• Non ci sono risultati.

Preparazione fisica negli schermidori in carrozzina

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Preparazione fisica negli schermidori in carrozzina"

Copied!
52
0
0

Testo completo

(1)

Università di Pisa

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale

Direttore Prof. Corrado Blandizzi

Corso di laurea magistrale in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e

adattate

Presidente: Fabio Galetta

"Preparazione fisica negli schermidori in carrozzina"

Candidato: Filippo Paoli Relatore: Prof. Alessandro Di Ciolo

Anno Accademico 2016/2017

(2)

INDICE

Introduzione

- Che cosa è la disabilità ……… pag. 3

Capitolo1:

1.1 Descrizione patologie trattata ………. pag. 6

1.2 L'approccio con l'atleta ……… pag. 8

Capitolo 2:

2.1 Descrizioni delle armi ………. pag. 9

2.2 Descrizione del regolamento ……… pag. 10

2.3 Modello prestativo ……….. pag. 14

Capitolo 3:

3.1 Capacità coordinative e condizionali analizzate e come si allenano …… pag. 15

3.2 Periodizzazione dell'allenamento ………. pag. 20

Capitolo 4:

4.1 Programma di allenamento personalizzato ……… pag. 23

Conclusioni

- Risultati ottenuti e discussione dei risultati ……… pag. 49

Bibliografia

Sitografia

(3)

Introduzione

Che cosa è la disabilità

Questo elaborato nasce dalla curiosità di trovare un programma di preparazione fisica adeguata, volto a migliorare la performance negli atleti disabili in special modo negli schermidori in carrozzina. Questo studio, non si limita a descrivere la patologia dell'atleta, o a descrivere il regolamento di gara, ma tenterà di trovare un programma di preparazione fisica volta a migliorare la performance dell'atleta. Nella realtà pisana, la scuola di scherma A. di Ciolo, si presentava come il miglior ambiente, in quanto lo staff tecnico risultava essere completo: di fatto erano presenti tecnici di ogni disciplina specifica (spada, sciabola e fioretto), un preparatore atletico e una fisioterapista, con i quali è stata stretta una collaborazione. Questa collaborazione, ha permesso una visione più ampia dell’obiettivo: - i tecnici miravano al miglioramento del gesto tecnico sportivo; - la fisioterapista guardava alla disabilità; - il preparatore atletico puntava al miglioramento della performance fisica. La difficoltà iniziale era proprio questa, inquadrare la disabilità nella realtà sportiva. Di fatto lo sport paraolimpico nasce con un obiettivo ben preciso: portare la disabilità all’interno della competizione. Ad oggi, la concezione che disabilità e sport sono due binari paralleli è ormai superata; ma ancora è presente la difficoltà di far coincidere queste due realtà. Questo grande obiettivo è stato affidato ad un’associazione sportiva internazionale, denominata Special Olympics, che organizza ogni quattro anni giochi sportivi speciali, a cui possono partecipare atleti con disabilità intellettive. La realtà a cui mi sono affacciato, pur essendo ben lontana da questo concetto, raffigurava molto questo problema. Proprio da qui si è sentita l’esigenza di uno staff completo, al fine di guardare ai nuovi orizzonti con coraggio, senza perdere di vista il binomio sport e disabilità. Prima di entrare nel vivo di questo lavoro, è doveroso fare un po' di ordine con il vocabolario.

(4)

Molto spesso le parole menomazione, disabilità e handicap vengono utilizzate come sinonimi, quando in realtà sono tre vocaboli molto diversi fra loro. - Menomazione: significa perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica; - Disabilità: indica qualsiasi limitazione o perdita della capacità di compiere un'attività nel modo o nell'ampiezza considerati normali;

- Handicap: indica uno svantaggio che impedisce al soggetto portatore di svolgere il ruolo e di soddisfare le aspettative correlate al suo sesso, alla sua età e alla sua condizione sociale all'interno del suo gruppo di appartenenza.

Nel 1980 l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), indicava il termine "disabilità" con "svantaggio", ma questa definizione ha originato fin da subito tre obiezioni: 1. il termine disabile, è un concetto dinamico in quanto ogni persona può diventare disabile nel corso della vita e poi recuperare in seguito (lo svantaggio indica qualcosa di statico, di fisso); 2. è difficile stabilire il livello oltre il quale una persona può definirsi disabile; 3. i fattori ambientali non sono tenuti in considerazione. Il 21 maggio 2001, dopo molteplici discussioni e assemblee, gli esperti arrivarono ad una nuova definizione che incluse in sé cinque parametri, complementari fra di loro: - Ambientali; - Partecipazione; - Attività; - Strutture corporee; - Funzioni corporee. Di questi parametri i primi tre sono i principali, in quanto i fattori ambientali possono ostacolare l'integrazione degli individui. Di fatto quando abbiamo a che fare con gli atleti disabili, in questo caso schermidori in carrozzina, dobbiamo considerare l'ambiente in cui si lavora: se lavoriamo in palestra, ad esempio, dobbiamo tenere in considerazione dell'ordine (gli attrezzi come bilancieri, manubri, palle mediche, e tutti gli altri strumenti di lavoro devono essere messi in modo tale da essere alla portata di tutti), delle barriere architettoniche che non devono creare ostacoli (gli scalini devono essere sostituiti con delle rampe per essere superati dalle carrozzine, gli spogliatoi devono essere sufficientemente grandi da permettere l'ingresso delle carrozzine, le docce devono essere regolate in modo che ne possono

(5)

usufruire tutti) ed inoltre dobbiamo considerare la confusione inevitabile creata dagli altri atleti e dalle altre persone (il rumore delle spade, il rumore delle voci, i cellulari che suonano ecc.). L'altro parametro importante da non sottovalutare è la partecipazione alle attività svolte. Nella scherma in carrozzina abbiamo una partecipazione attiva a 360 gradi, infatti, molto spesso, gli atleti normodotati tirano con gli atleti in carrozzina e ciò permette un allenamento molto efficace per entrambi gli atleti, permettendo anche un'interazione a livello personale fra tutti gli atleti e maestri. Inoltre, per programmare un allenamento fisico idoneo e ben strutturato, dobbiamo considerare le strutture e le funzioni corporee. Lavorando con un atleta disabile, dobbiamo valutare quali sono le sue reali potenzialità, andando poi a sviluppare le sue capacità e le abilità. Inoltre dobbiamo scoprire dove risiedono i limiti dell’atleta, senza rifugiarsi nella scusa della disabilità. Per spiegare meglio questo concetto ricorrerò alla mia esperienza pratica.

Ho avuto il piacere di lavorare con A.B. la quale è affetta da una diplegia in PCI (patologia che descriverò in seguito) che la costringe a camminare male e passare molto tempo seduta in carrozzina. A., nonostante tutto lavora molto sulle gambe con affondi e squat; spesso è necessario intervenire con delle correzioni, con la consapevolezza che non riuscirà mai a fare una squat o un affondo perfetto, però questo non significa che non potrà mai eseguire questi due esercizi.

L'abilità di un preparatore atletico, sta quindi nel portare al limite le abilità dell'atleta considerando tutti i fattori che interagiscono con l'atleta stesso, valutandone sia le capacità coordinative che condizionali (che saranno descritte in seguito).

(6)

CAPITOLO 1

1.1 Descrizione Patologia trattata

Come già accennato nell'introduzione, per svolgere questo progetto, ho lavorato a stretto contatto con un atleta disabile di nome A.B. La suddetta atleta, si allena presso la struttura di scherma del Prof. A. Di Ciolo, nella località I Passi, dove pratica scherma in carrozzina. L'atleta presenta una diplegia in PCI (Paralisi Cerebrale Infantile).

La PCI è l'esito di una lesione del SNC (Sistema Nervoso Centrale), e si tratta di un disturbo persistente, ma non progressivo, della postura e del movimento per alterazione della funzione cerebrale prima che il SNC abbia compiuto il suo sviluppo. La PCI si può classificare in base alla sede del disturbo motorio e quindi si parlerà di tetraplegia, emiplegia e diplegia; oppure in base alle caratteristiche del movimento e in questo caso si parlerà di forme spastiche, atassiche e diatoniche. Le forme spastiche sono le più frequenti e fra queste possiamo ritrovare le emiplegie, le tetraplegie, le paresi spastiche, l'ipertonia disordinata dei muscoli.

Le forme atetosiche prevedono un disturbo della coordinazione e dell'equilibrio, movimenti involontari continui; ed infine le forme atassiche-distoniche sono caratterizzate da movimenti parassiti, dalla fluttuazione del tono muscolare e dall'andatura a ubriaco. Quando sussiste la capacità del cammino, possiamo sintetizzare la tipicità di questa azione motoria in base alle capacità del soggetto: 1. deambulazione con uso di tripodi o con carrello, con assenza dell'extrarotazione dell'anca; 2. deambulazione senza ausili, con retrazione dei flessori del ginocchio; 3. deambulazione con utilizzo degli arti superiori (bilanciere, si evidenza una difficoltà ad arrestarsi, senza autonomia del cammino, grandi oscillazioni del tronco) 4. deambulazione da temerari con presenza di equinismo (il soggetto si butta in avanti sbilanciando il suo baricentro in modo rilevante).

