche di consumo energetico e sul reale risparmio in bolletta dato dall’utilizzo di prodotti che permettono di consumare meno.

Nel progetto di ecosostenibilità come driver di vendita in sinergia con la comunità e le istituzioni locali, si intende anche il fatto di dedicare tempo e attenzione alle tematiche di sostenibilità, per permettere il passaggio di informazioni ai venditori e quindi ai clienti, necessarie a comprendere il valore aggiunto di un dato prodotto.

La formazione del venditore diventa quindi strategica, così come la capacità di saper vendere, di fare leva su quegli elementi che possono portare ad un acquisto consapevole. Difatti il progetto verte

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proprio sul fatto di dare ai venditori e quindi ai clienti, uno strumento semplice ma intrigante per far leva su quegli elementi che possono permettere un reale risparmio energetico.

Dal punto di vista della fase d’uso si va così a dare spazio alla formazione dal venditore al cliente, come strumento utile alla fase di utilizzo del prodotto da parte del cliente.

In tematiche quali quelle del risparmio energetico, nello specifico di acqua, corrente elettrica e gas, si rivela fondamentale la consapevolezza, da parte del cliente, dell’uso dei prodotti acquistati. Quale miglior messa in atto di una visione di Sviluppo Sostenibile, se non attraverso il risparmio di risorse, di fonti inquinanti, di energia stessa che viene risparmiata, semplicemente non venendo utilizzata!

3.1 Progetti esistenti: Povertà energetica, Green group e TED

In Leroy Merlin è forte la sensibilità nei confronti degli sprechi, degli obiettivi di miglioramento. Esistono tre progetti chiave che già toccano gli aspetti del risparmio energetico e sono il progetto sulla povertà energetica, il Green Group e il TED.

Il progetto sulla povertà energetica, ha l’obiettivo di raggiungere i clienti, cercando di rendere chiari e utili gli aspetti di risparmio energetico che possono essere assolti dall’acquisto di determinati prodotti. Un esempio chiaro di questi sono ad esempio i sistemi frangiflusso, che permettono un minor consumo di acqua, così come le lampadine a LED, che permettono dei bassi consumi energetici. Questi sono alcuni degli aspetti su cui poter far leva nell’approcciare anche ai casi di povertà in cui verte parte della popolazione.

Attraverso la creazione dei Green Group, si vuole portare all’interno dei negozi Leroy Merlin Italia, l’attenzione verso queste stesse tematiche sopra riportate, ma affrontate dall’interno, anche come tema di confronto tra dipendenti e tra reparti. Grazie al Green Group è possibile avere un maggior supporto nei confronti di quei prodotti o insieme di prodotti, che potrebbero avere maggior spicco, proprio poiché con caratteristiche ambientalmente più attente. Vedremo poi con la lista dei prodotti “sostenibili”, come questo accade.

L’altro progetto che investe sul risparmio energetico, è il TED. Con TED si intende Tutor per l’Economia Domestica ed è un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro sviluppato da Leroy Merlin, in

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collaborazione con Assist 2Gether, dedicato alle scuole secondarie di II grado del territorio italiano, sul tema del risparmio energetico e della lotta alla povertà energetica.

Vengono svolte delle ore di formazione multimediale e di apprendimento pratico, focalizzati sui temi del risparmio energetico e della lotta alla povertà energetica, per permettere agli studenti partecipanti di potersi fare portavoce della lotta allo spreco, diventando promotori di un cambiamento nelle abitudini comportamentali della cittadinanza presso i punti vendita Leroy Merlin. I moduli formativi previsti dal progetto certificheranno un totale di 50 ore di Alternanza Scuola Lavoro, suddivisi tra 25 ore di formazione E-learning e altre 25 ore di sperimentazione sul punto vendita.

3.2 Project work sul risparmio energetico come driver di vendita

Con delle basi solide quali quelle appena dichiarate, si è voluto insistere in questa direzione, come interessante percorso finalizzato ad un canale di vendita dettato da un approccio di RSI.

