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Per la traslitterazione abbiamo utilizzato il sistema scientifico internazionale ISO 9, di cui di seguito riportiamo alcune regole:

Segno grafico Traslitterazione Pronuncia

ё ё “jo” di yogurt

ж ž “ʤ” del francese jour

й j “j” breve (semivocale)

х ch “ch” del tedesco Ich

ц c “z” di tazza

ч č “ʧ” palatale di cima

ш š “ʃ” dura di shock

щ šč “ʃ’” molle di scia

ъ ’’ segnala il suono duro della

consonante che lo precede

ы y “i” gutturale

ь ’ segnala il suono molle della

consonante che lo precede

ю ju “ju”

я ja “ja”

Secondo la tripartizione della traduzione di Roman Jakobson125, la nostra è una “traduzione interlinguistica” o “traduzione propriamente detta”, che consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di un’altra lingua. La strategia di

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traduzione adottata è di tipo target-oriented, cioè rivolta al metatesto: pur privilegiando l’aspetto comunicativo (la funzione del testo nella cultura d’arrivo), abbiamo cercato di rispettare, dove possibile, anche l’aspetto linguistico (corrispondenza tra elementi a livello sintattico-semantico), ma dobbiamo ricordare sempre che il traduttore è chiamato ad adattare il metatesto usando il codice linguistico della cultura ricevente.

Un aspetto fondamentale della traduzione interlinguistica riguarda la distanza spazio- temporale che separa il prototesto e il lettore del metatesto. Scegliendo una strategia traduttiva, il traduttore decide in che misura il metatesto deve adattarsi al contesto culturale d’arrivo e in che misura la cultura deve adattarsi al testo che si prepara a ricevere. Umberto Eco ritiene che l’autore/traduttore deve necessariamente tener conto dell’interazione con il lettore tipo che appartiene a un dato contesto spazio-temporale: il traduttore, nell’elaborare la propria strategia traduttiva, proietta il prototesto sul lettore tipo del metatesto126.

Il lettore del metatesto si differenzia da quello del prototesto (Cfr. Cap. Quarto, par. 4.1,) in particolare per la distanza spazio-temporale: il fruitore del metatesto è il lettore italiano a noi contemporaneo, interessato alle caratteristiche storiche, culturali e politiche del proprio Paese, osservate e commentate dal punto di vista di uno straniero del primo Novecento. Questo lettore riesce a leggere l’opera con un occhio più critico rispetto al lettore dell’epoca e non manca di notare gli stessi comportamenti dell’italiano a noi contemporaneo e di quello contemporaneo ad Osorgin. In comune i due lettori devono avere l’interesse per le tematiche affrontate e devono possedere un certo grado di cultura per capire a fondo quello di cui si parla.

La nostra proposta di traduzione riguarda la Prima Parte dell’opera Očerki

sovremennoj Italii.

Di seguito analizziamo le particolarità del testo e gli elementi di difficoltà incontrati durante il processo traduttivo.

Per quanto concerne il titolo, il termine očerk, concordemente al Dizionario Kovalev, indica: 1) saggio letterario (literaturnoe proizvedenie); schizzo, bozzetto (breve scritto); 2) profilo (breve studio critico); 3) compendio (obščee izloženie); 4) sagoma, contorno. Tenendo conto di queste accezioni, abbiamo scelto di tradurre il titolo dell’opera con

Bozzetti dell’Italia contemporanea, volendo rimandare da un lato allo studio e alle

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ricerche di Osorgin sulle tematiche proposte, dall’altro volendo mantenere l’artisticità del termine očerk. Infatti, leggendo le descrizioni presenti all’interno dei capitoli, il lettore si trova di fronte a dei quadretti scenici, a dei bozzetti artistici. L’autore può quindi essere visto sia come uno studioso interessato alla quotidianità italiana, sia come un artista che dipinge quadri raffiguranti questa quotidianità. Le due figure a ben vedere si riuniscono nell’Osorgin scrittore e giornalista, autore dell’opera, che riporta la sua esperienza diretta in forma scritta.

