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Michail Andreevič Osorgin e i suoi rapporti con l'Italia: proposta di traduzione dell'opera Očerki sovremennoj Italii

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Academic year: 2021

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INDICE

Introduzione ... 2

CAPITOLO PRIMO: Michail Andreevič Osorgin 1.1 La vita ... 5

1.2 Le opere maggiori ... 17

1.2.1 Il successo ... 20

CAPITOLO SECONDO: Osorgin in Italia 2.1 Il primo soggiorno in Italia: 1906-1916 ... 23

2.2 Le ultime visite: 1923, 1926 ... 31

CAPITOLO TERZO: Proposta di traduzione 3.1 Michail Andreevič Osorgin – Bozzetti dell’Italia contemporanea ... 36

CAPITOLO QUARTO: Analisi e commento alla traduzione 4.1 Introduzione all’opera ... 121

4.1.1 Dall’articolo al saggio ... 123

4.2 Commento alla traduzione ... 125

4.3 Confronto di traduzioni ... 135

Conclusioni ... 144

APPENDICE: Михаил Андреевич Осоргин – Очерки современной Италии 146 Bibliografia ... 240

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INTRODUZIONE

Michail Andreevič Osorgin, giornalista, saggista e scrittore russo della prima metà del Novecento, nonostante sia una figura fondamentale dell’emigrazione russa, è ancora poco studiato, tanto che la letteratura critica su di lui è molto scarsa, soprattutto se confrontata con quella di altre personalità dell’emigrazione.

Dopo un primo periodo lontano dalla Russia (1906-1916), l’esilio vero e proprio arriva per lui nel 1922 fino al 1942, anno della morte. È quindi un rappresentante della pervaja

volna dell’emigrazione russa, ma non è collocabile nelle due generazioni che

contraddistinguono questa prima ondata migratoria. Osorgin infatti appartiene a una sorta di generazione intermedia degli emigrati russi: dal punto di vista prettamente anagrafico lo si può collocare nella staršee pokolenie, ma la sua esperienza letteraria non è ancora paragonabile a quella di autori come Dmitrij Sergeevič Merežkovskij (1865-1941), Zinaida Nikolaevna Gippius (1869-1945) o Ivan Alekseevič Bunin (1870-1953). Dall’altro lato è troppo anziano per essere considerato un rappresentante della mladšee

pokolenie, ma al tempo stesso con essa ha in comune il debutto letterario

postrivoluzionario. Questa motivazione contribuisce, assieme alle diverse opinioni politiche e storiche dell’artista stesso, a estraniarlo da entrambe le generazioni e, più in generale, dalle comunità russofone formatesi in Occidente.

Sebbene la Patria lo abbia allontanato più volte, Osorgin non percepisce una rottura morale con la Russia. Durante l’esilio in Francia, vive sempre con la speranza di poter rimpatriare un giorno, pur consapevole dell’impossibilità del ritorno.

Gli studiosi vedono in lui due anime che convivono e si influenzano reciprocamente. Da un lato c’è l’Osorgin “legale”, ovvero l’autore di romanzi e racconti, il giornalista e il pubblicista, il saggista e il viaggiatore; dall’altro c’è l’Osorgin “illegale”, “clandestino” che partecipa ideologicamente ai moti rivoluzionari, che si scaglia contro il bolscevismo, che finisce più volte in carcere e che diventa massone. Questo suo “lato oscuro” è stato oggetto di studi che lo vedono protagonista di ricerche a tema politico, non solo riguardo alla Russia, ma anche all’Italia e alla Francia. Lo stesso Osorgin fa emergere la propria anima “illegale” nelle opere e negli articoli da lui scritti, offrendo sia descrizioni

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realistiche sia letterarie, intrecciando la propria esperienza diretta con la creatività dello scrittore.

La moglie, Tat’jana Alekseevna Osorgina-Bakunina (1904-1995), scrive:

Michail Osorgin fu un vero figlio della sua generazione. Benché nato in una provincia tranquilla e lontana, visse come vero cittadino del mondo, coinvolto in un turbine di avvenimenti che gli concessero soltanto pochi anni per dedicarsi a una pacifica attività di lavoro1.

In Russia è noto dai primi anni del XX secolo come giornalista e pubblicista, ma come scrittore acquista notorietà alla fine degli anni Ottanta, in quanto, essendo un “personaggio scomodo”, durante l’epoca sovietica le sue opere non vengono pubblicate. In Occidente, al contrario, è conosciuto come scrittore negli anni di emigrazione, in particolare dopo la pubblicazione nel 1928 a Parigi del suo primo romanzo Sivcev Vražek (ed. it. Un vicolo di Mosca, 1968).

Solo di recente ha avuto in patria maggiore fama, soprattutto grazie ai lavori di storici della letteratura come Oleg Grigor’evič Lasunskij (1936- ), Ljudmila Vladimirovna Polikovskaja (1940-2017) e Tat’jana Vjačeslavovna Marčenko, ma, nonostante ciò, resta un personaggio ancora scarsamente indagato.

Anche in Italia Osorgin è un autore poco studiato e poco tradotto, se si escludono i lavori di Ettore Lo Gatto (1890-1983) e di Anastasia Becca Pasquinelli.

La presente tesi di laurea è incentrata sulla figura di Michail Andreevič Osorgin come autore dell’opera Očerki sovremennoj Italii (1913) e sui suoi rapporti con l’Italia del tempo.

L’elaborato consta di quattro capitoli e un’Appendice.

Il Capitolo Primo, intitolato Michail Andreevič Osorgin, è incentrato sull’autore e sulle sue opere attraverso i due paragrafi 1.1 La vita e 1.2 Le opere maggiori. Nel primo paragrafo viene presentata la biografia di Osorgin, importante per comprendere meglio il ruolo di questo personaggio e le sue opinioni. Nel secondo paragrafo, invece, presentiamo brevemente quelle che sono le opere maggiori dell’autore, nonché i motivi ricorrenti che vi troviamo proposti. Per avere meglio presente il ruolo di Osorgin nel panorama della letteratura mondiale abbiamo incluso il sottoparagrafo 1.2.1 Il successo, dove diamo un breve accenno alla fortuna dell’autore sia nei paesi d’emigrazione sia in Russia.

1T. OSSORGUINE, Michail Osorgin (1878-1942), trad. it. L. Giacone, in E. Etkind, G. Nivat, V. Strada

(a cura di), Storia della letteratura russa. Il Novecento: II. La rivoluzione e gli anni venti, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1990, p. 205.

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Il Capitolo Secondo, Osorgin in Italia, espone le esperienze vissute nel nostro Paese dall’autore, esperienze non solo giornalistiche e letterarie ma anche politiche e organizzative. Il Capitolo consta di due paragrafi: il primo, intitolato 2.1 Il primo

soggiorno in Italia: 1906-1916, racconta gli eventi che hanno caratterizzato il più lungo

soggiorno italiano di Osorgin dal 1906 al 1916; il secondo paragrafo, 2.2 Le ultime visite:

1923, 1926, parla invece delle successive visite in Italia, più brevi ma comunque

significative.

Il Capitolo Terzo e il Capitolo Quarto rappresentano il cuore della tesi: uno, intitolato

Proposta di traduzione, contiene la nostra traduzione italiana della Prima Parte

dell’opera, la quale non risulta ancora tradotta, almeno ufficialmente e integralmente; l’altro, Analisi e commento alla traduzione, dopo una breve presentazione dell’opera, contenuta nel paragrafo 4.1 Introduzione all’opera, espone nel paragrafo successivo 4.2

Commento alla traduzione il procedimento di traduzione adottato, soffermandosi sulle

difficoltà incontrate che, come si leggerà, risultano maggiormente a livello lessicale. I due paragrafi sono intervallati dal sottoparagrafo 4.1.1 Dall’articolo al saggio, dove riportiamo in maniera sintetica l’apparizione in rivista degli articoli contenuti in Očerki

sovremennoj Italii. Il Capitolo Quarto si conclude con il paragrafo 4.3 Confronto di traduzioni, dove presentiamo un interessante confronto traduttivo parziale tra la nostra

traduzione del capitolo “Italija pokaznaja i podlinnaja”, contenuto nell’opera oggetto della presente tesi, e la traduzione di Anastasia Becca Pasquinelli dell’articolo Svet i teni

sovremennoj Italii, che risulta essere corrispettivo del primo.

