Dipartimento di Scienze Veterinarie
Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria
“Valutazione ecografica dei dotti deferenti nel cane”
Candidato: Martina Tarabella
Relatore: Prof.ssa Simonetta Citi
Correlatore: Prof.ssa Alessandra Rota
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INDICE
RIASSUNTO/ABSTRACT pag.5PARTE GENERALE
INTRODUZIONE pag.6
CAPITOLO 1: Anatomia dei dotti deferenti e delle strutture ad esso connesse pag.8
1.1 Dotti deferenti pag.8
1.2 Struttura pag.10
1.3 Vasi e nervi pag.10
1.4 Epididimo pag.11
1.5 Funicolo spermatico pag.13
1.6 Testicolo pag.14
1.7 Prostata pag.17
CAPITOLO 2: Patologie dell’epididimo e delle strutture connesse pag.19
2.1 Patologie dell’epididimo pag.19
2.1.1 Patologie congenite pag.19
2.1.1.1 Melanosi pag.19
2.1.1.2 Aplasia segmentale dell’epididimo pag.19
2.1.1.3 Spermatocele. Granuloma spermatico pag.20
2.1.2 Patologie acquisite pag.20
2.1.2.1 Adenomiosi pag.20
2.1.2.2 Epididimite pag.20
2.2 Patologie del funicolo spermatico e dei dotti deferenti pag.21
2.2.1 Torsione pag.22
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2.2.3 Varicocele pag.23
2.2.4 Funicoliti e deferentiti pag.23
2.2.5 Tumori pag.23
CAPITOLO 3: Review della letteratura pag.24
PARTE SPERIMENTALE
INTRODUZIONE pag.30
CAPITOLO 4: Materiali e metodi pag.31
4.1 Criteri di inclusione pag.31
4.2 Esame ecografico pag.32
CAPITOLO 5: Risultati pag.36
5.1 Descrizione dei dotti deferenti pag.39
CAPITOLO 6: Discussione pag.43
CAPITOLO 7: Conclusioni pag.45
Bibliografia pag.46
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RIASSUNTO
L’ecografia è il metodo di diagnostica per immagini di elezione per la valutazione dell’apparato riproduttore maschile. L'obbiettivo del presente studio è descrivere i rilievi ecografici dei dotti deferenti riscontrati in una serie di cani affetti da patologie a livello dell’apparato genitale e valutare la possibile correlazione tra patologia e alterazione di quest’ ultimi. Nel nostro studio sono stati inclusi un totale di 20 cani di età compresa tra 4 e 14 anni su cui l’esame ecografico è stato eseguito tramite una sonda ecografica lineare ad alta frequenza (12 MHz). In seguito all’ecografia, i soggetti sono stati suddivisi in due gruppi: soggetti sani, utilizzati come gruppo di controllo, e soggetti patologici. Durante l’esame ecografico, sono stati presi in considerazione parametri quali: visualizzazione dei tratti sia intra- addominale che extra-addominale, dimensione del lume, contenuto (anecogeno/corpuscolato), reattività dei tessuti circostanti. Nei soggetti sani i valori ottenuti sono risultati in accordo con quanto riportato in anatomia mentre nei soggetti patologici il lume dei dotti deferenti risulta aumentato o ai limiti superiori. I risultati del presente studio indicano quindi l ’efficacia dell’esame ecografico per la valutazione dei dotti deferenti nel cane.
Parole chiavi: ecografia, dotti deferenti, cane.
ABSTRACT
Ultrasonography is the diagnostic method for images of choice for the evaluation of the male reproductive system. The objective of the present study is to describe the ultrasound findings of the deferent ducts found in a series of dogs affected by pathologies at the level of the genital apparatus and to evaluate the possible correlation between pathology and alteration of the latter. A total of 20 dogs aged 4 to 14 years were included in our study on which the ultrasound examination was performed using a high frequency linear ultrasound probe (12 MHz). Following the ultrasound, the subjects were divided into two groups: healthy subjects, used as a control group, and pathological subjects. During the ultrasound examination, parameters such as: displaying both intra-abdominal and extra-abdominal strokes, lumen size, content (anecogen \ corpusculate), reactivity of surrounding tissues were taken into consideration. In healthy subjects the values obtained were in agreement with what is reported in anatomy, while in pathological subjects the lumen of the deferent ducts is increased or at the upper limits. The results of the present study therefore indicate the efficacy of the ultrasound examination for the evaluation of the vas deferens in dogs.
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PARTE GENERALE
INTRODUZIONE
L’ecografia rappresenta sicuramente la metodica di diagnostica per immagini di prima scelta per la valutazione degli organi dell’apparato riproduttore maschile, sia in medicina umana che veterinaria.
I disturbi a carico dell’apparato riproduttore maschile nel cane, per quanto meno pericolosi rispetto a quello femminile, rappresentano un aspetto importante nell’ambito della patologia della riproduzione veterinaria. Gli organi maggiormente interessati risultano essere la prostata e i testicoli e solo raramente le strutture annesse.
I dotti deferenti sono una continuazione dell’epididimo; essi sono accolti all’ intero del funicolo spermatico, una struttura di forma conica collocata nella loggia testicolare e nel canale inguinale.
Tra le poche alterazioni che interessano i dotti deferenti nel cane, troviamo sia anomalie congenite come granuloma spermatico che acquisite come processi infiammatori.
In medicina umana lo studio ecografico convenzionale B-mode, viene impiegato quotidianamente e sono stati pubblicati diversi studi che valutano i dotti deferenti. Al contrario, gli studi presenti su questo argomento in medicina veterinaria sono pochi ed in particolar modo nel cane sono un numero esiguo e non si occupano principalmente della valutazione dei dotti deferenti.
La diagnosi delle patologie a livello dell’apparato riproduttore maschile viene eseguita partendo dall’osservazione e dalla palpazione dei testicoli per verificare l’eventuale crescita anomala e la presenza di masse o noduli. Tuttavia, la sola visita clinica non ci permette di ottenere una diagnosi certa, per cui è necessario ricorrere ad indagini più approfondite come l’ecografia.
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Lo studio dell’apparato genitale, generalmente eseguito di routine durante un esame ecografico addominale, permette di individuare alterazioni dei dotti deferenti e delle strutture connesse, difficili da riconoscere con una semplice visita clinica.
Il presente lavoro quindi ha come scopo quello di valutare i dotti deferenti in un confronto tra cani sani, esenti da alterazioni a livello dell’apparato riproduttore, e cani affetti da patologie a carico di tale apparato.
Tratteremo quindi, in una prima parte generale, l’anatomia dei dotti deferenti e delle strutture ad esso connesse, le sue principali patologie e la letteratura.
Nella successiva parte sperimentale descriveremo i principi dell’ecografia convenzionale (B-mode) e il lavoro svolto su una casistica clinica di 20 soggetti presso l’Ospedale Veterinario Didattico “Mario Modenato”.
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CAPITOLO 1
ANATOMIA DEI DOTTI DEFERENTI E DELLE STRUTTURE AD ESSO CONNESSE
Gli organi genitali maschili canini sono costituiti dallo scroto, testicoli, epididimi, dotti deferenti, cordone spermatico, ghiandola prostatica, pene e uretra1.
1.1 Dotto deferente
Il dotto deferente è la continuazione del dotto dell'epididimo1.
Esso risale la borsa scrotale e il canale inguinale e poi, penetrato in cavità addominale, raggiunge la cavità pelvica e l’uretra pelvica nella quale sbocca2.
Inizia a livello della coda dell'epididimo, passa cranialmente lungo il bordo dorso-mediale del testicolo, continua dorsalmente nel cordone spermatico ed entra nella cavità addominale attraverso il canale inguinale1.
Correndo in una piega del peritoneo, il meso del dotto deferente, attraversa il ventre verso l'uretere fino al legamento laterale della vescica e penetra nella prostata per
aprirsi nell'uretra pelvica, lateralmente al collicolo seminale1.
In un cane di 25 chili, il dotto differisce in media da 17 a 18 cm di lunghezza e 1,6 a 3 mm di diametro1.
All'estremità dell'epididimo il condotto presenta un tragitto leggermente tortuoso, ma si raddrizza lungo il corso a livello della superficie mediale del testicolo1.
