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Il seminario di Salerno dalle sue origini ai nostri giorni : (1565-1932)

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M o n s . D o t t o r A R T U R O C A PO N E

C A N O N IC O C A R D . D IA C . D E L L A P R I M A Z I A L E D I S A L E R N O

IL SEMINARIO DI SALERNO

DALLE SUE ORIGINI Al NOSTRI GIORNI

( 1 5 6 5 - 1 9 3 2 )

S A L E R N O

Prem . T ip . F.lli Di G iacom o di O iov. 1933 - XI

(4)

U niversità degli Studi di Salerno F acolià di E conomia e Oommenoio e G iuri aprud.

BIBLIOTECA Fondo Cuomo

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M o n s . D o t t o r A R T U R O C A PO N E

IL SEMINARIO DI SALERNO

DALLE SUE ORIGINI Al NOSTRI GIORNI

( 1 5 6 5 - 1 9 3 2 )

S A L E R N O

Pretti. T ip. F.lli Di G iacom o di G iov. 1933 - XI

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A Sua E ccellenza 111."1’ e R e v .1""

Mons. D. NICOLA MONTERISI

A rcivescovo Primate di Salerno

Com e ad Emulatore dello zelo sapiente ed operoso

D ei suoi Illustri Predecessori

Per il

SEMINARIO

Questa Istoria del glorioso Istituto

Riverente intitola

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S u a Eccellenza B ev.ma, Mons. D. Nicola Mon-

terisi, nostro Arcivescovo P rim a te , nel Numero del

“ I l B ollettino del Clero ,, in da ta 21 del 2>nssato

dicembre, pubblicava un articolo dal titolo:

Dopo l’apertura del Pontificio Sem inario di Salerno.

I n esso, Vinsigne P resu le, dopo avere accennato al grandioso Sem in a rio , che, in Salerno, la provvi­ denza di Papa Pio XI h a voluto dare alle Diocesi della Regione Ecclesiastica S a lern ita n o ’-L ucana (1) — Sem inario, che, per am piezza, è il secondo d 'I ta l ia , dopo quello della diocesi di M ila n o a Venegano — e, dopo aver detto, che le Scuole avevano avuto inizio il 22 del precedente novembre, scriveva:

“ Verrà fo r s e giorno, in cui si f a r à la S to ria “ dei Sem in a rii d 'Ita lia . P er noi, però, sarebbe

spe-(1) Le Diocesi sono: Salerno, A cerno, A cerenza, M atera, Amalfi Campagna, Conza, S. Angelo L om bardi, Bisaccia, Cava, Sarno, Venosa, Melfi, Rapolla, Muro Lucano, N ocera dei Pagani, Marsico, Potenza, Teggiano, Lacedouia, Vallo Lucano, Policastro, Nusco, Tricarico, Anglona, Tursi e SS. T rin ità di Cava.

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“ cialmente desiderabile quella dei /Seminarii meri- “ d ionali, non solo perchè ci appartengono d i più, “ m a perchè dovremmo meglio spiegarci, perchè colpiti “ p iù gravemente dai rivolgim enti p o litic i del 1860, “ fu r o n o rosi da crisi lenta, m a n ife sta ta si insa n a - “ bile, « risolvere la quale l ’opera di ben tre P a p i “ ha dovuto creare la rete degli a ttu a li R egionali ,,.

O r, proprio in omaggio ai desidera dell1 illu stre P astore, mi so» proposto d i tessere brevemente, ?ieZZe seguenti pagine, Za Storia del Sem inario di Salerno,

i'Z quale, attraverso il periodo di tre secoli e mezzo di

sua esistenza, è sta to , per la città e VA rchidiocesi nostra, mi fecondo semenzaio di do tti e venerandi sacerdoti; e, specialmente dal 1125 al 1860, f u un centro così fiorente di s tu d ii, da essere m eritam ente riconosciuto, come uno dei p rin cip a li S e m in a rii del Regno.

Salerno, 16 A prile - (Pasqua d i R isurrezione) - 1933.

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IL SEMINARIO DI SALERNO

i

D a l 1565 al 1591. I l Sacrosanto Ecum enico Concilio di T rento (1543-1563), ^conoscendo, che l ’età degli adolescenti, senza u n a re tta educazione, è proclive a seguire gli a lle ttam en ti del m o n d o ; e, se, fin d a i teneri anni, i giovani non vengano in fo rm ati a lla pietà ed alla R eligione, p rim a che il vizio non prenda il predom inio su di essi, è difficile, senza un som m o e speciale aiuto di D io o n n ip o te n te , che perseve­ rino perfettam en te nella E cc lesia stica disciplina, nella Sessione X X I I I « D e R efo rm a tio n e » ordinò, che, a seconda dei mezzi d isp o n ib ili e della a m ­ piezza delle c ittà e delle D io cesi, presso ogni C a t­ tedrale, M etro p o litan a, e Chiesa m a g g io re di queste, si fondasse un Collegio, nel q u ale fossero educati ed a m m a estra ti i g io v an i a sp ira n ti al Sacerdozio. Ed, a ll’ uopo, dettò anche sap ien tissim e norme, da seguirsi sia n ella co stitu zio n e di esso, sia nel procurare le re n d ite ind isp en sab ili al suo m a n te n i­

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m ento, ita ut hoc Collegium D ei Ministrorum p er­

petuimi Sem inarium sit. (1)

Or, in esecuzione di questo im p o rtan tissim o D ecreto — il q uale da solo sa re b b e bastato a c o m ­ pensare i sacrifizii sostenuti e ad im m o rta la re il Concilio, come m agnifico esponente di civile e religioso progresso — l’A r c iv e s c o v o P r i m a te di S a ­ lerno Mona. G aspare C ervan tes (1563 1568), il quale fu un o dei P resu li, che presero p arte al Concilio, presso il D u o m o , dal lato di s e tte n tr io n e , fondò un Edificio, che aveva, per confini, a m e z z o g io rn o , il larghetto, che è a v a n ti la porta piccola del D u o m o (2), a levante, lo stesso D u o m o , ed a setten trio n e e ponente, la via pubblica. I l p o rto n e g u a rd a v a ad occidente. I n questo Edificio, 1’ A rcivescovo accolse otto C hie­ rici d ella C ittà, pel m a n te n im e n to dei quali, con B o lla del 30 dicem bre 1567, consegnò al Capitolo m ille ducati, affinchè a n n u a l m e n te ne desse la re n ­ d ita al pio I s titu to (3).

I l suo successore, M ons. Marco A nton io I Co­

lonna (1568-1571), a m p liò quasi dalle fo n d a m e n ta

l ’Edificio nel 1570, e portò a v e n tiq u a ttro il n u m e ro dei S em in aristi, presi d alla C i t t à e d a ll’A rchidiocesi.

(!) Sacros. et Oecum. Conc. T rid . Canones e t D ecreta •— N eapoli — Ex Typis Tasso - MDCCCLIV — Sess. X X III — De R eform . c. X V III.

(2) La porta, di cui qui si p arla, n o n è quella, che esiste oggi, ma u n ’altra, la quale si apriva nello stesso m uro, un poco p iù sopra d e ll’a t­ tuale, dirim petto alla via pubblica, e che oggi si vede m urata.

(3) A. C a p o n e — De S a le m . Eccles. Episc. et A rchiep. — Snbiaci — Typis P roto-C oenobii - 1930 — pag. 73.

A nche oggi il Capitolo corrisponde al Sem inario la ren d ita del ca" pitale consegnatogli da Mons. C ervantes.

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Così, in fatti, scrisse di lui, nel suo Catalogo dei Vescovi ed A rcivescovi S a le rn ita n i, il co n tem p o ra ­ neo G aspare Mosca: * Sem in ario j a m in stitu to de- « legit ex civitate dioecesique S a le rn ita n a v ig in ti « q u a tu o r pueros, alendos et in struendos anno 1570. « Tpsius vero Oollegii locum fere a fu n d a m e n tis « erigendum prope E cclesiam c u ra v it » (1).

L ’A rcivescovo P r im a t e Mons. Marco A ntonio II

Marsilio Colonna (1574-1591), nel celebre Sinodo

D iocesano del 1579, diede al Sem in ario un R eg o ­ lam ento, in 47 capitoli, che è g iu n to sino a noi (2).

D a lla le ttu ra di esso, si ricava, che, in confor­ m ità delle D isposizioni del Sacro C oncilio di Trento, la p rim a condizione per essere am m esso in S e m i­ nario, era, che il giovine fosse povero e « nato da padre povero ». I figli dei ricchi non si escludevano, m a dovevano pagare, pel proprio m a n ten im en to , 30 d u cati l’an n o a ll’is titu to , (c. I V e c. XL1).