L’idea originale è stata quella di creare dei progetti acquistabili dai clienti, in cui venisse dichiarato quali prodotti comprare e quale reale beneficio arrecano. A tal proposito il primo pensiero si è rivolto all’isolamento termico delle abitazioni, investendo quindi sulla vendita di finestre e porte presenti nel reparto 2 Falegnameria, associate, ove possibile, a delle soluzioni di isolamento termo-acustico, detto soluzione a cappotto, reperibile presso il reparto 1 Edilizia, oppure, sempre nello stesso reparto, soluzioni di controparete in cartongesso, costituite dall’intelaiatura in alluminio per la parete, con isolante, cartongesso, stucco e rasatura di finitura.

Nella ricerca di informazioni per poter reperire e creare il materiale necessario al raggiungimento dell’obiettivo, ho avuto il supporto dei referenti aziendali, da cui ho potuto avere un’introduzione a quanto già redatto, quale la documentazione, con differenti nomenclature, dei prodotti presenti in negozio, con attributi di sostenibilità. Oltre a questo è stato fondamentale lo studio della ricerca effettuata dal Dipartimento Energia Galileo Ferraris, del Politecnico di Torino.

La condivisione dell’idea di progetto ha avuto un forte impatto sul lavoro, motivandomi a dargli una forma e un nome, data la disponibilità delle persone coinvolte e la loro fiducia nell’idea di progetto. Leroy Merlin ha già difatti creato una linea di vendita, costituita da una serie di tipologie di progetto che permettono al cliente l’acquisto di un pacchetto completo, dal prodotto all’installazione.

Per questo motivo è parso in linea adattarsi a questa via di vendita, creando quindi, in scia ai progetti del “Bagno Facile”, “Caldo Facile”, “Clima Facile”, il progetto “Risparmio Facile”, che verrà qui di seguito presentato.

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3.2.1 Documentazione interna: prodotti ecosostenibili

All’interno di Leroy Merlin sono stati redatti dei documenti con cui si evidenziano differenti tipologie di “prodotti ecosostenibili”, facenti parte del profetto “La Casa di Domani”:

- Più attenta alla salute - Più brava a risparmiare - Più comoda da vivere - Più rispettosa dell’ambiente

Ognuno di questi aspetti rispecchia degli elementi emblematici della complessa rete di sinergie che costituiscono infine un prodotto ecosostenibile. Gli elementi che in questo frangente ci interessano maggiormente sono gli aspetti relativi ai fattori, principalmente, di risparmio energetico per l’utente. A tal proposito si è rivelato utile capire lo sforzo già attuato dall’azienda, partendo dai prodotti già catalogati e afferenti ai reparti facenti parte del progetto del “Risparmio Facile”.

I raparti sono difatti Edilizia 1, Falegnameria 2, Comfort-Idraulica 3-8 , Illuminazione 13.

Come si evince dalla tabella sopra riportata, alcuni reparti sono più votati di altri alle tematiche di sostenibilità. Il reparto falegnameria ad esempio, annoverando fra i propri fregi, il marchio FSC, così come la presenza di finestre e porte ad alta efficienza energetica, portano ad un innalzamento dei valori di sostenibilità trattati in reparto. Ugualmente in Illuminazione, dove la maggior parte dei prodotti venduti portano ad un reale risparmio energetico, sostituendo le vecchie lampadine con le nuove. Nel reparto Comfort-Idraulica, si hanno prodotti “più attenti alla salute”, quali i flessibili per la rubinetteria, che utilizzano silicone platinico che non rilascia sostanze tossiche e non permette la crescita batterica.

La bassa percentuale di prodotti ritenuti ecosostenibili, nel reparto Edilizia invece, denota, nella vasta gamma dei prodotti presenti in reparto, la mancanza di una strategia forte sugli isolanti term-acustici e dell’integrazione di questi con tutti i complementi necessari per la corretta finalizzazione di una parete isolata, ad esempio.

Investire sulla progettazione di risparmio energetica potrebbe diventare uno dei nuovi vanti di Leroy Merlin, dati i reali benefici che tali sistemi possono apportare ad un’abitazione e i bassi costi del fai-da-te.