Nel dotto deferente si distinguono tre porzioni: • vaginale
• addominale • pelvica
La porzione vaginale comprende il tratto posto tra la coda dell’epididimo e l’ostio vaginale. Subito dopo il suo inizio, il dotto deferente piega in avanti e in posizione mediale si porta fino alla testa dell’epididimo; qui si orienta verso l’alto e risale il
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funicolo spermatico, ove è collocato posteriormente al fascio vascolo-nervoso, compreso in una plica della tonaca vaginale viscerale, il meso del dotto deferente3.
La porzione addominale continua la precedente e curva ad arco all’indietro per impegnarsi nella piega urogenitale che provvede ad ancorarlo alla parete addominale e a quella del bacino3.
La porzione pelvica, compresa nella piega urogenitale, si sposta medialmente, incrocia in basso il corrispondente uretere e assume rapporti con il corpo della vescica. La porzione terminale del dotto deferente si amplia nell’ampolla deferenziale, poco sviluppata nel cane, che, procedendo verso il collo della vescica, si accosta alla controlaterale, cui è connessa dalla plica interdeferenziale3.
Oltre l’ampolla, il deferente si restringe a circa 2 cm prima di penetrare nella ghiandola, entra in rapporto con la prostata, percorre obliquamente la parete dell’uretra e sbocca su un piccolo rilievo, l’ostio eiaculatorio, lateralmente al collicolo seminale3. (Fig 1.1 )
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1.2 Struttura:
La parete del dotto deferente è ispessita e costituita, a partire dall’esterno, dalle tonache avventizia, muscolare e mucosa3. (Fig 1.2)
L’avventizia è relativamente spessa e costituita da connettivo ricco di fibre elastiche ma anche fibre muscolari lisce e vasi sanguigni. All’esterno, è in stretta connessione con la lamina sierosa che riveste l’organo per buona parte della sua lunghezza. La tonaca muscolare è spessa e composta da tre piani di fibre che sono disposte longitudinalmente negli strati interno ed esterno e circolarmente in quello medio. In molti punti, il muscolo forma una serie di spirali ad anse più o meno strette3.
Generalmente vengono riconosciuti tre strati di muscoli lisci:
• uno esterno • uno longitudinale interno • uno medio circolare.
La mucosa è costituita da epitelio semplice o pseudostratificato1.
Essa si solleva in pliche longitudinali che conferiscono al lume del dotto, un aspetto stellato in sezione. Tali pliche divengono alte e ramificate nell’ampolla deferenziale. La lamina propria è spessa, ricca di fibre elastiche e connessa in profondità con una sottile sottomucosa3.
Nella mucosa della parte terminale del deferente si trova un buon numero di ghiandole tubulo alveolari irregolarmente ramificate e flessuose3.
1.3 Vasi e nervi:
L'arteria del dotto deferente è un ramo dell'arteria prostatica, che a sua volta deriva dal pudendo interno. Accompagna il dotto deferente all'epididimo e fornisce sangue. La vena del dotto deferente decorre nel cavo spermatico con il dotto deferente e si svuota nella vena iliaca interna. I linfatici drenano nei linfonodi iliaci ipogastrici e mediali1.
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I nervi al dotto deferente sono autonomi, derivanti dal plesso pelvici. I nervi ipogastrici (simpatici), attraverso i plessi pelvici, forniscono la parte pelvica del dotto deferente. Si ritiene che gli assoni parasimpatici siano distribuiti attraverso il plesso pelvico solo all'epididimo e alla muscolatura del dotto deferente1.
Fig 1.2 Deferente di cane. (Colorazione Mallory Azan). Il condotto deferente (D) parte dalla coda dell’epididimo e termina nel condotto eiaculatore. Ha una parete assai spessa formata dalle tonache mucosa, muscolare ed avventizia. Alla periferia sono visibili i vasi deferenziali (vd). Nell’immagine è evidenziato anche il plesso pampiniforme (pp) in cui si scaricano le vene del deferente ed una sezione dell’arteria testicolare (o spermatica interna) (at). (da: www.medicinapertutti.it/argomento/struttura-del-canale-o-dotto-deferente/)
1.4 Epididimo
L’epididimo è un organo formato da un lungo dotto, molto ripiegato su sè stesso, che decorre sul margine epididimale del testicolo con il quale è reso solidale attraverso due legamenti che si trovano rispettivamente nella sua porzione craniale: legamento della testa dell'epididimo e caudale: legamento proprio del testicolo2.
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Nell’epididimo si distinguono, procedendo in senso cranio-caudale, le regioni della testa, del corpo e della coda (Fig 1.3). La testa dell’epididimo (caput), leggermente arrotondata e schiacciata, si spinge sull’estremità craniale del testicolo, dalla quale riceve i canalicoli efferenti che confluiscono nel dotto dell’epididimo3.
Il corpo dell’epididimo (corpus) ha una forma cilindrica appena schiacciata lateralmente; è libero rispetto al testicolo, contro il quale è semplicemente appoggiato. Mediante un breve freno sieroso, il mesoepididimo, si attacca sulla faccia laterale del mesorchio, a breve distanza dal testicolo2.
Infine, la coda dell’epididimo (cauda) è la componente più caudale dell’organo, maggiormente distaccata dal margine superiore del testicolo e ben visibile; essa si continua, con un angolo acuto, con il dotto deferente3.
L’epididimo, come il vicino testicolo, è avvolto dal foglietto viscerale della tonaca vaginale e dalla tonaca albuginea, la quale invia setti profondi che, a livello della testa, delimitano tre-quattro piccoli lobuli. In ciascun lobulo terminano i canalicoli efferenti che, attraverso successive confluenze anastomosi, si continuano nel costituente principale dell’organo, il dotto dell’epididimo3.
Le varie regioni dell’epididimo sono formate, perciò, dai ripiegamenti ad ansa di tale dotto, che a livello della coda si continua senza limiti nel dotto deferenti4.
Nella struttura del dotto dell’epididimo, procedendo dall’esterno verso l’interno, si riconoscono tre strati:
• la tonaca avventizia, costituita da tessuto connettivo lasso
• la tonaca muscolare, che forma un rivestimento continuo di fibre muscolari lisce orientate circolarmente
• la tonaca mucosa con epitelio cilindrico pseudo-stratificato e fibre elastiche3.
L'epididimo svolge un ruolo importante nella maturazione degli spermatozoi, che acquistano la motilità e la capacità di fecondare mentre lo attraversano. Il segmento iniziale dell’organo, composto dall'epitelio dei canalicoli efferenti derivanti dal
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testicolo e parte della testa, è coinvolto nel riassorbimento della maggior parte del liquido e dei soluti provenienti dal testicolo ed inoltre secerne alcune componenti importanti per la sopravvivenza delle cellule germinali maschili4.
La coda dell’epididimo e la parte prossimale del dotto sono invece deputate all’ immagazzinamento degli spermatozoi fertili4.
Figura 1.3: Rappresentazione schematica di un testicolo sezionato che mostra i tubuli seminiferi e i sistemi di dotti. L’epididimo è stato separato dal testicolo per mostrare i dotti che connettono questi due organi. (Da: Pelagalli-Botte, 1999)
1.5 Funicolo spermatico
È una struttura di forma conica, collocata nella loggia testicolare e nel canale inguinale, che accoglie il dotto deferente, vasi sanguigni e linfatici, nervi e muscolo cremastere interno. Con la sua base, il funicolo spermatico è in rapporto con il testicolo e l’epididimo e contribuisce a mantenerli sospesi nello scroto. L’apice viene a trovarsi a livello dell’ostio vaginale del canale inguinale3.
Al suo interno si distinguono due parti parallele ed ineguali: il cono vascolare ed il dotto deferente, entrambi rivestiti dalla vaginale viscerale che ne forma la sierosa. Il cono vascolare è sostenuto dal margine libero del mesorchio ed è formato dalle flessuosità dall'arteria testicolare, via via più numerose e serrate man a mano che ci si
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avvicina al testicolo. Il decorso tortuoso dell’arteria testicolare si aggroviglia con le vene del plesso pampiniforme, le quali drenano la gonade e formano le radici della vena testicolare. Nel cono vascolare decorrono inoltre i vasi linfatici ed i nervi del testicolo e dell'epididimo; la sua estremità distale passa medialmente alla testa dell'epididimo per portarsi a ricoprire l'estremità capitata del testicolo, sulla quale si inserisce2.