I giovani, u n a volta e n tra ti in Sem inario, non ne dovevano uscire senza il permesso d e ll’A rcivesco­ vo, e sem pre accom pagnati. E , se v o lo n ta ria m e n te ne uscivano, o non volevano più farsi saoerdoti, d o ­

(1 ) A. Ca p o n e — I b i d . p a g . 7 4 .

Di questo fabbricato anche oggi si vede n n avanzo, se si en tra p e r la porta C arreie del Sem inario. Ivi si trova il larghetto ed il portone tondo d ell’antico edificio, di cui è parola n elle descrizioni del medesim o, le quali, in seguito, saranno riportate. Di più le canove, esistenti sotto la cucina e la C appella, sono pure q u elle antiche. In una di esse sta ancora il forno, di cui si fa m enzione nelle citate descrizioni.

(2) Archivio Capitolare — C onstit. Editae a M arco A nt. Mars. Co. lum na — A rchiep. Salern. — In D ioecesana Synodo — N eapoli — Ex Officina Salviana — MDLXXX.

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vevano rivalere l’i s t i t u t o delle spese sostenute pel loro m a n te n im e n to . E perciò, p rim a d ’essere rice­ v u ti, dovevano, in C uria, presentare dei g a ra n ti, che si obbligassero di soddisfare il Collegio delle spese per essi sopportate, q u a lo ra non intendessero più ab b ra cc ia re lo stato Ecclesiastico (c. Y ).

O gni giorno i S e m in a ris ti avevano l ’obbligo di in te rv e n ire alla Messa, la q u ale doveva essere ser­ v ita da uno di loro. E d ogni mese si dovevano confessare e com unicare, conform e al parere del Confessore.

N elle d o m eniche e negli altri g io rn i festivi, dovevano assistere a lla Messa solenne n ella C a tte ­ drale e servire all’a lta re : dovevano pure in te rv e n ire al V espro ed alla p re d ic a . E d erano te n u ti an ch e a prestare servizio in u n a o più Chiese della città, secondo o rd in av a il R e t to re (c. X I I I ) .

N on vi erano Scuole in tern e. D a p p o ic h é ai chierici, che a n d a v a n o alle lezioni, si faceva ordine, che, ap p en a queste t e r m i n a t e , dovessero d ir e tta m e n ­ te ritirarsi in S em in ario , nè a c c o m p a g n a rs i, per via, con a lu n n i estranei al Collegio (c. X X I I ) (1).

(1) A quei tem pi, in S alerno, oltre lo Studio, vi erano M aestri pu b ­ blici e p riv ati, che insegnavano G ram m atica, R ettorica ed U m anità. Ecco in fatti, quello che si legge n e l Sinodo del 1658 del Card. A rciv. Fabrizio Sabelli: “ Nemo audeat in C ivitate vel Dioecesi, publice vel privatim G ram m aticae a u t R ethoricae, seu H nm aniorum L itterarum Scholas aperire, n isi praevia facultate in scriptis, quam ii, ad quos pertinet, gratis concedere te n e a n tu r, postquam de p ietate, m odestia, ac bonis m oribue constiterit M agistrorum

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I S em inaristi, fra loro, dovevano sem pre p a r­ lare in latino; ed era soltanto permesso usare l’ita ­ liano con le persone estranee (c. X X I I I ) .

Q uelli, che, o per l ’età o per l ’ingegno, d avano di sè buono affidamento, oltre alle U m a n e L ettere, dovevano atten d ere aneli e allo studio della Filosofia e della Teologia. T u t t i , per altro, dovevano sapere benissimo, a m em oria, la G r a m m a ti c a , la M usica, il C om puto E cclesiastico, e q u an to rig u a r d a il Culto divino, l’A m m in is tr a z io n e dei S a c ra m e n ti , i R iti e le C erim onie della Chiesa (c. X X V I ) .

A suo tem po ricevevano gli O r d in i M inori. E , se erano rite n u ti idonei, avevano la facoltà di poter insegnare la D o ttr i n a C ristiana, p redicare, ed esporre le D iv in e S critture, sia in privato, che in pubblico (c. X ^ V I I I ) .

Q uelli, che non si m o s tra v a n o ad atti ad alti studii, p ervenuti ad un certo grado di istruzione, potevano essere assegnati a d e te r m i n a t i servizii nelle Chiese (c. X X X I ) .

Coloro, invece, che erano id o n ei a conseguire i G rad i A ccadem ici, c o n tin u a v a n o ad essere m a n ­ te n u ti a spese del S e m in a rio , fino a q u a n d o non avessero o tten u to la L a u r e a (c. X X X I I ) .

I Chierici, che, assegnati al servizio delle Chiese, co n tin u a v an o a rim an e re in Sem inario, pel proseguim ento degli stu d ii, dai lucri, che percepi­ vano dalle Chiese, dovevano d are a n n u a lm e n te a ll’A m m in istra z io n e del S e m in a rio 6 ducati, da servire per acquisto di libri, i q u ali rim a n e v a n o a beneficio anche degli altri (c. X X X V I ) .

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E r a proibito a m m e tte re in S e m in ario a lu n n i la ic i. Solo si p erm ettev a, che se ne potessero ric e ­ vere u no o due, p u rch é non avessero oltrepassato gli anni dieci. E , per eccezione, si poteva a rriv a re anche al n u m e r o di sei. M a occorreva sem pre il perm esso in iscritto d e ll’A rcivescovo (c. X X X V I I ) .

T r a n n e c h e in S e m in ario e nella C attedrale, era v ietato ai S e m in aristi di an d are a can ta re in a ltre Chiese, senza il permesso d e ll’A rcivescovo o del V ic a r io G e n e r a l e {c. X X X I X ) .

L ’A m m in is tra z io n e era presso il R etto re, il q uale doveva re n d e rn e conto, alla fine d e ll’anno, a ll’A rcivescovo, a d u e D e p u ta ti del Capitolo e ad a ltr e tta n ti D e p u ta ti del Clero (c. X L I I I ) .

I D e p u ta ti d u ra v a n o in carica un anno. E , fa tta eccezione delle spese o rd inarie, n u lla si poteva fare d a l R etto re senza il loro consenso (c. X L I V ) .

I I d anaro si co n serv av a n ella Cassa del S e m i­ nario, m u n ita di 3 c h iav i, di cui, u n a era te n u ta dal R etto re, e le a ltre du e, dai D e p u t a t i (c. X L V ).

I n fine, si m a n te n n e ro gli 8 C hierici, istitu iti d a ll’A rcivescovo C ervantes. M a, siccome alcuni di costoro, dopo di essere stati m a n te n u ti a spese del S e m in ario « con scandalo del popolo » non avevano voluto più ricevere i Sacri O rd in i, così fu stabilito, che non se ne accogliessero altri, se p rim a non dessero cauzione di riv a le re l ’ I s ti t u to delle spese, occorse per il loro m a n te n im e n to , q u a lo ra non i n ­ tendessero p iù ascendere al Sacerdozio (cc. X L V I e X L V I I ) .

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II

D a l 1591 a l 1730. L ’Arcivescovo P r i m a t e Mons. Mario B olognini (159L-1606) abbellì l’Bdificio del Sem inario, e ne au m en tò le r e n d i t e /

U n a grande L a p id a m a rm o re a , con lo S te m m a del B o lo g n in i, messa forse nel ballatoio, che faceva capo a lla scala di fabbrica, coperta a lam ia, che si tro v a v a al prim o en tra re nel P o rto n e, ricordava la sollecitudine di questo Pasto re, con la seguente Iscrizione:

S E M 1 N A R I U M

I l l . m i a c R e v . m i D o m i n i M A R I I B O L O G N I N r A r c h i e p i s c o p i S a l e r n i t a n i B e n e f i c i i s a u c t u m a t q u e e x o r n a t u m c i o i o x c v i i ( 1 )

L ’Arcivescovo P r i m a t e Cardinale Lucio

Sanse-verino (1612-1623) assegnò nuovi Benefìcii al Se­

m inario, ed impose u n a tassa a n n u a del 2/ 100 a tu tti i B eneficiati, a favore del pio I s t i t u t o (2). I n o ltr e , nel Sinodo P ro v in c ia le , che tenne nel 1606, ordinò, che i Sem in aristi, dovessero ricevere la S a c ra m en ta le

(1) Oggi tale Lapida è collocata nel m uro in tern o m eridionale del Sem inario, tra la porta, che m ena alla C attedrale, e quella della Sagre" 9tia della Cappella.

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C om unione, alm eno due volte il mese. E stab ilì p u re , che, n ella Collazione dei Beneficii, « coeteris pari- b u s » dovessero essere preferiti i S e m in a ris ti (1).

I n questo tem p o e ra R e t to r e del S em in a rio il C anonico P ro sp e ro G ald ieri, il quale ne te n n e la D irezione per ben 27 a n n i (2).