Più attenta alla salute Più brava a risparmiare Più comoda da vivere Più rispettosa dell’ambiente per repartoTOTALE

Rep. 1 Edilizia 0 18 0 21 39

Rep. 2 Falegnameria 0 1 0 694 695

Rep. 3-8 - Comfort-idraulica 53 253 44 40 390

Rep. 13 - lluminazione 0 447 0 0 447

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3.2.2 Interviste sostenibili

Con l’obiettivo di avere un inquadramento delle tematiche concernenti il risparmio energetico, sono state redatte le “Interviste Sostenibili”, da rivolgere a tre collaboratori dei reparti che meglio incarnano gli standard di prodotto capace di un apporto di risparmio energetico.

Le parti comuni ai reparti si soffermano sui macrotemi della sostenibilità e della comunità, mentre gli aspetti specificatamente tecnici per reparto sono stati differenziati. Si è evitato un'intervista circa le generalità dell'intervistato, in quanto sarebbe opportuno che il livello di conoscenza dei venditori fosse omogeneo, con solide basi e con obiettivi sempre di aggiornamento e miglioramento.

L’obiettivo del lavoro è stato quello di utilizzare l’intervista come strumento di conversazione, per capire il livello di preparazione dell’intervistato e, allo stesso tempo, poter dare un apporto di formazione, cercando di dare degli input su quelle tematiche strategiche in cui erano evidenti delle lacune, per promuovere driver di sostenibilità nei reparti.

Il questionario è stato redatto come indagine propedeutica circa il progetto “Risparmio Facile”, il cui obiettivo sarebbe stato quello di offrire un servizio di risparmio energetico a livello di negozio, con interazione fra reparti.

Son quindi 3 macrotemi con differenti domande e valore della risposta da 1 a 4, da insufficiente a ottimo. Ad alcune domande sono state date risposte al di fuori di quelle preventivate, cui è stato comunque attribuito un punteggio. Dopodichè i valori ottenuti sono stati riportati in grafico per avere un quadro immediato dei risultati. Di seguito le domande comuni su sostenibilità e comunità.

Cosa pensi che sia l'ecosostenibilità in Leroy Merlin? Pensi che un prodotto sia sostenibile quando rispetta l'ambiente e la persona? Ritieni che nel tuo reparto ci siano prodotti che possono essere ritenuti ecosostenibili? Pensi che il risparmio energetico sia un elemento costituente la tematica dell'ecosostenibilità? Ecosostenibilità Cosa è per te la comunità su cui ha influenza Leroy Merlin? Pensi che ai clienti interessi il tema del risparmio energetico? Suggeriresti altri reparti per completare il progetto di risparmio energetico se vi fossero gli strumenti idonei? Es: settore finestre suggerisce settore edilizia per pareti isolate Sei consapevole dei prodotti interni al tuo reparto in grado di dare risparmio energetico? Ritieni ci sia comunicazione tra i reparti? Comunità, clienti & istituzioni locali

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Le domande invece specifiche per reparto, riguardano aspetti tecnici.

Nel reparto 1 Edilizia, è stato chiesto se vengono effettuati dei preventivi circa il risparmio energetico, così come la conoscenza del valore di lambda e di trasmittanza/resistenza termica, valore indispensabile per poter progettare la stratigrafia di una parete da isolare, in quanto il valore di lambda e lo spessore sono fondamentali per la scelta del prodotto. Oltre a questo aspetto si rivela di essenziale importanza saper consigliare il giusto prodotto, le lane minerali in rotolo vengono per lo più utilizzate per contropareti in cartongesso o per solai su cui vengono srotolati. Invece polistirene estruso ed espanso possono avere un utilizzo più pertinente a cappotto o, per i prodotti XPS con ottime prestazioni di resistenza a compressione, per sottopavimento. Altro dato ritenuto utile è anche sapere l’esposizione della parete su cui verrà applicato l’isolamento, in quanto le pareti a nord hanno un impatto diverso sul materiale rispetto ad una parete esposta verso sud.