1.6 Testicolo
Il testicolo è un organo pari, di forma e volume caratteristici di ciascuna specie2. ( Fig
1.4)
Nel cane si presenta di forma ovoidale e globosa, leggermente compresso in senso dorsoventrale. Le dimensioni dell’organo variano in funzione della razza dell’animale. In un soggetto di taglia media, l’organo ha una lunghezza di circa 3-4 cm e una larghezza di 3 cm; il peso unitario, dopo rimozione dei vasi e dell’epididimo, varia dai 7-8 grammi in animali di circa 12 kg ai 20 grammi in cani di circa 30 kg. Solitamente, nell’adulto, il peso complessivo dei testicoli rapportato a quello del totale del corpo è intorno a 1/1000 nel cane2.
In posizione normale, il testicolo del cane è localizzato a livello della regione perineale bassa ed è disposto obliquamente, con l’asse maggiore in direzione dorso-caudale. Il testicolo sinistro è, solitamente, situato un po’ ventro-caudalmente rispetto al destro. Alcuni legamenti e la continuità con l’epididimo e il funicolo spermatico, contribuiscono a garantire stabilità al testicolo e a mantenerlo nella sua sede fisiologica. Il legamento testicolare proprio connette l’estremità caudale del testicolo alla coda dell’epididimo, mentre il legamento della coda dell’epididimo fissa quest’ultima alla tonaca vaginale; infine, il legamento scrotale si pone tra il dartos e la coda dell’epididimo2.
Nel testicolo si distinguono una faccia laterale ed una faccia mediale che appaiono lisce e convesse e che, attraverso la sierosa e l'albuginea, lasciano trasparire numerosi vasi
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tortuosi di notevole calibro; un margine libero, convesso e liscio in rapporto con il fondo della loggia testicolare ed un margine epididimale, che riceve l'inserzione del mesorchio ed è sormontato dall'epididimo, cui lo vincolano i canalicoli efferenti e il rivestimento vaginale3.
Infine distinguiamo anche un'estremità capitata, posta antero inferiormente, in continuità strutturale con la testa dell'epididimo, che riceve medialmente a quest'ultima l'inserzione del cono vascolare del funicolo spermatico; ed un'estremità caudata, al polo opposto, in rapporto con la coda dell'epididimo alla quale è unita mediante un breve legamento proprio del testicolo2.
Il testicolo, insieme all’epididimo e al funicolo spermatico, è accolto nel sacco scrotale, nell’ambito della loggia testicolare. Queste strutture sono dotate di un rivestimento sieroso rappresentato dal peritoneo testicolare, che corrisponde al foglietto viscerale della tonaca vaginale; al di sotto di questo troviamo la tonaca albuginea, una robusta lamina fibrosa e biancastra nella quale sono presenti numerosi canalicoli flessuosi e di diametro vario in cui decorrono i vasi. L'albuginea è costituita principalmente da fibre collagene, alle quali si mescolano alcune fibre elastiche e fibrociti appiattiti ed irregolari. Dalla faccia profonda dell'albuginea si dipartono dei setti che dividono il parenchima testicolare in lobuli e che convergono radialmente formando il mediastino testicolare, un asse di connettivo meno denso che decorre longitudinalmente attraverso il centro dell’organo. Il mediastino testicolare accoglie, oltre a numerosi vasi, una rete di condotti escretori anastomizzati che prende il nome di rete testis e che riunisce i tubuli retti provenienti dai lobuli e si continua nei canalicoli efferenti che penetrano nella testa dell'epididimo2.
Il parenchima testicolare è diviso in lobuli (200-300/testicolo) all’interno dei quali si trovano gli elementi caratteristici della gonade maschile: i tubuli seminiferi ed il tessuto ghiandolare interstiziale3.
I tubuli seminiferi (da 1 a 20 in ogni loggia testicolare) originano a fondo cieco alla periferia del lobulo e appaiono, nel loro tratto inziale, fortemente ripiegati, tant’è che prendono il nome di tubuli contorti, per poi portarsi verso il mediastino, in prossimità
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del quale assumono andamento rettilineo (tubuli retti). I tubuli retti, come già detto, si collegano rete testis dando origine alle vie d'escrezione dello sperma2.
I tubuli seminiferi sono rivestiti da un epitelio stratificato, l’epitelio seminifero, e da una membrana basale. Speciali elementi mioepitelioidi si dispongono in uno o più strati intorno al tubulo e concorrono, con la loro contrazione, a spingere il prodotto dei tubuli nelle prime vie genitali. L’epitelio seminifero o epitelio germinativo comprende le cellule di sostegno (o del Sertoli) e le cellule germinali. Le cellule del Sertoli, di forma pressochè triangolare, possiedono un grosso nucleo basale fornito di un voluminoso nucleolo. Nel loro citoplasma si evidenzia un reticolo liscio, microtubuli, mitocondri e un ridotto apparato di Golgi. Esse poggiano con base slargata sulla lamina basale e si spingono nel lume del tubulo seminifero. Distribuite piuttosto uniformemente lungo il tubulo, stabiliscono complicati contatti tra loro e con gli elementi germinali3.
Cellule del Sertoli contigue sono collegate da speciali giunzioni (giunzioni serrate) e concorrono a formare la barriera emato-testicolare, una struttura la cui funzione principale è quella di creare due distretti ermeticamente distinti all’interno dell’epitelio germinativo; Il primo, basale e più esterno, accoglie gli elementi più immaturi (spermatogoni e spermatociti primari) che proliferano mitoticamente; mentre nel secondo, più interno, troviamo gli spermatociti secondari o spermatidi che hanno iniziato il processo meiotico. Le cellule del sertoli hanno, probabilmente, anche una funzione endocrina, mediante la secrezione di una piccola quantità di ormoni estrogeni2.
Lo stroma peritubulare è rappresentato da una limitata quantità di connettivo lasso posto tra le anse dei tubuli seminiferi che stabilisce rapporti con le componenti più periferiche di questi e con i setti fibrosi. È un supporto per i vasi sanguigni e linfatici e per le fibre nervose. Oltre le tipiche cellule del connettivo, nello stoma si trovano gruppi di cellule interstiziali o cellule di Leydig a funzione endocrina. Queste cellule hanno, in genere, forma poliedrica e diametro di 20-25 nm. Nel loro citoplasma abbondano delle gocciole lipidiche e il colesterolo. Al microscopio elettronico, vi si evidenzia un reticolo endoplasmatico liscio e mitocondri a creste tubulari, caratteri
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distintivi degli elementi produttori di ormoni steroidei. Le cellule di Leydig sono, infatti, deputate alla sintesi di androgeni e più in particolare di testosterone3.
I canalicoli efferenti sono posti tra il testicolo e la testa dell’epididimo; in numero di 620, originano rettilinei dalla rete testis, sull’estremità craniale del testicolo, ne attraversano l’albuginea e, procedendo verso l’epididimo, assumono l’andamento distrette spirali, denominate coni vascolari. Sono rivestiti da un epitelio pseudostratificato che poggia su una lamina propria e, quindi, su una componente connettivale in cui si trovano fibre muscolari lisce. Nell’epitelio abbondano cellule secernenti e ciglia vibratili che favoriscono il progresso degli spermatozoi verso l’epididimo3.
Figura 1.4: Rappresentazione dei testicoli. A: Vista laterale del testicolo destro. B: Vista mediale del testicolo sinistro. (Da: Miller M.E, 2013)
1.7 Prostata
La ghiandola prostatica avvolge completamente la porzione prossimale dell’uretra pelvica. È l'unica ghiandola sessuale accessoria presente nel cane maschio1.
La prostata si sviluppa da una serie di gemme simmetriche dell'uretra pelvica che compaiono approssimativamente alla sesta settimana di gestazione. Le dimensioni e il
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peso della prostata variano a seconda dell'età, della razza e del peso corporeo del cane1.
Nella maggior parte dei cani, l'ingrossamento progressivo si verifica con l'età. La prostata è delimitata dorsalmente dal retto e ventralmente dalla sinfisi pubica e dalla parete addominale ventrale. La prostata si trova interamente all'interno della cavità addominale fino a quando il residuo uracale si rompe a circa 2 mesi di età. Da quel momento fino alla maturità sessuale la ghiandola è confinata nella cavità pelvica. Con la maturità sessuale aumenta di dimensioni e si estende cranialmente. All'età di 4 anni più della metà della ghiandola è addominale, e a 10 anni l'intera ghiandola si trova nell'addome1.
