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La stabilità della colonna vertebrale (n° 5/2005)

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L’Angolo del Fitness

34

LA STABILITÀ DELLA

COLONNA VERTEBRALE

L

a stabilità della colonna (e si fa riferimento soprattutto alla parte più mobile e delicata: il tratto lombare) è uno degli obiettivi fondamentali della ginnastica (prepara-zione fisica) ed una premessa imprescindibile a tutta la gin-nastica sportiva. La “tenuta”, come viene indicata nel ger-go ginnastico, è in definitiva il frutto della tonicità e dell’ef-ficienza dei muscoli che circondano il tratto lombare della colonna ed il bacino. Tale tonicità deve essere ricercata con un lavoro sistematico che, in virtù delle particolarità mor-fo-funzionali dei distretti interessati, si discosta in parte dal-le linee guida e daldal-le metodologie per lo sviluppo genera-le della forza. Una prima differenza importante risiede nel-l’ampiezza dei movimenti che, in questo caso, non va este-sa - come invece deve avvenire per gli altri distretti - alla massima escursione. Un’altra differenza significativa riguar-da l’intensità, che difficilmente, in questi casi ed in conse-guenza della molteplicità delle articolazioni interessate (in-tervertebrali), può essere graduata opportunamente con l’ausilio di pesi, macchine, elastici ecc. Di conseguenza, nor-malmente, si preferisce non utilizzare questi ultimi e ricer-care l’intensità della contrazione in modo soggettivo, con le eloquenti informazioni propriocettive associate soprat-tutto alle tensioni isometriche (parte finale dei movimenti o “bloccaggio” delle posizioni). Per queste ragioni, gli eser-cizi finalizzati alla stabilità del rachide devono essere sem-pre eseguiti in modo lento e controllato, con grande atten-zione all’impegno con cui vengono svolti. Tali esercizi de-vono essere una costante, possibilmente giornaliera dell’al-lenamento e accompagnare il praticante in ogni fase della sua preparazione, indipendentemente dalle finalità di que-st’ultima. Come per gli altri gruppi muscolari, anche gli eser-cizi per la tenuta vengono eseguiti in serie di ripetizioni, in-framezzati da opportuni tempi di recupero. L’intensità del-le esercitazioni deve essere regolata dall’esecutore (“striz-zando” più o meno i muscoli) in modo tale da raggiunge-re l’affaticamento in 15-20 ripetizioni. Le figuraggiunge-re 1,2,3 si ri-feriscono ad altrettanti esercizi fondamentali, in cui la po-sizione “A” è quella di partenza e la “B” quella d’arrivo.

Vittorio Baldini Foto 1a Foto 1b Foto 2b Foto 3b Foto 3a Foto 2a

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