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Studio epidemiologico delle deformità angolari in un allevamento di trottatori: esperienza di un biennio

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria

Studio epidemiologico

delle deformità angolari in un allevamento

di trottatori: esperienza di un biennio

Relatori: Dott.ssa Citi Simonetta

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INDICE

Abstract Pag. 3

Introduzione Pag. 4

Parte generale Pag. 6

Deformità angolari a sede carpica

(carpo valgo e carpo varo) Pag. 7

Eziologia Pag. 10

Sintomatologia Pag. 15

Diagnosi Pag. 19

Trattamento Pag. 30

Deformità angolari a livello delle articolazioni metacarpo - falangee e

metatarso – falangee (deviazione del nodello) Pag. 51

Eziologia Pag. 52

Sintomatologia Pag. 54

Diagnosi Pag. 55

Trattamento Pag. 58

Prognosi Pag. 61

Deformità angolari a livello della diafisi dell’osso

metacarpale e metatarsale terzo (stinco) Pag. 62

Eziologia Pag. 62

Sintomatologia Pag. 63

Diagnosi Pag. 63

Trattamento Pag. 64

Prognosi Pag. 65

Deformità angolari a livello del tarso

(deviazione del garretto) Pag. 67

Parte speciale Pag. 69

Materiali e metodi Pag. 70

Risultati Pag. 76

Conclusioni Pag. 104

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ABSTRACT

Angular limb deformities are postural deformities in the frontal plain of the limbs with either lateral or medial deviations of the limbs. Angular deformities constitute a major part of the orthopaedic problems encountered in foals and young horses. Angular deformities have a complex, often multifactorial aetiology; these orthopaedic problems may be present at birth or acquired within the first few weeks to months of life. The limbs affected from angular deformity, if observed frontally, are deviated laterally or medially.

Our study has been conducted in a breeding farm of trotter horses; the aim of the study was to evaluate the incidence of angular deformities among foals born during april to june 2004 and 2005.

Immediately after birth, the foal was examined to determine the vitality (APGAR).

Orthopaedic evaluation of foals was carried out at day 1; foals with angular deformities have been evaluated again at day and 7 in order to verify the persistence of the orthopaedic problem or the spontaneous improvement of the subject. Radiographic exams have been carried out in foals with no improvements. Furthermore, foals have been followed during all therapy period. Five foals out of 50 (10%) were affected by angular deformities, 3 male (10,34% between

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INTRODUZIONE

Le deformità angolari sono deviazioni posturali degli arti. Si tratta di patologie che, nei puledri, sembrano essere sempre più numerose. Hanno un’eziologia complessa, spesso multifattoriale e possono presentarsi in forma congenita o insorgere nelle prime settimane di vita. Gli arti affetti da deformità angolari, se osservati frontalmente, si presentano deviati in senso laterale o mediale.

Il nostro studio è stato condotto in un allevamento di trottatori e si è posto come obiettivo quello di valutare l’incidenza di tali deformità tra i nati nel periodo aprile-giugno degli anni 2004 e 2005.

Nei primi minuti di vita dei puledri è stata effettuata una visita clinica per valutarne lo stato di salute, è stato inoltre determinato il grado di vitalità di ogni soggetto mediante il sistema APGAR.

Al primo giorno di vita è stata effettuata la visita ortopedica. I soggetti in cui sono stati diagnosticati problemi ortopedici anche lievi sono stati valutati nuovamente a distanza di sette giorni allo scopo di verificarne la persistenza od il miglioramento spontaneo. Quelli nei quali il problema ortopedico non è migliorato sono stati sottoposti ad esame radiografico e seguiti per tutto il periodo dei trattamenti.

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Nei periodi di tempo suddetti sono nati 50 puledri, 29 maschi e 21 femmine. Sono risultati affetti da deviazione angolare cinque soggetti (10%), 3 maschi (10,34% tra i maschi e 6% del totale) e 2 femmine (9,52% tra le femmine e 4% del totale).

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DEFORMITA’ ANGOLARI DEGLI ARTI

DEFORMITÀ ANGOLARI A SEDE CARPICA (CARPO VALGO E CARPO VARO)

Per deformità angolare si intende una deviazione laterale o mediale dell’arto. Ciò in contrapposizione alle deformità flessorie, legate a contratture o rotture tendinee che provocano una deviazione dell’arto in senso cranio caudale (McIlwraith, 1981).

I termini varo e valgo vengono comunemente usati per descrivere il tipo di deformità angolare nei puledri.

“Carpo valgo” (Fig. 1) si riferisce ad una deformità in cui il metacarpo devia lateralmente e la parte distale del radio devia medialmente.

“Carpo varo” (Fig. 2) si riferisce alla situazione opposta, in cui la parte distale del metacarpo devia medialmente e la parte distale del radio devia lateralmente. Un certo grado di deviazione rotatoria è

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Queste deformità possono derivare da crescita asimmetrica della metafisi distale del radio, dell’epifisi distale del radio o

1

Figura 1

Valgismo del carpo destro in un puledro di 20 giorni.

2

dall’incompleto sviluppo delle ossa carpali e delle ossa metacarpali secondo e quarto o da lassità articolare (Fackelman, 1975; Campbell, 1977; Leitch, 1979; Fretz, 1980).

Figura 2

Puledro con varismo bilaterale del carpo (da Stashak, 1990).

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Le deformità angolari degli arti costituiscono la maggior parte dei problemi ortopedici incontrati nel puledro e nel cavallo giovane (O’Donohue,1992).

Non esiste nessuna prevalenza di razza e sesso, sebbene nella razza Quarter horse l’incidenza sembra più elevata che nelle altre. (Fretz et al., 1978; Fretz, 1980). I puledri possono manifestare la deformità già alla nascita (forma congenita) oppure svilupparla poco tempo dopo (forma acquisita). In molti soggetti si corregge spontaneamente in breve tempo e non richiede alcun trattamento. Nei casi in cui permane invariata o peggiora, e in soggetti che nascono senza deformità angolari, ma che sviluppano la malattia durante la maturazione è richiesto molto spesso l’ intervento del veterinario (Fretz, 1980).

Alcuni puledri possono presentare un coinvolgimento in più arti e in più articolazioni, come ad esempio i casi di valgismo carpico e valgismo tarsico o quelli di valgismo carpico e varismo del nodello. In ogni caso, è di estrema importanza correggere la deformità in modo opportuno e in fase precoce, prima che avvenga il saldamento della

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Eziologia

L’eziologia delle deformità angolari è multifattoriale e complessa (Rooney, 1963; Salter ed Harris, 1963; Tschantz et al.,1977; Vaughan, 1976).

Il problema principale delle deviazioni del carpo sembra essere una crescita asimmetrica delle ossa lunghe, delle ossa carpali e, in grado minore, dei metacarpei accessori.

Accanto a questa crescita asimmetrica, vi è un’alterazione, di grado variabile, dell’ossificazione encondrale.

Prima di descrivere in dettaglio l’eziologia, è opportuno fare un breve richiamo dello sviluppo anatomico (Stashak, 1990).

La fisi è responsabile dell’accrescimento in lunghezza della metafisi e, in minor misura, delle epifisi delle ossa lunghe ad essa adiacenti (Ham, 1969).

La cartilagine subarticolare gioca un ruolo importante nello sviluppo e nella maturazione dell’ epifisi e delle ossa cubiche del carpo. Mano a mano che la cartilagine cresce, a partire da queste regioni, muore e va in contro ad ossificazione che è perciò detta encondrale (Stashak, 1990).

Tra i numerosi fattori che possono alterare o arrestare l’ossificazione encondrale, un posto preminente nello sviluppo di deformità angolari

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degli arti, lo occupa il trauma da compressione. Le forze di compressione assiale possono essere fisiologiche o non fisiologiche (superiori ai limiti normali). La compressione fisiologica stimola la crescita e la trasformazione del modello cartilagineo in osso. Le forze compressive non fisiologiche bloccano o sopprimono questo processo, causando di conseguenza una riduzione della crescita longitudinale dell’osso(Trueta e Trais, 1961).

Se applichiamo ad esempio questi principi ad una deformità di valgismo carpico, legata ad una crescita asimmetrica della metafisi distale del radio, il lato concavo risulterà sottoposto ad una maggiore compressione assiale rispetto al lato convesso. In questo caso abbiamo un carico compressivo assiale asimmetrico. Se questo si mantiene entro limiti fisiologici, la porzione laterale della zona d’accrescimento verrà stimolata ad accrescersi più rapidamente rispetto alla porzione mediale e l’arto si raddrizzerà spontaneamente (Bramlage, 1999). Se tuttavia, le forze compressive non sono fisiologiche, la crescita della porzione concava sarà ridotta o bloccata e la deformità angolare

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caso in cui la deformità sia congenita, può ritenersi valida la prima ipotesi. Se al contrario, la deviazione è acquisita, assume maggiore valore la seconda (Stashak, 1990).