Nell’Appendice abbiamo riportato il testo originale della Prima Parte dell’opera in questione.

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CAPITOLO PRIMO

MICHAIL ANDREEVIČ OSORGIN

1.1 La vita

Michail Andreevič Osorgin, pseudonimo di Michail Andreevič Il’in2, nasce a Perm’, nella regione degli Urali, il 7 ottobre 1878 in una famiglia di origine nobiliare3.

Osorgin stesso su Vremena si definisce “un nordico, biondo, panteista, poeta, anarchico e ‘vecchio credente’”4.

Il padre Andrej Fëdorovič Il’in (1836-1893), uomo di legge, aveva partecipato alla realizzazione della riforma giudiziaria di Alessandro II (1818-1881). Rimanendo però un liberale anni Sessanta, le sue ideologie andarono a scontrarsi con i dettami del regno di Alessandro III (1845-1894), cosa che pose fine alla sua carriera5. Andrej Fëdorovič, che morì quando Michail Andreevič aveva solo quindici anni, avvicina fin dall’infanzia il figlio alla natura, facendo nascere in lui un amore profondo per essa, soprattutto per i paesaggi della terra natia, come possiamo riscontrare dal lirismo delle descrizioni dei luoghi dov’è cresciuto:

Ero e sono rimasto il figlio di madre-fiume e di padre-bosco e non potrò né vorrò mai ripudiarli. […] Sono contento e fiero di essere nato nella profonda provincia russa, in una casa di legno, […] e che il sangue blu dei padri sia in me ossigenato dagli spazi liberi, che sia purificato dall’acqua del fiume e della sorgente, che sia tinto di nuovo dal respiro dei boschi di conifere e che mi permetta in tutte le peregrinazioni di rimanere un semplice, mediocre, provinciale russo dalla mentalità né perversa né di casta né di razza, figlio della terra e fratello di qualsiasi bipede6.

2 Dal 1907 inizia a firmare i suoi scritti come Michail Andreevič Osorgin, utilizzando il cognome di

un’antica e ricca famiglia di Ufa, da cui discende la nonna paterna Nadežda L’vovna Ilina-Plemjannikova-Osorgina.

3 Secondo Rossiskaja rodoslovnaja kniga di Pëtr Vladimirovič Dolgorukov (1817-1868) la famiglia

Il’in è diretta discendente di Rjurik. Dal lato paterno, inoltre, la famiglia ha una lontana parentela con lo scrittore Sergej Timofeevič Aksakov (1791-1859).

4 Trad. it. A. Becca Pasquinelli in A.BECCA PASQUINELLI (a cura di), Michail Osorgin - Un russo in

Italia, Tirrenia-Stampatori, Torino, 1997, p. 15. “я северянин, блондин, всебожник, поэт, анархист и

старовер.” in M.A.OSORGIN, Vremena, Sredne-Ural’skoe knižnoe izdatel’stvo, Ekaterinburg, 1992, p. 10.

5 Cit.: M.A.OSORGIN, Vremena, p. 9.

6 Trad. it. a nostra cura. “Я был и остался сыном матери-реки и отца-леса и отречься от них уже

никогда не могу и не хочу. […] Я радуюсь и горжусь, что родился в глубокой провинции, в деревянном доме, […], и что голубая кровь отцов окислилась во мне независимыми просторами, очистилась речной и родниковой водой, окрасилась заново в дыхании хвойных лесов и позволила мне во всех скитаньях остаться простым, срединным, провинциальным русским человеком, не

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Dal padre conosce e fa propri i motivi della tradizione populista, tra cui la libertà di spirito e il già menzionato amore per la natura. La madre Elena Aleksandrovna Il’ina-Savina (1850-1905) terminò gli studi al Collegio Superiore di Varsavia, parlava francese, tedesco, polacco, inglese e russo e talvolta traduceva articoli per alcune riviste7. La donna si occupò dell’educazione dei figli e fece sbocciare nel piccolo Michail Andreevič l’amore per le lettere e per i viaggi.

Durante il ginnasio nel 1896 Michail Andreevič esordisce sul giornale «Permskie Gubernskie Vedomosti», al quale collabora fino al 1901, e sul mensile pietroburghese «Žurnal dlja vsech» dove, nello stesso anno, pubblica il racconto Otec con lo pseudonimo Permjak8.

Nel 1897 si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Mosca, iniziando a collaborare per il quotidiano «Kur’er» e il mensile «Russkaja mysl’». Negli anni universitari scrive anche dei racconti: Po naklonnoj ploskosti. Iz studenčeskoj žizni (1898), Dva mgnovenija. Novogodnjaja fantazija (1898), Arestantskij vagon (1899),

Pis’mo synka k mamaše (1901)9. L’attività giornalistica è di grande sostegno economico

per Michail Andreevič, soprattutto quando, a causa dei disordini studenteschi, l’Università deve chiudere e gli studenti sono costretti a riprendere gli studi un anno dopo. Anche Osorgin partecipa alle agitazioni studentesche, motivo per cui viene mandato per un anno a Perm’, dove vive la madre.

Nel 1902 termina l’Università e inizia a praticare la professione di avvocato, divenendo consigliere giuridico presso l’Associazione dei Commercianti. Allo stesso tempo diventa redattore assieme a Kazimir Adolfovič Koval’skij (1878-?) e Andrej Stepanovič Butkevič (1865-intorno al 1930) della casa editrice moscovita “Žizn’ i Pravda”, per la quale escono nel 1904 le brochure Japonija, Russkie voenačal’niki na

dal’nem vostoke e Voznagraždenie rabočich za nesčastnye slučai. Riguardo a questo

lavoro scrive su «Poslednie Novosti» № 4379 del 1933:

L’edizione si chiamava pomposamente “Verità e Vita”, ed era naturalmente ideologica […] L’idea era buona: servirsi delle bancarelle dei venditori ambulanti […] Il lavoro in questa edizione mi mise in contatto con gente importante: con vecchi

извращенным ни сословным, ни расовым сознанием; сыном земли и братом любого двуногого.”, ivi, p. 2.

7 A. BORTNOWSKI, Istoričeskoe vremja v emigracionnoj proze Michaila Osorgina, Poznań, 2016, p. 26,

disponibile su: Bortnowski_9788394719890.pdf (21/05/2018).

8 N.BARMACHE,D.M.FIENE,T.OSSORGUINE, Bibliographie des œvres de Michel Ossorguine, Institut

d’études slaves, Paris, 1973, p. 35.

9 Sovremennoe russkoe zarubež’e, Biblioteka Aleksandra Belousenko, Olimp, Moskva, 1998,

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populisti, come N.N. Zlatovratskij, con redattori come Gol’cev, con letterati bizzarri come V.E. Ermilov e con una quantità di “scrittori-autodidatti”. […]10

Nel 1903 sposa Ekaterina Aleksandrovna, figlia di Aleksandr Kapitonovič Malikov (1839-1904), membro dell’organizzazione terroristica segreta “Narodnaja Volja”. Nel 1904 entra nel partito dei socialisti rivoluzionari, gli esery, e nell’agosto 1905 pubblica sulla loro rivista clandestina «Revoljucionnaja Rossija» l’articolo Za čto? dove giustifica il terrorismo come una lotta per il bene del popolo.

Michail Andreevič non ha mai partecipato attivamente alla rivoluzione, definendosi piuttosto “una pedina senza importanza”11, ma durante questo periodo nel suo

appartamento e nella sua dacia hanno luogo sia le riunioni della sezione moscovita del partito socialrivoluzionario, sia alcuni ritrovi clandestini e vi si nascondono i terroristi. Più che un terrorista, Osorgin è un “portatore di cultura”, come lo definisce Anastasia Becca Pasquinelli, “ispirato da un’ideologia intesa come servizio sociale, piuttosto che come azione di violenza diretta”12.

In seguito all’insurrezione armata a Mosca del 1905, ritenuto elemento pericoloso, viene arrestato a dicembre dello stesso anno e detenuto per sei mesi nella prigione Taganskaja, per poi essere rilasciato dietro cauzione. Questo periodo di carcere è da lui descritto su «Russkoe Bogatstvo» (1907) in Kartinki tjuremnoj žizni. Iz dnevnika 1906 g., il primo articolo firmato dall’autore con il cognome-pseudonimo “Osorgin”.