La prostata è androgeno-dipendente, e la castrazione a qualsiasi età si traduce in una marcata riduzione delle dimensioni ghiandolari. Un setto mediano prominente divide la ghiandola in lobi destra e sinistra. Ogni lobo è ulteriormente suddiviso in lobuli da trabecole capsulari. I lobuli sono costituiti da numerose ghiandole tubulo-alveolari composte rivestite da epitelio colonnare. I condotti di queste ghiandole entrano nell'uretra lungo la sua circonferenza. La capsula della prostata è relativamente spessa. Fibre muscolari lisce si trovano in tutta la capsula e le fibre muscolari dalla parete della vescica urinaria si estendono sulla superficie dorsale della capsula1.
I due dotti deferenti entrano nella superficie cranio-dorsale della prostata. Si trovano adiacenti l'uno all'altro, uno su ciascun lato del piano mediano. Corrono caudo-ventralmente attraverso la parte dorsale della ghiandola per aprirsi nell'uretra da due fessure su ciascun lato del collicolo seminale. Quest'ultima è una piccola eminenza rotonda al centro della cresta uretrale, che è una breve piega longitudinale sulla parete dorsale della parte prostatica dell'uretra pelvica. La porzione distale del dotto deferente che penetra nell'uretra viene chiamata ampolla del dotto deferente a causa del suo allargamento risultante dalla presenza di ghiandole della mucosa. Nel cane questa ampolla è molto piccola e difficile da riconoscere1.
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CAPITOLO 2
PATOLOGIE DELL’ EPIDIDIMO E DELLE STRUTTURE CONNESSE 2.1 PATOLOGIE DELL’ EPIDIDIMO
L’epididimo è composto dal dotto o canale dell’epididimo e da 8-25 duttuli o canalicoli efferenti, convoluti a gomitolo, che formano nel complesso la testa dell’epididimo e lo connettono alla rete testis, ricco sistema di canali. Le patologie dell’epididimo si dividono in congenite e acquisite5.
2.1.1 PATOLOGIE CONGENITE 2.1.1.1 Melanosi
E ’segnalata con manifestazione mono o bilaterale nel bovino e nell’ovino in giovane età. L’ incidenza di questa pigmentazione decresce con l’aumentare dell’età5.
2.1.1.2 Aplasia segmentale dell’epididimo
L’aplasia segmentale dell’epididimo si verifica nel bovino dove viene messa in relazione ad un gene autosomico recessivo negli ovicaprini e nel cane. Solitamente l’aplasia è uni-laterale e coinvolge corpo e coda dell’epididimo e, in un terzo dei casi, le vescicole seminali5.
In seguito, nella pubertà all’ aplasia consegue la stasi dello sperma e l’aumento della pressione con la formazione di uno spermatocele con degenerazione testicolare, la cui gravità è proporzionale alla vicinanza del segmento con aplasia. In tutte le specie son state riscontrate cisti congenite, prive di significato clinico. Sono considerate dilatazioni cistiche di residui dei tubuli mesonefrici5.
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2.1.1.3 Spermatocele. Granuloma spermatico
Lo spermatocele è una dilatazione cistica dell’epididimo che si verifica per effetto di un ostruzione dell’epididimo come difetto congenito o come esito di un processo infettivo. Macroscopicamente il fenomeno principale è un ingrossamento della testa dell’epididimo meno frequente, del corpo e della coda5.È un processo infiammatorio
dovuto agli spermatozoi fuoriusciti dai tubuli seminiferi; inizialmente essa colpisce la regione dei duttuli efferenti, poi si diffonde fino a coinvolgere la testa dell’epididimo. Tutti i canalicoli efferenti dovrebbero collegarsi alla testa dell’epididimo ma in alcuni casi può succedere che la connessione con il singolo dotto epididimale non si realizzi correttamente, creando quindi dei dotti efferenti a fondo cieco. Questi al momento della pubertà si riempiono di spermatozoi con conseguente spermiostasi che può portare alla comparsa di spermatocele e granulomi spermatici responsabili, con il tempo, di infertilità da ostruzione. Raramente lo sviluppo di questi granulomi può essere acquisito ma durante procedure come ago aspirato o biopsia è possibile che si formi6.
2.1.2 PATOLOGIE ACQUISITE 2.1.2.1 Adenomiosi
Adenomiosi dell’epididimo è l’invasione delle fasce di cellule muscolari che circondano il canale dell’epididimo da parte dell’epitelio di rivestimento. La WHO-IHCTDA (1998) la considera una lesione simil-tumorale. Si verica in cani con tumore delle cellule del sertoli oppure in cani sottoposti a trattamento con estrogeni5.
2.1.2.2 Epididimite
Patologia infiammatoria a carico dell’epididimo. In molte specie l’epididimite è più frequente dell’orchite, ma i due processi flogistici spesso coesistono e si accompagnano all’infiammazione delle ghiandole accessorie. L’epididimite esordisce con edema e, con l’evolversi del processo, si formano ascessi, talvolta con perforazione
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della parete, granulomi spermatici, fibrosi, periorchite e peritonite. l’epididimite infettiva è dovuta agli stessi microorganismi che causano orchite colpisce in primis la coda dell’epididimo5.
L’epididimite colpisce soprattutto cani adulti ed ha un’eziologia batterica. I principali agenti responsabili sono, infatti, batteri Gram negativi come E.coli o Brucella Canis ma anche Mycoplasma, Erlichia, Blastomyces e Rickettsia rickettsii, che colonizzano per via ascendente7.
Tale patologia colpisce in genere la coda dell’organo ma, essendo esso costituito da un unico dotto spiraliforme, qualsiasi lesione lungo il suo decorso può potenzialmente ostruire il deflusso degli spermatozoi ed essere la causa predisponente per la formazione di granulomi spermatici che si riscontrano soprattutto a livello della testa6.
Le epididimiti possono essere focali, multifocali o diffuse, oltre che unilaterali o bilaterali. Nelle infiammazioni acute lo scroto appare dolente e pastoso e l’organo si presenta soffice e rigonfio; nelle forme croniche è, invece, compatto e ispessito a causa della deposizione di tessuto fibroso e può presentare aree nodulari a causa della distensione di segmenti del dotto e della presenza di granulomi spermatici. Nel lume del canale epididimale si riscontra la presenza di infiltrato infiammatorio di tipo misto con neutrofili, macrofagi, cellule epiteliali desquamate, spermatozoi intatti e frammentati6.
2.2 PATOLOGIE DEL FUNICOLO SPERMATICO E DEI DOTTI DEFERENTI
Il funicolo spermatico o cordone testicolare è composto di tutte le strutture che il testicolo trascina con sé nella sua discesa nello scroto, attraverso il canale inguinale, strutture che nell’adulto, fissate al polo caudale del testicolo, attraversano il canale inguinale e si separano. Il funicolo spermatico risulta pertanto costituito dal deferente dall’ arteria genitale interna ed esterna, dai plessi venosi pampiniformi che si continuano nelle vene spermatiche, da numerosi linfatici e dal plesso nervoso spermatico5.
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Tra le alterazioni del funicolo spermatico e dotto deferente troviamo:
2.2.1 Torsione
Spesso in medicina veterinaria la torsione del funicolo spermatico è diagnosticata come torsione del testicolo, alla quale si accompagna. Il termine è pero in proprio, in quanto la lesione origina dal funicolo spermatico5.
L’incidenza maggiore è nel cane e nello stallone soprattutto in soggetti criptorchidi, per allungamento dei legamenti del testicolo ed epididimo. Epididimo e testicolo che abbiano subito una rotazione appaiono aumentati di volume, inizialmente dolenti, pulsanti e circondati da edema siero-emorragico. La torsione impedisce la normale irrorazione sanguigna del testicolo, che può di conseguenza andare incontro a necrosi5.