E d in questo t e m p o a n ch e , il S e m in ario dovette inco m in ciare a te n ere Scuole proprie. D ap p o ich é, nel Sinodo D io c esa n o del 13 m aggio 1630, sotto il P r e s u la to del C a r d in a l e A rcivescovo P r i m a t e

Giulio Sabelli (1630-1642) tro v iam o prescritto:

« R ectores seu ludi M agistros non ju v e n e s , sed « aetate ac p ro b a tis m o rib u s senes, et sapientes, « qu i scienti a, exem plo et m o ru m p ro b itate ju v e n - « tu te m ad D e i la u d em p o pulique salu tem a l a n t « a tq u e in s t it u a n t ».

Disposizione q u e sta , che ric h ia m a v a l ’ a tt e n ­ zione sopra le q u a li t à , che dovevano spiccare in coloro, i q u ali e r a n o in c arica ti di educare (alant) ed istru ire (in s titu a n t) i giovani d e stin ati al C ulto

(1) V edi questo Sinodo n e ll’A rchivio Capitolare.

(2) Ecco l’iscrizione, che si legge sul suo sepolcro, nella Chiesa P a r­ rocchiale d i Capo P en ta :

“ Prospero G alterio — lu reco n su lto — P rotonotario A postolico — Sa­ lerai Canonico C ardinali — E t Sem inarii annos septem e t viginti — Mode­ ratori e t R estauratori accuratissim o — G ravitate m orum R eligione in Deum C haritate in suos — L iberalitate in amicos — O bservantia in m ajores — O m nium benevolentiam adepto — P erqm . om nium lacrym as anno X L III aetatis abrepto — Sexto Id u s D ecem bris M DCXXVI — In hac — Catha- rinae V irginis tu telaris eius dicala — D e eiusque aere in stau rata ac exor­ nata A edicola — Condito — Felix G alterius plu rib u s virtù tibus aeruditus — P lu rib u sq u e in u rb ib u s P raefectus — F ratri optim o benem erenti moe- gtissime p osuit — 1628

(21)

di D io e a lla salute del popolo. B q u in d i, la g ra n d e accortezza da tenersi nel saperli scegliere.

Nello stesso Sinodo, poi, furono rico n ferm ati ed ap p ro v a ti i precedenti R eg o lam e n ti; e fu dato ordine, che si espellessero i g iovani disobbedienti ed indisciplinati, « ne coeterorum , qu i m elioris s u n t

« indolis, p u ero ru m mores c o rru m p a n t ».

E r a allora R etto re del S em in ario , il sacerdote D . A n to n io Rocco, il quale, in quel Sinodo, fu n o m in a to E s a m in a to re Sinodale (1).

N è m in o r c u ra ebbe pel S em in a rio il C a rd in a le A rcivescovo P r i m a t e D . Fabrizio Sabelli (1642- 1658) — A n z i d a lla le ttu ra di quello, che egli disse ed o rdinò nel Sinodo D iocesano del 1653, ap p are chiaro l ’an im o suo, di voler accrescere, q u a n to più potesse, il nu m ero dei Sem inaristi; e, per il loro m igliore governo, affidò al V ic ario G e n era le il m a n ­ dato, di scegliersi persone peritissim e, ed insieme con loro, esam in are i precedenti R eg o lam e n ti, c o n ­ frontarli, correggerli, e, q u a lo ra vi fosse necessità, fo rm arn e anche dei nuovi. Ecco le sue parole:

« Nos optant.es ex nostro S e m in a rio u berrim os « fru ctu s percipi, et quam plurim o# in eo en u triri, « qui ad suprem um Sacerdotii gradum evehi possint, « m a n d a m u s V icario N ostro G enerali, ut, qu am « p rim u m , adhibito D e p u ta to ru m et alio ru m p e rito ­ le ru m consilio, recognoscant fo rm am sen In stru c tio - « nem prò bono re g im in e illius, alias e m a n a ta m , « illa m q u e , q u a te n u s opus fuerit, perficiat, corrigat,

(22)

« ac de novo conficiat, districte et clave a d n o ta n d o « oondictiones servandas prò receptione, victu, ve- « stitu, studiis litte ra ru in ac g u b e rn a tio n e a d o lesc en ­ ti tiu m , turn alum norum , tu in convictorum; praescri- « b a tq u e e tiam fo r m a m fìdeliter a d m in is tra n d i fruc- « tua ac reditus p ra e d icti S e m in a rii, q u a m te n eri « v o lu m u s observare P raefectum , a tq u e Rectorem , qu i « singulis a n n is te n e a n tu r N obis vel nostro V ic a rio « G en erali (p raesentibus duobus a O apitulo to tidem - « que a Clero c iv itatis D e p u ta tis) rectae a d m in i- « strationis reddere ra tio n e m » (1).

D a l quale D o c u m e n to — o ltre a rilev are, come g ià si è detto, il g ran d e d esiderio d e ll’A rcivescovo, che nel S e m in ario si nutrissero q u a n ti più S e m in a , risti si potessero, affili di ottenere un m aggior n u ­ m ero di sacerdoti — si ricava anche, che, allora, nel S em in ario , oltre quelli, che erano m a n te n u ti a spese dello I s titu to (a lu m n o ru m ), vi erano pure dei C on­ vitto ri (convictorum ), per i quali l ’A rcivescovo p re ­ scriveva al R etto re, di d a re n o rm e ben d istin te , per l ’abito, pel vitto, e per gli studii. I l che d im o ­ stra il credito, che 1’ I s titu to aveva acquistato, e l’interesse delle fam iglie n e ll’affidare ad esso i pro­ pri i figliuoli.

M a 1’ am m issione, nel S em in ario , di g io v a n i non c h ia m a ti al Sacerdozio (i con v itto ri) non parve b u o n a a ll’Arcivescovo P r i m a t e Mons. G iovanni

D e Torres (1658-1664), il quale, nel Sinodo del

(23)

pre-cedenti disposizioni, che il giovane, il quale, dicendo di volersi far prete, chiedeva di essere m a n te n u to a spese dello Istitu to , non fosse accolto, se p rim a un a persona ecclesiastica non si obbligasse di riv a ­ lere il Collegio delle spese sostenute, cioè 40 ducati per ogni anno, q u a lo ra il detto giovane, in seguito, non volesse più abbracciare lo stato Sacerdotale (1).

Sotto il governo dei successori di Mons. D e Torres, cioè Gregorio C arafa (1664-1676), Frate

A lfonso A lvarez (1676-1689), G irolam o Passarelli

(1689-1692), Fra Marco D e Oatos (1692-1697), Fra

Bonaventura Poerio (1697-1723), il S em in a rio non

ebbe a lc u n a rile v a n te innovazione, perchè special- m ente gli u ltim i due A rcivescovi dovettero rivolgere t u t ta l ’ opera loro a lla ris ta u ra z io n e del P ala zz o A rcivescovile e della C atted rale, d a n n eg g ia ti seria­ m en te dal trem u o to del 5 g iu g n o 1688.

V e n u to a reggere la nostra C hiesa l’A rcive- seovo P r im a t e Mons. Paolo V ilana Perlas (1723- 1729), questi, che, come A rciv esco v o di B rin d isi, aveva eretto colà, dalle f o n d a m e n ta , il Sem inario,

(1) Ecco come 8Ì legge nel Sinodo:

u Quoniam T rid en tin a Synodus m andat, u t in Sem inarne, ii tantum alan tu r adolescentes, quorum indoles, ac voluntas spem afferat eos Eccle- siasticis m inisteriis perpetuo inservituros, Nos etiam , n e e Sacri Concilii vestigiis recedam us, praecipim us, u t n u llu s poslbac adolescens in Semi- narium recip iatu r, qui spem de se talem qualis desid eratu r, non faciat. Q uia vero fieri potest, u t adolescens» de quo bene speratur, cuin p etit recipi, voluntatem deinde m utet,... volum us u t quicum que S em inarii sum- ptibus ali cupit, illud ei non concedatur, antequam persona aliqua Ec­ clesiastica, praestita cautione, spoponderit fore se restituturam q u idquid in adolescentis alim oniam im pensum fu erit, ducatos scilicet quadraginta per annos singulos ( V edi questo Sinodo n e ll’A rch ivio del Capitolo).