Per quanto riguarda la forma del testo, abbiamo scelto di mantenere la stessa paragrafazione operata dall’autore nel prototesto, cambiando però i segni di interpunzione. Questa scelta è dovuta soprattutto alla trasformazione dei periodi semplici del prototesto in periodi complessi nel metatesto: l’autore è solito costruire frasi brevi, tra loro collegate dal punto di vista logico ma separate dal punto e virgola seguito da una congiunzione:

“Итальянскiй рабочiй не такъ силенъ и не такъ выдрессированъ, какъ англiйскiй; но онъ выносливъ и неутомимъ127” > “Il lavoratore italiano

non è così forte e ammaestrato come quello inglese, ma resiste alla fatica ed è instancabile” (Cfr. Cap. Terzo, p. 38).

A volte l’uso della paratassi è stato sostituito nella proposta di traduzione con l’ipotassi per rendere più scorrevole il discorso in italiano:

“Ея красивая внѣшность является причиной поверхностнаго къ ней отношенiя, и обычный путешественникъ ограничивается бѣглымъ осмотромъ ея красивыхъ пейзажей и худоественныхъ коллекцiй128” > “Il

rapporto superficiale verso di essa è dovuto alla sua bellezza esteriore, in quanto il comune viaggiatore si limita a dare una rapida occhiata ai bei paesaggi e alle collezioni d’arte” (Cfr. Cap. Terzo, p. 36).

Frequente è l’uso dei connettivi che, con la punteggiatura, tengono insieme le parti del testo e ne definiscono l’architettura. I connettivi semantici (si riferiscono al contenuto dei segmenti collegati, contribuendo a definirne i rapporti gerarchici e logico-concettuali)

127 M.A. OSORGIN, Očerki sovremennoj Italii, I.N. Kušnerev’, Moskva, 1913, p. 17. 128 Ivi, p. 15.

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sono più numerosi dei connettivi pragmatici (segnalano il punto di vista del parlante sull’enunciato o sull’atto di enunciazione).

Abbiamo inoltre mantenuto l’utilizzo delle virgolette “ ”, adoperate dall’autore sia nel caso di citazioni sia come indicatori di ironia, e del corsivo. Il carattere corsivo è in parte anche nostro, avendolo utilizzato per evidenziare le parole in italiano nel prototesto, accanto alle quali l’autore dà o la traduzione in russo o, laddove non è possibile, una spiegazione. Tali parole o espressioni in italiano dell’autore a volte presentano degli errori di ortografia, che ci siamo permessi di correggere per agevolare la comprensione del lettore del metatesto.

Nel prototesto ricorrono le congiunzioni a inizio frase, soprattutto “no”, che abbiamo deciso di mantenere e di tradurre come “ma”, “però”. Abbiamo mantenuto anche la congiunzione “e” a inizio frase. Utilizzare “ma” all’inizio del periodo segnala un contrasto con quanto già detto, invece nel caso di “e” viene segnalato uno sviluppo con quanto detto in precedenza.

“Но хорошiй народъ, особенно въ небольшомъ количестѣ.129” > “Ma

almeno in parte sono brave persone” (Cfr. Cap. Terzo, p. 41).

“И на самомъ горизонтѣ – корабль130” > “e proprio all’orizzonte una nave”

(Cfr. Cap. Terzo, p. 40).

Le relazioni anaforiche sono evidenziate dalla presenza di:

- Ripetizioni: “Великъ тотъ муравей, который прокопалъ эти горы! Этого муравья выписивали и въ Россiю, когда пролагали дорогу на Кавказѣ. Этотъ муравей заполонилъ Швейцарiю131” > “Grande è la formica che ha scavato

queste montagne! Una formica del genere è comparsa anche in Russia quando è stata costruita la strada per il Caucaso. Questa formica ha conquistato la Svizzera” (Cfr. Cap. Terzo, p. 39).