Quando il testicolo ruota attorno al suo asse longitudinale si parla di torsione testicolare. Tale rotazione va dai 180 ai 360° e può riguardare sia i testicoli scrotali, sia quelli ritenuti, soprattutto se neoplastici. Con la torsione del testicolo si ha, di conseguenza, la torsione del funicolo spermatico che può impedire il flusso ematico e causare necrosi testicolare. In caso di torsione del testicolo disceso nello scroto l’animale mostra dolore acuto, rigonfiamento dello scroto e riluttanza a camminare. Alla palpazione il testicolo coinvolto appare sodo ed edematoso per infarcimento emorragico. Quando invece si ha la torsione del testicolo ritenuto in addome, oltre al dolore addominale acuto, possono comparire letargia, inappetenza, vomito, febbre e shock. Questa patologia spesso richiede di intervenire chirurgicamente in emergenza per l’esecuzione di un’orchiectomia8.
2.2.2 Cisti testicolari
Le cisti possono formarsi sia a livello dei tubuli seminiferi che della rete testis. Esse possono causare masse od ostruzioni al deflusso dello sperma7.
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2.2.3 Varicocele
È la dilatazione localizzata della vena spermatica all’interno del plesso pampiniforme con conseguente aumento di volume non dolente del funicolo spermatico; raro nel cane8. Talvolta questi vasi trombizzati e dilatati possono interferire con la capacità del
testicolo di sollevarsi e mantenere la normale termoregolazione. Sembra che ciò interferisca con la fertilità limitando la motilità spermatica, aumentando la quota di spermatozoi immaturi nel seme e inducendo fenomeni degenerativi a carico del testicolo6.
2.2.4 Funicoliti e deferentiti
I processi infiammatori del funicolo o cordone spermatico e del dotto deferente sono rispettivamente denominate funicoliti e deferentiti. Sono rilevabili soprattutto forma croniche: funicoliti apostematose, sclerosanti, e fistolose5.
Le funicoliti si sviluppano per lo più a seguito di castrazione, soprattutto a causa di infezioni da streptococco o stafilococco, che comportano la comparsa di lesioni apostematose o pio-granulomatose. Le deferentiti sono distinguibili in specifiche e aspecifiche acute e croniche. causano stenosi, con conseguente stasi spermatica temporanea o duratura dell’epididimo. Nel toro e ne verro è nota soprattutto la deferentite tubercolare, associata spesso alla tubercolosi dell’epididimo5.
2.2.5 Tumori
Le forme primitive sono generalmente rare e solitamente di natura sarcomatosa, con metastasi ai linfonodi regionali. Più frequentemente si può osservare il coinvolgimento delle strutture in esame per estensione di neoplasie al testicolo5.
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CAPITOLO 3
REVIEW DELLA LETTERATURA
In medicina veterinaria la valutazione ecografica dei dotti deferenti non è mai stata descritta, per questo motivo ci rifacciamo alla medicina umana in cui la valutazione dei dotti deferenti riguarda principalmente l’infertilità.
Sebbene la valutazione ecografica dei dotti deferenti sia una metodica difficile, soprattutto nel tratto intraddominale per la riduzione del diametro del lume, è stato possibile valutare questo tratto nello studio di Guerin VJ et al, 2012.
Il paziente in questo studio presentava recidive infezioni a livello del tratto urinario. Attraverso un esame ecografico è stato osservata una struttura tubulare dorsale alla vescica, repleta da liquido anecogeno. Tra le varie ipotesi formulate la più probabile si riferiva alla dilatazione del dotto deferente. In seguito, attraverso una laparotomia esplorativa, è stato possibile confermare tale diagnosi.
In medina umana gli articoli pubblicati, vertono sull’ utilizzo dell’ecografia come mezzo diagnostico per distinguere i dotti deferenti dalle altre strutture simili nel cordone spermatico. E’ stato evidenziato che il dotto deferente ha un'immagine caratteristica (struttura tubolare ipoecogena, non comprimibile con contenuto anecogeno non associato a flusso ematico).
E’ riportato che alterazioni a tale livello potrebbero essere dovute a infiammazione o neoplasie secondarie molto comuni nell’ uomo come il carcinoma della prostata, della vescica o del retto che possono invadere direttamente SV(vescicola seminale) e VD( dotto deferenti). Inoltre è stato riscontrato che l’ecografia è un mezzo diagnostico affidabile per lo studio dei dotti deferenti.
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3.1 Transitional cell carcinoma involving the ductus deferens in a dog.
V. J. Guerin; K. W. Visser ’t Hooft ; H. F. L’Eplattenier ; A. F. Petite. JAVMA, 2012, vol. 240, pag.446-449
Il paziente dello studio era uno Springer Spaniel maschio di 12 anni sterilizzato con una storia di 1 anno di infezioni ricorrenti del tratto urinario. Il trattamento ripetuto con antimicrobici appropriati selezionati sulla base della coltura batterica e dei risultati di suscettibilità antimicrobica comporterebbe un miglioramento clinico, ma la recidiva dei segni clinici è stata osservata entro pochi giorni dopo l'interruzione del trattamento. L'esame ecografico ha rivelato una struttura tubulare repleta di liquido dorsale alla vescica che si estendeva dal livello medio della vescica al polo craniale della prostata. La dilatazione del dotto deferente destro (DD) è stata osservata durante la laparotomia esplorativa. Durante la laparotomia entrambi i DD sono stati rimossi chirurgicamente ed è stata effettuata biopsia prostatica. La diagnosi istopatologica confermava carcinoma a cellule transizionali che coinvolgeva dotto deferente e prostata. Il cane è stato trattato con meloxicam (0,1 mg / kg [0,05 mg / lb], PO, q 24 h) per 9 mesi dopo la diagnosi prima di essere soppresso.
Non è stata effettuata autopsia.
3.2 Ultrasonography in Diagnosis of Congenital Absence of the Vas Deferens
L. Li; C. Liang
Articles from Medical Science Monitor, 2016; 22: pag.2643-2647
L'assenza congenita del dotto deferente è una causa importante di azoospermia ostruttiva e la mancanza di un test diagnostico di imaging è un problema critico. Lo scopo di questo studio è di discutere l'uso dell'ecografia nell'assenza congenita di dotti deferenti, tra cui la displasia dell'epididimo e la vescicola seminale. In questo studio sono stati rilevati cinque campioni di cordone spermatico mediante ultrasonografia (US) per valutare l'immagine del segmento del cordone spermatico del dotto deferente. Sono stati valutati cinquanta maschi sani per confermare se il normale
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segmento del cordone spermatico del dotto deferente può essere rilevato e per misurare il diametro interno ed esterno sulla vista dell'asse lungo. Quarantasei maschi con diagnosi clinica di assenza congenita di dotto deferente sono stati sottoposti a ultrasonografia scrotale per valutare il segmento del cordone spermatico del dotto deferente e dell'epididimo mentre le vescicole seminali sono state rilevate con ecografia transrettale. In questo modo è stato possibile valutare le immagini dei vasi deferenti, dell'epididimo e delle vescicole seminali. Alla luce delle valutazioni è stato riscontrato che l'ultrasonografia scrotale può distinguere i dotti deferenti dalle altre strutture simili nel cordone spermatico, e il dotto deferente ha un'immagine caratteristica. L'ultrasonografia scrotale ha rilevato in tutti i 50 maschi dotti deferenti normali e ha misurato il diametro. Nessuna differenza statisticamente significativa è stata trovata tra le misure sinistra e destra. Nei 46 pazienti sono state osservate le seguenti anomalie:
1) 42 casi di assenza bilaterale congenita di dotto deferente;
2) 2 casi di assenza unilaterale congenita dei vasi deferenti;
3) 1 caso di assenza segmentale congenita del dotto deferente.
Tutti e 46 i casi sono stati accompagnati da anomalie delle vescicole seminali. Il segmento del cordone spermatico del dotto deferente può essere quindi rilevato mediante uno studio ecografico, che è uno strumento prezioso nella diagnosi di assenza congenita del dotto deferente.