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non poteva non volgere il suo pensiero al S e m in a rio nostro. E , q u in d i, si diede a t u t t ’uom o ad a p p o r­ ta rv i u n a generale rinn o v azio n e n el Corso degli S tudii, la q u ale doveva segnare u n a n o vella v ita per l ’is t i tu t o , con fon d arv i nuove C atted re e c h ia ­ m arv i do tti e rin o m a ti M aestri. E l ’opera sua riuscì così efficace, che se ne volle rico rd are il m e rito sopra la sua tom ba. I n fatti, sulla L a p id a , che ne copre il sepolcro n ella C atted rale , si leggono i segu en ti versi : I b i ( a B rin d isi) Se m i n a r i o a f u n d a m e n t i s e r e c t o H e ic (in Salerno) In s t i t u t i o n e d o c t i u s s a n c t i u s q u e i n s t i t u t a. I l i D a l 17 3 0 a l 1738. M a l ’ Edificio del S em inario, essendosi, come si è visto, in g ra n d ito un poco a lla volta, presentava t u tti quegli in c o n v en ien ti, che si n o tano nelle Case, le q u a li, a l l’inizio, non h a n n o avuto un disegno arch itetto n ico d e te rm in a to e preciso. E perciò esso non più risp o n d ev a ai tini d e ll’i s t i t u t o . B asti dire, che, per den tro le Scuole, vi e ra il passaggio per an d are a tu tte le stanze del S em in ario , ed ai luoghi co m u n i, e scendere n e lla C a tte d ra le . M a n c a ­ vano le cam ere per i m aestri, per i superiori, e per gli in serv ien ti, i q u ali dovevano a n d are a d o rm ire fu o ri del S em in ario . E , di più, per recarsi a lla C ap ­

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pella, bisognava che i Sem in aristi attraversassero un cortile a ll’aria a p erta, ta n to che, q u an d o pioveva, essi si astenevano d a ll’a n d a r v i !...

D i questi inco n v en ien ti si preoccupò ra g io n e ­ v olm ente l ’Arcivescovo P r im a t e Mons. Fabrizio

Di Capua (1730-1738), e però volle d are a Salerno

un nuovo Sem inario, degno della sua im po rtan za. B ne incom inciò la fa b b ric a nel 1731.

A l l ’uopo, il zelante A rcivescovo si rivolse al Capitolo, per avere u n aiuto in danaro, per la nuova costruzione.

M a i Canonici, n e ll’A d u n a n z a , che tennero il 16 giugno del detto anno, « unanim am ente conchiu-

« sero, che li /Signori Canonici Cantore e Prim icerio

« riferissero le ragioni, che competono al Rev.m o Ca- « pitolo, a non pagare cosa alcuna per la nuova fa b - « brica e al m antenim ento del Sem inario. E se si « dovesse litig a re in Salerno o in R om a contro di « detto Bev.do S em inario, si dava tu tta la fa c o ltà « am plissim a, ed il danaro, che bisognava, si pigliasse « dalla C a rto la n ia o da a ltra massa capitolare » (1).

A q u e sto rifiuto, c e rtam e n te poco onorifico pel Capitolo, l ’A rcivescovo non se ne stette. Ed in tim ò ai C anonici P re c e tto e Sequestro, pel pa­ gam ento, a favore del S em in ario , della som m a d i ducati c e n to (?) a n n u i, a com inciare dal 1725 e venire al 1731. E m inacciò pure ai C anonici la sospensione a divinis, se non ottem perassero al loro dovere.

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C ontro il q u ale P r e c e tto e Sequestro, i C a n o ­ nici ricorsero in appello. E d elessero il Can. C a n ­ tore D . G iuseppe V illa n i, il P r im ic e r io D . N ic ­ colò Lem bo, ed il P e n ite n z ie re D . Niccolò A n to n io M an te n g a , dando ai m edesim i tu tte le faco ltà, a f ­ finchè proseguissero la causa e l ’« appellazione », ta n to in Salerno, q u a n to in R o m a , se ve ne fosse bisogno: e m andassero anche dei C an o n ici a R o m a , qu a lo ra ve ne fosse necessità.

T u tto questo si ricav a d a ll’ a ltra A d u n a n z a Capitolare, che si ten n e il 6 luglio del m edesim o anno (1).

V e r a m e n te il Capitolo si rifiu tav a di dare il proprio sussidio, perchè riten e v a non necessaria la n u o v a fabbrica. E d a ll’uopo, il *27 agosto 1731, fece faro dal N otaio G iacom o Fed erici, u na D escrizione dello stato, in cui si tro v a v a 1’ Edificio del S e m i­ nario, la q u ale fu la seguente:

Si f a fe d e p e r me sottoscritto N o ta ro G iacom o F ederici, R egio T a ­ volario d i questa città d i Salerno, com e essendo stato eletto d a lli R eve­ rendissim i S ig n o ri, sig. D. G iuseppe V illa n i, D. N iccolò Lem bo, D. F ra n ­ cesco M aria de V icarii, R uggiero, e D - N iccolò M antenga, C antore, P rim icerio e C anonici d ella C attedrale Chiesa delV A p. ed Ev. S. M atteo d i questa p re d e tta città, p e r descrivere lo stato presente, in cui si trova il R everendo Sem inario d i questa d etta città d i Sa lern o , m i sono in esso c onferito ed ho trovato:

44 II Sem inario confina da Mezzogiorno con il Largo avanti la porta piccola della C attedrale C hiesa, e con d etta C attedrale da L evante; da S ettentrione e P o n en te con strada pubblica.

E consiste, dalla p arte del Largo, in un portone tondo, p er il quale con tre grade di fabbrica si ascende in u n ballatoio coverto a Lamia Croce: in testa d ’ esso vi è una Tesa, con dieci grade, per la quale si ascende al secondo ballatoio, a sinistra del quale, con q u attro grade, si

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ascende in una Cam era coverta a travi, con arsenali in mezzo, con due finestre, una al Largo a mezzogiorno, u n ’altra a ponente, ed un finestrino, che riguarda l’istesso Largo, a sinistra della q u ale, vi è una porta, per cui, con grada, si ascende al qu arto del R ev.m o P . R ettore, cbe appresso si descriverà, e questa stanza serve p e r dorm itorio dei Sem inaristi, ed è capace di 9 letti. E tornando al secondo ballatoio, a destra di esso vi è il Cortile scoverto, tu tto m urato, in T esta del quale vi è pozzo d'acqua fluente, ed a destra vi è una po rta, p e r la quale si entra nel R efettorio, che appresso si descriverà.

E rito rn an d o al detto Cortile scoverto, an ch e in Testa vi è la Chiesa della gloriosa S. C aterina, coverta con in tem p iata, d ip in ta a guazzo, con un altare col Q uadro d e lla S an ta, ed altri Q uadri piccoli alli m uri laterali, anche d ip in ti a guazzo; a d estra d e ll’altare vi è una porta, per la quale si en tra in una Sagrestia coperta a lam ia, con finestra con can­ cello di ferro, alla p arte di mezzogiorno, p er uso d i d etta chiesa.

E rito rn an d o in detto C ortile scoverto, senza atrio, a destra di esso vi è una porta, per la quale si e n tr a in una stanza coperta a travi, divisa con arco di fab b rica, dove si fa 1 a p rim a Scuola dei figlioli piccoli di detto Sem inario: a sinistra di essa vi è la grada d i fabbrica, per la quale s’ascende al prim o d o rm ito rio , che appresso si descriverà, ed altra porta a sin istra, per la quale si en tra nel R efettorio, che appresso si descriverà, con due finestre dalla p a rte del Largo, ed in Testa di essa prim a Scuola vi è porta, per la quale s’e n tra in u n ’altra stanza, anche coverta a travi, divisa con arco di fabbrica, con quattro finestre, due al Largo, e due alla p arte di levante, la quale serve per la seconda Scuola. A sinistra di essa vi è una porta, per la quale si en tra in un ballatoio coverto a tetto , dal quale si va ad una loggia coverta anc h e a te tti, e da essa alli com m uni cum reverentia. In Testa di esso b a lla to io vi è altra porta, p e r l a quale si cala nella chiesa di S. M atteo; ed a d estra di essa porta vi è u n pic­ colo magazzeno per uso di carboni. E rito rn a n d o in d etta seconda Scola, in testa di essa vi è u n ’altra porta, per la q u a le si en tra in una cam era coverta a lam ia, con due finestre, u n a al Largo e l ’altra alla parte di levante.

E ritornando in detto Cortile sco v erto , a destra di esso vi è una porta, per la quale con due gradi di scala si ascende in una stanza grande, bislunga, per uso di R efettorio, coverta a travi, con due archi di fabbrica, con q u attro finestre, che corrisp o n d o n o al giardino, due di esse con can­ cello di legno. In T esta di esso vi è una porta, p er la quale si en tra in un a stanza per uso di d isp en sa, coverta a travi, con due finestre, u n a al giardino e l’altra alle Scole. A d e stra d i esso vi è un a porta, per la quale si va ad u n passetto coperto a tra v i, a destra d i esso vi è un piccolo magazzeno, situato sotto la lam ia della T esa d ella grada, e per esso p as­ setto, con altra porta, si en tra nella seconda Scola d escritta.