Il carico asimmetrico che porta a compressione può essere esacerbato da gravi deformità angolari dovute ad ipoplasia delle ossa carpiche e lassità articolare (Leitch, 1979; Fretz, 1980).

Nel caso in cui un puledro nasca affetto da deformità angolari del carpo, la causa può essere ricercata in malposizioni fetali, ipernutrizione della madre durante la seconda metà della gravidanza, lassità articolare, carente ossificazione encondrale (ipoplasia) delle ossa cubiche, alterato sviluppo delle ossa metacarpali secondo e quarto (Leitch, 1979; Fretz, 1980; McLaughlin, 1981; Auer e Martens, 1982).

Altri fattori prenatali, che probabilmente predispongono i puledri alle deviazioni angolari, sono insulti chimici, squilibri ormonali ed infiammazioni placentari (Caron, 1988; Auer,1999).

Nel caso della malposizione intrauterina, le deformità angolari a livello del carpo possono verificarsi in esito ad una posizione anomala in cui si trova l’arto. Questa malposizione può portare a crescita asimmetrica della metafisi e dell’epifisi, delle ossa carpiche e dei metacarpali accessori e causare lassità articolare. Se la deviazione angolare è grave e/o è presente un’eccessiva instabilità articolare, il

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carico asimmetrico durante l’appoggio può ulteriormente alterare lo sviluppo di queste regioni (Stashak, 1990).

L’ipernutrizione nella seconda metà della gravidanza, può determinare un’elevata incidenza di deformità angolari unilaterali. Si ritiene che le fattrici iperalimentate, sviluppino delle masse intraaddominali di tessuto adiposo, di volume sufficiente a comprimere l’utero causando la malposizione di almeno un arto. In una indagine compiuta in un allevamento diciassette su trenta puledri nati presentavano deformità angolari unilaterali. L’unico fattore comune sembrava essere la sovralimentazione delle fattrici, che in precedenza erano state malnutrite (Mason, 1981).

Anche la funzionalità tiroidea può giocare un ruolo in questa malattia poiché è stata messa in relazione all’increzione dell’ormone della crescita, all’osteogenesi e alla maturazione dell’osso. Il gozzo congenito è stato associato all’ossificazione alterata e al collasso delle ossa tarsiche centrale e terzo (Shavers, 1979).

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Se invece è coinvolto il metacarpeo rudimentale mediale, ci si dovrebbe aspettare una deformità di varismo (Leitch, 1979).

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Sintomatologia

La sintomatologia delle deformità angolari del carpo è, di solito, palesemente manifesta.

Nei puledri neonati è particolarmente evidente la lassità articolare del carpo in vario grado (Leitch, 1979). I tessuti molli circostanti non sono sufficientemente forti per sostenere il carpo e generalmente ne deriva una deformità di tipo valgico. Nella maggior parte dei casi l’esercizio al pascolo aumenta il tono muscolare ed irrobustisce i tessuti molli adiacenti così da portare a correzione. Tuttavia se non si osserva miglioramento entro i primi 5-7 giorni di vita, o se la deviazione è superiore a 15 gradi, è giustificata un’ulteriore indagine per accertare l’eziologia (Stashak, 1990).

Questa forma di deviazione, può essere accompagnata da ipoplasia delle ossa cubiche e dei metacarpei rudimentali in grado variabile. La sola lassità articolare, può portare a forze compressive asimmetriche non fisiologiche e causare un peggioramento della deviazione stessa.

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altezza dell’osso ipoplasico determina una deformità angolare dell’arto. Le caratteristiche radiografiche e morfologiche di queste ossa, sono assai simili a quelle delle ossa carpiche fetali; il nucleo ossificato è circondato da cartilagine il cui spessore è superiore al normale (Stashak, 1990).

Sono state osservate anche fenditure della cartilagine ipertrofizzata, molto simili a quelle che si possono notare nell’osteocondrite dissecante (McLaughlin, 1981).

Nelle deformità angolari acquisite il puledro nasce con gli arti relativamente dritti, questi iniziano a deviare entro poche settimane o mesi di vita. La causa può essere una deviazione congenita di modesta entità passata inosservata, una lesione della zona d’accrescimento, un eccessivo carico dell’arto controlaterale, ipernutrizione, pareggio non corretto,esercizio eccessivo,crescita asimmetrica della metafisi o dell’epifisi distale del radio e conformazione difettosa (Fretz, 1980).

È logico ritenere che alcuni puledri nascano con deviazioni angolari in forma lieve in seguito a lassità articolare, ipoplasia delle ossa carpiche o dei metacarpali rudimentali, alterazioni dell’epifisi. Se queste deformità passano inosservate, in seguito all’aumento del peso, all’esercizio attivo, e all’ipernutrizione, forze compressive asimmetriche non fisiologiche vengono spinte a gravare sulla cartilagine in via di sviluppo, ciò provoca un’alterata ossificazione

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encondrale ed una deformazione della cartilagine stessa. Con il tempo, il lato in tensione (lato convesso) continua ad accrescersi e la deformità angolare peggiora (Stashak, 1990).

Le forze compressive non fisiologiche possono ulteriormente influenzare lo sviluppo della metafisi radiale distale, dell’epifisi radiale distale,delle ossa cubiche e della parte prossimale delle ossa metacarpali rudimentali (Leitch, 1979).

Ipernutrizione e squilibri nutrizionali possono portare a deformità angolari del carpo da sviluppo accrescitivo in due modi. Da un lato, l’aumento eccessivo del peso corporeo, determina un incremento delle forze compressive e, se è presente una deformità angolare, ciò può condurre a forze compressive asimmetriche non fisiologiche. Dall’altro, un’alimentazione non equilibrata, può alterare l’ossificazione encondrale. Il ruolo degli squilibri nutrizionali come fattore eziologico nel complesso delle deformità angolari degli arti, non è chiaro. In passato erano chiamati in causa eccessi e carenze di calcio e fosforo, della vitamina A e della vitamina D, e la malattia

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La crescita asimmetrica nella metafisi distale del radio, può derivare da traumi, da deformità dell’epifisi distale del radio stesso, da un’incompleta ossificazione delle ossa cubiche e dei metacarpali rudimentali, da lassità legamentosa o pareggio scorretto. Il trauma può essere semplicemente il risultato di un sovrappeso del puledro che viene fatto lavorare su un terreno duro (Fretz, 1980).

Qualunque sia la causa, la crescita asimmetrica dell’epifisi radiale distale determina un “circolo vizioso” di carico asimmetrico, con forze compressive non fisiologiche, che rallentano l’ossificazione encondrale e l’accrescimento su quel lato. Nel valgismo carpico, la parte laterale è sottoposta a maggiore compressione rispetto al versante opposto, quest’ultimo continua a crescere causando uno sviluppo longitudinale asincrono. Un accrescimento anomalo dell’epifisi distale del radio, può derivare da problemi congeniti o di sviluppo accrescitivo. Può inoltre essere esacerbato da forze compressive asimmetriche non fisiologiche che a loro volta alterano il suo ulteriore sviluppo e ritardano l’ossificazione encondrale (Leitch, 1979).

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Diagnosi

Se sintomi delle deformità angolari del carpo sono di solito assai evidenti, la diagnosi dell’esatta entità della deviazione necessita di discussione. Sono ovviamente opportuni un’accurata anamnesi ed un esame clinico, coadiuvati da studi radiografici. Il veterinario nel raccogliere i dati deve chiedersi se (Stashak, 1990):

 E’ di fronte ad un puledro nato prematuramente;

 La deformità angolare del carpo era presente alla nascita o è comparsa in seguito;

 La fattrice era in sovrappeso durante la seconda metà della gestazione;

 La deviazione è migliorata, rimasta invariata o è peggiorata;  Vi sono segni di zoppicatura nell’arto opposto a quello deviato;  La deformità angolare si è manifestata improvvisamente o ha

avuto uno sviluppo lento e progressivo;  Il puledro è alimentato in modo corretto.