3.3 High-Resolution Sonography of the Normal Extrapelvic Vas Deferens
W.D. Middleton, N. Dahiya, C. K. Naughton, S. A. Teefey, C. A. Siegel J. Ultrasound Med 2009, 28, pag. 839-846
Lo scopo di questo studio è determinare l'affidabilità della visualizzazione ecografica del normale dotto deferente extrapelvico e analizzarne aspetto e dimensioni. Grazie a 25 volontari fertili sono state ottenute scansioni di cordoni spermatici. L’identificazione
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del dotto deferente è stato tentato bilateralmente nei segmenti scrotale, soprascrotale e prepubico in tutti i volontari e quando possibile, sono stati misurati lo spessore totale e il diametro del lume. Tutti i segmenti di dotti deferenti sono stati identificati bilateralmente in tutti i volontari. In tutti i casi, è apparso come una struttura tubolare ipoecogena che non era comprimibile e non conteneva alcun flusso ematico rilevabile. Inizialmente si presenta un tratto convoluto poi rettilineo man mano che procedeva dallo scroto al soprascrotale e segmenti prepubici. Il lume è stato visto nel segmento soprascrotale in tutti i volontari tranne quello con il più alto indice di massa corporea. Lo spessore totale del vaso variava da 1,5 a 2,7 mm (media 1,89 mm). Il lume del vaso variava da 0,2 a 0,7 mm (media, 0,43 mm). Non c'era alcuna correlazione tra il diametro luminale e l'intervallo di astinenza. In conclusione dallo studio fatto è possibile riscontrare che la porzione extrapelvica del dotto deferente è visualizzato in modo affidabile dal punto di vista ecografico. Il suo aspetto è caratteristico e riproducibile. Il lume può essere misurato in quasi tutti i casi.
3.4 Imaging of the Seminal Vesicle and Vas Deferens B. Kim, A. Kawashima, J. Ryu, M. Takahashi, R. P. Hartman, B. F. King, Radiographics, 2009, vol 29, pag. 1105-1121
La vescicola seminale (SV) e il dotto deferente (VD) sono organi urogenitali accessori ma essenziali. Comprendere le loro caratteristiche embriologiche e l'anatomia può
essere utile per valutare vari disturbi di questi organi.
Recentemente, le modalità di imaging cross-sectional, tra cui l'ultrasonografia, la tomografia computerizzata e l'imaging a risonanza magnetica (RM), sono state sempre più utilizzate per la valutazione di SV e VD. Lo sviluppo di questi organi è strettamente correlato a quello degli organi urinari, compresi i reni e gli ureteri. Frequentemente, l'agenesia SV unilaterale è associata ad agenesia renale e l'agenesia bilaterale SV o VD è associata a mutazioni del gene della fibrosi cistica. Le cisti SV congenite sono comunemente associate ad agenesia renale omolaterale o disgenesia.Queste anomalie congenite possono essere ben valutate con l'imaging RM. Infiammazione, alterazioni
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post terapia della radioterapia e amiloidosi dell'SV appaiono come ispessimento diffuso delle pareti e possono simulare l'invasione tumorale da parte del cancro alla prostata. Le neoplasie primitive che coinvolgono SV e VD sono estremamente rare, mentre le neoplasie secondarie sono molto più comuni. Carcinoma della prostata, della vescica o del retto invadere direttamente SV e VD. I reperti di imaging RM tipici di tale invasione includono una massa a bassa intensità di segnale su immagini T2-pesate o ispessimento dei tessuti molli nell'SV o VD insieme alla perdita dell'architettura normale.
3.5 Normal and Variant Appearances of the Adult Epididymis and Vas Deferens on High-Resolution Sonography
T.Puttemans, A.Delvigne, D.Murillo, Journal of clinical ultrasound, 2006, vol 34, pag.385-392
In questo articolo lo scopo è descrivere l'aspetto, la posizione anatomica e le dimensioni dell'epididimo adulto normale e del dotto deferente usando l'ecografia ad alta risoluzione.
I parametri che sono stati valutati sono: aspetto ecografico, posizione anatomica e dimensione della testa dell'epididimo (EH), corpo dell'epididimo (EB), ciclo dell'epididerma-deferente (EDL), e dotto deferente (VD). Sono stati valutati in 112 uomini infertili (gruppo infertile), e in 84 uomini senza storia di infertilità (gruppo di riferimento). I risultati che sono stati ottenuti sono: Rispetto al testicolo, l'EH era isoecogeno, l'EB ipoecogeno e il VD anecogeno. Nel 88,4% dei casi nel gruppo infertile e 97,6% dei casi nel gruppo di riferimento, l'EH era situato sopra il polo superiore del testicolo, con EB laterale al testicolo e l'EDL sotto il polo inferiore del testicolo. Nel 9% di casi nel gruppo infertile e nel 6% dei casi nel gruppo, l'EB era localizzato posteriormente al corpo di il testicolo, con l'EDL invertito e il VD anteriore al'ET.Nell'11,6% dei casi nel gruppo infertile e nel 2,4% dei casi nel gruppo di riferimento, l'epididimo era invertito, con l'EH situato sotto il polo inferiore del testicolo. Le dimensioni normali medie (6SD) erano come minimi: EH, 7.6 6 1.6 mm; EB,
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3,2 6 0,8 mm; EDL, 7.7 6 1,3 mm; VD, 1,9 6 0,2 mm. Non sono state rilevate differenze di dimensioni statisticamente significative tra i due gruppi.
In conclusione attraverso lo studio fatto è stato possibile descrivere il normale e anormale aspetto, posizione e dimensione dell'epididimo adulto e dotto deferente (VS) con sonografia ad alta risoluzione.
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PARTE SPERIMENTALE
INTRODUZIONE
In questo lavoro sono stati esaminati, tramite uno studio ecografico, i dotti deferenti. L’ ecografia è lo strumento di diagnostica per immagine maggiormente utilizzato per lo studio delle patologie dell’apparato riproduttore, perché è facile da eseguire, poco costoso e permette un’ottima risoluzione in tempo reale.
Per la corretta valutazione dei dotti deferenti è fondamentale una lunga esperienza dell’ecografista ed un ecografo di elevata qualità fornito di più tipi di sonde, a diversa frequenza.
I dotti deferenti sono strutture difficilmente studiabili in ecografia per il loro ridotto lume e per i pochi studi eseguiti. Tuttavia, l ’ecografia è ritenuta una tra le tecniche più sensibili per evidenziare i dotti deferenti e questa metodica permette di formulare una diagnosi di alterazioni di questi ultimi più precocemente rispetto ad altre metodiche. L’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di valutare i dotti deferenti in un confronto tra cani sani, esenti da alterazioni a livello dell’apparato riproduttore, e cani con patologie a carico dell’apparato genitale, quali ipertrofia prostatica benigna, prostatite, tumori testicolari ed epididimite.
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CAPITOLO 4
MATERIALI E METODI
Per la nostra indagine abbiamo eseguito uno studio prospettico prendendo in esame due gruppi di pazienti: pazienti con patologie dell’apparato riproduttore e pazienti sani. Lo studio si è avvalso di soggetti che sono stati riferiti al reparto di Diagnostica per immagini dell’Ospedale Didattico “M. Modenato” del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa, nel periodo compreso tra settembre 2017 e dicembre 2018.
4.1 Criteri di inclusione
Sono stati inclusi nello studio due gruppi di soggetti:
Gruppo A: soggetti appartenenti alla specie canina, di sesso maschile, interi, affetti da patologie a livello dell’apparato riproduttore e che all’esame ecografico mostravano alterazioni dei dotti deferenti.
Gruppo B: soggetti appartenenti alla specie canina, di sesso maschile, interi, con apparato riproduttore nella norma e che all’esame ecografico non mostravano alterazioni dei dotti deferenti; per avere dati il più possibile sovrapponibili alla popolazione dei malati, abbiamo preso in esame soggetti con un’età maggiore di quattro anni e peso compreso tra 6 kg e 40 kg.
L’ecografia dei dotti deferenti è stata effettuata, in tutti i casi, durante l’esecuzione di un più ampio esame ecografico addominale o toracico per accertamenti diagnostici. Ognuno di essi è stato precedentemente sottoposto ad una visita clinica con esame obiettivo generale e particolare in funzione del motivo del ricovero.
I pazienti esaminati sono stati suddivisi in due gruppi: il primo (Gruppo A) comprende cani con patologie a livello dell’apparato riproduttore quali epididimite, IPB, prostatite e neoplasie testicolari mentre il secondo (Gruppo B) comprende soggetti con apparato genitale normale, in assenza di alterazioni.
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Ogni soggetto per ambedue i gruppi è stato regolarmente inserito nel sistema di registrazione dell’Ospedale e dotato di cartella clinica in cui sono stati riportati il segnalamento e l’anamnesi dell’animale forniti dal proprietario.