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E rito rn an d o in detto R efettorio, a destra d i esso vi è porta, per la quale si en tra nella cucina, coverta a lam ia, con finestre, che corrisponde al C ortile scoverto, con com m odità di focolare e cim iniera, ed in essa cucina vi è u n a cataratta, per la quale si cala, con undici gradi d i fab b rica, in u n basso: a sinistra d i esso vi è il forno, p er uso di detto Sem inario, con du e fontane d ’acqua perenne, con bassi so tterran ei per uso di deponere legna, ed altro, p er uso della cucina e forno: e per esso basso si va ad u n magazzeno grande p er uso di granaro, coverto a lam ia, con arco in mezzo, e q u attro finestre con cancello di ferro, che corrispondono al Largo, e sopra di esso magazzeno vengono situ ate le due Scole descritte.

E ritornando al basso, dove sta il forno, con cin q u e gradi, si ascende ad una po rta, per la quale si va al giardino, quale consiste in u n luogo piano guarnito con diversi alberi fru ttife ri, con u n a pergola grande, p e ­ schiera e fontana d ’acqua p eren n e, e porta, che corrispondono alla strada d etta S. Mango. E rito rn an d o in detto Cortile scoperto, a sinistra di esso vi è a ltra po rta piccola, per la quale si e n tra in altro giardino, tu tto guasto, n el quale sta principiando la nuova fabbrica p er la costruzione del nuovo Sem inario.

E rito rn an d o alla descritta prim a stanza, seu prim a Scola, a sini­ stra di essa vi è la grada di fabbrica, per la quale, con q u in d ici gradi, si ascende al prim o dorm itorio, il quale consiste in u n a saletta coverta a travi, con due finestre, che corrispondono al C ortile scoverto. In testa di esso vi sono due cam ere, coverte a travi, con finestre, che corrispondono al giardino. E rito rn an d o in d etta saletta, a destra d i essa vi è u n a p o rta, p er la quale si en tra in un C am erone grande, per uso dei Sem i­ naristi, coverto a travi con in cartata e friso, con tre finestre a levante, ed u n ’altra a ponente, ed u n ’altra a mezzogiorno; ed a destra di essa finestra vi è u n ’altra porta, p er la quale si en tra in una cam era coverta a travi, con finestra a ponente. E rito rn an d o in detto Cam erone, a sinistra di eeso vi è u n ’altra stanza, anche coverta a travi, con com m odità di luoghi com m uni d en tro cum reverentia, quale C am erone grande, secondo ho pos- suto considerare, è capace di 18 le tti p er dorm ire.

E rito rn an d o in d etta saletta, a sin istra d i essa vi è u n ’ altra Tesa con 5 grade, per la quale si ascende al dorm itorio, con finestrone in testa di esso, il quale consiste in u n corridoretto coperto da travi con intem - piata distinta: a destra di esso vi sono 7 stanze, coverte a travi, ed u n ’altra per uso di L ibraria, con finestre, che corrispondono al Largo; ed a sinistra d i esso vi sono 5 altre stanze, coverte anche a travi, con finestre alla p arte di levante. Ed a destra di esso corridoro, con 7 altri gradi, si ascende al quarto del Rev.m o P. R ettore, il quale consiste in un a stanza coverta a travi, con intem piata d ip in ta, con due finestre, una, che corrisponde al giardino, ove si fa la nova fabbrica, ed u n ’altra al C ortile scoverto,

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che prim a era sala di detto quarto del detto R ettore, ed ora serve p er uso di dorm itorio delli Sem inaristi, ed è capace di 6 letti. A sinistra di essa, vi è u n ’altra porta, per la quale si en tra in u n 'a ltra cam era coverta anche a travi, con finestra, che corrisponde sopra la porta a b attito re d i esso Sem inario. Ed a destra di essa vi é u n a scala di fabbrica, per cui si cala alla stanza descritta dei Sem inaristi, capace di 9 le tti. Ed in testa di essa anticam era vi è u n ’altra porta, per la quale si en tra nella cam era d el Rev.mo P. R ettore, coverta anche a travi con in cartata e friso, con tre finestre, una a mezzogiorno, una a settentrione ed u n ’altra a ponente.

E ritornando in detto corridoio, a sinistra di esso vi è u n ’altra scala di fabbrica, con la quale, con dodici gradi, divisa in du e tese, si ascende ad un altro dorm itorio, il quale consiste in u n a cam era grande coverta a travi con incartata e friso, con due finestre, u n a che corrisponde al giardino, e l’altra al cortile scoverto, capace di 9 letti.

Seguono li soppini, che coprono tu tto detto Sem inario.

E rito rn an d o al Largo descritto avanti il Sem inario, vi è u n passo coperto a lam ia, situato sotto il quarto del R ettore.

In questo consiste lo stato d i detto R.do Sem inario, quale, secondo ho possuto considerare, nelle sue fabbriche, che lo costituiscono, siano tutte buone, nè vi si osserva lesione veruna, così nelle m ura, com e n elli astrichi, ed è capace, secondo il m io g iu d izio e p a rere, d i cinquataquat- tro Sem inaristi, oltre d i cinque altre stanze, occupate dal P. M inistro, e M aestri d i esso Sem inario, ed in fe d e ecc.

Salerno, li 27 agosto 1731.

Notaro Giacomo Federici (1)

A questa D escrizione del notaio F e d erici, il R e t ­ tore del Sem in ario , C anonico D ia c o n o D . G ia m b a t­ tista M azza, il 14 settem bre 1731, oppose u n ’a ltra

(1) Q uesta Descrizione e l’altra, che im m ediatam ente la segue, mi sono state gentilm ente favorite dal dotto professore ed am ico mio carissimo, si" gnor Alfonso Potolicchio, il quale le trascrisse, an n i or sono, per alcuni suoi studii, dagli O riginali, che si trovano n e ll’A rchivio della Curia Arcive­ scovile di Salerno. Di questi O riginali, quello della su riferita D escrizione è a stam pa (c. 86 v. e segg.); e quello d e ll’altra, è m anoscritto (c. 41 e segg.).

I l Prof. P otolicchio, nativo di A cerno, fu alunno del nostro Semi­ n a rio ; ed oggi è valentissim o Professore di L ettere nel R . Liceo G iam ­ battista Vico, in Napoli.

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D escrizione, fa tta d a l T av o larlo C a n n i n e F a r i n a , la q u ale fu la seguente:

Fo fe d e io C arm ine F a rin a , pubblico Tavolario d ella C ittà d i Sa- lerno, com e sono stato richiesto ed eletto dal sig. D. Giov. B a ttista M azza, P atrizio S a lern ita n o , Canonico D iacono d ella M etropolitana Chiesa d i S. M atteo d i d etta città d i Salerno, e R etto re del R .do S em in a rio , acciò avessi riconosciuto lo stato e m aniera, che si ritrova presentem ente detto S em in a rio , si anche riconoscere ed osservare, se detto Sem inario tiene congrua e p ro p o rzio n a ta situazione, e sia capace a p o terci in esso stan­ ziare com odam ente lo suddetto R ettore, Lettori, M aestri d i scuola, Pre­ f e t ti , Sem inaristi, ad a ltri servienti d i esso; e che spese ci vorrebbero, se si dovesse accom odare. Onde, essendom i personalm ente conferito in detto Sem in a rio , ritrovo, che consiste in questo:

N e lla P orta picco la d ella B asilica M aggiore d i S . M atteo, si ritro va un p ò d i largo aperto, e verso settentrione d i esso si ritrova la Porta ba ttito ra d i detto Sem inario; e p e r essa si e n tra nel medesim o. E d al p rim o entrare si ritrova la scala d i fa b b ric a coverta a la m ia ad una tesa, col suo ballatoio anche coverto a lam ia, a sinistra del quale vi è p o rta , che con 4 gradini si en tra in u n a stanza coverta a travi, dove stanno 5 letti, che vi sta un P refetto , u n M astro d i casa, e 3 Se­ m inaristi. A destra d i esso ballatoio vi è un atrio coverto a travi con arco a fr o n te d i esso, a destra d e l q u a le a trio vi è p o rta p e r la quale si entra in u na stanza coverta a travi, c o n arco tra mezzo, p e r uso di scuola. In destra di essa si ritrova a ltra p o r ta , e p e r essa si e n tra in u n ’a ltra stanza sim ilm en te coverta a tra v i, con arco tra m ezzo, p e r uso d i a ltra scuola; ed in destra d i essa si ritrova una p orta, p e r la quale si entra in u n ’a ltra stanza picco la coverta a la m ia a gaveta (?), dove tiene un letto u n m aestro d i scuola. A sin istra d ella seconda scuola vi è p o rta , p e r la quale s’e n tra in 2 piccole stanze; e d a lla m edesim a p a rte si cala a lla Sagrestia d ella B asilica M aggiore p e r via d i scala d i fa b ­ brica. E d a lla destra d ella p r im a p icco la stanza, vi si trova u n piccolo corridoio coverto a tetti, a sinistra del quale vi è u n ’a ltra piccola stanza coverta a tra vi, con luoghi com uni dentro.