Tornato libero, rimane per un breve periodo nella regione di Mosca ed emigra poi in Finlandia13:

A Pietroburgo dalla stazione vado direttamente sul piroscafo finlandese. Con me non ho nessun bagaglio; d’altronde, non mi è rimasto più niente, perché il mio passato è stato cancellato e durante la prigionia tutto quello che non mi è stato preso dalla polizia, è stato rubato completamente, fino all’ultimo centesimo, da altri ladri professionisti.

[…] Sul piroscafo finsi di essere straniero, o meglio, muto. Il tragitto non durò molto e a Helsingfors fui realmente libero. Di notte mi svegliavo ancora al minimo fruscìo: mi sembrava di udire il rumore della chiave nella serratura della pesante porta. […] Al mattino passeggiavo per l’Esplanade e ammiravo l’aspetto sano e agiato dei finlandesi e degli svedesi. […] La Finlandia è una bellissima ragazza, alla quale

10 Trad. it. A. Becca Pasquinelli in A.BECCA PASQUINELLI, La vita e le opinioni di M. A. Osorgin

(1878-1942), La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1986, p. 9. “Издательство пышно называлось “Жизнь и

правда” и было, конечно, идейным […] Идея была хороша: использовать пути коробейников. […] Работа в этом издательстве свела меня с интересными людьми: со старыми народниками, как H. H. Златовратский, с редакторами, как В. А. Гольцев, с московскими литературными чудаками, как В. Е. Ермилов, и со множеством “писателей-самоучек”” in M.A. OSORGIN, Samoučki, «Poslednie Novosti», 1933, 4449, Parigi, disponibile su: <http://az.lib.ru/o/osorgin_m_a/text_1933_samouchki.shtml> (15/09/2018).

11 Ivi, p. 14.

12 ID. (a cura di), Michail Osorgin - Un russo in Italia, p. 15. 13 T.OSSORGUINE, op.cit. p. 207.

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l’aquila a due teste vuole strappare il libro delle leggi. Questo quadro era appeso nel mio studio da avvocato. E ora ecco che sono in Finlandia14.

A Helsinki Osorgin ritrova alcuni dei compagni socialrivoluzionari e sotto la guida di Karl Romanovič Kočarovskij (1870-1937?) il gruppo si occupa di pubblicistica populista. Nel frattempo in Russia vengono catturati e giustiziati diversi esponenti del movimento socialrivoluzionario, tra cui Vladimir Vladimirovič Mazurin (1882-1906), caro amico di Michail Andreevič. Temendo di essere nuovamente arrestato a sua volta, Osorgin decide di partire15.

Dalla Finlandia, attraverso Danimarca, Germania e Svizzera, arriva in Italia, stabilendosi con la moglie a Sori, vicino Genova, presso Villa Maria, dove si era formata una comunità di emigrazione (Cfr. Cap. Secondo, par. 2.1). Questo primo allontanamento dalla Patria dura dieci anni e ben presto Michail Andreevič viene considerato uno dei migliori conoscitori dell’Italia, tanto che i suoi giudizi sul Bel Paese sono tenuti in grande considerazione in Russia.

Nello stesso tempo, Osorgin collabora alla redazione dell’Enciclopedia Granat e continua le pubblicazioni per giornali russi quali «Molodoe Slovo» e «Sovremennaja Rus’».

Nel luglio 1907 va a Parigi, dove collabora con «Rul’» dai primi mesi del 1908, per poi ritornare in Italia, risiedendo a Roma. Qui inizia la collaborazione per «Russkie Vedomosti», grazie alla quale nel 1911 e nel 1912 in qualità di inviato si reca nei Balcani e viaggia per Bulgaria, Montenegro e Serbia. Prima di rientrare in Italia, partecipa al Congresso dei giornalisti slavi a Zagabria. Nel 1909 cominciano anche le prime pubblicazioni per «Vestnik Evropy», su cui escono racconti come Emigrant (1910), Moja

doč’. Iz povesti dnej moich (1911) e Prizraki. Iz povesti dnej moich (1913), i quali

confluiranno nella raccolta Prizraki (1917)16.

14 Trad. it. a nostra cura. “В Петербурге прямо с вокзала на финляндский пароход. Со мной нет

никаких вещей; впрочем, у меня вообще ничего нет, потому что мое прошлое зачеркнуто, а за время моего пребывания в тюрьме все, что не было украдено полицией, украдено дочиста, до последней нитки, другими профессиональными ворами […] На пароходе я притворился иностранцем, вернее — немым. Перегон был невелик, и в Гельсингфорсе я был по-настоящему свободен. Еще просыпался ночью при малейшем шорохе: мне казалось, что сейчас загремит ключ в замке тяжелой двери […] Но утром гулял по Эспланаде и любовался румянцем и сытым видом финнов и шведов. […] Финляндия — прекрасная девушка, у которой двуглавый орел хочет вырвать книгу ее законов; эта картина висела в моем адвокатском кабинете. И вот я в Финляндии.” in Cit.: M.A.OSORGIN,

Vremena, p. 39.

15 Cit.: A.BECCA PASQUINELLI, La vita e le opinioni di M. A. Osorgin (1878-1942), pp. 18-19. 16 Sovremennoe russkoe zarubež’e, op.cit.

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Nel 1910 divorzia dalla prima moglie e due anni più tardi, dopo aver abbracciato il giudaismo, sposa in matrimonio civile Rachil, o Rosa, Grigor’evna Ginzberg (1885-1957), figlia del letterato Ušer Isaevič Ginzberg (1856-1927).

Nel 1911 si allontana dal partito socialrivoluzionario e nel 1914 diventa massone, entrando nella loggia “Venti Settembre” e nella fratellanza massonica “Gran Loggia D’Italia”: per Osorgin alla base della massoneria stanno l’automiglioramento e la promozione all’aiuto reciproco17.

Nel 1913 pubblica Očerki sovremennoj Italii (Cfr. Capp. Terzo, Quarto e Appendice). Nel luglio 1916 torna in Patria con la moglie Rachil, passando per Francia, Inghilterra, Norvegia, Svezia e Finlandia. Sebbene questo ritorno non sia legale, i due coniugi non vengono arrestati, grazie all’intervento di alcuni amici deputati della Duma di Stato.

Non tenendo conto della complicata condizione in cui si trova, Michail Andreevič gira la Russia come inviato di «Russkie Vedomosti» recandosi in alcune città sul Volga e infine a Perm’, dove nel frattempo viene aperta l’Università della città18. Da agosto dello

stesso anno vive a Mosca. Ben presto diventa uno degli organizzatori dell’Unione dei giornalisti e dal 1917 suo presidente, nonché membro del Club Moscovita degli Scrittori, un’associazione formata solo ed esclusivamente da scrittori, che si riuniscono in alloggi privati a leggere agli altri membri le proprie opere. Il Club acquista un’importanza tale da diventare Unione Moscovita degli Scrittori di cui Osorgin ottiene la carica di vicepresidente19.

Due parole sul “Club degli Scrittori”. Si formò nei giorni di guerra, ma prima della Rivoluzione: io entrai a farne parte al mio ritorno dall’estero, mi pare in quello stesso 1916. Il Club era allora molto chiuso, senza mogli, mariti od ospiti. […] Ricordo che non c’era nessuna presidenza e direzione, ma c’era un segretario (a quei tempi uno tra i più giovani, V. Lidin). Dei membri ricordo I. Bunin, M. O. Geršenson, B. Zajcev, G. Čulkov, A. Tolstoj, Andrej Belyj, Vjač. Ivanov, P. Muratov, V. I. Nemirovič-Dančenko, N. A. Berdjaev, V. Lidin, B. Grivcov, I. Novikov, A. Kojranskij, M. Krandievskaja (moglie di A. Tolstoj), sua madre Anastasija Romanovna Krandievskaja, vecchia letterata. Secondo il mio solito, ne dimentico parecchi. Mi pare ne fossero membri il drammaturgo Vol’kenštejn, l’allora poeta Il’ja Ehrenburg. La maggior parte erano letterati, poi filosofi, storici e critici letterati; venivano ammessi anche i pubblicisti, ma ce n’erano, mi pare, solo due: I. V. Žilkin e. D. Kuskova, in appoggio alla cui candidatura fu comunicato che ella, ai suoi tempi, aveva peccato di letteratura.