(7)

Leggendo le cartelle cliniche, si evince che è il soggetto preso in esame, è stato operato (in data 18/05/2010) di osteotomia derotativa femore sinistro1, relase retto femorale bilateralmente2, inoculazione botulinica nei gemelli bilateralmente3 e trasfer del tibiale anteriore al centro del piede a sinistra4.

Dopo questa operazione, ha subito un intervento chinesiologico, volto a migliorare la qualità del movimento cercando di impostare un buon schema del passo che favorisse l'acquisizione e il rinforzo delle componenti motorie più deboli, sempre nel contesto di un'attività funzionale globale. Per raggiungere questo obiettivo, il trattamento avveniva con una frequenza di 4 volte a settimana, e aveva lo scopo di rinforzare la muscolatura cercando di rimanere sempre sotto la soglia di intensità tale da evocare le componenti patologiche di un determinato movimento, con particolare attenzione all'estensione e all’extrarotazione delle anche, estensione delle ginocchia e dorsiflessione/eversione del piede.

1 Questo è un intervento chirurgico, volto a correggere una rotazione scorretta del femore (in questo caso

sinistro), evento molto comune nei casi di PCI, in particolare nei diplegici. Questa problematica rappresentata dalle deformità torsionali, ossia da deformazioni ossee della tibia e del femore con eccessiva rotazione lungo il proprio asse. Generalmente il femore mostra una torsione interna che porta la rotula a puntare verso l’interno (“eccessiva antiversione femorale”). Nei casi in cui questo comporti limitazione funzionale nella deambulazione o dolori, è indicato un intervento correttivo di osteotomia derotativa del femore. Questa può essere eseguita a livello prossimale o distale, e la sintesi può essere eseguita con placca, chiodo o fili di Kirschner-Autore: Dr. Manuele Lampasi, Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, Istituto Ortopedico Rizzoli. Scheda informativa revisionata il: 14 settembre 2012-

2 Il relase del retto femorale, è un intervento chirurgico che viene associato ad un intervento di derotativa femorale. In pratica questo intervento consiste nel tagliare il tendine del retto femorale e spostarlo o sul muscolo sartorio, se il soggetto cammina in intrearotazione, o sulla bandelletta ileotibiale, se il paziente cammina in extrarotazione.

3La tossina botulinica è una neurotossina prodotta dal batterio Clostrium botulinum, nota come uno dei veleni più potenti in natura per la sua capacità di bloccare a livello delle giunzioni sinaptiche il rilascio dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore responsabile della contrazione muscolare. Tale inibizione induce una paralisi flaccida progressiva dei muscoli.

La tossina viene iniettata localmente nel muscolo da trattare (in questo caso sono i gemelli) con dosaggio specifico in relazione ad età e peso del bambino, dimensione del muscolo e grado di contrattura . Questa terapia è indicata in presenza di contratture dinamiche che interferiscano con l’acquisizione o l’abilità di funzioni motorie, in assenza di retrazioni muscolo tendinee strutturate e contratture fisse. La somministrazione è calibrata anche in più punti e in un massimo di quattro muscoli. Raggiunge la sua efficacia per lo più già dopo 24-72 ore con un picco a 4-6 settimane con scomparsa dell’effetto mediamente dopo 4-6 mesi. Rari sono gli effetti collaterali o complicanze, tra cui i più comuni sono il rialzo febbrile transitorio e la diarrea, il dolore allo stiramento, la debolezza”. 4 Il trasfer del tibiale anteriore è un intervento chirurgico, per correggere il piede torto congenito che consiste nel trasferire il tendine di questo muscolo. Fisiologicamente il tibiale anteriore si inserisce sulla parte inferiore della superficie mediale del primo cuneiforme e sulla base del primo metatarsale. Questo intervento quindi taglia questo tendine e lo attacca al terzo cuneifome.

(8)

Questo lavoro, è stato affiancato all'idrokinesiterapia, ovvero una terapia che consiste nel recupero funzionale in ambiente acquatico.

Attualmente l'atleta riesce a camminare senza alcun ausilio, con una dinamica del passo caratterizzata da una forte flessione delle ginocchia, con appoggio prevalente dell'avampiede, e per gareggiare ed allenarsi utilizza la carrozzina.

1.2 L'approccio con l'atleta

La prima volta che ho visto A., mi sono posto il problema di come potevo interagire con lei: io non conoscevo lei, lei non conosceva me. Non sapevo quali fossero le sue difficoltà e le sue capacità; lei non sapeva come ero abituato a lavorare. L’uno non conosceva l'altro. Fin da subito mi sono accorto che non aveva una percezione ottimale del suo schema corporeo5 e motorio6, non riusciva a "sentirsi" durante l'arco dell'esercizio, in quanto non riusciva a cogliere le mie correzioni e suggerimenti per migliorare la dinamica del movimento. Così per correggerla ho usato la video analisi: tramite la telecamera del computer, ho registrato ogni sua esecuzione, ogni singolo esercizio e alla fine commentavamo insieme il video. Così facendo, ho avuto subito un'interazione diretta con A., sono riuscito a far capire quali erano i movimenti sbagliati prendendo la consapevolezza di come eseguiva quell'esercizio. Tramite questo approccio, mi sono accorto delle sue limitazioni funzionali: riusciva a capire l'errore del movimento, ma lo schema motorio risultava comunque alterato. Quindi mi sono rivolto al team, ai maestri di scherma, al preparatore atletico e alla fisioterapista. Insieme abbiamo iniziato un lavoro a 360 gradi in quanto il programma includeva lavori di tecnica, forza, capacità coordinative (ma di questo ne parlerò nei prossimi capitoli), al fine di migliorare il suo schema motorio. 5 Lo schema corporeo è l'immagine che uno ha di sé o di segmenti corporei nello spazio. 6 Lo schema motorio è l'immagine che l'atleta ha del suo movimento, ossia come immagina il suo movimento. Se questo è congruente significa che l'atleta ha eseguito il movimento nello stesso modo in cui l'ha immaginato, se non è congruente significa, al contrario, che l'esecuzione non corrisponde

(9)

CAPITOLO 2

2.1 Descrizione armi

Nella scherma in carrozzina, le armi sono analoghe alla scherma per normo dotati; possiamo ritrovare il fioretto, la spada e la sciabola.

Il fioretto è l'arma utilizzata per l'avvio alla scherma (soprattutto per i bambini) e quindi viene definita “arma accademica”, ed è anche arma olimpica infatti questa specialità si trova in qualsiasi competizione.

Il fioretto è costituito da due parti: la lama e la coccia.

La lama solitamente è lunga 90 cm, termina con la punta che è costituita dal bottone (ossia l'elemento con cui dobbiamo colpire l'avversario); la coccia è di forma semisfera e poco profonda. Nella scherma tradizionale il bersaglio valido di questa specialità è costituito dal giubbetto conduttivo elettricoche ricopre il tronco, ossia, addome, fianchi, torace ed infine schiena; tutte le altre parti del corpo sono definitive bersaglio non valido (cioè se lo schermidore tocca queste parti, non gli viene concesso il punto, in gergo stoccata). Questa delimitazione del bersaglio valido, è determinata dal fatto che il fioretto, in origine, era nato proprio come arma di addestramento e quindi l'allievo imparava fin da subito a colpire le parti vitali dell'avversario. Al fine di segnare una stoccata, lo schermidore quindi deve colpire la zona del tronco, con la sola punta dell'arma. Per facilitare il compito al direttore di gara, il giubbetto e il fioretto sono collegati, tramite un cavo, ad un apparecchio elettronico che emette sia un segnale acustico che un segnale elettrico (luce rossa o verde per il bersaglio valido, luce gialla o bianca bersaglio non valido). La spada come il fioretto, è un'arma di sola punta (ovvero per assegnare la stoccata è necessario che la punta debba toccare il bersaglio valido). Nella scherma tradizionale il bersaglio valido in questa specialità è tutto il corpo ossia dalla testa ai piedi.

(10)

La spada è costituita, come il fioretto, dalla lama che termina con la punta costituita dal bottone e dalla coccia che ha una forma di una semisfera, ma è più ampia di quella del fioretto proprio perché deve proteggere il polso e la mano dello schermidore in quanto bersagli validi.

Anche in questo caso le stoccate vengono segnalate da un circuito elettrico: il filo che corre lungo la lama collega la punta ad una presa messa all'interno della coccia, di fianco all'impugnatura. Ogni tiratore collega un secondo filo elettrico (il passante) alla presa di coccia e, dall'altra parte l'apparecchio segnastoccate. Quando la punta tocca una qualunque superficie, il bottone, schiacciandosi, chiude il circuito ed invia un segnale all'apparecchio, che accende una luce colorata dalla parte del tiratore che ha colpito. La sciabola è un'arma usata nella scherma con cui si può colpire di taglio, controtaglio e punta. La disciplina della sciabola è detta convenzionale perché prevede una convenzione nel portare i colpi contro l'avversario. L'arma possiede una coccia molto ampia per proteggere l'intera mano dai colpi; il bersaglio valido, nella scherma tradizionale, si compone di busto, testa e braccia.