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Nello specifico, la normale conformazione degli arti del puledro ha un medio grado di valgismo carpale che si corregge progressivamente durante il primo anno di vita. Inoltre, a causa della possibile confusione creata dalla combinazione di deformità angolare e rotatoria, l’esaminatore dovrebbe tentare di stabilire se l’arto è colpito da una o entrambe le deformazioni. L’effetto della deformazione rotatoria può essere rimosso valutando ogni arto perpendicolarmente al piano frontale dello zoccolo. Usando questa prospettiva, l’esaminatore può valutare la linearità del radio, del terzo osso metacarpale e delle falangi. Quando l’effetto di confusione creato da una deformità rotazionale è stato rimosso, ogni deviazione lineare osservata, indica la presenza di deformità angolare (Jansson e Ducharme, 2005).

Qualsiasi deviazione superiore ai 15 gradi che implica un’ipoplasia delle ossa cubiche o un’ alterazione dell’ossificazione encondrale delle epifisi, generalmente richiede l’ immediato interessamento da parte del veterinario (Leitch, 1979).

Sarebbe opportuno fare una stima del punto in cui avviene la deviazione. Questo è particolarmente importante nei puledri che vengono visitati per la prima volta. La localizzazione ed il grado della deformità angolare, sono dettati dalla posizione e dal grado di divergenza dalla linearità. Se la deviazione appare essere localizzata a

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livello della fisi distale del radio o dell’ epifisi, è probabile che vi sia una crescita asimmetrica della metafisi distale del radio o un’ anomala conformazione della sua epifisi. E’ importante ricordare che questa è soltanto una valutazione ed è necessario un esame radiografico per ottenere una risposta definitiva (Stashak, 1990).

Se la deformità è unilaterale, si dovrebbe sospettare una zoppicatura nell’ arto controlaterale che ha provocato un aumento del carico sull’articolazione colpita o una malposizione intrauterina.

Se c’è tumefazione articolare ed il punto pivot sembra essere localizzato sulla giuntura del carpo, si dovrebbero sospettare l’ipoplasia e/o il collasso delle ossa carpiche o una lassità legamentosa. Una volta che la deformità è stata diagnosticata, l’arto affetto dovrebbe essere palpato e manipolato al fine di verificare la presenza di calore, dolore e gonfiore e per valutare la riducibilità manuale della deformazione (Auer, 1999).

Dolore, calore e gonfiore sono spesso associati a zoppia e sono segno di recenti traumi o infezioni (Jansson e Ducharme, 2005).

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zoppia dell’arto deviato, si dovrebbe tenere in considerazione l’ipotesi di un trauma a carico della fisi o dell’epifisi o delle ossa cuboidi, oppure di un fatto settico (Stashak, 1990).

I puledri giovani, con deformità angolari del carpo dovute ad ipoplasia delle ossa cuboidi, a lassità legamentosa e ad incompleto sviluppo dei metacarpei rudimentali, spesso mostrano un aumento della deviazione durante l’appoggio ed un relativo raddrizzamento dell’arto quando non vi caricano peso. La manipolazione della parte distale dell’arto, può essere assai utile per localizzare il centro di deviazione, inoltre, il fatto che ci sia o meno la possibilità di ridurre manualmente la deformità, può aiutare a differenziare tra le varie eziologie. Tipicamente si percepisce una flaccidità o una instabilità del carpo in direzione latero-mediale, in caso di lassità legamentosa, ipoplasia delle ossa carpiche, collasso delle ossa carpiche ed incompleto sviluppo dei metacarpei accessori (Leitch, 1979).

Una lassità in senso cranio-caudale, si può apprezzare in caso di ossa carpiche collassate o sublussate (Fretz, 1980).

Al contrario, la porzione distale dell’arto sembra discretamente stabile, e non c’è possibilità di ridurre manualmente la deviazione, in caso di crescita asimmetrica della parte distale della metafisi radiale e di alterazioni dell’epifisi distale del radio (Stashak, 1990).

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Nell’esaminare le articolazioni, si raccomanda di fletterle nella maniera più completa possibile. Così facendo, il veterinario può valutare se la flessione provoca deviazione laterale o mediale delle falangi. Ciò può essere confermato dall’osservazione della stessa flessione, valga o vara, nell’analisi dell’articolazione, con il puledro in deambulazione. Bisogna agire con cura perché un puledro con rotazione esterna potrebbe sembrare affetto da varismo durante la flessione, perciò la deformità rotazionale deve essere riconosciuta prima di concludere che sia presente una deviazione angolare (Jansson e Ducharme, 2005).

In tutti i casi è opportuno eseguire radiografie dell’arto colpito. L’esame radiografico del carpo è estremamente importante per identificare le alterazioni morfologiche, sia dei tessuti molli sia dell’ osso, così come per identificare il centro di deviazione (punto pivot) (Caron, 1988; Auer, 1999).

Solo in base a questa informazione è possibile stabilire un adeguato programma terapeutico e formulare una prognosi.

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Così come per l’esame ispettivo, la proiezione dorsopalmare si ottiene indirizzando i raggi perpendicolarmente al piano frontale dello zoccolo. Anche leggere alterazioni della cassetta o la posizione dell’arto influenzano enormemente l’aspetto radiografico della deformità (Caron, 1988).

Nel controllare i radiogrammi, si deve porre particolare attenzione alla morfologia della parte distale della metafisi del radio, dell’epifisi distale del radio, delle ossa cuboidi e dei metacarpali rudimentali sul lato concavo, e dei tessuti molli circostanti. In alcuni puledri si hanno anomalie in più di un punto (alterazioni morfologiche multiple).

Alcuni dei reperti radiografici più comuni includono (Leitch, 1979; Pharr e Fretz, 1981; McLaughlin, 1981):

 Appiattimento metafisario, sia semplice, ma più spesso

associato ad appiattimento dell’ epifisi adiacente. E’ comune anche una sclerosi metafisaria indicata da aumentata densità radiografica subito al di sopra della fisi distale del radio.

 Presenza di una fisi non distinta e di una ampiezza irregolare localizzata sul lato convesso o interessante l’ intera zona d’ accrescimento (Fig. 3).

 Epifisi foggiata a cuneo.

 Ossa cubiche di forma anomala (ipoplasiche, collassate e talvolta sublussate) (Fig. 3).

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 Metacarpali accessori più corti rispetto al metacarpeo principale e spazio articolare compreso tra i metacarpali accessori e le ossa del carpo adiacenti più largo del normale.  Rimaneggiamento diafisario con asimmetria nello spessore

delle corticali.

a

b

L’identificazione del centro di deviazione (punto pivot) ed il grado di

Figura 3

Proiezioni dorsopalmari dei carpi di due puledri affetti da valgismo. In “a”la fisi distale del radio si presenta poco distinguibile e di ampiezza irregolare sul versante mediale. In “b”le ossa cuboidi sono incompletamente ossificate,di aspetto fetale e con profilo arrotondato (da Butler et al., 2000)

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punto pivot o centro di deviazione. La posizione del punto pivot dovrebbe corrispondere alla causa della deformità (Jansson e Ducharme, 2005).

L’angolo acuto formato da questa intersezione, viene misurato con un goniometro e rappresenta il grado di deviazione angolare (Fig. 4). Un’importante caratteristica del punto pivot è che, se non corrisponde alle alterazioni osservate sui radiogrammi, può indirizzare l’esaminatore a riconsiderare la diagnosi eziologica (Heinze, 1969; Auer e Martens, 1982).

Figura 4

Esempio di punto pivot (bollino rosso) ed angolo di deviazione (area celeste).

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Quando il centro di deviazione è difficile da identificare, può voler dire che più di un punto ha contribuito all’insorgenza della deformità angolare (es. incuneamento della fisi radiale distale più ipoplasia delle ossa cubiche) (Stashak, 1990).

Se il punto pivot è localizzato al di sopra o a ridosso della fisi distale del radio, si dovrebbe sospettare una crescita longitudinale asincrona della metafisi. Un punto pivot situato subito distalmente alla zona d’accrescimento, potrebbe indicare un’anomalia nell’epifisi distale del radio. Nella maggior parte dei casi, la crescita asincrona dell’epifisi distale del radio è associata a crescita asincrona della metafisi. Ciò, fa sì che la deformità angolare sia superiore a quella che si avrebbe se fosse interessata la sola metafisi (Pharr e Fretz, 1981).

Alcuni autori hanno diagnosticato crescita epifisale asimmetrica senza la contemporanea crescita asimmetrica della fisi (ciò non è riportato in letteratura) (Jansson e Ducharme, 2005).

Si tratta di una scoperta eccezionale in quanto solitamente le due deformità, invece, coesistono (Fretz, 1980).

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deve ricordare che la valutazione del centro di deviazione, può essere influenzata dai molteplici livelli di interessamento morfologico e può servire solo da guida all’esaminatore per ulteriori indagini.