Il Club si riuniva in appartamenti privati, dapprima da A. R. Krandievskaja, e lì sollevavano un incredibile polverone V. Ivanov e A. Belyj, e poi c’erano dei veri e propri dibattiti e si beveva il tè coi pasticcini. [...] Dopo l’ottobre il nucleo di questo Club fondò l’Unione Panrussa degli Scrittori che conservò la sua indipendenza fino

17 M. TSOMOVA, Michail Osorgin e i suoi contatti italiani, in “Bollettino 36”, Archivio G. Pinelli, p.

18, disponibile su: Osorgin_Bollettino_36_low_0.pdf (21/06/2018).

18 <http://berkovich-zametki.com/2006/Starina/Nomer2/Elina1.htm> (03/02/2018).

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al 1922, fino a quando scrittori e professori furono espulsi all’estero. [...] E finalmente l’ultimo tentativo di ripristinare l’antico Club moscovita fu fatto a Parigi, quando si trasferirono qui le mandrie dei nomadi russi. Esso ebbe un tale insuccesso che non vale neppure la pena di ricordarlo. È presto per indagarne il motivo, non è un tema memorialistico. D’altronde è forse perché in terra straniera anche le persone divengono estranee le une alle altre, perdono il loro legame spirituale, si fanno più inclini a graffiarsi a vicenda. Molte e varie sono le cause20.

Accoglie la Rivoluzione di Febbraio prima con entusiasmo, ritenendo le prime giornate di agitazione il miglior periodo della Russia, poi con diffidenza, tanto che nella primavera del ’17 nell’articolo Staraja proklamacija su «Russkie Vedomosti» № 115 avverte della pericolosità del bolscevismo. Entra nella commissione per lo spoglio dei documenti conservati negli archivi della polizia segreta zarista, l’Ochrana, ma, resosi conto di quanto il potere stesse sfruttando e manovrando l’intelligencija, rinuncia all’incarico dopo poche settimane, rifiutando di smascherare i vecchi agenti della polizia politica21. Vengono pubblicate nello stesso periodo le brochure Borcy za svobodu, Pro

Nynešnjuju vojnu i pro večnyj mir e Ochrannoe otdelenie i ego sekrety. Scrive inoltre

articoli per la rivista «Golos minuvšego», per i giornali «Narodnyj Socialist», «Luč Pravdy», «Vlast’ Naroda», di cui cura l’appendice Ponedel’nik, e «Rodina». Contemporaneamente si prepara a pubblicare le raccolte di racconti e saggi Prizraki (1917) e Skazki i neskazki (1918; ed. it. La rondinella Natascia ed altri racconti russi,

20 Ivi, pp. 141-142. “Вспомнился попутно московский “Клуб писателей”. Два слова и о нем. Он образовался в дни войны, но до революции; я вступил в него по возвращении из-за границы, кажется, в том же 1916 году. Клуб был тогда очень замкнутым — без жен, мужей и гостей. […] Никакого президиума и правления, помнится, не было, а был секретарь (в то время один из младших — Вл. Лидин). Из членов помню Ив. Бунина, М. О. Гершензона, Б. Зайцева, Г. Чулкова, Ал. Толстого, Андрея Белого, Вяч. Иванова, П. Муратова, Вл. Ив. Немировича-Данченко, Н. А. Бердяева, Вл. Лидина, Бор. Грифцова, Ив. Новикова, Ал. Койранского, Нат. Крандиевскую (жену А. Толстого), ее мать — Ан. Ром. Крандиевскую; старую беллетристку. По обыкновению, — многих забываю. Кажется, были членами драматург Волькенштейн, по тому времени поэт — Илья Эренбург. Большинство — беллетристы, затем философы, историки и критики литературы, допускались и публицисты, но были, кажется, только двое: И. В. Жилкин и Е. Д. Кускова, в защиту кандидатуры которой было сообщено, что она в свое время согрешила беллетристическим произведением. Клуб собирался на частных квартирах — раньше у Ан. Ром. Крандиевской, — и там необычайный туман пускали Вяч. Иванов и Андрей Белый, и вообще были заправские “прения”, и пили чай с печеньем. […] После “октября” ядро этого “Клуба” основало “Всероссийский союз писателей”, который сохранял свою независимость до 1922 года, до высылки за границу писателей и профессоров. […] И, наконец, последняя попытка восстановить былой московский клуб была испробована в Париже, когда сюда переселились стада русских кочевников. Она была так неудачна, что и вспоминать не стоит. А почему, — об этом говорить рано, тема не мемуарная. Может быть, впрочем, потому, что на чужой земле и люди постепенно становятся чужими друг другу, теряют духовную связь, делаются более склонными царапаться. Много всяких причин.” in M.A. OSORGIN,

Valerij Brjusov. Klub Pisatelej, «Poslednie Novosti», 1933, 4603, Parigi, disponibile su:

<http://az.lib.ru/o/osorgin_m_a/text_1933_brusov.shtml> (15/09/2018).

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1924). Dopo la Rivoluzione d’Ottobre si schiera contro la politica dei bolscevichi sui grandi giornali di opposizione e si avvicina ai circoli massonici presenti in Russia22.

A Mosca nel 1918 insieme ad altri collaboratori apre la Bancarella o Libreria degli scrittori (Lavka pisatelej), un negozio di libri d’occasione, che diventa rifugio dell’intelligencija negli anni postbellici. Inizialmente la Libreria si trova al N°16 del vicolo Leont’ev, poi sulla Bol’šaja Nikitskaja N°22:

L’idea fu un parto della mente di Pavel Pavlovič Muratov. Fu lui a riunirci. Tra di noi contavamo un eccellente bibliologo, Michail Vasil’evič Lind, traduttore, scrittore e gentiluomo, un tipo assai riflessivo ma anche un lavoratore instancabile. Lind conosceva bene i librai, da Šibanov al più piccolo degli esercenti, aveva una solida rete di frequentazioni e un ottimo fiuto, e prendeva il lavoro molto sul serio. Pose le prime pietre della nostra libreria e ci insegnò diverse cose. […]

Della gestione – la mobilia del negozio, i rapporti con gli editori – si occupò in un primo momento Nikolaj Ivanovič Minaev, il quale più che uno scrittore (scriveva solo sui giornali) era un piccolo editore e un’ottima persona. Gli altri soci “della prima ora”, oltre a Pavel Pavlovič Muratov che di fatto non lavorava, erano Vladislav Chodasevič, che però ci lasciò quasi subito; Boris Aleksandrovič Grifcov, storico dell’arte e della letteratura (occidentale), nonché conferenziere, autore di un romanzo uscito a Mosca, Ricordi inutili, e collaboratore zelante della nostra impresa dal primo all’ultimo giorno; Aleksandr Stepanovič Jakovlev, all’epoca un giornalista agli esordi, e ora uno dei letterati russi più in auge; e, per finire, io, che me la cavavo nelle faccende concrete, quali piantare un chiodo, impacchettare i libri senza rovinare le copertine e conversare amabilmente coni clienti. […]

In seguito, con l’uscita di Lind, Chodasevič e Minaev, accogliemmo Boris Konstantinovič Zajcev, Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev e Aleksej Karpovič Dživelegov. Ultima arruolata in ordine di tempo fu la nostra adorata, preziosissima cassiera E. Dilevskaja, collaboratrice insostituibile. Dunque, dietro il bancone ci ritrovammo ad avere rappresentanti delle belle lettere, della filosofia, della storia, della storia della letteratura, delle arti, della pubblicistica e, soprattutto, della bibliofilia e della bibliologia23.