- Sostituzioni pronominali:

- Pronomi: “Въ немъ слишкомъ развита страстъ къ путешествiю, если только она побуждаетъ его къ обезлюденью юга Италiи132” > “in essa è

129 Ivi, p. 20. 130 Ivi, p. 19. 131 Ivi, p. 18. 132 Ibidem.

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alquanto presente la passione per il viaggio, che la spinge ad abbandonare il Sud Italia” (Cfr. Cap. Terzo, p. 39).

- Pro-forma, presente in traduzione italiana: “È assai normale fare confusione tra i due concetti, anche per coloro che studiano specificamente la quotidianità del Meridione, il che porta a considerare identiche l’organizzazione camorrista e la folla disgraziata di malviventi” (Cfr. Cap. Terzo, p. 108). > “Смѣшенiе этихъ понятiй, вообще очень распространенное даже среди спецiально изучающихъ быть южной Италiи, ведетъ къ отождествленiю каморристкой организацiи съ безпорядочной толпой malviventi133”.

- Sostituzioni lessicali:

- Iponimi: “Прiятно чувствовать себя въ Италiи не форестьеромъ, а мѣстнымъ аборигеномъ; оть этого страна много выигрываетъ въ глазахъ наблюдателя134” > “In Italia è piacevole sentirsi non un forestiero, ma un

aborigeno del luogo. Gli occhi dell’osservatore traggono godimento da questo paese, in particolare per la sua modernità” (Cfr. Cap. Terzo, p. 36).

- Sinonimi: “Верхному главѣ (capintesta)135” > “Capo al vertice (capintesta)” (Cfr. Cap. Terzo, p. 113).

Un’importante questione in cui ci siamo imbattuti, riguarda l’impiego degli allocutivi “Voi/Lei”. In russo la forma di cortesia è espressa con “Vy”, corrispondente all’italiano contemporaneo “Lei”. Tenendo conto però della composizione dell’opera nel 1913, abbiamo preferito “dare del Voi”, soprattutto per mantenere la corrispondenza con il prototesto, dove in una nota l’autore stesso spiega l’uso degli allocutivi:

“Обращенiу въ третьемъ лицѣ женскаго рода – особенно вѣжливая форма въ итальянскомъ языкѣ; обычно говорятъ voi (второе лицо множ.)136” > “Il dare del Lei utilizzando la terza persona di genere femminile

è una forma particolare di cortesia della lingua italiana. Di solito si dà del Voi (2° persona plurale).” (Cfr. Cap. Terzo, p. 40, nota 103).

L’autore utilizza una lingua standard, resa a volte complessa per scelte lessicali e sintattiche, che spezzano lo stile. A livello di lessico segnaliamo l’impiego di:

133 Ivi, p. 95. 134 Ivi, p. 15. 135 Ivi, p. 100. 136 Ivi, p. 19.

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- colloquialismi: “pop” > “prete”; “žulikovat” > “furfantesco”; “uslychat’” > “sentire”; “čeresčur” > “troppo”;

- tecnicismi: “rapsodija” > “rapsodia” (termine musicale); “levizna” > “estremismo di sinistra” (termine politico); “ministeriabile” > “ministeriabile” (termine giornalistico, in italiano nel prototesto);

- arcaismi: “sudiše” > “sud, prigovor” > “processo”; “otkrytoe pis’mo” > “otkrytka” > “cartolina postale”;

- forestierismi: “Bursch” (germanismo) > “studente tedesco”: in tedesco Bursch è il membro di una lega studentesca universitaria, la Burschenschaft; “Passage” (francesismo) > “Galleria”, ovvero una galleria commerciale coperta, con riferimento alla Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

- latinismi: “tertium non datur” (Cfr. Cap. Quarto, p. 131);

- termini del gergo camorristico e carcerario: nel prototesto sono presenti termini riportati in italiano del gergo camorristico e del gergo carcerario. Abbiamo deciso di mantenere queste sfumature, sebbene spesso tali termini differiscano dalla loro resa in italiano standard o, per meglio dire, in napoletano. Ad esempio, Osorgin usa i termini gergali “tamburo” (traslitterando in cirillico “тамбуро”) e “mezzagavetta”, che in napoletano sono rispettivamente “tamurro” e “garzone di malavita”. È bene tener presente che questi termini sono conosciuti anche nella lingua italiana standard, a cui sono arrivati dal gergo camorristico con la mediazione del napoletano.