Un metodo alternativo di valutazione delle deformità angolari del carpo, consiste nel misurare l’angolo di deviazione a livello della cartilagine d’accrescimento distale del radio e di ognuna delle articolazioni del carpo (Auer et al., 1983). Ciò permette di individuare parziali deviazioni di ogni giuntura e della fisi, quindi ha il vantaggio di consentire l’identificazione di deformità ad eziologia multifattoriale (Jansson e Ducharme, 2005).

Per questa analisi, si devono tracciare quattro linee (Fig. 5), parallele alla fisi radiale distale (a), all’articolazione radio-carpica (b), all’articolazione intercarpica (c) ed a quella carpo-metacarpica (d). Quindi, utilizzando le linee che servivano per individuare il punto pivot, se ne traccia una quinta, perpendicolare al segmento che divide in due lo stinco ed avente un punto d’intersezione con la linea “d”. Così si ottiene l’angolo dell’articolazione carpo-metacarpica. Una linea parallela a “d” ed intersecante “c”, permette di individuare l’angolo dell’articolazione intercarpica. Una linea parallela a “c”, che interseca “b”, ci dà l’angolo della giuntura radio-carpica. Per ottenere l’angolo di deviazione della fisi, bisogna tracciare due nuovi segmenti,

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uno parallelo a “b”, l’altro perpendicolare alla bisettrice del radio, entrambi intersecanti “a” (Brauer et al., 1999).

Figura 5

Metodo di misurazione dei gradi di deviazione mediante l'utilizzo di linee parallele alla fisi distale del radio ed alle articolazioni radio-carpica, intercarpica e carpo-metacarpica (da Brauer et al., 1999).

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Trattamento

La correzione delle deformità angolari degli arti, è utile sia per migliorare difetti di conformazione, sia per prevenire alterazioni degenerative secondarie che possono derivare da stress biomeccanici abnormi sull’arto deviato (Stashak, 1990).

Le possibilità terapeutiche da prendere in considerazione, per un veterinario che si trova di fronte ad un puledro con una deformità angolare a livello del carpo, possono essere divise in due grossi gruppi: terapie conservative e terapie chirurgiche.

I trattamenti conservativi prevedono (Auer, 1988):

1. Riposo in scuderia con correzione dell’alimentazione.

2. Applicazione di un bendaggio rigido per le forme caratterizzate da instabilità articolare.

Le possibili alternative di tipo chirurgico invece sono:

1. Pontage transfisario temporaneo con graffe, con viti e filo d’acciaio o con viti e placche, per arrestare la crescita sul lato convesso della zona di accrescimento.

2. Scollamento periostale, per stimolare l’accrescimento sul lato concavo.

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I criteri che guidano la scelta di qualsiasi trattamento, dipendono dal fatto che la deformità angolare sia congenita o acquisita, dal suo miglioramento, peggioramento, o stazionarietà nel tempo, e dalle alterazioni morfologiche presenti.

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Riposo in scuderia

Molti puledri che nascono con leggere deformità angolari del carpo, migliorano progressivamente durante le prime settimane di vita e non richiedono alcun trattamento. In questi casi le forze compressive rientrano nell’intervallo fisiologico e si verificano alterazioni appropriate della crescita, atte a correggere la deformità (Stashak, 1990). Molti puledri nati con lassità articolare dovuta ad inadeguato sostegno da parte dei tessuti molli, rispondono in questo modo.

Altri puledri possono migliorare molto lentamente. Per questi animali, spesso, sono utili il riposo in scuderia, il pareggio correttivo dello zoccolo ed un’alimentazione adeguata (Guffy e Coffman, 1969; Heinze, 1969; Adams, 1974).

La stabulazione è raccomandata poiché i puledri, quando sono all’aperto, compiono ogni sforzo per rimanere vicino alle fattrici. Questo esercizio attivo, aumenta le forze compressive assiali sulla zona d’accrescimento o sull’epifisi in via di rimaneggiamento o sulle ossa cubiche, il che può dar luogo ad una crescita ritardata o asincrona. Il confinamento in box, aiuta a ridurre i traumi su queste regioni. Il pareggio correttivo dello zoccolo, che consiste nella rimozione del lato più alto della parete, riporta il piede in equilibrio. Nel valgismo del carpo ad esempio, la parte mediale della parete è

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eccessivamente consumata (bassa) e la parte laterale necessita quindi di essere accorciata. Tipicamente, questi soggetti, hanno la tendenza a staccare sulla superficie dorso mediale della parete. Perciò squadrare o arrotondare le punte, raspandole fino alla linea bianca, aiuta a forzare lo stacco in corrispondenza della parte centrale dorsale (frontale) della parete. Il trattamento nutrizionale dovrebbe comprendere la somministrazione alla fattrice, di fieno di buona qualità, l’integrazione con fosforo minerale e la restrizione dei concentrati (Stashak 1990). La riduzione dell’assunzione di cibo da parte della madre, ha lo scopo di ridurre la produzione lattea e di evitare di conseguenza, una sovralimentazione del puledro (Lewis, 1982).

I puledri che non rispondono a questo trattamento conservativo in 2 o 3 settimane, ed in cui la deviazione resta invariata o peggiora, dovrebbero essere immediatamente riesaminati dal veterinario. In soggetti con adeguata ossificazione e deviazione angolare dovuta a crescita sproporzionata a livello della fisi, la stabulazione dovrebbe durare da quattro a sei settimane. Se in questo periodo di tempo non si

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Bendaggio rigido

Qualunque deformità angolare, acquisita o congenita, che non si risolve con il solo riposo in box, generalmente necessita di bendaggio rigido o di intervento chirurgico (Stashak 1990).

L’applicazione di un gesso o di stecche rigide (Fig. 6), si usa nelle situazioni in cui l’esame clinico ha messo in evidenza l’instabilità articolare del carpo (generalmente in senso latero-mediale) come causa della deformità angolare, e l’arto può essere raddrizzato mediante manipolazione. Figura 6 Bendaggio con stecche rigide in un puledro di otto giorni, per la correzione del valgismo del carpo causato da lassità articolare.

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Solitamente in questi casi, le radiografie consentono di identificare alterazioni morfologiche nelle ossa cubiche (ipoplasia o collasso), nella parte prossimale dei metacarpali rudimentali e/o lassità articolare dovuta a carenza del sostegno fornito dai tessuti molli (Leitch, 1979; Fretz, 1980)

Lo scopo di queste tecniche è quello di mantenere l’arto in un allineamento fisiologico, per consentire alla cartilagine inadeguatamente ossificata, di accrescersi correttamente e permettere il sostegno del peso senza conseguenze dannose (Heinze, 1965).

E’ di fondamentale importanza lasciare il nodello fuori dal bendaggio. Se le falangi sono incorporate nella fasciatura, i tendini dei muscoli flessori ed estensori si indeboliscono contemporaneamente, ne deriva una “caduta” del nodello. Questo problema è, nella maggior parte dei casi, solo temporaneo, ma non per questo, deve essere sottovalutato. L’arto dovrebbe essere imbottito bene prima dell’applicazione del gesso o delle stecche. Il bendaggio con stecche si cambia ogni tre-quattro giorni. Il gesso può essere sostituito tra dieci e quattordici

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ossificazione. Questo, a seconda del grado di ossificazione presente alla nascita, dovrebbe essere di due-quattro settimane. In puledri nati da parti gemellari si allunga fino a due mesi d’età.

Mentre l’arto è bloccato dal bendaggio, il flessore ulnare del carpo ed i muscoli ulnari laterali sono immobilizzati e diventano flaccidi. Ciò provoca una temporanea conformazione del carpo a ”ginocchio di vacca”, visibile dopo la rimozione del contenimento rigido. Con il tempo questo difetto si correggerà da solo. E’ tuttavia opportuno, mantenere l’arto bendato per ulteriori 4-5 giorni dopo la rimozione del gesso o delle stecche. Se la radiografia dimostra che la deformità è localizzata nell’osso e non è dovuta a lassità periarticolare o ad incompleta ossificazione, l’applicazione di un bendaggio rigido risulta inefficace, l’utilizzo di tali tecniche, in questo caso, provoca frequentemente dolore senza correzione della deformità.

Esistono in commercio particolari protesi che permettono al puledro di muovere il carpo e contemporaneamente, di mantenere il corretto allineamento dell’arto. I puledri con ossificazione incompleta o con lassità delle strutture di supporto periarticolari, potrebbero essere trattati con successo utilizzando questi presidi. Consentendo il movimento delle articolazioni, il loro uso è teoricamente preferibile al trattamento con gessi o stecche rigide.