22 Sovremennoe russkoe zarubež’e, op. cit.

23 Trad. it. C. Zonghetti in M.A.OSORGIN,La libreria degli scrittori, Adelphiana, Milano, 2001, pp.

4-5, disponibile su: <https://www.scribd.com/document/242194863/Michail-Osorgin-la-Libreria-Degli-Scrittori> (03/02/2018). “Родилась идея в голове у Павла Павловича Муратова. Он нас и объединил. Был среди нас отличный знаток книги Михаил Васильевич Линд, переводчик и беллетрист, джентльмен, человек выдержанный, отличный работник. Он хорошо знал книжников - от Шибанова до мелкого лабазника, имел солидный круг знакомств, имел нюх отличный и на дело смотрел серьезно. М. Линд заложил первые камни нашей лавки и многому нас научил. […] По хозяйственной части - оборудование магазина, сношения с издателями, - работал вначале Николай Иванович Минаев, не столько писатель (он писал только в газетах), сколько маленький издатель, превосходный человек. Другими пайщиками “первого призыва” были, кроме П. П. Муратова, фактически не работавшего, Владислав Фелицианович Ходасевич, побывший с нами недолго, Борис Александрович Грифцов, историк искусства, литературы (западной), и лектор, автор вышедшего в Москве романа “Бесполезные воспоминания” (прилежный участник дела с первого до последнего дня), Александр Степанович Яковлев, по тому времени - начинающий журналист, а по настоящему времени -один из модных российских беллетристов, - и, наконец, я, полезный в хозяйстве человек, так как умею и гвоздь вбить, и книги перевязать веревочкой, не портя переплета, и любезно поговорить с покупателем. […] Позже, с уходом от нас Линда, Ходасевича и Минаева, мы приняли пайщиками Бориса Константиновича Зайцева, Николая Александровича Бердяева и Алексея Карповича Дживелегова. Последним же по времени пайщиком мы зачислили нашу бессменную и милую кассиршу Е. Дилевскую, незаменимого работника. Таким образом оказались у нас за

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All’interno della Libreria, ognuno svolge le proprie mansioni: ad esempio Zajcev si occupa di letteratura russa, assieme a Jakovlev; Berdjaev di filosofia, Dživelegov di storia, Osorgin dei libri di diritto e a volte dei libri antichi. I compiti però non finiscono qui: ognuno deve pulire il negozio e le vetrine, stare alla cassa, gestire gli affari e contrattare con i clienti.

Tra le attività della Libreria ricordiamo la salvaguardia di libri preziosi e la creazione di biblioteche per le università periferiche.

Ricordo con amore la nostra fortezza privata. Un pugno di scrittori e di scienziati aveva iniziato a commerciare in libri, proprio nei giorni in cui tutte le case editrici sospendevano la loro attività ed erano nazionalizzate, e tutti i negozi venivano chiusi. Noi ci arrogammo da soli questo privilegio, che difendemmo per cinque anni. […] Non soltanto compravamo e rivendevamo libri usati, ma compivamo un atto sacro, salvando i libri dalla perdita e dalla distruzione e riportando alla loro integrità volumi danneggiati. […]24

Osorgin aggiunge:

In anni tremendi di sfacelo, terrore e crollo dei valori la Libreria degli Scrittori fu probabilmente l’unica istituzione culturale e commerciale in Russia a conservare indenne la propria autonomia, interiore e nei confronti del mondo esterno. Fondata nel settembre del 1918, la libreria resistette fino al 1922, quando perse buona parte della sua ragion d’essere – anche perché, col prosperare della Nep, l’aggravio fiscale divenne insostenibile. In un momento durissimo, però, essa fu non solo l’àncora della nostra salvezza individuale, ma anche un piccolo centro culturale per la città di Mosca, albergo e rifugio di scrittori, docenti, bibliofili, artisti, studenti e di tutti coloro che in quegli anni difficili non volevano tagliare i ponti con la cultura né soffocare gli ultimi moti del proprio spirito. Sul modello della nostra libreria ne sorsero poi diverse altre: la libreria dei poeti, degli artisti della parola, della gente d’arte; l’ultima fu la libreria delle Edizioni “Zadruga”, che aveva un progetto simile al nostro, come simili alle nostre erano le esperienze letterarie e scientifiche dei suoi animatori. Ancora più avanti nel tempo, già agli albori della Nep, si tentò qualche impresa analoga in provincia25.

прилавком представители художественного слова, философии, истории, истории литературы, искусств, публицистики и, прежде всего, книголюбия и книговедения.” in M.A. OSORGIN, Knižnaja

Lavka pisatelej, 1928, disponibile su: <http://az.lib.ru/o/osorgin_m_a/text_0100.shtml> (21/10/2018).

24 Trad. it. L. Giacone in T.OSSORGUINE, op.cit. p. 211. “С любовным чувством вспоминаю нашу

личную крепость. Горсточка писателей и ученых основала книжную торговлю в дни, когда все издательства прекратились, были национализиро-ваны и закрыты все магазины. Мы сами создали себе привилегию и пять лет ее отстаивали. […] Мы не просто скупали и перепродавали старую книгу, мы священнодействовали, спасали книгу от гибели и разрушения, подбирали в целое разбитые томики […]” in Cit.: M.A. OSORGIN, Vremena, p. 53.

25 Trad. it. C. Zonghetti in Cit.: M.A.OSORGIN,La libreria degli scrittori, pp. 6-7. ““Книжная Лавка

Писателей” была, пожалуй, единственным в России культурным и торговым учреждением, пронесшим свою внутреннюю и внешнюю независимость сквозь страшнейшие годы разрухи, террора и крушения духа. Основанная в сентябре 1918 года Лавка просуществовала до 1922-го, когда смысл ее дальнейшего существования в значительной степени исчерпался, налоговая же тяжесть, в связи с расцветшим нэпом, стала невыносимой. В самые тяжкие годы она была не только якорем личного нашего спасения, но и маленьким культурным центром Москвы, отдыхом и прибежищем писателей, профессоров, книголюбов, артистов, учащихся, всех, кто не хотел и в годы безвременья порвать с культурой и подавить в себе последние духовные устремления. По образцу

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Sul modello della Lavka moscovita sorgono anche altre simili organizzazioni, come la

Lavka di Pietroburgo e la più tarda Lavka di Kazan’.

Durante quest’attività Osorgin colleziona tante opere russe dedicate all’Italia e diventa inoltre un grande bibliofilo e conoscitore di libri antichi26:

[…] Tra di noi si contavano quattro italianisti, ma ciò non mi impedì di mettere insieme in poco tempo quasi tutti i libri sull’Italia usciti in russo, nonché molti stranieri, per un totale di più di seicento volumi solo per ciò che riguardava la vita quotidiana, passata e presente, di quel Paese27.

Claudia Zonghetti fa notare che “la sua anima di bibliofilo […] sfocia nell’idea […] di aprire una libreria commerciale in pieno Ottobre – e cioè di dedicarsi anima e corpo a scegliere, vendere, comperare, barattare, nascondere libri mentre fuori tutto era, come scrisse Blok, “un misto di angoscia, orrore, penitenza, speranza””28.

Tra gli studiosi riuniti presso la Libreria nasce l’idea di fondare lo “Studio Italiano”, organizzazione impegnata nelle traduzioni e nelle pubblicazioni sull’Italia (Cfr. Cap. Secondo, par. 2.1).

Nel 1922 la NEP pone fine alla Libreria, che viene venduta a un commerciante privato.

Michail Andreevič è arrestato nel 1919 e liberato per intercessione dell’Unione degli Scrittori e in particolare dell’allora presidente Jurgis Kazimirovič Baltrušajtis (1873-1944).

Nel 1921, anno in cui esce a Riga la sua opera Iz malen’kogo domika (ed. it. Dalla

piccola casetta, 1987), lavora al POMGOL, il Comitato sociale panrusso per l’aiuto agli

affamati, per aiutare la regione del Volga colpita dalla carestia. Contemporaneamente diventa redattore di «Pomošč’», il periodico del Comitato. Il 26 agosto è arrestato insieme ad alcuni membri dell’organizzazione e, grazie all’intervento di Fridtjof Nansen (1861-1930), la pena capitale gli viene commutata in confino: essendo molto malato, gli concedono di fermarsi a Kazan’, invece che a Carëvokokšajsk, oggi Joškar-Ola29.

нашей Лавки возникло позже немало других (лавка поэтов, художников слова, деятелей искусства; позже других возникла лавка книгоиздательства “Задруга”, более близкая нам по культурным заданиям и литературно-ученому стажу руководителей). Еще позже, уже в начале нэпа, были опыты организации таких же предприятий в провинции” in Cit.: M.A. OSORGIN, Knižnaja Lavka pisatelej.

26 T. OSSORGUINE, op.cit. p. 210.

27 Trad. it. C. Zonghetti in Cit.: M.A.OSORGIN,La libreria degli scrittori, p.15. “[…] Среди нас было

пять италофилов, и это не помешало мне собрать за короткое время почти все книги об Италии, вышедшие на русском языке, и много иностранных, - в общем свыше 600 томов лишь об Италии бытовой (прошлой и современной).” in Cit.: M.A. OSORGIN, Knižnaja Lavka pisatelej.