L’uso del dialetto napoletano lo si riscontra anche nei soprannomi dati ai membri della Camorra: “Tore’e Criscienzo” sta per Salvatore de Crescenzo, “Ciccio Cappuccio” per Francesco Cappuccio, ecc.

Sul piano lessicale segnaliamo inoltre i realia dell’italiano: mafia, camorra, gamurri, e del russo, izba, intelligencija, nagaika, pogrom.

Rilevante è poi la parola russa rabočij: il significato odierno di “operaio”, “proletario”, risale alla seconda metà dell’Ottocento. Inizialmente il termine indicava la persona che svolgeva un lavoro fisico e proprio con riferimento a questa accezione abbiamo deciso di tradurre rabočij con la parola neutra “lavoratore”, in quanto, leggendo il testo, viene chiarito che si tratta di un uomo che lavora la terra.

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Il prototesto è ricco di espressioni alate, espressioni idiomatiche, proverbi e citazioni letterarie e bibliche, tutte caratterizzanti lo stile dell’autore. Non mancano espressioni che l’autore riporta direttamente in italiano nel prototesto.

- Espressioni alate:

лаять на слона > lajat’ na slona

“Передъ ними стоитъ вопросъ: какъ выдвинуться? И вотъ одни лаютъ на слона137” > “Hanno davanti a sé la domanda: come farsi strada? Alcuni

abbaiano agli elefanti” (Cfr. Cap. Terzo, p. 80).

L’espressione è tratta dalla favola di Krylov Slon i Mos’ka, ma non avendo corrispettivo italiano, necessita di spiegazione. L’elefante è un animale grande e possente che si contrappone al comune cagnolino. Nella favola il cane si para davanti all’elefante in marcia e inizia ad abbaiargli e ringhiargli. La scena rappresenta un piccolo essere che vuole farsi grande e farsi notare da chi è più potente di lui. Nel contesto della nostra opera infatti l’espressione indica l’atteggiamento dei ministeriabili che vogliono far carriera politica con le buone o con le cattive.

tertium non datur > non è ammessa una terza possibilità

“«Я – аклерикалъ», уклончиво отвѣчалъ Соннино. Но tertium non datur и министръ-президентъ, онъ же и министръ внутреннихъ дѣлъ, провалился между двумя министерскими креслами, уронивъ оба портфеля.138” > ““Sono aclericale”, rispose evasivo Sonnino. Ma tertium non datur il ministro-presidente, era anche ministro degli affari interni e

sprofondò tra due poltrone ministeriali, danneggiando entrambi i portafogli.” (Cfr. Cap. Terzo, p. 77).

Espressione della lingua latina, risalente alla logica aristotelico-scolastica, con il significato che tra un’affermazione e la sua negazione è esclusa ogni altra possibilità o soluzione. Abbiamo scelto di mantenere l’espressione in latino nella traduzione.

- Espressioni idiomatiche:

137 Ivi, p. 63. 138 Ivi, p. 61.

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сидеть у моря и ждать погоды > sidet’ u morja i ždat’ pogody > sperare invano

in qualcosa, non facendo niente per raggiungere lo scopo

“Вмѣсто того, чтобы приглядѣться пристальнѣе, поучиться, подуматъ, главное – посравнить, они въ самомъ подлинномъ смыслѣ слова «сидятъ у моря и ждутъ погоды»139” > “Invece di guardare con attenzione, studiare, riflettere e soprattutto fare paragoni, loro nel vero senso della parola “aspettano la manna dal cielo”” (Cfr. Cap. Terzo, p. 42).