2.2 Descrizione del regolamento

Nella scherma in carrozzina, gli atleti sono distinti in tre categorie in base alla loro disabilità, così da avere un equo confronto. Le categorie sono suddivise in questo modo: - Categoria A: sono atleti con paraplegie basse, deambulanti, amputati, spastici ecc. - Categoria B: sono atleti paraplegici deambulanti - Categoria C: sono atleti paraplegici non deambulanti Il criterio per la classificazione di un atleta è prettamente funzionale e quindi si base su dei test specifici di mobilità articolare e di flessibilità dove appunto vengono valutate la capacità di estensione, inclinazione e flessione.

Il primo test consiste in una valutazione della capacità di estensione: l'atleta è seduto sulla carrozzina con il busto flesso in avanti, e deve cercare di assumere una posizione con il busto eretto (valutazione dei muscoli estensori del rachide).

Il secondo test serve per valutare il bilanciamento laterale del busto con gli arti superiori abdotti e deve spostare il suo baricentro lateralmente fino a perdere l'equilibrio.

(11)

Il terzo test è analogo al primo, ma questa volta vengono esclusi gli arti superiori, portando le mani dietro la nuca. Il quarto test è analogo al secondo, ma viene svolto impugnando l'arma, in modo tale da rendere il test più simile al gesto tecnico riportato in gara. Nella scherma in carrozzina, le armi sono le medesime della scherma tradizionale, ma variano le norme di gare, a partire dalla pedana. Di fatto, in questa viene a fissarsi la carrozzina e quindi deve essere sufficientemente grande per garantirne la stabilità e da isolare il più possibile lo spazio intorno ad essa.

Rispetto alla pedana, le carrozzine devono avere un’inclinazione di circa 110°, con le ruote che poggiano su tutta la superficie della pedana, in modo che la carrozzina non risenti delle oscillazioni da parte dell'atleta (l'atleta durante la gara deve essere in sicurezza). La carrozzina fa parte dell'attrezzatura dello schermidore e dovrà quindi rispettare alcuni canoni. Innanzitutto lo schienale deve avere un'altezza minima di 15 cm dal sedile e lo schermidore deve avere un angolo di 90° rispetto al sedile in posizione assisa. La spondina del lato non armato è obbligatoria e deve avere un’altezza minima di 10 cm dal sedile e deve essere fissata in sicurezza per tutto l'incontro (è vietato utilizzare nastri adesivi o altri mezzi per fissarla temporaneamente). Per quanto riguarda la spondina del braccio armato non è obbligatoria, ma qualora presente, non deve oscurare il bersaglio valido. La carrozzina deve avere un’altezza massima di 53 cm. Tale altezza viene misurata da terra fino al sedile, mentre l'ampiezza del sedile non deve superare l'ampiezza del bacino per più di 3 cm. Da regolamento è possibile assicurare i piedi o le gambe dello schermidore alla carrozzina.

Prima dell'inizio dell'incontro, il giudice di gara, controlla accuratamente la misura (ovvero la distanza fra le due carrozzine). La misura, varia a seconda della disciplina (fioretto, sciabola e spada), a seconda della categoria, a seconda della lunghezza del braccio dello schermidore. La misura viene presa prima dell'inizio dell'incontro e questa deve rimanere tale per tutta la durata dell'incontro stesso, salvo problematiche come la fuoriuscita della ruota dalla pedana, ribaltamento della carrozzina ecc. Per quanto riguarda il fioretto, per stabilire la corretta misura di scherma, gli schermidori devono sedere diritti al centro del sedile. Uno schermidore fletterà il gomito ad angolo retto, in direzione del suo avversario. La punta del fioretto dell'avversario, quando il braccio è completamente esteso, deve raggiungere un punto verticalmente sopra l'angolo interno del gomito. Questa distanza dovrà essere provata da ogni schermidore a turno. Nel caso di schermidori con diversa lunghezza del

(12)

braccio, la misura presa è quella dello schermidore col braccio più corto.

Gli schermidori di categoria C determineranno la misura raggiungendo un punto 10 cm sopra l’angolo del gomito (metà del bicipite). Nella spada per stabilire la corretta misura gli schermidori devono sedere diritti al centro della carrozzina, uno con il braccio esteso e la spada puntata verso il suo avversario, il quale dovrà flettere il braccio armato, con il gomito rivolto verso il primo. La punta della spada deve appena sfiorare il gomito. La distanza verrà provata a turno da ogni schermidore. Nel caso di schermidori con diversa lunghezza di braccio, la misura da adottare è quella dello schermidore con il braccio più corto. Questo può preferire la misura più grande, ma in nessun caso la misura può eccedere quella dello schermidore col braccio più lungo. Gli schermidori di categoria C determineranno la misura esattamente nello stesso modo descritto per il fioretto delle categorie A e B (piega del gomito). Nella sciabola, per stabilire la corretta misura, gli schermidori devono sedere diritti al centro del sedile, uno col braccio esteso e la sua sciabola puntata verso l'avversario, l'altro con il braccio flesso ed il gomito verso il primo. Dovrebbe essere appena possibile un taglio sul gomito. Questa distanza sarà provata da ogni schermidore a turno. Nel caso di schermidori con lunghezza di braccio diversa la misura è quella dello schermidore col braccio più corto. Quest'ultimo può decidere per la misura più lunga ma in nessun caso può eccedere quella dello schermidore col braccio più lungo. Il giudice dovrà verificare gli aggiustamenti alla pedana per ottenere la giusta misura. La misura può essere cambiata e ripresa soltanto dopo che, per cause tecniche (es. fuoriuscita della ruota dal mozzo, ribaltamento della carrozzina...) l’arbitro avrà preso la sua decisione per garantire l’equità dell’assalto. La misura presa non potrà assolutamente variare durante tutto l’incontro. Rispetto alla scherma tradizionale, nella scherma in carrozzina variano anche i bersagli validi. Nel fioretto, il bersaglio valido è costituto dal solo busto (quindi sono escluse braccia e gamba); nella spada il bersaglio è l'intera superficie del corpo dello schermidore, compreso l'equipaggiamento, mentre il limite inferiore è segnato da una linea orizzontale che segue fedelmente la cresta iliaca e le due S.I.A.S. (Spine Iliache Antero Superiori);

infine nella sciabola il bersaglio valido comprende ogni parte del corpo sopra le S.I.A.S. e le creste iliache, ed include ogni parte della spalliera che oscura l'area di bersaglio valido (uno schermidore non deve guadagnare protezione dal retro della sua carrozzina).

(13)

Il regolamento inoltre prevedere delle infrazioni:

1. Per perdita di equilibrio o contatto occasionale con il terreno, annullamento di ogni azione con stoccata imperfetta (un'azione immediata, risposta o arresto può essere consentita) senza avvertimento;

2. Per essersi alzato dal sedile o scivolato da seduto, o aver toccato il terreno, avvertimento semplice seguito da una stoccata di penalità per ogni successiva ripetizione della infrazione nel corso dello stesso incontro;

3. Per fare sistematicamente quanto sopra allo scopo di ottenere una stoccata o per evitare di essere colpito, includendo qui l'uso delle gambe o l'alterazione della misura, annullamento delle stoccate ottenute e avvertimento severo, e nel caso di ripetizione durante lo stesso pool o turno di eliminazione, la penalità di una stoccata. Con riferimento alla perdita d'equilibrio dello schermidore nel corso di un incontro si stabilisce che non può essere considerata involontaria o occasionale la perdita di equilibrio in avanti, quando il torace tocca le gambe; 4. Se uno schermidore deliberatamente anticipa il comando "a voi" il giudice lo avvertirà nella prima occasione (in ogni incontro) e poi aggiudicherà una stoccata di penalità contro di lui per ogni successiva ripetizione della stessa infrazione; 5. Nel fioretto e nella sciabola è proibito, per uno schermidore, intrappolare la lama dell'avversario nella spondina, la penalità è l'avvertimento semplice valido per l'incontro e una stoccata di penalità per ogni successiva ripetizione dell'infrazione. E' vietato incastrare il fioretto o la sciabola nella ruota. La prima volta viene data una semplice ammonizione, valida solo per l'incontro, successivamente verrà data la penalità' di una stoccata.

(14)

2.3 Il modello prestativo

Nella scherma in carrozzina, al contrario di ciò che si può pensare, non c'è un vero e proprio modello prestativo, intendendo con questo un modello ideale del gesto tecnico. Ci sono comunque delle linee guida che un atleta deve tenere in considerazione. Per semplicità, evito di differenziare questi modelli fra la spada e il fioretto, in quanto non variano di molto fra loro. La prima considerazione che dobbiamo fare è quella di tenere l'arma, il più lontano possibile dal tronco. Questa posizione, va mantenuta dalla posizione di guardia alla fine della stoccata, è permessa dalla completa estensione del gomito e del polso.