28 Cit.: M.A.OSORGIN,La libreria degli scrittori, p. 2.

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Trascorre l’inverno 1921-1922 confinato a Kazan’, dove cura «Literaturnaja gazeta», inizia a scrivere Sivcev Vražek, aiuta a fondare una libreria e a volte frequenta l’Università.

In Vremena leggiamo:

A Kazan’ riuscì a pubblicare, insieme agli sforzi di alcuni giovani del posto, un giornale letterario […] Riuscimmo a far uscire una decina di numeri, sui quali apparvero articoli di scrittori moscoviti, che io stesso avevo invitato. Redigendo il giornale non ho mai apposto alcuna firma e ho sempre nascosto la mia partecipazione, ma un numero finì sotto gli occhi del potere moscovita e così il giornale venne chiuso, senza conseguenze personali per noi30.

In primavera torna a Mosca, continuando a pubblicare favole per bambini, racconti e a lavorare per la Libreria e per lo “Studio Italiano”. Su richiesta del regista teatrale Evgenij Bagrationovič Vachtanov (1883-1922) traduce dall’italiano al russo Zeim, re dei

geni (1765; ed. ru. Zeim, korol’ geniev 1921-1922) e la Turandot (1761; ed. ru. Turandot

1921) di Carlo Gozzi (1720-1806), alcune opere di Carlo Goldoni (1707-1793), quali La

donna volubile (1751; ed. ru. Ženščina s prichotjami 1921) e Il servitore di due padroni

(1748; ed. ru. Sluga dvuch gospod 1921-1922), e altre di Luigi Pirandello (1867-1936), quali Ciascuno a suo modo (1924; ed. ru. Každyj po svoemu 1921-1922) e Sei personaggi

in cerca d’autore (1921; ed. ru. Šestì personažej iščut avtora 1921)31.

Nell’estate dello stesso anno si reca a Barvicha, a ovest di Mosca, insieme all’amico Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev (1874-1948). Questi, tornato a Mosca prima di Osorgin, viene catturato dalla ČEKA. Osorgin decide allora di nascondersi, prima in un villaggio vicino a Barvicha, poi a Mosca nella clinica del dottor Aleksej Il’ič Bakunin (1874-1945). Stanco di vivere da clandestino, chiama lui stesso la ČEKA, che, dopo un colloquio alla Lubjanka, gli intima di lasciare l’Unione Sovietica.

Il 13 settembre 1922 è espulso sulla cosiddetta “nave dei filosofi” assieme a Berdjaev, Nikolaj Onufrevič Losskij (1870-1965) e altri32. Lev Davidovič Trockij (1879-1940)

afferma in un’intervista: “Queste persone vennero mandate in esilio perché non esisteva

30 Trad. it. a nostra cura. “Мне удалось в Казани, вместе с местными молодыми силами, издавать

литературную газету […] Нам удалось издать десяток номеров, в которых уже появились статьи московских писателей, мною приглашенных. Редактируя газету, я не подписывался и свое участие скрывал; но какой-то номер попал на глаза московских властей, и газету, конечно, прихлопнули — без личных для нас последствий” in Cit.: M.A.OSORGIN, Vremena, p. 61.

31 N.BARMACHE,D.M.FIENE,T.OSSORGUINE, op. cit., p. 28.

32 L.POLIKOVSKAJA, Ot nacional’nogo k obščečelovečescomu. Epizody iz žizni Michaila Osorgina,

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alcun pretesto che potesse giustificare la loro fucilazione, ma al contempo non potevano essere tollerate”33. Nell’ordinanza del POLITBJURO del 10 agosto1922 si legge:

57. Osorgin Michail Andreevič. Cadetto di destra, indubbiamente, di orientamento antisovietico. Collaboratore per «Russkie Vedomosti». Redattore del giornale «Prokukiša». I suoi libri vengono pubblicati in Lettonia ed Estonia. Esistono fondati motivi per pensare che abbia legami con l’estero. Commissione con la partecipazione del Compagno Bogdanov e altri per l’esilio34.

Prima di partire, affida la propria biblioteca alla famiglia Bakunin, che, costretta anch’essa a emigrare poco dopo, la lascia in deposito presso l’Ambasciata italiana a Mosca. Osorgin chiede a Ettore Lo Gatto35 di interessarsene, ma senza risultato.

La prima tappa dell’esilio è Berlino, dove trascorre un anno collaborando ai quotidiani «Dni» e «Sovremennye Zapiski», su cui peraltro esce Tam, gde byl sčastliv e alcuni capitoli di Sivcev Vražek. Nel 1923, prima di stabilirsi a Parigi, torna in Italia per ben due volte, a primavera e in autunno.

Si trasferisce poi a Parigi, ma il rapporto con la moglie Rachil non va a gonfie vele e presto i due si separano. Pur continuando a lavorare per la rivista di emigrazione «Poslednie Novosti», conduce una vita tutt’altro che semplice: contrario ad ogni tipo di dottrina politica e dando grande valore alla libertà, tanto da essere ritenuto un anarchico, si scontra con alcune personalità dell’emigrazione:

Eravamo fermamente convinti che, malgrado tutte le prove, in ogni situazione, nonostante l’azione distruttrice del potere, fosse necessario salvare la Russia e quello che restava della rivoluzione. Una volta esiliato all’estero, compresi quale abisso psicologico ci separava dagli altri emigrati, fino a che punto fosse loro estraneo e incomprensibile ciò che noi avevamo vissuto in Russia. Costoro l’avevano rinnegata, mentre noi le rimanevamo strettamente legati; essi vedevano in Russia soltanto una congrega di uomini di potere, ugualmente in odio a noi e a loro. Ma noi vedevamo e conoscevamo uomini nuovi, che si sforzavano di rimettere in piedi il colosso ferito, vedevamo il popolo che si era destato alla vita cosciente, le enormi possibilità di prosperità di questa vita, se soltanto non fossero state annientate dal ritorno al dispotismo politico36.

33 Trad. it. M. Lembo in M. TSOMOVA, op.cit., p. 17. “Мы этих людей выслали потому, что

расстрелять их не было повода, а терпеть было невозможно” in <https://ru.wikipedia.org/wiki/Осоргин,_Михаил_Андреевич> (03/02/2018).

34 Trad. it. a nostra cura. “57. Осоргин Михаил Андреевич. Правый кадет, несомненно,

антисоветского направления. Сотрудник «Русских ведомостей». Редактор газеты «Прокукиша». Его книги издаются в Латвии и Эстонии. Есть основание думать, что поддерживает связь с заграницей.

Комиссия с участием т. Богданова и др. за высылку.”, in

<https://www.gumer.info/bibliotek_Buks/History/Article/post_vus.php> (11/09/2018).

35 L’amicizia tra Lo Gatto e Osorgin nasce e si consolida dalla fine del 1920, quando lo slavista italiano

entra in contatto con il mondo dell’emigrazione politica russa a seguito dell’uscita del primo numero di «Russia», Cfr. S.SANTORO, L’Italia e l’Europa orientale: diplomazia culturale e propaganda (1918-1943), Franco Angeli Editore, Milano, 2005, p. 35.

36 Trad. it. L. Giacone in T.OSSORGUINE, op.cit. p. 213. “Было прочно сознание, что при всех

испытаниях, во всех условиях, вопреки разрушительной деятельности власти, нужно спасать Россию и то, что осталось от революции. Позже, высланный за границу, я понял, какая

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Queste opinioni, a causa delle quali viene anche ritenuto un agente della GPU, la polizia segreta, lo allontanano da ogni raggruppamento della comunità russa parigina, provocando in lui un forte isolamento.

Dal 1925 al 1940 partecipa alle attività di alcune logge massoniche, che lavorano sotto la giurisdizione de “Il Grande Oriente di Francia”: “Severnaja Zvezda” e “Svobodnaja Rossija”. Contrario alla politicizzazione delle logge massoniche, fonda nel novembre 1932 la loggia indipendente “Severnye Brat’ja”.

Nel 1926 torna in Italia, a Cavi di Lavagna (Cfr. Cap. Secondo, par. 2.2), dove sposa Tat’jana Alekseevna Bakunina, figlia del dottor Aleksej Il’ič. Tornato a Parigi, nel 1928 pubblica il romanzo Sivcev Vražek, la raccolta Tam, gde byl sčastliv e il ciclo Zametki

starogo knigoeda. Nel 1929 pubblica il libro Vešči čeloveka, seguito nel ’31 da Povest’ o sestre e dalla raccolta Čudo na ozere. Sivcev Vražek alla fine del 1930 ha un grande

successo in America, dove il Club del Libro gli conferisce il premio come miglior libro del mese. Nel 1932 esce Svidetel’ istorii, nel ’35 Kniga o koncach e i primi capitoli del romanzo Vol’nyj kamenščik, che verrà pubblicato in versione integrale nel ’3737.