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Pontage transfisario

Il pontage transfisario temporaneo della fisi distale del radio, viene usato nei casi in cui la crescita longitudinale asincrona proviene dalla metafisi e/o dall’epifisi distale del radio (Stashak, 1990).

La teoria sulla quale si basa questa tecnica è che, quando la fisi viene sottoposta a pontage sul lato convesso, la crescita longitudinale di quel lato viene efficacemente bloccata, fino a che il lato opposto (concavo) non raggiunge un’uguale lunghezza. La pressione interna che la cartilagine in accrescimento sviluppa in risposta al contenimento operato dall’impianto, limita la formazione di nuovi condrociti sul lato metafisario della zona d’accrescimento (Sieffert, 1966).

Poiché è interessato soprattutto il versante metafisario, questa tecnica è particolarmente utile nei casi di crescita asincrona non complicata a livello della metafisi. Il pontage è meno utile in caso di interessamento primario dell’epifisi distale del radio, poiché la maggior quota

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asincrona della metafisi. E’ prevedibile perciò un certo miglioramento, quando si usa il pontage transfisario temporaneo.

All’esame clinico, questi casi non mostrano lassità del carpo e, con la manipolazione, non è possibile raddrizzare l’arto. Generalmente è presente un ingrossamento prominente non doloroso della fisi distale del radio e della regione metafisaria. L’esame radiografico consente di solito di apprezzare alterazioni morfologiche a carico della metafisi e dell’epifisi distale del radio, ed il centro di deviazione, il più delle volte, cade in un punto posto subito sopra la fisi distale del radio o subito sotto di essa. Minori sono le alterazioni della morfologia dell’epifisi distale del radio, migliore sarà il risultato finale (Pharr e Fretz, 1981).

Le tecniche chirurgiche che provocano un ritardo di crescita, sono efficaci nella correzione di una deformità angolare solo se nella fisi distale del radio rimane un sufficiente potenziale d’accrescimento. La scelta del momento più opportuno in cui intervenire, è una considerazione importante. Benché il saldamento della zona d’accrescimento distale del radio non compaia radiograficamente prima dei 22-36 mesi, è stato dimostrato che la crescita attiva, continua solo fino ai 18 mesi d’età (Heinze e Lewis, 1968).

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Circa il 71% della crescita longitudinale si verifica entro i 12 mesi ed il periodo in cui ciò avviene più rapidamente, è compreso tra 0 ed 8 mesi d’età (Fretz, 1980).

Ovviamente, l’intervento chirurgico dovrebbe essere attuato con largo anticipo rispetto a questo momento. Idealmente, viene raccomandato di istituire il trattamento prima dei 2-3 mesi di vita. Si deve anche tenere in considerazione la gravità della deviazione. I puledri con gravi deformità angolari, tendenti ad un progressivo peggioramento, sono i candidati scelti per il pontage transfisario temporaneo, da attuarsi nel periodo suddetto (Hongaten e Rooker, 1979).

E’ opinione diffusa che le deviazioni angolari superiori ai 15°, dovute ad un accrescimento asincrono della metafisi e dell’epifisi distale del radio, debbano essere trattate immediatamente con la tecnica del

pontage. Questo tipo di intervento è stato attuato con successo in

puledri giovani fino a 2 settimane di vita (Stashak, 1990).

L’accesso chirurgico è localizzato sul lato convesso dell’osso e consiste in un’incisione leggermente curvilinea della cute, la cui

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corrispondenza della giunzione meta-epifisaria. Praticando un’incisione curva e lasciando uno spesso strato sottocutaneo attaccato al lembo, si riduce la pressione diretta, applicata sulla linea d’incisione dagli impianti e dal bendaggio, si minimizza inoltre il rischio di necrosi cutanea, poiché viene assicurata al lembo stesso una buona vascolarizzazione.

Dopo aver ribaltato il lembo cutaneo, si localizza la fisi mediante un ago di calibro 22-25G. La zona d’accrescimento è tipicamente più ampia nei puledri più giovani (da 2 a 4 settimane di età) e nei puledri con gravi deviazioni angolari dell’arto. Onde evitare d’infliggere un gambo della graffa o una vite nella giuntura radiocarpica, è opportuno controllarne la localizzazione mettendola in flessione e palpando il margine distale del radio. Gli impianti vengono rimossi quando l’arto è dritto. Se due arti sono stati sottoposti contemporaneamente ad intervento chirurgico ed uno si raddrizza prima dell’altro, l’impianto deve essere rimosso prima in quest’arto e più tardi nell’altro. E’ importante che durante la convalescenza il piede dell’arto o degli arti colpiti, sia pareggiato circa ogni due settimane al fine di compensare la variazione della deformità angolare.

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si utilizzano due graffe in vitallio rinforzato che vengono inserite perpendicolarmente rispetto alla fisi (Fig. 7). Le due branche di ogni graffa, si fissano, una nella metafisi e l’altra nell’epifisi, in maniera equidistante rispetto alla fisi. Per tenere le graffe durante l’inserzione iniziale, si usa un portagraffe. Le graffe vengono poi approfondate al di sotto della fascia del carpo e del legamento collaterale, già incisi e scollati in precedenza. Bisogna prestare attenzione a non danneggiare il periostio ed a posizionare rigidamente le graffe, in stretta connessione con l’osso.

b

a

c d

Figura 7

Inserimento della graffa (a), incisione dei tessuti molli sotto di essa (b); se necessario i tessuti molli possono essere asportati (c), approfondamento energico della graffa nell'osso (c) (da Stashak, 1990)

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da mantenere per due settimane. E’ assolutamente necessario mantenere la fattrice ed il puledro in scuderia, durante tutto il periodo di convalescenza, fino alla correzione della deformità ed alla rimozione delle graffe.

Pontage con viti e filo d’acciaio:

dopo che l’arto è stato manipolato ed è stata identificata l’estremità distale del radio, vengono usati una punta di 3,6 mm ed una guida, per praticare un foro nel centro dell’epifisi, a metà strada tra la zona d’accrescimento e lo spazio articolare radiocarpico (Fackelman e Nunamaker, 1982).

Per facilitare la trapanazione, si fa una breve incisione nel legamento collaterale, in profondità fino all’osso. La guida di perforazione stabilizza la punta ed evita l’arrotolarsi dei tessuti molli attorno alla stessa. La direzione del foro deve essere parallela alla superficie articolare distale del radio ed alla fisi Un altro foro viene praticato nella metafisi del radio, circa 4 cm prossimalmente alla zona d’accrescimento (Fackelman e Frolich, 1972; Fackelman et al.,1975). Entrambi i fori hanno una profondità di 35-40 mm. Vengono scelte viti da spongiosa di appropriata lunghezza, interamente filettate, che vengono inserite ma non serrate, cosicché entrambe sporgano dai tessuti molli. Viene preparata un’ansa con filo ASIF 1,2 mm (18G) da

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cerchiaggio, passando l’estremità libera attraverso l’occhiello dell’altra estremità. L’ansa viene poi ritorta per formare un disegno ad otto e posta sopra la testa delle viti. E’ preferibile usare due fili. Il filo viene moderatamente serrato utilizzando un serrafili da cerchiaggio, dopo di che viene ripiegato su se stesso di 90 gradi creando un anello intorno all’occhiello (Fig. 8). A questo punto si serrano le viti e si taglia il filo in eccesso. Le cure postoperatorie consistono nel confinamento in scuderia e nel mantenere una fasciatura di sostegno per due settimane.

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Pontage con viti e placche:

E’ la tecnica maggiormente impiegata, in puledri con deviazione angolare grave ed in soggetti di età superiore a tre/quattro mesi (Fig. 10) (Auer, 1988).

E’ riconosciuta la superiorità di questa tecnica perché, rispetto alle altre, conferisce un migliore aspetto estetico all’arto e previene i traumi dei tessuti molli causati dalla possibile rottura del filo metallico, la quale può verificarsi in seguito al tentativo di crescita dell’osso, che mette in tensione il filo stesso.