Il mantenimento di tale posizione ha un duplice scopo: da una parte permette di minacciare l'avversario (la punta della spada sarà vicina al bersaglio valido), dall'altra permette allo schermidore di difendersi in maniera molto efficace (la spada lontana dal corpo permette di tenere a distanza l'avversario). La seconda considerazione riguarda l'angolo al polso, che deve essere chiuso. Se lo schermidore, chiude l'angolo, la coccia riesce a coprire l'estremità inferiore e superiore del polso stesso: di fatto l'estremità inferiore della coccia si abbassa e va indietro, mentre l'estremità superiore si alza e va in avanti. Questa posizione, specie nella disciplina di spada, è molto importante poiché il polso è considerato bersaglio valido, quindi riuscire a coprirlo da un grosso vantaggio difensivo allo schermidore.

La terza considerazione riguarda il gesto dell'affondo.

Durante l'esecuzione di questo gesto, un emibacino si solleva dalla carrozzina, il busto si protrae in avanti, il braccio è sempre steso, e quindi lo schermidore cerca di avvicinarsi all'avversario per portare a segno la stoccata.

Se però lo schermidore riesce ad evitare la stoccata, questo può passare al contrattacco facilitato dalla posizione avanzata del suo diretto avversario. Quest’ultimo quindi, per evitare di essere toccato, deve tornare immediatamente in posizione di guardia retraendo prima con il busto con braccio teso; e solo successivamente deve portare la spada più vicina a sé.

(15)

CAPITOLO 3

3.1 Capacità coordinative e condizionali analizzate e come si allenano

Le capacità coordinative e condizionali sono le basi fondamentali per lo sviluppo di un'atleta. Le capacità coordinative rappresentano i processi di controllo e di regolazione dei movimenti (quindi intervengono maggiormente sulla sfera cognitiva); mentre le capacità condizionali (forza, mobilità articolare, resistenza ecc.) si basano sui processi energetici.

Le capacità coordinative, si possono suddividere in capacità coordinative generali e capacità coordinative speciali.

Le capacità coordinative generali, si basano su un allenamento a carattere multilaterale, e si distinguono in:

• Apprendimento motorio: consente di apprendere nuovi movimenti e di farli propri (fase sensibile7 intorno ai 13- 14 anni)

• Controllo motorio: consente di controllare i movimenti, rendendoli più simili all'esecuzione immaginata (fase sensibile da 5 ai 14 anni)

• Adattamento motorio: consente di modificare il gesto motorio in molteplici situazioni diverse, ottimizzandolo nel più breve tempo possibile (fase sensibile 11 anni).

Le capacità coordinative speciali, si riferiscono invece, ad una specifica disciplina sportiva; sono capacità diverse tra loro, ma che in qualche modo si amalgamano tra loro, dando all'atleta maggior destrezza.

Le capacità condizionali, invece riguardano la sfera muscolare (o neuro-muscolare) e metabolica. Fra le capacità condizionali, possiamo trovare la forza, la resistenza, la velocità, la mobilità articolare e la rapidità.

In questo elaborato, per semplicità non mi soffermerò troppo nel descrivere ogni capacità, ma analizzerò solo quelle capacità utili nella scherma in carrozzina.

Di fatto, il team ha preferito concentrarsi solo sulle capacità che erano più utili all'atleta, in modo tale da focalizzare un obiettivo concreto.

7 fase sensibile: età ottimale per sviluppare una capacità. A seconda della capacità che vogliamo sviluppare,

abbiamo una fase sensibile diversa; poiché i nostri organi non si sviluppano contemporaneamente, anzi alcuni si sviluppano prima degli altri

(16)

Le capacità coordinative analizzate sono state quelle generali, di equilibrio e di reazione.

Per quanto riguarda le capacità condizionali, abbiamo analizzato la forza e la mobilità articolare. Le capacità coordinative generali, sono state migliorate attraverso esercizi prettamente cognitivi, e la capacità maggiormente valutata è stata quella del controllo motorio; poiché l'obiettivo fondamentale è quello di colpire l'avversario in un punto ben preciso, con movimenti ben strutturati e precisi.

Questa abilità è stata ben curata, grazie ad una stretta collaborazione con la fisioterapista, attraverso la coordinazione oculo-manuale.

La coordinazione oculo-manuale è la capacità di mettere in relazione il movimento della mano con le informazioni provenienti dall'organo visivo e organizzare allo stesso tempo le due funzioni. La coordinazione oculo-manuale è il frutto di un lavoro di elaborazione ed organizzazione delle informazioni spazio-temporali. Il lavoro viene compiuto dal cervello che progetta e programma l'azione che ritiene più efficace per ottenere il miglior risultato con il minor dispendio di energia. Questa capacità è essenziale nella scherma in carrozzina, sia per l'attacco che per la difesa. L'azione d'attacco (in gergo affondo) per essere efficace è necessario che lo schermidore effettui un colpo ben mirato e preciso, in modo da colpire il bersaglio valido (parlerò nel prossimo capitolo del regolamento e delle armi). L'azione di difesa (in gergo parata), analogamente all'affondo, deve essere tempestiva e decisa, e deve mettere in condizione lo schermidore di passare all'azione offensiva nella maniera più veloce possibile così da evitare la risposta dell'avversario. Quindi è necessario che la capacità oculo-manuale sia ben allenata e ben salda nel bagaglio di uno schermidore. Per allenare questa abilità, abbiamo utilizzato vari esercizi. Abbiamo utilizzato una tavoletta di legno con dei fori e delle palline da tennis. I fori sono stai numerati e la schermitrice doveva posizionare la pallina da tennis sul foro che le veniva indicato dalla fisioterapista verbalmente. Questo esercizio, veniva prima effettuato con l'utilizzo della vista; successivamente l'atleta doveva chiudere gli occhi e quindi utilizzare la sola informazione cinestetica (foto 1).

L'informazione cinestetica ci permette di avere la percezione del nostro corpo o parti di esso (mano, braccio, piede, gambe ecc..) nel tempo e nello spazio. Questa capacità è resa possibile da dei recettori specifici, che si trovano a livello articolare e muscolo tendineo.

(17)

Questi recettori sono 3:

- organi del Golgi: si trovano nei legamenti (non nelle capsule articolari) e sono innervati da fibre di grosso calibro. Questi recettori sono quindi recettori capsulati situati nel tendine, in prossimità della giunzione muscolo-tendinea e danno informazione sulla tensione muscolare;

- corpuscoli del Pacini: sono meccanocettori che sono responsabili del rilevamento di stimoli vibratori e pressori; - terminazioni del Ruffini: sono meccanocettori che si trovano nelle capsule articolari rispondono sia al movimento che alla posizione dell'articolazione stessa registrando la variazione angolare. Lavorare sull'informazione cinestetica significa stimolare tutte queste terminazioni nervosi, così da avere un vantaggio importante in gara. (foto 1)

(18)

A., successivamente è stata sottoposta ad un'altra esercitazione per migliorare questa capacità. Questa esercitazione consisteva nel lanciare dei cerchietti di plastica, e cercare di posizionarli all'interno di un'asticella metallica.

Il soggetto in questa esercitazione era seduto e la distanza del bersaglio era analoga alla distanza di un avversario, in modo tale da simulare al meglio il gesto tecnico che avrebbe eseguito in gara. Anche in questo caso l'esercitazione è stata eseguita dapprima con gli occhi aperti, in modo da avere l'informazione visiva, e successivamente con gli occhi chiusi in modo da focalizzarsi sulla sola informazione cinestetica. Oltre alla capacità oculo manuale, è stata valutata la capacità di equilibrio. Questa capacità è importante perché durante un assalto, l'atleta è sottoposto a continue variazioni di posizione del tronco, quindi il sistema vestibolare è spesso sotto stress. La capacità di equilibrio è la capacità di contrastare tutte le turbe che spostano il baricentro o del corpo o parti di esso (in questo caso il tronco).

Per allenare questa capacità, abbiamo deciso di sottoporre l'atleta ad alcune esercitazioni specifiche.

Un esercizio consisteva nel lanciare e afferrare una palla, lanciata da varie posizioni.

A., inizialmente era seduta sulla sua carrozzina, mentre la fisioterapista lanciava la palla (il lancio era effettuato in modo che l'atleta non era mai in equilibrio). Ogniqualvolta il soggetto prendeva la palla, doveva ritornare in posizione di partenza e ogniqualvolta la rilanciava doveva rimanere sbilanciata in avanti per qualche secondo e poi ritornare in posizione di partenza. Successivamente A. si posizionava seduta sulla fitball. La capacità di reazione è un'altra abilità fondamentale nella scherma poiché l'atleta deve parare un attacco avversario e poi contrattaccare senza esitazione. Questa abilità, è stata provata continuamente attraverso l'allenamento tecnico con i vari maestri di spada e di fioretto. Questa capacità è intesa come la capacità di iniziare un'azione motoria nel minor tempo possibile e nel modo più efficace possibile.