Osorgin mantiene la cittadinanza sovietica fino al 1937, quando gli viene revocata, dopo di che rimane senza passaporto, non volendo prendere cittadinanza francese: “Fuori dalla Russia non mi sono mai sentito “a casa”, come se non riuscissi ad abituarmi a un altro paese, a un altro popolo, a un’altra lingua”38.

Prima dello scoppio della guerra inizia a lavorare alle sue memorie pubblicando nel 1938 Detstvo e Junost’ su «Russkie Zapiski», che confluiranno in Vremena, libro che uscirà postumo nel 1955, anticipato dalla pubblicazione in tre parti su «Novyj Žurnal».

Nel giugno 1940, a seguito dell’arrivo e dell’occupazione dei tedeschi, i coniugi Osorgin scappano da Parigi, trasferendosi a Chabris, nel dipartimento dell’Indre, sulla sponda del fiume Cher che non era occupata dai tedeschi. Qui Michail Andreevič scrive

V tichom mestečke Francii (1946). Dal 1940 al 1942 collabora con il giornale newyorkese психологическая пропасть оказалась между нами и эмигрантами, до какой степени им было чуждо и непонятно то, что нам пришлось внутри пережить. Они отреклись от России,— мы оставались тесно с нею связанными; они видели в России только кучку властителей, одинаково и им и нам ненавистных,— мы видели и знали новых людей, силящихся поставить на ноги раненого колосса, видели народ, пробудившийся к сознательной жизни, огромные возможности расцвета этой жизни, только бы не убил до конца этих возможностей возврат политического деспотизма.” in Cit.: M.A. OSORGIN, Vremena, p. 53.

37 Sovremennoe russkoe zarubež’e, op. cit.

38 Trad. it. a nostra cura. “Вне России никогда не чувствовал себя “дома”, как бы ни свыкся со

страной, народом, языком” in L.POLIKOVSKAJA, Russkij dvorjanin i “evrejskij vopros”, «Lechaim», 2005, 8 (160), Mosca, disponibile su: <https://lechaim.ru/ARHIV/160/polikovskaya.htm> (21/06/2018).

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d’emigrazione «Novoe russkoe slovo», su cui escono le corrispondenze Pis’ma iz Francii e Pis’ma o neznačitel’nom (pubblicato nel 1952)39.

Nel 1941 è arrestato per l’ultima volta e detenuto per due giorni, in quanto ritenuto ostile nei confronti della Germania e dell’Unione Sovietica.

Muore il 27 novembre 1942 ed è sepolto a Chabris, nonostante il suo desiderio sia di riposare nel cimitero del Testaccio a Roma.

Il sociologo Georgij Davidovič Gurvič (1894-1965), amico di Osorgin, ricorda: “Osorgin non è stato solo un grande scrittore, ma anche una grande persona… l’ultimo cavaliere dell’ordine spirituale dell’intelligencija russa. Servire quest’ordine era la sua vocazione, cosa non meno utile e importante rispetto alla sua attività scrittoria”40.

1.2 Le opere maggiori

Michail Andreevič Osorgin è inizialmente noto in Russia come giornalista e pubblicista. Inizia infatti a pubblicare articoli su giornali e riviste fin dagli anni del ginnasio, utilizzando poi nel corso della sua attività vari pseudonimi41. La fama di scrittore arriva per lui alla fine degli anni Venti, durante l’esilio, nonostante abbia precedentemente pubblicato varie opere, soprattutto saggi e racconti, oltre che i già citati articoli di giornale.

Nelle sue produzioni la fantasia dello scrittore si intreccia con accadimenti realistici, tratti dalle proprie esperienze. Un grande ruolo viene svolto dalla natura, di cui troviamo poetiche descrizioni non solo nei romanzi ma anche nei saggi: verso la natura Osorgin prova un intenso amore e cerca in essa le risposte ai problemi dell’uomo.

I primi racconti dell’autore risalgono al periodo 1909-1913 e tre di essi confluiscono nella raccolta Prizraki. Tri povesti (1917). Più tardi Osorgin rinnegherà queste produzioni, perché per lui l’attività letteraria avrà inizio con la pubblicazione di Sivcev

Vražek nel 192842.

39 T.V. MARČENKO, Osorgin Michail Andreevič, disponibile su:

<https://www.booksite.ru/localtxt/zol/ota/ya/zolotaya_kniga/25.htm> (03/02/2018).

40 Trad. it. a nostra cura. “Осоргин был не только крупнейшим писателем. Он был замечательным

человеком… последним рыцарем духовного ордена русской интеллигенции. Служение этому ордену было его призванием – не менее нужным и важным, чем его писательская деятельность”,

ibidem.

41 N.BARMACHE,D.M.FIENE,T. OSSORGUINE, op. cit., pp. X-XI. 42 T. OSSORGUINE, op.cit. p. 208.

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Il romanzo sopracitato, con cui l’autore ha raggiunto fama mondiale, parla della tranquilla vita di un ornitologo-professore e della nipote, che abitano a Mosca. È il ritratto dell’intelligencija russa che vive la prima guerra mondiale e poi la rivoluzione. Osorgin tende a guardare gli avvenimenti dal punto di vista di un astratto umanismo, addirittura fuori dal tempo e oltre lo spazio sociale, facendo continui paralleli tra il mondo degli uomini e quello degli animali. Lo stile chiaro e pulito, il tono nostalgico, i pensieri filosofici, l’amore verso la Patria, la precisione delle descrizioni rendono il romanzo una testimonianza letteraria di grande valore riguardo a uno dei periodi più complicati della storia della Russia43.

A cavallo degli anni Trenta escono le opere dai toni sentimentalistici dedicate ai ricordi e al passato: nel 1928 viene pubblicata la raccolta autobiografica Tam, gde byl sčastliv, che il poeta Georgij Viktorovič Adamovič (1892-1972) chiama “poesie in prosa”44. La

prima parte del libro ha per tema l’Italia, mentre la seconda parte è incentrata sui ricordi della Russia45.

Dal 1928 al 1934 escono alcuni articoli pubblicati su «Poslednie Novosti» con il titolo

Zametki starogo knigoeda, dove l’autore affronta temi “bibliografici” e ripercorre la sua

esperienza alla Libreria moscovita degli scrittori46. Interessante al riguardo è il saggio di Lasunkij del 1984 Michail Osorgin i ego “Zametki starogo knigoeda”.

La maestria di Osorgin si riscontra anche in Povest’ o sestre, edito nel 1931 a Parigi e preceduto dalla pubblicazione in rivista, dove l’autore ritrae i dolci ricordi della famiglia. Dedicati alla memoria dei genitori sono anche il libro di memorie Vešči čeloveka (1929) e la raccolta Čudo na ozere (1931). Nel recensire questa raccolta Konstantin Vasil’evič Močul’skij (1892-1948) nota la saggia semplicità e lo stile sobrio dei racconti, la capacità dell’autore di parlare con il lettore a cuore aperto e senza vergogna.

Nel 1938 esce a Tallin la raccolta di racconti umoristici Povest’ o nekoej device: come scrittore comico Osorgin si distingue per la finezza, la disinvoltura e un sorprendente senso della misura nel dosare il serio e il divertente. I critici vedono nel raggiungimento

43 Sovremennoe russkoe zarubež’e, op. cit.

44 “Стихотворения в прозе” in G.V.ADAMOVIČ,G.P.STRUVE,K.V.MOČULSKIJ, Kritika o tvorčestve

Osorgina, in Sovremennoe Russkoe Zarubež’e, op. cit., pp. 398-402.

45 N.I.KANIŠČEV,V.V.ŠELOCHAEV, Russkoe zarubež’e. Zolotaja kniga emigracij. Pervaja tret’ XX

veka. Enciklopedičeskij biografičeskij slovar’, Rosspen, Moskva, 1997, disponibile su:

<https://www.booksite.ru/localtxt/zol/ota/ya/zolotaya_kniga/index.htm> (21/05/2018).