E ritornando in detta p r im a scola, a sinistra d i essa si ritrova la scala d i fa b b ric a ad una tesa, in testa d ella quale vi è u n p ò d i atrio superiore coverto a travi, ed in testa d i esso si trovano 2 piccole celle coverte a travi: in u na d i esse dorm e il L ettore d i F ilosofia, e n e ll’a ltra dorm e il M aestro d ella I a scuola. A destra d i detto a trio vi è p o rta , p e r la quale si entra in un cam erone coverto a travi, con 14 letti dentro p e r i S em in a risti. In testa d i esso cam erone vi è un piccolo corridoio, a sinistra del quale vi è p o rta , p e r la quale si entra in u n a piccola stanza

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can a ltri luoghi com uni dentro. E ritornando in detto atrio su p erio ret a fr o n te di esso si trova u n ’a ltra tesa d i d etta Scala, in testa d ella quale si trova V anteporta, e con essa si e n tra in un altro corridoio con 2 braccia di celle, uno verso p o n en te, il quale costa d i 7 celle ed una piccola Libraria con p o ch i Libri dentro; ed il braccio verso levante costa sim ilm ente d i 5 altre C elle, due delle qu a li sono inservibili p e r ab ita • zione, p e r essere um idissim e: a destra del quale corridoio si trova u na piccola tesa d i scala d i fa b b ric a , e p e r essa si ascende in una stanza m a tta col soffitto a tetto sopra, ed in essa si entra in u n a picco la an­ ticam era, coverta a travi, p e r com m odo del R ettore. E d in testa d i essa si trova a ltra p o rta , p e r la quale si entra in u na stanza sim ilm ente co- verta a travi, dove dorm e il detto R ettore. E ritornando in detto atrio superiore, a fr o n te d i esso si trova altra picco la scala d i fa b b rica e con essa si ascende in u n 'a ltra sta n za coverta a travi, ed ivi si trovano 6 letti, quale stanza anticam ente era p e r uso d i granaio. E ritornando in detto atrio inferiore, in destra d i esso si trova un cortile con pozzo d ’acqua sorgiva e fo n ta n a d ’acqua flu e n te dentro d i esso, a destra d e l quale cortile vi è p o rta , che con 2 g radini si cala nel R efetto rio , p a rte di esso coverto a la m ia e p a rte a travi con archi tra m ezzo, a destra del quale vi è la cucina angustissim a, coverta a lam ia. Accosto di essa vi è una piccola stanza p e r uso d i carboni, ed in testa d i esso R efetto rio vi è una piccola stanza p e r uso d i dispensa coverta a travi; sotto del quale R efettorio, si trova una stanza terrana sim ilm en te p e r uso di dispensa; ed insiem e vi si trova un m agazzino terrano, che viene diviso con arco tra mezzo, p a rte coverto a travi e p a rte a la m ia p e r uso d i tener legna. jE sotto dette scuole si trova un altro m agazzino terrano, che viene diviso con arco tra m ezzo, e p a rte d i esso serve p e r uso d i dispensa e p a rte p e r uso d i granaio. E ritornando in detto cortile, a destra d i esso si trova un piccolo gia rd in o con p o c h i p ie d i d i fr u tt a d i agrum e; ed in testa d i esso cortile si trova la C appella, con l ’A lta re a lla P a u lin a , e quadro di S. C atarina, con sua Sagrestia.

E d in questo consiste lo stato presente d i detto Sem inario.

A rispetto se sia d i congrua e p ro p o rzio n a ta situazione, e se sia capace a potervici in esso stanziare li retroscritti abitanti, evidentem ente appare esser luogo im p ro p rio e fo r m a to senza o rd in e, nè a rchitettura p e r detto m estiere, m entre l*Edificio appare essersi fa tto in diverse volte, e si sono fa tte le stanze nel m eglior m odo si è possuto; n u lla di m anco però non sono venute con ordine, m a si rendono soggette f r a esse lo ro , nè anche si rendono capaci p e r li retroscritti abitanti. Stante ciò ne accadono diversi disordini.

I l p rim o disordine si ritrova nelle stanze p e r uso d i scuola, a causa, che, p e r dentro d i esse vi è il passo, che va a tu tte le stanze del Sem i­ nario, cioè nel dorm itorio com une, nelle stanze, dove abitano li L ettori

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M aestri d i scuola e R etto re, sì anche p e r andare ai luoghi c o m u n i, p e r andare a S. M atteo, e tengono la com unicativa col R efetto rio e Cu­ cina. E così p e r il continuo andare e rito rn a re p e r dentro d i esse, vo­ len tieri disturbasi l'a n im o d e i M aestri, e p iù fa c ile distoglisi la m ente dei scolari, con occhiare chi passa e ripassa, e fo r se in terlo q u ire di quando in quando con le m edesim e perso n e, che ivi passano.

I l secondo disordine è, che n elli S e m in a rii p ro p o rzio n a ti ci devono essere p e r necessità 3 Camerotti p e r li d o rm ito rii, uno p e r li g ra n d i, un altro p e r li m ezza n i, ed u n altro p e r li piccoli; e p e r ogni C a m e­ rone u n Prefetto; ed in questo Sem in a rio vi si trova un solo C am erone, dove stanno 14 le tti, che sarebbe capace solo p e r 10, e P oltri le tti sono p o sti in diverse a ltre stanze secondo a p p a re d a lla descrizione. E stando senza com m odo veruno, e p e r d etta a n g u stezza del luogo, vengono a stanziare fra m m isc h ia ti g ra n d i, m e zza n i e p icco li, e a fflo tta ti a m odo di soldati d i guerra, contra Vordine d ei S e m in a rii, m entre ciascun S e m i­ n arista deve avere il luogo p ro p o rzio n a to p e r p o n ere il letto, b o ffettin o , baullo e sedia, con poco d i cam po p e r p o te r studiare.

I l terzo disordine è, che, dovendo i S em in a risti andare n ella C appella, devono andare p e r il Cortile ad a ria aperta, ed in tem po d i p ioggia m olto vo len tieri si lascia la d ivo zio n e..

I l quarto disordine è che n on v i sono sta n ze p e r li servienti e de­ vono dorm ire fu o r i del Sem in a rio ; nè tam poco vi è stanza p e r li Let­ tori, m a alle volte si legge n ella d etta C appella, alle volte in detto R efetto rio . E se bene il detto L e tto r e d i F ilosofia tiene la sua stanza p e r dorm ire, è solo capace p e r il letto, atteso che è lu n g a p a lm i u n d ici p e r nove e m ezzo.

I l quinto disordine è, che, dovendo andare nei luoghi c o m u n i, ven­ gono assoggettare quasi tu tte le stanze del dorm itorio.

I l sesto disordine è, che la stanza, dove risiede il R etto re , im m ed ia ­ tam ente t i si ritrova a ltra sta n za con 5 le tti d i Sem inaristi; e così, se uno vuole andare a trovarlo, deve pa ssa re p r im a p e r d etta stanza dei Sem inaristi, e p o rta g ra n soggezione a detto R etto re; il tu tto è, perchè non vi è p iù luogo opportuno.

P er quanto spetta a lla q u a lità d ella fa b b ric a , con chiarezza a p ­ p a re , che sia p a rte d i buona q u a lità , p a rte d i q u a lità m ediocre, e p a rte lesionata, e ci bisognerebbero g ra n d i accom odi d i Pedam enta, Fabbriche, A str ic h i, Porte, Finestre, T ravi, C hianche, Tegole e a ltr i a diacenti, e vi occorrerebbe un a grossa spesa, la quale sarebbe affatto in u tile , p e r essere che d i qualsivoglia f a t ta si ristorasse d etta fa b b ric a , m ai potrebbe venire com odo detto Sem inario, p e r non essere luogo capace ed opportuno. Son d i p a rere, che p iu tto sto è bene fa r s i u n a nuova costruzione ben desi g n a ta , e dem olire il vecchio. E questo è q u a n to è il m io parere.

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E questo ap p u n to fece l ’A rcivescovo D i Gapua. E g li dem olì il vecchio, e ci diede, n ella sua p ia n ta generale, l ’odierno S em inario, pel q u ale gli dob­ biam o essere im m e n sam e n te obbligati.

M onsignor di C ap u a, il 24 settem bre 1735, promosse al S u d diaconato A n to n io G enovesi (1).

E qui è bene rip o rtare ciò che ne scrisse l ’avv. G iuseppe M a ria G a la n ti n e ll’ E logio Storico del Genovesi, che pubblicò nel 1770, cioè a p p en a un anno dopo la m orte del filosofo ed economista.