Dopo aver inciso cute e sottocute così come descritto in precedenza, si fa un taglio dritto, parallelo alle fibre, sul legamento collaterale. Un foro di 2,5 mm, viene aperto parallelamente alla superficie articolare, a metà fra questa e la fisi. Si modella manualmente una placca di 2,7 mm e di lunghezza adeguata, sul profilo dell’osso ed una vite da 3,5 mm, lunga 28 mm, si inserisce attraverso il foro più distale della placca, nel foro precedentemente fatto nell’osso. Un secondo foro dello stesso diametro del precedente, viene praticato circa 0,8 mm prossimalmente all’ultimo foro della placca, nella metafisi del radio. Attraverso questo foro, sarà inserita nell’osso una vite uguale alla prima (Fig. 9). Le viti sono strette alternativamente fino ad inserirle

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completamente nell’osso. È importante che la vite distale sia avvitata completamente per evitare che possa protrudere nel legamento collaterale.

Figura 9

Inserimento delle viti dopo aver modellato la placca sull'osso, a cavallo della fisi (da Auer, 1995)

Figura 10

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Scollamento periostale

Dalla sua introduzione in chirurgia equina, quella della periostiotomia emicirconferenziale e scollamento periostale, è divenuta una tecnica molto utilizzata (Auer, 1991).

Si tratta di un’operazione che ha lo scopo di stimolare l’ossificazione encondrale sul lato concavo della metafisi (Auer e Martens, 1982). In seguito alla sezione emicirconferenziale ed allo scollamento del periostio, si ha uno stimolo dell’ossificazione encondrale su quel lato (Hongaten e Rooker, 1979).

L’esatto meccanismo che è alla base di questa stimolazione non è chiaro. Le possibili ipotesi prevedono un’interruzione dell’apporto ematico alla metafisi, oppure un rilasciamento meccanico dell’azione frenante, che il manicotto periostale esercita nella zona d’accrescimento (Auer e Martens, 1982).

Uno studio effettuato per valutare l’efficacia dello stripping periostale, stabilisce che, in puledri con deviazione angolare indotta sperimentalmente, l’intervento chirurgico suddetto non è più efficace del solo confinamento in stalla (Read et al., 2002).

L’intervento (Fig. 11-12) è relativamente semplice e richiede una strumentazione minima. La spiegazione riportata di seguito (Auer

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1988), è riferita al valgismo del carpo, patologia sicuramente più frequente rispetto al varismo.

Si effettua un’incisione verticale della cute tra il tendine estensore comune del dito ed il tendine estensore laterale del dito. Il limite distale dell’incisione cutanea è localizzato circa 4-5 cm prossimalmente alla fisi distale del radio, sulla sua faccia laterale. L’incisione di cute e sottocute, rettilinea, è lunga 3 cm e si approfonda fino al periostio. Usando una pinza emostatica curva, i tessuti sottocutanei ed i tendini, sono separati dal periostio in direzione parallela alla fisi e perpendicolare all’incisione della cute. La pinza viene sollevata dall’osso e sotto questa protezione, sulla faccia craniale dell’osso, si inserisce la lama curva (# 12) del bisturi. Esercitando una moderata pressione, si incide il periostio fino alla breccia cutanea. Quando la lama ha raggiunto la faccia laterale dell’osso, l’incisione si arresta. Successivamente, la stessa operazione è ripetuta sulla faccia caudale del radio.

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modo da creare una “T invertita”. Con lo scollaperiostio, si sollevano le due alette triangolari create con le precedenti operazioni. Una volta scollato, il periostio è delicatamente adagiato sull’osso. Per finire, i tessuti sottocutanei, usando un filo 2-0 riassorbibile, sono uniti con una sutura semplice continua, seguita da una sutura semplice continua intradermica. Ciò per rendere esteticamente accettabile il sito chirurgico. Possibili eccessive emorragie durante l’intervento, sono prevenute attraverso la legatura dei vasi recisi.

All’incirca nel 20% dei casi, l’ulna vestigiale è ossificata, deve quindi essere rimossa con l’ausilio di un’ossivora. E’importante che l’ulna rudimentale sia sezionata perché può agire come meccanismo bloccante e ridurre la crescita della faccia concava del radio.

Dopo l’operazione si applica un bendaggio costituito da tessuto non aderente (cotone garzato), sul quale si sovrappone una fascia elastica adesiva. La fascia elastica è attaccata direttamente alla cute per un’altezza di 2 cm prossimalmente e distalmente alla garza.

Nel periodo post-operatorio, le parti esterne dei piedi (in deformità di valgismo) sono pareggiate per aiutare la correzione della rotazione esterna dei piedi e il raddrizzamento degli arti.

Il bendaggio deve essere sostituito tre giorni dopo l’intervento con uno fatto allo stesso modo. Questo secondo bendaggio andrebbe tenuto in sede per una settimana. E’ consigliabile tenere l’animale in stalla per

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2-3 settimane facendogli effettuare piccoli esercizi. L’intervento non deve essere effettuato prima di due settimane d’età, considerando comunque che, più precocemente si opera, più rapida sarà la correzione della patologia.

In casi gravi le procedure di crescita accelerata e ritardata possono essere combinate per una più rapida e completa correzione della deformità (Auer, 1991).

a

Figura 11

Fasi iniziali di esecuzione dello stripping periostale del carpo per la

correzione del valgismo. Incisione di cute e sottocute sulla faccia laterale del radio, prossimalmente alla fisi distale (a).

Periostio inciso longitudinalmente (b).

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a

b

c

Figura 12

Incisione trasversale del periostio con l'ausilio di una lama curva #12 (a). Breccia operatoria divaricata; è visibile l’incisione a “T” rovesciata (b). Fase di scollamento mediante uno scollaperiostio (c).

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DEFORMITÀ ANGOLARI A LIVELLO DELLE

ARTICOLAZIONI METACARPO - FALANGEE E METATARSO – FALANGEE (DEVIAZIONE DEL NODELLO)

Le deformità angolari vengono identificate con i termini “varismo” e “valgismo”.

Per “nodello varo” (Fig. 13) si intende una deviazione verso l’esterno della porzione distale dell’osso metacarpale/metatarsale principale ed una deviazione verso l’ interno delle falangi.

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Il termine “valgo” indica invece la condizione opposta, caratterizzata da una deviazione verso l’interno del metacarpale/metatarsale e una deviazione verso l’ esterno delle falangi. Il varismo è la deviazione più frequente tra le due (Turner e Fretz, 1977).

In uno studio condotto valutando 55 giunture, il nodello varo è stato osservato in 24 casi, pari al 43,7% delle articolazioni studiate, mentre non sono stati osservati casi di valgismo del nodello (Fretz et al., 1978).

Altri studi condotti su un numero inferiore di casi hanno messo in evidenza una distribuzione più uniforme delle due deviazioni (Mason, 1981).

La deformità di varismo del nodello è spesso associate ad una deviazione in valgismo del carpo (Turner, Fretz, 1977).

Eziologia

L’eziologia delle deformità angolari, del nodello come delle altre regioni soggette a tale patologia, appare essere complessa e multifattoriale.

Le alterazioni morfologiche delle deviazioni del nodello comprendono (Auer e Martens, 1980; Fackleman e Nunamaker, 1982):

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1) Crescita asimmetrica della metafisi dell’osso metacarpale/metatarsale III;

2) Incuneamento delle epifisi (Fig. 14);

3) Crescita longitudinale asimmetrica delle falangi;

4) Un certo grado di lassità articolare, che può essere presente soprattutto nei puledri molto giovani.

Vi può essere inoltre un difetto di grado variabile dell’ossificazione encondrale (Pharr e Fretz, 1981).

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Sintomatologia

I sintomi di questa deformità angolare sono assai evidenti. La visita clinica deve essere preceduta da un’accurata anamnesi la quale deve indicarci se (Stashak, 1990):

1) Il puledro è nato prematuro;

2) La deformità è congenita o acquisita;

3) La fattrice durante la seconda metà della gravidanza era in sovrappeso;

4) La deviazione si è attenuata, è rimasta invariata, o è peggiorata; 5) Vi è stato qualche segno di zoppicatura nell’arto opposto a

quello colpito dalla deformità;

6) La deformità si è manifestata improvvisamente o è progredita lentamente;

7) L’animale segue una dieta corretta.

All’ispezione si possono approssimativamente valutare il grado di deviazione ed il punto pivot (centro di deviazione). Si dovrebbero far compiere degli esercizi al puledro per poter apprezzare la presenza di qualsiasi zoppicatura o lassità articolare. Nella maggior parte dei casi la cosa migliore è fare allontanare lentamente la fattrice dal puledro e tentare questa osservazione mentre l’animale trotta verso la madre. Se

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è presente una deformità angolare del nodello unilaterale, l’esaminatore dovrebbe prestare particolare attenzione all’arto opposto. L’arto colpito dovrebbe essere palpato per controllare la presenza di calore, dolore alla pressione e tumefazione. La manipolazione mediante estensione, flessione e rotazione è importante per valutare la dolorabilità e la lassità articolare. L’anestesia perineurale e intrasinoviale in questi casi è solo raramente indicata.