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di un tale “splendore umoristico” l’utilizzo di mezzi stilistici, dalla burla mordace alla canzonatura bonaria47.

Altri romanzi sono Svidetel’ istorii (1932), Kniga o koncach (1935) e Vol’nyj

kamenščik (1937). Nei primi due, che dovevano formare con Sivcev Vražek una trilogia,

viene data un’interpretazione artistica della rivoluzione e degli avvenimenti nella Russia di inizio secolo; nel terzo invece si parla della vita degli esuli russi, che hanno legami con la massoneria. In esso l’immagine dell’emigrato russo, legato agli ideali di fratellanza universale, si contrappone al meschino ambiente parigino.

Un altro elemento caratteristico della produzione osorginiana è il panteismo, riscontrabile soprattutto nel ciclo Proisšestvija zelenogo mira (1938), dove l’attenzione per tutto ciò che è vivo sulla terra si lega alla protesta contro la civilizzazione tecnotronica.

Nell’ultimo periodo della sua vita, trascorso a Chabris, emerge un forte pessimismo, portato dalla convinzione dell’impossibilità, sia fisica che spirituale, di opporsi al male. Questo si riscontra in V tichom mestečke Francii (1946) e in Pis’ma o neznačitel’nom (1952).

Ricordiamo infine Vremena (1955), che Tat’jana Marčenko definisce “il romanzo dell’anima”48, una guida sui momenti salienti della formazione spirituale dello scrittore,

il quale considerava l’opera superiore alle altre dal punto di vista della creazione letteraria49.

Osorgin è inoltre un critico dall’ottimo gusto letterario. Esprime giudizi e considerazioni sulla condizione della letteratura d’emigrazione, riconoscendone l’inevitabile crollo del livello artistico e morale. Contemporaneamente si interessa della produzione letteraria in Unione Sovietica, affermando che presto avrebbe subìto una grande fioritura50. Nell’articolo Rossijskie Žurnaly uscito su «Sovremennye Zapiski» № 22 (dicembre 1924) si legge:

[…] Se qui la letteratura continuava, là doveva nascere di nuovo […] Se mai un giorno si realizzerà la conciliazione delle “due Russie” il primo ponte sarà,

47 N.I.KANIŠČEV,V.V.ŠELOCHAEV,op. cit.

48 Trad. it. a nostra cura. “Времена – роман души” in T.V.MARČENKO, Tvorčestvo М.А. Osorgina,

1922-1942: Iz istorii literatury russkogo zarubež’ja, IMLI, Moskva, 1994.

49 T.OSSORGUINE, op.cit. p. 214.

50 N.I.KANIŠČEV,V.V. ŠELOCHAEV, op.cit.

V.A.KAJDALOV, Michail Osorgin i večnye cennosti russkoj kul’tury: Materialy naučno-praktičeskoj

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naturalmente, il ponte della letteratura e dell’arte, la fusione delle due estremità di una sola catena inutilmente spezzata51.

Il suo entusiasmo si spenge del tutto intorno al 1930, mentre la repressione stalinista continua a mietere le proprie vittime, segnando una profonda crisi della letteratura in URSS. Invano alla letteratura sovietica Osorgin chiede di essere apolitica, di non immischiarsi nelle faccende governative, che paralizzano il lavoro artistico. Invano spera nella ripresa del ruolo dell’intelligencija a mediatore culturale, ma ormai le due Russie sono del tutto divise.

1.2.1 Il successo

Il nome Michail Andreevič Osorgin non risuona così forte come quelli degli scrittori suoi contemporanei. Durante l’epoca sovietica i suoi romanzi e le sue raccolte di racconti non vennero pubblicati in URSS. Per vederli dobbiamo aspettare la fine degli anni Ottanta, quando ormai erano già conosciute tutte le migliori opere e creazioni degli autori della prima emigrazione.

Noto inizialmente come giornalista e pubblicista, da quando nel 1922 Osorgin emigra in Occidente, in Patria di lui non si sa più nulla. Appaiono solo alcuni articoli sulle riviste, per le quali faceva il corrispondente estero. Sebbene lo stesso autore volesse veder pubblicate le proprie opere solo in Russia52, il pubblico russo conosce l’Osorgin

scrittore-romanziere nel periodo della perestrojka a seguito della pubblicazione di:

- Zametki starogo knigoeda (1989, Mosca, casa editrice Kniga), una raccolta di

racconti concernenti l’ambito librario, pubblicati in rivista tra il 1928 e il 1934;

- Vremena: Avtobiografičeskoe povestvovanie. Romany (1989, Mosca, casa editrice

Sovremennik);

- Sivcev Vražek (1990, Mosca, casa editrice Moskovskij rabočij); - Svidetel’ istorii (2003, Mosca, casa editrice Intelvak);

- Kniga o koncach (2003, Mosca, casa editrice Intelvak);

- Vremena. Proisšestvija zelenogo mira (2005, Mosca, casa editrice Intelvak);

51 Trad. it. A. Becca Pasquinelli in Cit.: A.BECCA PASQUINELLI, La vita e le opinioni di M. A. Osorgin

(1878-1942), p. 159. “Если здесь литература продолжалась, то там она должна была нарождаться

вновь. […] Если когда-нибудь примирение «двух Россий» произойдет, то первым мостом будет, конечно, мост литературы и искусства, слияние двух концов единой, напрасно разорванной цепи.” in Cit.: M.A. OSORGIN, Rossijskie Žurnaly, «Sovremennye Zapiski», 1924, (XXII), Pariž, pp. 430, 433.

52 Trad. it. a nostra cura. “хотель бы печататься только в России” in I.B.BORAVSKAJA, Voploščenie

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- V tichom mestečke Francii. Pis’ma o neznačitel’nom (2005, Mosca, casa editrice

Intelvak);

Nel 1999 esce per la casa editrice Moskovskij rabočij una raccolta delle sue opere maggiori in due tomi: Sobranie sočinenij. T. 1. Sivcev Vražek: Roman. Povest’ o sestre.

Rasskazy e Sobranie sočinenij. T. 2. Starinnye rasskazy.

Dal pubblico europeo Osorgin è conosciuto già dagli anni Venti, soprattutto tra gli emigrati russi a Parigi. Le sue opere vengono infatti pubblicate nelle varie città di emigrazione (Parigi, Berlino, Tallin, Riga, Sofia) e successivamente tradotte in molte lingue europee. Tra esse ricordiamo:

- Iz malen’kogo domika pubblicato a Riga, in Lettonia, nel 1921 per

Knigoizdatel’stvo Russkich Pisatelej;

- Sivcev Vražek pubblicato a Parigi nel 1928 per kn. mag. Moskva. Il libro ha un

enorme successo, tanto che nel 1929 esce la seconda edizione e nel 1930 il romanzo vince il premio americano “Il Libro del Mese”. Tra il 1929 e il 1932 viene tradotto in tedesco, ceco, francese, inglese, olandese, svedese e danese53;

- Tam, gde byl sčastliv. Rasskazy pubblicato a Parigi per kn. mag Moskva nel 1928; - Povest’ o sestre pubblicato a Parigi per Sovremennye Zapiski nel 1931. Tra il 1931

e il 1944 viene tradotto in inglese, olandese, sloveno e tedesco54.

- Svidetel’ istorii. Roman pubblicato a Parigi per kn. mag. Moskva nel 1932 e viene

tradotto in olandese, svedese e danese. Tutte le traduzioni presentano il titolo “I terroristi”55.

- Kniga o koncach. Roman pubblicato a Berlino per Petropolis nel 1935 e subito

tradotto in olandese e svedese56.

- Vol’nyj kamenščik. Povest’ pubblicato a Parigi per VAL nel 1937 e tradotto in

olandese e svedese57.

- Vremena pubblicato a Parigi per ALON nel 1955.

Le traduzioni italiane ufficiali sono poche: Un vicolo di Mosca (1968, Milano, Bompiani) traduzione di Sivcev Vražek di Ettore Lo Gatto e Dalla piccola casetta (1987, Trento, Reverdito) traduzione di Iz malen’kogo domika di Anastasia Becca Pasquinelli.

53 N.BARMACHE,D.M.FIENE,T. OSSORGUINE, op. cit., pp. 7-8. 54 Ivi, p. 10.

55 Ivi, p. 12. 56 Ivi, p. 13. 57 Ivi, p. 14.

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