L'allenamento tecnico, quindi, si prestava come esercitazione migliore. Di fatto la schermitrice, alcune volte doveva reagire agli assalti, parando e subito dopo contrattaccare, alcune volte invece

(19)

Per quanto riguarda le capacità condizionali sono state valutate quelle di forza e di mobilità articolare.

L'allenamento della forza, è stato molto privilegiato, in quanto è il fattore che più incrementa la performance atletica.

Quando si parla di allenamento della forza dobbiamo distinguere fra le varie tipologie: forza massimale (ovvero la massima espressione di forza che il sistema neuromuscolare riesce ad esprimere in 1 RM8), la forza rapida (la capacità del sistema neuromuscolare di muovere il corpo o

segmenti di esso alla massima velocità), la forza reattiva (la capacità dell'organismo di riuscire a realizzare in un tempo brevissimo il massimo impulso di forza concentrica dopo una contrazione eccentrica) e la resistenza alla forza (la capacità dell'organismo di opporsi alla fatica).

Per sviluppare al meglio la componente neuro-muscolare, ovvero la capacità che ha il sistema nervoso di stimolare le fibre muscolari9, mi sono concentrato sulla forza reattiva.

L'allenamento della forza, deve servire per due scopi principali:

1. aumentare il numero delle fibre muscolari (iperplasia) e quindi per aumentare il numero di unità motorie; in quanto l'atleta ha bisogno di esprimere la massima capacità di forza in un tempo brevissimo;

2. resistere alla fatica per aumentare la performance in gara.

Il primo obiettivo si realizza grazie alla forza reattiva, la quale è sinonimo di forza esplosiva e di forza coordinativa. La forza esplosiva, infatti, è la capacità del sistema neuro-muscolare di esprimere elevati gradi di forza nel minor tempo possibile; mentre la forza coordinativa è la capacità del sistema nervoso di coordinare e reclutare il maggior numero di unità motorie.

Per far questo è necessario utilizzare carichi al di sopra dell'80% dell'1RM, con volume10 breve, intensità 11elevata e tempo di recupero completo12 (circa 3').

8 1RM: 1 ripetizione massimale, ovvero quando sollevo un carico al 100% del massimale. 9 Il sistema nervoso e il sistema muscolare, sono strettamente connessi fra loro, grazie ai motoneuroni. I motoneuroni sono dei neuroni, che originano dal corno anteriore del midollo spinale. Questi grazie ai propri assoni raggiungono la fibra muscolare e formano la giunzione neuromuscolare, dando origine a quella che è l'unità motoria (il motore da cui parte il movimento). La placca motrice permette la comunicazione di tipo chimico tra il motoneurone e la fibra stessa, tramite il rilascio di acetilcolina, grazie alla quale la fibra muscolare potrà contrarsi. 10 Il volume di allenamento si identifica con il numero di serie e di ripetizioni di un esercizio 11 L'intensità si identifica con la percentuale della massima capacità di prestazione (in questo caso 80% 1 RM) 12 Tempo di recupero: definito come il tempo necessario a ricreare tutti i substrati energetici persi durante l'esecuzione del singolo esercizio.

(20)

Il secondo obiettivo si realizza grazie allo sviluppo della resistenza alla forza ovvero la capacità dell'organismo di resistere alla fatica caratterizzata da un'intensità medio-bassa (60-70 % del 1 RM), quindi in questo caso si avrà un volume elevato, intensità medio bassa, tempo di recupero incompleto (60"-90").

L'allenamento di queste due componenti deve essere specifico e quindi periodizzato adeguatamente in modo tale da rendere l'allenamento più specifico possibile, così da raggiungere l'obiettivo nella maniera più efficace possibile.

La mobilità articolare, rappresenta la capacità e la qualità che permette all'atleta di eseguire movimenti di grande ampiezza di una o più articolazioni. La mobilità articolare si suddivide in: 1. generale: se la capacità di escursione del movimento nei principali distretti articolari (spalla, anca, colonna vertebrale) si trova ad un livello sufficientemente sviluppato; 2. speciale: quando si fa riferimento al range di movimento di una determinata articolazione; 3. attiva: definita come la massima escursione di movimento di un'articolazione che un atleta può compiere contraendo i muscoli agonisti, e rilassando contemporaneamente gli antagonisti; 4. passiva: corrisponde alla massima escursione di movimento che un atleta può raggiungere in presenza di forze esterne.

3.2 Periodizzazione dell'allenamento

Per periodizzazione dell'allenamento si intende la strutturazione di ogni seduta di allenamento, quindi non solo gli esercizi che l'atleta deve eseguire, ma anche i volumi e l'intensità dell'allenamento. Dobbiamo immaginare che l'allenamento è come un labirinto: l'atleta è al punto di partenza e deve raggiungere l'obiettivo stabilito, che rappresenta l'uscita. Per risolvere il labirinto dobbiamo sempre partire dalla fine, quindi dobbiamo partire dal periodo di gara. Innanzitutto dobbiamo classificare il periodo di allenamento in: macrociclo, mesociclo e microciclo.

(21)

Il macrociclo è un periodo che va da 5-6 settimane fino a 8-14 settimane, ed è l'unità di base dell'allenamento necessaria per raggiungere nuovi livelli di rendimento. Il macrociclo si compone di 3 tappe fondamentali: 1. Fase di condizionamento: questa tappa dura 2-4 settimane ed ha lo scopo di preparare l'atleta alla fase successiva, che è la più intensa di tutto il macrociclo. Di fatto la fase di condizionamento è caratterizzata da volumi elevati (5-6 ripetizioni) con un’intensità incrementale dall'80% al 90%. 2. Fase di elaborazione della forma: questa fase dura 4-6 settimane ed ha lo scopo di portare l'atleta al limite delle possibilità di recupero. Il volume aumenta nella prima parte 3-4 ripetizioni per serie per esercizi di forza generale, 2-3 serie per esercizi tecnici.

Inoltre l'intensità iniziale sarà del 30-40% del massimo massimo carico di allenamento, per poi stabilizzarsi fino al 90-100%. Alla fine di questa fase l'atleta deve avere un miglioramento notevole per la forza massima, la velocità e tecnica di esecuzione. Questa fase finisce 3-4 settimane prima di una competizione.

3. Fase di recupero: l'obiettivo è quello di ottenere il massimo beneficio dal lavoro effettuato precedentemente. La durata di questa tappa va da 2 a 4 settimane ed è caratterizzata da una riduzione del volume: 1-3 ripetizioni per serie.

Il mesociclo è la distinta unità di allenamento che compone il macrociclo.

Ogni mesociclo rappresenta un periodo di allenamento con obiettivi propri e in alcuni casi include una fase di recupero che garantisce un processo di supercompensazione completo.

Il mesociclo si dive in tre fasi: mesociclo di progressione, mesociclo di preparazione di base e mesociclo precompetitivo. Il microciclo è la minima unità di allenamento, la sua durata è di 1 settimana (talvolta possiamo considerare 2-3 settimane). I carichi vanno dosati in maniera ottimale alternando, in modo opportuno, carichi grandi, medi e leggeri, in modo da avere stimolo ottimale. I microcicli si suddividono in: 1. Microcicli progressivi: sono posti all'inizio del macrocilo e sono caratterizzati da intensità intorno al 80-90%, volume 75% del valore massimo del microcilo in cui l'atleta si sta allenando (3/8 sedute di allenamento);

(22)

2. Microcicli di recupero: possono essere programmati in qualsiasi momento del ciclo comunque sempre alla fine di 1 o 2 settimane di lavoro intenso e sono caratterizzati da intensità uguale alla massima raggiunta, volume pari al 60-70 %di quello impiegato nel microciclo precedente (4-7 sedute di allenamento); 3. Microcicli d'urto: servono per provocare la massima reazione possibile ai processi di adattamento, e si collocano sempre dentro i mesocicli di preparazione di base. Sono caratterizzata da un'intensità pari al 90-95% o al 100-105%, volume pari al 90-100% delle capacità dell'atleta (da 8-13 allenamenti); 4. Microcicli di transizione: sono microcicli intermedi posti tra quelli progressivi e quelli d'urto e sono necessari per la preparazione ai microcicli d'urto. Sono caratterizzati da un'intensità fra 85 e 95%, volume 85% del massimo programmabile (8-10 sedute di allenamento); 5. Microcicli di precompetizione ad alto volume: vengono effettuati 3-4 settimane prima della gara. Servono per due motivi: da una parte per dare inizio alla fase di recupero, dall'altra per creare una situazione di orientamento simile a quella della competizione. Questa fase è caratterizzata da un’intensità pari al 95-105%, da un volume pari al 80-85% di quello massimo programmabile (8-10 allenamenti)

6. Microcicli di precompetizione a basso volume: molto prossimi alla competizione, e servono epr accentuare il massimo recupero. Sono caratterizzati da un'intensità per al 95-105%, volume 60-65% del massimo programmabile (sedute di allenamento 8);

7. Microcili di preparazione diretta alla competizione: corrispondono alle due settimane che precedono la competizione e hanno lo scopo di raggiungere il massimo recupero e forma psico-fisica elaborata nei microcicli precedenti. Sono caratterizzati da un’intensità 90-95%, volume 40-50% (sedute di allenamento 5-7).