« ...Eu q u in d i in Salerno (il G enovesi) esami- « nato per il Suddiaconato, sulla D o m m a tic a Teo- « logia, in presenza d e ll’A rcivescovo di quel tem po, « E a b riz io D e C apua; e a lta m e n te sorprese colla « vivezza del suo spirito, e colla sq u isita sua dot- « tri n a gli e sa m in a to ri e l ’A rcivescovo m edesimo, « il q u ale fu così preso del suo sapere, che di lì « a non m olto lo c h iam ò ad occupare la carica « di m aestro di E lo q u e n z a nel S e m in a rio di Sa- « lerno (2). I v i gli tornò a g randissim o profitto l ’ami- « cizia di Carlo D o ti, vicerettore del S em inario, « uomo di bello spirito, e q u a n to a lcu n altro ver- « sato nelle lingue dotte e n e ll’erudizione » (3).

(1) Vedi il Processo dell’O rdin. nella Curia Arciv.

(2) Tale nom ina dovette avvenire nel 1736, perchè, in occasione della prom ozione del Genovesi al Sacerdozio, che accadde il 21 dicem bre 1737, fu rilasciato dal R ettore del Sem inario, che era il Canonico Sebastiano De Leva, un certificato, in cui si attestò, che il G enovesi, per circa u n anno, aveva insegnato U m anità n e l Sem inario.

(3) G alanti — Elogio Storico d e ll’A bate A. Genovesi - Firenze - presso Francesco P isan i - 1770.

(34)

T ali parole, in lode del D o ti, d im o stran o le per­ sone dotte, che, a quel tem po, erano nel Sem in ario , gli studii che vi fiorivano, e la cu ra grande, che ponevano i superiori, nel c h iam are a ll’in seg n a m e n to coloro, che essi conoscevano risplendere per altezza d ’ingegno e p ro fondità di sapere.

I V .

D a l 1738 a l 1805. I n t a n t o Mons. D i C ap u a non ebbe la conso­ lazione di poter vedere finita la fab b rica del novello Edifizio, perchè, il 1° m arzo del 1738, fu sorpreso d a lla morte.

L a proseguì e m enò a te rm in e l ’A rcivescovo P r i m a t e Mons. Casimiro Rossi (1738-1759). E d a l ­ lora il S e m in ario ebbe anche u n a com oda c o m u ­ nicazione con la C attedrale. I n fatti, il c o n te m p o ­ raneo M atteo P a s to re , nella sua P l a t e a della Chiesa S a le rn ita n a , scrisse: « N e lla Sagrestia, nei mesi pas- « sati, è stata ap erta u n a scala, che corrisponde al « S em in ario , per la q u ale possono co m o d am en te li « S em in a risti essere c h ia m a ti d alli sag ristan i, nel- « l ’occorrenza, e venire coperti in Sagrestia, men- « tre p rim a era necessario, che facessero tu tto il « circuito per la stra d a e Chiesa per a n d a re in « Sagrestia > (1).

(35)

Nel 1742, con I s tr u m e n to p e r N o ta r Carlo B aro n e del 31 agosto, tra il M u n ic ip io di Salerno ed il Sem in ario fu stip u la ta questa convenzione. 11 M u nicipio cedette al S e m in ario i locali, che te ­ neva per lo Stu d io n e ll’A trio d ella C atted rale, e quelli sottostanti ai m edesim i, con accesso per la v ia pubblica. E d il S em in ario , a sua volta, cedette al M un icip io , ad uso dello Studio, le due g ra n d i A u le a p ian terren o del nuovo fabbricato, c o rrisp o n ­ denti, oggi, al R efettorio ed alla S a la di ric e v i­ m ento. Con provvido consiglio, poi, si stabilì, che, q u a lo ra quelle A u le non dovessero più servire allo Studio, esse si dovessero a p p re zz are ed acquistare dal S em inario. E si stabilì pure, che il Sem in ario dovesse costruire una C ap p ella in onore di S. C a­ te rin a A le ssa n d rin a , P r o te ttr ic e an ch e dello Studio, come era del S em in ario . L a q u ale C app ella doveva sostituire sia quella, che g ià te n ev a il Sem inario, dedicata alla S a n ta , come si è visto nelle ripor­ ta te D escrizioni, e che era sta ta a b b a tt u ta nella fabbrica del nuovo Edifìcio, sia la C appella, che possedeva lo Studio n e ll’A trio del D u o m o , i n t i­ to la ta a lla m edesim a S a n ta , e che lo Studio aveva dovuto lasciare per il suo tra sfe rim e n to nelle nuove A u le del S em in a rio (1).

L a C appella venne, d ifatti, costruita; ed è q uella, che oggi si vede nel S em in ario , col m agnifico

Qua-(1) A. Capone - R elazioni fra la C ittà d i Salerno e S. Tommaso d ’A quino - Salerno - T ip. B arone - 1924 - pag. 34 e seguenti.

(36)

dro ad olio su ll’ altare, ra p p r e s e n ta n te il m a rtirio d e ll’i l l u s t r e V e rg in e dottoressa (1).

L ’A rcivescovo P r i m a t e Mons. Isidoro Sanchez

D e Luna (1759-1783) fu anche egli m e ce n a te degli

S tu d ii nel S em in a rio .

O ltre a m a n te n e rv i m a e s t r i d otti, fornì le Scuole di q u a n to fosse necessario a ll’ in seg n a m e n ­ to, e prescrisse, che, o g n i an n o , in u n a pubblica? A c ca d em ia, i S e m in a ris ti dovessero dare saggi del loro sapere, a lla presenza d e ll’A r c ivescovo e delle persone più istru ite del Olerò e del L a ic a to Sa­ lernitano.

N e ll’A rc h iv io C apito lare si conserva, a stam pa, un C om pendio di G e o m e tria P ia n a , che gli a lu n n i

(1) Nel centro del Q uadro si vede S. C aterina, d al volto bellissim o, che sta inginocchiata, con le m ani congiunte al petto, e gli occhi rivolti al cielo, in atto di pregare. Vicino a lei sta il ceppo, su cui dovrà es­ sere decapitata; e accanto a questo, la ru o ta, che fu il m artirio, che soffrì p rim a della decapitazione. P iù appresso è u n cavallo, dal quale è p re ­ cipitato M assim ino, che si vede stram azzato a te rra con la testa vicino alle ginocchia della S anta, alludendosi così alla punizione del tiran n o , con la sconfitta ad Eraclea. In alto, sta un angelo, che discende dal cielo, con u n a spada fiam m eggiante nelle m ani, p er castigare il persecutore. A sinistra di chi guarda la V ergine, sono figurati due soldati, che fug- gono, m entre u n altro è rovescioni a te rra , a llu d e n ti p u r essi alla scon­ fitta d i M assimino.

Q ualcuno h a stam pato, che questo Q uadro fosse il m edesim o, che lo Studio teneva nella sua antica C appella, n e ll’A trio d e l D uomo. Ciò è falso.

I l Q uadro di S. C aterina, che stava n ella C appella d e ll’A trio del D uomo, rim ase al suo posto, ed anche oggi si vede Sull’A ltare d e ll’Ora- torio della Congrega di S. G iuseppe, la quale officia quella Cappella. In quel Q uadro (che rim onta al 1590) è rap p resen tata, n e l centro, la M a­ donna, seduta in trono, col Bam bino fra le braccia. A lla sua d estra, sta S. Francesco d ’Assisi e S. C aterina A lessandrina : ed alla sua sinistra, S. Francesco di Paola e S. C aterina da Siena.

(37)

esposero n e ll’A c c a d e m ia del 1765, essendo P ro fe s ­ so re il P . D o m e n ico T ilesio, dei P re d ic a to ri (1)

N ella D e d ic a to ria a l l ’A rcivescovo, gli a lu n n i così ne elevarono a cielo le benem erenze verso il

Sem inario:

« Tu S e m in a riu m n o strum , novis erectis aedi- « bus, exornasti, e t om nibus, quae studiosae P u b i « opus e ra n t, re b u s com piesti. Tu viris in struxisti « selectissimis, q u i ad olescentium anim os, praestan- « tissim is q u ib u sq u e stu d iis, colerent, perpolirent, « o rn a re n t » (2).

E più sotto, a proposito d e ll’interesse d ell’A r ­ civescovo per lo studio della M atem atica:

«....Sed is tibi fu it anim us, et mens, u t quid « in M a th e m a tic is , q u ib u s praestautissim is sane « a rtib u s vel m a x im e delectaris, tu a P u b e s pro- « fecisset, sollicitus inspiceres et ipse (idest tu u m « erga nos stu d iu m ) d ilig e n tiu s videres » (3).