4.2 Esame ecografico
L’esame ecografico dell’apparato riproduttore maschile prevede lo studio di testicoli, epididimo, funicolo spermatico e prostata ed è una procedura comune nel cane. Viene eseguita per vari motivi, tra cui la valutazione andrologica dei cani da riproduzione, l’identificazione di testicoli ritenuti, in caso di sintomi clinici compatibili con aumento di dimensioni della prostata, con squilibri ormonali, ernia perineale o traumi della porzione caudale9.
Un aumento di volume della prostata o il riscontro di anomalie testicolari potrebbe richiedere, anche in assenza di segni clinici correlati, ulteriori accertamenti diagnostici, come esami del sangue e delle urine, radiografie toraciche ed addominali ma anche aghi aspirati o biopsie10.
La valutazione ecografica della prostata, funicolo e testicoli permette lo studio dell’anatomia, del parenchima di tali organi e delle strutture che lo circondano come i linfonodi tributari10 (iliaci mediali).
Per l’esecuzione dell’esame, l’animale viene posizionato in decubito laterale (Fig 4.1) e viene effettuata la tricotomia per valutare meglio le strutture da esaminare. Lo scroto, in genere, presenta la sua superficie cutanea ricoperta da peli molto radi e sottili, quindi raramente si rende necessaria la tricotomia dell’area da esaminare mentre per area inguinale è necessaria un ampia tricotomia per visualizzare meglio le strutture da esaminare. È preferibile evitare l’utilizzo di alcool in quanto la cute scrotale, estremamente delicata, rischia di irritarsi. Viene applicato del gel da ecografia sia sulla cute che sulla superficie della sonda per assicurare un buon contatto ed evitare l'interposizione di aria che creerebbe disturbo alla visualizzazione9.
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Fig 4.1 rappresentazione di un esame ecografico
Le indagini ecografiche sono state eseguite con un apparecchio carrellato Toshiba, modello Aplio e sonda lineare (12 MHz) ad alta frequenza, che permette la migliore risoluzione spaziale. (Fig. 4.2-4.3)
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Per il nostro studio l’ecografo è stato impostato con il preset “Testes 2”; questo settaggio prevede i seguenti parametri:
• Gain: 82 • Color Gain 45
• Angolo insonazione 0° • Gate size: 1 mm • PRF: 5.0
Di volta in volta per ottenere un’immagine migliore, a seconda delle caratteristiche dell’animale, alcuni di questi parametri sono stati modificati manualmente.
L’esame ecografico è stato condotto in un ambiente tranquillo, scarsamente illuminato e ben temperato. Ciascun animale è stato posizionato sul tavolo in decubito laterale destro e sinistro ed è stato contenuto manualmente.
Dopo aver bagnato la cute del paziente, è stato applicato il gel da ecografia, ed è stato eseguito un esame ecografico partendo dalla valutazione bilaterale dei testicoli e lo studio della prostata studiando la loro forma, dimensione, ecostruttura ed ecogencità. Dopo di che, siamo passati allo studio dei dotti deferenti sia a destra che a sinistra, sia nella regione extra-addominale che intra-addominale valutando bilateralmente, epididimo e funicolo spermatico soffermandoci con particolare attenzione sui dotti deferenti.
Lo studio del tratto extra-addominale dei dotti deferenti inizia dal testicolo, prima il sinistro poi il destro. Dopo aver studiato il testicolo, localizziamo epididimo e dotto deferente. Dal testicolo risaliamo verso il canale inguinale fino ad arrivare a livello dell’anello inguinale. Una volta passato l’anello inguinale interno, il dotto deferente si trova in cavità addominale. Il dotto, nel tragitto intra-addominale, si porta dorsalmente alla vescica e decorre per un breve tratto parallelamente all’uretere. Dopo di che entra nell’ uretra pelvica. Lo studio del tratto intra-addominale è risultato più difficoltoso rispetto al tratto extra-addominale, proprio perché, a livello dell’anello inguinale, il dotto deferente non era più evidente. Tuttavia, è stato possibile visualizzare il dotto partendo dalla prostata.
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I dotti deferenti sono stati studiati sia in scansione longitudinale che trasversale, valutando in tutto il loro tragitto intra ed extra addominale, quando possibile, diametro del lume, tipo di contenuto, e presenza di patologie concomitanti.
Di ogni dotto deferenti sono state valutate:
• visualizzazione in entrambi i segmenti (intra-addominale ed extra-addominale) • diametro
• tipo di contenuto (anecogeno-corpuscolato) • presenza di patologie genitali concomitanti
Tutti questi dati sono stati riportati su un primo foglio di lavoro, in modo da permettere una più rapida e immediata elaborazione dei dati.
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CAPITOLO 5
RISULTATI
Nel periodo preso in esame, sono stati sottoposti ad ecografia dei dotti deferenti 20 cani. Di questi, 10 soggetti non presentavano alterazioni a livello dell’apparato genitale ma sono stati sottoposti all’esame ecografico per altri motivi, mentre gli altri 10 cani presentavano alterazioni a livello dell’apparato riproduttore.
Gli animali inclusi nello studio sono di razza, età e peso differenti come mostrano le tabelle.
Gruppo A:
L’età media degli animali è di 9 anni, con un’età minima di 4 anni fino ad una massima di 14 anni. (Tab.1)
SOGGETTI RAZZA ETA’ (anni) PESO (kg)
1 Meticcio simil Pastore tedesco 11 30
2 Breton 13 20
3 Meticcio simil Breton 14 21
4 Pastore tedesco 4 26
5 Carlino 13 11
6 Meticcio simil Labrador 4 18
7 Labrador 9 30
8 Bracco tedesco 10 30
9 Cocker 13 10
10 Meticcio simil Labrador 7 23 Tab.1 - tabella popolazione patologici divisi per, razza, età e peso
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Gruppo B
L’età media degli animali è di 7 anni, con un’età minima di 5 anni fino ad una massima di 10 anni. (Tab.2)
SOGGETTI RAZZA ETA’ (anni) PESO (kg)
11 Labrador 10 30
12 Pastore tedesco 6 25
13 Meticcio simil Pastore tedesco 5 28 14 Meticcio simil Pastore tedesco 6 30
15 Pastore tedesco 5 40
16 Braccco italiano 6 25
17 Cocker 6 15
18 Meticcio simil Pastore tedesco 8 27 19 Meticcio simil Labrador 9 25 20 Meticcio simil Maltese 5 6 Tab.2 - tabella popolazione sani divisi per razza, età e peso
Tutti gli animali sono stati contenuti manualmente da almeno due operatori, mentre un terzo eseguiva l’ecografia. In nessun caso si è reso necessario un contenimento di tipo farmacologico. Durante l’esame le immagini e i video sono stati salvati sull’ecografo e, in un secondo momento, sono state eseguite le misurazioni dei dotti deferenti.
In base all’esame ecografico, il gruppo A comprendeva 8 soggetti con diagnosi ecografica di ipertrofia prostatica benigna, di cui due con neoplasia testicolare, 1 soggetto con diagnosi di prostatite e 1 soggetto con diagnosi di epididimite.
Durante la valutazione ecografica dei dotti deferenti nei soggetti patologici abbiamo potuto rilevare i seguenti risultati. (Tab.3)
38 caso DIAMETRO DX INTRA.ADD DIAMETRO DX EXTRA.ADD DIAMETRO SN INTRA.ADD DIAMETRO SN EXTR.ADD CONTENUTO Patologia concomitante 1 3,9 1,8 4,0 1,7 anecogeno Ipb 2 2,0 2,0 1,6 1,3 anecogeno Ipb 3 2,2 1,9 1,8 1,8 anecogeno Ipb+neoplasia testicolare 4 1,9 2,0 1,8 1,8 anecogeno Ipb 5 1,7 1,6 1,7 1,5 anecogeno Prostatite 6 1,8 1,8 1,3 1,6 anecogeno Ipb 7 NV NV 1,4 1,7 anecogeno Ipb 8 NV 2,8 NV 3,0 anecogeno Epididimite+ prostatite 9 2,1 3,3 NV NV corpuscolato Ipb+Neoplasia testicolare 10 1,9 1,4 1,7 1,5 anecogeno ipb
Tab.3 - tabella dei rilievi ecografici dei dotti deferenti nei soggetti patologici, classificati in base al diametro del lume intra-ed extraddominale dx e sn, contenuto e patologia concomitante. Legenda: NV: non visualizzato, ipb: ipertrofia prostatica benigna, DX: destro, SN: sinistro
Il diametro del lume del tratto intra-addominale sn va da un minimo di 1,3 mm ad un massimo di 4,0 mm con una media di 2,6 mm
Il diametro del lume del tratto intra-addominale dx va da un minimo di 1,7 mm ad un massimo di 3,9 mm con una media di 2,8 mm
Il diametro del lume del tratto extra-addominale sn va da un minimo di 1,3 mm ad un massimo di 3,0 mm con una medi di 2,1 mm
Il diametro del lume extra-addominale dx va da un minimo di 1,4 mm ad un massimo di 3,3 mm con una media di 2,3 mm.