Diagnosi

Uno studio radiografico accurato è importante per definire la deformità angolare e le alterazioni morfologiche dell’osso e dei tessuti molli (Stashak, 1990).

Per una diagnosi precisa bisogna eseguire una radiografia dorsopalmare/plantare del nodello, con le falangi estese sullo stesso piano dello stinco. Ciò si ottiene flettendo il carpo o il tarso e lasciando lo stinco e le falangi sospesi verticalmente. In questa

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fare particolare attenzione alla falange prossimale, perché spesso in quest’osso può svilupparsi una deformità opposta a quella del metacarpo/metatarso.

Altrettanto importante è la determinazione del punto “pivot” in quanto aiuta a stabilire la causa della deformità angolare. Il centro di deviazione (punto “pivot”) si può individuare sovrapponendo al radiogramma in proiezione dorsopalmare/plantare un foglio trasparente e tracciando quindi due linee. La prima, bisecante il metacarpale/metatarsale principale, l’altra bisecante il pastorale. Il punto di intersezione di queste due linee è il punto pivot (Fig. 15). Se il punto pivot è a ridosso della fisi

(lato metafisario o epifisario), la

probabile causa della deviazione angolare è da ricercare in una crescita asincrona della metafisi distale del metacarpo/metatarso. Se è a ridosso del nodello, vi può essere un incuneamento delle epifisi o una crescita asimmetrica dell’estremità prossimale della prima falange.

Figura 15

Determinazione del punto pivot (bollino rosso) e dell'angolo di deviazione (area verde).

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Le alterazioni morfologiche più comuni, osservabili radiograficamente sono:

1) Appiattimento della metafisi e sclerosi metafisaria; 2) Allargamento della zona di accrescimento;

3) Incuneamento delle epifisi;

4) Crescita asimmetrica della falange prossimale, spesso associata ad alterazioni simili della

parte distale dell’osso metacarpale/metatarsale (Fig. 16); 5) Lesioni simil osteocondrosiche del metacarpo/metatarso o del pastorale (Pharr e Fretz, 1981).

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Sia le alterazioni morfologiche che l’identificazione del centro di deviazione, sono importanti per scegliere il trattamento idoneo e per facilitare la prognosi definitiva.

Trattamento

Agire precocemente, in caso di deformità angolare del nodello, è di fondamentale importanza a causa del periodo di tempo relativamente breve nel quale si verifica l’accrescimento longitudinale che origina dalla zona di coniugazione (Fretz, 1980).

E’ molto importante correggere la deformità in maniera opportuna ed in fase precoce, prima che avvenga il saldamento della zona di accrescimento, onde evitare alterazioni secondarie dell’ articolazione e dei segmenti scheletrici situati distalmente alla giuntura colpita (Fackleman e Nunamaker, 1982).

Per ottenere un risultato positivo, è necessario che la deviazione angolare del nodello sia trattata entro le prime 3-5 settimane di vita (Stashak, 1990).

Il motivo di ciò risiede nel fatto che la crescita dell’estremità distale dell’osso metacarpale/metatarsale principale, rallenta rapidamente a 90 giorni ed è praticamente nulla dopo 120 giorni (Fretz, 1980), e la fisi distale del metacarpale/metatarsale principale, contribuisce solo

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per il 5% all’accrescimento complessivo dell’osso (Campbell, Lee, 1981).

In generale, il momento ideale per intervenire, è entro i primi 30 giorni di vita, successivamente, la deviazione diviene teoricamente non correggibile con i metodi convenzionali (Stashak, 1990).

Il trattamento si basa su un approccio conservativo ed uno chirurgico. Il primo è utile per un breve periodo e consiste nel confinare l’animale in scuderia, nel pareggio correttivo, nel cambiare l’alimentazione della madre e, in alcuni casi, nell’applicare un bendaggio rigido o con stecche. Il confinamento è raccomandato per ridurre i traumi sulla fisi. In caso di varismo, le forze compressive assiali si concentrano sul versante mediale della zona d’accrescimento. Se tali forze diventano eccessive, può determinarsi un arresto o un ritardo di crescita della cartilagine di accrescimento, con conseguente peggioramento della deformità angolare. D’altro canto, forze assiali che agiscono nell’intervallo fisiologico stimolano la crescita in lunghezza dell’osso e, di conseguenza, la correzione della deformità.

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lato opposto. Se questo maggior consumo prosegue, le forze di compressione aumentano sempre più sul versante mediale della fisi. L’intervento sull’alimentazione dovrebbe prevedere una restrizione dei concentrati, la somministrazione di erba medica di buona qualità, l’apporto di alte quantità di fosforo e l’apporto di minerali bilanciati. Se il puledro risponde positivamente mostrando un rapido raddrizzamento dell’arto, allora il trattamento conservativo dovrebbe proseguire fino alla completa correzione della deformità. Se invece, dopo una settimana, la deviazione rimane tale o peggiora, sarebbe opportuno rivalutare la situazione.

Se il soggetto presenta una lassità articolare, diventa utile l’applicazione di un bendaggio rigido a tubo (a doccia) o di un bendaggio con stecche per intervalli di dieci giorni. E’ controindicato il bendaggio rigido a tutto l’arto comprendente anche il piede. Questi dieci giorni, solitamente bastano a far maturare le strutture di sostegno della giuntura.

Se invece non c’è lassità articolare e la deformità angolare è determinata da una crescita asincrona della metafisi del metacarpo/metatarso, o se è presente un incuneamento dell’epifisi, le tecniche chirurgiche indicate sono la periostiotomia emicirconferenziale con scollamento periostale, o il pontage transfisario temporaneo. Va ricordato che un’analisi di una serie di

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puledri trattati con pontage transfisario della cartilagine d’accrescimento distale del metacarpale/metatarsale principale, indica che effettuando l’intervento dopo i 60-80 giorni di vita, non vi è attenuazione della patologia. E’ stato dimostrato inoltre che, pur eseguendo il pontage alle due settimane di vita, la correzione massima non può essere superiore ai 12 gradi (Fretz e McIlwraith, 1983).

Prognosi

Nei casi in cui la deviazione è leggera (sotto i 12 gradi), ed è dovuta ad una crescita asimmetrica della metafisi distale dello stinco, la prognosi è generalmente favorevole a patto che il trattamento sia precoce. Diventa riservata o infausta nei confronti di una completa correzione, se la deviazione è superiore a 12 gradi (Stashak 1990).

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DEFORMITÀ ANGOLARI A LIVELLO DELLA DIAFISI DELL’OSSO METACARPALE E METATARSALE TERZO

(STINCO)

Le deviazioni angolari localizzate alla diafisi dello stinco, sono anomalie congenite che colpiscono raramente i puledri. Nella maggior parte dei casi, la deformità viene notata subito dopo la nascita. Nonostante la lesione si localizzi nella porzione prossimale o mediale dello stinco, piuttosto che in quella distale, anche l’articolazione del nodello può essere secondariamente coinvolta. Sono stati osservati sia il varismo che il valgismo (White, 1983).

Eziologia

L’eziologia non è nota. Tuttavia è stata messa in relazione ad uno sviluppo alterato degli abbozzi cartilaginei dell’osso che può essere dovuto a malposizione fetale nell’utero (Stashak, 1990).

Essendo le deviazioni strettamente correlate ai fori nutritizi, si è pensato che vi possa essere un’alterazione vascolare durante le fasi precoci dello sviluppo osseo (White, 1983).

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Sintomatologia

A prima vista la deformità può sembrare simile alla deviazione angolare del nodello. Ad una osservazione più attenta, si può tuttavia notare come il punto pivot sia localizzato più prossimalmente, nella diafisi dell’osso. L’osservazione dell’arto da una veduta dorsale, diretta verso il basso, fornisce maggiori dettagli. Anche il nodello può essere secondariamente coinvolto, e ciò rende più difficile la diagnosi. La maggior parte dei puledri appare robusta e non mostra alcun segno di zoppicatura. Alla palpazione, si può risvegliare un lieve dolore con la rotazione e la flessione del nodello (White, 1983).

Diagnosi

La diagnosi definitiva viene formulata grazie all’esame radiografico. Le proiezioni da eseguire sono quelle standard (dorso-palmare/plantare e latero-mediale). Generalmente si osserva un

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informazione è particolarmente importante se è previsto l’intervento chirurgico.