I risultati ottenuti nel reparto, come sommatoria dei macrotemi sono di seguito riportati.

a) non so rispondere b) no c) sì, è successo ma non abbiamo un sistema specifico di preventivazione del risparmio energetico d) sì, abbiamo un sistema specifico di preventivazione energetica a) non so rispondere b) no c) sì, ma non viene chiesto d) sì, lo utilizzo per spiegare al cliente l'importanza dei sistemi di isolamento termico a) non so rispondere b) no c) sì, ma non si fa consulenza in tal senso d) sì, lo utilizzo per spiegare al cliente l'importanza dei sistemi di isolamento termico a) non so rispondere b) sono uguali c) dipende da quanto si desidera isolare d) suggerisco l'utilizzo di xps per l'applicazione a cappotto esterno/pavimentazioni, la lana di vetro/roccia per le contropareti in cartongesso Reparto 1 EDILIZIA (isolamento termico a parete/soffitto/pavi mento) Fate preventivi per il risparmio energetico? Conosci il valore di lambda e di trasmittanza/resistenza termica? Chiedi l’esposizione della parete su cui applicare l’isolante? In base a cosa suggerisci/suggeriresti l’utilizzo di xps piuttosto che di lana di vetro/roccia, sughero, lastre fibre?

Ecosostenibilità Comunità Reparto score persona SCORE REPARTO

Michela 2,75 2,60 1,25 2,20 Rosa 2,00 2,40 2,00 2,13 Samuele 2,50 2,60 2,50 2,53 SCORE TEMATICO 2,42 2,53 1,92 2,29 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 Ecosostenibilità Comunità Reparto

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I risultati ottenuti dimostrano, dal punto di vista della sostenibilità, una discreta conoscenza delle tematiche, quantomeno una percezione degli elementi che ne possono caratterizzate il significato. Nella conversazione svolta poi, si è rivelato utile insistere sul discorso, rivelando una positiva predisposizione agli aspetti tecnici.

Il tema della comunità, per gli intervistati, è risultato incentrarsi innanzitutto sull’aspetto della squadra, per poi, direzionando la conversazione, aprirsi anche verso gli aspetti del negozio, della community Leroy Merlin e poi alla comunità intesa come territorio. Punto a favore il tema del Bricolage del Cuore, recepito con positività e desiderio di partecipare nuovamente, da parte di chi già l’anno scorso ha dedicato tempo partecipando attivamente alla giornata dedicata ai lavori presso Stella Maris.

Nel reparto 2 Falegnameria, si è sempre fatto leva sugli aspetti di risparmio energetico, comuni con il reparto Edilizia, quali la preventivazione specifica per il risparmio energetico, così come la conoscenza o meno dei valori di lambda e trasmittanza/resistenza termica. Anche l’esposizione della parete su cui installare la finestra è stato un elemento aggiuntivo di conversazione. L’argomento chiave del reparto è quello dei ponti termici, elementi essenziali per il corretto e reale risparmio energetico. Nel momento in cui l’infisso non è ben isolato nei punti di giunzione tra il telaio stesso e i materiali su cui va a poggiare, allora si va a perdere in buona parte l’effetto di reale risparmio che sarebbe comunque reso da una finestra con alti livelli di resistenza termica, ma che senza una corretta soluzione ai ponti termici, rischia di far svanire l’effetto positivo dell’installazione.

a) non so rispondere b) no c) sì, è successo ma non abbiamo un sistema specifico di preventivazione del risparmio energetico d) sì, abbiamo un sistema specifico di preventivazione energetica a) non so rispondere b) no c) sì, ma non viene chiesto d) sì, lo utilizzo per spiegare al cliente l'importanza dei sistemi di isolamento termico a) non so rispondere b) no c) sì, ma non si fa consulenza in tal senso d) sì, lo utilizzo per spiegare al cliente l'importanza dei sistemi di isolamento termico a) non so rispondere b) no c) sì d) sì, si spiega ai clienti e soprattutto agli installatori, affinchè facciano attenzione a gestire adeguatamente i ponti termici, da cui in parte dipende la tenuta di isolamento termico Viene spiegata l'importanza, in fase di installazione, nei confronti dei ponti termici? Reparto 2 FALEGNAMERIA (Porte e finestre) Fate preventivi per il risparmio energetico? Conosci il valore di lambda e di trasmittanza/resistenza termica? Chiedi l’esposizione della parete su cui applicare la finestra?

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