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Il Gruppo B, utilizzato come gruppo di controllo, comprendeva 10 cani con dotti deferenti nella norma per contenuto e pareti e assenza di patologie a livello dell’apparato riproduttore.
Questi sono evidenziati tabella. (Tab.4)
SOGGETTI DIAMETRO DX INTRA.ADD (mm) DIAMETRO DX EXTRA.ADD (mm) DIAMETRO SN INTRA.ADD (mm) DIAMETRO SN EXTRA.ADD (mm) CONTENUTO 11 NV NV NV 1,2 anecogeno 12 NV NV NV 1,4 anecogeno 13 NV NV NV 1,5 anecogeno 14 NV 1,0 1,2 1,4 anecogeno 15 NV 1,0 NV 1,5 anecogeno 16 NV NV NV 0,9 anecogeno 17 NV NV NV 1,0 anecogeno 18 NV NV 1,3 1,0 anecogeno 19 NV NV 1,1 1,0 anecogeno 20 NV NV 0,8 0,8 anecogeno
Tab.4 - tabella dei rilievi ecografici dei dotti deferenti della popolazione di controllo, classificati in base al diametro del lume intra ed extra addominale sn e dx, e contenuto. Legenda: NV: non visualizzato
5.1 DESCRIZIONE DEI DOTTI DEFERENTI
Nei soggetti appartenenti al gruppo A il tragitto sia intra-addominale che extra-addominale è risultato nella maggioranza dei casi sempre evidente grazie alla dilatazione del lume. Nei soggetti 6 e 7 che presentavano diametro inferiore (vedi tab.3) abbiamo avuto difficoltà nella loro visualizzazione a livello dell’anello inguinale, in cui si osservava un ristringimento, ma, entrati in addome si apprezzavano di nuovo.
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Nei soggetti appartenenti al gruppo B non sempre i dotti deferenti sono stati visualizzati per le piccole dimensioni del lume che rendevano difficile lo studio in entrambi i tragitti sia extra-addominale che intra-addominale e per la poca collaborazione dei soggetti. Tuttavia, è stato possibile osservare in tutti i casi il tratto extra-addominale sinistro perché era il primo che veniva preso in esame.
Nei soggetti sani è stato possibile valutare in tutti i casi il tratto extra-addominale sinistro, in particolare in 4 soggetti su 10 anche il tratto intra-addominale sinistro. Per la scarsa collaborazione dei soggetti solo in 2 casi è stato possibile valutare in dotto deferente extra-addominale di destra.
Nei soggetti patologici 9 su 10 presentavano contenuto anecogeno ad eccezione di 1 soggetto che presentava contenuto corpuscolato. (Fig 5.1)
Fig 5.1 soggetto n° 9, dotto deferente dx, contenuto corpuscolato, tratto extra-addominale
In 8 soggetti su 10 esaminati, il lume dei dotti deferenti risulta dilatato rispetto alla popolazione di controllo, ma rimane entro i limiti superiori, mentre in 2 soggetti su 10 risulta dilatato sopra i limiti (da 3,3 mm a 4 mm); in particolare in 1 soggetto i dotti deferenti risultano bilateralmente dilatati sia nel tratto intra che extra addominale (Fig 5.2), mentre in 1 soggetto risulta dilatato solo il tratto extra addominale dx. (Fig5.3).
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Fig 5.2 soggetto n°1, dotto deferente dx, dilatato con contenuto anecogeno, tratto intra-addominale
Fig 5.3 soggetto n° 8, dotto deferente dx, dilatato con contenuto anecogeno, tratto extra-addominale
In tutto il gruppo di controllo il contenuto dei dotti deferenti risultava anecogeno, le pareti erano nella norma per spessore e stratigrafia e non mostravano alcuna alterazione nella dimensione del lume. (Fig 5.4)
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CAPITOLO 6
DISCUSSIONE
L’esame ecografico dei dotti deferenti è un accertamento a scopo diagnostico in quanto è in grado di studiare la morfologia ed eventuali alterazioni.
L’ecografia convenzionale è diventata sempre più importante nella diagnosi dei disordini dell’apparato riproduttore maschile del cane; essa rappresenta una metodica diagnostica semplice, con un basso costo, di rapida esecuzione e non invasiva; è indolore e perciò ben tollerata dagli animali. Inoltre, essendo completamente priva di rischi e complicanze, può essere ripetuta frequentemente, risultando estremamente utile per la valutazione dell’evoluzione di un’eventuale patologia.
L’esame ecografico dei dotti deferenti è stato eseguito in tutti i 20 soggetti senza dover ricorrere a nessun mezzo di contenimento farmacologico; questo ha permesso di limitare al minimo i fattori che potessero influenzare lo studio, rendendolo il più possibile ripetibile. In questo modo, inoltre, è stato possibile confrontare i risultati ottenuti con quelli riportati in anatomia.
Il tempo impiegato per l’esecuzione dell’esame ecografico convenzionale (B-mode) dell’apparato riproduttore è stato di circa 15-20 minuti per ogni cane.
Tuttavia, nel nostro studio, la valutazione ecografica dei dotti deferenti con la modalità convenzionale si è rivelata estremamente difficoltosa in quasi tutti gli animali poiché necessita dell’immobilità del soggetto durante l’acquisizione dell’immagine e, considerato anche il ridotto calibro dei dotti deferenti ha richiesto un tempo maggiore soprattutto negli animali poco collaborativi.
La maggior parte degli studi presenti in letteratura umana riporta misurazioni eseguite sia nel tratto extra-addominale che intra-addominale13. Nel nostro caso non sempre
sono state effettuate per diversi motivi.
Il primo, come detto in precedenza, perché non sempre questi dotti sono stati visualizzati, anche a causa del loro ridotto calibro e, qualora visualizzati, lo erano spesso per piccoli tratti che ne rendevano difficile la valutazione per esteso.
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Inoltre, per ricavare delle immagini che rappresentassero correttamente il dotto era necessaria la completa immobilità e collaborazione del paziente, non sempre facile da ottenere.
Dei 20 casi valutati, 10 presentavano dotti deferenti bilateralmente nella norma e sono stati utilizzati come gruppo di controllo. Le dimensioni dei dotti misurate dall’immagine ecografica sono risultate in accordo con i range di riferimento descritti in anatomia veterinaria1.
Al contrario, dal confronto dei valori ottenuti tra dotti deferenti nei soggetti sani e dotti deferenti nei soggetti patologici, sono state osservate differenze significative anche se Il valore da noi ottenuto dei dotti deferenti nel gruppo dei patologici rimane entro i limiti superiori o li superano di poco.
In tutti i soggetti sani i dotti deferenti apparivano ai limiti inferiori ed è stato possibile osservarli nel tratto extra-addominale, non sempre o a piccoli tratti nel tragitto intraddominale. Il contenuto del lume risultava sempre anecogeno, se non visualizzato per le dimensioni ridotte (< 1 mm).
Nella popolazione dei patologici i dotti deferenti erano sempre evidenti, il lume risultava sempre visibile. Tuttavia, anche in questa popolazione è risultato maggiormente evidente il tratto extra addominale, ma, rispetto al gruppo di controllo, è stato possibile studiare in quasi tutti i casi anche il tratto intra-addominale. Il contenuto è sempre stato esaminato proprio per la dilatazione del lume rispetto al gruppo di controllo ed è risultato anecogeno in 9 soggetti su 10.
Dai i valori ottenuti dalla tab 3, osserviamo un valore superiore ( sn: 2,6 mm – dx: 2,8 mm ) nel tratto intra-addominale dx e sn rispetto al tratto extra-addominale dx e sn mentre tra il dotto destro e sinistro non ci sono differenze significative.