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La posta di Bruno D’Amore. Rubrica fissa mensile di risposta alle lettere dei lettori.

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708-1 D’Amore B. (2009). La posta di Bruno D’Amore. Rubrica fissa mensile di risposta alle lettere dei lettori. Scuola dell’Infanzia. Ni 1, pag. 7. ISSN: 1590-3206.

I puntata di “La posta di Bruno D’Amore”

(…) La relazione con i genitori talvolta è contraddittoria. Da un lato ti dicono cose meravigliose sulla capacità precoce, sulla intelligenza viva e sulla maturità dei propri figlioli, altre volte sembrano spaventati da certe attività che si svolgono in sezione. Vengono a sapere che cosa abbiamo fatto e si precipitano a chiedere, a dare pareri, a mostrare il loro gradimento o il loro disappunto. Io gioco spesso con i numeri, con le figure, con le lettere, con le frasi, con racconti a doppio finale, a piegare la carta, a confezionare figure con il tangram… Seguendo certi consigli suoi che ho letto tempo fa, io uso parole corrette (o, almeno, spero che lo siano) ma non pretendo che i bambini stessi le usino. Però, tra loro, qualcuno comincia ad usarle, con molta naturalezza. (…) Non le dico una mamma, quando ha scoperto che il figlio diceva “equiestesi” (Ma come, che parole difficili gli fai usare). Un’altra mi ha detto che se una favola ha due finali, i bambini poi crescono disorientati (…).

Negli anni ’70, il grande studioso francese di didattica della matematica Guy Brousseau ha mostrato al mondo un modo naturale e convincente di fare didattica (non solo della matematica), la “teoria delle situazioni”. Questa teoria, da noi, in Italia, ancora poco conosciuta, ha avuto un grande successo internazionale ed ha preso il sopravvento su tutte le banalità che si erano imposte in quegli anni, perché mostrava da un lato la sua geniale semplicità, dall’altro la sua ricca poliedricità. Non starò qui ora a parlarne, visto che l’ho fatto in mille occasioni ed in tanti testi. Dirò solo che c’è un punto lungimirante di questa teoria che ancora si fa fatica a cogliere e riguarda quella che l’Autore chiama la “noosfera”. Di che cosa si tratta? Io, insegnante, sono in aula con i miei allievi e con un traguardo cognitivo che voglio far loro raggiungere; è quel che si chiama il “triangolo della didattica”. Ma c’è tutto un mondo, la noosfera appunto, esterno al triangolo, ma che decisamente influenza i tre suoi “attori”: l’insegnante, i singoli allievi e la disciplina (o le attività) in gioco; questo mondo, per esempio, è formato dalle norme emanate dal ministero, dalle decisioni prese dal direttore d’istituto, dagli interventi sulla scuola di vari personaggi… e, non ultimi, dai genitori. La noosfera non è in aula, non è in sezione, ma decisamente influenza il mio lavoro d’aula. Espliciti o no, i pareri, le riflessioni, gli interventi dei genitori condizionano in modo incredibile il triangolo della didattica. Pensiamo a quante volte, ahimè, i genitori ed altri parenti commentano a casa, di fronte ai bambini, il lavoro, le idee, le attività messe in campo dagli insegnanti di scuola primaria. Certi commenti, talvolta negativi, distruggono o per lo meno ledono la credibilità totale che hanno i bambini in modo naturale nei confronti dei loro insegnanti, incrinando quel rapporto affettivo che è il vero motore dell’apprendimento. Lo stesso succede nella scuola dell’infanzia. Un bel colloquio, aperto e sano, a tutto campo, con ciascuno dei genitori è assai utile all’apprendimento. Dunque, non sottovalutiamo queste ansie, anche se le riteniamo ingiustificate; esse, in qualche modo, emergeranno. Meglio se emergono di fronte a noi, che siamo dei professionisti dell’educazione e dunque sappiamo come intervenire, piuttosto che a casa, in famiglia, in nostra assenza, di fronte ai nostri allievi.

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