Con queste linee generali, abbiamo tutta la ricetta per costruire un allenamento solido e concreto, per portare l'atleta al raggiungimento della massima performance fisica possibile.

(23)

CAPITOLO 4

4.1 Programma di allenamento personalizzato

Ho cominciato a lavorare con A.B. il 18 maggio di questo anno, e sto continuando a lavorare con lei tutt'ora. Fin dal primo giorno, ho parlato con lo Staff, per capire di cosa effettivamente avesse bisogno. Immediatamente sono venuto a scoprire che dal giorno 7 giugno al 10 giugno, l'atleta era impegnata nelle gare Nazionali presso la città di Gorizia. A questo punto, per migliorare la performance fisica ho lavorato su due fronti: da una parte sul miglioramento della forza (allenamento fondamentale per un'atleta), dall'altra su un programma di prevenzione per ridurre il rischio di un stress da sovraccarico, e quindi per salvaguardare gli infortuni.

L'allenamento della forza, aveva come obiettivo quello di aumentare non soltanto l'ipertrofia (ovvero l'aumento della sezione trasversa delle singole fibre muscolari), ma anche quello di ricercare l'iperplasia (ovvero l'aumento del numero delle fibre muscolari) e quindi l'aumento della velocità dell'impulso nervoso diretto alla fibra muscolare.

Avevo circa 3 settimane per raggiungere tale obiettivo, tempo non sufficiente; però periodo abbastanza lungo da porre le fondamenta per degli adattamenti utili per il mesociclo successivo. Mentre mi occupavo della performance, la fisioterapista si occupava di un allenamento prettamente neuromuscolare attraverso la somministrazione di esercizi coordinativi e senso-motori. Questi esercizi, avevano lo scopo di migliorare la coordinazione oculo-manuale (occhi aperti) ma anche la propriocezione dell'atleta grazie ad alcune esercitazioni con gli occhi chiusi. Per quanto riguarda la seduta di forza, era costituita da una parte di riscaldamento, da una fase centrale ed infine una fase di defaticamento. Nella fase di riscaldamento, mi sono soffermato su tutti gli schemi motori di base, ossia quelli schemi motori che rappresentano i movimenti fondamentali su cui si costruiscono tutti i futuri apprendimenti motori (gattonare, strisciare, rotolare).

(24)

Questa fase di riscaldamento è stata fondamentale, perché doveva riprendere lo schema crociato, ossia la corretta alternanza a livello contrazione-rilassamento dell'arto superiore destro, con l'arto inferiore sinistro e viceversa.

Migliorare questa abilità è stato significativo per eseguire alcuni esercitazioni che richiedevano questo tipo di abilità, non solo durante la seduta di allenamento a secco, ma anche nelle esercitazioni con la spada sia in allenamento che in gara. Nella parte centrale della seduta, mi sono concentrato sul miglioramento della forza, non solo per la parte superiore del tronco (addome, tronco, arti superiori ecc.) ma anche sugli arti inferiori. Vorrei ricordare che l'atleta è vittima di una diplegia in PCI, quindi ha un deficit motorio soprattutto sugli arti inferiori. Di fatto migliorare la forza e quindi insistere su questa parte è stata molto difficile, ma ha contribuito a migliorare la qualità di vita del soggetto (ne parlerò nelle conclusioni). Il metodo utilizzato per migliorare la performance degli arti superiori è stato quello del contrasto. Questo metodo, viene anche definito come “metodo bulgaro” è molto utile per migliorare la forza in quanto si propone di fornire al sistema neuromuscolare stimoli di allenamento nuovi, inabituali e per questo efficaci.

Il contrasto si ottiene lavorando con due percentuali di carico diverse contemporaneamente attraverso un’esecuzione esplosiva del movimento (80% del massimale alternato al 40% del massimale). Questa metodologia di allenamento ha il pregio, oltre a dare al sistema neuromuscolare diversi stimoli contemporaneamente, di ridurre al minimo il rischio di plateu (situazione di equilibrio), il ristagno nello sviluppo della forza. Per quanto riguarda gli arti inferiori, gli esercizi somministrati venivano eseguiti a corpo libero senza l'aggiunta di un sovraccarico, perché non era tollerabile per l'atleta.

(25)

In breve, questo è stato il programma di forza dal 18 maggio al 6 giugno: PROGRAMMA FORZA: 1. Riscaldamento: - striscio, - rotolamento, - gattonamento 2. Parte centrale - Pivot da seduta 4x6 per lato rec. 30” + 2’ bilanciere 15 kg - Affondi parallele 3x6 rec 3’ (foto 2) - 1/2 squat 4x6 rec 3’ (foto 3) - Strappo con elastico 4x6 rec 3’ - Distensioni su panca con manubri 4x2 (12kg a destra e 2kg a sinistra e viceversa) rec 2’30” - Trazioni da prona bilanciere 3x6x20kg rec.2’ - Spinte in alto 4x6x20kg rec 2’ 3.Defaticamento: - Posture

(26)

Affondi alle parallele (foto 2) 1/2 squat (foto 3)

(27)

A fianco di questo programma, abbiamo portato avanti un programma di prevenzione, volto a prevenire stress da sovraccarico e quindi infortuni, soprattutto per la spalla (articolazione scapolo-omerale e cuffia dei rotatori) 13.

Questo programma di prevenzione prevedeva alcune esercitazioni con gli elastici e alcune esercitazioni con contrazione eccentrica o isometrica.

La contrazione eccentrica è una contrazione chiamata anche "cedente" perché è a favore gravità: in questo tipo di contrazione il muscolo si allunga comportando l'allontanamento delle inserzioni. L'esercitazione è stata proposta nel programma di prevenzione perché protegge la muscolatura da microlesioni, fattore importante per prevenire gli infortuni.

La contrazione isometrica, è un tipo di contrazione nella quale il muscolo produce tensione mantenendo costante la sua lunghezza (i capi articolari non si muovono), impedendo fattori di stress da sovraccarico (la massima forza isometrica si produce nei primi 5 secondi di tensione muscolare). Tale programma prevedeva le seguenti esercitazioni: PROGRAMMA DI PREVENZIONE: 1. Riscaldamento: -gattonamento, -striscio, -rotolamento 2. Parte centrale: - Adduzioni laterali con elastici 5x12 rec. 15 secper lato - Extrarotazioni con elastici 5x10 per lato rec. 15 sec - Strappo con elastico 4x6rec 1’ 13 L'articolazione scapolo omerale è una delle articolazioni di spalla, e si forma dall'articolarità fra l'omero (osso del braccio) e la scapola (osso dell'arto superiore di forma triangolare). L'omero è un osso lungo e quindi formato da due epifisi (una prossimale e l'altra distale) e da una diafisi (ossia il copro). L'epifisi prossimale si articola con la scapola in particolare con la cavità glenoidea avvolta da un cercine cartilagineo, che fa da cuscinetto fra questi due congiunzioni ossee. Questa articolazione è completata dalla cuffia dei rotatori, che sono la parte legamentosa di 4 muscoli: sottoscapolare, piccolo rotondo, sottospinato e sovraspinato (di questi muscoli il sottoscapolare è l'unico intrarotatore, mentre gli altri tre sono extrarotatori). La cuffia dei rotatori è una componente importante per questa articolazione in quanto la testa dell'omero è più grande della glena scapolare e quindi tenderebbe a scappare in alto; la cuffia dei rotatori quindi funge da fissatore e da stabilizzatore per la testa omerale sulla glena scapolare.

(28)

- Trazioni in eccentrico 4x3 rec.3’ (foto 4) - Abduzioni da prona con dischi 1kg 2x10x4kg+ 4x6x (4” isometria+2)x2kg isometria rec. 1’ 30” 3. Defaticamento: - posture trazioni in eccentrico (foto 4)

(29)

Nei giorni antecedenti la gara quindi dal giorno 1 giugno al 6 giugno, abbiamo svolto un programma di forza, ma con volumi più bassi ricercando quella che è la massima velocità di esecuzione, per stimolare al meglio il sistema neuromuscolare. Questo ha permesso di ricreare adattamenti, utili per affrontare la gara. Tale programma prevedeva: PROGRAMMA DI FORZA SCARICO 1.Riscaldamento: - gattonamento, -striscio, -rotolamento 2. Parte centrale - Pivot da seduta 4x6 per lato rec. 30” + 2’ bilanciere 15 kg (foto 5) - Affondi parallele 3x4 rec 3’ - 1/2 squat 4x4 rec 3’ - Strappo con elastico 2x6 rec 3’ - Distensioni su panca con manubri 2x2 (11kg a destra e 2kg a sinistra e viceversa) rec 2’30” - Trazioni da prona bilanciere 3x3 x 30kg rec.2’ - Spinte in alto 3x3 x20kg rec 2’ 3. Defaticamento: - posture PIVOT DA SEDUTA (foto 5)

(30)

Per quanto riguarda la programmazione della fisioterapista, aveva lo scopo di migliorare la coordinazione oculo-manuale e la propriocezione dell'atleta. Per raggiungere tale obiettivo, la professionista è andata a ricercare delle esercitazioni molto fini, che riguardassero la sfera senso-motoria. Di fatto si trattava di esercitazioni, molto complesse: l'atleta doveva eseguirle da prima ad occhi aperta, poi a occhi chiusi. Le esercitazioni proposte, prevedevano l'utilizzo di stecche di legno con 6 fori e delle palline da tennis: il soggetto doveva inserire le palline nel foro suggeritole dalla fisioterapista, senza l'utilizzo della vista, avvalendosi quindi della sola propriocezione dell'arto superiore. Un'altra esercitazione prevedeva sempre l'utilizzo delle palline da tennis, e di un bersaglio formato da 4 fori: A. doveva cercare di lanciare la pallina de tennis all'interno dei 4 fori del bersaglio.