навязнуть в зубах > navjaznut’ v zubach > ripetere fino alla nausea, annoiare

“при томъ апломбѣ, съ какимъ у насъ въ Россiи говорятъ о заграницѣ, какъ о краѣ, изученномъ нами вдоль и поперекъ, навязшемъ въ зубахъ даже статистическими таблицами, читаемыми наизусть140” > “a causa di

quella boria con cui da noi in Russia si parla dell’estero come di un confine conosciuto in lungo e in largo, tediando persino con le tabelle statistiche studiate a memoria.” (Cfr. Cap. Terzo, p. 40).

ставить кого-н. в одну доску > stavit’ kogo-n. v odnu dosku > mettere sullo stesso

piano

“здѣсь высказываются противъ обязательности всеобщаго обученiя именно в виду того, что это приводитъ къ общественной нивеллировкѣ и ставитъ сына крестьянина на одну доску – или, по крайней мѣрѣ, садитъ на одну скамейку – съ сыномъ барина141” > “Qui esprimono il loro

parere contro l’obbligatorietà dell’istruzione generale proprio perché questa porta ad un livellamento sociale e pone il figlio del contadino sullo stesso piano, o tutt’al più sulla stessa panca, del figlio del signore” (Cfr. Cap. Terzo, p. 60).

не давать кому-н. cпуску > ne davat’ komu-n. spusku > non lasciar passare niente

“Это – великiй государственный мужъ! Ужъ онъ попамъ спуску не дасть!142” > “Che grande uomo di Stato! Non la farà passare liscia ai

preti!” (Cfr. Cap. Terzo, p. 78).

139 Ivi, p. 21. 140 Ibidem. 141 Ivi, p. 41. 142 Ivi, p. 62.

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родиться в сорочке > rodit’sa v soročke > nascere con la camicia

“Если, наконецъ, вы родились въ сорочкѣ и имѣете свой родовой титулъ, то онъ побѣждаетъ143” > “Se poi siete nato con la camicia e

possedete un titolo ereditario, questo vince” (Cfr. Cap. Terzo, p. 83).

Il modo di dire russo corrisponde perfettamente a quello italiano anche nel significato di “avere sempre la fortuna dalla propria parte”.

вливать воду > vlivat’ vodu > versare acqua

“Типъ интервьюэра, конечно, интернацiоналенъ. Но итальянецъ вкладываетъ въ эту профессiю особенно много души и игривости. И безмѣрно много воды вливаетъ онъ въ продукты своего интервьюэрства144” > “La figura dell’intervistatore è ovviamente

internazionale, ma l’italiano mette in questa professione molto cuore e spensieratezza, scrivendo in modo smisurato molte sciocchezze nei prodotti del suo lavoro da intervistatore” (Cfr. Cap. Terzo, p. 85).

Il senso proprio dell’espressione non è qui adatto. Abbiamo preferito tradurre con il senso traslato, interpretando il termine “voda” (“acqua”) come “sciocchezza”.

не объехать на кривой > ne ob’’echat’ na krivoj > non lasciarsi fregare

“Этого не прогонишь сразу и не объѣдешь на кривой145” > “Ma questo

non si scaccia subito e non è tipo da lasciarsi fregare” (Cfr. Cap. Terzo, p. 89).

вывести на свежую (чистую) воду > vyvesti na svežuju (čistuju) vodu >

smascherare

“И вотъ одному депутату, да притомъ еще республиканцу, да еще старому и популярному, пришла печальная мысль вывести на свѣжую воду офицера146” > “Ecco che a un deputato, per giunta repubblicano,

vecchio e famoso, venne la triste idea di mostrare per ciò che veramente era l’ufficiale” (Cfr. Cap. Terzo, p. 96).

- Proverbi: 143 Ivi, p. 67. 144 Ivi, p. 69. 145 Ivi, p. 73. 146 Ivi, p. 81.