Trattamento

Benché il trattamento conservativo basato sul confinamento in box e sul pareggio del piede possa essere tentato, non appare essere di alcun beneficio in questi casi.

L’intervento di accelerazione di crescita, può essere eseguito anche sulla metafisi distale del terzo metacarpale/metatarsale (Auer, 1988).

La diagnosi precoce della patologia, unitamente al trattamento, è di primaria importanza. E’ stato visto che l’accrescimento del metacarpo/metatarso è più veloce durante i primi tre mesi di vita. Successivamente, rimane alle ossa sopra menzionate solo un piccolo potenziale di crescita, e la correzione della deviazione, dopo i tre mesi è quantomeno discutibile (Fretz et al. 1984).

I punti di repere per lo stripping periostale del metacarpo/metatarso sono le porzioni distali dei metacarpei/metatarsei accessori, e, a seconda della localizzazione della concavità, la faccia laterale o mediale dell’osso (Auer, 1995).

L’incisione periostale si effettua per l’intera lunghezza del terzo metacarpale/metatarsale, partendo due cm prossimalmente alla fisi

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distale fino a tre cm distalmente all’articolazione prossimale. Un’ incisione orizzontale è praticata ad entrambi i margini dell’incisione verticale, in modo da far assumere al taglio una forma ad “ I ” . Si scollano i due lembi di periostio ed il sottocute e la cute si suturano come di routine (Auer, 1988).

Lo stripping periostale, effettuato per tutta la lunghezza del terzo metacarpale/metatarsale, rappresenta un efficace metodo per la correzione della deviazione metafisaria o diafisaria di queste ossa, in puledri con età inferiore ai due mesi (Honnas,1987).

Un’altra operazione chirurgica effettuabile in caso di deviazione angolare del metacarpo/metatarso, è l’osteotomia correttiva, della quale esistono tre diverse tecniche: osteotomia a cuneo, step osteotomia sagittale, step osteotomia frontale.

L’intervento di osteoectomia cuneiforme e fissazione interna ha avuto successo in due casi su tre (White, 1983).

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buon esito, mentre il terzo dovette essere sottoposto ad eutanasia per la necrosi ischemica dell’arto (Stashak 1990).

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DEFORMITA’ ANGOLARI A LIVELLO DEL TARSO (DEVIAZIONE DEL GARRETTO)

Le deviazioni angolari possono localizzarsi anche a livello del tarso e coinvolgere la parte distale della tibia, le ossa tarsali e la porzione prossimale dei metatarsali principale ed accessori (Auer, 1995).

L’eziologia, la sintomatologia ed il trattamento del valgismo e del varismo del garretto sono comuni alle altre regioni anatomiche che possono essere colpite da tali patologie, pertanto, per la loro trattazione, si rimanda a quanto detto per le deformità angolari a sede carpica (cap. 1).

Nel diagnosticare le deviazioni angolari del tarso, bisogna tenere presente che è difficile effettuare un’analisi geometrica dei segmenti ossei basandosi sulle proiezioni radiografiche dorsoplantari. La tibia ed il metatarso non sono posizionati sullo stesso piano frontale e ciò determina, in queste proiezioni, la presenza costante di un apparente grado di valgismo. Di conseguenza, la diagnosi delle deformità del

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La particolare anatomia del tarso, con l’angolazione sul piano sagittale, determina che il peso del corpo sia trasferito dall’asse maggiore della tibia all’asse maggiore del terzo metatarsale, attraverso un fulcro localizzato dorsalmente alle ossa tarsali terzo e centrale. A causa della compressione dorsale esercitata su queste ossa, le deformità angolari spesso si accompagnano ad ipoplasia delle ossa tarsali. Nei casi più gravi, la compressione sui modelli cartilaginei, determina lo schiacciamento della faccia dorsale delle ossa tarsali (collasso tarsale) (Jansson e Ducharme, 2005).

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MATERIALI E METODI

Lo studio è stato condotto in un allevamento di cavalli trottatori sito in provincia di Pisa. Sono stati presi in esame 50 puledri nati tra il 1° aprile ed il 30 giugno degli anni 2004 e 2005. Di questi, 29 erano maschi e 21 femmine. Il parto è stato eutocico per 47 fattrici, mentre tre puledri sono nati a seguito di distocia, risolta grazie al tempestivo intervento del veterinario.

Le cavalle gravide venivano tenute in recinti, individuali o di gruppo, per quasi tutta la durata della gravidanza; pochi giorni prima del parto, venivano spostate in box singoli, con lettiera in paglia, dotati di telecamere a circuito chiuso che consentivano di tenere sotto controllo le fattrici anche di notte.

Il momento giusto per mettere le cavalle nel box parto era individuato grazie ad un monitoraggio, che diveniva quotidiano nel periodo più prossimo alla scadenza degli 11 mesi di gravidanza, e che si basava sulle seguenti valutazioni:

 Valutazione della mammella: effettuata mediante la palpazione del tessuto mammario e dei capezzoli, attribuendo un punteggio da 1 a 3 a seconda del turgore e del grado di riempimento.

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Veniva assegnato:

- 1 punto ad una mammella poco turgida e con capezzolo vuoto. - 2 punti ad una mammella mediamente turgida ed il cui capezzolo si sta riempiendo.

- 3 punti a mammelle molto turgide, con capezzoli pieni, da cui può fuoriuscire spontaneamente il colostro.

 Valutazione soggettiva del secreto mammario: mungendo la fattrice, veniva prelevata una minima quantità di secreto e raccolta in contenitori trasparenti, così da poterne apprezzare il colore, il quale, dal giallo paglierino, tende al bianco latte mano a mano che ci si avvicina al parto.

Un altro importante parametro è la viscosità, che aumenta all’approssimarsi del parto e che viene valutata al tatto; il secreto può infatti essere più o meno appiccicoso.

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Con il rifrattometro si testa la densità del secreto e, in base al valore ottenuto, si può constatare quando si tratta di colostro. Il sistema Aquadur® determina la concentrazione di calcio nel secreto, valore che aumenta in prossimità del parto. Si diluiscono 1,5 ml di secreto mammario con 1 ml d’acqua distillata utilizzando siringhe sterili, quindi si immerge una striscia reattiva nel liquido ottenuto e si osserva la reazione colorimetrica. Il numero dei quadratini che cambia colore è direttamente proporzionale alla quantità di calcio, quindi all’imminenza del parto.

Il FoalWatch® è un dispositivo più preciso del precedente anche se meno pratico e più costoso. Anche in questo caso, si sviluppa una reazione colorimetrica proporzionale alla concentrazione del calcio, tra il secreto diluito in acqua distillata ed il reagente.

Prima del parto, le cavalle ricevevano una razione alimentare costituita da fieno di graminacee di buona qualità e cereali fioccati; dopo il parto l’alimentazione era integrata con fieno di erba medica. Tutte le cavalle erano state vaccinate annualmente nei confronti dell’influenza equina e del tetano, mentre per quanto riguarda l’aborto

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virale da Herpes Virus Equino tipo 1 (EHV-1), erano stati effettuati tre richiami al quinto, settimo e nono mese di gestazione.

Venivano eseguiti regolari trattamenti antielmintici e, in particolare, le fattrici hanno ricevuto il vermifugo subito dopo il parto.

Appena espletato il parto, è stata effettuata una visita clinica per la determinazione dello stato di salute e del grado di vitalità del puledro, valutando:

 Caratteristiche dell’ombelico;  Frequenza cardiaca;

 Frequenza respiratoria;

 Presenza del riflesso di suzione;

 Presenza del riflesso di “alzare la testa”;

 Tempo impiegato per l’assunzione della posizione sternale;  Tempo impiegato per l’assunzione della stazione quadrupedale;  Tempo impiegato per la prima poppata.

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Tabella 1

Punteggio APGAR secondo Martens (1982)

PUNTEGGIO VALUTAZIONE

0-3 Prognosi infausta

4-6 Depressione, necessità di intervento terapeutico

7-8 Puledro normale

Tabella 2

Valutazione clinica del puledro secondo il punteggio APGAR (Martens, 1982)

0 1 2

Frequenza cardiaca Assente < 60 bpm > 60 bpm

Frequenza e carattere

del respiro Assente Lento, irregolare > 60 Tono muscolare e

stazione

Estremità flaccide, sdraiato

Flessione degli arti, sdraiato

Decubito sternale

Reazione a stimoli esterni

Nessuna risposta Nessuna risposta

Reazione vigorosa

Figura

Figura 27 Proiezione dorsopalmare del carpo destro, valgismo di 15 gradi, notare la mancanza di linearità della metafisi distale del radio.

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