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La guerra del web Mi ritorni in mente... Là dove ti porta la '15-'18 In fuga dai conflitti Sterminare con la chimica Bambini contro Il Cnr per la difesa nazionaleCondividi
Informatica
La guerra del web
Leggere la storia che ha portato alla nascita del web come lo conosciamo oggi, ossia una rete globale che collega
potenzialmente tutto il mondo, è come scorrere la pagina di una moderna mitologia. Il progetto nasce in ambito militare su impulso del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1969 e il suo nome originario, Arpanet, già conteneva il suffisso che sta per 'network’, rete appunto, e che sarebbe rimasto nella
denominazione definitiva del più
imponente progetto di comunicazione dell’umanità: internet.
Un progetto militare diventa quindi civile e pacifico, di cooperazione e collaborazione, anche se è chiaro che le guerre di oggi e quelle future si combatteranno anche attraverso la rete. Anzi, l’esito stesso della Seconda guerra mondiale già prefigurava uno scenario del genere. A suggerirlo è la paradigmatica storia di Alan Turing, il matematico che inventò un calcolatore chiamato 'The Bomb’, dalla potenza di un 'Pentium 5’ ma grande quasi quanto una stanza, necessario a decrittare i messaggi di guerra cifrati inviati tramite 'Enigma’ dai tedeschi. Le onde radio con le quali i sottomarini nazisti comunicavano sono diventate 'mutatis mutandis’ i pacchetti binari che passano dai router di tutto il mondo.
Ma facciamo un passo indietro: Arpanet viene progettata per resistere agli attacchi esterni e, nel peggiore dei casi, nucleari. L’idea è che se un nodo di questa rete fosse stato fisicamente distrutto, i dati si sarebbero dovuti instradare sugli altri, magari più lontani, per giungere comunque a destinazione. Questa caratteristica, chiamata resilienza, è stata ereditata in pieno dall’attuale internet.
“La rete è passata da un uso miliare a un uso civile, che però in un primo momento è stato sostanzialmente scientifico-accademico e quindi con le stesse caratteristiche del concepimento iniziale: quelle di una rete chiusa”, spiega Fabio Martinelli dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr. “La rete quindi inizialmente non ha sviluppato protocolli di sicurezza interni come l’autenticazione e verifica delle utenze: i problemi si sono avuti quando è esploso il boom di internet per come lo conosciamo oggi”.
Il futuro poi annuncia un 'internet delle cose’, dove tutto può essere connesso alla rete, con oggetti che trasmettono e ricevono dati secondo la filosofia 'ip everywhere’, un indirizzo internet in ogni luogo. “In questo senso, non esiste più il concetto di 'esterno’: internet è una rete che comprende ogni cosa e quindi gli attacchi non possono che essere 'interni’”, aggiunge il ricercatore, che conclude: “Ci sono almeno due esempi eclatanti di 'guerra’ che passa dal web: il primo riguarda il tecnico informatico che lavorava alla Cia Edward Snowden, responsabile di aver reso pubblici i programmi di sorveglianza di massa della National Security Agency statunitense; il secondo è il caso del virus informatico Stuxnet, messo a punto da un'équipe statunitense e israeliana per bloccare il programma nucleare iraniano, agendo sui comandi delle centrifughe responsabili delle lavorazioni dell’acqua pesante per le reazioni nucleari”
Uno scenario che sembrava fantascienza e invece è realtà.
Luciano Celi
Fonte: Fabio Martinelli, Istituto di informatica e telematica, Pisa, tel. 050/3153425 ,
email fabio.martinelli@iit.cnr.it
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