E poi, a ll’inizio del discorso into rn o alla M a ­ te m a tica , pro n u n ziato dal P . Tilesio, il

Profes-(1) Esso porta questo titolo :

Elementorum G eom etriae Planae E pitom e in publicum quoddam

specim en ab A lum nis Sem inarii Salerni habendum anno D om ini MDCCLXV Pontifìci Suo Isidoro Sanchez D e Luna dicatum .

N eapoli MDCCLXV - Ex T ypographia Sim oniana.

Al presen te, si trova nel fascicolo, che contiene i D ocum enti del Sem inario.

(2) “ Voi il Sem inario nostro avete accresciuto d i nuove A ule, e l ’avete fornito di q u el corredo scolastico, indispensabile alla studiosa gioventù. Voi gli avete dato M aestri sceltissim i, che ad ogni sorta di studii inform assero ed am m aestrassero i giovani

(3) “ Ma la vostra cura maggiore è quella, di vedere, con i proprii occhi, il progresso, che i vostri giovani fanno nelle scienze m atem atiche, in cui voi siete valentissim o

(38)

sore così parlò d e lP A c c a d e m ia di Filosofia, che si era te n u ta n e ll’anno in n an zi, e della ragione del- l ’A c c a d e m ia di M a te m a tic a di q u e ll’anno:

« Q u o n iam s tu d io ru m n o stro ru m , q u ib u s prò « virili in n o stra A c a d e m ia , tuo auspicio, A n tis te s « am plissim e, ad in v id ia m usque fiorentissima, atq u e « ad tu ae D itio n is decus atq u e a m p litu d in e m , satis « superque insigni, a n im u m in te n d im u s , su p erio re « anno, levem q u a m d a m significationein, certam i- « nibus illis habitis, dediinus, q u a n t u m q u e in P h i- « losopbia, nobili illa d isciplina, lab o ris a tq u e in- « dustriae fu erit collocatum , m a g n a doctissim orum

« hom inum ingenia summo ju re aestim antium in- « spectante corona, indicavimus, m o rem apud prae-

« stan tissim as ain p lissim a sq u e A c a d e m ia s rece- « p tu m , atq u e u su rp a ta a p u d easdem in s titu ta secuti, « illius operae, q u a m in M a tb e m a tic is studiis iin- « pendim us, specim en q u o d d a m publice patefacere « nos debere re p u ta v im u s » (1).

L a q uale affermazione « alla presenza di uom ini

dottissimi » è p ro v a non d u b b ia del vivo in te re s­

sam ento e c o m p ia cim e n to dei dotti di Salerno, p e r lo sviluppo ed il progresso, che sem pre p iù v e n i­ vano ricevendo gli S tu d ii nel nostro S em in ario .

(1) “ P oiché degli studii, ai quali, p er quan to è da noi, attendiam o, n ella nostra A ccadem ia, Voi auspice, am plissim o P resu le, fiorentissim a fino ad in v id ia, e tu tta a gloria del vostro Episcopato, Vi dem m o una prova, nel passato anno, n ei pubblici saggi di Filosofia, alla presenza

di dottissim i uomini, apprezzatori d ell’ um ano ingegno, q u est’anno, se­

guendo l ’esem pio delle p iù celeb rate A ccadem ie, abbiam o voluto dare un pubblico saggio d e ll’opera, che spendiam o p er lo Studio delle M aterna, tiche „.

(39)

.

L ’ Arcivescovo P r i m a t e Mons. D. Salvatore

Spinelli (1797-1805), nel Sinodo D iocesano del 1803,

si occupò, con speciale p rem ura, del Sem inario. D i esso mise in luce l ’opera benefica a favore d ella Chiesa, perchè in q uel sacro Collegio « adolescentes « a pueris usque v irtu tib u s, et scientiis e x o rn ati, « deinceps in V in e a m D o m in i tra n serti, ta m q u a m « arbores in diem crescentes, f r u c tu u m u b e rta tem , « n i m ir u m dignos E cclesiae M inistros, nos j u b e n t « sperare » (c. X V I I I - § 2).

A i M aestri, con parola commossa, v iv am en te ra c co m a n d ò : « Iu v e n e s sibi creditos et literis et « pietate prò c ap tu penitus s tu d e a n t im buere... « u t ta n d em , c u n ctis v itiis acerrim o h a b itis odio, « et longe elim in atis, u n a florescat exeolenda v irtu s »

(Ib. § 7).

Disse, essere sua ferm a volontà, che nessuno ve­ nisse promosso agli O rd in i, se p rim a non fosse stato per tre a n n i nel S e m in ario ad a tte n d e re allo studio delle ecclesiastiche discipline: « ....haud q u a q u am « lateat, id a n im o nostro fixum im m o tu m q u e esse, « n e m in e m ad O rdines p ro m o tu m iri, nisi trien n io « toto... heic fu e rif im m o ratu s, necessariis erudien- « dus disciplinis » (Ib . § 9).

E d , infine, da padre v e ra m en te amoroso, a- prendo il suo cuore, a quei giovani, che aves­ sero date di sè le più belle prove di in te g rità di vita, e di corredo di severi studii, prom ise tu tta la sua benevolenza, assicurandoli, che li avrebbe ricolm i di tu tti gli onori possibili: « ...et rursus, « qui v itae integ er, scelerisque p u ru s id

(40)

accura-« tissim e fu e rit ex eq u u tu s, eum fore u t giugulari « p ro seq u am u r benevoleutia, et, prae caeteris, am- « plioribus honoribus, a tq u e Ecclesiasticis cu m u - « lem u s beneficiis » ( I b . § 9) (1).

V .

D a l 1805 a l 1834. Q u e s ta c u ra indefessa dei S a le rn ita n i P r e s u li per il nostro Sacro A te n eo , fu c o n tin u a ta d a ll ’A r- civescovo P r i m a t e Mons. D. Fortunato Pinto (1805- 1824), p atrizio salernitano, e dal suo successore,

M ons. D . Cam illo A llev a (1826-1829).

A lle a n n u a l i A c ca d em ie, che si celebravano, v e n iv a d a ta t u t t a la so len n ità e p u b b lic ità possi­ bile, sia per inco rag g iare sem pre più i M aestri e gli A llie v i nel proseguire con fervore n e lla nobile pa­ lestra, sia per m o stra re l’azione illu m i n a tr ic e e f a t­ trice della C hiesa, in tu tto ciò, che viene ad arric ­ chire le m enti di quel sapere, che a D io ci solleva. N e ll’A rch iv io del C apitolo si conserva un R e ­ gistro, dove sono racco lte g ra n p a rte delle Tesi, a s tam p a, di Filosofia, di Psico lo g ia, e di D o m m a - tica, che nelle A cca d em ie di q u e g li a n n i si svolsero, con i nom i dei Professori, e degli A l u n n i che si c im e n taro n o nel nobile a rrin g o .

E q u in d i, vi tro v iam o le Tesi di Filosofia, che si svolsero il 4 febbraio 1817, essendo professore

(41)

il Oan. C antore D. L u ig i B aro n e — le Tesi di F i ­ losofia, svolte il 22 giugno 1819, d a ll’a lu n n o G iu ­ seppe O entola (che doveva un giorno essere uno dei più illustri R etto ri del Sem inario), essendo professore il parroco D . N icola M aro n e — le Tesi di Teologia D o m m a tic a , svolte il 3 gennaio 1822, essendo professore l’A rc id ia c o n o D . L u ig i B a r o ­ ne — le Tesi di Psicologia, svolte il 30 agosto 1823, essendo professore D. N icola M arone — le Tesi di Filosofia, svolte P I I settem bre 1824, essendo P r o ­ fessore il Sacerdote D. G iusep p e Oentola, che a b ­ biam o visto disserente n e ll’A c c a d e m ia del 1819.

E tu tte queste Tesi p o rtano, in fronte. D e d i­ catorie affettuose a l l ’A rc iv e sc o v o P in to , le quali d im ostrano l ’u nione in t i m a , che passava tra il P r e ­ sule d esideratissim o e gli A lu n n i del Sem inario, riconoscenti alle cure in c essan ti, che per essi si pren d ev a il loro P a d r e e P asto re.

In g o m m a, era così illu stre il Sem in ario di Salerno, che, q u a n d o nel 1829, da P a p a P io V i l i , venne nom in ato Vescovo di Oria, il C anonico D on M ichele L a n z etta, q u e sti, nella sua P r i m a L e tte ra P a sto ra le, si te n n e ad onore di aggiungere, al suo Nome, la q u a lità di essere stato R etto re del Se­ m in a rio nostro : « M ich ael L a n z e tta — Oanonicus « olim M etro p o lita n ae Ecclesiae S a le rn ita n a e — et « illius S e m in a rii M oderato r — M iseratio n e D iv in a

€ et A postolicae Sedis G ra tia — E pisco p u s U rita -

« nus » (1).

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