(31)

La programmazione completa di questo periodo era: PROGRAMMAZIONE ALLENAMENTO (18 maggio - 1 giugno) PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 18-19 MAGGIO) Giovedì: forza + tecnica Venerdì: prevenzione + tecnica PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 22-26 MAGGIO) Lunedi: prevenzione + tecnica Martedì: forza Mercoledì: prevenzione + neuromuscolare (fisioterapista)+ tecnica Giovedì: forza Venerdì: prevenzione PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 29 MAGGIO – 1 GIUGNO) Lunedì: forza + tecnica Martedì: prevenzione + neuromuscolare (fisioterapista)+ tecnica Mercoledì: forza scarico + tecnica Giovedì: prevenzione + neuromuscolare (fisioterapista)+ tecnica PROGRAMMA ALLENAMENTO (GIORNI 5-6 GIUGNO) Lunedì: forza scarico + neuromuscolare (fisioterapista)+ tecnica Martedì: forza scarico + neuromuscolare (fisioterapsita)+ tecnica GARE 7-10 GIUGNO

(32)

Dopo le gare Nazionali a Gorizia, l'atleta doveva prepararsi per la coppa del mondo a Varsavia, che la vedevano impegnata dal giorno 29 giugno al giorno 2 luglio.

Per prepararsi al meglio per questa competizione, io e tutto lo staff, abbiamo optato per un programma di allenamento più intensivo del precedente. Così abbiamo sviluppato nuovamente due programmi di allenamento: un programma di forza e uno di prevenzione. Il programma di forza, prevedeva esercizi tipici della pesistica (squat, stacco, girata), adattati alla misura del soggetto. Di fatto per eseguire un corretto squat, ho deciso di utilizzare il TRX. Il TRX è un attrezzo dell'allenamento funzionale, costituito da 2 corde rigide alle quali sono saldate due maniglie. Questo attrezzo quindi, ha permesso all’atleta di fare un squat completo, senza perdere l'equilibrio, cercando anche di controllare al meglio la posizione dell'anca e ginocchio. La corretta esecuzione di uno squat prevede alcune principi di base: la colonna deve rimanere sempre iperestesa (quindi le curve fisiologiche devono sempre rimanere rispettate), le ginocchia devono seguire la direzione dei piedi e quindi devono rimanere extraruotate e l'anca deve rimanere il più possibile libera.

Il soggetto essendo affetto da diplegia in PCI, e avendo subito vari interventi chirurgici a livello degli arti inferiori, non riesce a tener sotto controllo tutti questi elementi; utilizzando il TRX come appoggio, invece riusciva a gestire questi elementi e a rendere più fluida l'esecuzione dello squat. Per quanto riguarda l'esecuzione dello stacco, è risultato più impegnativo e quindi ho fatto alcune varianti. Prima di spiegarli è doveroso descrive la tecnica normale di stacco. Nella pesistica tradizionale, lo stacco si esegue, posizionando il bilanciere a terra, l'atleta porta le tibie a contatto con il bilanciere, la distanza delle mani dovrà essere maggiore della distanza fra le spalle (in modo che polso, gomito e spalla siano su di una stessa linea), la colonna vertebrale dovrà rimane sempre iperestesa. Da questa posizione, l'atleta tramite una forte spinta del piede verso il pavimento e da una contrazione vigorosa dei muscoli flessori dovrà portare il bilanciere all'altezza del bacino. A., per le sue caratteristiche, non poteva eseguire e gestire un gesto simile. Conseguentemente, ho deciso di farle eseguire un mezzo stacco in eccentrico. Così facendo partiva in posizione eretta e doveva portare il bilanciere14 verso il basso, cercando di mantenere la colonna più iperestesa

(33)

possibile. Poco prima di perdere la posizione corretta, doveva ritornare nella posizione di partenza tramite la contrazione dei muscoli flessori. Per quanto riguarda la girata, anche in questo caso, si trattava di un'esercitazione adattata. La girata, utilizzata nella pesistica, è un’esercitazione a carattere prettamente coordinativo, nello specifico si tratta di forza coordinativa. Per eseguire una girata atleta e bilanciere si trovano nella posizione di stacco; una volta finito lo stacco, l'atleta deve flettere le ginocchia (quindi esegue uno squat) e alla fine di questo movimento il bilanciere si deve trovare in appoggio sulle clavicole dell'atleta. A questo punto l'atleta tramite una contrazione esplosiva dei muscoli degli arti inferiori e superiori, deve arrivare in posizione eretta e portare il bilanciere sopra la testa. In questo caso si parla di forza coordinativa, perché eseguire un gesto tecnico così altamente complesso, serve sincronizzare la muscolatura degli arti inferiori, del tronco e degli arti superiori. Anche in questo caso A. eseguiva una girata adattata alle sue esigenze. Partiva da posizione eretta eseguendo uno stacco in eccentrico, per poi eseguire 1/4 di squat, si appoggiava il bilanciere sulle clavicole e quindi ritornava in posizione eretta con il bilanciere sopra la testa (foto 8). Perché fare tutte queste esercitazioni complesse, ad un atleta che gareggia in carrozzina? L'obiettivo di queste tre esercitazioni, non era solo per migliorare la performance fisica, ma per migliorare la qualità di vita. In pratica, lo squat, serviva per riprendere lo schema corporeo di un piegamento sulle gambe, lo stacco in eccentrico per far creare uno stiramento dei muscoli flessori (bicipite femorale, semitendinoso, gracile), la girata per migliorare la capacità di contrazione intermuscolare (ossia contrarre più muscoli contemporaneamente e in maniere sequenziale).

(34)

Per rendere il programma più completo ho deciso di inserire un'esercitazione per il core e due esercitazioni per la parte superiore.

L'esercitazione del core era prevista nel riscaldamento ed era costituita dal gattonamento , tenendo sollevate le ginocchia da terra, mantenendo l'allineamento di bacino, spalle e collo, in modo da attivare la parete addominale. Sempre nella fase di riscaldamento ho inserito le adduzioni e le extrarotazioni con gli elastici, in modo da attivare la muscolatura di spalla.

Per quanto riguarda le esercitazioni di forza per gli arti superiori, ho deciso di scegliere le trazioni e il military press.

Il military press è un esercizio tipico della pesistica tradizionale, e si esegue attraverso il bilanciere. L'atleta è in posizione eretta, con la colonna vertebrale iperestesa e perciò con le sue normali curve fisiologiche, e deve portare il bilanciere sopra la testa. L'attrezzo, nella sua posizione iniziale, si troverà a contatto con le clavicole dell'atleta, il quale con la sola forza delle braccia, si preoccuperà di portare il bilanciere sopra la testa, mantenendo la spalla adesa al tronco. Nel complesso il programma di forza era composto da queste esercitazioni: • Gattonamento • Adduzioni laterali con elastici 3x10 • Extrarotazioni con elastici 3x10 • Squat con trx 4x8 rec 3' (foto 6) • 1/2 stacco con bilanciere 7 kg 4x6 rec 3' (foto 7) • Strappo con manubrio 4 kg 4x6 rec 3' (oppure strappo da seduta con bilanciere 20 kg) • Trazioni 3x4 rec 2' • Military press bilanciere 10 kg 4x8 rec 2'

(35)

Squat trx (foto 6) 1/2 Stacco (foto 7)

(36)

Girata (foto 8)

(37)

A questo lavoro, si alternava un programma di prevenzione, specifico per la spalla e delle esercitazioni specifiche per il core (core training).

Ancora una volta, ho inserito le extarotazioni e le adduzioni con gli elastici, con l'aggiunta dei pendolari di Coodman.

I pendolari di Coodman, sono delle oscillazioni del braccio a favore gravità, eseguite dal soggetto in posizione prona (pancia a contatto del lettino). Durante queste oscillazioni, il soggetto teneva in mano un disco da 2Kg, e questo favoriva la depressione della testa dell'omero15.