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lingua toscana in bocca romana

“Прекрасно и идеально правильно говорятъ въ тосканской Сьенѣ, но звучнѣе lingua toscana in bocca romana, а для страстной мелодiи неаполитанскiй подчеркивающiй дiалектъ не замѣнимъ147” > “A Siena

parlano correttamente, in modo bello e ideale, ma è più sonora la lingua

toscana in bocca romana, e per una melodia passionale non cambieremo

l’accentuato dialetto napoletano” (Cfr. Cap. Terzo, p. 92).

L’espressione nasce dal fatto che a Firenze si trova l’eleganza della lingua italiana, ma i fiorentini non parlano così delicatamente come i romani poiché essi hanno una pronuncia più dura. La vicinanza della varietà romana alta con lo standard è stata consegnata all’espressione proverbiale sopra riportata148.

у кого-н. ещё молоко на губах не обсохло > u kogo-n. ešë moloko na gubach ne obsochlo > a qualcuno puzza ancora la bocca di latte

“Старика такъ поразило это нарущенiе священныхъ традицiй, что онъ, не пуская въ ходъ ножа, сталъ осыпать противника насмѣшками, говоря, что у него «молоко на губахъ не обсохло»149” > “Il vecchio era

talmente colpito da tale infrazione delle sacre tradizioni che, non usando il coltello, iniziò a canzonare fittamente l’avversario, dandogli del novellino” (Cfr. Cap. Terzo, p. 117).

L’espressione si riferisce a una persona giovane o inesperta che assume atteggiamenti da adulto senza ancora avere l’età che li possa giustificare.

- Citazioni:

лаять на слона > lajat’ na slona (Cfr. Cap. Quarto, p. 131).

на всякий звук свой отклик в воздух пустом > na vsjakij zvuk svoj otklik v vozduch pustom

“это онъ первый сталъ родить «на всякiй звукъ свой откликъ въ воздухѣ пустомъ150»” > “per primo iniziò a dar luce “ad ogni suono la sua

risposta nell’aria vuota”” (Cfr. Cap. Terzo, p. 93).

147 Ivi, p. 77.

148 ENCICLOPEDIA TRECCANI, disponibile su: <http://www.treccani.it/enciclopedia/italiano-di-

roma_(Enciclopedia-dell'Italiano)/> (09/08/2018).

149 Cit.:M.A. OSORGIN, Očerki sovremennoj Italii, p. 104. 150 Ivi, p. 78.

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Verso della poesia Echo di Alexandr Seergeevič Puškin. Il poeta e in generale i letterati russi si paragonano all’eco che nell’aria risponde ad ogni suono. La citazione testimonia il fatto che i poeti, i quali percepiscono i cambiamenti nella società, esprimono in versi i propri pensieri e i propri sentimenti riguardo a ciò che avviene. Gli avvenimenti vengono trasformati in versi poetici e acquistano un significato simbolico, che però non è comprensibile a tutti. L’eco risponde ad ogni suono, tuttavia questo fenomeno resta abbastanza inosservato e viene ignorato da coloro a cui sono indirizzati i messaggi.

чающие движения воды > čajuščie dviženija vody

“Если исключить нѣсколько солидныхъ завсегдатаевъ кафе, имѣющихъ положенiе и вѣсъ – остальные представляютъ изъ себѣ однородную массу чающихъ движенiя воды151” > “Se si escludono

alcuni assidui frequentatori del caffè, di una certa condizione e autorità, i restanti rappresentano una massa omogenea che attende un miracolo” (Cfr. Cap. Terzo, p. 82).

Citazione tratta dalla Bibbia, Vangelo di Giovanni 5:3, 5:4 “Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi, dopo l’agitazione dell’acqua, guariva da qualsiasi malattia fosse affetto”152.

Letteralmente l’espressione significa “coloro che aspettano l’agitarsi dell’acqua” ma abbiamo deciso di semplificarla con “una massa che attende un miracolo” per agevolare la comprensione del lettore.

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