Il core training, aveva lo scopo di rafforzare e di stabilizzare la parete addominale16. Di fatto era strutturato attraverso tre esercitazioni a circuito; ovvero tre esercizi messi a sequenza dove il recupero si aveva alla fine dell'ultimo esercizio. Per questa esercitazione, mi sono avvalso ancora una volta del TRX, perché ha permesso di lavorare in sospensione. Infine ho inserito delle esercitazioni, volte al miglioramento della stabilità della scapola. 15 La testa dell'omero, come già detto in precedenza, si articola con la scapola tramite la glena, attraverso il cercine cartilagineo e i tendini dei muscoli della cuffia dei rotatori. Molte volte, può succedere che abbiamo un deficit di questi tendini, e quindi la testa dell'omero tende a salire perché la componente tendinea non riesce a spingere verso il basso (a quest'azione di fatto si oppone il muscolo deltoide che spinge verso l'alto la testa omerale).

I pendolari di Coodman, hanno la funzione di rinforzare e di mobilizzare la testa dell'omero e la sua componente tendinea; impendendo cos' l'impigment fra la testa dell'omero e l'acromion scapolare.

16 La parete addominale, è costituita dai muscoli addominali anterolaterali (retto dell'addome, piramidale,

obliquo esterno, obliquo interno, crematere e trasverso dell'addome) , e posteriori (quadrato dei lombi, psoas e iliaco). Questi muscoli, agiscono in sinergia, in quando sono responsabili della fissione delle curve fisiologiche della colonna vertebrale, e indirettamente sono responsabili anche di una corretta respirazione (in quanto se le curve fisiologiche sono mantenute, il muscolo diaframma non risulta alterato). Per questo motivo ha senso dare il nome di parete addominale, perché questi singoli muscoli devono essere rinforzati contemporaneamente, in modo da non compromettere tutto il sistema posturale.

(38)

Questo programma nel complesso era così strutturato: PROGRAMMA DI PREVENZIONE CORE TRAINING (TRX) • Adduzioni laterali con elastici 4x12 • Extrarotazioni con elastici 4x12 • Pendolari di Codman dischi 2 kg 2x 90" per lato • Pivot con bilanciere 20 kg da seduta 4x6 (per lato) rec 30 sec • Circuit training trx: Over 15" Crunch inversi 15" x5 rec. 90" Mountain climb 15" • Abduzioni da prona con dischi 4kg 2x10 rec.1’+ 4x6 (4” isometria+2) 2kg rec. 1’ 30” • Abduzioni con TRX 4x10 rec 90" Arrivati ad una settimana prima della gara, ho assistito ad una esperienza molto formativa: il ritiro con la nazionale. Questo ritiro si è svolto presso il centro CONI a Tirrenia (località marittima in provincia di Pisa) e in questo contesto, ho potuto conoscere altri atleti paraolimpici, altri preparatori e tecnici della nazionale e fisioterapisti. Per me è stata la prima esperienza nel mondo del paraolimpico; ho potuto apprezzare la forza di volontà di ogni atleta, il clima di rispetto, di solidarietà e di integrazione tipico di questo mondo sportivo. La cosa che più mi ha colpito è stata la forza degli atleti di accettare le loro difficoltà e di superarle, quasi con estrema semplicità. Per tutti questi atleti, fare sport è stata la rivincita più grande che la vita gli abbia posto. L'essenza dello sport, l'essere atleta era emblematico in ogni schermidore presente a quel ritiro; ed è forse questa la cosa che più mi ha colpito in quei 7 giorni di ritiro.

(39)

In questo periodo, A. ha eseguito un programma di forza ma con volumi più bassi, in modo da aumentare la velocità di esecuzione, ed arrivare alla gara nella forma più congeniale. Il programma era così strutturato: PROGRAMMA FORZA SCARICO • Gattonamento • Adduzioni laterali con elastici 3x10 • Extrarotazioni con elastici 3x10 • Pendolari di Codman in scarico 2x 90” (per lato) • Adduzione prona braccia tese 4x8 rec 2’ • Squat trx 4x4 rec 90" • Strappo con manubrio 2 kg 4x4 rec 3' • Stretching: - palline da tennis dietro la scapola - postura a squadra

(40)

In conclusione la programmazione di A.B. dal 12 giugno (fine degli italiani a Gorizia) al 28 giugno (inizio coppa del mondo a Varsavia) è stata la seguente: PROGRAMMAZIONE ALLENAMENTO (12 giugno - 28 giugno) PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 12 GIUGNO - 16 GIUGNO) Lunedi: forza + tecnica Martedì: prevenzione e core training +fisioterapista + tecnica Mercoledì: forza+ fisioterapista + tecnica Giovedì: prevenzione e core training + tecnica Venerdì: forza + tecnica PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 19 GIUGNO - 24 GIUGNO) Lunedi: prevenzione e core training + fisioterapista tecnica Martedì: forza + tecnica Mercoledì: prevenzione e core training + fisioterapista + tecnica Giovedì: forza scarico al CONI Venerdì: forza scarico al CONI Sabato: tecnica al CONI PROGRAMMA ALLENAMENTO (SETTIMANA 26 GIUGNO - 27 GIUGNO) Lunedi: forza scarico + tecnica Martedì: forza scarico + tecnica

(41)

Dopo la coppa del mondo di Varsavia, siamo arrivati alla fine della stagione agonistica.

A questo punto la programmazione di allenamento ha avuto un cambiamento radicale: non si tratta più soltanto di migliorare la performance, ma di migliorare le qualità dei movimenti e quindi di ridurre quei blocchi muscolari che impediscono la corretta biomeccanica.

Un obiettivo arduo e complesso!

Per raggiungere tale obiettivo, è fondamentale (ci stiamo lavorando tutt'ora) l'intervento della fisioterapista.

Si tratta di intervenire sulla mobilità articolare, sull'allungamento della muscolatura (sia analitica che globale), di intervenire sulla sfera senso-motoria, insomma si tratta di un lavoro a 360°.

Per far questo, non possiamo intervenire sul rinforzo muscolare perché potrebbe aumentare la rigidità articolare e le retrazioni muscolari (cose che vogliamo evitare); però senza dimenticarci che A. è un atleta e quindi ha bisogno di forza. Dobbiamo cercare un compromesso che permetta da una parte il miglioramento della performance atletica, dall'altro un miglioramento della qualità di vita del soggetto. Abbiamo considerato un approccio totalmente diverso per raggiungere il nostro scopo. Si è trattato di stimolare al meglio la fascia. La fascia, è un involucro di tessuto connettivo, che si dispone in strati continui in tutto il corpo, formando una rete che sostiene ed organizza muscoli e ossa. Per questo motivo è più opportuno definire questo sistema come sistema miofasciale, perché non vi è racchiuso soltanto il tessuto connettivo, ma in esso vi è anche il sistema muscolare e quello scheletrico. Di fatto quindi il sistema miofasciale è il principale responsabile del mantenimento della postura, sopportando e organizzando l'azione delle ossa e dei muscoli. Va sottolineato che il sistema fasciale non ha soluzioni di continuità ed è quindi l’unico elemento anatomico che mette in contatto (ed in comunicazione) tutti gli organi ed apparati del nostro corpo. Per spiegare il motivo del nostro intervento sulla stimolazione fasciale, è doveroso specificare un punto focale: la presenza di alterazioni morfostrutturali e/o recettoriali (alterazione del piede, del bacino, dell'anca ecc.) possono alterale la postura dell'individuo, e quindi creare delle disfunzioni all'interno del sistema miofasciale (ricordo che postura e sistema miofasciale sono direttamente implicati fra loro).

Riferimenti

Documenti correlati

Ovvero la probabilità che nella centesima “estrazione” il numero N continui a Ovvero la probabilità che nella centesima “estrazione” il numero N continui a non essere estratto,

• Occasionalmente verranno proiettate a lezione diapositive (come questa) come integrazione di. quanto scritto

™Una display list e’ una sequenza di comandi opengl che viene memorizzata sulla memoria della scheda grafica per poter poi essere nuovamente eseguita rapidamente. ™Ogni display

™Una display list e’ una sequenza di comandi opengl che viene memorizzata sulla memoria della scheda grafica per poter poi essere nuovamente eseguita rapidamente. ™Ogni display

Se il punto all’istante iniziale è fermo, determinare l’altezza h da cui deve scendere affinché, dopo aver urtato la molla, possa toccare la parete del vincolo con velocità

Supponendo di trascurare le perdite di calore nel calorimetro e nell'ambiente, quale sarà lo stato del sistema all'equilibrio?. Si mettono 4 cubetti di ghiaccio a 0°C da 20g

I piloti di Formula 1 devono essere dotati di coraggio, concentrazione e autocontrollo, ma anche di elevata velocità di movimenti, forza nelle braccia e nel collo, resistenza

Il corso affronterà il tema della forza in fisioterapia illustrandone l’anatomo-fisiologia e i fattori maggiormente determinanti, l’importanza della forza muscolare